A big misunderstanding

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view post Posted on 4/9/2020, 16:13
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Michael Barnes«

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La situazione si era scaldata al punto che il giovanissimo Tassorosso aveva avvertito la necessità di porgere le sue scuse alla Miller, per quella battuta fatta senza pensare troppo. Era quello il suo più grande problema: il non pensare alle conseguenze. Eppure era una pratica più forte di lui, perché anche se rifletteva sul dover usare più raziocinio, puntualmente finiva poi per agire d'istinto. Il suo modo di fare e di porgersi, con quelle battute pungenti e ironiche, non sempre era visto però per il meglio. In effetti era anche facile travisarle. Questo, di fatto, era il motivo che stava alla base di quella ricerca che ormai aveva avviato per i frequentatissimi corridoi di Hogwarts. Dal quarto piano aveva provato a scendere sempre più giù, chiedendo di tanto in tanto ai passanti di una bionda di Serpeverde, oppure più direttamente della Miller. Una ricerca finora infruttuosa, tra chi non conosceva -giustamente- la ragazza e chi invece trovata -addirittura più giustamente- troppo vaga quella descrizione fisica. «Hai visto Narcissa Miller?» Chiese a un ragazzo di Serpeverde, fermandosi per capire se finalmente poteva aver trovato una traccia della studentessa verde-argento. Quando quest'ultimo, dopo numerosi tentativi andati a vuoto, gli disse che l'aveva vista scendere nei sotterranei, tirò un sospiro di sollievo. «Oh, grazie! Questo castello è immenso..» Senza tecnologia tra le altre cose era pure difficile capire dove trovare le persone, perché su una cosa Michael Barnes aveva ragione: quel castello era gigantesco. Sospirò profondamente, apprestandosi a raggiungere l'ultima rampa di scale, quella che si inabissava verso i sotterranei. Un posto che tra le altre cose frequentava anche spesso, visto che era lì che si trovava la Sala Comune dei Tassorosso. Poco prima di scendere le scale, però, quest'ultime andarono a cambiare. «No, no, no, no... ma perché! Sbracciò vistosamente, contrariato per quell'imprevisto che cadeva puntualmente sempre nel momento sbagliato. Sapeva che quella pista, che parlava di poterla trovare nei sotterranei, sarebbe potuta sfumare da lì a poco. Di farsi un'altra ricerca però proprio non ne voleva sentire parlare nell'eventualità. Attese così impazientemente le scale che, tornate al loro posto, permisero al Tassorosso del primo anno di scendere dritto nei sotterranei. "Stai a vedere se, dopo tutta questa faticaccia, non mi ammazza pure". Pensò tra sé e sé, come a volersi rallegrare dopo tutta quella faticaccia derivante dalla ricerca della Serpeverde. Arrivato nei sotterranei si guardò attorno, quindi fece la cosa più logica. O almeno, la prima cosa che gli venne in mente. «Miller?! Narcissa sei qua?» Un mix tra nome e cognome, anche perché erano due informazioni che aveva racimolato durante la conversazione, ma niente in via ufficiale. La Miller al quarto piano non aveva avuto modo di presentarsi. Cercò con lo sguardo di scovare la Serpeverde, sperando davvero di non aver perso quell'ultima pista a causa della scale.
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Narcissa E. Miller
view post Posted on 4/9/2020, 18:57





Narcissa Elodie Miller
Serpeverde | Studentessa, I anno | 11 anni | Outfit | ♪XwFHG5M
Dopo che al quarto piano la situazione era degenerata e Narcissa aveva udito Michael Barnes darle del 'condor', la piccola Serpeverde, ormai arrivata al limite della pazienza, aveva pensato bene di levare le ancore. L'aveva fatto con la sua solita classe, mostrandosi offesa e scocciata, ma dentro di lei, in realtà, ardeva un fuoco, quello bruciante dell'insicurezza. Infatti, dietro quella maschera di arroganza e di prepotenza, si nascondeva una bambina estremamente sensibile e insicura, cosa che però si guardava bene dal far notare all'esterno. Non voleva che nessuno capisse veramente quel che provava, le sue paure, le sue insicurezze. No, avrebbero tutti dovuto pensare che Narcissa Elodie Miller fosse invincibile, sicura di sé e spavalda. Soltanto così sarebbe riuscita a farsi rispettare da tutti.
Ma quel muro di spavalderia si sgretolò non appena Narcissa ebbe svoltato l'angolo e imboccato la scalinata che l'avrebbe condotta al sotterraneo. Non aveva nemmeno fatto in tempo a udire le scuse di Michael: quella parola - condor - ancora le echeggiava nel cervello, martellante, snervante e incapace di dileguarsi. Come fu certa di non essere vista, Narcissa si portò entrambe le mani al volto, toccandosi per precauzione il naso. Era certa di non essere rimasta vittima di alcun incantesimo trasfigurante, eppure...
*Condor... condor... hai il naso grosso Cissy*
Aveva gli occhi gonfi, ma si sforzava di non piangere per non passare per la debole di turno. Il magone e il groppo in gola l'accompagnarono fino al primo piano, dove Narcissa si fermò davanti a un quadro e osservò controluce il suo riflesso. Non si vedeva bene come uno specchio, ma era decisamente già qualcosa.

"Eppure sembra tutto a posto" commentò a bassa voce, mentre studiava con attenzione la sua figura riflessa palpando il naso in ogni angolo le fosse possibile. Il timore di risultare ridicola e sfigurata era una delle sue paure più grandi fin dall'infanzia e quel commento imprevisto di Michael l'aveva risvegliata dalla latenza.
Dopo essersi sincerata di aver ancora i connotati così come mamma glieli aveva fatti, Narcissa riprese la discesa fino al sotterraneo. Una volta imboccato il cunicolo che l'avrebbe condotta alla Sala Comune di Serpeverde, si schiantò contro un compagno di casa. Era un ragazzo del quinto anno, grosso almeno il doppio di lei. A causa dell'impatto Narcissa cadde col sedere per terra.

"Ma insomma, guarda dove vai!" si lamentò, mentre il compagno le tendeva la mano e l'aiutava a rialzarsi, scusandosi per non averla vista. Nonostante non fosse al massimo della sua forma fisica, Narcissa accettò di buon grado le scuse, intuendo che non era il caso di mettersi contro uno più grande di lei, che con un sol colpo di bacchetta avrebbe potuto schiacciarla come un moscerino sul parabrezza.
"Non è successo niente, figurati"
Narcissa si congedò e il ragazzo del quinto anno riprese la sua strada lungo il corridoio. Era quasi arrivata all'ingresso della Sala Comune quando una voce la fece sobbalzare.

"Miller! Narcissa sei qua?"
Qualcuno stava palesemente chiamando il suo nome a gran voce. Narcissa aggrottò le sopracciglia e si volse per osservare la figura che stava avanzando in sua direzione. Indossava una divisa giallo-nera e aveva tutta l'aria di essere...
"Ah, sei tu" commentò piatta.
Istintivamente arricciò il naso in segno di disappunto,lo stesso naso che sino a quel preciso istante era stato il suo più grande cruccio.
Piantò i suoi occhi azzurri in quelli del ragazzo. Aveva dimenticato la sensazione di magone per lasciar spazio a una nuova vitalità. Il suo sguardo dardeggiava, segno che in quel momento era tutto tranne che ben disposta. E come mai avrebbe potuto esserlo con la persona che aveva contribuito a far emergere in un solo istante tutto il suo harem di incertezze e di paure legate al suo aspetto fisico?

"Lasciami in pace, cosa vuoi adesso? Ti hanno scaricato prima di andare a mangiare? Non sono un'ottima compagna di merende, penso tu ormai l'abbia capito"
C'era del sarcasmo nelle sue parole, sarcasmo che voleva ricalcare la tremenda ironia con cui Michael aveva scalfito una decina di minuti prima il suo ego. Non riusciva a capire quali motivazioni potessero aver spinto quel ragazzo a correre nei sotterranei alla sua ricerca. Era forse una stupida scommessa che aveva fatto il gruppetto? Sperava che in quella messinscena per lo meno Maxine non rivestisse alcun ruolo chiave, perché sarebbe stato un duro colpo da accettare.
"O forse i tuoi soci sono nascosti nell'oscurità e sperano di vedere come fai piangere Narcissa Miller? Ma tranquillo, deve ancora nascere la persona capace di farmi piangere" ringhiò a denti stretti.

