Spesso ripeto sottovoce che si deve vivere di ricordi., Ricordi ed Avventure di Alice Wagner

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 31/7/2020, 10:14
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest a Tema Luglio 2020





"Ricordo un pomeriggio di settembre,
sul Montello. Io, ancora una bambina,
col trecciolino smilzo ed un prurito
di pazze corse su per le ginocchia.

Mio padre, rannicchiato dentro un andito
scavato in un rialzo del terreno,
mi additava attraverso una fessura
il Piave e le colline; mi parlava
della guerra, di sé, dei suoi soldati.
Nell’ombra, l’erba gelida e affilata
mi sfiorava i polpacci: sotto terra,
le radici succhiavan forse ancora
qualche goccia di sangue.
Ma io ardevo dal desiderio di scattare fuori,
nell’invadente sole, per raccogliere
un pugnetto di more da una siepe.
"




Sventatezza



Al di là del piccolo boschetto di larici, oltre il ruscelletto a tratti melmoso c'è un grosso campo di girasoli. Un'immensità vasta di giallo che durante l'estate rigoglia. Come le ampie macchie solari compaiono spesso sulla pelle dei contadini, così questo ricopre i campi di grossi fiori, colorati, alti e con la tendenza a puntare verso est. Tra le file ordinate dei soldati votati al dio Sole c'è abbastanza spazio per passare in due, ma non di più, altrimenti si rischia di inciampare gli uni sugli altri. E' inoltre considerato un perfetto nascondiglio, perché è davvero difficile riuscire a distinguere le figure all'interno delle fitte schiere, è quindi sicuro non esser visti ma allo stesso tempo anche molto facile perdersi. Ogni estate Alice gioca a rincorrersi nei prati, cammina scalza e si arrampica sugli alberi, si diverte a creare intrugli erbosi di ogni tipo e alla notte conta la miriade di lucciole che illuminano il suo cammino. Si riempie i capelli di fiori di campo e fili d'erba e impersona tutti i personaggi che caratterizzano le storie che le vengono narrate dai suoi fratelli o da suo padre. Tutto questo è una parte costantemente presente nella sua vita, la voglia insaziabile di avventura e pruder di ginocchia nel vedere un campo dove poter correre indisturbata. Joseph, suo padre è solito accompagnarla fin dai primi anni dell'infanzia, per assicurarsi che conosca il percorso e sia sicura di tutti i pericoli che si nascondono. Durante i mesi estivi si prende un po' di tempo per istruire Alice sulla vita di campagna, sulle insidie e i lavori ma anche le incredibili bellezze. Solitamente questo avviene in Agosto durante il periodo di fioritura dei girasoli, quando il momento della raccolta si fa vicino e il compleanno della piccoletta è dietro l'angolo. Joseph si meraviglia ogni volta di come Alice sia nata in grembo all'estate ma con i colori dell'inoltrato autunno e inutile dire, ha sempre visto in lei lo spirito giovane che un tempo ha fatto parte di sè. Alice è molto incosciente, potrebbe esser morsa da una biscia o incontrare un cinghiale durante il ritorno verso casa e decidere di affrontarlo a spada tratta piuttosto che darsela a gambe, o finire inondata da zecche e pidocchi, prospettiva che purtroppo ogni estate si ripresenta allo stesso modo. Insomma i pericoli non sono mai pochi e Joseph è in pensiero per la sua figlioletta che da lui ha ereditato anche la testardaggine, sempre certa che avrebbe fatto tutto da sola e senza il bisogno dell'aiuto di nessuno. Alice adora i momenti passati insieme al padre, quando era ancora una nanerottola si appendeva spesso al suo braccio e ricordava le lunghe passeggiate nei campi e nei boschi e soprattutto nei campi di girasole, perché amava misurarsi e vedere quanto ogni anno fosse cresciuta. Ripeteva sempre che se avesse raggiunto la loro altezza allora a quel punto sarebbe diventata grande e avrebbe finito per ascoltarlo e star seria e composta, una scusa bella e buona che nella sua mente non avrebbe mai visto una realizzazione completa. Ci provava davvero ad ascoltarlo, ma spesso finiva per farsi distrarre da una bellissima farfalla che svolazzava da qualle parti o da un fiore colorato e il bisogno di sventatezza era più che mai presente alla vista del sole agostino. Spesso durante le loro passeggiate, Joseph si concentra e molti ricordi del passato invadono la sua mente, ricordi di povertà e di carestia, ha infatti avuto una vita molto semplice e caratterizzata dal contatto costante con la natura; solitamente conflittuale e difficoltoso, ma anche intenso e poetico a suo modo. Ama parlare di quei momenti con Alice, che si appassiona alle storie come se uscite dai libri, dato che il padre le rende sempre più avventurose del solito, romanzandole come solo lui sa fare, fino a quasi renderle completamente diverse e perdere il significato originale da esse. Sono storie che Alice ascolta tra una corsa e l'altra, perdendosi tra le file dei girasoli, raccogliendo piccole ranocchie e riempiendosi la pancia di dolcissime more.
Ogni estate è tradizione creare uno spaventapasseri a misura d'uomo, o perlomeno di girasole, da mettere nel campo di girasoli e Alice è solita lavorare giorni e giorni ininterrottamente, aiutata da tutte le cianfrusaglie che raccoglie in giro e dalla sua fantasia, da sempre irrefrenabile. Solitamente a collaborare sono anche i suoi fratelli perché non riesce mai a sollevarlo da sola, nè a prendere le misure necessarie. Anche quest'anno, non ha tardato ad approdare alla fattoria Wagner, sia per poter festeggiare il suo compleanno nel suo posto al mondo preferito, sia perché la nostalgia di casa si stava intensificando sempre di più. Quest'anno, come ogni altro si è messa a fare il solito giro estivo per i campi, per misurare quanto grande deve essere lo spaventapasseri e con lei Joseph che al solito la osserva da lontano mentre cammina lentamente. Alice è sempre troppo veloce, ormai ha già raggiunto i grossi fiori gialli. E' però come respirare un'aria diversa, si sente più grande e matura e l'aria calda pare colorarsi di un significato diverso. Il suo anno trascorso ad Hogwarts e la sua natura di strega hanno finalmente risposto alle tante domande rimaste incomplete e soprattutto hanno aiutato a maturarla e a farla crescere. Gli occhi chiari di Joseph sembrano comunicarle storie che lei non ha mai realmente ascoltato e sensazioni diverse pullulano nel suo corpo, spesso prive di un nome. Alice osserva ora lo stelo del girasole, non ha bisogno di tirare in sù la testa per vederne la fine, i suoi capelli rossi confinano con i petali e riescono ad osservare il capolino. Il naso s'inebria del loro profumo e le gambe dritte misurano l'altezza dello stelo. Alice solleva la mano destra e la porta sul capo, ne misura l'altezza, e disegna una linea trasparente che arriva fino alla cima del girasole. Alice è cresciuta. Alice è grande come un girasole. Si volta immediatamente verso suo padre e lo vede sorridere, con un po' d'umido sugli occhi. Il sole chiaro del tramonto illumina il campo e i raggi esplodono in un'esplosione di giallo, i due come api operaie un po' attardate, esitano e fluttuano intorno ai grossi fiori, ricavandone un nettare nuovo. La Grifondoro sorride stupefatta e gli si avvicina, senza parole sulla bocca, si siede su un lembo d'erba, accanto a lui e poggia una mano con il palmo aperto alla sua destra, picchiettando il terreno come a fargli cenno di sedersi << Papa, sono pronta ad ascoltare. >> gli dice con voce calma, mentre asciuga le sue lacrime con le dita delle mani. Non sa proprio quando siano comparse lì. E' ora di lasciare andare un po' di quella Sventatezza, proprio lì in quel campo di girasoli.



Edited by Nontiscordardime - 26/3/2022, 15:13
 
Top
view post Posted on 29/12/2020, 22:32
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest a Tema Dicembre 2020





"È notte, inverno rovinoso. Un poco
sollevi le tendine, e guardi. Vibrano
i tuoi capelli selvaggi, la gioia
ti dilata improvvisa l'occhio nero;
che quello che hai veduto - era un'immagine
della fine del mondo - ti conforta
l'intimo cuore, lo fa caldo e pago."
(U.Saba)






Winterling



Alice 7 anni.

Mattino della Vigilia di Natale, Eisembach, Germania.


Alice aprì gli occhi di botto, poteva avvertirlo nell'aria, il sapore del Natale. Il profumino di Pfannkuchen arrivava fin sopra camera sua ed Alice adorava alla follia le frittelle di suo padre. Fuori la neve cadeva silenziosa, pronta a rendere l'atmosfera ancora più magica. Avevano appeso delle lucine colorate all'abete che avevano piantato in giardino e anche lungo tutto il cornicione del tetto. Era stata una scena divertentissima, sia suo padre che i suoi fratelli avevano finito per cadere con le chiappe nella neve ed Alice si era fatta delle grosse risate. Con un gesto rapido si liberò delle coperte ed affondò nelle ciabatte morbide a forma di orsetto. Un sorriso entusiasta le comparve sul viso mentre scendeva di sotto, più in fretta che poteva, pronta a saltare in braccio a suo padre; balzó prima sul grosso corrimano delle scale e vi ci sgusció giù come in uno scivolo, poi nella fatica della corsa apparve in cucina ancora spettinata e con una ciabatta persa per strada << Weihnachten! Weihnachten! >> esclamò in preda ad un attacco di allegria, mentre montava sulla schiena del padre manco fosse una scimmia. Suo padre l'afferró al volo, anche lui pervaso gioia. Appena vedeva la sua figlioletta minore gli si illuminavano gli occhi. Joseph era un uomo riservato, ma generoso e di buon cuore. Si faceva amare da tutti perché le persone buone è come se splendessero di una luce diversa, più intensa e potente. Joseph aveva passato anni difficili con il suo matrimonio precedente, sua moglie era morta in un tragico incidente e l'uomo sembrava aver rinunciato per sempre alla felicità. Da quando era nata Alice, ben sette anni fa, era anche lui come rinato; la piccola gli aveva regalato una gioia di vivere come mai prima d'ora. << Guten Morgen, Mäuschen >> e iniziò a farle il solletico, mentre con uno scatto spostava il piatto con le frittelle. Jörg, uno dei suoi fratelli maggiori apparve proprio in quel momento << Alice guarda che se ti comporti male Babbo Natale non viene. Anzi, riformulo, sicuramente non viene conoscendoti>> disse seriamente con fare un po' sarcastico, come a volerla prendere in giro poi scoppió a ridere, incapace di trattenersi. Jörg era un tipo allegro, era di cinque anni più grande di Alice e i due spesso finivano per farsi i peggiori dispetti. Alice gli lanciò una mora dritta in faccia, poi i due iniziarono a rincorrersi e fare la lotta, come ogni mattina o quasi, il tutto contornato da risate e divertimento. Un'altra chioma rossa fece il suo ingresso in quel momento, di aspetto molto simile a quello di Alice, Aileen risplendeva come un piccolo sole, anche lei radiante. Si avvicinò per baciare Joseph, il padre di Alice << Ragazzi se iniziate già a distruggere casa finiremo per dormire in strada da domani.... Su venite a tavola! A proposito dov'è Hans? >>> era chiaramente divertita nel suo dire e mentre apparecchiava il tavolo di legno si chiese dove fosse finito il maggiore dei fratelli. Quei due mascalzoni non erano figli suoi ma li aveva cresciuti da un po' di anni, insieme ad Alice, facendogli da madrina. Alice era un po' la colla che univa quella strana famiglia, nata dal matrimonio tra Aileen e Joseph, aveva riportato all'interno della casa un calore che era stato disperso dalla morte della madre di Hans e Jörg. Hans il maggiore, aveva una decina d'anni di differenza con Alice ed era stato il più difficile da conquistare. Hans era un tipo solitario a tratti schivo e spesso preferiva perdersi nel bosco per i cavoli suoi piuttosto che perdere tempo dietro alle sue sciocchezze. Da un po' di Natali a questa parte però, non riusciva ad evitare la famiglia, non durante quel giorno. La piccola Alice aveva finito per coinvolgere anche lui, con il suo entusiasmo e buon umore. Inoltre Alice adorava andare nel bosco con lui perché poteva chiedergli tante cose e divertirsi come non mai. Entrambi avevano scoperto quella passione in comune e questo li aveva indissolubilmente legati. Dopo qualche minuto fece il suo ingresso, ricoperto di neve dalla testa ai piedi, uno dei suoi classici era passeggiare nel bosco di prima mattina. Solitamente Alice insisteva per accompagnarlo, ma gli veniva concesso solo durante le festività. Quella mattina Alice era stata pigra e si era alzata troppo tardi. Hans fece del suo meglio per scrollarsi la neve di dosso, avvicinandosi dunque alla tavola imbandita << Ehi Alice, guarda cos'ho trovato >> si chinò sulle ginocchia per raggiungere l'altezza della piccola e catturare la sua attenzione. La Rossa gli corse incontro per abbracciarlo. Entrambi ridacchiarono, Hans le carezzò il capo spettinato e da dietro la schiena tirò fuori dei fiorellini giallastri. Ci fu un secondo di silenzio durante il quale un sorriso e illuminò il viso di entrambi. Erano dei fiori con un significato speciale. Pochi anni addietro Alice era andata con Hans nel bosco, esattamente la mattina della Vigilia ed aveva trovato dei fiorellini lungo il suo cammino. Questi erano stati capaci di sbocciare nel bel mezzo della neve, con una tale caparbietà da renderli immediatamente i suoi preferiti. Era stato un punto di svolta per la loro famiglia, un simbolo che stava a sottolineare quanto nonostante la difficoltà la loro unione fosse forte. IL loro spirito non avrebbe ceduto di fronte all'inverno, << Winterlinge! >> esclamò sorpresa, prendendo a saltellare per casa con il mazzo tra le mani. Da quel fatidico giorno avevano iniziato, ogni mattino della vigilia, a decorare la tavola con i fiorellini gialli. Era diventata una loro tradizione. I Wagner adoravano il Natale e spesso organizzavano una grossa festa durante la quale ospitavano chi non poteva permettersi un pranzo decente. C'erano sempre giochi e musica, ma la cosa che non mancava assolutamente era il calore. Un tipo di calore che andava oltre a quello prodotto da un semplice camino. Così Alice aveva vissuto il Natale, circondata dall'amore e dalla gentilezza. Ma tutto stava per cambiare.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Alice 10 anni.

Mattino della Vigilia di Natale, Pitlochry, Scozia.


Alice aprì gli occhi di botto. Aveva sognato di essere nel suo lettino ad Eisenbach, circondata dalla natura e dagli animali. Ma non era così. Il letto dove dormiva ora era più grande, così come la sua stanza; solo che dormiva in un blocco di appartamenti in centro città, un'alternativa troppo chiassosa per i suoi gusti. Era bello vedere le luci colorate sparse per le strade, ma Alice si sentiva come persa in quel mondo così diverso. Una smorfia di disappunto le comparve sul viso, era tutto così rumoroso eppure dentro casa sua non volava una mosca. Provò ad aspettare qualche minuto, sperando di avvertire un qualsiasi tipo di profumo proveniente dalla cucina, ma tutto rimaneva assolutamente silente. Scese giù dal letto e si diresse verso le scale, con un'aria molto cauta, quasi come se stesse cercando di cogliere qualcuno in flagrante. La luce della cucina aveva uno strano sfarfallio, spesso decideva di non accendersi affatto, era rotta, un po' come la loro famiglia. Forse per questo nessuna delle due, nè Alice, nè sua madre si era data la briga di ripararla, perchè non volevano ammettere fosse chiaramente danneggiata. Attaccato al frigo c'era un biglietto che diceva "Sono uscita a far la spesa, in frigo ci dovrebbe essere del latte. Love you." Alice fece un lungo, triste sospiro, mentre si poggiava su una delle sedie della cucina, quasi affondandoci dentro. Era la vigilia di Natale e sua madre sembrava aver già dimenticato tutte le tradizioni della loro famiglia. Non solo l'aveva obbligata ad andare in un posto sconosciuto, con una lingua che pur conoscendo fin da piccola non sentiva sua, ma aveva anche deciso di sparire per la maggior parte del giorno. Erano settimane che inventava scuse ridicole per stare il più lontano possibile da lei, diceva che le ricordava troppo Joseph. Come se questa potesse essere una sua colpa. Aveva il carattere di suo padre e l'aspetto di sua madre, per entrambi i genitori era una scusa per evitarla. Era chiaramente un momento delicato, una separazione fresca ed Alice era finita dritta nel mezzo dei loro litigi, ma questo non giustificava il loro comportamento. Tra le tante ingiustizie non le era permesso passare il Natale con suo padre ed i suoi fratelli per colpa del misero egoismo della madre. Alice la incolpava di tutto, di aver lasciato suo padre, di aver distrutto la loro famiglia e di averla portata via dalla sua amata terra, di averla costretta a stare con persone che in fondo non sentiva di capire a pieno. Alice aveva sempre preferito il padre ad Aileen e questo aveva reso sua madre ancora più cattiva e vendicativa riguardo al futuro affidamento di Alice. La Rossa presa da un moto di rabbia, decise di ignorare deliberatamente tutti gli ordini che le erano stati imposti, primo tra tutti: non lasciare casa senza permesso. Ecco e invece cosa sarebbe successe se lo avesse fatto? Aveva dieci anni, era capace di badare a se stessa e poi era molto meglio che stare da sola a bere latte scaduto. Non le importava un bel niente delle possibili punizioni, tanto probabilmente nemmeno Babbo Natale sarebbe riuscite a trovarle con tutti i cambi di case che avevano avuto nell'ultimo anno. Si vestì velocemente, infilandosi la giacca invernale e gli scarponi ed uscì senza alcun rancore. Appena chiuse la porta alle sue spalle si ritrovò la faccia di sua nonna Rose a pochi passi dalla propria. Sobbalzó sgranando gli occhi << Ähm, Rose Oma. >> la chiamò per nome, aggiungendo il diminutivo di nonna nella sua lingua madre. In fondo era proprio sua nonna materna, anche se da quando si era trasferita non aveva avuto molte occasioni per conoscerla. Sua madre sembrava evitarla come la peste, per questo motivo si erano mosse per metà UK passando di casa in casa, nel tentativo di evitare la vecchia. Ma nonna Rose non aveva assolutamente ceduto, fino a trovarle anche lì. Diciamo che Aileen era cresciuta da quelle parti per cui anche lei non era stata di certo furba a nascondersi nella tana del lupo .La Scozia era la sua terra ed Aileen non aveva saputo controbattere al suo richiamo. Per qualche motivo però cercava di tenere Alice nascosta. Non aveva mai avuto un buon rapporto con sua madre e aveva lei stessa procurato molte delusioni nella vita dell'anziana strega. Il fatto di non essere mai stata capace di utilizzare la magia era una paranoia e un complesso costante nella vita di Aileen, la quale provava una sorta di invidia nei confronti della figlia. Se ne era accorta molto in fretta delle doti magiche della bambina e per questo forse aveva proprio deciso di trasferirsi in un villaggio sperduto in Germania dove forse non avrebbe dovuto riconoscere Alice in quanto strega. Era un modo per poter evitare domande e questioni spinose. Da quando Alice e Rose si erano incontrate però era come scattato qualcosa, un'intesa. La nonna era riuscita a capirla nel profondo e non le aveva mai detto di essere strana, anzi tutti quegli avvenimenti inspiegabili che le accadevano da un po' di anni avevano trovato spiegazione nelle sue storie. Storie che parlavano di maghi e streghe e scuole dove imparare a controllare i propri poteri. Alice non sapeva se crederle o se assecondare la sua follia. La vecchina le sorrise, avevano gli stessi occhi vispi, lei ed Alice << Vai a fare una passeggiata? Lascia che ti accompagni. Non vorrai stare tutta sola la mattina della vigilia? >> e le si avvicinò per prenderla a braccetto. Alice non sapeva cosa dire. Aileen le aveva sempre raccomandato di evitarla ed infatti la seconda regola era: evita la vecchia più che puoi. Quale occasione migliore per infrangere non una ma ben due regole in un solo colpo? Uscirono insieme e si diressero nel cuore della città, il Vociare cittadino era particolarmente forte, senza contare il fatto che Rose conoscesse chiunque e si fermasse a salutare ogni essere vivente incontrato sulla strada. Alla fine svoltarono verso un sentierino verde che le conduceva all'interno di un boschetto. Alice finalmente poteva sentirsi a casa, circondata dalla natura e dal silenzio. Rose la stava portando a casa sua, dove avrebbe allestito per la nipote la migliore delle colazioni. Il verde del sentiero era oscurato dalla neve che si era manifestata copiosamente in quei giorni << Immagino che tua madre non abbia lasciato nulla in frigo per far colazione mh? >> e si poteva avvertire una sorta di tensione nella sua voce. Alice annuì proseguendo nel percorso innevato, dopo tanto tempo sorrise e riprese a divertirsi anche solo osservando la neve, perché mai sua madre non l'aveva mai portata lì? Decise di fabbricare una palla di neve bella grossa per sorprendere la nonna alle spalle, ma nel momento in cui provó a lanciarla questa si fermò a mezz'aria. Alice ancora esterrefatta perse completamente le parole. Rose si voltó con un sorrisetto sornione << Cosa c'è? Pensavi forse di essere l'unica capace di farlo? >> e scoppiò a ridere mentre la palla di neve si scioglieva. La piccola Alice stava iniziando a pensare che sua nonna non doveva essere una tipa totalmente sana, ma il fatto che fosse un po' folle era decisamente più interessante. E poi come faceva a sapere che ogni tanto le succedevano cose strane? Come riusciva a reagire senza stupore a gli avvenimenti che Alice descriveva? Rose sembrava riuscire a vedere tutte quelle cose allo stesso modo, con completa naturalezza. Anzi ogni volta spiegava ogni avvenimento con qualche aneddoto sulla magia. Superato il boschetto arrivarono ad un ponticello sotto il quale scorreva un ruscelletto ora in parte ghiacciato, alla fine di questo stava un piccolo Cottage. Casa di nonna Rose. Era un posto davvero carino, circondato da piante rampicanti e da verde. L'interno era caldo ed accogliente e pieno di oggetti stranissimi che Alice non aveva mai visto. Già solo in cucina i piatti si stavano lavando da soli. Ora, solitamente sua madre le diceva di smettere di far volare l'immaginazione ma la vecchia Rose non sembrava assolutamente disturbata dalla visione. Anzi sembrava vederla anche lei << Ah cara scusa il disordine, ma non ho ancor finito di lavare la robaccia di ieri. Quel gratta e netta rivisitato che ho trovato nel libro di ricette di maga Orsina... Sì é stato proprio un bell'acquisto! >> Alice rimase ancora senza parole. Lasciarla senza niente da dire era davvero raro, ma ultimamente stava accadendo spesso. Proseguirono verso la sala da pranzo dove un grosso tavolo in legno sembrava esser agghindato dei dolciumi più deliziosi. Gli occhi della rossa si illuminarono. Quella sì che era una colazione natalizia! << Wooow Oma ma è fantastico! >> molti dei dolci erano a lei sconosciuti, un po' perché britannici un po' perché magici. Rimase comunque ferma sul suo posto, il cuoricino batteva forte, dopo tanti mesi di peripezie passati a cambiar case era tornata a provare quel calore che l'aveva avvolta fin da bambina. Sul tavolo, insieme a tutto quel ben di Dio c'era anche un grosso centro tavola. Fatto di fiori gialli. Per un momento Alice non volle crederci, poi avvicinandosi li riconobbe immediatamente << Winterlinge....>> la voce finì in un sussurro quasi. Le sembrava di sognare e gli occhi le si velarono di lacrime per la gioia. Quello era un vero giorno di Natale. Quelle erano le sue tradizioni.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Alice 14 anni

Mattino della Vigilia, Hogwarts, Uk.


