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view post Posted on 31/8/2020, 10:14
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Contest Agosto 2020 - Alter-Ego
Il frammento è ambientato a casa Pierce, al ritorno a casa di Vivienne dopo il primo anno ad Hogwarts.





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Ndaolk4Vivienne avanzò a passo incerto verso la porta di quella casa che l'aveva ospitata per 10 anni. Ma quella porta Viv non la sentiva più sua in nessun modo, il suo corpo di rifiutava di tirar su la mano per bussare, voleva andarsene, voleva scappare. E invece l'unico modo per andarsene era restare, almeno per un po'. Martin era stato chiaro: finché non avesse compiuto la maggiore età erano i suoi genitori che potevano decidere per lei. Il piano era semplice, doveva far credere ai suoi genitori di aver passato l'anno in ritiro in una scuola cristiana. Doveva apparire più pentita che mai di quelle manifestazioni magiche che sempre di più si erano fatte sentire prima della partenza per Hogwarts. E questo significava niente magia per nessuna ragione al mondo. Per sicurezza la sua bacchetta era rimasta da Martin, insieme al suo gatto e a tutto quello che aveva acquistato nell'anno precedente. In ogni caso, in quanto ancora minorenne, non poteva comunque usare la magia al fuori dalla scuola, ma tagliare via il Mondo Magico per i successivi due mesi significava anche non avere più contatti con nessuno dei suoi amici. Aveva promesso ad Alice che le avrebbe scritto durante l'estate, cosa avrebbe pensato la sua amica nel vedere che non aveva mantenuto la promessa? Perché aveva avuto la sfortuna di nascere in una famiglia così? Non era molto quello a cui ambiva, desiderava semplicemente dei genitori normali. Inspirò profondamente, alzò il braccio destro e chiuse la mano a pugno. Strinse così forte che sentì le unghie delle dita conficcarsi sulla pelle. Ma Vivienne si bloccò, non era ancora pronta per bussare. Cosa avrebbe fatto una volta che si fosse aperta quella porta? Aveva due possibilità. Poteva ribellarsi ai suoi genitori: ora che aveva scoperto cos'era la vita vera era certa che quello che aveva subito e avrebbe subito in quella casa non andava bene. Così non avrebbe rinunciato a sé stessa. Ma questo avrebbe significato una sola cosa: ripartire per Hogwarts sarebbe stato complicato: James non l'avrebbe mai rimandata in un posto che l'aveva resa così ribelle. La seconda possibilità era dimostrare che la "scuola" aveva funzionato. Per fare ciò sarebbe dovuta diventare qualcun'altro: una figlia devota, umile, buona e obbediente. Doveva trasformarsi una bambina perfetta, rinnegare se stessa per essere quello che loro volevano da lei. Vivienne tremò, il solo pensiero la disgustava. Era arrivata ad Hogwarts promettendosi di essere la versione migliore di sé e invece, oltre a mentire, doveva far finta di essere d'accordo con tutto ciò da cui stava scappando. Ma non aveva altra scelta. Se voleva tornare ad Hogwarts doveva mettere da parte l'orgoglio e sopravvivere.
Un altro respiro profondo, ma questa volta bussò.
Le nocche si scontrarono delicatamente con il legno della porta, producendo un suono quasi impercettibile. Ma nella casa regnava il silenzio, così James e Amelia sentirono i colpi distintamente. Fu lui ad aprire la porta. Davanti a se trovò la figlia, lo sguardo basso, le mani dietro la schiena.
« Buonasera padre. » Il suo fu un sussurro. « Vivienne. Entra. » James rimase spiazzato nel vedere sua figlia e si spostò di lato per permetterle di entrare. Nel frattempo Amelia aveva raggiunto l'ingresso dell'abitazione. I suoi occhi diventarono lucidi nel vedere il volto della figlia. Si avvicinò a lei e provò ad abbracciarla. Ma non c'era trasporto in quell'abbraccio, erano da tanti anni che i rapporti con sua figlia si erano incrinati, non c'era calore nella stretta di Amelia e non c'era il desiderio di farsi abbracciare nella piccola Vivienne. Ma la ragazzina lottò contro quell'impulso che voleva farle spingere lontano da sé quella persona che per tanto tempo aveva girato la testa dall'altra parte, che non l'aveva mai aiutata a stare meglio e tentò di ricambiare l'abbraccio, tentando di far credere che rispettava quelle due persone. Invece si sentiva come se la stessero prendendo a pugni nello stomaco. Voleva scappare, ad Hogwarts era rinata, ora si sentiva di nuovo morire dentro. *No Vivienne, sai quello che devi fare*.
Col passare dei minuti le cose sembrarono andar meglio. James e Amelia sembravano veramente colpiti da comportamento mesto della figlia e allentarono i toni. Solitamente dovevano sempre stare ad urlare contro quella ragazzina ribelle e piena di energie che correva da una parte all'altra. « Sento il bisogno di scusarmi con voi. Sono stata un problema in tutti questi anni. » Le bugie uscirono sempre più naturali mentre sorseggiava con calma la minestra che Amelia le aveva preparato. « Sto lavorando sodo per far in modo che non succeda più. » Viv abbassò la testa, storcendo la bocca per formare una specie di smorfia dispiaciuta. « Il pentimento è il primo passo per la salvezza. » James sorrise leggermente verso la figlia, gli occhi pieni di orgoglio per quelle parole che da così tanto tempo aveva provato a far pronunciare alla figlia, con qualunque mezzo. « Io sento di aver fatto tante cose brutte, voglio migliorare. Questa scuola mi sta davvero migliorando, padre. » Sì, Hogwarts la stava facendo migliorare, ma ad essere una strega più capace. Viv visualizzò le mura del castello ed i sorrisi dei suoi amici, le davano la forza per continuare la recita.
La serata continuò tranquilla, Vivienne continuò a fingere e Amelia e James erano sempre più meravigliati nel vedere la loro figlia, sembrava così diversa. Alle dieci la accompagnarono a letto, entrambi le diedero la buonanotte con un bacio sulla testa.
Si stese nel suo vecchio letto con la consapevolezza che per i prossimi due mesi non sarebbe stata più Vivienne, la giovane strega smistata tra i Grifondoro ad Hogwarts, ma sarebbe dovuta diventare un'altra persona, quella che le avrebbe garantito di continuare con la sua nuova vita, con la sua seconda opportunità. Viv era rimasta fuori, era sparita nel momento in cui le nocche avevano trovato il legno della porta e non l'avrebbe rivista fino al primo Settembre, ora era la figlia perfetta che i suoi genitori avevano sempre desiderato. Questa le sembrava una scelta così vigliacca che temeva che non sarebbe più riuscita a convivere con essa. Forse invece era la decisione più coraggiosa che poteva prendere: scegliere di fare di tutto per vivere e non arrendersi al semplice sopravvivere. Viv si aggrappò a questo pensiero, un’estate di bugie per garantirsi un futuro in onestà.