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view post Posted on 4/9/2020, 20:47
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Michael Barnes«

  » Studente I ~ Scheda

Camminò un altro po' nel corridoio, spostando rapidamente lo sguardo sulle varie porte che si trovavano a volte chiuse, a volte aperte. Il problema di fondo era che il motivo per cui era sceso non sembrava essere presente. Che avesse sbagliato e che la Miller fosse andata da tutt'altra parte? Se qualcuno gli avesse dato, volutamente o meno, un'informazione errata? Tante domande che iniziarono a susseguirsi rapidamente, rimanendo prive di risposte. Stava per alzare bandiera bianca quando improvvisamente vide la bionda, che rispetto a qualche minuto prima sembrava aver ritrovato nuova voglia di combattere. Eppure lui non era lì per quello; non aveva intenzione di inimicarsi in maniera del tutto gratuita una del primo anno. Era sinceramente dispiaciuto che una sua battuta potesse in qualche modo aver dato fastidio a qualcuno, indipendentemente dal fatto che la Miller si fosse comportata in modo acido o meno. Sospirò profondamente, quindi scosse la testa quando lei gli chiese implicitamente se fosse lì perché scaricato dalle altre compagne di anno. Inizialmente non aggiunse altro, lasciò infatti che la bionda potesse finire il discorso prima di risponderle. «In realtà no, mi sono congedato per venire a chiederti scusa. Per quanto possa non sembrare, mi spiace se ci sei rimasta male per quello che ho detto.» Spiegò semplicemente, mostrandosi sinceramente dispiaciuto. Piegò le labbra verso l'esterno, mettendo anche in mostra tutti i suoi dubbi sul come porsi in quella situazione. A undici anni non era facile capire come comportarsi in quelle situazioni critiche, dove l'equilibrio era un sottile filo pronto a saltare. Inspirò profondamente, gonfiando un poco il petto, e si ritrovò quasi per caso a fare una delle sue classiche battute atte a sdrammatizzare. Proprio quelle battute a cui Narcissa probabilmente non andavano a genio, ma che erano parte fondante del suo carattere. «Fortuna che non ho fame allora.» Esordì con un sorriso non appena lei si definì una pessima compagna di merende. Una freddura abbastanza pessima, che suonava addirittura peggio in quel contesto criptico in cui s'era volutamente infilato. Il sorriso svanì nel giro di poco, non appena si rese conto di quanto potesse essere fuori-luogo quella battuta appena espressa. Si morse la lingua, quindi alzò entrambe le mani, portandole a metà altezza lungo i fianchi. Un modo come un altro per chiederle scusa in maniera tacita, per quella battuta lanciata ancora una volta senza pensare. «No, ok.. ho intuito che non sei un'ottima compagna di merende. Se però avessi evitato la battuta sul condor, probabilmente saresti rimasta con noi.. quindi così pessima secondo me non sei.» Ammise sincero, tornando ad abbassare le braccia lungo i fianchi. Quando lei gli chiese se era tutto un teatrino per prendersi gioco di lei fece spallucce. «In realtà no, ho cercato di raggiungerti il prima possibile. Ma ehi, sei complicata da pedinare.. e le scale di certo non mi hanno aiutato.» Ridacchiò divertito, cercando anche stavolta di alleggerire quella forte tensione che aleggiava tutto attorno ai due. Anche se aveva fatto le sue scuse a Narcissa, sapeva che probabilmente non sarebbero bastate. Sembrava parecchio infuriata in quel corridoio del quarto piano. Si guardò attorno, specie dietro di sé, in maniera anche fin troppo accentuata e teatrale. Anche questo faceva parte del Barnes in maniera indissolubile. «Direi che sono solo. Anche perché non sono davvero qua per farti piangere o peggiorare il tuo stato d'animo, ma solo per scusarmi. Pensa, ti ho raggiunta nonostante stessi sprizzando fiamme dagli occhi... poi dicono che noi Tassorosso non siamo coraggiosi.» Sorrise appena in quella battuta, concedendosi quella battuta per temporeggiare e cercare al contempo di capire se la Miller fosse più tranquilla. Una pausa che venne meno quando scelse di fare l'ennesimo passo per cercare di scusarsi, ossia allungare il braccio destro, porgendole la mano. Non aveva ancora spiegato il motivo di quel "condor" che aveva affibbiato alla ragazza, preferendo in via iniziale anticipare le sue scuse. Non fece seguire nessuna parola a quel gesto, limitandosi a cercare lo sguardo di lei, con sicurezza. Era sempre stato uno che dava più peso ai gesti che alle parole.
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Narcissa E. Miller
view post Posted on 5/9/2020, 05:46





Narcissa Elodie Miller
Serpeverde | Studentessa, I anno | 11 anni | Outfit | ♪XwFHG5M
Tremavano le mani a Narcissa. Era nervosa, era ancora scossa e soprattutto si sentiva come le farfalle quando vengono catturate dai bambini per venire messe in un bocchiere di vetro. Non capiva perché Michael Barnes ci tenesse così tanto a scusarsi. Eppure in quel corridoio sembravano tutti così lanciati nel darle contro...
”Quindi tu avrei liquidato tutti gli altri per venire a scusarti con me?
Nel suo tono di voce c’era una sincera perplessità, che andò via via crescendo man mano che il ragazzo proseguì col suo discorso di scuse.
Narcissa constatò che sembrava sincero, o per lo meno voleva provare a credergli. In fondo, uno che aveva sfidato la sorte raggiungendola di fretta e furia nei sotterranei si era guadagnato la sua curiosità.
Fece un respiro profondo, quando, a dispetto delle parole di Michael, il suo stomaco borbottò rumorosamente. Sulle guance di Narcissa comparve un rossore lieve, che sperò non si notasse grazie all’oscurità del sotterraneo. Ogni volta che si ritrovava in situazioni difficili la voglia di buttarsi sul cibo e abbuffarsi fino a scoppiare di cibo e sensi di colpa si faceva largo in lei. Ma di certo non l’avrebbe fatto davanti a nessuno, nemmeno agli amici. Lo faceva quando era sola, lontana da occhi indiscreti che potessero giudicare il suo atteggiamento o non comprendere perché facesse così.

”A quanto pare il mio naso da condor non è sufficientemente grosso per essere visto una volta che ho girato l’angolo”. commentò Narcissa leggermente ferita.
Finalmente aveva lasciato trapelare il vero motivo per cui la parola ‘condor’ l’avesse ferita in quel modo. Si sentiva bruciare nuovamente dentro al pensiero di quanto avesse affermato e la mano destra volò, senza nemmeno che la bimba potesse rendersene conto, di nuovo sul naso. Dopo essersi sincerata che tutto fosse a posto, notò Michael tendere la sua mano verso di lei. In quel momento restò perplessa, non capiva bene cosa volesse fare. Perché allungava il braccio? A socializzare lei non era mai stata brava. Ma poi le venne in mente che suo padre in bottega stringeva la mano ai clienti. Forse era quello l’intento di Michael? Titubante allungò a sua volta la mano verso il ragazzo, stringendogliela dapprima timidamente e poi mettendoci l’energia giusta per far capire al Tassorosso che sì, accettava le scuse, ma che lei era una tipa tosta e non avrebbe dovuto sottovalutarla. per sicurezza si sincerò davvero che attorno non ci fosse nessuno, onde evitare di passare per la debole che accettava le scuse.

”Ricordati che Narcissa Miller perdona solo una volta, Barnes”
*e che Elodie invece non avrebbe esitato a non accettare le tue scuse* aggiunse mentalmente, dopo essersi chiesta se sua nonna avrebbe accettato un comportamento del genere da parte sua.

