Di Traumi e di Ustioni, segue: Di narcisi e di fiamme

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view post Posted on 21/9/2020, 15:19
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isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese
PS: 196 ☯ PC: 132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29


Camminava stanco, vacillando. L’equilibrio non era esattamente una cosa facile da mantenere quel giorno e la vista era leggermente compromessa per via dei fumi e irritazioni che l’occhio aveva dovuto sforzarsi a sopportare. Aveva preso in braccio Priscilla per l’occasione, saldamente, tenendole il volto sulla spalla. Non sapeva se si fosse addormentata o stesse ancora piangendo in preda alle ultime vicende e sinceramente l’anziano giapponese non era abbastanza lucido e in forma per provare a parlarle o farle comprendere la situazione per intero. Giunse tramite passaporta all’ospedale, cosi come gli fu chiesto di fare; il via vai di maghi e medici era qualcosa di incredibile a tal punto che sembrava essere scoppiata una guerra da qualche parte in Inghilterra. Sentiva continuamente rumori di smaterializzazione in ogni dove e in ogni parte, fra medici e infermieri che alzavano la voce e si dettavano istruzioni e gente in borghese che dava una mano come poteva. Proprio uno di questi ultimi venne incontro all’orientale, prestandosi come aiuto per reggere la bambina; all’inizio Issho non la lasciò con tanta velocità, si era affezionato e stava ancora sull’altolà, ma sapeva anche che non era abbastanza conciato bene da poter fare ulteriore sforzo per cercare in quella confusione la madre della bimba e assicurarsi della sua salute e, difatti, chiamando l’attenzione di un infermiere e avvicinandosi nuovamente al borghese, lasciò la bimba nelle loro mani e nelle loro cure facendosi promettere di tenerlo aggiornato sull’intera storia e riferendo che sarebbero arrivate quanto prima due ragazzine con il fratello della bambina….non ci fu’ desistenza da parte della pargola, salutata con un sorriso forzato e una smossa di capelli che, per quel che poteva valere, doveva cercare un po’ di alzarle il morale. Fece qualche passo avanti, cercando qualcuno che potesse dargli una mano ma, sinceramente e forzatamente, si buttò dentro il primo reparto libero con un lettino disponibile. Si toccava gambe, torso e le bruciature nelle braccia… quel giorno aveva resistito incredibilmente a più di quando si sarebbe immaginato in tempi non sospetti. Una volta sdraiatosi senza il permesso di nessuno, urlò qualcosa a un medimago girato di spalle, non sapeva chi fosse: Io mi sono buttato qui e non ho intenzione di muovermi. Subito dopo avrebbe chiuso gli occhi…era stanco, provato, afflitto. Quel giorno voleva solo dimenticarlo e avrebbe riaperto gli occhi solamente quando avrebbe ricevuto assistenza, cure e fosse stato interrogato dalle autorità competenti; avrebbe rimuginato per settimane sull’accaduto e si sarebbe sempre addentrato nella ricerca mentale di una soluzione al tutto…soluzione che sistematicamente non sarebbe mai arrivata o che sarebbe stata per sempre in ritardo. Le vittime erano state mietute e niente e nessuno le avrebbe riportate in vita. Lavorare a posteriori per il bene precedente non era mai stato un approccio utile al giapponese che si augurava sempre, in condizioni normali, di poter prevenire come meglio si poteva ogni azione negativa…quel giorno aveva fallito e, dunque, avrebbe avuto solo un modo per poter omaggiare le morti e onorarle: cercar giustizia.

simbolo2issho




Statistiche e Salute:
PS: 130/196 ☯ PC: 110/132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 29
Traumi vari su gambe e torace. Ustioni alle braccia. Occhio irritato. Stato leggermente confusionale. Stanchezza e spossatezza.