Edited by V i v i e n n e - 6/5/2023, 21:56
 
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view post Posted on 30/5/2022, 22:20
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Contest Maggio 2022


Note pre-lettura
Il frammento è ambientato durante il primo anno ad Hogwarts di Vivienne.

N.b. La canzone nel post è cantata, forse potrebbe fare fastidio durante la lettura. Se siete persone che non riuscite a leggere con la musica sotto, non fatela partire (O fatelo a vostro rischio e pericolo :ciambella: )



« Avete lo stesso naso, te l'hanno mai detto? » Vivienne trasalì, quella voce maschile sembrava rivolta proprio a lei; dopotutto era l'unica in quel corridoio. Kyle Jacobs la fissava con sguardo divertito. « Sì, parlo con te, Pierce. Anche lo stesso colore degli occhi, ora che ci faccio caso. » Kyle era al sesto anno e non le aveva mai rivolto la parola, ora che lo stava facendo era per dirle cose senza senso. Aveva forse esagerato con le sigarette alle erbe magiche di Zonko? In ogni caso, aveva la fama di essere uno sbruffone e Viv non sapeva tenere testa a tipi come lui, così si preparò ad abbassare lo sguardo e sgattaiolare via, facendo finta di non aver sentito. « Vivienne, non sto scherzando. Voglio parlarti. » Intuendo le sue intenzioni di fuga, Kyle si fece d'un tratto serissimo. Si staccò dalla parete a cui stava appoggiato e si affiancò alla Grifondoro. « Sicuro che devi parlare con me? » L'aveva chiamata sia per nome che per cognome, non c'erano dubbi che era proprio lei che cercava. Eppure Viv non era convinta: che cosa voleva uno del sesto anno da una primina? «Non sono indovinelli, era una constatazione. È vero, vi somigliate. Tu e... Peter. » Forse una coltellata in pieno petto avrebbe fatto meno male di sentire quel nome pronunciato ad alta voce. Vivienne sentì una fitta allo stomaco che la costrinse a fermarsi. Kyle si fermò di fronte a lei. Il ragazzo la sovrastava di almeno trenta centimetri, Vivienne fu costretta ad alzare la testa per poterlo guardare in faccia. Avrebbe voluto chiedergli perché le stesse dicendo una cosa del genere, come facesse a sapere come fosse fatto suo fratello, ma non riuscì a muovere le labbra. Kyle lesse quelle domande nei suoi occhi, e si accorse di essere stato un po' diretto con la biondina, dopotutto lo sapeva che era una ragazzina sensibile. « Ci conoscevamo, siamo stati grandi amici. E' stato veramente un buon amico, sai? »