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view post Posted on 5/9/2020, 13:01
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Michael Barnes«

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Rimase in silenzio con il braccio teso verso Narcissa, non potendo immaginare se la ragazza avrebbe accettato ufficialmente le scuse, stringendogli la mano. Si rese conto soltanto ora che non conosceva minimamente la ragazza di fronte e che dunque non avrebbe potuto neanche lontanamente supporre la sua reazione. Fece quindi l'unica cosa che poteva fare, ossia osservarla e attendere in silenzio, con il petto che si alzava e abbassava a ritmi regolari, seguendo l'andamento della respirazione. Nonostante quella sensazione di incognita, mantenne comunque il sangue freddo, lasciando tutto il tempo necessario a Narcissa di effettuare la sua scelta. Quando infine la mano di lei strinse la propria, inizialmente con indecisione e poi con maggiore fermezza, lui sorrise appena. Un sorriso accennato, sicuramente più rilassato della precedente espressione, che venne invece soppiantata. «E tu Miller ricorda che Michael Darren Barnes non spreca mai le seconde opportunità.» Le rispose sicuro, con un sorriso leggero, prima di ritrarre la mano a stretta avvenuta. Era indeciso su dove incominciare ad argomentare, eppure la cosa che più gli venne naturale era proprio quella più banale: dall'origine del problema. Dal momento che la serpeverde sottolineava ancora la parola condor, lui abbozzò un sorriso e allargò un poco le braccia verso l'esterno. «In realtà con condor non intendevo quello.. nel senso, non mi sognerei proprio mai di insultare qualcuno in questa maniera.» Ammise sincero nell'immediato, incrociando le braccia poco sotto al petto. Gli occhi rimasero a indugiare sulla ragazza di fronte, nel mentre che la mente cercava di riordinare quanto più possibilmente in maniera ordinata tutto ciò che aveva da dire. Lui era una persona estremamente socievole, che amava discutere e scherzare, eppure c'era qualcosa che non sapeva davvero fare: spiegare realmente il proprio pensiero. Forse anche per questo motivo, durante le situazioni peggiori e più concitate, si abbandonava a quell'ironia spicciola, condita da battute poco ispirate e spesso interpretabili negativamente. In questo caso era però altamente sconsigliato. «L'ho sempre sentito dire per qualcuno che rimane in agguato, pronto a colpire! Un po' come te nei corridoi, quando hai spalleggiato la compagna serpeverde lanciandoci occhiate omicide.» Sorrise nel dirlo, anche vagamente divertito, piegando la testa di lato. La osservò, cercando di capire eventuali reazioni a quella specifica, prima di tornare diritto con il collo. Non sapeva se era il momento giusto per azzardare un consiglio alla Miller, eppure, quando stava per decidersi di rimanere zitto, le labbra tornarono ad aprirsi. «E se posso dire la mia, le ragazze di là sembravano ben disposte a conoscerti. Dovresti provare a dare loro una chance.» Tentò di riagganciarsi al fatto che lei stessa s'era definita una mancata compagna di merende, provando a proporle quella via d'uscita che aveva identificato nelle ragazze del quarto piano. Tutte, nessuna esclusa, sembravano propense a socializzare e a fare gruppo. Chi più, chi meno, questo è ovvio. "Sicuro mi guarderà male, sicuro mi guarderà male! non mi aveva mica chiesto consigli..." Si ritrovò a pensare subito, ma ormai era troppo tardi per mordersi la lingua e ritrattare quel consiglio, che era nato in maniera del tutto spontanea, senza secondi fini. Del resto si era recato fin lì, nei sotterranei, proprio per provare a scusarsi sinceramente per quell'incomprensione. Un chiarimento che comunque, indipendentemente dai toni e dai modi, sembrava essersi instradato su un ottimo binario.
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Narcissa E. Miller
view post Posted on 5/9/2020, 18:17





Narcissa Elodie Miller
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L' incontro con Michael si stava dimostrando sempre più surreale. Narcissa, infatti, non aveva mai avuto a che fare con spiegazioni, scuse e, più in generale, situazioni che mettevano a dura prova il suo carattere elitario e selettivo. Quel Michael sembrava davvero interessato a lei, alle sue ragioni e al fatto che accettasse le sue scuse. Era tutto nuovo, invece, per Narcissa, che non riusciva a capire perché quel ragazzo provasse così bisogno di scusarsi: nessuno fino a quel momento nessuno si era mai preoccupato di andare alla sua ricerca dopo averla offesa. Semplicemente la offendevano e poi ci ridevano pure sopra. Lo sguardo indagatore di Narcissa indugiò qualche istante sul ragazzo Tassorosso.
"Barnes, mi spieghi perché avverti questo bisogno di scusarti con me?"
La domanda trasudava perplessità, ma era attraversata da una nota di sospetto derivante dalle precedenti pessime esperienze di vita della piccola Serpeverde. Quante volte, figli di maghi ma anche di babbani, quando giocavano da bambini spesso la prendevano in giro e la umiliavano, con la scusa di volersi scusare con lei? Quante volte le avevano fatto fare la figura della stupida davanti a tutti, facendola sentire una perfetta idiota? Non voleva ricascarci, non adesso che aveva impiegato due lunghi anni a forgiarsi un carattere duro e così difficile da scalfire. Non poteva arrivare un Michael Barnes qualsiasi, dalla Sala Comune di Tassorosso, a far crollare il suo castello di certezze.
La bimba sospirò appena e il sospiro si tramutò in un sonoro sbuffo quando la parola 'condor' tornò alla ribalta nel corso della loro conversazione. Avvertì una leggera morsa allo stomaco non appena quel termine solleticò le sue orecchie. Michael addirittura le stava spiegando perché l'aveva definita condor. In pratica, perché aveva difeso la sua amica e l'aveva spalleggiata. Ma i condor stavano in allerta o erano famosi solo per il loro becco adunco? Con tutti i begli animali esistenti, soprattutto, proprio al condor doveva paragonarla?

"Capisco le tue buone intenzioni, però sai cosa dice sempre mia nonna? Che le parole bisogna pesarle prima di averle dette, non giustificarle dopo. Perché spesso le giustificazioni fanno più danno che altro" lo apostrofò Narcissa, in un singolare modo di far capire che accettava le scuse, sebbene con riserva. Non riusciva a fidarsi di un ragazzino che non conosceva, se non per il breve scambio di battute avuto nel corridoio, come poteva farlo? Sapeva a malapena il suo nome, dargli totale fiducia e perdono avrebbe significato abbassare decisamente la guardia, e questo non era nel suo stile.
Quando poi Michael le suggerì di socializzare con le ragazze del quarto piano, la piccola Cissy sgranò gli occhi incredula. Adesso era davvero confusa. Come potevano voler essere sue amiche quelle? E poi...
*La letterina vuol essere amica mia? Si è bevuta forse il cervello? Mi odia più della bava di lumaca sotto la suola delle scarpe* pensò sempre con una nota di confusione a farle da sottofondo ai pensieri.

"Quelle vogliono essere amiche mie?"
Narcissa calcò quel 'quelle' con un'eloquente arricciata di naso. Non c'era da biasimarla, l'unica persona che aveva provato a essere benevolente con lei in quel corridoio era stata Vivienne Pierce nel momento in cui le aveva fornito una misera spiegazione degli avvicendamenti pregressi al suo arrivo, ma per il resto? Stava forse delirando Michael? O forse davvero, come aveva pensato poco prima, le stavano tendendo un tranello in grande stile? Era un complotto forse, la piccola cissy non riusciva a darsi altra spiegazione. La sua marcata diffidenza riemerse con risoluta prepotenza.
"Ascoltami, Barnes. Se questo è uno scherzo, ok, riderò. Ah-ah-ah..."
Narcissa simulò una risatina ironica e decisamente forzata ad accompagnare quest'esordio decisamente piccato. Ma non aveva ancora finito, era certa che dietro al Tassorosso non ci potevano più essere le buone intenzioni che aveva sperato, non dopo che era inciampato tirando in causa una serie di persone che avevano palesemente manifestato la loro insofferenza nei suoi confronti.
"Ma se invece non è uno scherzo, ti consiglio di non farti più vedere nei sotterranei nemmeno per entrare nella tua sala comune quando mi noti nei paraggi, perché potrebbe finire mooolto male, ci siamo intesi?"
Lo sguardo della piccola Cissy si fece severo e gli occhi si ridussero in due piccole fessure che lasciavano giusto intravedere l'azzurro dei suoi occhi. Aveva un'aria severa e indagatrice, quasi cercasse di leggere nella mente del ragazzo per capire fino a che punto fosse sincero o le stesse mentendo.
*Ah, se solo fossi una stramaledettissima legilimens* pensò stizzita, rendendosi conto che una magia così avanzata non poteva certamente essere al suo livello, ma le avrebbe fatto sicuramente comodo in diverse circostanze quotidiane.

"Io e Maxine, in teoria, saremmo anche già amiche, se così si può dire; le altre invece mi detestano, quindi per quale motivo dovrebbero mandarti in avanscoperta per suggerirmi di diventare amiche? Cosa ci guadagnerebbero soprattutto dall'amicizia con me?"
Per Narcissa tutto doveva avere un tornaconto, e lo dimostrò nel momento in cui chiese a Michael quale tornaconto avrebbero avuto Rubina, Delta e Vivienne nel voler approfondire la sua conoscenza. S'era talmente tanto abituata nel corso della sua breve vita ad avere degli amici falsi e incapaci di coltivare rapporti umani, che ormai l'idea di potersi fidare ciecamente di qualcuno o che qualcuno volesse conoscerla in maniera più approfondita la lasciava basita. Per ora c'erano solo due persone con le quali s'era aperta, Max e Draven, erano gli unici due dei quali si fidava e che poteva considerare amici, anche se non le era ancora chiaro del tutto cosa fosse davvero un amico, visto che non ne aveva mai avuto uno.