Alice aprì gli occhi di botto. Tobi russava sonoramente al suo fianco, ancora ricoperto dal burro di noccioline che aveva rubato dalla cucina, gli elfi avevano iniziato a viziarlo manco fosse un pascià. Maledetto visino da scoiattolo. Un sorriso le apparve sul viso mentre rifletteva sugli ultimi avvenimenti della sua vita. Aveva deciso di rimanere al castello per il Natale di quest'anno, per far compagnia alla sua migliore amica Vivienne. Era un'idea che l'entusiasmava sopra ogni altra cosa, ma allo stesso tempo la incupiva. Vivienne non le aveva mai parlato della sua famiglia, ma Alice poteva chiaramente intuire quanto questa non fosse forse proprio l'ideale con cui trascorrere le festività. Aveva sempre avuto l'impressione che Viv non avesse voglia di parlarne e per questo non aveva mai chiesto. Era certa del fatto che quando l'amica fosse stata pronta gliene avrebbe parlato. Alice credeva nell'amicizia, era per lei uno dei sentimenti più puri possibili e per lei un amico vero equivaleva ad un membro della famiglia che aveva avuto l'onore ed il privilegio di poter scegliere. Balzò fuori dal letto e trovò Vivienne ancora rannicchiata nel letto; decise quindi di fare un bello scherzo. Ora, tutte e due si divertivano ad imitare i professori e per qualche motivo ad Alice usciva fuori una voce simile a quella del preside Peverell, quando si impegnava di brutto. Per cui si mosse a lato del letto, si schiarì la gola ed esclamò a gran voce << Miss Pierce!! Cosa fa ancora nel letto??? FILI SUBITO IN AULAAAAAAAAAAAAA > con tono un po' esasperato. La bionda probabilmente fu colta da un infarto istantaneo perché si tirò su spaventata e iniziò a vestirsi con ancora addosso il pigiama. Alice scoppiò a ridere così tanto da rovesciarsi sul pavimento << Viiiiiiiiv è la vigilia di Natale!!! >> tentò di fermarla dal metter su istericamente i pantaloni della divisa. Si guardarono per qualche secondo e l'espressione dell'amica cambiò << Alice TI AMMAZZOOOOOOOOOOOOOO>> e in quel momento esatto Alice sapeva che avrebbe dovuto correre al pari di un giaguaro. Probabilmente fecero così tanto casino da svegliare i poveri superstiti Grifondoro rimasti anche loro al castello per le vacanze. Alice per difendersi balzò sul letto di Rose, che stava giustamente dormendo e che probabilmente avrebbe voluto continuare a farlo << Ooops, scusami Rosita, ahm buon Natale!>> e si diede alla fuga in sala comune. Alla fine dopo il risveglio traumatico della povera Vivienne, le due approfittarono della neve e andarono a farsi una passeggiata all'esterno. Si diedero all'arte contemporanea creando pupazzi di neve dalle forme più assurde, angeli che avrebbero inzozzato i loro vestiti di neve e presunte piste sciistiche volanti. Mentre stavano rientrando per la colazione in pompa magna adibita in sala comune Alice si fermò. Aveva notato qualcosa nella neve. Un ciuffo giallino sembrava sbucare dal terreno. Non poteva essere vero. Si chinò e con somma gioia ritrovò quei fiorellini gialli. I fiori della sua tradizione natalizia << Winterlinge! ?>> si chinò per coglierne alcuni << Viv ma è fantastico!>> iniziò a saltellarle intorno. Era davvero incredibile. Quel calore non si era mai spento, era testardo, proprio come lei, proprio come quei fiori.



Edited by Nontiscordardime - 30/12/2020, 06:04
 
Top
view post Posted on 31/1/2021, 20:36
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest a Tema Gennaio 2021





"Ricordo bene quella paura infantile.
Scansavo le pozzanghere,
specie quelle recenti, dopo la pioggia.
Dopotutto qualcuna poteva non avere fondo,
benché sembrasse come le altre.
Farò un passo e d’improvviso sprofonderò tutta,
comincerò a volare verso il basso
e ancora più in giù verso il basso,
verso le nuvole riflesse
e forse anche oltre.
Poi la pozzanghera si asciugherà,
si chiuderà su di me,
ed eccomi rinchiusa per sempre
dove con un grido non arrivato in superficie.
Solo in seguito ho capito:
non tutte le brutte avventure
rientrano nelle regole del mondo
e se anche lo volessero, non possono accadere."

(Wisława Szymborska)



iL1gMPd






L e i c h t s i n n

È un pomeriggio invernale quello nel quale Alice si inoltra, un panorama dipinto di bianco con grosse lastre di ghiaccio ad agghindare le strade ed i tetti delle case. L'aria è fredda, rarefatta e il respiro della bambina produce una nuvola di fumo ad ogni passo che affonda nella neve; il sole, nascosto sotto un manto flebile di nuvole, produce una luce fioca colorata di un giallo spento. Alice assomiglia ad una grossa palla di pelo marroncino, avvolta com'è nella sua grossa giacca, solo i capelli rossi sembrano sbucar fuori, gli unici segni che danno alla figura una parvenza umana. Per il resto potrebbe essere tranquillamente scambiata per un animaletto selvatico. Affonda ancora i piedi nella neve, il respiro si fa più pesante quando gli stivali incontrano un tratto particolarmente ripido. Al di là della collina, oltre il boschetto di larici ed abeti c'è un piccolo laghetto; viene chiamato Nixesee. Attorno ad esso gira una leggenda secondo la quale la ninfa del lago conceda solo ai più coraggiosi di avvicinarsi, una volta percorso il lago all'altra estremità vi si troverà un premio. Un oggetto leggendario e magico a cui non tutti possono aspirare. Infatti solo se lo si oltrepasserà e si risponderà correttamente alla domanda della ninfa lo si potrà ricevere. Alice ha otto anni ed è più spensierata che mai. Anzi spesso a causa della sua spensieratezza finisce per combinare grossi guai e prendersi terribili sgridate, proprio perché si lascia guidare solo dalla sua curiosità e voglia di avventura. Alice ha sempre un sorriso sul viso e guarda al futuro con gli occhi della gioventù, rende il buon umore contagioso e nella sua famiglia sembrano adorarla tutti. Il suo mondo fatto di scampagnate, boschi, corse pazze e animali da fattoria è per lei sicuro e privo di ogni pericolo. Bisogna essere solo molto intraprendenti per riuscire a godersi a pieno il mondo che la circonda. Ad esempio, Alice non capisce perché le è stata vietata la visita al lago. Tutti i suoi amici hanno deciso di andare e vedere chi di loro si sarebbe aggiudicato il magico oggetto, mentre a lei non era permesso. Era un'ingiustizia bella e buona che Alice non aveva accettato. E infatti era sgusciata via di casa, senza che nessuno se ne accorgesse, con i pattini nascosti nello zaino e il cappotto pesante. Non aveva solo violato la regola dell'accesso al lago ma era anche uscita di casa da sola, con tutta quella neve in giro. Insomma come al solito senza nemmeno farci troppo caso. Certo se avessero dovuto accorgersi della sua assenza avrebbero capito immediatamente dove andarla a cercare, il che mandava all'aria il suo piano. Ma questo non sarebbe successo perché aveva sapientemente lasciato andare una registrazione di armonica in camera, simulando una delle sue lezioni. Quello le avrebbe dato abbastanza tempo per conquistare il suo premio e tornare a casa. Più facile di così? Aveva solo otto anni di vita ed era più scaltra che mai. Almeno quando si trattava di cose di questo tipo; a scuola finivano sempre per succede gli episodi assurdi, inspiegabili e per questo l'avevano soprannominata "Alice die Hexe." Immaginate quando successivamente le capitò di scoprire davvero di essere una strega, tutto sembrò finalmente avere un senso. Dopo aver faticato per scalare la piccola collina, Alice si ritrovò finalmente di fronte il lago ghiacciato. Alcuni dei suoi compagni di classe erano già lì e osservavano come la superficie fosse piatta e ruvida, certo ancora nessuno aveva osato metterci un piede sopra. << Oh neeein die Hexe, die Hexe ist hier! >> gridò sarcasticamente uno dei ragazzetti del gruppo, occhi scuri capelli biondi, un sorrisetto da delinquente sul viso, Jonas. Il classico bulletto della classe al quale Alice teneva testa ogni volta. Insieme a loro anche la sua amica Lily, la quale replicò con un'occhiataccia verso il ragazzetto<< Oh halt die Klappe Jonas. >> Alice semplicemente lo ignoró, i suoi occhi erano concentrati sull'orizzonte. Iniziò a togliersi il giaccone, era troppo pesante e le impediva i movimenti, doveva assolutamente avvicinarsi.<< He, Alice spinnst du? Das Eis ist nicht fest genug. >> Lily era terra. Era una creatura meravigliosa che proteggeva le sue radici e le legava a sé con un filo doppio. Lily la nutriva come fa la Terra da secoli con l'uomo e le insegnava a prendersi cura di sé. Purtroppo la bambina aveva perso qualcuno da giovane e nonostante la giovane età i suoi occhi erano quasi sempre velati di tristezza, la spensieratezza di Alice le dava allegria e vita, ma spesso era l'unica in grado di moderarla. La rossa comunque era già montata sull'estremità del laghetto, accertandosi che la reggesse, un sorrisone ad illuminarle il volto << Neee Lily, mach dir keine Sorgen. Das geht doch, es ist alles in Ordnung! >> e iniziò a muoversi come a volerle dimostrare che era tutto perfettamente sicuro. Lily provò a insistere dicendo di smetterla, non doveva dimostrare niente a nessuno, ma Alice non riusciva proprio a capire di cosa l'altra avesse paura. Cosa sarebbe mai potuto succedere? Si infilò i pattini di corsa, cercando di rassicurare l'amica, mentre il gruppetto di compagni di classe la guardavano senza fiatare. Si sospese dunque sull'acqua ghiacciata, iniziò a pattinare lungo il bordo, era divertente. Aveva imparato a pattinare qualche anno prima insieme ai suoi fratelli, proprio su quel laghetto. Alice si avviò verso il centro, con il cuoricino che le batteva forte per l'emozione, avrebbe visto una ninfa, finalmente qualcuno a cui poter chiedere delle cose strane che le accadevano. Si voltó per vedere quanta strada aveva fatto e scorse Jonas iniziare a dar fastidio a Lily. Quel bambinetto era insopportabile per Alice, per cui fece per tornare indietro urlando nella loro direzione << He Jonas!!! Läss sie in Ruhe!>>ma Jonas non sembrava darle ascolto o forse Alice era troppa lontana per poter costituire una minaccia. La bambina sentì la rabbia montarle nel petto come non mai, stava ora pattinando nella direzione opposta, tornando quindi verso la riva << Ich bringe dich um! >> puntò il dito verso Jonas che stava iniziando a scorgere meglio, da lontano non le era ben chiaro cosa stesse facendo. Qualcosa però accadde, una crepa nel ghiaccio improvvisa, Alice si arrestò. Stava succedendo di nuovo, stava perdendo il controllo. Non ci aveva pensato, non aveva assolutamente calcolato questa possibilità, ma sapeva che in situazione di agitazione qualcosa di strano finiva sempre per accadere. La crepa si allargò con velocità risucchiando parte della sua gamba, i pattini erano troppo pesanti per poterle permettere di stare a galla, così come la sua capacità di nuotare, ampiamente ridotta. Alice urlò mentre sprofondava nell'acqua ghiacciata. Era così sicura, così certa che sarebbe andato tutto bene che avrebbe raggiunto la ninfa, così da non vedere assolutamente il pericolo.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Il freddo avvolse il suo corpicino minuto, il buio accecó i suoi occhi chiari, le mani tese verso l'alto come a cercar di voler risalire. Era tutta colpa sua. Era stata lei a mettere in pericolo Lily lasciandola da sola con Jonas, era stata lei a disubbidire ai suoi genitori, era stata lei a rompere il ghiaccio. E tutto per cosa? Perché non ci aveva pensato. Perché non aveva preso in considerazione nessuna precauzione, perché aveva agito con la solita spensieratezza. La poca aria rimasta iniziò a voler via sotto forma di bollicine, il corpo bruciava di freddo. La paura, la disperazione si unirono alle forze stanche di lottare contro un mostro insormontabile, la distesa d'acqua ghiacciata. Alice avrebbe dato qualsiasi cosa per una goccia d'ossigeno. Il ghiaccio sembrava averle bloccato qualsiasi tipo di movimento. Alice non sapeva nuotare molto bene, non aveva mai imparato decentemente, si era ripromessa di chiedere lezioni ai suoi fratelli ma ora era troppo tardi. Il corpo sembrava voler sprofondare, i vestiti pesanti non le permettevano di spostarsi nemmeno di pochi centimetri. Era buio e freddo e tutti i suoi sforzi sembravano inutili. La mente prese ad offuscarsi, come attratta da quel richiamo gelido, assonnato Ninfa sei tu? Sei tu che mi fai questo? fu l'ultimo pensiero prima che la coscienza l'abbandonasse.
Hans arrivò giusto in tempo. Al lago regnava il panico più totale, bambini che urlavano e piangevano, altri completamente senza parole, sconvolti. Per fortuna si era detto, per fortuna che ho controllato nella sua stanza. Hans non era uno di molte parole, ma ci teneva alla sua sorellina. Quando aveva visto il suo faccino arrabbiato difronte al rifiuto del padre sul suo poter andare al lago, aveva sospettato che la rossa non si sarebbe mai e poi mai arresa così facilmente. E infatti aveva aspettato ed aspettato di vederla uscir fuori e sgattaiolare via, ma Alice lo aveva battuto in astuzia. Quella maledetta nanerottola si era cacciata in un ben guaio, anche se Hans non poteva di certo immaginare che avrebbe finito per mettere a rischio a la sua stessa vita. Tirar fuori Alice dall'acqua non fu affatto semplice, si era gettato lui stesso incurante del freddo, incurante di ogni sensazione di disagio, disperato, spaventato, incosciente. Aveva assistito a qualche lezione di primo soccorso, ma in queste situazioni raccomandazioni del genere vanno a farsi benedire. E' l'istinto che prende il sopravvento sui sensi. L'aveva poi afferrata e quindi trascinata fuori dall'acqua con un corpo quasi senza vita. I vestiti pesanti e bagnati i polmoni pieni d'acqua, senza contare il freddo gelido che la stava mandando in ipotermia. Hans non aveva lacrime da piangere, doveva agire e portarla in casa il più in fretta possibile, il cuore batteva ancora flebile, Alice era rimasta. Alice non se ne sarebbe andata, non lo avrebbe permesso.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Era un'altra giornata di pioggia ad Eisenbach. Grosse pozzanghere riempivano fossi scavati nel terreno dagli animali selvatici, Alice non riusciva nemmeno a guardarle. Il suo viso era cupo e spento e la paura di ogni superficie acquatica si era totalmente impossessata di lei. Alice non era più spensierata. Ogni volta che pioveva e i grossi solchi accoglievano l'acqua piovana, si scansava, spaventata come di venir risucchiata da un momento all'altro. Era stato molto difficile tornare alla realtà, riprendere a giocare con i suoi amici, a sorridere a scherzare e sebbene ci fosse ancora molta vita e molto buon umore, in lei regnava ancora la paura. Suo fratello Hans non la perdeva di vista nemmeno per un momento e questo suo atteggiamento un po' malinconico iniziava a preoccuparlo. Un pomeriggio piovoso decise di avvicinarsi al piccolo scricciolo, rintanato sotto una mole assurda di coperte e fisso a guardare fuori dalla grande porta-finestra del soggiorno. I lunghi capelli rossi della sorella ricadevano quasi fin sul pavimento, Hans sorrise avvicinandosi, tra le mani teneva quello che sembrava essere un quadernetto << He du Kleine. Was ist los mit dir? >> Alice voltò lo sguardo, sorpresa di vederlo lì. Sollevò le spalle come a dire "cosa vuoi che succeda" e tornò a fissare fuori dalla finestra. Hans rimase qualche secondo in silenzio, le porse il quadernetto che teneva tra le mani. Forse l'avrebbe aiutata. Aveva sentito che scrivere aiutava << Hmm, weiß du, ich habe heute etwas gelesen. Vielleicht kann es dir helfen, dein Lächeln zurückzubekommen.>> e lasciò il quadernino aperto sulla prima pagina. Lì a caratteri non proprio eleganti era appuntato qualcosa. Il ragazzo voltò le spalle come per andarsene << Oh, das kannst du behalten.>> Alice non aveva molta voglia di parlare, soprattutto dopo che i suoi avevano discusso furiosamente per l'incidente avvenuto al lago. Si sentiva responsabile, perché sapeva che in fondo era colpa sua; era stata lei a far crepare il ghiaccio, in qualche maniera inspiegabile. Lo aveva anche raccontato ai suoi ed era proprio per quello che era partita una lite furiosa, che lei non aveva voluto ascoltare. Alice sapeva che sua madre fosse a conoscenza delle sue stranezze e che la cosa le facesse orrore in qualche modo, anche se tentava di nasconderlo. Suo padre ed i suoi fratelli avevano sempre cercato di incoraggiarla, nonostante non avessero nessuna spiegazione plausibile da dare a tutte quelle cose quasi impossibili che le accadevano. E proprio lì accanto in qualche modo stava la sua risposta. Alice si voltò e le dita sfiorarono le pagine del quadernetto, gli occhi chiari rilessero la frase che stava sulla prima pagina. Non una ma due, tre quattro volte. "Man muß das Unmögliche versuchen, um das Mögliche zu erreichen" devi provare l'impossibile per raggiungere il possibile. Alice sorrise, gli occhi si velarono di lacrime. Forse la sua spensieratezza l'aveva portata a compiere qualcosa di stupido e sconsiderato, ma in qualche modo aveva confermato il suo essere speciale. No, non avrebbe rinunciato al buon umore e a quella parte di sè un po' "impossibile." Sarebbe tornata a scorrazzare per i prati, forse anche nelle pozzanghere. Dopotutto non tutte le brutte avventure rientrano nelle regole del mondo.