 
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view post Posted on 21/9/2020, 15:22
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 28 anni ✧ A quiet place
Un secchio. Forse il più adatto mezzo per arrivare al San Mungo probabilmente sarebbe tornato ad Hogsmeade pieno di succhi gastrici, troppe persone hanno visto troppe cose oggi che nessuna persona meriterebbe di vedere in una sola vita.
Sono stranamente lucido e, fortunatamente, il gruppo che è con me non ha subito troppi danni, io stesso mi sento estremamente bene considerando il volo che ho fatto, forse grazie alle cure dovute alla licantropia. Sta di fatto che arrivo all'entrata senza più nessun aiuto, un infermiere mi accoglie all'entrata e mi accompagna dentro. Lo guardo negli occhi e mi rendo conto che questi sono devastati, un trauma che nessuno si sarebbe mai aspettato di vivere e che, anche se non vissuto direttamente, devasta anche chi vi è attorno.
Lo forzo a darmi solo delle indicazioni sul dove andare perché per ogni persona che, come me, si regge ancora sulle sue gambe ve ne sono 2 che non hanno più la forza per muoversi. Così inizio a muovermi all'interno del San Mungo come se fossi a casa, in questi ultimi mesi ci sono finito fin troppe volte.
Passeggiando vedo per caso Issho e gli faccio un occhiolino, quello era forse il momento giusto per appianare le nostre divergenze.
Improvvisamente la mia vista si copre di rosso, scuoto la testa e mi passo una mano sugli occhi, qualcosa si è aperto all'altezza della testa, forse una vena del viso.
"Merda."
Ritorno a vedere decentemente e mi rendo conto di avere una figura a pochi passi che conosco. Non sembra messa troppo male, eppure la guardo negli occhi e noto il cambiamento, il viso prima angelico di Jolene sembra andato a farsi benedire. Quello sguardo che mi aveva sempre lasciato di stucco, così bello e così felice. Non l'ho vista durante tutto il trambusto ma ho sentito persone parlare di morti, di persone catturate e di feriti.
Allora quasi d'istinto mi avvicino a lei e la avvolgo col braccio sinistro mettendoglielo attorno alle spalle per stringerla a me. Le do un piccolo bacio sulla testa e, con un filo di voce, le sussurro:
"É finita."

@ CODE BY SERENITY



OT:// Interazione con Jolene (concordata)
mini interazione con Issho



Maurizio
Punti Salute: 160/225
Punti Corpo: 130/183
Punti Mana: 160/194
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view post Posted on 21/9/2020, 17:39
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Quando la Passaporta la strappò al villaggio distrutto, Jolene riuscì in qualche modo a tenersi tutto nello stomaco; l'equilibrio però cedette, e fu costretta ad appoggiarsi alla persona a lei più vicina per non rovinare a terra. «Mi scusi...» borbottò a stento, sentendo che il malcapitato la afferrava per le spalle nel tentativo di sostenerla. Non si prese nemmeno la briga di alzare gli occhi per vedere di chi si trattasse, continuando a guardare il pavimento attraverso le ciglia delle palpebre socchiuse. Faceva tutto tremendamente male: i muscoli indolenziti per le corse con il cuore in gola tra le macerie, i tagli superficiali che le deturpavano il volto, e il bruciore, l'insopportabile fuoco che continuava a guizzare su mani e braccia fin quasi ai gomiti. I sopravvissuti di solito provano sollievo?, si chiese, incapace di scovare tracce di una simile emozione tra le pieghe della propria psiche. Articolare in maniera intellegibile le proprie sensazioni, d'altro canto, era pressoché impossibile.
Abbandonò il gruppo con cui era arrivata all'ospedale, muovendo passi incerti verso la zona dove li stavano indirizzando. Tra la cacofonia di voci distinse la parola interrogatori, ripetuta più volte. Avevano intenzione di estorcere le informazioni prima ancora di soccorrerli?
Nel via vai frenetico, Jolene alzò la testa solo quando intravvide qualcuno che sembrava dirigersi verso di lei. Era la prima persona conosciuta in cui si imbatteva, dopo Rowena – e dopo che la donna era fuggita senza nemmeno una parola, avere di fronte a sé Maurizio parve a Jolene tanto irreale quanto l'apparizione di uno spettro. L'uomo era provato, come tutti loro; doveva essere intervenuto in qualità di Antimago assieme alle altre autorità, e dal suo aspetto era chiaro che anche lui si fosse trovato nella piazza durante i momenti fatidici. Jolene registrò i vestiti impolverati, il taglio sul sopracciglio che lasciava colare rosso sopra ai suoi occhi; socchiuse le labbra, da cui fuoriuscì un fiato spezzato e silenzioso, cui era sfuggita la voce. Aveva la sensazione che se fosse riuscita a parlare le urla avrebbero cominciato a sgorgarle dalla gola fino a non fermarsi più, fino a consumare ancora una volta lo strazio che aveva udito durante l'attacco. Così serrò i denti, un colpetto secco che la lasciò inespressiva, per un momento completamente inerte sotto al tocco di Maurizio. Le avvolse un braccio intorno alle spalle, e allora seppe che non era uno spettro, ma che possedeva la solidità di una persona reale. Ed allora, solo allora acquistò una qualità tale da imporsi sopra ai cadaveri coperti da lenzuoli bianchi, sopra alle ceneri di chi non avrebbe avuto nemmeno una tomba con i propri resti. Per la prima volta dopo essere entrata in quello strano stato di insensibilità Jolene sentì di essere ancora viva, e se ne rese conto quando i suoi arti stanchi si scontrarono con quelli dell'uomo. Vi si abbandonò dopo un unico momento di incertezza, sciogliendo la tensione che le annodava i muscoli.
«È finita.»
Contro la spalla dell'uomo, la testa di Jolene si scosse in un cenno di diniego: no, non era finita. Era solo la prima ripresa, ma le bastava chiudere gli occhi perché gli scenari che le si erano impressi nelle retine ricominciassero ad andare come pellicole indesiderate. Eppure capiva cosa volesse dire, e il suono stesso della sua voce ruppe l'argine di apatia dietro cui si era trincerata. Il petto si scosse in un singhiozzo silenzioso, poi un altro e un altro ancora, fino a quando le lacrime non sgorgarono copiose, incontrollabili. Strinse le braccia intorno a Maurizio, una presa dapprima disperata che si fece tremante man mano che Jolene perdeva ogni residuo di controllo.
«Sono...sono morti», si udì il filo teso della sua voce. «La bambina, e il venditore, e poi quella ragazza... Quella ragazza non era nemmeno viva...» Parole senza capo né coda che, nondimeno, erano così chiare nella sua testa. Un corpo martoriato dopo l'altro, una pozza di sangue dopo l'altra, infine una di cera; fu tentata di chiedere a Maurizio se puzzasse di candela bruciata, ma la voce le si spezzò e si limitò a soffrire in quella maniera inarticolata.