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view post Posted on 6/9/2020, 13:52
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Si guardò per un attimo attorno. Era solito bazzicare quei corridoi, ma nonostante questo ogni volta poteva notare dei dettagli sempre nuovi. Il castello di Hogwarts era davvero magico come gli narrarono i suoi genitori, non soltanto per le materie insegnate. L'aria che si respirava anche solo nei corridoi era diversa da quella londinese, dove fino a quel momento aveva vissuto con i suoi genitori. Aveva per questo motivo sempre faticato a credere a quei racconti, immaginandosi Hogwarts sì come magica, ma non fino a questi livelli. La sola prospettiva di doverci passare sette anni lo entusiasmava e non lo abbatteva neanche in minima parte. Quel luogo gli piaceva tantissimo. Un filotto di pensieri che interruppe il suo flusso quando le parole della Miller lo riportarono alla realtà. Lo sguardo tornò a essere monopolizzato dalla ragazza, incassando quella domanda a cui rispose con un piccolo sorriso. Se nel tono usato dalla serpeverde c'era perplessità, da parte sua c'era invece sana curiosità. Non tardò molto infatti prima di spiegare le sue ragioni. «Perché ora come ora vorrei evitare di inimicarmi il mondo. Per quello magari c'è tempo...» Affermò divertito, mettendola su quel piano. Interessante come anche in quel frangente, davanti alla perplessità della coetanea, si ritrovasse in parte a scherzare, non riuscendo mai del tutto a fare un discorso serio. Forse era a causa della tenue età, forse invece proprio un lato del carattere che mai sarebbe sfumato del tutto anche crescendo. Fatto sta che quel sorriso durò solo una manciata di secondi perché ben presto trasse un profondo respiro, andando ad arricchire quella risposta altrimenti abbastanza scarna, anche se già sensata di suo. «E poi parliamoci chiaro, non è nelle mie intenzioni insultare qualcuno o rischiare di farlo rimanere male.» Aggiunse quel "rischiare" volutamente, proprio per provare a evitare di vedere la Miller sollevare le sue barricate, proprio quelle che la rendevano apparentemente dura e distaccata. Per una volta si era ritrovato a usare il cervello, a soffocare l'irruenza delle risponde, che fino a quel momento lo avevano guidato e, purtroppo, lo avevano condotto lungo quella via dove a farla da padrone era la diatriba. Rimase in silenzio, lasciando che l'altra sbuffasse alla parola condor, per poi spiegargli come quelle buone intenzioni avrebbero dovuto essere anticipate dal raziocinio. Non si sentì di dare contro a quella visione inculcata dalla nonna alla Miller, anche perché riconobbe da subito che c'era un fondo di verità e di saggezza. Quel che le aveva insegnato aveva senso. Eppure, dando ragione alla saggezza della nonna della serpeverde, automaticamente si sarebbe dato una zappa nei piedi. Spontaneo com'era, non poteva però che esimersi dal dire la verità. «Tua nonna ha ragione, sicuramente.» Disse sulle prime, con le labbra che presero una buffa piega laterale, con un'espressione a metà tra il pensieroso e l'imbronciato. Rimase così per un attimo, poi si sentì quasi in dovere di spiegare anche il suo punto di vista. Una spiegazione non richiesta, ma che ancora una volta partiva dalla sua necessità di esprimere il suo pensiero, soffocando la ragione. «Però, Narcissa, se uno pensa e soppesa ciò che dice quello che poi ti dirà al 90% è finto... sarà solo quello che pensa che tu voglia sentire no? Per questo per esempio io preferisco chi mi parla direttamente, nel bene o nel male!» Sorrise in maniera lieve ma sincera, piegando anche la testa di lato, accostandola alla spalla. Una posizione che di per sé non era particolarmente comoda, ma che concorreva a farlo stare tranquillo. Quando tornò a sollevare il capo, prese ancora una volta a rispondere alla coetanea, argomentando quel discorso che sembrava concluso, ma a cui a quanto pare aveva ancora qualcosa da aggiungere. «Poi oh, è vero che quando si parla di getto si possono dire cose fraintendibili.. però almeno sai cosa pensa quell'altro. E se è una incomprensione, come nel nostro caso, basta chiedere scusa...» Le disse con un sorriso, svelando quindi ancora di più il motivo del perché è andata a ripescarla nei corridoi per scusarsi. Si mise un po' più comodo addolcendo la postura, incrociando le braccia al petto. Si accorse soltanto ora, con quel gesto, che aveva lasciato il suo libro al quarto piano. Lo aveva appoggiato a terra e poi nella fretta non lo aveva più recuperato. «No.. il libro. Ho lasciato il libro su.» Disse, battendosi il palmo della mano sulla fronte, per un sonoro facepalm. Inspirò profondamente e abbassò il braccio, per riportarlo così lungo il fianco. "Vabè, lo recupererò dopo.. o magari una delle ragazze lo avrà preso e me lo ridarà." Si ritrovò a pensare, cercando di non farsi prendere dall'agitazione ma di mantenere il sangue freddo. Un pensiero che venne meno quando la ragazza, perplessa, gli chiese se quelle ragazze avrebbero voluto essere sue amiche. In realtà questo non lo sapeva, aveva soltanto visto il comportamento tenuto da tutte loro, interpretandolo positivamente anche nei confronti della Miller. «Mh.. non so se vogliano essere tue amiche. Secondo me, però, potreste diventarle.. se solo tu provassi a dare loro una chance.» La differenza tra il voler essere amiche e il poterle diventare era molta, proprio su questa cercò di focalizzarsi il giovane Tassorosso, che a questo punto sorrise nel sentire la risata forzata e ironica di lei, come a voler puntualizzare che tutto quello era ridicolo. Non si fece abbattere da tutto questo, si limitò piuttosto a fare spallucce, continuando a guardarla. «Non partire prevenuta Miller. Sono venuto qua di mia spontanea volontà, loro non mi hanno mandato e non mi hanno suggerito di farti questo discorso, anche perché sinceramente le avevo appena conosciute.» Anticipò con un pizzico di divertimento, nel notare quella reazione molto conservatrice della serpeverde. Almeno apparentemente non voleva saperne di averle come amiche, eppure il Tassorrosso non ci credeva fino in fondo. Per lui erano davvero rare le casistiche per cui qualcuno non avrebbe potuto essere suo "amico", casistiche che non rientravano in quello accaduto al quarto piano. Per il resto lui era sempre molto tranquillo e ben disposto ai buoni rapporti, anche se sulle amicizie vere ci rifletteva sempre un milione di volte. Allo stato attuale, infatti, non ne aveva nessuna ad Hogwarts. «Beh.. cosa guadagnare da un'amicizia. Probabilmente tutto quello che pensi debba essere un amico per te.» Il termine amico era troppo ampio e troppo personale, così scelse quella via per spiegare i guadagni dei buoni rapporti con le persone. Rimase in silenzio a guardare l'altra, quindi fece spallucce, come a voler far capire che tutto quel discorso era troppo complicato. Soprattutto per lui che spesso e volentieri, anche per scelta, viveva nella semplicità.
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Narcissa E. Miller
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Narcissa Elodie Miller
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Il discorso cominciava a farsi più serio, ma Michael sembrava non riuscire a scollarsi completamente dalla sua pungente ironia. Narcissa ascoltava le sue parole, aveva optato per il confronto, scegliendo di avventurarsi in un discorso per il quale non aveva troppe argomentazioni se non quelle dettate dall'istinto. Sembrava che tutto fosse a suo sfavore, il discorso sull'amicizia, quello sull'inimicarsi gli altri e soprattutto quello sulle altre ragazze. Più ci pensava e più si domandava come potessero quelle altre ragazze aver della benevolenza nei suoi confronti.
Tuttavia di una cosa era certa: sua nonna non sbagliava mai e a Michael l'avrebbe fatto notare senza troppi giri di parole. Temeva che contraddire la versione dei fatti di sua nonna potesse ritorcerglisi contro. Aveva quasi il sentore e il timore che la donna potesse udire a chilometri di distanza i suoi pensieri e le sue parole. Sapeva che nonna Elodie era un'esperta legilimens, ma non sapeva se a distanza poteva usare i suoi poteri su di lei. Era meglio non contraddirla, però.

