The truth that is nothing but pain

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view post Posted on 31/7/2020, 11:05
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Studente - III anno - 14 anni - Serpeverde
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Era una giornata soleggiata e il soffitto di Hogwarts ci teneva a ricordarlo agli studenti, nonostante la maggior parte di essi – Draven tra tutti – fosse troppo impegnata tra lezioni e studio per potersi concedere di passare del tempo fuori. A volte gli mancava il cielo plumbeo di Londra, ma doveva ammettere che le belle giornate erano piacevoli… In qualche modo, l’aria soleggiata lo metteva di buon umore. Forse per questo si era sentito in grado di sopportare la presenza dei suoi “amici” durante la pausa pranzo. Dalla borsa scolastica aveva preso e aperto sul tavolo un libro a caso solo per avere una scusa per distrarsi e mettersi a leggere come suo solito nel momento in cui l’eventuale conversazione con loro fosse diventata noiosa; non ce n’era stato bisogno. Philo, Tom e gli altri avevano iniziato a parlare di quidditch. Lo sport dei maghi era stata una delle prime cose su cui si era informato da bambino quando sua nonna gli aveva raccontato, a grosse linee, del mondo magico. Gli piaceva il calcio e gli sport di squadra in generale, nonostante fosse l’essere più asociale del pianeta, e il quidditch era subito entrato di prepotenza tra i suoi interessi. Sperava presto di poter sostenere un provino come portiere per la squadra di Serpeverde… sarebbe stato divertente parare tutte le pluffe dei Grifondoro e prendere in giro Christelle perché i Cacciatori della sua casata erano scarsi.
Come di consueto, i suoi pensieri avevano prevalso sulla conversazione in atto e ne aveva perso il filo del discorso. Dato che, a proposito di Christelle, aveva appuntamento con lei in biblioteca prima delle lezioni del pomeriggio, si affrettò a finire di mangiare per poterla raggiungere.


Ci vediamo direttamente in sala comune, ho rune antiche più tardi.disse ai ragazzi, salutandoli, prima di alzarsi dalla lunga tavolata dedicata ai Serpeverde e rimettersi a tracolla la borsa scolastica.
Non aveva visto Christelle tra i Grifondoro in Sala Grande, ma era arrivato tardi, quindi non aveva dato troppo peso alla cosa. Dall’inizio del terzo anno si erano visti poco, perché con le lezioni a scelta i loro orari non coincidevano più tanto bene ed era diventato complicato mettersi d’accordo. Però erano riusciti a trovare comunque una loro dimensione nel caos e fare insieme i compiti in biblioteca era una specie di tradizione che cercavano di portare avanti, anche quando i compiti da fare non erano gli stessi.
Aspettò pazientemente che le scale gli consentissero di raggiungere il terzo piano e avanzò di qualche gradino verso quelle che lo avrebbero portato al quarto, quando con la coda degli occhi intravide qualcosa che il suo sguardo captò prima che il cervello potesse darvi un senso. Si volse verso quel corridoio per guardare meglio e se ne pentì subito: Christelle era di schiena al muro che circondava con le braccia le spalle di Michael, l’amico di suo fratello. Lui teneva le mani intorno ai fianchi di lei e siccome il testa di cazzo Michael le parlava all’orecchio, non riusciva a vedere il viso di Christelle per spiare la sua reazione a quel contatto, ma immaginò – purtroppo senza difficoltà – che dovesse esserne lieta, perché subito dopo una mano di lei scivolò sul petto di lui. Immaginando il seguito di quell’interazione, scattò di nuovo verso le scale e prese a correrle due gradini la volta per allontanarsi il più velocemente possibile da lì. Non aveva alcuna intenzione di vederli baciarsi o scambiarsi effusioni di alcun tipo. Gli venne la nausea.
Raggiunta la biblioteca aveva il fiatone e il cuore a mille. Si fermò a un tavolo libero e fissò lo sguardo sul legno, perché ogni volta che sbatteva le palpebre rivedeva la scena a cui aveva appena assistito… Forse per rabbia, delusione o gelosia, ma quella maledetta immagine di Christelle e Michael insieme gli si era piantata nel cervello contro la sua volontà e il cuore non ne voleva sapere di rallentare i suoi battiti e smettere di fargli male.