« Peteeeer!! Peteeeer!! » Una bambina dai lunghi capelli biondi stava urlando rivolta verso un grosso albero. «Scendo! Arrivo, Viv, un secondo. » Tra i rami un ragazzino si stava divertendo a saltare da un ramo all'altro. Ma non stava scendendo abbastanza in fretta e Vivienne si stava spazientendo. Anche lei voleva arrampicarsi su un albero e Peter aveva promesso di aiutarla. « Non è giusto! » Continuò, sbattendo il piede a terra con stizza. Nel preciso istante in cui il suo piede incontrò il pavimento, più della metà delle foglie si staccarono improvvisamente dall'albero, cadendo dolcemente a terra. La bionda si guardò intorno, aveva solo quattro anni ma sapeva che quello che era appena successo non era normale: chi aveva strappato tutte le foglie dall'albero? Peter, invece, mentre continuava la sua discesa se la rideva tranquillo. « Non c'è bisogno che ti scaldi tanto! Arrivo e ti prometto che ti aiuto ad arrampicarti sull'albero! » Il ragazzino, invece, sapeva benissimo che a far cadere le foglie era stata sua sorella; anche lui riusciva a fare quel tipo di cose, e nonna Leah aveva detto che era una cosa bella... e lui si fidava di sua nonna!


« Perché me lo stai dicendo? » Vivienne si mise sulla difensiva, quello era un'argomento spinoso che non era sicura di voler affrontare. O meglio, alcune mattine si svegliava con il desiderio di saperne di più su Peter, di capire se qualcuno avesse una qualche idea di dove fosse. Altre mattine, invece, desiderava solo dimenticarsi di lui, faceva troppo male rendersi conto che non era più nella sua vita, che l'aveva abbandonata. Già, Peter era sparito senza dire nulla: dopo aver frequentato il primo anno ad Hogwarts non era tornato né a casa, né da Martin. Scomparso. Vivienne aveva sperato che una volta ad Hogwarts, si sarebbe messo in contatto con lei, ma i mesi erano passati e non aveva avuto notizie. Peter l'aveva lasciata da sola.


Vivienne camminava a testa bassa. Gli occhi azzurri erano pieni di lacrime, ma la bambina lottava per non farle uscire da lì. Nonna Leah le diceva sempre che era una bambina forte, e lei aveva intenzione di dimostrarle che aveva ragione. Alzò lo sguardo e lo puntò verso la bara chiara, che proprio in quel momento stava per varcare la porta della chiesa. A quel punto fu inevitabile, lacrime copiose iniziarono a rigarle il viso. Mentre la vista si annebbiava, qualcuno l'abbracciò da dietro e la strinse forte. « Shhh... tranquilla Viv, tranquilla. » Anche la voce di Peter era più spenta del solito. Il ragazzino voleva essere di supporto a Vivienne, ma la realtà è che quell'abbraccio serviva anche a lui per trovare un po' di sollievo. «Adesso cambierà tutto. » Vivienne era ancora una bambina, ma era sveglia e aveva presto capito che senza la loro nonna a proteggerli, le cose sarebbero diventate molto più complesse. « Sì, sarà dura. » Inutile nascondere una verità così ovvia. « Ma puoi sempre contare su di me, io sarò sempre per te, sorellina.»


Invece le cose erano andate diversamente. E per quanto Vivienne cercasse di convincersi che dietro alla sparizione del fratello ci doveva essere una spiegazione logica, il suo cuore era stato irrimediabilmente spezzato. « Jenna mi ha detto che stavi cercando conoscenti di tuo fratello. Mi ha detto che lo stai cercando. » Era la verità. Era arrivata ad Hogwarts speranzosa di trovare informazioni su Peter. Così, aveva cominciato ad chiedere a chiunque frequentasse il sesto anno informazioni su di lui. Alcuni lo conoscevano di vista, ma sembrava che Peter non avesse stretto molte amicizie in quell'anno al castello, e la ricerca si rivelò un buco nell'acqua. Fino a quel momento. « A Peter non piaceva stare al centro dell'attenzione, preferiva starsene per i fatti suoi. E anche io. Così ci siamo subito trovati bene insieme. » Inconsapevolmente, Viv si ritrovò a sorridere al pensiero di suo fratello che si rintanava in qualche angolo del castello lontano da tutti per leggere un libro, o andava in Sala Grande per mangiare il più tardi possibile, in modo da non incontrare nessuno. Era strano ascoltare qualcuno parlare di lui, fino a quel momento tutto ciò che sapeva su suo fratello veniva dai suoi ricordi diretti, dalle cose che avevano condiviso.

