Narcissa Elodie Miller
Serpeverde | Studentessa, I anno | 11 anni | Outfit | ♪
Eccola lì: giovane, biondissima e soprattutto ingenua, come Narcissa aveva previsto, la Grifondoro s'era arrestata di botto per replicare alle sue ingiurie. Il modus operandi che era solita applicare con qualsiasi studente, senza far distinzione di sesso, casa o età, sembrava restituire sempre risultati interessanti che la facevano divertire di gusto. Era incredibile come tutti si sentissero in dovere di replicare alle sue parole sforzandosi di tenerle testa. Aveva soltanto undici anni, ma aveva la lingua biforcuta come un pitone e sputava veleno come una vipera, questo le era stato detto qualche tempo prima da un ragazzino lungo i corridoi di Hogwarts. Ma erano stati i fatti del passato a renderla così, quando dalla parte del carnefice non c'era lei, ma gli altri ragazzini, specialmente figli di babbani, che vedevano in lei una bambina strana e portatrice di guai. Nessuno di loro immaginava che tutte le stranezze che Narcissa si portava dietro erano in realtà frutto di un segreto decisamente più grande e interessante: la magia.
La bionda Grifondoro s'arrestò sotto i suoi occhi e Narcissa restò a osservarla, appoggiandosi con un braccio allo stipite della porta e sorreggendo con l'altro il tomo di pozioni e le pergamene che aveva usato a lezione per prendere appunti.
"Già esserne consapevoli è una buona cosa" commentò piccata, mentre il lato sinistro della sua bocca s'increspava in un ghigno di soddisfazione. Non si sarebbe mai e poi mai aspettata che la giovane Grifondoro replicasse in maniera così disarmante. Doveva dire che quel mancato affronto di petto l'aveva spiazzata.
Narcissa si concesse qualche attimo per riflettere: dacché aveva cominciato a frequentare Hogwarts, nessuna delle sue vittime s'era mai preoccupata di risponderle in maniera ironica, ma al contempo sincera. Quella ragazzina, molto probabilmente, era diversa dalle altre persone che aveva avuto modo di conoscere nel corso dell'anno. Sovrappensiero si passò la punta della lingua sul labbro superiore, rinsecchito da una strana sensazione di sete.
*Dovrò passare in Sala Grande a rifocillarmi con un buon succo di zucca* pensò, mentre la lingua tornava a nascondersi dentro la sua bocca, soddisfatta per aver dato quell'attimo di ristoro a quelle labbra così disidratate e raggrinzite.
Sorvolò appena sul sarcasmo con il quale la bimba accompagnò quel 'principessa' usato per riferirsi a lei. Da un lato le fece arricciare il naso, poiché principessa era il soprannome che suo padre usava per rivolgersi dolcemente a lei, ma dall'altro... beh, dall'altro quella Grifondoro sembrava aver del potenziale.
"Il mio segreto? Beh, non ho segreti. Credo d'aver questo dono dalla nascita" ammise Narcissa, regalandosi qualche istante fulmineo per farsi un esame di coscienza. Non ci aveva mai riflettuto a fondo, anche perché prima di entrare a Hogwarts non aveva mai dovuto maneggiare ingredienti o calderoni. Semplicemente s'era ritrovata a suo agio inserendo occhi di salamandra nei calderoni e mescolando in senso orario o antiorario fino a ebollizione.
Narcissa corrugò leggermente la fronte per poi staccarsi dallo stipite della porta e passarsi la mano tra i capelli, aggiustandosi, com'era solita fare quand'era pensierosa, il ciuffo che le era caduto sull'occhio destro. Nel mentre un paio di studenti Tassorosso approfittarono del fatto che la Serpeverde avesse liberato l'uscio per farsi largo attraverso la porta dell'aula e sgusciare dileguandosi lungo il corridoio dei sotterranei.
"Narcissa Miller"
Si presentò poi con una certa punta di vanità, tacitamente invitando l'altra a rivelare il suo nome.
Narcissa si riempì la bocca nel pronunciare il suo nome di battesimo. Da quando, grazie a Draven, aveva scoperto che il suo nome aveva un significato importante e nobile aveva imparato a pronunciarlo con una certa cadenza scansionata, quasi a volerlo rendere ancor più sofisticato e altisonante. Sperava quasi che il suo stesso nome mettesse in soggezione l'interlocutore del momento, che, a detta sua, avrebbe dovuto provare una sorta di reverenziale ammirazione per un nome tanto carico di significato quanto di sonorità.
D'un tratto gli occhi azzurri di Narcissa guizzarono sulla ragazzina, soffermandosi sul suo viso dapprima e sulla sua divisa poi. Certo, era Grifondoro, ma fino a quel momento, anche se con venature ironiche, non aveva fatto altro che riconoscere il suo smisurato talento per le pozioni, cosa che a Narcissa non passò inosservata e che alimentò senza mezze misure il suo ego già di per sé stesso piuttosto sviluppato. Fu allora che, con estrema cautela, scelse di farsi avanti con la ragazzina. La Grifondoro avrebbe potuto trovare la sua proposta decisamente fuori luogo, forse fin troppo esibizionista. Ma poco importava, per lei in quel momento la sensazione era quella di starsi proponendo di fare una buona azione.
"Chissà, magari potrei sentirmi particolarmente buona e scegliere di darti una mano a migliorare in Pozioni".
Il viso di Narcissa si distese. Con un gesto rapido la piccola Serpeverde aprì la borsetta che portava a tracolla e lasciò che il libro di pozioni e le pergamene scivolassero al suo interno. Nel mentre, ovviamente, la sua proposta di buon cuore non era ovviamente priva di un doppio fine. Che Narcissa sarebbe stata, altrimenti, se avesse fatto un'azione buona e totalmente fine a sé stessa? In quel momento il suo "lato Elodie" emerse con prepotenza, andando a schiacciare quella che era la Narcissa undicenne che tutti conoscevano e lasciando spazio alla bambina che sua nonna tanto ostentava come nipote ideale.
"... ma io, invece, cosa ci guadagnerei?"
Un ghigno beffardo si fece strada sul suo viso, senza lasciare spazio a ulteriori interpretazioni. Ora Narcissa fissava Alexis, in attesa di una risposta. Sapeva di averla messa alle strette. Non era sicura che accettasse la sua proposta, ma in fondo ogni tentativo sarebbe stato vano se non fosse stato messo in campo.
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