| Il discorso sull'amicizia era quanto di più complesso potesse esistere, specie per un ragazzo come Michael che, nonostante la stravaganza e quella voglia di avere sempre la battuta pronta, non era solito circondarsi di veri amici. Di amici sì, certo, ne era davvero pieno. Veri amici, però, era tutto un altro paio di maniche. Aveva sempre avuto delle discrete difficoltà nell'aprirsi davvero con una persona, mascherando tutto ciò con l'ironia e la giocosità. Eppure, quasi per uno scherzo del destino, la discussione si era spostata proprio sulle amicizie, portandolo a dire ciò che realmente pensava sulla situazione. Anche la piccola realtà del fidarsi solo di sé stessi, che aveva sempre sostenuto dentro di sé ma che non aveva mai detto ad anima viva, l'aveva raccontata alla Serpeverde nel tentativo di calmarla e cercare di stabilizzare la situazione. Una breve confessione che però non finì soltanto per fare ragionare la Miller, ma anche sé stesso. Tornò alla realtà, dopo essersi estraniato per un attimo in chissà quali pensieri che frullavano nella sua mente, quando la Serpeverde marcò la necessità di pensare prima di agire; o, in questo caso, di dire qualcosa. Fece spallucce, sapeva che quello era un limite che non avrebbe mai superato del tutto. Ci aveva provato chissà quante volte, finendo per fallire di continuo. «Sicuro, ma... perché ogni tanto non prendersi un po' di quelle serie conseguenze?» Le chiese, con un piccolo sorriso che faceva capolino sul volto. Fece spallucce e, in tempo zero, andò anche a spiegare quello che davvero intendeva dire con quelle parole. «Ogni tanto è divertente prendersi dei rischi e subirne le conseguenze... inoltre ti aiuta a migliorare!» Ma più che altro era divertente, secondo il suo modesto punto di vista. C'era da capirlo, per quanto il discorso non fosse dei più maturi lui era un undicenne, quindi per la maggiore pensava alla componente 'divertimento'. Sbagliando ovviamente, ma non avrebbe potuto fare diversamente. «Ovviamente non TROPPO serie..» Puntualizzò prontamente, visto che comunque non avrebbe voluto ficcarsi in qualche guaio gigantesco. Certo, qualche marachella qua e là l'avrebbe fatta volentieri, di certo non si sarebbe tirato indietro. Era a conoscenza del fatto che davanti a sé probabilmente non avrebbe trovato terreno fertile per questo tipo di argomentazione, ma come detto poco prima anche a lei, lui alla fine era quasi sempre sincero. Parlando a raffica, e dicendo subito quel che c'era da dire, finiva per dire la verità. Fece tramontare il discorso quando la Miller iniziò a spiegare il motivo dell'irruenza mostrata al quarto piano. Rimase concentrato, cercando di ascoltare e di capire, annuendo di tanto in tanto. Alla fine quello che la Serpeverde stava dicendo aveva senso, anche se ovviamente c'erano molte sfaccettature che, alla fine, potevano spiegare l'accaduto secondo moltissime altre versioni. Punti di vista, appunto. «Beh, difendere un amico in difficoltà è assolutamente fantastico.» Non c'era ironia, ma pura sincerità. Era un comportamento che anche lui condivideva. Le maggiori rogne che ha vissuto fino a ora sono proprio state conseguenze del difendere qualcuno. Di solito, indipendentemente da dove pendesse la ragione, si schierava sempre dalla parte del più "debole", con gli annessi problemi che questo comportamento avrebbe causato. «Il problema, Miller, è che nessuno di noi stava attaccando Maxine, mi sa che c'è stata una grandissima incomprensione. La ragazza castana di Corvonero..» Si accorse solo in questo momento di non ricordare il nome di Ruby. Si fermò, fece schioccare le dita ripetutamente, come se solo quel gesto potesse in qualche modo aiutarlo a ricordare. Nonostante vari sforzi, però, non ci riuscì. Fu costretto a continuare senza dirlo, con la sola speranza che Narcissa capisse a chi si stesse riferendo.«...beh, lei, voleva aiutare proprio Maxine con il suo incantesimo. Purtroppo però ha avuto sfortuna.. oppure non lo aveva studiato a sufficienza.. però l'impegno di aiutare c'era!» Ridacchiò, ricordando anche in quel frangente come l'incantesimo di Ruby avesse addirittura peggiorato la situazione, anche se nelle intenzioni stava soltanto cercando di aiutare. Sospirò e quando lei chiarì che i suoi attacchi erano in risposta all'ironia e alle frecciatine, lui alzò la mano destra. Alla fine sapeva che, di tutti, soltanto lui e Delta erano un minimo colpevoli di averla osteggiata, anche se Delta lo aveva fatto soltanto in risposta. Sapeva che, più di tutti, lui era colpevole di quel casino. «Temo che quello che tu dici però lo abbia fatto solo io.. sono stato io a osteggiarti da subito. Non per cattiveria o altro, ma perché ti eri posta in maniera brusca..» Sottolineò guardandola, con un'espressione piuttosto seria sempre presente sul viso. Inspirò profondamente, quindi si ritrovò ad aggiungere. «Alla fine l'ho fatto più per gioco che per altro però... e come detto, non avevo intenzione di fare rimanere male nessuno. Mi spiace che le mie battute abbiano portato a tutto questo casino.» Finì per sottolineare, con un piccolo sorriso sul volto. La situazione, per quanto non risolta completamente, sembrava però aver raggiunto uno stallo. Una specie di tregua, come quella che due nazioni in guerra erano solite siglare per interrompere le ostilità. Piegò la testa di lato, pensieroso, quindi fece per fare spallucce. Nella maniera più ingenua possibile, andò quindi a porgere proprio alla Miller la domanda più bambinesca per eccellenza.«Quindi c'è pace tra noi adesso?» Concluse con quella domanda, rimanendo in silenzio ad aspettare una possibile risposta da parte della Miller. Per la seconda volta nell'arco di quella discussione, non sapeva cosa avrebbe potuto rispondere la Miller. Entrambi, nell'esporsi, avevano dato vita a discorsi altalenanti, che talvolta pendevano in una direzione, talvolta nell'altra. Non era tuttavia da fare loro una colpa, perché stavano trattando di argomenti troppo importanti, che dal basso dei loro undici anni neanche avrebbero potuto affrontare più precisamente. Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
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