Mi scuso per l'utilizzo del tedesco, ma ho pensato che desse un po' più di veridicità e di contesto. Comunque qui sotto metto traduzione dei dialoghi. :flower:






Parte 1:

<< Oh no, la strega, la strega è qui!>>
<< Oh sta' zitto Jonas.>>
<< Ehi Alice sei impazzita? Il ghiaccio non è abbastanza spesso!>>
<< Ma no Lily, non preoccuparti, va tutto bene è tutto a posto! >>
<< Ehi Jonas lasciala in pace!>>
<< Ti ammazzo! >>

Parte 2:

<< Ehi piccina che ti succede? >>
<< Uhm sai cosa oggi ho letto una cosa. Magari può aiutarti a farti tornare il sorriso.>>
<< Ah quello puoi tenerlo.>>
 
Top
view post Posted on 20/8/2021, 21:41
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Un mattino d´estate un viaggiatore


Contest a Tema Agosto 2021




" The summer mountains.

At my every steps,

I could see more. "

(Issa)





Il sole pungeva caldo sulle spalle di Alice, da che ne aveva memoria la sua stagione preferita era sempre stata l'estate. Estate da corse nei boschi, passeggiate tra le montagne, notti passate in bianco a specchiarsi nel cielo stellato e a sognare nuove avventure. L'inizio della stagione era sempre pieno di pigrizia e stanchezza, di movimenti lenti e sbuffeggianti, era un cercar di smaltire tutte le stagioni precedenti passate a scorrazzare tra le aule di Hogwarts, presa dalla frenesia della vita, catturata dalla velocità delle azioni. L'aria d'estate poneva un intervallo, rallentava i pensieri e succedeva che dopo una serie di settimane passate a gozzovigliare, si venisse a contatto con un pezzetto di sé spesso dimenticato. Alice sedeva fuori dal portico di casa, arrotolata su se stessa e scrutava il cielo chiaro, le nuvole che si davano il cambio, il sole pungente ma delicato, l'aria dolce pregna di mistero. Era difficile spiegare cosa i suoi occhi stavano osservando perché quelle immagini erano indissolubilmente legate al suo cuore e alle sue emozioni, legate da un filo doppio con il quale si mantenevano in equilibrio. Il battito del cuore rallentava e così vedeva un raggio di luce infiltrarsi tra i capelli rossi; immaginava il futuro, quello che le sarebbe successo, quello che sarebbe diventata. Gli occhi si perdevano in quella visione effimera, una sensazione di improvvisa incertezza l'avvolgeva, un battito più scansionato e irregolare faceva spazio nel suo petto ed un senso di vuoto e di vibrare d'anima si accomodavano all'interno. Alice si sentiva scombussolata. C'era domande a cui aveva tardato a dar una risposta perché una risposta non l'aveva; quella principale premeva sul suo petto da tempo. Riguardava l'età adulta, riguardava quel cambiamento così imprevedibile e a tratti oscuro e la sua inettitudine nel cercare di controllarlo. Il rumore delle foglie attirò la sua attenzione, una brezza leggera le accarezzava gentilmente; fissare quel verde così intenso colorava i suoi occhi di luce. Alice poteva vedere quanta incertezza ci fosse in quelle foglie, quante vibrazioni inspiegabili, quante sfumature enigmatiche, oltre le quali non riusciva a spingersi. Erano emozioni forti e contrastanti sulle quali dominava un senso di malinconia e tristezza, c'era un modo per evitare l'età adulta? O era inevitabile?


"Children imitating cormorants

are even more wonderful

than cormorants"

(Issa)






Un verso penetrante interruppe per un attimo il flusso dei suoi pensieri, eccolo lì che volava un cormorano, con le sue grosse ali ed il becco pronunciato. Seguiva le correnti aeree e scompariva lentamente nel cielo, probabilmente alla ricerca di acque fresche. Alice sorrise per un momento, alcuni ricordi premevano ora nella mente, pronti a scorrazzare liberi.
C'era un gioco che aveva sempre fatto con i suoi fratelli, preso da una delle favole più conosciute di sempre, quello dei bimbi sperduti; Per ore avevano preso le parti dei protagonisti e per quanto potesse essere azzeccato il fatto di avere due fratelli ed un cane, lei non era proprio tipa da mettersi nei panni di Wendy. Era un personaggio troppo blando e poi aveva praticamente deciso di diventare adulta, rinunciando a tutte le avventure, scontri tra pirati e pellerossa, chi poteva essere così pazzo da farlo? Non Alice, lei era e poteva solo essere Peter Pan, lei aveva insegnato agli altri due a volare e aveva ripetuto più volte che solo credendoci davvero si poteva toccare il cielo e diventare come cormorani alla ricerca dell'isola in cui insediarsi. Hans e Jörg si erano messi d'impegno per giocare insieme a lei, ma ogni anno loro crescevano e sembravano interessati ad altro. Diventavano adulti.
Per Alice il concetto di diventare adulto era sempre stato, fin da allora, qualcosa di misterioso e difficilmente comprensibile. Com'è che esattamente si diventava adulti? Come avveniva il passaggio? Ci si svegliava un giorno e ci si sentiva diversi? Ci si rendeva improvvisamente conto di aver chiuso con le avventure? Si smetteva di volare? Ora che stava per compiere sedici anni avvertiva come una pressione sociale, come l'idea di dover accatastare tutti i suoi giochi e dover cambiare personalità e diventare assolutamente detestabile e annoiata da tutto. Ricordava che in quei momenti, quanto giocava ad imitare i cormorani e i bimbi sperduti non aveva pensieri, non aveva sensazioni di tristezza o incertezza, era semplicemente convinta che sarebbe rimasta una bambina per sempre.


"The baby sparrow,

Make way, make way.

The horse is going to pass along."

(Issa)




Già da qualche anno in realtà aveva iniziato a notare dei cambiamenti intorno a sé, cose che non pensava sarebbero mai cambiate, cose piccole ed impercettibili da sembrare al momento prive di significato, ma che inquadrate in uno scenario più ampio parevano dar forma a un qualcosa di potente. I suoi stessi amici avevano iniziato a comportarsi in maniera strana ed Alice si chiedeva da quando il tutto fosse iniziato. Era forse sempre stato lì? Era stata lei a dargli un significato superficiale, ignorando volutamente il senso più profondo delle cose? Era come se la profondità di quei gesti non le fosse stata chiara, era lì presente ma di difficile interpretazione. Solo ora sembrava aver capito il modo in cui leggerla, solo ora aveva imparato quel particolare linguaggio. Da quando aveva iniziato suo padre a bussare prima di entrare in camera? Era sempre stato diretto, forse troppo, finendo spesso per risultare invadente. Da quando poi, avevano iniziato i suoi fratelli, a guardare con sospetto i suoi amici maschi? Se fino a qualche anno prima si offrivano di unirsi ai loro giochi infantili, oggi sembravano più ostili e diffidenti. Da quanto esattamente, aveva iniziato a passare così tanto tempo vicino allo specchio? Da quanto sceglieva con cura cosa indossare o sentiva di dover propendere per uno stile piuttosto che per un altro? Ricordava esattamente come prima non le importasse assolutamente nulla dei sentimenti e nemmeno del romanticismo, ma da quando aveva preso ad arrossire nelle vicinanze di una determinata persona? Dietro ogni sguardo o gesto che lei stessa compiva, si nascondeva dell'altro. Alice sembrava veder scomparire quella sua innocenza, facendo posto ad altro. Aveva ricevuto un pacchetto di sentimenti uguali ma diversi, di una potenza inaspettata, di una profondità maggiore. Ciò che era stato doveva lasciar spazio a ciò che sarebbe venuto.


"The cool breeze

Twisted and crooked,

Then came here"

(Issa)





Il vento le scompigliava ora i capelli, mentre si sistemava sulla sedia in maniera da star più dritta. Alice inspirò più aria possibile, rilasciandola con lentezza. Le montagne sembravano così pacifiche, i fiori selvatici invece si piegavano continuamente in tutte le direzioni per via della brezza mattutina. C'era qualcosa che quel vento le voleva dire, qualcosa che era pronta solo ora ad ascoltare. Non era una risposta.
Almeno non una di quelle che si aspettava. Era più un segno, un momento di realizzazione. Lei infatti non doveva decidere di crescere, non era una decisione che spettava a lei prendere, non era un qualcosa che avrebbe potuto controllare. Lei non poteva scegliere se diventare adulta o meno, infatti lo era già diventata. Il cambiamento di cui aveva tanta paura era parte di sé, tutti quei segnali e quei momenti di incertezza non erano che una naturale parte della vita. Parte di quel cerchio, di quel tutto che ci rende vivi. Un uccello infatti non decide da solo se imparare volare, vola e basta. Così come un fiore che sboccia quando è tempo ed un frutto che cade quando è maturo. Così la stessa Alice era diventata adulta, pur rimanendo se stessa.



WORDS OF MAGIC

Mischellanea n° 5: Unisci una delle prove al contest a tema del mese (valido ogni mese con una prova diversa)

Miscellanea n° 7: Usa una canzone o una poesia come base del tuo scritto, seguendone il significato, il ritmo o le emozioni che esse ti trasmettono.
 
Top
view post Posted on 29/9/2021, 21:10
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest Settembre 2021


tumblr_o4fya5S0ND1v2b65fo1_500
tumblr_o4fya5S0ND1v2b65fo2_500

Die Loreley

I think the waves consumed them, boat and boatman, bye and bye.
And that’s what, with her singing, was done by Lorelei.



Giorno di viaggio n°10.



Sankt Goarshausen.

Era una giornata estiva particolarmente calda, il vento umidiccio si appiccicava addosso ai vestiti e la pelle dei fratelli Wagner assomigliava sempre di più a quella di un'aragosta. Erano partiti da qualche settimana con l'intento di girare un bel po' di villaggi e boschi intorno alla foresta nera, pronti all'avventura e alle notti in tenda, tutto nel modo più babbano possibile. Avevano infatti macinato chilometri con il loro pick up di famiglia che avevano affettuosamente chiamato Herr Opa letteralmente signor nonnetto, data la chiara caducità del motore che andava a scoppio. Hans aveva perso più tempo a ripararla che alla guida, ma alla fine Jörg lo aveva convinto a tenere Herr Opa ancora per un po'. Era un cimelio di famiglia che ricordava loro i vecchi tempi passati insieme. E così i tre si erano avventurati, con i loro grossi zaini e la tenda ultra equipaggiata, le mappe sparse per i sedili, la chitarra scordata, avevano campeggiato e bivaccato per diversi giorni, fatto incontri piuttosto insoliti e passato dei momenti indimenticabili. Per Alice era stata fino ad ora un'esperienza particolare, essendo l'unica maga in famiglia era capace di entrare a contatto con un altro mondo precluso agli altri due, un modo fatto di spiriti e fate ma anche di presenze ultraterrerne. La magia si trovava ovunque, soprattutto in un luogo antico e sacro come quello, le storie e le leggende che pullulavano ogni racconto babbano prendevano vita sotto gli occhi di Alice, tornavano reali e improvvisamente smettevano di essere semplici superstizioni.
La loro prossima tappa era la cittadina di Sankt Goarshausen situata proprio sul fiume Reno, quello che attraversava buona parte della Foresta e che Alice guardava da sempre con un certo sospetto. A differenza di Jörg e Hans lei non aveva mai imparato a nuotare, a causa di uno spiacevole incidente avvenuto da bambina durante il quale quasi non morì annegata nelle acque ghiacciate del laghetto dietro casa. Per questo motivo non teneva di buon occhio i corsi d'acqua particolarmente grandi nè ci teneva ad avvicinarsi minimamente. Più gli stava lontano e meno terrore aveva di finir con l'acqua alla gola. Poco sapeva Alice di quanto quella città fosse legata al suo fiume, ai suoi marinai e alla morte che molti di loro avevano trovato proprio sul fondo di quel canale. Non era però lontana dallo scoprirlo, perché i segnali di qualcosa di sospetto iniziarono a manifestarsi già durante quella mattina.
« Mi volete dire che avete prenotato un'escursione in barca SUL Reno? Siete impazziti? Volete farmi venire un infarto?!» esclamò Alice piuttosto irritata, infatti aveva giurato a se stessa più di una volta di non avere assolutamente nessuna intenzione di mettere piede su una barca.
« Oh andiamo Al- vuoi dirmi che non hai intenzione di fare un'eccezione nemmeno per questo posto? Guarda che è fantastico si dice che sia infestato da una bellissima sirena che-- » replicò Jörg con fare piuttosto eccitato, non fosse che la sorella minore era in totale panico. Cosa diamine poteva importare a lei di un'altra stupida leggenda, sarebbe morta se avesse messo anche solo un piede in acqua! « Sta' zitto Jorg! Sei un idiota!» gracchiò prima di fargli finire qualsiasi fosse la frase che intendesse completare.
« Piantatela, tutti e due. » Si mise in mezzo Hans che non ne poteva piu di sentirli litigare tutto il tempo. Sapeva tuttavia che un semplice richiamo non sarebbe bastato a farli smettere
« Ha iniziato lui! Dico, come fai a sopportare un fratello così scemo? »
« Ah senti chi parla. Per una che dice di essere la più coraggiosa.... Ti stai comportando da gallina. POHHH POH POOOH»
« Prova a dirlo di nuovo! Jörg giuro che stavolta ti-» e Alice prese a tirargli pugni, mentre l'altro rispondeva piccato. Hans sapeva che l'unica soluzione per farli smettere di parlare era prometter loro qualcosa di grasso da mangiare una di quelle robe così unte che ci avrebbe pensato il loro stomaco a metterli k.o per lui. Solo e solamente con la promessa di ingozzare le loro pance ingrate i due acconsentirono a chiudere la bocca fino all'imbarco sul battello.

Il battello

Alice era nervosa, i suoi muscoli erano tesi sotto i vestiti estivi, le sembrava quasi di riuscire a percepire esattamente ogni battito del cuore, inoltre la loro guida non smetteva di parlare per un secondo, continuando a tempestarli di informazioni sulla leggenda della sirena. Una certa Loreley, una sirena dai capelli biondi e la voce ammaliante. Bla bla bla. Alice non aveva alcuna intenzione di starla a sentire, anzi avrebbe cercato di concentrarsi sul non dare di stomaco e arrivare alla fine di quella stupida escursione in barca senza morire d'infarto alla giovane età di sedici anni. Si era portata il suo sketch-book sul quale mettersi a disegnare, l'aiutava a tenere i nervi saldi e a focalizzarsi su altro.
Era seduta a poppa, volutamente lontana dal gruppo che ora ammirava un promontorio roccioso, quando l'avvertì per la prima volta. Una voce di donna, un canto soave che sembrava provenire da sott'acqua. All'inizio aveva pensato si trattasse di un qualche tipo di musichetta proveniente dalla sala bar del battello, ma anche lei sapeva di starsi mentendo. Quel suono era come se si espandesse sull'increspatura dell'onda, era costantemente presente e ipnotico, così tanto da rendere i movimenti leggermente più lenti, la vista offuscata e per un momento sembrava di non aver bisogno di nient'altro, di non desiderare altro che esser parte di esso. Era una sensazione terrificante. Nel momento in cui la si provava andava tutto bene, ma quando ci si rendeva conto di essere rimasti ipnotizzati per minuti interi i brividi prendevano a risalire la schiena.
Per fortuna durò solo pochi minuti, alla fine arrivò il momento della pesca, tutti tiraron fuori le loro canne da pesca e gli ami, scambiandosi consigli su quale fosse il metodo migliore per tirare su un pesce. Jörg ed Hans non erano molto pratici di pesca, per cui ascoltarono interessati le istruzioni della guida, scattandosi foto continue mentre Alice declinava ogni richiesta di farle indossare quello stupido cappello da pescatore. Inutile dire che alla fine riuscì ad evitare il suo turno di pesca ma non il maledetto cappello. Si mise seduta accanto alle reti dove alcuni stavano spiegando il loro utilizzo e il modo per poterle richiudere senza farle diventare una matassa inseparabile, quando la voce tornò a spandersi tra le onde. Questa volta osservò le increspature dell'acqua e un volto di donna apparve tra di esse. I suoi occhi chiari la fissarono per qualche secondo poi in un battito di ciglia sparirono dalla visuale. Alice avvertì la pelle d'oca sulle braccia. Era una donna bellissima.
Quell'immagine rimase nella sua testa per l'ora successiva, solo quando Jörg le allungò il volantino del posto dove avrebbero mangiato, sembrò ridestarsi. Su quel volantino c'era il viso di della donna che aveva visto tra le onde. Improvvisamente si rese conto di dover scoprire come si chiamasse. Il nome le sfuggiva al momento.
« Quindi ti sei presa una cotta anche tu per la sirena eh? » la punzecchiò Jörg, chiaramente interessato alla faccia di Alice nel fissare il volantino, ovviamente lei arrossì ignorando le sue provocazioni « Come ha detto che si chiama? »
« Eh? Vuoi dirmi che non hai ascoltato un bel niente di tutto quello di cui ha blaterato la guida per TRE ore? »
« Ero impegnata a non vomitare guardando la tua faccia da idiota, ora mi rispondi o no? »
« Fingerò di non aver sentito il tuo insulto ai miei bellissimi lineamenti. Comunque- si chiama Loreley è una leggenda del posto. Si dice fosse una sirena che attirava i marinai sul fondo del mare e che con il suo canto facesse schiantare le navi proprio su quella scogliera. Ovviamente era molto bella.» Alice spostò lo sguardo su un gruppetto di persone che si erano radunate vicino alla poppa, la guida stava indicando loro i due musei dedicati a Loreley.
La loro guida era una donna riccioluta dalla corporatura molto esile, insieme a lei c'era il capitano della barca e un altro uomo che faceva da marinaio e pescatore. Tutti insieme si davano il cambio per spiegare i dettagli più interessanti della navigazione, le tecniche di pesca e i miti e le leggende. La donna stava spiegando che grazie alla leggenda della sirena erano stati prodotte poesie e sonate in suo onore e che molti si diceva, l'avessero incontrata personalmente per poterla ritrarre meglio. Molti altri non tornarono più e trovarono lì la morte. Un signore dalla folla porse una domanda alla guida
« Ma come faceva dunque Loreley ad ipnotizzarli con il suo canto? Era una maga? »
« Non esattamente. Ma ne conosceva una e questa le aveva fornito un ciondolo, uno di quelli che vedete sempre ritratto nei dipinti, ecco quello può essere considerato la fonte del suo potere. Inoltre non sappiamo nemmeno se considerarla parte del popolo marino o creatura a sè. »
« M-Ma era solita attaccare solo gli uomini, vero? » chiese Alice, sorpresa di aver detto ad alta voce quella domanda che in realtà stava premendo nella sua testolina da un po'. La guida sembrò compiaciuta, quindi risposte con interesse «Mmm non necessariamente. Nella leggenda si parla ovviamente di marinai perché al tempo gli unici per mare erano uomini, ma quello che attirava di Loreley era il suo aspetto, la sua persona, il suo canto e lei non faceva distinzione tra i sessi. Il suo unico scopo era di portarli con lei sul fondo del mare per lenire la sua tristezza e solitudine. Per tornare alla tua domanda, era un po' come prendersi una cotta per una qualsiasi donna. »
Jörg le si avvicinò quatto dandole una gomitata e un'occhiatina che la sapeva lunga. Suo fratello era molto fantasioso e trovava ogni volta dei modi per irritarla a morte.
« Felice? Ora anche tu hai la tua chance »
« Cosa--? Non è quello che intendevo-- cosa cavolo hai nella testa Jörg!»
« Oh su non fare la Timida Alice, non è mica una cosa strana avere una cotta.» Alice sbuffò dandogli uno schiaffo debole sul braccio. Era uno stupido, ma in qualche modo aveva apprezzato.« Ti ho già detto che sei un maledetto idiota?»
E sì quello era il suo modo di dirle che in fondo gli voleva bene. Molto, molto in fondo.

Il molo

Erano finalmente scesi a terra, beh, quasi. Si trovavano ora sul molo ed Alice stava stritolando il braccio di Hans evitando il più possibile di guardare giù. Stava camminando su un maledetto ponte sospeso sull'acqua se quello non l'avesse mandata in terapia non sapeva cos'altro. Tutti erano ora concentrati nel fissare una qualche nave d'importanza storica ed Alice aveva acconsentito a lasciar allontanare Hans per qualche minuto, lasciandola seduta su una panchina lì di fianco. Come aveva detto non si sarebbe mossa in un millimetro, aspettando il suo ritorno.
L'acqua però stava tornando ad avere delle sfumature strane, il canto era tornato ed Alice aveva dimenticato cosa le facesse tanta paura. Si alzò lentamente e e si sporse leggermente in avanti, portando il braccio fuori dalla ringhiera protettiva, poi l'intero corpo, sgusciando via dalla protezione che quella barriera le aveva dato fino a poco prima. Assurdo era pensare che fino a pochi secondi prima non riusciva nemmeno a camminar dritta senza il supporto di suo fratello maggiore, mentre ora sembrava sgusciar via come una sardina. Era dura riuscire ad avvicinarsi all'acqua e soprattutto pericoloso, ma l'urgenza che le premeva improvvisamente in petto era fortissima. Quella non era di certo una posizione che avrebbe mai assunto se fosse stata completamente in sé. Infatti non sapeva esattamente perché lo stesse facendo, era come se avvertisse un bisogno irrefrenabile, era come se quel canto la stesse attirando verso di sé, lo sguardo sempre vispo ed acceso sembrò velarsi, mentre il cuore scandiva ad un ritmo più lento del solito. Doveva incontrarla, doveva vederla anche solo per qualche minuto, l'aveva vista ne era certa, se avesse fatto un passo solo, un passo ancora avrebbe potuto raggiungerla. Per fortuna Hans le si avvicinò in tempo, prendendola per le spalle e tirandola su. Il suo fare era piuttosto preoccupato, Hans era stato il primo a soccorrerla quella volta al lago e il suo sguardo sicuro fece ritornare Alice alla realtà « Alice? Che fai? » la rossa sembrò solo ora realizzare quello che era avvenuto poco fa, balzò tra le braccia di Hans spaventata, ma cercò si sviare il discorso per non farlo preoccupare, fingendo che fosse tutto assolutamente nei suoi piani « Ehm n-nulla. Pensavo mi fosse caduto qualcosa in acqua, il mio---il mio sketch-book....devo, devo averlo perso » Hans la fissò con i suoi occhi profondi, ispezionandole ogni parte di cuore. Non era convinto proprio per niente. Anzi quella le sembrava una bugia bella e buona, decise comunque di ignorare la cosa per ora ed Alice gliene fu incredibilmente grata « Siamo quasi pronti per il pranzo, vieni. » la condusse dolcemente in avanti verso il punto di raccolta. Alice lo seguì in silenzio, quella sensazione provata poco prima le aveva fatto provare i brividi, si era quasi buttata in acqua. E non sapeva assolutamente il perché. Di sicuro Loreley c'entrava qualcosa.