"E' qui che ti sbagli, Barnes. Mia nonna non sbaglia mai, sono undici anni che la conosco e non ha mai sbagliato" affermò Narcissa con convinzione, restando ferma sulle sue idee ed evitando di dare adito ai pensieri esposti dal giovane. Nonostante tutto avevano un fondo di verità, ma a Narcissa costava caro ammetterlo. Anzi, più cercava di considerarne il buono e più Narcissa si ritrovava costretta a convenire con la nonna per il solo timore delle conseguenze che sarebbero potute conseguire.
"Nella vita ci si può fidare soltanto di sé stessi. Le ragazze non credo abbiano tutto sto interesse nel cercare la mia amicizia. Non hanno fatto altro che darti man forte quando tu rispondevi ironico, e ridacchiavano anche quando Delta si ergeva a paladina della giustizia. Sembrava vi divertiste parecchio a darmi contro, quindi per quale motivo dovrei preoccuparmi di quel che pensano?"
Era decisa a non lasciare perdere quella faccenda. S'era sentita presa di mira, l'unica volta che aveva cercato di difendere una sua amica, o per lo meno una persona che considerava tale, quindi non poteva lasciar correre con tanta facilità. Guardò nuovamente Michael, fissando i suoi occhi azzurri in quelli dei Tassorosso.
"Per te cos'è l'amicizia?" gli chiese con estrema cautela.
In tanti anni Narcissa non aveva mai saputo darne una definizione. Cos'era l'amicizia? Era avere una persona con cui parlare, ridere e scherzare? Era qualcuno a cui confidare segreti e parte della propria vita che nessuno conosce? Quella persona per lei era Max, eppure il fatto che le avesse dato una rispostaccia ora aveva messo in dubbio la stima e la fiducia che riponeva in lei. Aveva forse deciso di preferire le altre a lei? Sospirò affranta a luce di quel pensiero, nell'attesa che Michael le desse risposta alla sua domanda. Quella risposta avrebbe potuto cambiare gli esiti di quel loro incontro.




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Contro ogni più rosea previsione Michael e Narcissa erano riusciti a imbastire una conversazione senza uccidersi. Si trattava di per sé già di un traguardo invidiabile, viste le premesse a cui s'era assistito giusto qualche tempo prima ai corridoi del quarto piano. Quando lei gli fece notare che si sbagliava sul conto della nonna, esponendone l'infallibità, sorrise e annuì appena con qualche leggero cenno della testa. In realtà non pensava che l'insegnamento della nonna della Miller fosse sbagliato, ma soltanto un'altra chiave di lettura, che per forza di cose era opposta a quella che invece utilizzava lui. Anche se questo non andava a suo favore, proprio per sottostare alla sua dose infinita di sincerità finì per doverle necessariamente dare ragione. «Quello che tua nonna dice è giusto, ma io per esempio non credo di esserne in grado. Anche quando mi obbligo a stare zitto su qualcosa, poi finisce che cinque minuti dopo la dico lo stesso...» Ammise in tutta sincerità verso la serpeverde, facendo anche spallucce, come a voler sottolineare quanto si fosse rassegnato anche lui stesso a quell'idea. Si accorgeva di questa impossibilità caratteriale spesso, ma ogni volta era la stessa storia: alla fine non se ne stava zitto. Anche durante questa discussione con la Miller a più riprese s'era deciso a stare zitto, salvo poi uscirsene con qualche battuta ironica. Anche se erano esposte a fin di bene, per alleggerire la situazione, era consapevole del fatto che non a tutti potessero piacere. Quando però lei dette adito ai suoi successivi pensieri, lui la osservò con più attenzione. «Beh, almeno su una parte siamo d'accordo.» Concluse in via del tutto iniziale. Ma a quale parte si stava riferendo? Non dovettero passare più di d'una manciata di secondi, prima di capirlo. «Ci si deve fidare solo di noi stessi. Alla fine non puoi mai essere del tutto sicuro di quello che vogliono gli altri, o di cosa pensano di te. D'altro canto, puoi essere sicuro di quello che pensi e di quello che vuoi, no?» Chiese in via del tutto implicita alla Miller, facendo di nuovo spallucce e aggrottando successivamente la fronte. Se era d'accordo con la prima parte del discorso, non lo era però sulla seconda. Proprio come per le scorse volte, non riuscì a non essere sincero e finì per esporle il suo pensiero. «Beh Narcissa, hanno risposto al fuoco con il fuoco. Quando sei arrivata hai dato contro a tutti, per questo parteggiavano per Delta. Con premesse diverse, sono sicuro che anche loro cambieranno.» Lui stesso in quella situazione parteggiava per la rossa di Corvonero, che nella sua silenziosità sapeva comunque come farsi sentire. Gli occhi si soffermarono su di lei, quindi un piccolo sorriso tornò a fare capolino, come nel tentativo di attenuare quella divergenza di pensieri. Visioni drastiche e opposte quelle dei due, che però ne discutevano sul momento con tutta la tranquillità del mondo. Una tranquillità che infatti non smise mai del tutto di stupire il Barnes. Quando arrivò però la domanda della Miller, lui si fece molto pensieroso. La domanda era lecita; dopo tutto quel parlare di amici e amicizia, si doveva chiarire cosa si intendesse davvero per 'amico'. "Bella domanda..." Pensò subito. Se spesso e volentieri rispondeva rapido, poiché di getto, stavolta ci andò più cauto e con i piedi di piombo. Una rarità di questi tempi per lui. «Dipende, secondo me ci sono due tipi di amicizia. Una che si concede a tutti e una che si concede a pochi.» Disse in maniera parecchio criptica, piegando l'angolo della bocca verso l'esterno, mettendo in mostra una nota di difficoltà. Anche per lui il discorso "amicizia" era spinoso, anche se quell'atteggiamento tutto battute e ironia poteva far sembrare diversamente. «L'amicizia è poter stare con qualcuno e divertirsi. Giocarci, starci bene assieme. Questa è quella che cerco di non negare a nessuno.» Era pur sempre un undicenne e nella sua concezione di 'amicizia' non poteva di certo mancare il discorso del gioco. «L'altra amicizia invece è quella che ti porta a fidarti ciecamente di qualcuno. Lui aiuta te, tu aiuti lui.. e sai che, se succedesse qualcosa, l'altro ci sarebbe. Ma questa è infinitamente più rara.» Stava dando quindi per implicito il fatto che la fiducia, nel primo tipo d'amicizia, non dovesse venire data. Si grattò la nuca, in preda a una notevole difficoltà. «Perché, tu cosa intendi per amicizia?» Chiese ora di rimando proprio alla serpeverde, portando entrambe le braccia lungo i fianchi, in una posizione sicuramente meno comoda di quella di prima. Nonostante avesse iniziato a comprendere un poco i ragionamenti della Miller, a questo giro non avrebbe saputo anticiparla. Così, curioso, rimase in attesa che lei stessa fosse l'artefice del chiarimento.
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Narcissa E. Miller
view post Posted on 7/9/2020, 09:58





Narcissa Elodie Miller
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Più quella conversazione proseguiva e più Narcissa si ritrovava in difficoltà. Una parte di lei, quella dolce e ingenua di Narcissa, lottava con la parte di Elodie, quella che sua nonna invece aveva sapientemente imbastito al fine di proteggere il buon nome della casata dei Cooper. Quando iniziava quella lotta interiore, per la piccola Serpeverde la situazione si faceva sempre ampiamente drammatica, perché arrivava al punto di non essere più in grado di discernere se fosse più opportuno seguire la testa, quindi la nonna e i suoi insegnamenti, o il cuore, quindi quello che il suo personalissimo istinto le suggeriva di fare. Probabilmente era proprio quello sdoppiamento interiore a renderle difficile il rapportarsi con le persone: le era stato imposto di non sbilanciarsi, di non dire nulla di più o di meno che potesse anche solo lontanamente intaccare la sua figura. Gli altri sembravano tutti così spensierati, liberi di essere sé stessi... mentre lei, lei non faceva altro che rimuginare su una serie di accadimenti che le veniva chiesto di rispettare. Lei doveva comportarsi da nobile, da purosangue e da strega autentica, non da lurida mezzosangue quale era. Al solo pensiero del 'lurida mezzosangue' ebbe la sensazione di avvertire la voce di sua nonna echeggiarle nella mente: sembrava quasi glielo avesse detto in presenza, come se nonna Elodie fosse alle sue spalle. Senza nemmeno curarsi di Michael, Narcissa si voltò bruscamente, per sincerarsi che la donna non avesse avuto accesso al castello e stesse frugando nella sua labile mente. Il cuore le batteva all'impazzata in quel momento, come ogni volta che sceglieva di seguire il cuore e non la mente. Temeva il giudizio, ma soprattutto la punizione che la nonna le avrebbe inflitto. Grazie al cielo, però, di nonna Elodie non v'era traccia alcuna e nel corridoio restavano soltanto alcuni studenti che si aggiravano furtivi con i libri tra le mani e un paio di elfi domestici diretti a passo svelto verso le cucine.
L'attenzione di Narcissa tornò a focalizzarsi su Michael, che nel frattempo aveva provato a dare ragione a sua nonna, fornendo però il suo "ma". Un "ma" che per Narcissa era praticamente inconcepibile.

