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| giornalista ♢ fotografo ♢ VOICE ♢ 23 Non c'è niente di meglio per un bilingue che sentire qualcuno parlare (o almeno provare a parlare) la tua lingua madre. Specialmente se in quel caso quel bilingue è una giornalista che per ovvi motivi deve parlare, scrivere e respirare inglese. L'avere conoscenze quasi totalmente legate all'ambiente lavorativo, poi, rende ancora più complessa (se non impossibile) la possibilità di poter riprendere le redini della lingua madre. «Oui, je peux vous aider» Quindi non era strano se a quelle parole, gli occhi di Ariel si illuminarono di stupore e felicità. Le sue espressioni erano talmente evidenti da renderla un libro aperto (cosa che nel suo lavoro difficilmente le veniva bene fare): le era bastato sentire qualcuno prova a parlare francese perché il suo umore prendesse un'improvvisa impennata. «Hai parlato francese!» Trillò entusiasta, portando un trittico di maghi a "SSSSH" zittirla prontamente, indice premuto contro le labbra. Si irrigidì, voltandosi di scatto alla sua destra. Abbassò il capo, quasi come se fosse lì lì per inchinarsi a tutti quelli seduti al loro tavolo per scusarsi. Evidentemente ad essere evidenti (teatrali, quasi) non erano solo le sue espressioni, ma anche i suoi gesti. Il suo linguaggio del corpo riusciva facilmente ad incanalare pensieri ed emozioni, se non aveva la mente focalizzate a tenersi sotto controllo. Connor l'avrebbe vista sciogliere la stretta alla mano per saltare quasi sul posto al sentirlo parlar francese, irrigidirsi come granito un secondo dopo all'ammonimento degli altri scolari, inchinarsi frettolosamente a destra e manca con espressione timorosa e poi voltarsi verso di lui e in un battito dic ciglia sfoderare nuovamente un sorriso a trentadue denti. «Non ho mai avuto un serpente» Sussurrava, adesso, mentre con la bacchetta indicò al ragazzo la sedia dove questo prima era seduto e quella subito accanto, verso la quale cominciò a muoversi per prendervi posto. Lo stava chiaramente invitando a tornare seduto, così da limitare il fastidio che le loro chiacchiere avrebbero portato al resto degli studenti. «Ho già preso la casetta, il terracosa - che non dirò, mi confonde la lingua dire quella parola - anche se lui preferisce stare in giardino, solo che .. non voglio dargli fastidio. Vorrei capire cosa gli fa bene e cosa non lo mette di cattivo umore, capisci?» Manteneva il tono di voce sempre basso, sebbene con la quantità di parole appena dette finiva con l'attirare occhiatacce di disappunto dalle persone vicine. Era tanto abituata a reazioni del genere che reagiva meccanicamente col mormorare "scusa" ogni tanto o abbassare il capo con rammarico, prima di riprendere a parlare come nulla fosse. Con un gesto della bacchetta andò puntando la sua copia di "Rettili e Mago: famigli controcorrente" e poi ruotando di scatto il polso, quasi come ad emulare con mano e catalizzatore un accennato colpo di frusta verso il libro, enunciare la formula con chiarezza nella sua mente "Wingàrdium Leviòsa". Fluttuando, il libro si distaccò seguendo lo spostamento della bacchetta fino a fermarsi davanti ad Ariel, cadendo pancia in su sotto il naso della maga. «Mi sono presa cura di gufi, allocchi, niente che strisciasse» Arricciò le labbra in una smorfia, prima di aprire il libro con la mandritta. Poggiata la bacchetta alla sua sinistra, cominciò a consultare l'indice in cerca del capitolo più promettente. «E' un pitone reale leucistico, super bellissimo.» Aggiunse poco dopo, mentre con il dito indicava uno dei capitoli "3. Preconcetti della Comunità Magica sui serpenti" «E tu, Signor O'Brien? Allevi Kraken o hai polipi carini in casa?.» Faceva riflettere notare come la sua domanda fosse assolutamente sincera.
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