La spiaggia ♫♪

Era notte fonda quando il canto tornò. Avevano deciso di campeggiare nei pressi della spiaggia, nonostante Alice si fosse opposta all'idea, non sembravano esserci molti altri posti liberi. L'idea della sirena che la perseguitava non la faceva dormire bene, nè tantomeno il fatto di dover mentire ai suoi fratelli, di nuovo. Alice non aveva idea di come avesse fatto a raggiungerla anche lì, ma alla fine per quanto avesse cercato di ignorarlo, quella sensazione le si era appiccicata addosso. Aprì immediatamente gli occhi, sollevò la schiena in modo da star seduta e poi si tiro su, uscendo dalla tenda senza far troppo rumore. Sapeva esattamente dove stesse andando. Eppure nel suo andare non c'era paura, né ansia, anzi era quasi un andare frenetico, voglioso. Il suo cuore ora batteva forte, aizzato da quel canto che la faceva bramare come mai prima d'ora. Non si era mai sentita così in tutta la sua vita, non aveva mai desiderato così ardentemente qualcosa e le sembrava di stare impazzendo. I passi incontrarono la sabbia sottile della spiaggia e nudi si infilarono tra i granelli, pronti a condurla verso la riva.
La sabbia bagnata fece spazio a quella umida e in pochi istanti l'acqua lambiva le sue caviglie e un sospiro compiaciuto si spandeva dal fondo. La sirena stava emergendo alla stessa velocità con la quale Alice ora si trovava con le ginocchia in acqua e il vestito per metà bagnato. Gli occhi chiari della Grifondoro incontrarono quelli profondi di lei, dentro i quali catturava mille sorgenti. Alice aprì la bocca facendo per dire qualcosa, ma in effetti non sapeva cosa dirle. Chi sei? Cosa vuoi da me? Sorprendentemente fu lei la prima a parlare « Finalmente sei venuta da me, ti stavo aspettando » i suoi lunghi capelli biondi emersero dal fiume, brillando quasi alla luce della luna. Al collo portava una collana a forma di conchiglia, la pelle era chiarissima e simile a quella umano dall'ombelico in su, la sua voce aveva un suono curioso come di onde che si infrangono sulla scogliera « L-Loreley » la chiamò Alice, sicura che si trattasse di lei e che quello fosse il suo nome. L'acqua lambiva ora i suoi fianchi gentilmente ed Alice sembrava bearsi di quella sensazione mai provata prima. Le sembrava quasi di avvertire il respiro di Loreley su di lei. La sirena sembrava compiaciuta e divertita allo stesso tempo, come se quello fosse il suo passatempo preferito, come se avesse visto quella scena almeno altre migliaia di volte. Giovani marinai, ragazzi sciocchi che mai avevano conosciuto l'amore, erano passati per le sue braccia, avevano danzato con lei tra le onde del fiume, durante le notti chiare... era stato semplicemente così facile raggirarli. Ora era il turno di quella ragazzina, finalmente una ragazzina non umana, una maga. A causa di un re vendicativo, era stata confinata ad un'eternità di astinenza, una misera vita passata sul fondo del fiume, incapace ora di poter più far uso degli umani a suo piacimento. Il re non aveva accettato la morte del figlio avvenuta per mano della sirena. Loreley era indifferente al loro umano però non aveva messo in conto l'intervento di un potente mago capace di limitare i suoi poteri. Le avevano fatto giurare di non trarre più in inganno gli umani e così aveva fatto per secoli... i maghi però, con loro aveva un conto in sospeso.
Era stato così facile attirarla a sé. Era bastato flirtare come al suo solito, cantare e mostrarsi per brevi momenti. Era proprio vero che i giovani cuori avevano un sapore così delizioso.
Alice si stava immergendo fino al collo e sebbene fosse anestetizzata dalla presenza del ciondolo e dalla sirena che sfiorava il suo viso, guardandola con occhi profondi e pieni di luna, sentiva qualcosa di sbagliato. Dentro di sé continuava a ripetersi Devi smettere. Devi smettere Alice. Un suono sconnesso emerse dalle sue labbra « I-Io... N-non... P-posso» non voleva proseguire, sarebbe significato affogare, non sapeva nuotare e non aveva piacere ad immergersi in acqua. Ma allora perché lo stava facendo? Loreley le sorrideva, il suo viso era sicuro e brillante, la sua voce una melodia arcana « Devi venire con me Alice, solo così potremmo stare insieme per sempre. » il suo viso si fece sempre più vicino, sfiorò quello di Alice mentre la trascinava sott'acqua, collo, mento. Alice non riusciva più a frenarsi, l'acqua era sempre più vicina, ma Loreley affogava con dolcezza. Le mani delicate attirarono il viso di Alice così vicino da far ricadere le sue labbra sulle proprie.
Fu un bacio quello che avvertì prima di ogni altra cosa, poi un caldo tepore che si sprigionava sulle gote, i battiti che acceleravano, la scia umida delle labbra che entravano in contatto. Era come baciare il fiume stesso, tanto che in pochi secondi Alice si ritrovò senz'aria, con solo acqua in bocca e bollicine nei polmoni. La luce della luna si faceva sempre più lontana mentre si immergeva nel fiume, verso l'abisso. Loreley la teneva stretta, ma lo sguardo di Alice era ora spaventato e non anestetizzato a dovere. La sirena rimase sorpresa, solitamente i suoi baci erano come veleno che uccideva lentamente ma con delicatezza, nessuno riusciva a rendersi conto di stare affogando, nessuno. Quella ragazzina invece allungò una mano verso di lei, e con una velocità inspiegabile le strappò la collana dalla gola. In quel preciso istante l'incantesimo si ruppe e il suono soave e delicato della sirena si trasformò in grida acute e spaventose. La sua figura cambiò e l'aspetto delicato mutò in qualcosa di più duro, pelle squamosa, viso in parte animalesco, un'espressione orribile sul volto. Ora tutto il fiume era venuto a conoscenza del suo inganno, del suo tradimento. Qualcosa di scuro come un'ombra gigantesca prese a trascinare Loreley verso il fondo, allontanandola da lei. Alice non aveva molto tempo, erano passati diversi minuti da quando aveva preso una boccata d'aria e francamente non pensava di riuscire a nuotare fino in superficie, i sensi la stavano abbandonando, quando qualcosa, un getto caldo la spinse verso l'alto. L'unica cosa che riuscì a vedere prima di perdere i sensi fu il viso di Hans. Di nuovo. Quando si risvegliò aveva un grosso mal di testa e devi vestiti asciutti addosso. I capelli erano ancora umidicci.
« Puoi per favore smettere di cercare di morire annegata? Hai idea di quanta paura ci hai fatto prendere? Perché cazzo ti sei buttata nel lago Alice? Qual è il tuo problema? »
Alice sorrise lievemente, non era da Hans sclerarle addosso o sclerare in generale, lui era un tipo calmo e gentile. Chiaramente lo aveva spaventato molto, riusciva a capirlo dal fatto che stesse continuando ad evitare il suo sguardo e dal suo andare avanti e indietro per la stanza, lo trovava tenero. Incredibilmente. E ancora una volta lui l'aveva salvata, erano state le sue braccia a portarla a galla, le sue mani a farle uscire l'acqua da dentro il petto, La sua voce terrorizzata ad aprirle gli occhi. Jörg le sedeva accanto, porgendole del the caldo. Anche lui era stupito dal comportamento del loro fratello maggiore per cui provó a rassicurarlo « Hans calmati. Sta bene, vedi? » e indicò la Grifondoro ora seduta sul loro sacco a pelo, intenta a soffiare sul the. Jörg preferiva non parlare di quanto fosse stato anche lui terrorizzato, preferiva buttarla sul ridere. La verità era che non era riuscito a far niente, si era completamente bloccato. E di questo si pentiva amaramente.
« Non è stata colpa mia ok? È stata... Loreley. Sì lo so che non sembra possibile ma vi giuro che è stata lei. Io l'ho vista-- durante il giorno continuavo a sentire una voce e poi non so come ma mi sono ritrovata in acqua, era come se non riuscissi a fermarmi. » Ci fu un breve momento di silenzio in cui Hans e Jörg si fissarono. Loro sorella era una maga e cose strane erano già successe in passato, per quanto assurda era una spiegazione logica. Jörg fu il primo a chiedere
« Scusa ma non potevi farle due abracadabra?! »
« Non sapevo nemmeno di essere stata ipnotizzata... È stata molto convincente, ha fatto cose che- » arrossì improvvisamente ricordando quella specie di bacio. Ah sì fantastico il primo amore, una sirena assassina che cerca di affogarti. Come dimenticarlo. Provó a sviare l'argomento « Ah la collana! Le ho strappato la collana! Ricordate? La guida aveva detto che era la fonte del suo potere... Dopo non ricordo, si è trasformata ed è diventata orribile. »
« Ah si è struccata-- Alice ascoltami, la prossima volta trovati una ragazza meno assassina, grazie. Non so, qualcuno che non ami affogare la gente per esempio. » risposte Jörg ridacchiando e insieme a luk anche Hans sembró finalmente rilassarsi, sorridere addirittura.
« I-In che senso la prossima volta?!» balbettó Alice arrossendo. Non ci sarebbe stata una seconda volta ne aveva avuto già abbastanza! Tirò un cuscino verso Jörg imbronciata, mentre i due ora scoppiavano a ridere. Avevano accumulato abbastanza tensione dentro di loro che sembrava un qualcosa di liberatorio. Alice osservó la collana appoggiata sul sacco a pelo accanto a lei. C'era solo un'ultima cosa da fare.
Si diresse sicura verso il molo, con Hans a tenerle il braccio e Jörg a chiudere la strada. Era ora di dire addio a quella triste vicenda e liberarsi della maledetra sirena. Si erano fermati proprio di fronte alla sua statua dove sopra era incisa una poesia in suo onore. Alice sollevò la collana a mezz'aria e pronunciò l'ultima frase « Und das hat mit ihrem Singen
Die Lore-Ley getan.»
Lasciò che essa cadesse in acqua e venisse risucchiata dal fondo del fiume.


Die Loreley ♫♪ 💭

Ich weiß nicht, was soll es bedeuten,
dass ich so traurig bin;
ein Märchen aus alten Zeiten,
das kommt mir nicht aus dem Sinn.

Die Luft ist kühl und es dunkelt,
und ruhig fließt der Rhein;
der Gipfel des Berges funkelt
im Abendsonnenschein.

Die schönste Jungfrau sitzet
dort oben wunderbar;
ihr goldnes Geschmeide blitzet,
sie kämmt ihr goldenes Haar.



Sie kämmt es mit goldenem Kamme
und singt ein Lied dabei;
das hat eine wundersame,
gewaltige Melodei.

Den Schiffer im kleinen Schiffe
ergreift es mit wildem Weh;
er schaut nicht die Felsenriffe,
er schaut nur hinauf in die Höh.

Ich glaube, die Wellen verschlingen
am Ende Schiffer und Kahn;
und das hat mit ihrem Singen
die Lore-Ley getan.


©



Un paio di appunti guida per la lettura.

Dove c'è il simbolino ♫♪ ho allegato delle musiche che mi hanno ispirato lo scritto. Principalmente il brano di Liszt e la poesia di Heinrich Heine, poi un altro brano per la spiaggia. Per la traduzione della poesia basta cliccare sul simbolino 💭
 
Top
view post Posted on 17/10/2021, 22:08
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest Settembre 2021



ALICE in WONDERLAND
«And my sense of connection
Is lost like the sound of my steps »

La luce del tramonto illuminava le foglie di un color dorato, il vento settembrino, gentile e leggero, aveva lasciato il posto ad una brezza fredda e turbolenta accogliendo così l'autunno. Il bosco sembrava essersi riunito per salutare la stagione dell'abbondanza, indossando le vesti più colorate. Molte foglie accatastate al suolo avevano estratto il colore dalla terra, mischiandosi al fango. Una quantità indefinita di nubi sostava a pochi passi dalle cime degli alberi, spandendosi all'interno del bosco e celando la vista al sentiero. A tratti, piccoli e fragili raggi di sole filtravano all'interno di quella cappa di nebbia, colorando il bianco di un arancione intenso. I passi della Grifondoro si alternavano disordinati l'uno dietro l'altro, circondati dai pesanti scarponcini che avvolgevano la caviglia, le membra appena tremanti si stringevano in una giacca rosso bordeaux, mentre le mani affondavano nelle tasche calde del maglione. Una palla di pelo rossastro le stava appollaiata sulla spalla, pigramente distesa a godersi il passaggio che quelle solide spalle potevano dargli e dal quale riusciva a sfruttare senza troppo sforzi, quegli acuti sensi di roditore che gli permettevano di identificare i gusci abbandonati sul suolo. Per esserne certo avrebbe dovuto toccarli, ma per ora non sembrava aver intenzione di muoversi da lì. Il placido gracidar di un ranocchio interruppe quella melodia fatta di fruscii e falcate di terra, portando Alice a soffermarsi nella direzione del suono da cui proveniva il ruvido canto.

Just like a spy through smoke and light
I escaped through the backdoor of the world
And I saw things getting smaller
Fear as well as temptation


La nebbia era piuttosto fitta ed era difficile identificare il luogo esatto, per cui si muoveva lentamente, come se l'obbiettivo della sua missione fosse quello di rimanere anonima e celata alla vista. Un raggio di luce colpì i suoi occhi chiari che si chiusero immediatamente per il fastidio, quando voltò il capo lo stagno stava lì a due passi, risplendendo di un color verdastro. Tobi drizzò la coda, percorrendo il suo braccio rapidamente, sembrava preso all'improvviso da una maledetta fretta, balzò via dirigendosi verso lo stagno e per un momento sembró che addirittura vi balzasse dentro. Alice lo seguì osservando come una parte della superficie dell'acqua fosse libera da quella fanghiglia verdastra, si chinò sulle ginocchia allungando una mano verso la riva, riusciva a vedere qualcosa, un riflesso, che fosse quello di Tobi? Bastò un semplice tocco. Tutto intorno a lei divenne confuso, come se si trovasse una una di quelle giostre che ti portano in alto e ti fanno girare in tutte le direzioni, come se il cielo sopra di sé vorticasse e la terra si confondesse con l'acqua e l'acqua con l'aria. Tutto sembrava rimpicciolirsi, gli alberi, le foglie, perfino la nocciola che Tobi aveva afferrato tra le zampe, un vuoto di stomaco si attorcigliò intorno al petto, il cuore che batteva forte, in un ballo elettrico e non inquieto. La curiosità spesso è fonte di guai.

Now everything is reflection
As I make my way through this labyrinth
And my sense of direction
Is lost like the sound of my steps
Is lost like the sound of my steps


Era come se si trovasse intrappolata in un riflesso, una realtà così simile da sembrar uguale ma che si distingueva da essa per dei semplici e piccoli dettagli. Intorno a sé il candore delle nuvole era aumentato e le foglie si erano sostituite a fiori secchi che crescevano su steli aridi, sul terreno quasi sabbioso, ne erano sparsi i petali che producevano un profumo dolce ed intenso. Gli alberi erano figure incappucciate, quasi spettrali, percorsi da ragnatele bagnate di rugiada, privi di foglie. La luce riflessa dal sole era violetta, cupa, sembrava gelare più che emanare calore. Alice mosse qualche passo in quella realtà così dissonante, poi un altro e un altro ancora finché non iniziò a correre, sempre più veloce. Il silenzio delle sue falcate sembrava essere così assolutamente innaturale. Provò a parlare ma nessun suono fuoriusciva dalla sua bocca, era come se il suo stesso respiro si perdesse nell'aria. Quell'albero lo aveva già visto, quel cespuglio d'ortiche appassite la stava fissando da un quarto d'ora.

Scent of dried flowers
And I'm walking through the fog
Walking through the fog


Non ricordava più da dove fosse venuta, lo stagno che aveva sfiorato con le dita era sparito, ogni punto di riferimento che aveva tenuto a mente sembrava essere stato sostituito, più si voltava cercando di riconoscere una strada o un sentiero e più le sembrava di girare in tondo. Era bloccata in quella danza infinita, in quel bosco spettrale dominato dalla nebbia. Un ciuffo di pelo rossastro sbucò tra le nuvole, avanzando sicuro attraverso il sentiero, Alice ne era sicura, doveva essere Tobi. Lo seguì immediatamente, riconcorrendolo goffamente, era difficile stargli dietro e non perderlo di vista. La nebbia circondava il suo corpo, impedendole di vedere i passi di fronte a sé e il profumo di fiori secchi sembrava quasi darle allo stomaco, era un odore acuto e intenso. Continuò a correre e inciampare, le sembrò di proseguire verso un cunicolo buio, circondato da grosse pareti, ma solo più avanti si rese conto di cosa fosse davvero. Si trovava all'interno di un campo di granturco, dalle viuzze strette come corridoi d'un magazzino, dall'aspetto malandato e riarso, esso sembrava piegarsi ora in una strana forma ad arco, quasi come se fosse una porta, costituita da ramificazioni che il grano aveva fatto e che non permetteva di andar oltre. Quando Alice provò a voltarsi indietro, per tornare da dov'era venuta, si ritrovò di fronte a un muro di pannocchie appassite. Non c'era altro modo per entrare se non attraverso quella specie di porta, ma come? Provò a guardarsi in giro e solo chinandosi a terra riuscì a trovare un piccolissima fessura dalla quale poteva spiare perfettamente.
Tobi era proprio dall'altro lato, il suo pelo fulvo scorrazzava con la stessa velocità di prima. Alice doveva muoversi.
Non c'era niente con cui poter aprire la porta e la fessura da cui passare era decisamente troppo piccola. Un raggio violetto illuminò un' apertura tra le spighe, tra queste era incastrata una boccetta, contenente un liquido nero e legata alla pianta da un filo rosso dal colore sgargiante. Alice la sollevò con la mano e sotto di essa il terreno sembrò piegarsi in una scritta. Bevimi. Da dov'era comparsa esattamente?
Rifletti bene Alice, perché se bevi da bottiglie che non sai cosa contengono, è quasi certo che prima o poi ne subirai le conseguenze.
Tentare non costava nulla, l'ampolla conteneva un sorso e nulla più, lo fece scendere giù tutto insieme, avvertendo un forte bruciore irradiarle la gola e un saporaccio ammuffito rimanerle sulla lingua, il cielo prese a vorticarle intorno di nuovo e quello che avvenne dopo fu un frammento di ricordo che riuscì a trattenere. Qualcosa era cambiato, era riuscita ad attraversare il grano. Aveva allungato un braccio, poi l'altro, finendo per oltrepassare la barriera con tutto il corpo. Il problema era che adesso non ricordava più un bel nulla. Perché si trovava lì? Cos'era quel pensiero che fino a poco fa l'aveva assillata così violentemente? A cosa stava dando la caccia? Era diventato tutto nero ed Alice sembrava cullata dal candore della nebbia che continuava a disperdersi intorno.