"Nella vita ci vuole compostezza: non si può sempre dire quello che si pensa. Potrebbero esserci serie conseguenze, spesso anche mortali" replicò Narcissa, ricalcando testualmente le parole della nonna. In verità, dall'alto dei suoi soli undici anni, non aveva piena consapevolezza di quanto stesse affermando, eppure di una cosa soltanto era certa, e cioè che a volte era meglio tacere piuttosto che esporsi e rischiare di infilarsi in situazioni spiacevoli.
Fortunatamente il seguito del discorso dette modo alla piccola Cissy di comprendere che su molte altre cose, invece, Michael seguiva la sua scia di pensiero. "Ci si deve fidare solo di noi stessi", non poteva che essere maggiormente d'accordo Narcissa e subito, a fronte di quelle parole, annuì energicamente. Era una cosa che pensava da sempre, soprattutto da quando era arrivata a Hogwarts. Sapeva che poteva fidarsi soltanto di lei stessa, perché persino i suoi famigliari cercavano di indurla ad essere qualcuno che non era, ma che soprattutto non voleva essere.
Sbuffò invece dal naso, mostrando tutta la sua insofferenza, quando Michael parlò delle altre ragazze. Sembrava che nessuno avesse intuito le buone intenzioni che aveva messo nel suo gesto. Non s'era intromessa per litigare, ma l'avevano indotta a rispondere male. Lei s'era introdotta solo e semplicemente perché s'era accorta che Max era malaticcia e poco propensa a socializzare visto il suo stato di precaria salute, credeva avesse bisogno di sostegno o di qualsiasi altra cosa per non essere lasciata sola. Non era forse quella l'amicizia? Non era forse così che si comportavano gli amici? Se fino a quel momento l'idea di amicizia che aveva avuto Narcissa s'era basata su quei presupposti, ora invece, alla luce dei fatti del quarto piano, s'era completamente invertita di tendenza e aveva iniziato a mettere in dubbio tutto ciò che riguardava l'ambito 'amicizia'.

"Possibile che nessuno di voi abbia capito che io non sono venuta lì per litigare ma per sostenere Maxine?"
Il tono di voce di Narcissa s'era improvvisamente fatto più acuto, quasi la ragazza, spinta dalla foga di voler fornire spiegazioni - peraltro non richieste - fosse sul punto di urlare e di vomitare addosso a Michael tutta quella che era la sua verità.
"Possibile che nessuno possa vedermi come una persona che ha visto un'amica in difficoltà, decisamente ammalata, contrariata e sul punto di esplodere di rabbia, e che ha voluto intervenire in sua difesa?"
Narcissa strinse entrambe le manine serrando i pugni e picchiò un piede a terra, quasi a voler sottolineare la sua posizione. Voleva specificare che l'aveva fatto a fin di bene e che era stata indotta dalle loro risposte sardoniche e dal loro modo di fare così evasivo. Perché com'era arrivata lei s'erano tutti trincerati dietro un muro di glaciale silenzio, Michael non avrebbe potuto negarlo.
"Dai, Barnes, siamo obiettivi: come mi hanno vista arrivare si sono scurite in viso. Ok, io forse non avrò un modo di fare come il loro, ma se l'ho fatto è solo perché ho visto Max in difficoltà. Che colpa ne ho io se invece che rispondermi da subito in maniera chiara, non avete fatto altro che darmi frecciatine e risposte ironiche? E' chiaro che poi nel momento in cui date risposte stupide ne riceviate indietro altrettanto!"
Stava iniziando a scaldarsi la giovane Narcissa. Aveva le gote arrossate e il fumo che le usciva dalle orecchie. I capelli biondi e lunghi ondeggiavano sulla sua schiena, seguendo le sue movenze e il suo balzare da un piede all'altro, mentre concitatamente riversava le sue ragioni su Michael, nel tentativo di rigirare la storia a suo favore e scagionarsi da quelle accuse che le erano state mosse.
"Perché per me l'amicizia è questa: se io vedo che una mia amica è in difficoltà, non perdo tempo. Agisco, a prescindere da tutto e tutti. Non mi importa che cosa abbiano da dire, i miei amici non li deve toccare nessuno. Se qualcuno sotto i miei occhi fa qualcosa di sbagliato deve darmi spiegazioni. Loro per me contano, anche se tanto tutti siete convinti che io sia arida di sentimenti e incapace di voler bene anche al mio gufo"
Così concluse, dando espressamente risposta alla domanda che il buon Michael le aveva fatto sul tema amicizia. Ancora una volta stava fuoriuscendo il suo carattere irruente e incapace di self-control. Stava montando su tutte le furie, semplicemente perché non stava riuscendo ad ottenere ragione al 100% e il suo obiettivo principale era quello e solo quello.
Sbuffò, in attesa che Michael dicesse la sua. In fondo, dopo averla infarcita di risposte ironiche, adesso si stava scusando. E Narcissa, dal canto suo, si aspettava che il piccolo Tassorosso si scusasse anche per aver continuato a sfornare ironia mentre lei cercava di tutelare il bene della sua amica.



