Studente - III anno - 14 anni - Serpeverde
Era talmente distratto dai propri pensieri da non riuscire a concentrarsi nemmeno sui compiti che stava trascrivendo. Era una situazione nuova, decisamente strana… Non era affatto abituato a perdere il controllo di sé e delle sue priorità.
Per tutta la vita, si era allontanato dalle persone per paura che queste, un giorno, lo avrebbero abbandonato; poi aveva capito che, a volte, ci si lega a qualcuno contro la propria volontà, perché l’essere umano è un essere sociale, e aveva sviluppato la paura di essere giudicato; aveva cercato un modo per rendersi indipendente, soprattutto emotivamente, da quelle poche persone che gli erano rimaste intorno, tra amici e famigliari, per evitare che potessero essere loro ad allontanarsi per prime, e avevo smesso di riporre fiducia in chiunque, cominciando a pensare solo ed esclusivamente a sé stesso.
Ecco… Christelle aveva messo tutto questo in discussione senza nemmeno farlo di proposito. L’aveva conosciuta e il suo modo di fare, così spigliato, lo aveva messo subito a suo agio; lui passava sempre ore ed ore sui libri perché riteneva di avere una pessima memoria e nessuno dei maghi più forti nella storia della magia aveva mai rischiato di dimenticare l’esecuzione di un incantesimo e studiava così tanto perché voleva essere alla loro altezza, lei non lo aveva mai preso in giro per questo, anzi; mal sopportava le persone che provavano a parlare con lui, ma gli piaceva ascoltare lei perché aveva un bel modo di porsi con lui, anche se si era aperto poco o niente con lei, non gliene aveva mai fatto una colpa o insistito per saperne di più. Si era ritrovato a fidarsi di lei, in un certo senso a dipendere da lei perché c’era sempre stata, da quando aveva messo piede a Hogwarts. Si era affezionato a lei ed era successo contro la propria volontà, ci si era abituato e aveva stupidamente dato per scontata la sua presenza.
Quel cambiamento, la sua ‘qualsiasi-cosa-fosse’ che aveva con il testa di cazzo Michael cambiava tutto… Non sapeva ancora come, né perché se ne sentisse così ferito, ma lo odiava… Odiava lui, odiava quel senso di oppressione sul petto che aveva da quando li aveva visti in corridoio e odiava lei, perché aveva rovinato tutto.
Le sue paranoie sulle persone, a quanto sembrava, non facevano eccezioni. Prima o poi, tutti si rivelano essere qualcos’altro. E ovviamente a rimetterci era sempre lui.
Aveva cose ben più importanti a cui pensare, un lungimirante futuro da raggiungere... Non aveva tempo da perdere con Christelle e il suo amichetto.
No, devo studiare. – si decise infine a risponderle, quando sedendosi di fianco a lui sentì di non poterla più ignorare. Aveva appena usato il suo tono preoccupato e gli sembrò – nonostante continuasse a evitare il suo sguardo – di vedere i meccanismi del suo cervello arrovellarsi dietro i suoi enormi occhi azzurri presi dal panico nella disperata ricerca del motivo per cui lui era così acido. Chissà se si stava chiedendo se fosse colpa sua…
Ti ho visto con Michael. Puoi prendere gli appunti e andartene. Non mi devi niente, Christelle. – aggiunse subito dopo, prima di darle la possibilità di rispondergli. Non voleva in alcun modo sentirla raccontargli di lui e della loro storia e se avesse iniziato a farlo, le avrebbe scagliato addosso una fattura languelingua. Ma i giochetti sul ‘non detto’ gli davano ai nervi: parlava poco, ma parlava sempre se c'era qualcosa da dire. Non era il tipo da conversazioni di circostanza e senza girarci troppo intorno, aveva agito d’istinto, senza nemmeno pensarci, in realtà. Doveva ritrovare la concentrazione sulle cose che meritavano davvero la sua attenzione, come lo studio, e realizzò di aver fatto bene a nominare la fonte del suo nervosismo così, almeno, il discorso con lei si sarebbe presto concluso.
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