I see my memories in black and white
They are neglected by space and time
I stored all my days in boxes
I left my wishes so far behind



Era incredibile come le sembrasse di allontanarsi sempre di più, come una cassetta fissa sul rewind. Il campo di mais era uscito dalla sua prospettiva ma le sembrava di essere ferma nello stesso punto di prima, dove il cespuglio di ortiche rimaneva immobile a fissarla. Alice si avvicinò solo per notare che non era affatto un cespuglio di ortiche. Era un cespuglio di rose selvatiche, colorate di un bianco latte molto chiaro. Le sarebbe potuta sembrare la prima cosa normale vista in quel posto, non fosse stato per quei folletti minuscoli che aleggiavano intorno e le ricoprivano di una melma nera. Quella sostanza le rendeva scure e rinsecchite. Ecco cosa faceva diventare i fiori secchi, ecco il perché dei petali sparsi ovunque. La domanda più opportuna da porsi sarebbe dovuta essere, perché lo stanno facendo? E non, perché non lo sto facendo anche io? I pixie notarono il suo fare curioso e la spinsero nella loro direzione, le afferrarono i vestiti e la condussero con loro all'interno del cespuglio, che sembrava un labirinto ancora più grosso, pieno di rose da rinsecchire. Le sembrava quasi di sentirli bisbigliare un canto sconnesso.
Nere le pitturiam, le rose noi verniciam, non c'è che dir, non c'è che far la tinta dobbiam dar. Alice provò a toccare una rosa, ma finì per pungersi. Quello che sgorgò dal suo dito però non fu sangue, era qualcosa che aveva visto proprio poco proprio prima. Melma nera. Solo ora le sembrava di notare la pelle che stava rinsecchendo, diventando come quei petali di rosa a cui aveva dato...la morte, più che la vita.


I find my only salvation
Is playing hide and seek in this labyrinth
And my sense of connection
Is lost like the sound of my steps
Is lost like the sound of my steps



Mentre percorreva in quel groviglio di cespugli, ancora percorsa da un certo tipo di confusione circa il perché si trovasse in quel luogo e quale fosse il suo scopo lì, una figura piccina e rossastra tornò a sbucare nel mezzo del sentiero. Tobi era tornato e sembrava starla aspettando. Alice si liberò velocemente dai Pixie che tentavano di trattenerla, correndo istintivamente verso lo scoiattolo. Era l'unico barlume di speranza che ancora la teneva attaccata alla realtà, l'unico canale di comunicazione con quello che doveva essere stato il suo mondo passato, se doveva essercene stato uno. Non sapeva nemmeno più quando tempo fosse passato, nè che forma avesse un posto diverso da quel labirinto.
Alice svegliati. Alice.
Una voce ovattata prese a diffondersi per il luogo, come se fosse parte di un ricordo, come se appartenesse a qualcosa che prima era stata ma che adesso non era più. Solo che quelle parole non erano affatto parole, erano come musica, erano come canti, vocalizzi distanti, virtuosismi acuti.
Il mondo prese a girare di nuovo, veloce, sempre più veloce, in una trottola impazzita. Alice si portò le mani alla testa, doveva aggrapparsi a qualcosa per non cadere.

Words sounds music and I'm spinning in
Words sounds music and I'm spinning out


Alice svegliati. Alice.
No. Non poteva seguire lo scoiattolo, non poteva andar via, non doveva. Stava aspettando qualcosa, era importante. Improvvisamente l'impulso di correre venne a meno e la Grifondoro si bloccò improvvisamente. Avrebbe avuto il fiatone se avesse potuto produrre un benché minimo suono, ma l'aria gelida intorno disperdeva ogni rumore in grado di essere prodotto da lei.
La terra lo stava implorando, i fiori ne supplicavano l'arrivo, tutto ciò che sembrava morto, compreso il suo corpo che stava raggrinzendo, era in attesa di qualcosa. Mentre la nebbia si disperdeva e il cielo si copriva di nubi scure, come filtrate da un gigantesco annaffiatoio, grosse gocce di pioggia presero ad irradiare il posto ed Alice stessa. Sembravano togliere la vernice da fiori e spogliare gli alberi dalle ragnatele, tingere di nuovo il sole di giallo e la terra di fango e tornare a rendere rosa la sua pelle annerita delle sue mani.

But I want to stay here
'Cause I'm waiting for the rain
And I want it to wash away
Everything, everything, everything


Solo ora riuscì a vederlo. Uno stagno color verdastro che risplendeva tra la pioggia. Alice non sapeva bene cosa fosse, ma vi si chinò accanto e ne toccò scioccamente la superficie.
Alice svegliati. Alice.

____________❀___________



« Alice, Alice, Alice! Puoi essere così gentile da stare attenta e ripetere la lezione?»

La Grifondoro parve svegliarsi di soprassalto. Era in classe, durante lezione di Storia, accanto a sè una compagna le aveva appena dato una gomitata. Il professore la fissava da dietro le lenti spesse e doveva averle chiesto qualcosa di maledettamente difficile, perché tutti avevano un'espressione terrorizzata sul volto. Ma lei cosa cavolo ne poteva sapere? Guardò sulla lavagna, c'era uno schema, fatti che parlavano della creazione di universi paralleli all'interno della letteratura « Dunque Miss Wagner?» ripeté il professore ancora una volta « U-Uno stagno, uno stagno che ti trasporta in un bosco dove ci sono solo fiori secchi e nebbia e alberi ricoperti da ragnatele-» ci furono alcuni istanti di silenzio che vennero interrotti dall'annuire del professore « Esattamente, esattamente ottimo esempio. Ci sono stati tramandati fatti su universi paralleli proprio simili a quello da lei descritto, cinque punti a Grifondoro! E ora Girate tutti a pagina 394.» Quel sogno, le aveva proprio salvato la pelle. Forse era proprio l'ora di mettersi a studiare.

code © psiche


Words of Magic

Spirt n°2: Descrivi un sogno che sembra voler comunicare qualcosa di importante al tuo PG
Miscellanea n°5: Unisci una delle prove al contest a tema del mese (valido ogni mese con una prova diversa; da +1PS e un altro punto in base alla prova scelta).


Edited by Nontiscordardime - 27/10/2021, 16:53
 
Top
view post Posted on 27/3/2022, 08:58
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest Marzo 2022


ALICE WAGNER ( ) Gryffindor - Prefect - Broken« I'm terrified by this dark thing that sleeps in me. » Freddo. Gelo. I battiti del cuore che sembrano fermarsi, come dopo una lunga corsa.
Alice sta annegando. Di nuovo. La superficie è chiara e limpida, i raggi del sole sembrano carezzarla, la mano destra di Alice è rivolta verso l'alto, in cerca d'uscita. Non sembra voler combattere, ha le dita rilassate come sconfitte dalla pesantezza dell'acqua, arricciate dalle onde che la sospingono verso il basso, verso il buio. L'aria fuoriesce in bolle fluttuanti, al suo posto l'acqua si fa spazio all'interno. E' come osservare il suo corpo cadere senza poter fare nulla. Alice urla, ma niente sembra riuscire a sentirla.

Non respiro.

Quando riapre gli occhi è una pozza di sudore. La schiena si solleva dal cuscino, spostandosi in avanti, sottopelle avverte come un tremolio incontrollabile. Probabilmente è riuscita a non urlare per davvero, dato che intorno a lei tutti sembrano dormire. Il silenzio, interrotto dai respiri rilassati di chi è intrappolato in sogni migliori sembra riuscire a far tranquillizzare il suo battito, mentre con il fiatone assapora ogni particella d'aria, Alice respira con rabbia.
Perché? Perché è stata così stupida da permettere che una cosa del genere accadesse di nuovo? E soprattutto, perché questa volta sembra averla colpita più duramente che quella precedente? Tirarsi su non è facile, le sembra di non avere la forza di sostenere il suo corpo, le sembra di essere ancora in preda alle correnti del lago, come se una forza oscura non vedesse l'ora di trascinarla a fondo. Un mostro, pronto a distruggerla. Il freddo che avverte nell'uscire fuori dalle coperte non è reale. Mettere su strati di caldo non riesce a fermarlo, rimane lì costante, fremente sulla sua pelle. La mostra artistica del peccato, lei la sua opera più famosa, tratteggiata da quelle chiazze di neve, sulla pelle rosea.

Te lo sei meritato. Perché sei una codarda.

Il passaggio dal letto al bagno è diventato ormai un'abitudine. Dal giorno dell'accaduto non fa altro che tornare nel bagno e ascoltare il suono dell'acqua corrente che scorre dal lavandino. E' inutile. Qualsiasi cosa faccia la riporta a quel momento, come uno stereo rotto sempre fermo sul solito disco. E allora perché non infliggersi quel dolore lei stessa? Perché non diventare il suo stesso carceriere, perché non scegliere le pene più dure?
E' fredda mentre scorre sui polsi, l'acqua del dormitorio. Per qualche motivo ha un odore diverso, come purificato, innocuo. E' acqua che non può farle del male, perché controllata da quel piccolo tubicino dove può misurare il flusso e l'intensità. Ha il potere di scegliere dover far cadere le gocce, ha il potere di interromperle. E quello di Alice? Il potere che le scorre nel petto, nelle vene? Quella fiammella bluastra che si attiva ogni volta che richiama la magia, quell'energia incandescente che le permette di incantare le cose intorno? Dov'era la magia mentre affogava? Dov'era?
Gocce salate si confondono con quelle dolci, il respiro si altera, soffocato a tratti dalle braccia che lo avvolgono mentre la testa viene portata sulle gambe piegate.

Avresti potuto salvarti. Semplicemente non hai voluto farlo.

Questo è il pensiero che la ossessiona di più. Perché non ha afferrato la bacchetta? Perché non ha fatto niente? Ha lasciato che il buio la inghiottisse, non ha nemmeno provato a lottare. Anche i pesci quando vengono pescati fuori dall'acqua scalciano, pur sapendo dell'inutilità di quel gesto. Come se rigirarsi in ogni direzione potesse impedir loro di venir uccisi, eppure è qualcosa di istintivo. E invece Alice? Si è vantata tanto del proprio coraggio, della propria prontezza e poi è finita in quel modo, abbandonandosi all'abbraccio del buio. E' rimasta ferma, pietrificata, incapace di poter far qualsiasi cosa. Ha preferito rinunciare.
E così se ne sta ora con la schiena al muro, ai piedi della vasca, l'acqua continua a scorrere mentre Alice fissa la sua immagine allo specchio. Le ciocche di capelli bianche sono evidenti ora che non le nasconde, i segni sul collo e sull'avambraccio spiccano come marmo su pietra.
Semplicemente non c'è un modo per scappare, perché come si può scappare da se stessi? Come si ammette a se stessi che non è stata l'acqua ad ucciderci, è stata la paura.
E' stata la paura, Alice. Sei stata tu.

Il mostro sei tu.

the heart is deceitful above all things,

 
Top
view post Posted on 18/5/2022, 20:37
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest Maggio 2020



Alice Wagner Il vinattiere ti versava un poco
d’Inferno. E tu, atterrita:
“Devo berlo? Non basta
esserci stati dentro a fuoco lento?”

“E il Paradiso? Esiste un paradiso?”.
“Credo di sì, signora, ma i vini dolci
non li vuol più nessuno”.

(E.Montale)
La mia immagine allo specchio mi fissa come se si aspettasse qualcosa da me, limpida e cristallina mostra orgogliosamente anche i tratti più sfacciati, mentre io cerco di coprire quelli che mi creano più pensieri. Son passati due mesi da quando sono annegata e le cicatrici non sembrano accennare a guarire. Ormai funziono come una macchina riparata, riesco perfino a fingere un rumore di sottofondo inesistente, tutto per non farmi beccare. Dentro so che è tutto una truffa. Le crepe sono però evidenti, come quelle di una tazzina da tè scheggiata, lucide riflettono alla luce, interrompono il colore, mostrano il nudo. Mi chiedo con una certa disperazione, come si ritorna a respirare? Come si rimettono insieme i pezzi? Passo dall'immagine riflessa a fissare i bagagli accatastati in un angolo.
Vacanze. Tornare a casa per qualche giorno mi ha sempre messo di buon umore, ora non riesco a far altro che avvertire una leggera ansia, un nervosismo intrinseco legato alle mie cicatrici e all'innegabile verità di poter essere smascherata. Ho rimandato le vacanze già due volte da quando sono finita in fondo al lago nero, per paura, per bisogno. Ormai tutto ciò di cui vado più fiera non è altro che la messinscena che ho messo su. Il veleno con il quale guarisco e intossico ogni mia ferita. È diventato troppo facile mentire difronte ad occhi non attenti, ad abbracci di circostanza a parole che sgusciano via tra le mani. Riuscirò a mantenere la stessa faccia tosta anche tra quelle colline? Là dove i prati sussurrano al vento i miei pensieri più intimi, dove la terra umida avvolge i miei passi e dove il labirinto di grano lascia andar via le preoccupazioni più ostinate, lì dove le braccia di mio padre mi accolgono, salde e sicure. Riuscirò a fingere che vada tutto bene?

<< ALICE devi muoverti, stanno partendo tutti, guarda che non ti aspettano di certo! >> è una voce familiare che mi chiama, con una certa urgenza, ma io sembro aver perso l'orientamento. Mi volto dopo qualche secondo, Amy mi fissa come se avesse ripetuto la stessa frase tre volte << Was?* >> Le chiedo facendo uso della mia madre lingua, Amy sembra sfinita. Indica le valige poi me, poi l'uscita. Ah devo muovermi. Chiaramente ho perso troppo tempo nel cercare di organizzare i pensieri. Bofonchio qualcosa di pseudo ironico che come al solito me la fa passar liscia e mi dirigo verso Hogsmeade insieme ad un gruppo piuttosto rumoroso di studenti. Solitamente sono una di quelle che guidano la combriccola e che piantano il peggior casino, ma ormai anche loro devono aver capito che c'è qualcosa di strano in me e mi lasciano stare nel mio angolo. Forse l'ho passata liscia con la storia che i miei voti sono peggiorati e che i miei mi hanno detto di rigar dritto per un po', forse se la sono bevuta. Quando arriviamo c'è una fila assurda, sono state organizzate delle passaporte in modo da poterci far andare a Londra il più velocemente possibile e da lì raggiungere successive destinazioni. Non vedo l'ora di compiere diciassette anni e di potermi smaterializzare dove cavolo mi pare, l'idea di dover andare di passaporta in passaporta mi fa venir voglia di rimettere già da ora. Uno studente si avvicina, Tommy, lo conosco da diverso tempo, in passato ne abbiamo combinate delle belle << Insomma qual è il tuo problema Wagner? Non ti capisco in questo periodo sei davvero strana. >> lo fisso per più tempo del normale. Diversa, già è vero. Nonostante sia stata ben sedici anni una certa Alice Wagner non riesco più a capire come tornare ad esserlo. E mi mi manca, al punto che darei qualsiasi cosa per non essere nel punto in cui sono ora. Ma non posso far altro che stringere i pugni e recitare la mia parte << Ma va Tom ti pare? I miei mi hanno messo alle strette, devo rigar dritto per un po'... niente più caccabombe nell'ufficio del preside per me! >> Sorrido, ma dentro vorrei sprofondare. È tutta una recita. È tutta finzione. Come sono arrivata a questo punto? Inghiotto la rassegnazione come se fosse saliva avanzata, anche se fa fatica ad andar giù. A volte ricordo alcune sensazioni del passato e mi coglie improvvisa la spensieratezza che un tempo mangiavo a bocconi d'aria, grossi tanto che non facevo fatica a masticarne due insieme. Ora mi pare di non aver abbastanza ossigeno per affrontarli. Un senso di vuoto legato da un filo di amarezza, come se volessi riavvolgere la pellicola e rimanere ferma in quegli istanti di serenità. Forse è per questo che fingo, è per questo che continuo a metter su questo patetico teatrino. Perché il rimpianto è troppo grande per poter essere accettato e messo da parte. E quindi fingo di vivere come avrei vissuto allora, logorata in parte da una diversità che rigetto e che non sembra appartenermi. Appesa a quella nostalgia come un ago di pino al suo ramo. C'è qualcosa di diverso in me. Lo avverto chiaramente ma non riesco a capire cosa sia esattamente, lo rifiuto. Perché non può tornare tutto com'era prima?

Mi rendo conto di nuovo di essermi isolata ma ormai non ha più importanza perché sono a Londra e mia nonna mi aspetta da qualche parte per portarmi ad Eisenbach, il piccolo villaggio sperduto a sud della Germania dove sono cresciuta. Mia nonna Rose mi guarda con occhi che leggono, ma non proferisce parola, non è mai stata un'impicciona. Si limita a farmi da taxi e a stringermi in un forte abbraccio prima di andare via. Per fortuna dura poco perché sento già le gambe cedere.
Il sole estivo batte piuttosto forte è quasi mezzogiorno, mio padre deve essere in pausa pranzo, non ho voglia di incontrarlo per cui rimango lì imbambolata a chiedermi se sia il caso di gironzolare in giro o proseguire verso casa. Esito non poco, riesco a vedere casa mia, il recinto traballante, le tegole di legno appuntite, l'edera che le ricopre in parte, i lenzuoli stesi al sole presi a prendere aria, le buche che segmentano la terra. Ricordo di essere inciampata proprio lì di fronte più di una volta e di essermi fatta diversi lividi. La mia mano va a toccare immediatamente la cicatrice che ho sul collo, rabbrividisco all'idea di mostrarla ai miei familiari.

<< Digga bist du schon da?! Sagst du nichts?! * >>
La voce di mio fratello Jörg arriva radiosa al mio orecchio, eccitata, felice, mi sorride e mi abbraccia insieme, come al solito senza darmi il tempo di replicare. Il mio cuore batte forte, non so cosa dire << Eh, lass mich doch atmen!* >> replico ricambiando in parte il suo abbraccio, rispondendo con un affettuosissimo pugno sul braccio, nel frattempo evito sapientemente il suo sguardo. Lui si limita a sollevarmi le valige, nonostante gli abbia detto mille volte ti poter utilizzare la magia, ma come al solito mi dice che non gli pesa farlo e insieme ci incamminiamo verso casa.

Una miriade di sensazioni sembrano colpirmi nello stesso istante, perché anche solo l'aria sembra avere un sapore così dolce? Vedo i miei passi bambini percorrere il perimetro della casa, grassi e pieni di voglia di crescere. Vedo la mia bici, di un rosso fiammante all'epoca, capitombolare nel burrone appena più avanti, ora sostituito da un cespuglio d'erica. Vedo me sgattaiolare fuori dalla finestra per andare a giocare con i miei amici durante un giorno di punizione, vedo mio padre e i suoi amici riunirsi nel tavolo fuori casa e intonare cori brilli e poco intonati. Vedo Hans baciare la sua prima ragazza sulla porta di casa e le risate mie e di Jörg che lo prendiamo in giro. Ci vedo mentre siamo riuniti a tavola, un normale giovedì di Dicembre a litigare furiosamente sull'ultimo pezzo di cheesecake. Inspiro l'aria più forte che posso, come se ne fossi stata privata per troppo tempo e mentre lo faccio vedo Hans e mio padre venirmi incontro. Lo sanno. Sanno tutto. Nel loro sguardo c'è più che la semplice gioia, c'è preoccupazione, sollievo, coraggio, paura. Sposto il capo verso Jörg, poi verso i due che mi vengono incontro, ho gli occhi lucidi e faccio fatica a trattenere il tormento infernale che mi brucia in petto. Mentire costantemente a tutti mi ha intossicato, ho bevuto così tanto fiele, così tanto risentimento da rimanerne assuefatta, per vergogna, per pudore. Come si può voler respingere la dolcezza? Stringo i pugni fermandomi improvvisamente, non lascio che nessuno mi tocchi << Oma hat das---Oma hat das doch versprochen. Sie hat das versprochen. *>> continuo a ripetere, la mia voce è un sussurro e trema. Lo dico convinta pur sapendo che non poteva essere vero che nessuno li avessi messi a conoscenza. Pur sapendo che averli evitati li ha feriti e preoccupati ancor di più, pur sapendo che non posso avere da loro l'indifferenza di cui mi sono circondata fino ad ora. Pur sapendo che mentre cado a terra, mentre le lacrime rigano il mio viso, mentre avverto il loro abbraccio e calore, mentre ascolto i loro cuori battere all'unisono per me, l'unico pensiero che riesce a fermare l'inferno è: "mi siete mancati più dell'aria."

E mentre accetto di essere debole, di essere sconfitta e codarda e faccio i conti con la me stessa di ora e non quella di un tempo, mentre accetto che la nostalgia più grande sia quella per loro e non per la persona che ero stata prima, qualcosa in me cambia. Il cuore brucia palpitante, forte da far male e così alcune ciocche dei miei capelli tendono a colorarsi di una sfumatura di rosso più intensa come accesi da fiamme roventi. Una sfumatura in qualche modo non mia, che irradia appena le punte e sembra voler bruciacchiare il resto, una sfumatura instabile che sfuma nel nero e che non rimane costante. Non ho idea cosa possa essere. Cosa mi succede esattamente? Avverto un formicolio fastidioso sul petto, doloroso a tratti. Riesco a vedere le ciocche di capelli cambiare sotto i miei occhi, non mi sembra vero. Cosa esattamente mi è successo in fondo a quel maledetto lago? Le mie emozioni sono un turbine instabile, mi sembra che siano loro a controllare ogni movimento, mi ordinano cosa fare ed io ubbidisco senza battere ciglio. E' come se mi stessi auto distruggendo. Basta, Basta vi prego mi ripeto incessantemente. Fermate l'altalena, voglio scendere.
E così come è iniziato così si ferma, lentamente scompare, il bruciore si calma e sparisce, i capelli tornano normali. Il mio cuore sembra tranquillizzarsi, mi siedo, bevo dell'acqua, respiro. La lingua sembra sciogliersi e inizio a parlare, racconto di cosa mi è successo, di come ho affrontato la situazione, di cosa mi pesa sul cuore. Parlo per un'ora intera senza fermarmi, a ruota libera. E finalmente lo sento, il sapore dolce di casa mia. L'unico capace di colmare qualsiasi mancanza.
code © psiche


**** Traduzione Dialoghi


Alice: Che?
----------------------------------------------------------
Jörg: Oh bro(?) sei già qui?! Che non dici nulla?!
Alice: Oh fammi respirare!
------------------------------------------------------------
Alice: Nonna lo ha promesso! Lo ha promesso!