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Christelle ~
 
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Michael le aveva fatto una sorpresa intercettandola lungo la strada verso la Sala Grande, dove la giovane strega si stava dirigendo per andare a pranzo con in mano un sacchetto di dolci di Mielandia ben fornito; mentre addentava uno zuccotto di zucca il suo quasi-ragazzo, o forse ragazzo-per-intero, l’aveva presa per un braccio e trascinata verso le scale, che avevano percorso a due a due, fino a raggiungere uno dei corridoi più in ombra e nascosti. Lì l’aveva baciata per poi lamentarsi, scherzosamente, del sapore di zucchero sulle sue labbra a causa dei dolci di Mielandia; Christelle non li aveva messi via, anzi, aveva continuato a mangiarli! Lei e Michael uscivano insieme da quanto, un mese? C’era già confidenza, senza contare che si conoscevano da molto prima grazie a Oliver, il fratello della Grifondoro. I due erano amici e compagni di Casa, Corvonero.

« Non avresti potuto scegliere momento peggiore per disturbarmi: stavo andando a pranzo »

Christelle lo stuzzicava spesso, per gioco, tra i due era lei la testa calda. Michael, in un certo senso, somigliava ad Oliver, ma era molto più noioso di lui. Nonostante ciò, la Grifondoro gli voleva bene e le piaceva uscire con lui. Non avevano ancora affrontato quel discorso, certo, d’altronde lei a stento sapeva cosa fosse un vero “fidanzato”… Né l’idea la faceva impazzire troppo, ma quel Corvonero le piaceva e soprattutto la faceva sentire al sicuro, in un certo senso. Forse perché sapeva non avrebbe mai avuto colpi di testa: era troppo preciso, gentile e fedele, ordinato anche. Organizzato. Scrupoloso.

Dopo una serie di effusioni caste, abbracci, qualche bacio rubato, Christelle addentò l’ennesimo ciocconocciola e con la bocca piena gli disse:


« Adesso devo andare in biblioteca, ci vediamo questo pomeriggio, ok? » e lo mollò lì senza troppe smancerie o preamboli. Si era ricordata di Draven.

I due non avevano avuto modo di vedersi troppo da quando il terzo anno era iniziato, le loro materie a scelta non coincidevano e di conseguenza passavano molto meno tempo insieme rispetto ai primi due anni. Nonostante ciò le piaceva studiare in biblioteca con lui. In particolare quel giorno, si disse, gli avrebbe raccontato di Michael: non che ci fosse qualcosa di speciale da dire ma sentiva, in un angolo remoto dei pensieri, che avrebbe dovuto farlo prima o poi. Lo aveva deciso da una settimana. In fondo si era già confidata con le amiche e compagne di stanza.

Ancora una volta salì le scale velocemente, i libri nella tracolla, la bacchetta in tasca ma soprattutto i dolci ancora in mano per offrirne uno al Serpeverde una volta intercettato in biblioteca. L’enorme sala, stracolma di libri, era quasi vuota: tutti gli studenti erano a pranzo. Le bastò un’occhiata per trovare Draven, in uno dei tavoli in fondo, e lo raggiunse in fretta, sventolando scherzosa davanti al suo viso il sacchetto di dolci di Mielandia.


« Ti va uno zuccotto di zucca? »