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Michael Barnes«

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Il discorso sull'amicizia era quanto di più complesso potesse esistere, specie per un ragazzo come Michael che, nonostante la stravaganza e quella voglia di avere sempre la battuta pronta, non era solito circondarsi di veri amici. Di amici sì, certo, ne era davvero pieno. Veri amici, però, era tutto un altro paio di maniche. Aveva sempre avuto delle discrete difficoltà nell'aprirsi davvero con una persona, mascherando tutto ciò con l'ironia e la giocosità. Eppure, quasi per uno scherzo del destino, la discussione si era spostata proprio sulle amicizie, portandolo a dire ciò che realmente pensava sulla situazione. Anche la piccola realtà del fidarsi solo di sé stessi, che aveva sempre sostenuto dentro di sé ma che non aveva mai detto ad anima viva, l'aveva raccontata alla Serpeverde nel tentativo di calmarla e cercare di stabilizzare la situazione. Una breve confessione che però non finì soltanto per fare ragionare la Miller, ma anche sé stesso. Tornò alla realtà, dopo essersi estraniato per un attimo in chissà quali pensieri che frullavano nella sua mente, quando la Serpeverde marcò la necessità di pensare prima di agire; o, in questo caso, di dire qualcosa. Fece spallucce, sapeva che quello era un limite che non avrebbe mai superato del tutto. Ci aveva provato chissà quante volte, finendo per fallire di continuo. «Sicuro, ma... perché ogni tanto non prendersi un po' di quelle serie conseguenze?» Le chiese, con un piccolo sorriso che faceva capolino sul volto. Fece spallucce e, in tempo zero, andò anche a spiegare quello che davvero intendeva dire con quelle parole. «Ogni tanto è divertente prendersi dei rischi e subirne le conseguenze... inoltre ti aiuta a migliorare!» Ma più che altro era divertente, secondo il suo modesto punto di vista. C'era da capirlo, per quanto il discorso non fosse dei più maturi lui era un undicenne, quindi per la maggiore pensava alla componente 'divertimento'. Sbagliando ovviamente, ma non avrebbe potuto fare diversamente. «Ovviamente non TROPPO serie..» Puntualizzò prontamente, visto che comunque non avrebbe voluto ficcarsi in qualche guaio gigantesco. Certo, qualche marachella qua e là l'avrebbe fatta volentieri, di certo non si sarebbe tirato indietro. Era a conoscenza del fatto che davanti a sé probabilmente non avrebbe trovato terreno fertile per questo tipo di argomentazione, ma come detto poco prima anche a lei, lui alla fine era quasi sempre sincero. Parlando a raffica, e dicendo subito quel che c'era da dire, finiva per dire la verità. Fece tramontare il discorso quando la Miller iniziò a spiegare il motivo dell'irruenza mostrata al quarto piano. Rimase concentrato, cercando di ascoltare e di capire, annuendo di tanto in tanto. Alla fine quello che la Serpeverde stava dicendo aveva senso, anche se ovviamente c'erano molte sfaccettature che, alla fine, potevano spiegare l'accaduto secondo moltissime altre versioni. Punti di vista, appunto. «Beh, difendere un amico in difficoltà è assolutamente fantastico.» Non c'era ironia, ma pura sincerità. Era un comportamento che anche lui condivideva. Le maggiori rogne che ha vissuto fino a ora sono proprio state conseguenze del difendere qualcuno. Di solito, indipendentemente da dove pendesse la ragione, si schierava sempre dalla parte del più "debole", con gli annessi problemi che questo comportamento avrebbe causato. «Il problema, Miller, è che nessuno di noi stava attaccando Maxine, mi sa che c'è stata una grandissima incomprensione. La ragazza castana di Corvonero..» Si accorse solo in questo momento di non ricordare il nome di Ruby. Si fermò, fece schioccare le dita ripetutamente, come se solo quel gesto potesse in qualche modo aiutarlo a ricordare. Nonostante vari sforzi, però, non ci riuscì. Fu costretto a continuare senza dirlo, con la sola speranza che Narcissa capisse a chi si stesse riferendo.«...beh, lei, voleva aiutare proprio Maxine con il suo incantesimo. Purtroppo però ha avuto sfortuna.. oppure non lo aveva studiato a sufficienza.. però l'impegno di aiutare c'era!» Ridacchiò, ricordando anche in quel frangente come l'incantesimo di Ruby avesse addirittura peggiorato la situazione, anche se nelle intenzioni stava soltanto cercando di aiutare. Sospirò e quando lei chiarì che i suoi attacchi erano in risposta all'ironia e alle frecciatine, lui alzò la mano destra. Alla fine sapeva che, di tutti, soltanto lui e Delta erano un minimo colpevoli di averla osteggiata, anche se Delta lo aveva fatto soltanto in risposta. Sapeva che, più di tutti, lui era colpevole di quel casino. «Temo che quello che tu dici però lo abbia fatto solo io.. sono stato io a osteggiarti da subito. Non per cattiveria o altro, ma perché ti eri posta in maniera brusca..» Sottolineò guardandola, con un'espressione piuttosto seria sempre presente sul viso. Inspirò profondamente, quindi si ritrovò ad aggiungere. «Alla fine l'ho fatto più per gioco che per altro però... e come detto, non avevo intenzione di fare rimanere male nessuno. Mi spiace che le mie battute abbiano portato a tutto questo casino.» Finì per sottolineare, con un piccolo sorriso sul volto. La situazione, per quanto non risolta completamente, sembrava però aver raggiunto uno stallo. Una specie di tregua, come quella che due nazioni in guerra erano solite siglare per interrompere le ostilità. Piegò la testa di lato, pensieroso, quindi fece per fare spallucce. Nella maniera più ingenua possibile, andò quindi a porgere proprio alla Miller la domanda più bambinesca per eccellenza.«Quindi c'è pace tra noi adesso?» Concluse con quella domanda, rimanendo in silenzio ad aspettare una possibile risposta da parte della Miller. Per la seconda volta nell'arco di quella discussione, non sapeva cosa avrebbe potuto rispondere la Miller. Entrambi, nell'esporsi, avevano dato vita a discorsi altalenanti, che talvolta pendevano in una direzione, talvolta nell'altra. Non era tuttavia da fare loro una colpa, perché stavano trattando di argomenti troppo importanti, che dal basso dei loro undici anni neanche avrebbero potuto affrontare più precisamente.
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Narcissa E. Miller
view post Posted on 8/9/2020, 19:30





Narcissa Elodie Miller
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Quel discorso stava prendendo una piega decisamente complicata per una bambina di soli undici anni. Narcissa, infatti, si rendeva conto che parlare di amicizia, di amore e di rapporti umani alla sua età non era semplice. I bambini avevano da sempre una visione semplificata dei fatti, non avevano la cognizione necessaria per discernere e operare valutazioni concrete e basate su solide fondamenta. Tuttavia, l'adrenalina e le conseguenze di cui parlava Michael a Narcissa sembravano tutte cose così lontane da perseguire. C'erano momenti in cui seguiva l'istinto, ma in quel momento a guidarla era l'istinto dei Cooper: trasgredire le regole poteva anche starci, ma pagarne le conseguenze giammai. Era stata educata così, la colpa andava sempre scaricata, se possibile. Lavarsi le mani e uscirne puliti a ogni costo, queste le parole che sua nonna e sua madre le inculcavano con fervente ricorrenza.
"Perché assumersi la responsabilità delle conseguenze quando qualcun altro potrebbe farlo al posto tuo?" lo provocò Narcissa, con espressione malandrina.
La bimba increspò il labbrò incurvando il lato destro in un ghigno sinistro. Aveva deciso di vedere fino a che punto Michael era trasgressivo e fuori dagli schemi.
Aveva deciso di ignorare completamente invece il discorso sull'amicizia. Si trovava in estrema difficoltà e, se doveva essere sincera, non sapeva più bene come replicare. Certamente conveniva con Barnes che difendere un amico era un gesto nobile, però non s'era mai posta il dubbio di quanto avrebbe rischiato per difendere un amico. Era forse una domanda lecita? Non sapeva rispondersi la piccola Narcissa, per questo glissò completamente, limitandosi ad annuire alle parole del giovane Tassorosso.
Tuttavia non poté esimersi dal dire la sua quando venne tirata in ballo ancora la questione di Maxine e della sua consolle finita rotta durante quell'incontro al quarto piano. Non aveva mai considerato che forse potevano esserci state anche delle buone intenzioni da parte delle altre ragazze. Era talmente abituata a sentirsi mettere in un angolo e a sentirsi ripetere di stare attenta alle persone perché sono sempre pronte a fregarti.

"Beh, ma invece che agire senza senso, perché nessuno di voi ha bloccato Rubina e le ha proposto di rivolgersi a un docente per riparare quell'oggetto? Sarebbe bastato anche soltanto uno studente più grande e con più esperienza di noi. Ricordiamoci che, sì, pure io, siamo tutti studenti del primo anno alle prese con i primi rudimenti di magia"
Improvvisamente Narcissa tirò fuori una saggezza che nemmeno lei sapeva d'avere. Sul momento non ci aveva pensato, al quarto piano era troppo infervorata a rispondere alle frecciatine e a far capire che per lei era importante aiutare Max. Gesto che, per inciso, era anche stato frainteso dalle altre ragazze presenti e anche da Michael, a quanto pareva.
"E comunque non serve che ti biasimi. Ormai è andata così e..."
Quando Michael chiese se tra loro adesso ci fosse pace, Narcissa s'interruppe bruscamente e sgranò gli occhi. Inclinò appena il capo di lato e fissò Michael con gli occhi ridotti a una piccola fessura.
"Non mi pare d'averti mai dichiarato guerra" si limitò a rispondere, senza però fornire al Tassorosso una risposta esplicita.
Tuttavia in quelle poche parole era chiaro che, tutto sommato, aveva apprezzato il fatto che avesse provato a inseguirla e a chiederle scusa. Quel gesto gli aveva fatto guadagnare diversi punti ai suoi occhi, cosa che però Narcissa si guardò dal riferire espressamente al compagno.



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view post Posted on 9/9/2020, 22:55
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Michael Barnes«