Edited by Nontiscordardime - 19/5/2022, 18:05
 
Top
view post Posted on 16/7/2022, 19:46
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest Luglio 2022


Alice Wagner
tumblr_inline_n93ljaXL8m1rkkmoo

tumblr_inline_n93lj1BMnW1rkkmoo

tumblr_inline_n93ljhNaOt1rkkmoo

" If you wanna live your life
Live it all the way and don't you waste it. Every feelin' every beat, can be so very sweet you gotta taste it. "
Sole che punge la pelle, torpore dei sensi, profumo di Ibisco, libertà, spensieratezza, divertimento. La bocca ricolma di risate accompagnata da una sensazione di leggerezza, come se da un momento all'altro si possa catturare il mondo dentro il proprio palmo e portarlo a spasso per la campagna, come se scendendo giù dalla collina a tutta velocità si possa capitombolare nell'universo ed abbracciarsi con la terra ricolma di verde, come se ascoltando il suono del vento tra le foglie scintillanti di vita, si possa in effetti sentire il respiro del mondo. Ecco cosa direi se mi dicessero di parlare dell'estate per me, per quello che ha sempre rappresentato. Eppure a tutto questo si è aggiunto dell'altro, qualcosa che sembra aver superato i limiti di ciò che mi ero imposta, i limiti di una realtà in fondo semplice, pura, che ora sembra sporcarsi di fascino e mistero. All'aria calda e dolce dell'estate, si aggiunge il cuore che batte più forte, le vene che scoppiano sottopelle, consumano d'una voglia matta di ballare, scatenarsi, di spingere il proprio corpo oltre l'inesplorato. Un ardore indomabile, un desiderio continuo di mettersi alla prova, di rendersi così tanto luminosi da splendere più forte e più intensamente di tutti. E soprattutto un patologico bisogno di prendere decisioni sbagliate. Il cuore, i sentimenti si mischiano alle sensazioni, agli istanti di adrenalina ed eccitazione, dove le molecole che compongono il corpo sembrano vibrare impazzite e confondersi le une con le altre, dove la risposta dei gesti è immediata, naturale, istintiva, dove la ragione perde il suo controllo e onnubila il senno.

E' estate come lo è stato tante volte, ma io non sono la stessa di quelle precedenti. Indosso qualcosa di stretto, corto, la mia pelle profuma di lavanda, i miei capelli sono cresciuti fino a sotto le spalle e sembrano confondersi assieme alle luci della discoteca. Sento il mio corpo che pulsa di vita mentre mi muovo perfettamente a tempo, il battito del cuore sincronizzato con la canzone sparata a tutto volume, lo sguardo che vaga alla ricerca di qualcuno con cui ballare. Sono venuta con i miei amici, sono sparsi per tutta la sala e spesso vengono a passarmi qualche drink sottobanco, l'alcool e il fumo rendono i miei sensi più confusi, dissetano la mia voglia di festa e divertimento colorandolo di note proibite. Ma io non sono mai stata ligia alle regole e mai prima d'ora mi è piaciuto così tanto infrangerle. La verità è che stare in questo stato mi costringe a non pensare, mi dà solo sensazioni benefiche ed io assetata di vita non voglio che berne di più fino ad ubriacarmi, fino ad una overdose di adrenalina. Quindi voglio spingermi sempre più oltre, oltre quello che poco tempo fa mi dava i vuoti di stomaco e i battiti di farfalla, oltre alla pelle d'oca improvvisa, oltre al pulsare sonoro del sangue. Voglio solcare quel limbo oltre il quale non ho mai osato. Avverto che altri mi ballano intorno, i nostri corpi che all'unisono sembrano vibrare egualmente e tra le luci rosate incontro uno sguardo, mi cerca. Non mi sono mai soffermata troppo sul mio aspetto prima d'ora, non ho mai pensato a come apparissi all'esterno. Certo in qualche modo so già come l'inclinazione della voce e i movimenti del corpo possano ingannare, ma sedurre, quello non è mai stata una cosa di cui mi credevo abile. Eppure lei me lo dice. Me lo dice con lo sguardo, me lo dice sfiorandomi il fianco, ballandomi intorno.
E io, avida di tutte quelle sensazioni nuove, assetata di respiri e battiti da aggiungere alla mia lista, decido di spingermi oltre. Un mezzo sorriso compare sul mio viso, la mia espressione da malandrina non fa che aiutarmi nel processo, la mano che sale a sfiorarle la guancia mentre l'attiro a me. In realtà non ho idea di cosa io stia facendo, mi viene istintivo, naturale, come se il mio corpo si muovesse prima del pensiero, prima che io riesca effettivamente a portarvi un freno razionale. Lei si lascia trasportare fin troppo facilmente, i nostri visi sono vicini, le labbra si sfiorano e io sento la pelle vibrare, come scossa dalla corrente elettrica. Il tocco è leggero, delicato, riesco a sentire il sapore del suo lucidalabbra, il profumo dei suoi capelli castani il suo corpo vibra proprio come il mio, le sua destra sfiora la mia nuca, una sensazione che mi obnubila ancora di più. Non so bene come ma ci accostiamo in un angolo, io premo con il mio corpo sul suo, le labbra si intrecciano senza lasciar spazio nemmeno ad un centimetro d'aria e mi sembra d'impazzire.
E' qualcosa che non ho mai provato prima, mi sembra di viaggiare in un'altra dimensione, di galleggiare nelle particelle d'aria e al tempo stesso di bruciare a fuoco lento. Il mio cuore è al sicuro, incatenato in una cella nascosta a doppia mandata, distaccato da quelle sensazioni prettamente fisiche, custodito da sentinelle difficili da corrompere. Rimango lì per un tempo che non saprei definire, poi insieme torniamo a ballare a saltare in alto, a urlare a squarciagola e ogni tanto ritorniamo tra le braccia dell'altra, le nostre labbra sono avide e non sembrano riuscire a scollarsi. E' come se una volta superato il limite non si avesse più una barriera, non si tornasse più indietro, non si possa più cancellare ciò che si è provato. Quando ci salutiamo sappiamo già che non ci rivedremo, quel momento di condivisione è stato forte, intenso e pur essendosi consumato non è riuscito a farmi del male. Sono solo positive le sensazioni con cui abbraccio la notte, l'aria fresca quasi fredda, le urla, le risata tra gli amici e quelle labbra che non rivedrò più ma che sono sicura riusciranno a darmi le stesse sensazioni, gli stessi brividi, una volta incrociato uno sguardo diverso.
 
Top
view post Posted on 31/10/2022, 19:08
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest a Tema Ottobre 2022

AliceWagner
Era da un po' di giorni che Alice si sentiva particolarmente nervosa, come se le emozioni le navigassero dentro senza una rotta, sfiorando spesso la superficie della pelle, ancorandosi intorno ai lidi del cuore.
Non era niente di nuovo, qualcosa a cui era abituata, un sentirsi "lievemente sperduti" nel mondo, senza una mappa a cui potersi affidare. Eppure da quando aveva avuto l'incidente al lago riuscire a controllare le emozioni era diventato ancora più difficile. Le accadevano spesso momenti irrazionali durante i quali sentiva di vibrare come una foglia su un ramo in tempesta, ma se prima la cosa si era limitata a scuoterla interiormente, ora era diverso. Manifestazioni fisiche prendevano a colorarle i capelli o le iridi degli occhi, la pelle sembrava diventare rugosa al ricordo del lago, picchi di dolore immotivato esplodevano insieme al contempo dei cambiamenti fisici. All'inizio aveva deciso di ignorare tutto, come se se lo stesse immaginando, magari era così rincitrullita da vedere cose che non esistevano, ma poi erano diventati sempre più frequenti e difficili da nascondere agli occhi altrui. Certo qualche scusa con i babbani funzionava, ma con i maghi o con i suoi familiari non sembrava avere l'effetto desiderato. Agli sguardi preoccupati si susseguivano domande, richieste, esortazioni. Non potevano essere tutti fuori di testa, qualcosa stava chiaramente accadendo.

Ultimamente viveva con l'ansia che qualcosa potesse improvvisamente influenzare il suo umore e farlo raggiungere picchi così alti da spingerla a quei cambiamenti poco desiderati. Dire che non riusciva ad affrontarlo era poco, il fatto che le cicatrici, l'incidente al lago e la Metamorfomagia fossero capitati tutti insieme non le dava modo di affrontare nessuna delle tre cose. Era tutto dato dal fatto che andare avanti fingendo che fosse tutto okay fosse più facile che affrontare il vero problema.
Si sentiva rotta, come un piatto buttato a terra e incollato con mille pezzi sbagliati. Cos'era esattamente che le succedeva durante quei momenti? E perché le alteravano l'aspetto in quel modo? Negli occhi degli altri aveva visto la preoccupazione e la paura, come quando si nota qualcosa di anormale, di sbagliato, qualcosa da correggere, da cambiare. Cosa c'era che non andasse in lei?

Si tirò sul dal letto con un colorito spettrale, per colpa di quegli incubi non era riuscita a chiudere occhio e pensare di dover affrontare un'intera mattinata nell'aula di Pozioni le faceva venir voglia di scavarsi una fossa e fingersi morta. Nonostante l'idea di improvvisare un'influenza fosse allettante si ricordò di aver usato quella carta la settimana precedente, per cui marciò con fare lugubre verso i sotterranei, pronta ad annoiarsi così tanto da maledirsi di essere ancora in vita. Poi il miracolo accadde. Si avvicinò a quella che sembrava essere una folla di studenti, proprio all'entrata, intenti a chiacchierare tra di loro. Sgomitando a destra e manca, sospettosa di tutto quel baccano, si avvicinò per chiedere in giro quale fosse il problema. Subito una ragazzina del primo anno, Sandy Williams, le si avvicinò con fare allegro, Alice aveva avuto modo di conoscerla qualche mese prima e come molti giovani matricole prima di lei aveva finito per diventare la sua ombra. Non c'era pettegolezzo che non sapesse su di lei, ogni volta che indossava qualcosa di nuovo, magicamente Sandy indossava la stessa cosa il giorno dopo. Frequentava ovviamente tutti i suoi corsi extra scolastici, nonostante fosse pessima nel Quidditch e nello sport in generale e quando si ritrovava di fronte la Wagner gli occhi le brillavano
<< Alice, Alice! Dustman ha fatto esplodere di nuovo le caccabombe nelle aule dei sotterranei e ora è impossibile entrarci! Hanno annullato le lezioni per la mattinata! >>

<< In TUTTE le aule intendi?>>
<< Si esatto!>>
<< Wow ma chi è sto tipo devo assolutamente farmi raccontare come--- ahm cioè >> si bloccò improvvisamente, rendendosi conto di essere un prefetto e di non poter dire tutto ciò che le passava per la mente, doveva mostrare rigore, contegno...maturità?
<< il suo esempio non va assolutamente seguito. Uno gesto del genere avrà delle conseguenze molto pesanti non vorrete mica farvi espellere?!>> non ci credeva nemmeno lei mentre lo diceva, sapeva che quello che stava dicendo era parte del suo dovere da prefetto, da studentessa sarebbe voluta andare a stringergli la mano e complimentarsi. Questo Dustmann se lo doveva segnare da qualche parte.
Prima di prendersi cinque minuti per gioire della notizia si mise a riorganizzare gli studenti, farli andar via dal corridoio, riaccompagnare i primini nelle loro sale comuni, mostrar loro la biblioteca e altre cose che l'avevano tenuta impegnata e quindi priva di pensieri asfissianti. Ora che si ritrovava finalmente sola aveva deciso di andare a farsi un bel riposino, di quelli che ti risvegli a metà del pomeriggio senza nemmeno sapere più il tuo nome. Fece per prendere le scale quando venne bloccata da due ragazzi del suo anno. Tyler Morgan di Corvonero e Jaime Lopez Tassorosso
< WAGNEEEEERRRRR! Hey hai sentito che non abbiamo lezione? > Tyler le si avvicinò saltellando, con un faccino privo di pensieri
<< Sì figata! Devo complimentarmi con questo Dustmann! >> sorrise allegra Alice aggiungendo un'occhiolino nella direzione del corvonero, quando si accorse che anche Lopez era lì accanto. Il Tassorosso prese parola con fare quasi disinteressato
<< Alcuni noi vanno ad Hogsmeade. Dicono che c'è una fiera gipsy, roba figa, dovresti venire. >> Una festa gipsy suonava bene, ma quanto sarebbe suonato meglio un bel pisolino? La tentazione di gettarsi sul suo adorato letto era davvero molta, ma al tempo stesso prendersi una giornata per lasciar andare i pensieri non suonava affatto male
<< Aaahmm ma veramente io... sai da prefetto dovrei--->> venne interrotta immediatamente da Jaime che non voleva sentire ragioni, chissà cosa bolliva in pentola? Perché mai era così gentile con lei?
<< Baaaah non fare la pallosa Alice dai! Ci si diverte! E poi mi devi ancora un succo di zucca, ti ricordo la scommessa eh. Hai puntato più di cinque galeoni per vedere Nick chiedere a Cindy di uscire >>
<< E li avrei anche maledettamente vinti, non fosse che-- >>
<< Non fosse che poi Nick ha finito per farsela sotto e non andare all'appuntamento! >>
<< Maledetto sfigato! >>
<< Dai se vieni prometto il debito è pagato. >>
<< Puah e dovrei fidarmi perché? >> La Grifondoro lo guardò sospettosa, come al solito era un chiacchierone che alla fine non teneva mai le promesse. Quante ne aveva sentite sul suo conto? Di tipe che aveva fatto piangere disperatamente? Figuriamoci se le avesse fatto pagare un debito con un nonnulla del genere. Jaime arrossì lievemente, preso in contropiede, rispose mettendosi subito sulla difensiva.
< P-Perchè oggi mi va così. Perché sei sempre così sospettosa oh? >> la rossa ridacchiò, effettivamente non era una che si fidava troppo anzi tendeva sempre a capire quale fosse la trappola racchiusa dietro l'eccessiva gentilezza della gente sospetta come lui << Pff non mi inganni Lopez con quel bel faccino, credi forse che non sappia giocare anche io le mie carte? >> continuò a prenderlo in giro tenendo il solito sorrisetto divertito sul volto, intanto Jaime controbatteva quasi rassegnato, sembrava fosse in imbarazzo il che era davvero strano conoscendo la sua solita sfrontatezza. << Oh credimi. LO SO eccome.>> << Mh va bene dai ci vediamo dopo. Ma stavolta il succo di zucca me lo offri tu >> azzardò tastando il terreno per vedere quali intenzioni avesse, Tyler a lato non faceva che seguire la scena con dei finti pop corn fatti di aria. Lopez annuì serio, manco stesse recitando gli ingredienti di una pozione di fronte al prof White << Andata. A dopo. >>
Alice rimase lievemente interdetta, per cui si voltò e proseguì verso le scale non riuscendo ad udire altro che un chiacchiericcio di sottofondo dei due che continuavano a urlare e prendersi in giro, tirò gli occhi al cielo proseguendo verso il dormitorio Grifondoro. Magari avrebbe finito per divertirsi e togliersi addosso quella sensazione che le dava incredibilmente fastidio.
<< Ah meno male che hai detto che gliel'avresti fatta pagare, com'è che sei finito che devi offrirle tu qualcosa? >>
<< Sta' zitto Taylor! >>
<< Aaaaah Lopez ha una cotta!!>>

Una volta in camera, la strana sensazione sulla pelle, non sembrava voler andar via. Si fissò allo specchio per qualche secondo, le ciocche di capelli bianche erano state intrecciate da lei questa mattina, ormai era inutile nasconderle. Come ogni volta che osservava la sua immagine prese a sfiorarsi la cicatrice sul collo e sull'avambraccio. Sbuffò insoddisfatta e si decise a prepararsi. Indossò un vestitino bianco, dato che era ancora piuttosto caldo, lasciò i capelli sciolti sulla schiena, afferrò una borsetta ed uscì. Al piano di sotto si ritrovò circondata dal gruppone di studenti che si erano organizzati per la fiera, subito presero ad incamminarsi verso Hogsmeade. L'argomento delle caccabombe era il vero topic della giornata, non avevano fatto altro che discuterne in tutti i più piccoli particolari, analizzando la grandezza di quell'opera e dimenticandosi totalmente che un prefetto fosse presente tra le loro fila, dato che dopotutto si trattava di Alice. Alice era una tipa figa, alla mano, era super divertente e di lei ci si poteva fidare, non avrebbe mai fatto la spia, per questo motivo piaceva a tutti. Dopotutto era facile essere popolare, essere amata ed ammirata, era tutto così naturale che Alice si chiedeva spesso quanti avrebbero davvero continuato a volerle bene se avessero saputo del mostro che si nascondeva in lei. Se avessero saputo delle sue paure più profonde, se avessero saputo cos'era accaduto in fondo al lago.
Quando arrivarono in città notarono immediatamente delle grosse tende colorate, bancarelle con i più varie carabattole, dipinti, libri, scatole di ogni tipo e per utensili da cucina e ancora vestiti e altro. C'era gente che ballava per strada, altri che facevano incantesimi per trasformare il corpo, giocolieri che maneggiavano il fuoco e tanta tantissima musica. La magia presente nell'aria era una di quelle più antiche, quella che risiedeva da secoli nella tradizione gitana, nel loro popolo colorato e spesso discriminato tra i babbani. Alice sentì l'euforia catturarle il petto, gli occhi chiari non riuscivano a smettere di seguire tutto ciò che avveniva intorno a lei e la musica sembrava aver catturato ogni battito del suo cuore. Era semplicemente bellissimo.
Si dispersero nel caos e ognuno di loro venne catturato da ciò che più li interessava. Alice si avvicinò ad un palchetto dove un ragazzo giovane, sui vent'anni, si esibiva in varie trasformazioni. Riusciva a cambiare parti del suo corpo. Dapprima gli occhi, poi i capelli, poi il viso addirittura, trasfigurato in quello di un gallo. Tutti ridevano, applaudivano impressionati, Alice non riusciva a smettere di fissarlo, dentro di sè il cuore batteva forte, quella sensazione quella maledetta sensazione non sembrava voler andar via. Come riusciva a farlo? Era un incantesimo? Era una maledizione? Perché le sembrava così simile a lei? Riusciva ad avvertire qualcosa nella sua magia di affine. Il ragazzo sembrò fissarla allo stesso modo ed annuire. Stava guardando lei? Perché? Riusciva a sentire i suoi pensieri forse? << BUH! Beccata! >> Alice sobbalzò mentre avvertiva le mani di Jaime intorno ai suoi fianchi, intente a punzecchiarli per farla ridere, lo sguardo andò sul ragazzo, ancora sorpreso da quel gesto improvviso, stava cercando di riordinare le idee << Ah Lopez, sei tu. >> scosse la testa, allontanandolo con un pugnetto sul braccio << Piantala di fare l'idiota. >> lo sgridò con fare tra lo stizzito e lo scherzoso, non voleva risultare troppo dura. Il ragazzo le si avvicinò all'orecchio sussurrando piano, era come parte di un copione che aveva già scritto. Sapeva cosa dire alle ragazze per farle cedere. Questa volta però sembrava parecchio nervoso ed impacciato, come se non lo avesse mai fatto prima << Stai benissimo. Sei davvero-- sei davvero belissima Alice. >> Alice avvertì il suo respiro a pochi metri la proprio e nonostante non fosse rimasta particolarmente impressionata dalla sua frase di abbordaggio, quel contatto improvviso le creò imbarazzo, le gote si colorarono di rosso mentre il cuore prese a battere più forte. Scheiße pensò con ansia, era riuscita a tenere la sua reazione sotto controllo, ma cosa sarebbe successo se avesse perso le redini di se stessa ancora una volta? Lo guardò in viso per qualche istante, poi il pubblico sembrò impressionarsi per cosa stava accadendo sul palco, tanto da distrarla e voltare lo sguardo. Il ragazzo di prima aveva preso le stesse identiche sembianze di una ragazzina scelta a caso nella folla, tutti sembravano senza parole, alcuni erano spaventati, altri addirittura disgustati << Ah- che tipo strano. Non potrei mai fidarmi di uno come lui, cioè che cazzo di trucco è questo? What a weirdo Andiamo. >> le passò una mano dietro il fianco, spingendola verso di sè. Il cuore di Alice prese a battere di nuovo senza controllo, perché si sentiva giudicata? Perché era come se invece del palco stessero guardando lei, sentenziando le sue stranezze? Perché le faceva schifo che Lopez le stesse anche solo parlando? << Non toccarmi! >> lo scostò di malo modo, la voce roca dalla rabbia. Gli occhi lucidi, dispersi nei pensieri, incapaci di ragionare. Doveva andare via di lì, doveva tener duro finché non si fosse allontanata, doveva farcela. Corse via, si voltò prima che le lacrime le gonfiassero il viso, prima di poter rivelare agli occhi degli altri le sue stranezze. Le faceva male lo stomaco da quanto era disgustata e in più non sapeva nemmeno dove diamine stesse andando, ricacciò in dentro le lacrime, inghiottendo l'amaro boccone della verità. La verità era che tutti l'amavano per ciò che sapeva dar loro, ma a quasi nessuno di loro importava cos'altro c'era dentro oltre a quello. Nessuno avrebbe mai accettato quella parte di sé.