 
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view post Posted on 1/8/2020, 10:44
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Era rimasto immobile sulla sedia, con lo sguardo fisso sul freddo legno della scrivania per chissà quanti secondi, prima di muoversi e riprendere a respirare in maniera decente. Gli era sembrata un’eternità, ma almeno in apparenza era riuscito a uscirne… Si era mosso per togliersi di dosso la borsa scolastica a tracolla e poggiarla nella sedia accanto; l’aveva aperta per prendere gli appunti di storia della magia e pozioni, insieme ai rispettivi libri; e aveva addirittura preso anche una pergamena nuova per ricopiare i compiti di astronomia. Si era tolto la veste e la cravatta per stare più comodo con la sola camicia, di cui ne aveva ripiegato le maniche sugli avambracci.
…Ma perché proprio Michael? Non riusciva a non pensarci.
Lo conosceva da anni, precisamente dal giorno in cui era salito sull’Hogwarts Express per la prima volta, per l’appunto nell’occasione in cui conobbe anche tutti i Jones. Per quasi un anno intero si era sforzato di essere suo amico, ma era terribilmente noioso, oltre che irritante.
Che ci vedeva in lui Christelle? Era brutto. Ogni volta che apriva bocca sembrava parlasse con un’ape frizzola incastrata nell’esofago. Per essere un Corvonero, era scarso in qualsiasi cosa studiasse o facesse. Era l’unico essere umano in quella scuola in grado di rendere noioso anche un discorso sui Pride of Portree. E poi era proprio brutto.
Sbuffò e si accorse di essersi appoggiato con la testa sul pugno destro, piantando il gomito sulla scrivania, per abitudine. Aveva addirittura iniziato a ricopiare i compiti sulla pergamena, ma rispetto alla sua scrittura perfettamente ordinata sembrava avesse scritto in cirillico. E sbuffò di nuovo… Più che altro perché non sapeva che fare. Da quanto andava avanti? Magari anche per Christelle c'era un limite tra cosa dirgli e cosa no? Perché non voleva in alcun modo parlarne. Magari, essendo Michael un amico di suo fratello e della famiglia Jones, voleva mantenere quella 'cosa' clandestina e non era niente di che. Così lui avrebbe potuto fingere che non fosse reale. Una sorta di vittoria un po’ per tutti, no?
La voce di lei gli giunse improvvisa e interruppe il filo inutile e sconnesso dei suoi pensieri; colto di sorpresa, sussultò sul posto. Istintivamente, si voltò verso l’ingresso per assicurarsi che Christelle non si fosse portata dietro la palla al piede e quando riportò lo sguardo sul suo viso, si trovò incapace di restare a guardarla… Un po’ come quando provi a guardare il sole attraverso una nuvola e questa si sposta all’improvviso, facendoti bruciare gli occhi dalla forte e improvvisa luce.
Le fece cenno di no con la testa, in risposta alla sua domanda, e cominciò a trafficare – un po’ a caso – tra gli appunti delle tre materie che aveva sulla scrivania. A Draven non piacevano i dolci, ma gli zuccotti di zucca li mangiava volentieri… Perché la zucca era naturalmente dolce e dava un sapore diverso al dolcetto. Ma sicuramente era stato un caso che gliene avesse offerto uno… Figuriamoci se ricordava quella sua psicosi. Ne aveva talmente tante che non se le ricordava nemmeno lui; gli tornavano in mente solo quando capitava occasione.


Ti servono gli appunti di storia della magia?esordì con voce più ferma di quanto si aspettasse, ma a sguardo basso. Senza prestarvi la minima attenzione, spinse verso di lei gli appunti di pozioni... E riassunse poi la posizione precedente, con la mano a sorreggere la testa, riprendendo a scrivere astronomia come se nulla fosse. Era una maledetta fortuna che tra le capacità dei maghi - a lui conosciute - non ci fosse quella di sentire i battiti del cuore a distanza, perché in quel momento sembrava essere sull’orlo di un infarto o qualcosa del genere.

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view post Posted on 1/8/2020, 22:50
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Christelle sventolò ancora un paio di volte il sacchetto di dolci ufficiali Mielandia vicino al suo viso, per poi rivolgergli un sorriso – talmente veloce da non premurarsi di controllare fosse stato ricambiato –, appoggiò i libri sul tavolo e si accomodò accanto a lui, la bacchetta ancora ben custodita nella tasca. Si stupì del suo rifiuto, l’amico Serpeverde non fosse un grandissimo fan dei dolci in generale, ma ricordava benissimo di avergli offerto degli zuccotti più di una volta, e lui li aveva sempre accettati di buon grado.
Sospirò tra sé e sé. Aveva ancora un mucchio di compiti da fare, di tutte le materie in realtà: Difesa, Incantesimi, Pozioni, Storia della Magia, Trasfigurazione, Divinazione… Era rimasta indietro in tutte tranne Cura delle creature magiche ed Erbologia, le uniche che aveva ancora voglia di studiare regolarmente.