« Posso tenerla in braccio? » Di solito Peter cercava di parlare il meno possibile - in quella casa era facile dire la cosa sbagliata - ma per avere l'occasione di tenere sua sorella in braccio per la prima volta valeva la pena tentare. Amelia e James accettarono con un po' di riluttanza; la bambina era praticamente appena nata, ma era legittimo per il bambino volerla conoscere meglio. Lo fecero sedere sul divano e le spiegarono come sorreggerle la testa. Il bambino ascoltò con attenzione, intenzionato a fare le cose in modo perfetto; la sorellina era così piccola che sembrava che un solo movimento sbagliato potesse spezzarla. Vivienne neanche si accorse di essere passata dalle braccia della madre a quelle del fratello, e continuò a dormire beata. «Ciao sorellina, io sono Peter, tuo fratello maggiore. » Iniziò a sussurrare alla neonata. « E come fratello maggiore io mi prenderò cura di te!» Non sapeva bene perché, ma da quando aveva visto per la prima vista quel fagottino rosa, aveva capito che per lei si sarebbe lanciato da un dirupo, avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché fosse felice. Le accarezzò la testina e la strinse a sé.


« E parlava sempre di te. Costantemente. Non vedeva l'ora che anche tu frequentassi Hogwarts. Diceva che anche tu eri in grado di fare magie, quindi dovevi essere una strega anche te. » Kyle sorrideva, ma il suo era un sorriso triste, emergeva chiaramente quanto parlare dell'amico scomparso fosse una sofferenza anche per lui. « Secondo lui saresti stata Tassorosso. Ne era sicuro. » Kyle continuò a raccontare, non aveva mai avuto qualcuno con cui poter parlare di Peter ed era bello condividere quei momenti con qualcuno, anche se un po' faceva male. Invece, per Viv, ascoltare quei racconti era l'unico modo per sapere qualcosa di più su suo fratello, per ravvivare il ricordo che aveva di lui e la speranza di poterlo rivedere, era qualcosa a cui aggrapparsi per stare meglio. In un modo o nell'altro, Peter era sempre riuscito a farla stare meglio.

« Ahhhh! Mi fa male! » Per l'ennesima volta, Vivienne cercò di riprendersi la sua gamba, tirandola a sé, ma Peter era molto più forte di lei e le impedì di muoversi. «Viv! Sei piena di schegge, te le devo togliere tutte, sennò rischiamo che ti prendi un'infezione. » Spiegò lui paziente, mentre con le pinzette tirava su un altro pezzetto di legno conficcato nella pelle di sua sorella. « Ma fa male! » Insistette lei, piagnucolando. « Lo so che fa male, però dobbiamo farlo. Tu sei forte, lo so che resisterai fino a quando avrò tolto fino all'ultima scheggia. » Detto questo, avvicinò la mano sinistra a quella della sorella, così che potesse stringerla e farsi forza.


« Aveva scommesso che entro la fine dei sette anni sarebbe riuscito ad arrampicarsi sul Platano Picchiatore. Io gli avevo detto che secondo me finiva in infermeria entro il primo minuto, ma sotto sotto ero convinto che sarebbe riuscito. » Stavolta rise di gusto al ricordo. «Però sai che c'è? Io con lui ho solo ricordi felici, e se penso a quanti ancora ne potevamo collezionare non sai quanto mi incazzo. Però secondo me torna. Prima o poi torna. » Una frase in particolare la colpì. "Con lui ho solo ricordi felici". Per quanto si sforzasse, anche se si concentrava su quanto si sentisse abbandonata, anche a lei venivano in mente solo le cose belle: ogni volta che avevano giocato insieme. Ogni volta che lui l'aveva consolata o l'aveva difesa. Solo ricordi felici. «Tornerà.» Ne era sicura.


code by Vivienne ©



Edited by V i v i e n n e - 6/5/2023, 21:57
 
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