Si ritrovò di fronte ad una bancarella di libri e carabattole, decise di prendersi qualche secondo per calmarsi prima di cercare di capire dove fosse e provare a tornare indietro.
Con la mano scorse lentamente tra i volumi, ce ne erano davvero tanti e la cosa assurda era che non fosse nemmeno questa grande lettrice accanita, ma ne era in qualche modo attirata. Inoltre l'idea di comportarsi come una normale studentessa le dava tempo di rallentare i battiti del cuore e tranquillizzarsi.
A un tratto una vecchia dall'aspetto particolarmente rugoso e consunto dal tempo le afferrò l'avambraccio, la sua presa era ferma ma gentile, al polso teneva tanti braccialetti che continuavano a produrre suoni di piccole campanelle, la sua pelle era scura, gli occhi di un azzurro cielo << Știu ce ești.>> Alice la fissò senza capire. Non parlava la sua lingua, non aveva idea di che lingua stesse parlando. Il suo sguardo però era così intenso e ricco di significato che le sembrava quasi di capirla. La donna le fece girare il polso, indicando la cicatrice sull'avambraccio e sul collo. Un brivido percorse la schiena della Grifondoro, quella vecchia sembrava sapere più di lei. Le fece cenno di seguirla, lasciandole ora libera la presa. Alice era ancora confusa, cosa stava accadendo esattamente? Come faceva quella donna a sapere? Era forse arrivato il momento di affrontare quell'argomento? Decise che era inutile stare lì a rimuginare, tanto valeva capire cosa esattamente volesse da lei, la seguì sul retro della bancarella, entrando in una tenda rossa. L'interno era come quello di una casa, ammobiliata come molti anni fa, secondo un gusto per l'antico. La luce filtrata dalle finestre mostrava i colori delle vetrate, rosso, giallo, blu e arancio. Per i corridoi c'era inoltre un disturbante profumo di incenso e di fiori secchi. La donna si avvicinò ad uno scaffale, tirò fuori la bacchetta e pronunciò una formula che Alice non riuscì bene ad afferrare. Tra le sue mani comparve un libro dalla copertina blu, sopra c'era scritto Metamorfomagus. Rimase a bocca aperta, stava cercando di comunicarle qualcosa? La vecchia si voltò verso di lei << Sângele tău, sângele meu. Sunteți unul dintre noi.>> Si battè il petto, prendendo le mani di Alice tra le sue con tenerezza e commozione. Le sembrò quasi di vedere delle lacrime su quegli occhi blu cielo. Era strano, era quasi come se le stesse dicendo che la conosceva. Improvvisamente comparve accanto a loro il ragazzo che prima si era esibito, afferrando la donna per le spalle << Bunico, bunico! Ce faci? >> la donna afferrò la mano del giovane e sembrò sussurrargli qualcosa all'orecchio. Il ragazzo tornò a fissare Alice e finalmente le parlò << Mia nonna dice che devi essere una di noi. In qualche modo. Devi scusarla è una che si lascia trasportare dalle emozioni. >> Alice sgranò gli occhi, quindi finalmente qualcuno era capace di spiegarle qualcosa << In che senso una di noi?>> il ragazzo notò solo ora il libro che sua nonna teneva tra le mani, lo afferrò e lo porse ad Alice << Bunico è una veggente, dice sempre la verità. Questo è un regalo. Ci vediamo presto, Alice Wagner. >> sorrise sardonico mentre la tenda prendeva a rimpicciolirsi << Che? Come fate a sapere il mio nome? Chi-? Chi siete voi?>> << Magia ta, nu uita, face parte din a noastră.>> le disse la vecchia prima che Alice si ritrovasse di nuovo in mezzo alla folla, circondata da estranei. Tra le mani stringeva il libro dalla copertina blu.

Era tutto assurdo. Se lo era immaginato? Lo aveva sognato? Eppure il libro che teneva tra le mani doveva voler dire qualcosa, doveva essere un indizio. Aprì la prima pagina fu sorpresa di vedere che fosse scritto in inglese.

Un Metamorfomagus è un mago o una strega che ha l'abilità di cambiare il proprio aspetto ogni volta che vuole rimanendo però in aspetto umano, senza l'ausilio di pozioni o di incantesimi specifici. È un'abilità molto rara e, a differenza di ciò che accade per gli Animagus, essa è ereditaria e non può essere appresa.

Ecco cosa intendevano con "sei una di noi." Quel ragazzo doveva essere un Metamorfomagus. E Alice? Come poteva avere il loro stesso tipo di magia? Non riusciva a controllarla bene come lui, le succedeva totalmente a caso durante picchi di instabilità emotiva. Eppure finalmente tutto sembrava quadrare, ma cosa c'entravano le cicatrici? Fu un momento di rivelazione e sollievo insieme. Non era pazza, non era affetta da una maledizione. Era un Metamorfomagus. Come era finita per diventarlo era la domanda. All'interno del libro era nascosto un biglietto Trovami. E avrai tutte le risposte. << Eeeeh?! E come dovrei farlo?! >> esclamò stizzita. Non aveva nessun indirizzo, nessun nome. Aveva solo quel libro. Provò a scorrere tra le pagine, ma a parte le prime cinque pagine, le altre erano bianche. Era uno scherzo vero? Ora che finalmente stava iniziando a capire di più su se stessa le cose iniziavano a complicarsi. Ma almeno aveva qualcosa. Aveva un indizio. Aveva una speranza e in qualche modo l'idea di non essere sola, di essere parte di un qualcosa, le dava sollievo.

Sono davvero una di voi?


I'm Nobody! Who are you?
Are you – Nobody – too?


Piccola nota a margine, i dialoghi non sono tradotti appositamente per dare idea di confusione e mistero.

Ps: E' davvero una fiera DENTRO LA FIERA :fru:
 
Top
view post Posted on 29/6/2023, 19:17
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest Giugno 2023


G o o d b y e



Ho deciso. Ho finalmente deciso.
Non so cosa mi abbia portato a questo, forse una serie di eventi che ancora sento rimbombare dentro, come l'eco di una caverna spoglia e fredda. Ho deciso di smettere. Non importa se rimarrò sola.
Non importa se saranno solo i miei pensieri a farmi compagnia nelle notti in cui cercherò il tuo abbraccio. Non importa.
Capitombolo all'interno di questo pensiero, come se mi fossi fatta l'intera rampa di scale. Lividi invisibili ricoprono il mio corpo. Il mio passo si affretta mentre con nervosismo mi ritrovo di fronte alla porta del tuo appartamento. Tuo e basta. Di me non c'è nessuna traccia, ne ho portata via una ad una, sperando che nella mia assenza ti scattasse dentro una nostalgia che non ti ha mai nemmeno sfiorato.
Eveleen Adams recita la targhetta sotto al campanello. Cerco di trovare qualcosa di me in quelle lettere, ma nemmeno se ripescate insieme riuscirebbero a comporre il mio nome.
Il tuo passo è leggero, come l'aria che avvolge la tua presenza, eterea ed elegante. Mi guardi sorpresa di vedermi, sforzi un sorriso, come hai fatto tante volte addietro, trafiggendomi il respiro. I tuoi capelli rossi cadono sul viso nella mia stessa maniera, gli occhi chiari specchiano il tuo cielo nel mio e sebbene qualche ruga intagli la tua pelle, non potrebbe sembrare più ovvio chi siamo l'una per l'altra. C'è qualcosa che ti rende sempre nervosa quando ti sono intorno, anche mentre mi inviti ad entrare, mi fai accomodare e mi chiedi se voglio qualcosa da bere. Deve essere estenuante fingere d'amarmi. Rimango in piedi, ignorando per una volta i tuoi comandi e questo quasi sembra spaventarti. Forse è la determinazione nel mio sguardo. Forse sono le pagliuzze verdi che mi differenziano da te, forse è il battere sordo del cuore che pompa come se lo avessi in gola, rispetto al tuo. Arido e freddo. Forse non ho più paura. O forse ne ho troppa.
Mi sono licenziata. Non fa per me questa cosa della modella.
Cosa? Alice...
Il tuo tono mi colpisce come uno schiaffo. Delusione. Risentimento. Orrore. Da quando si è scoperto che sono una strega non fai che utilizzarlo. Per ogni occasione, ogni compleanno, ogni uscita innocente. Cosa c'è in me che ti crea così digusto? Perché mi sembra di aver vissuto con due persone totalmente diverse durante il corso della mia vita? Hai saputo fingere per così tanto tempo che non so nemmeno più chi tu sia. Sostengo il tuo sguardo, nonostante riesca a percepire esattamente tutto quello che vorresti dirmi, ma eviti di fare. Te lo leggo in faccia. Un raggio di sole penetra nella stanza semi buia, sembra darmi conforto. Coraggio. Lo fisso per qualche secondo, immaginando il calore sulla mia pelle. Poi torno a osservarti. Sei corrucciata, le braccia incrociate sul petto, ma al tempo stesso non ti scomponi mai eccessivamente, sai perfettamente che la mia dipendenza emotiva da te ti permette di usarmi a tuo piacimento. E te ne approfitti, mi prevarichi. Faccio un passo nella tua direzione, la mia voce inizia in un sussurro, per poi aumentare di intensità. La tua reazione mi crea un prurito alla gola.
No. Stammi a sentire. Non sono io questa persona, non sono io! Lo capisci? Come puoi non vederlo?
Invece lo sei, guardati sei la mia fotocopia. Perché non puoi cercare di essere un tantino più normale? Ti farebbe bene uscire con qualcuno che noi sia fuori di test--
Non sono fuori di testa! Siamo fatti così. Siamo maghi. Quale stracazzo è il tuo problema a riguardo?
Perdo le staffe ed alzo la voce. Volevo chiedertelo da così tanto tempo che alla fine ho finito per vomitartelo addosso. In realtà vorrei aggiungerne altre mille, tutte ad interrogare i tuoi soprusi, le tue ingiustizie. Perché hai lasciato mio padre di punto in bianco? Perché ci siamo trasferite in un posto in cui a malapena conoscevamo qualcuno? Perché hai deciso di evitare Nonna Rose come la peste, nonostante sapessi che fosse l'unica in grado di potermi aiutare? Rigetto tutto quello che nella mia mente era rimasto in bilico. Perché avevo paura che quella perfetta illusione crollasse, senza rendermi conto che non contava nulla quanto perfetta cercassi di essere ai tuoi occhi, non lo sarei comunque mai stata. Ti sto di fronte, i miei occhi chiari cercano disperatamente i tuoi. Perché è così freddo qui? Il raggio di sole si allarga, stagliandosi tra di noi. Tu ti porti una mano alla tempia, facendo un passo indietro. Un altro dei soliti litigi, penserai, ma stavolta non ho intenzione di mollare la presa. Sono adulta, non dipendo più da te. E' ingiusto il modo in cui mi tratti da una vita.
Smettila Alice! Cosa ti è preso oggi? Non ho tempo per i tuoi inutili capricci.
Dimmelo. DIMMELO. Dimmi che non ti importa di me. Voglio sentirtelo dire almeno una volta. Smetti di fingere!
A questo punto urlo. Per disperazione, per risentimento, faccio un passo all'interno della zona di luce. Mi guardi con terrore, devo averti presa in contropiede. La tua posa perfetta si sbilancia, come se ti avessi beccata in flagrante. Voglio rompere lo specchio che mi sta di fronte, mi sta facendo impazzire. Non posso raggiungerlo, né posso uscire. Sono bloccata in questo limbo ed è così freddo e solitario. Per la prima volta lo vedo creparsi. Devo premere di più. Preferisco davvero non averti più nella mia vita, piuttosto che avere uno spettro di ciò che forse fosti durante la mia gioventù. Ho deciso. Basta bugie. Basta falsità.
Basta, smettila! Sei insopportabile! Cos'altro vuoi da me eh? Non posso darti quello che vuoi, non posso. Non ho mai voluto che fossi una stramba come tua nonna, la magia ci ha rovinato la vita! E tu l'hai rovinata a noi!

Ti fisso senza sapere cosa dire. Non c'è nemmeno bisogno che me lo confermi. È così ovvio da essere ridicolo. Di me non ti importa niente, hai cercato di tenere su la facciata e io ho ignorato la cosa perché faceva troppo male considerare l'idea. Hai tentato di cambiarmi in tutti i modi e ora, addirittura mi accusi. Come se ci fosse qualcosa che io voglia di più che allontanarti dalla mia vita, come se lo avessi programmato. Sì vostro onore, sono colpevole. È questo che vuoi sentirti dire? Vuoi buttarmi addosso la responsabilità di aver rovinato la nostra famiglia? No. Non è giusto. Ma cosa vuoi capirne tu di giustizia? Tu non ne sai un bel niente. Hai sempre e solo vissuto la tua vita a modo tuo, ignorandomi, non rendendomi parte di nessuna delle tue decisioni, nella tua immoralità e scorrettezza. Il senso di giustizia non lo hai mai visto nemmeno da lontano. Non mi hai mai rispettato, hai sempre e solo fatto come volevi, al di là di ogni virtù cardinale. Hai finto e mi hai manipolato in maniera da rendermi schiava della tua volontà. Ci vuole coraggio anche solo ad ammettere a se stessi di aver superato il limite. E io l'ho fatto. Lasciando che mi trattassi come gli stracci da terra, utili all'occasione, modellabili secondo il proprio desiderio, richiedenti quasi zero attenzioni. Forse ci vuole coraggio nell'ammettere di essere patetici come me. Non verso una lacrima. È come se aver realizzato questa cosa faccia tornare del senso al mondo, una spiegazione che per qualche ragione dovevo essermi persa. E così io bilancio la mia bontà con la tua cattiveria ed è come se mi rendessi conto dell'illusione che mi ha avvolto fin ora, come se fossi stata bendata. Lo specchio si rompe in mille pezzi. I miei, i tuoi. Osservo le nostre espressioni rotte, dissestate. La consapevolezza arriva come un pugno nello stomaco. Non ti rivedrò mai più. Non dopo oggi. I ricordi mi avvolgono ora, in un vortice. Mi sembra di vedere la stanza girare, un senso di nausea si infiltra dentro.
Quel raggio di sole, è l'unica cosa che mi tiene ancorata alla realtà. Forza Alice, metti fine a questa tortura. Anche se non mi viene in mente niente di cattivo da dire, per assurdo non c'è mai stata malignità in me, nonostante tu mi abbia intossicato fin da giovane con la tua. Non penso sia giusto farti lo stesso male che tu hai procurato a me, non penso che nessuno lo meriti, nemmeno tu. Il mio stupido senso morale mi impedisce di affilare il coltello nella carne. Non è l'unica cosa in cui siamo diverse, ma è quella che in questo momento sembra spiccare di più. Cerco di appigliarmi ai visi delle persone nella mia vita che mi portano luce e gioia. È come se li tratteggiassi sul tuo con un pennarello più spesso, fino ad eliminare i contorni che ti rendono te stessa. Finalmente assomigliandomi, per una volta.
Sei ingiusta Eveleen, non te ne rendi conto anche tu? Non ci hai mai meritati. Spero che la tua vita sia migliore senza di noi, spero che tu riesca a trovare ciò che cerchi.
Senza saperlo uso le stesse parole. Quelle di mio padre, il giorno in cui hai deciso di raccogliere le nostre cose e portarmi via da lì. La tua espressione viene trafitta dal dolore. È la prima volta in tutta la mia vita in cui ti vedo spaventata per qualcosa. Forse è il destino che si fa giustizia da solo.
O forse pensavi che non sarei mai stata capace di regolare questo rapporto inequo. Pensavi che non mi sarei mai liberata di te, pensavi di potermi tenere nel tribunale dei tuoi abusi ancora a lungo. Mi volto prima di riuscire a catturare le emozioni che mi mostri, anche se mi sembra di avvertirle già sulla pelle. No. Stavolta devo uscire da quella porta e lasciarmi indietro il tuo fantasma. Devo farlo per me stessa, hai già preso troppo di me. E' la cosa giusta da fare.
Alice, aspetta. Dove stai andando?!
Ma nemmeno ti rispondo. Inseguo quel raggio di luce che mi scalda, forse in questo modo il dolore di questo cerotto strappato sarà minore. Sarà nullo. Forse il mondo tornerà ad avere un equilibrio ed io smetterò di essere insensatamente giusta e tu insensatamente ingiusta.

Meg ©





Edited by Nontiscordardime - 29/6/2023, 21:00
 
Top
view post Posted on 31/7/2023, 17:06
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Contest Luglio 2023




R o s e
C'è qualcosa nell'aria che non mi fa star tranquilla, riesco a percepirne gli effetti sul mio stesso corpo mentre mi verso una tazza di caffè e l'incanto sembra fermarsi a mezz'aria senza proseguire, come se il mio mana ne captasse la presenza. È una cosa che avviene raramente e ogni volta che succede so già come prepararmi al peggio, perché ne sono certa, il peggio sta arrivando.
Alice è tornata a casa già da qualche giorno e il suo comportamento è piuttosto curioso. Per qualche assurdo motivo sembra essere più ordinata dal solito, la sua camera non assomiglia più ad un marasma di caos, quanto ad una stanza d'albergo. Spoglia e quasi anonima. Non mi ci sono soffermata troppo in effetti perché so che spesso per lei viaggiare tra due case, comporta portare con sé molti se non tutti i suoi oggetti personali, eppure oggi la cosa sembra insospettirmi parecchio, non è normale che sia così spoglia, giusto? È come se realizzassi all'improvviso di quanto vuota sia. Sta cercando di tenermi nascosto qualcosa? Al tempo stesso se le chiedo qualche spiegazione mi rifila una scusa perfettamente plausibile, il che fa fallire tutti i miei tentativi di persuasione. Sorrido alla vista del suo faccino spavaldo, non posso fare altro, è proprio una delinquente, mia nipote. Addento un toast con del burro e marmellata, sollevando di tanto in tanto lo sguardo sui suoi capelli arruffati e il faccino ancora assonnato. Owl entra planando dalla finestra aperta e mi consegna una copia fresca della Gazzetta, in perfetto orario come sempre, lo ricompenso con qualche biscottino e prendo a leggere la prima pagina. Come sottofondo sento Alice bisbigliargli qualcosa e importunarlo rovistando fra le sue candide penne. Non mi sorprenderei se si prendesse qualche beccata. Non so se questa sua curiosità per la posta sia legata alla faccenda della stanza o a faccende di ben diversa natura. A tratti infatti la vedo perdersi nei suoi pensieri e avvampare improvvisamente nel momento in cui le chiedo a cosa stia pensando. In quei casi non riesce a rifilarmi nessuna scusa. In quei casi non ho dubbi sul cosa stia accadendo. Ah le cotte adolescenziali. Pensava seriamente non avrebbero colpito anche lei? Me lo ricordo ancora quando con convinzione alla mia domanda da nonna impicciona mi zittì dicendomi che per lei era diverso, che non sarebbe mai potuto accadere, perché non le interessava. Certo come no, pensai, è sempre così. Nemmeno io avevo programmato di innamorarmi di suo nonno ma alla fine la cosa era avvenuta senza il mio permesso. Il ricordo porta tenerezza e dolore nel mio cuore ma soprattutto pena per il fatto che non abbia mai potuto conoscere Alice. A volte quando mi guarda con particolare determinazione, lo rivedo in lei e brividi percorrono la schiena all'idea di averle mentito per tutti questi anni. Ha diciassette anni ora, è un'adulta a tutti gli effetti. Mi ero ripromessa di raccontarle tutto, ma è così difficile iniziare. Ho preferito farla vivere nell'illusione di una vita normale, priva di problemi. Le ho perfino dato consigli su come proseguire in una professione che le impedirò a tutti i costi di intraprendere. Certo sarei fiera se diventasse un auror come me, ma so anche che la realtà potrebbe andare molto diversamente. Dopo colazione, mi affaccio alla porta della sua stanza, azzardo a tirar fuori l'argomento bollente della giornata.

« Lo sai che devi parlarne, non puoi semplicemente continuare ad evitarla.»
« Oh sì che posso. Ti ho già detto che è inutile che cerchi di farla venire qui. Ho chiuso con lei.»
« Non puoi aver chiuso con lei. È tua madre.»
« Oh per Merlino Rose, ti ascolti quando parli? Lo sai com'è fatta. Ci odia, non lo vedi?»