« Sei arrivato da molto? » era abituata ai silenzi di Draven, ma fu assalita dal dubbio di essere arrivata in ritardo come al solito e che lui, stanco di lei e del suo fare sempre un po’ come le pareva, si fosse offeso. In effetti aveva una faccia strana, pensierosa forse. In tal caso, sarebbe stato ancora più difficile raccontargli di Michael, avrebbe dovuto ammettere di esser arrivata tardi per colpa sua…

…Difficile? E perché, poi? Perché stava creando così tanti problemi inesistenti? Lei e Draven erano amici, non se la sarebbe certo presa. Magari non sarebbe stato entusiasta come le amiche Grifondoro di Christelle, anzi, molto probabilmente non gli sarebbe importato un fico secco della vita amorosa di un’amica. In ogni caso, qualsiasi fosse la situazione, era giusto raccontarglielo.

« Credo di s… » iniziò a dire, ma si interruppe quando vide che lui le aveva passato gli appunti di Pozioni al posto di quelli di Storia della Magia. Fece una smorfia, ma non disse niente per farglielo notare, si limitò a prenderli… In fondo le servivano anche quelli. Finalmente, infine, si schiarì la voce. Di stranezza in stranezza si convinceva sempre di più di come il malumore doveva esser dovuto a un ritardo, forse aveva sbagliato orario, addirittura giorno? Cos’aveva dimenticato? Era arrabbiato con lei, o nervoso, o triste. Forse tutte e tre le cose. « Va tutto bene? »

 
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view post Posted on 4/8/2020, 10:56
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Era talmente distratto dai propri pensieri da non riuscire a concentrarsi nemmeno sui compiti che stava trascrivendo. Era una situazione nuova, decisamente strana… Non era affatto abituato a perdere il controllo di sé e delle sue priorità.
Per tutta la vita, si era allontanato dalle persone per paura che queste, un giorno, lo avrebbero abbandonato; poi aveva capito che, a volte, ci si lega a qualcuno contro la propria volontà, perché l’essere umano è un essere sociale, e aveva sviluppato la paura di essere giudicato; aveva cercato un modo per rendersi indipendente, soprattutto emotivamente, da quelle poche persone che gli erano rimaste intorno, tra amici e famigliari, per evitare che potessero essere loro ad allontanarsi per prime, e avevo smesso di riporre fiducia in chiunque, cominciando a pensare solo ed esclusivamente a sé stesso.
Ecco… Christelle aveva messo tutto questo in discussione senza nemmeno farlo di proposito. L’aveva conosciuta e il suo modo di fare, così spigliato, lo aveva messo subito a suo agio; lui passava sempre ore ed ore sui libri perché riteneva di avere una pessima memoria e nessuno dei maghi più forti nella storia della magia aveva mai rischiato di dimenticare l’esecuzione di un incantesimo e studiava così tanto perché voleva essere alla loro altezza, lei non lo aveva mai preso in giro per questo, anzi; mal sopportava le persone che provavano a parlare con lui, ma gli piaceva ascoltare lei perché aveva un bel modo di porsi con lui, anche se si era aperto poco o niente con lei, non gliene aveva mai fatto una colpa o insistito per saperne di più. Si era ritrovato a fidarsi di lei, in un certo senso a dipendere da lei perché c’era sempre stata, da quando aveva messo piede a Hogwarts. Si era affezionato a lei ed era successo contro la propria volontà, ci si era abituato e aveva stupidamente dato per scontata la sua presenza.
Quel cambiamento, la sua ‘qualsiasi-cosa-fosse’ che aveva con il testa di cazzo Michael cambiava tutto… Non sapeva ancora come, né perché se ne sentisse così ferito, ma lo odiava… Odiava lui, odiava quel senso di oppressione sul petto che aveva da quando li aveva visti in corridoio e odiava lei, perché aveva rovinato tutto.
Le sue paranoie sulle persone, a quanto sembrava, non facevano eccezioni. Prima o poi, tutti si rivelano essere qualcos’altro. E ovviamente a rimetterci era sempre lui.
Aveva cose ben più importanti a cui pensare, un lungimirante futuro da raggiungere... Non aveva tempo da perdere con Christelle e il suo amichetto.