  » Studente I ~ Scheda

Le prime parole di Narcissa ebbero la strana conseguenza di farlo sorridere, mettendo in evidenza tutto il divertimento. Alla fine non era per niente contrario a far ricadere alcune colpe sugli altri, tutto dipendeva da quanto forti e problematico fossero. Non avrebbe mai dato a qualcuno la colpa per qualcosa di grave, solo per togliersi dagli impicci. D'altro canto, avrebbe senza dubbio potuto addossare la colpa di qualcosa di poco importante ad altri, giusto per divertirsi. Il giovane Tassorosso era davvero mosso da quel "divertimento", che di fatto riempiva ogni suo pensiero. A undici anni era anche impossibile pensare diversamente. Però no, ecco, Michael non era uno di quelli che avrebbe dato la colpa ad altri per qualcosa di serio fatto da lui. «Anche! Di solito la parte migliore è quando fai qualcosa, dai la colpa a qualcuno e lo guardi in faccia. È esilarante.» Rise anche nel dirlo, divertito per davvero alla sola idea di quei visi spaesati, tipici di chi veniva accusato di qualcosa che in realtà non aveva fatto. Probabilmente quella era anche la parte migliore di uno scherzo, quella che sicuramente lo divertiva per la maggiore. Chiaramente stava sempre parlando di fatti poco seri, perché altrimenti non era uno che si tirava indietro quando c'era da prendersi delle sonore strigliate. Finché tutto si trattava di uno scherzo, era lecito ai suoi occhi. Narcissa a quel punto mette in campo una considerazione più che giusta, che si basa proprio sulla razionalità: perché aiutare Maxine sapendo di non esserne in grado? Ci pensò un po', poi gli dette probabilmente la risposta più scontata di sempre. Eppure, quella era la considerazione che riteneva più valida. «Credo che la ragazza pensasse di essere in grado di farlo.. per questo ha provato. Ammetto che, conoscendo un incantesimo potenzialmente valido, un tentativo lo avrei fatto anche io..» Fortuna che a questo giro non ne conosceva neanche uno, motivo per cui se ne è rimasto in disparte e ha lasciato fare a chi, sicuramente, ne sapeva più di lui. Un sorriso appena accennato si formò sul volto quando lei, in maniera quasi arrendevole, gli disse che ormai era andata così. In effetti, aldilà di ogni possibile forma apologetica, c'era davvero poco che avrebbe potuto fare. Ci si poteva scusare, ma non si poteva riavvolgere il nastro del tempo. «Mh... Se tu non mi hai dichiarato guerra, significa che siamo in pace.. neanche in una tregua.» Disse da subito, come se stesse parlando di una sorta di diplomazia militare. Gli occhi erano sempre puntati sulla Serpeverde. «Mi ero avvicinato con la bandiera bianca, ma per fortuna allora non serviva. Bastava inviare un diplomatico!» La mano destra si spostò sul petto, come ad auto-insignirsi della carica di diplomatico. Perché sì, continuava a far sembrare tutto come se lì a parlare non ci fossero due studente, ma due fazioni. Per gioco ovviamente. «Io adesso devo tornare su a recuperare il libro, ammesso che non lo abbia preso qualcuna di loro per poi ridarmelo a lezione.» Questo davvero il povero Barnes non poteva saperlo, ma di sicuro era ottimista sul fatto che, in una maniera o nell'altra, lo avrebbe recuperato. Mosse un piccolo passo all'indietro, lasciando gli occhi incollati su Narcissa, a cui ovviamente destina le ultime parole. E, come pronosticabili per chi lo conoscesse anche solo un minimo, sono una battuta. «Mi raccomando Miller, in uno stato di pace le azioni di guerra improvvisa sono una crudeltà indicibile!» Scherzò con la bionda, nel chiaro tentativo di scongiurare -anche se solo per scherzo- una possibile rivalsa nei suoi riguardi per quanto accaduto quattro piani più su. Fatto sta che dopo quella battuta scherzosa, fece per salutarla in maniera più adeguata. «Ciao Narcissa, ci si becca a lezione!» Un sorriso più disteso e sincero, prima di voltarsi e percorrere quel corridoio al contrario. In pratica riaffrontò quelle stramaledettissime scale, per poi fiondarsi sempre più su, alla ricerca del libro che aveva lasciato addietro. Forse lo avrebbe ritrovato davvero, forse non lo avrebbe ritrovato più, fatto sta che dopo quella chiacchierata il piccolo Barnes sicuramente stava meglio con sé stesso. Si era tolto davvero un bel macigno dallo stomaco, derivante dall'aver offeso involontariamente qualcuno con una sua battua. Ci avrebbe ripensato due volte prime di pronunciarsi con una battuta ironica? Probabilmente no. Ma almeno, lì nei sotterranei, aveva imparato sicuramente qualcosa in più della vita.
Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”

“ Hufflepuff ”
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Narcissa E. Miller
view post Posted on 10/9/2020, 06:03





Narcissa Elodie Miller
Serpeverde | Studentessa, I anno | 11 anni | Outfit | ♪XwFHG5M
C'erano momenti in cui a Narcissa Michael non ricordava uno studente di Tassorosso, ma un Serpeverde: ambizioso, capace di riflettere e di capire quando la situazione volgeva al peggio per tirarsi fuori con stile dai guai. Ma poi cascava come una mela ai piedi della pianta ogni volta che le faceva capire che per lui tutto gravitava attorno allo scherzo. La piccola Serpeverde non riusciva a capacitarsi dell'essere continuamente ironico e scherzoso di quel ragazzo: non capiva perché, per quanto si sforzasse di fare un discorso serio, il suo interlocutore non ne fosse capace. Era stata proprio la spiccata ironia di Michael, unita al suo spirito scherzoso, a suscitare le ire di Narcissa qualche piano più in alto. Sperava che quell'episodio avesse generato in lui una nuova consapevolezza, ma forse si sbagliava.
Narcissa fissò i suoi occhi in quelli di Michael, mentre attorno un paio di compagni di Serpeverde transitarono e la salutarono. Narcissa ricambiò entrambi con un silenzioso cenno del capo, non poteva perdere tempo in quel momento spendendolo in frivolezze come i saluti o le chiacchiere. Stava affrontando un discorso serio e suo padre, ex Tassorosso anche lui, le aveva insegnato che c'era il momento per scherzare e quello, invece, per essere seri.

"A volte ho la sensazione che tu voglia scappare dalla realtà trincerandoti nello scherzo" osservò Narcissa piccata, facendo notare a Michael che la sua ironia non sempre poteva rivelarsi produttiva. Anzi, la piccola Cissy aveva intuito che un approccio come quello del Tassorosso avrebbe potuto rivelarsi improduttivo con persone che, come lei, non avevano feeling con comportamenti così leggeri e scherzosi.
"In qualsiasi caso, mi sembra più che altro di essere a una lezione di storia della magia piuttosto che durante una conversazione tra studenti" commentò inarcando vistosamente un sopracciglio quando Michael si portò la mano al petto simulando il comportamento di un messo.
Narcissa si portò una mano tra i capelli e si grattò sovrappensiero la nuca. C'era qualcosa in quel ragazzo che le piaceva, ma al contempo quel suo atteggiamento perennemente scherzoso e sdrammatizzante le urtava palesemente ai nervi.
Attorno a loro si stava palesando una folla di studenti vaganti: molti di loro tenevano sottobraccio libri, piume e pergamene, altri, invece, più ordinati, avevano a tracolla borsette e zainetti rigorosamente in tinta con le loro divise. Narcissa si concentrò su un paio di Serpeverde di qualche anno più grandi di lei, prima di tornare a dedicare la sua attenzione al giovane Barnes.

"Chissà, magari hanno dato fuoco al tuo libro perché hai tradito la loro illustrissima compagnia per venire a cercare un'odiosa e altezzosa Serpeverde." commentò, questa volta avvalendosi lei stessa di una piccata e piuttosto evidente ironia. Sorrise a Michael, come a farle capire che la sua ipotesi non si poteva del tutto trascurare.
D'un tratto ricordò la circostanza nella quale aveva conosciuto Max la prima volta, in Sala Comune: la ragazza stava leggendo e in una manovra sbagliata aveva quasi rischiato di mandare a fuoco l'intera stanza. Se non fosse passata per caso in quel preciso istante e non avesse collaborato con Max per risolvere quel casino, probabilmente a quest'ora i fatti sarebbero andate diversamente e lei e la compagna avrebbero rischiato una severa punizione con l'accusa di piromania a pendere sulle loro teste. Fu allora che si immaginò una divertente scenetta che vedeva Maxine e Pancake come protagonisti e la ragazza che teneva tra le mani il libro di Barnes, dal quale aveva strappato alcune pagine per rivestire la lettiera dell'amico a quattro zampe. Quella scena la divertì e sul suo viso non riuscì a trattenere il disegnarsi di un sorriso soddisfatto. Se poi il tutto si fosse concluso con un altro incendio, questa volta voluto, il tutto sarebbe stato condito da quel pizzico di follia che lei apprezzava tanto.

"Io andrei a controllare, Barnes, prima che sia troppo tardi" lo incalzò, palesemente divertita.
"Spero di rivederti assieme al tuo libro a lezione. Se dovessi vederne una copia più nuova e meno consumata, saprò esattamente cosa potrebbe essere successo"
Così si congedò, sbeffeggiando Michael e ripagandolo con la sua stessa ironia con la quale l'aveva ferito. Certo, erano "in pace", come aveva proferito poco prima il giovane Tassorosso, ma ciò non aveva permesso allo spirito guerriero e vendicativo di Narcissa si ritagliarsi il suo piccolo momento di gloria e di chiudere in bellezza, guadagnandosi l'uscita a sorpresa.
Soddisfatta di quella chiusura trionfale e lodandosi mentalmente per aver ripagato Michael con la sua stessa moneta, si congedò con un inchino piuttosto irriverente, prima di voltarsi e incamminarsi, quasi saltellando, soddisfatta verso l'ingresso della sua Sala Comune.


PS: 102 | PC: 50 | PM: 50| PE: 1
Giuls || © harrypotter.it



// Grazie della role, alla prossima :D
 
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13 replies since 4/9/2020, 16:13   194 views
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