Sospiro amaramente. Mi dispiace che tu abbia visto tutto questo Alice, mi dispiace che per colpa mia tu non abbia potuto avere una madre amorevole, qualcuno che ti supportasse. Al tempo stesso non posso davvero, non riesco a vedere mia figlia Eveleen come colpevole. La sua è una conseguenza della mia vita, di ciò che ho procurato con il mio lavoro. Per colpa della mia ambizione, del mio successo come auror, ho portato una maledizione sulla nostra famiglia, sugellata con il sangue del mio amato Finn. Sono certa che mia figlia Eveleen non sia davvero così. Ha dovuto sopportare così tanto nella vita, era solo una ragazzina.

« Lo sai che non è vero. È complicato.»
« Ah certo! È quello che dici sempre. Cosa c'è di complicato nell'amare la propria figlia? »
« Ma lei ti ama, Alice! »
« Dio. Sei proprio un'illusa. Ti rendi conto di essere completamente cieca?»

E v e l e e n

Sono tesa, come forse mai prima d'ora. Ha capito tutto, ha percepito tutto, non c'è assolutamente niente che io riesca a tenerle nascosto. In tutti questi anni, sapevo di aver avuto delle negligenze, ma non avevo idea che potessero risultare così ovvie. E invece eccomi qui a distanza di mesi, ancora ferma a riflettere sulle parole gettatemi in faccia da mia figlia. Tutte, fino all'ultima, più tagliente di una lama. Tutte, fino all'ultima, come pietre che si accumulano sulla coscienza. Tutte, fino all'ultima, di una verità soffocante. Quando ha richiuso la porta dietro di sè ho avvertito un senso di liberazione e sollievo che m'imbarazza ammettere. Non dovevo più fingere, quella messinscena era finita.
Non è colpa mia se non sono mai riuscita ad accettarla, non è colpa mia se è uscita fuori con la stessa maledizione dalla quale ho cercato di fuggire per tutta la mia vita. Non è colpa mia aver cercato di costruire una vita normale e poi vedere quell'illusione, strappata ai miei occhi.
Ricordo ancora la felicità di quando sentivo di essermi lasciata tutto alle spalle, quando le mie uniche preoccupazioni erano cose normali. La fattoria, i malumori di Joseph, i bambini che correvano incontrollati per casa. Poi c'è stata la gravidanza, già da lì avrei dovuto capire che c'era qualcosa di strano, c'erano momenti in cui sentivo di star dando vita a qualcosa di diverso. Speciale direbbero alcuni, per me era mostruoso. Rifiutavo l'idea di aver in grembo un essere magico. Finché era una neonata sembrava ancora una bambina come tutte, particolarmente vivace ed allegra, quando un giorno l'ho vista dare segni di squilibrio. Avrà avuto quattro anni all'incirca quando la vidi aprire la porta senza muovere un dito. Da quel momento in poi fu una discesa continua. Pensavo che se non avessi incoraggiato questi atteggiamenti avrei potuto permetterle di vivere una vita normale, babbana, come la chiamano loro. Ma non è servito a nulla e con mio grande orrore la cosa è sfuggita al mio controllo. Ora mi ritrovo a percorrere il sentiero che porta a casa di mia madre, ancora incerta sul cosa dire. Sto lottando contro la mia natura e desiderio di allontanarmi da tutto questo, semplicemente cancellare ogni traccia di magia dalla mia vita. Purtroppo non posso farlo. Risalgo gli scalini e sento Alice star discutendo con mia madre. Probabilmente parlano di me. Entro sapendo che è come se stessi per scaraventarmi in un muro con la mia stessa auto.

« Dio. Sei proprio un'illusa. Ti rendi conto di essere completamente cieca?»

Quando compaio dalla cima delle scale gli occhi di mia madre fissi su di me. Alice nemmeno mi guarda, forse sa cosa sta per arrivare. Quella ragazzina, ha sempre saputo più di me. E' dura ammetterlo e rompere l'illusione che la donna di fronte a me si è fatta. Tanto anziana, tanto saggia, ma completamente cieca di fronte a questo.

« Eveleen, sei qui. Diglielo, diglielo per amor del cielo!»

Rimango in silenzio o forse i miei occhi parlano per me. Non lo so. So solo che questa situazione non può essere riparata. E' rotta. L'illusione che c'era tra di noi è stata Alice stessa a spezzarla, qualche settimana prima, piombando nel mio appartamento come spinta dalla furia della tempesta. Sapeva che non sarei mai stata capace di darle ciò che voleva, lo ha sempre saputo.

« Lo sai che odio la magia. Lo sai che non posso perdonarlo.»
« Leen! Lei non ha fatto nulla, guardala! E' tua figlia!»
« E QUELLO ERA MIO PADRE! »
« Non puoi dire sul serio. Non puoi metterlo in mezzo ora lo sai che--»
« BASTA! Volete dirmi che stracazzo succede? Mi sono rotta di non capirci niente. Cosa è successo a nonno Finn?»

Guardo mia madre Rose negli occhi e mi rendo conto che è arrivato per lei, finalmente il momento di vuotare il sacco. Per tutti questi anni mi ha obbligato a non dir niente a cercare di tenere Alice in questa bolla eterea, senza sapere che lei stessa stesse iniziando a romperne le pareti. Ha compiuto diciassette anni. Deve sapere.

A l i c e
Il litigio, che pensavo fosse solo uno dei soliti, inizia a trasformarsi in qualcosa di decisamente diverso. Eveleen e Rose si guardano in faccia e non c'è bisogno di parole, perché la sola espressione sui loro volti mi fa drizzare i peli delle braccia. Sono dannatamente serie, affrante, disperate quasi. Nonna Rose si appoggia alla parete, mettendosi seduta sulla panca di fianco, sembra quasi come se le gambe le stiano cedendo. Mia madre anche sembra sconvolta, ha il viso paonazzo, il che è più unico che raro conoscendo la sua compostezza. Che cazzo sta succedendo?


« Mio Padre era un giornalista, lavorava per un giornale locale, ma non è della sua vita che hai bisogno di sapere, quanto più della sua morte. »
« È stata colpa mia. La mia professione mi ha reso un bersaglio per alcuni maghi oscuri, uno in particolare-- Cillian. Era ossessionato da me, lo conoscevo dai tempi di Hogwarts. Fu una lotta che per anni mi vantai di aver vinto, quando nel momento più opportuno riuscì a strapparmi la persona a cui tenevo più al mondo... Per questo motivo non puoi diventare un Auror Alice, per questo motivo ti ho insegnato. Per farti rinunciare. Lui ti troverà capisci? Ha tentato di maledirmi ecco io non so se--»
« Che? Non ha un cazzo di senso questa cosa Rose. Non potete decidere cosa fare della mia vita, sai benissimo cosa voglio diventare! Inoltre di cosa stai parlando? Chi è 'sto Cillian? Cos'è sta stronzata della maledizione?»
« La maledizione Alice non è uno scherzo. Sembra aver saltato tua madre perché incapace di utilizzare la magia, non so se possa spostarsi su di te. Dopo la morte di tuo nonno, sono andata da un divinatore per tentare di predirre cosa sarebbe potuto succedere. Queste cose non vanno mai nella maniera giusta, escono fuori sempre cose arzigogolate difficili da capire perfino per loro stessi. Fatto sta che i diciassette anni di tua madre non hanno prodotto ciò che la maledizione di Cillian aveva promesso.»

Mia nonna parla senza un filo logico, butta fuori duemila informazioni, totalmente a caso, sembra d'un tratto irrefrenabile e al tempo stesso frastagliata dalle sue stesse colpe. La voce le trema, gli occhi le sono diventati lucidi, sembra terrorizzata. Vedo intorno a me le pareti, fatte d'aria, rivelare qualcosa dentro la quale ero rinchiusa senza nemmeno sapere di esserlo. Cosa sta succedendo? Perché mi stanno raccontando tutte queste cose, perché ora? Mia nonna Rose sta ammettendo di aver mentito spudoratamente per anni. Quando mi insegnava in realtà intendeva controllarmi così da farmi deviare da ciò a cui aspiro da quando sono bambina. Perché? Le mura intorno a me crollano, rivelando un mondo fittizio, fatto di stupide illusioni. Pensavo che almeno mia nonna mi volesse, che non fosse dalla parte di Eveleen. Invece stanno dicendo cose assurde, tutte insieme. Niente di tutto ciò che sta avvenendo mi sembra reale. Non ha senso. Non riesco ad accettarlo. Sembrano un mucchio di scuse ridicole campate per aria.

« Perché dovrei aver paura di questo tizio? Posso-- Posso combatterlo.»
« No. Alice è troppo pericoloso, già quando ti ho portata qui sapevo che sarebbe stato-»
« E a te cosa importa? Non hai fatto altro che disprezzarmi per anni. Che ti frega se questo tizio viene a cercarmi?»
« Non dire così, non sono così senza cuore.»
« Ah no? Dov'eri tu quando sono affogata nel lago? Non lo sai nemmeno l'inferno che ho passato. Non ti interessa niente di me, né della mia vita, tantomeno della mia futura morte.»
« Alice! Stai superando il limite, non ti muoverai da questa casa per tutta l'estate, è chiaro? Sei irragionevole!»
« Non puoi dirmi cosa fare! Ho diciassette anni ormai e io in questa casa non ci voglio nemmeno più vivere! »

Devo andarmene, devo uscire da qui. Mi manca l'aria e mi sembra di non riuscire ad afferrare nemmeno le piccole cose che mi circondano. Tutto quello che mi hanno detto non ha senso, come è possibile il fatto che ne sia stata tenuta all'oscuro per così tanto. Sono così arrabbiata che ho dimenticato di fare domande su questa ridicola faccenda, non so nemmeno se sia vera a questo punto o se mi stiano mentendo ancora. Per fortuna ho già mandato quasi tutta la mia roba a casa di Mary. Il mio porto sicuro, praticamente l'unica persona sulla quale posso fare affidamento al momento. Stringo il biglietto mandatomi da lei qualche giorno prima, lo tengo nella tasca dei pantaloni. Poi afferro il mio zaino e inizio a buttarci dentro tutto ciò che rimane, mia nonna e mia madre mi guardano esterrefatte. Hanno spezzato loro l'illusione e ora non resta che raccoglierne i cocci e affrontarne le conseguenze. Proseguo verso la rampa di scale senza voltarmi indietro, lasciando che la porta di casa mi si richiuda alle spalle. Non m'importa più di nulla, sono cosi scossa da non rendermi nemmeno conto di dove io stia andando. Un pensiero mi fulmina sul posto. Vorrei che Cas fosse qui. Vorrei poter avvertire il suo profumo stringermi tra le braccia. Vorrei che il suo tocco tranquillizzasse le particelle del corpo che continuano a sballottarmi. Perché? Perché non riesco a smettere di pensarci nemmeno in momenti come questi? Inghiotto la sensazione come un boccone amaro da mandar giù. Per fortuna ho Mary. Devo trovarla al più presto, devo spiegarle tutto e cercare di capirci qualcosa.



the heart is deceitful above all things,



Per seguire meglio i dialoghi riporto lo schemetto colorato qui di sotto:
Alice >
Rose (Nonna) >
Eveleen (Madre) >
 
Top
view post Posted on 30/12/2023, 20:58
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,205

Status:


Osservo il picchiettare della pioggia sulla finestra della mia nuova stanza. Me ne sono andata così in fretta e furia da casa di nonna Rose che non ho avuto tempo per elaborare niente di quello che mi ha detto. Ho vomitato tutte le informazioni come presa da convulsioni, di fronte allo sguardo preoccupato di Mary e poi mi sono rinchiusa in quella che è una stanza spoglia e circondata da scatoloni. Sento una specie di vuoto dentro che mi sta inghiottendo, come se tutto il resto della mia vita fosse stata parte di un copione diverso, che non era in mio possesso. Come se la strada che stavo percorrendo fosse stata recisa e vi si scoprisse di lato un altro sentiero, quello che avrei dovuto prendere da sempre ma che mi è stato nascosto alla vista. Sono le tre del pomeriggio e Mary è a lavoro. Sono certa di poter impiegare il mio tempo in maniera migliore che fissare il vuoto, ma non riesco a smettere di ripensare alla conversazione avuta con Rose ed Eveleen. Appena l'ultima parola viene pronunciata e vedo le mie spalle voltarsi e correre via, riparte tutto dall'inizio, è una tortura.
Sbatto con forza le mani sulla scrivania di fronte, flettendo le braccia ed alzandomi di scatto dalla sedia. Perché sono fuggita? Perché sono andata via senza raccogliere più informazioni? Questo pensiero mi tormenta al tal punto da sudare freddo. Cosa mi hanno tenuto nascosto ancora?
Con la stessa furia con la quale sono arrivata esco fuori di casa, ripercorrendo i passi fatti precedentemente. Ignoro la pioggia e le parole di Mary che mi proibiscono di lasciar casa in questo stato e con grande angoscia ritorno a casa della vecchia che probabilmente è fuori a cercarmi in questo momento. Ho il cuore in gola mentre salgo le scale che solo qualche ora fa ho balzato a grandi falcate, ritorno nella mia stanza e vedo che effettivamente è piuttosto spoglia. Quasi come quell'altra stanza, nella villetta di Mary. Sono in questa sorta di bilico ora, questo crocevia di strade che mi fa tentennare. Ho deciso di lasciarmi alle spalle il mio sangue per seguire l'affetto che pompa nel mio cuore, un legame più forte di quello prestabilito dalla carne. Ma cos'è che il mio sangue mi ha sempre tenuto nascosto? Inizio a vagare per la casa tenendo in mente dove poter trovare informazioni e mi torna in mente l'album di foto con nonno Finn e la strana immagine di mia madre sorridente. Quando apro la porta ho il fiatone per la corsa, rimango in ginocchio per qualche secondo prima di mettere a soqquadro l'intero abitacolo. Sembro un ladro che trafuga la propria casa. L'odore di polvere e di vecchio mi trafigge le narici, i miei vestiti bagnati non fanno altro che spargere gocce di pioggia ovunque. Mi fa male tornare sapendo di trovarmi in un posto in cui tutto quello a cui ho creduto è stato parte di una menzogna. Afferro lo scatolone dove avevo visto l'album l'ultima volta e nello stesso istante noto come l'asse di legno al di sotto sia messa in maniera lievemente asimmetrica. È assurdo che io abbia notato un dettaglio del genere ma ora non riesco a smettere di vederlo. Ci poggio la mano sopra e lo premo ma sembra protetto da un incanto magico, il rinculo mi sbatte all'indietro dandomi un colpo allo stomaco che mi toglie il respiro. Cosa diamine c'è là dentro? Tiro fuori la mia bacchetta e provo ad utilizzare qualche incantesimo, ogni volta finisco strattonata contro il muro. Nessuno di loro sembra avere effetto. La cosa inizia ad innervosirmi.

Was ist das?! Du scheiße! Mach die verdammte Tür auf!

A quel punto è la forza bruta che mi viene in aiuto, o almeno così penso. Nel prenderlo a pugni finisco per tagliarmi e far uscire qualche gocciolina di sangue sull'asse. Immediatamente sento come lo scatto di una serratura che si apre, l'asse si solleva e mostra all'interno uno scatolo quadrato. Rimango per un secondo senza parole, incredula di fronte al fatto di esserci riuscita. Ignoro il fatto che sia stato proprio il sangue ad aiutarmi in questo caso, quello che in parte scorre anche nelle vene di mia nonna Rose.
Tiro fuori la scatola con mani tremanti, sollevo il coperchio e noto un quadernetto e diverse lettere contenute all'interno. La prima cosa a cui penso è nonno Finn. Devono essere lettere che lui e Rose si sono scambiati al tempo in cui erano fidanzati. Ma allora perché nasconderle in questo modo? Senza rimanere a rimuginare nemmeno per un istante ne prendo una tra le mani, sul fronte c'è il nome di mia nonna Rose Evans, dormitorio Grifondoro, Hogwarts. La volto appena ancora perplessa, non pensavo mia nonna conoscesse Finn fin dalle scuole, ma il nome che leggo dopo mi pietrifica sul posto. Cillian Walsh, dormitorio Serpeverde, Hogwarts. Cosa? Il mio cuore perde la capacità di battere per quello che mi sembra un tempo indefinito, il respiro mi rimane in gola e i miei occhi non fanno altro che aggiungere quell'informazione al resto delle cose che mi sono state urlate poco prima. Cillian. Quindi quel Cillian era amico di mia nonna? Si conoscevano? Perché mia nonna tiene ancora le sue lettere?
________________________________________________________________________

Mio caro Cillian,
Sono giorni che non riusciamo a vederci. L'idea di non potermi abbandonare alle tue braccia mi sembra una tortura, non faccio che contare le ore che mi separano da te.
Anche solo scrivere queste poche righe è un segreto che devo tener ben nascosto, nonostante il mio cuore batta ad ogni movimento di penna.
Incontriamoci domani, sotto il porticato del giardino, dopo il coprifuoco.

Tua,

Rose.

_____________________________________________________________________________

Mia adorata Rose,

È lo strazio più penoso quello di dover passare la serata in compagnia d'altri visi che non siano il tuo. Mi manca il calore della tua pelle e il tuo tocco ardente, tanto da sciogliere il mio cuore. Tu, mia sola ed unica, tu sei il motivo per il quale butterei giù queste pareti che ci separano, anche per un solo breve istante insieme.
Non mancherò all'appuntamento. A presto.

Tuo,

Cillian.
____________________________________________________________________________


Ci sono due pensieri che mi fulminano nel momento in cui i miei occhi, come avidi esploratori del deserto, catturano ogni goccia di informazione dalle lettere presenti nel quadernino sgualcito. Cillian e mia nonna hanno avuto una storia, erano innamorati, ma qualcosa deve essere chiaramente andato storto se il tizio ha finito per uccidere mio nonno e maledire la nostra intera famiglia. Le lettere d'amore che si sono scambiati sembrano risalire all'ultimo anno di scuola di Rose, insieme ad un diario personale. Il diario contiene diversi racconti sulla sua vita, su Cillian e sembra riuscire a darmi informazioni in più riguardo a questo tizio. Appena torno ad Hogwarts devo indagare, devo capire cosa sia successo. Le pagine sembrano interrompersi improvvisamente, sull'ultima pagina c'è scritto:

Cillian è un mostro.
Mi ha tradito.
Cillian è un mangiamorte.
Ci ammazzerà tutti.


Sempre tra le pagine, trovo una foto di quelli che sembrerebbero loro due insieme, mia nonna è avvolta dalle braccia del ragazzo che sorride verso di lei, mentre lei cerca di concentrarsi sulla fotocamera di fronte, chiaramente non riuscendoci. Il lato di Cillian è in parte cancellato e non è possibile vedergli il volto, sul dorso della foto c'è scritto “L'amor che move il sole e l'altre stelle.” ma la scritta è stata cancellata in parte e sostituita con “Schifoso assassino.” Sbatto con forza le lettere una sopra l’altra e mi alzo in piedi furiosa, camminando per la stanza in preda ad una crisi isterica. Mi fermo, cerco di prendere un respiro e di valutare la situazione. Prima di tutto devo uscire di lì, se mi beccasse mia nonna sarebbe dura riuscire a tirarle fuori qualcosa che non sia una menzogna. Com’è possibile che io non sia venuta a sapere niente di tutto ciò per tutti questi anni? Un brillore sospetto cattura la mia attenzione, in mezzo alla pila di lettere c’è un piccola collanina con un ciondolo a forma di cuore. Tiro gli occhi al cielo

Giuro che se vedo ancora cuori e parole sdolcinate vomito in un angolo.

balbetto tra me e me, sfiorando la superficie dorata del ciondolo, anche qui c’è qualcosa di strano, una specie di energia pulsante. Non saprei come definirlo ma mi lascia una sensazione strana, soprattutto perché ad un tratto il cuore si apre di scatto rilasciando uno sbuffo di fumo nero. Inclino la testa ancora perplessa quando la sensazione di aver appena compiuto qualcosa di stupido mi assale, spargendosi su tutto il corpo. Sono inorridita, mi tremano le mani e mi sembra di dover vomitare da un momento all’altro, come se avessi percepito una presenza malvagia come se avessi percepito la sua. Chi cazzo è questo tizio? Mi mette già i brividi ad immaginarlo. Che relazione aveva con mia nonna, è ancora vivo? Come funziona esattamente questa maledizione? Raccolgo tutto con un’improvvisa fretta, le lettere, la collana, gettandoli all’interno dello zaino in maniera disordinata, mi accorgo solo ora di avere il battito del cuore accelerato. Ho paura. E’ la prima volta che sono genuinamente spaventata da qualcosa, soprattutto perché mia nonna lo ha descritto come assassino, un essere senza scrupoli. Un essere che a quanto pare non si darà pace finché non ci avrà ammazzati tutti. Corro per la strada come se mi sentissi improvvisamente inseguita, come se sentissi la presenza di qualcuno alle mie spalle. Quel ciondolo mi ha dato una sensazione orribile, ma nonostante ciò non potevo lasciarlo lì altrimenti mia nonna si sarebbe accorta del casino che avevo combinato. Ma poi, cos’è che avevo combinato esattamente?



 
Top
12 replies since 31/7/2020, 10:14   995 views
  Share