No, devo studiare.si decise infine a risponderle, quando sedendosi di fianco a lui sentì di non poterla più ignorare. Aveva appena usato il suo tono preoccupato e gli sembrò – nonostante continuasse a evitare il suo sguardo – di vedere i meccanismi del suo cervello arrovellarsi dietro i suoi enormi occhi azzurri presi dal panico nella disperata ricerca del motivo per cui lui era così acido. Chissà se si stava chiedendo se fosse colpa sua…

Ti ho visto con Michael. Puoi prendere gli appunti e andartene. Non mi devi niente, Christelle.aggiunse subito dopo, prima di darle la possibilità di rispondergli. Non voleva in alcun modo sentirla raccontargli di lui e della loro storia e se avesse iniziato a farlo, le avrebbe scagliato addosso una fattura languelingua. Ma i giochetti sul ‘non detto’ gli davano ai nervi: parlava poco, ma parlava sempre se c'era qualcosa da dire. Non era il tipo da conversazioni di circostanza e senza girarci troppo intorno, aveva agito d’istinto, senza nemmeno pensarci, in realtà. Doveva ritrovare la concentrazione sulle cose che meritavano davvero la sua attenzione, come lo studio, e realizzò di aver fatto bene a nominare la fonte del suo nervosismo così, almeno, il discorso con lei si sarebbe presto concluso.
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Tamburellava le piccole dita affusolate sul lungo tavolo in mogano scuro della biblioteca di Hogwarts, lo sguardo indagatore puntato sull’amico. Christelle non era mai stata tipo da nascondere le emozioni, anzi, nei suoi brevi ma intensi tredici anni aveva avuto modo di capire quanto le riuscisse facile parlare chiaro, anche solo tramite gesti e sguardi le sue emozioni finivano per risultare sempre molto palesi. Un libro aperto. Al contrario di Draven, Serpeverde sigillato con decisione dentro la sua testa, a tratti impossibile da decifrare a meno che non fosse lui stesso, per primo, a dartene l’occasione. Era difficile essere sua amica, ma alla Grifondoro non pesava: fin dal primo anno, fin dal primo giorno anzi, a scuola, la sua presenza era stata per lei indispensabile. Più delle amiche nella stessa Casata, delle compagne di stanza, forse anche più di Isla e Oliver. Lui era Draven, un punto fisso. Uno dei pochi. Il suo opposto, quello che la riportava con i piedi per terra quando le emozioni, positive e negative che fossero, prendevano il sopravvento. E ormai credeva di conoscerlo talmente bene che le parve subito chiara la situazione: qualcosa non andava.

« Si può sapere cosa… » cominciò a dire, ma le parole le morirono in gola. Arrossì non solo in viso, ma anche lungo il collo, le dita, forse tutto il corpo stava avvampando di imbarazzo. Non appena l’amico aveva nominato Michael, prima di lasciargli finire la frase aveva capito il motivo di tanto astio. Lei non gli aveva detto niente. Che stupida… Eppure sapeva benissimo come funzionavano le cose ad Hogwarts, i pettegolezzi erano all’ordine del giorno. Non aveva mai voluto nasconderglielo, eppure perché non gliene aveva parlato subito? Aspettava il momento giusto. In fondo lei e Michael stavano insieme, insomma sì, si frequentavano, da poco tempo, e lo aveva raccontato solo alle amiche più strette di Grifondoro, Isla compresa ovviamente.

Si sforzò di mantenere la calma.


« Mi dispiace non avertelo detto subito » prese a dire con enfasi. « Lo so, avrei dovuto, noi siamo amici e ti ho sempre raccontato tutto… Ma io e Michael usciamo insieme da poco tempo, qualche mese, aspettavo il momento giusto per dirtelo. È ancora una cosa da niente e non volevo annoiarti » si sentì più imbarazzata e stupida che mai. Lasciò andare la bacchetta sul tavolo, gli appunti, le pergamene. Di slancio cercò la mano di Draven, la strinse forte nella propria, le dita affusolate intrecciate alle sue per non farlo scappare e costringerlo ad ascoltarla e guardarla. « Mi dispiace davvero.. »

 
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Per essere un tipo che passava gran parte del suo tempo a pensare in silenzio, era abbastanza istintivo. Nemmeno dopo anni e anni di rimproveri era riuscito a smussare la durezza di quel suo lato un po’ aggressivo… Aveva ricevuto un’educazione altalenante, a tratti libertina e a tratti rigida, e per qualche motivo – dettato forse dall’indole caratteriale – la parte più rigida gli era rimasta addosso solo per alcuni dettagli, imponendogli di mostrare rispetto alle persone più grandi di lui o, ad esempio, di salutare e ringraziare sempre in situazioni formali; ma per quanto riguardava tutto il resto, era tutta un’altra storia… E il fatto che con Christelle si fosse sempre sentito libero di essere sé stesso peggiorava la situazione perché con lei non aveva mai nemmeno dovuto sforzarsi di essere buono o educato; era semplicemente Christelle e lui era semplicemente Draven. Con lei parlava quando e solo se ne aveva voglia; non aveva mai sentito la necessità di sfogarsi con lei o raccontarle del proprio passato – non le aveva mai nemmeno spiegato il proprio molliccio durante la lezione del primo anno e lei non glielo aveva mai chiesto. C’era un’infinità di cose che lei non sapeva di lui, eppure, non lo aveva mai costretto a parlargliene. L’apprezzava e rispettava per questo e, di conseguenza, essere buono o gentile ed educato con lei era sempre stato facile, istintivo… Sentirsi addosso sensazioni del tutto diverse da quelle provate con lei negli ultimi quasi tre anni fu come aprire il vaso di Pandora e dare libero sfogo a una serie di frustrazioni di cui – razionalmente parlando – probabilmente lei non era nemmeno la causa.
Le parole gli erano uscite spontanee, perché altrettanto spontaneo era stato il pensiero che lei avesse lasciato Michael in corridoio per andare da lui solo per poterlo sfruttare per i compiti e gli appunti. Non credeva potesse esserci altro motivo, come un presumibile affetto da parte sua… Ed era sbagliato e infantile, ma per lui era la cosa più naturale e ovvia a cui credere: nessuno, nemmeno Christelle a quel punto, avrebbe potuto preferire stare con lui che con chiunque altro, perché nessuno mai aveva preferito lui ad altri e ai suoi occhi, ormai, lei non faceva più eccezione.


Noi non siamo amici. Hai trovato un modo migliore per passare il tempo.le rispose di getto, praticamente parlandole sopra quando sentì il cuore saltargli un battito al suono di quella parola a lui un po’ estranea… ‘Amici’. Se non fossero stati smistati in case diverse; se non fosse che le regole di Hogwarts impedivano tutta una serie di interazioni tra sessi diversi nello stesso dormitorio; se non fosse che durante l’estate vivevano in città distanti… avrebbero vissuto in simbiosi. Erano un sacco di ‘se’ ed era una sensazione parecchio forzata a cui credere, ma dal primo giorno in cui l’aveva vista si era sentito legato a lei in un modo inconcepibile. Non sapeva spiegarlo.
Gli aveva appena spezzato il cuore e dall’alto dei suoi quattordici anni Draven non riusciva a capire l’evidenza del perché...


Da qualche mese?!fece eco alle sue parole senza nemmeno rendersene conto e solo a quel punto si voltò di scatto a guardarla. Era certo di avere gli occhi iniettati di sangue… Era furioso. Era per questo che non erano riusciti a vedersi a Londra da lui quell’estate?
Che razza di idiota a non accorgersene prima.


Quanti mesi? Perché?aggiunse subito dopo, ritirando di scatto la mano dalla sua e chiudendola con forza a pugno.
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