Non le era chiaro quanto tempo fosse passato: forse un minuto, forse molto di più. Ma quando non ci fu più Maurizio a sostenerla, Jolene dovette infine farsi coraggio da sola. Avrebbe affrontato l'interrogatorio, quando l'avessero chiamata, ma ben poco avrebbe lasciato le sue labbra, mentre gli occhi rossi e gonfi avrebbero fornito un altro tipo di risposte. Non avrebbe accennato all'azione di Rowena, quando aveva spento il fuoco maledetto; non sapeva nemmeno lei se taceva per un qualche senso di solidarietà nei confronti della donna, che continuava a sopravvivere a dispetto della rabbia che le portava, o per qualche altro motivo. Fatto sta che, se il suo ruolo fosse diventato di dominio pubblico, non sarebbe stato per causa di Jolene.
Tutto ciò di cui aveva bisogno era ricevere delle cure ed essere lasciata a riposare. Voleva dormire cent'anni, come nelle favole, riposare fino a quando non avesse perso la concezione stessa di sé. Era distrutta, le ci sarebbe voluto molto tempo per rimettersi insieme.



Dopo una breve interazione con Maurizio, Jolene si sottopone all'interrogatorio, pur senza mostrarsi eccessivamente collaborativa.

Statistiche:
PS: 130/196
PC: 100/140
PM: 156/156

Danni:
- sbucciature su entrambe le mani a causa di una caduta
- graffi e tagli su braccia e viso, a causa dei detriti
- ustioni leggere su mani e braccia
In generale, è emotivamente e psicologicamente provata.
 
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view post Posted on 21/9/2020, 22:03
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LA MANGIAMORTE

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L’adrenalina era scemata e ora che la sua esistenza d’assicurare e una vita, quella di Jolene, oramai salva, poteva concedersi il lusso di respirare e perché no, di sedersi un attimo o appoggiarsi da qualche parte e bere. Aveva sete, una sete dannata e forse era l’ardemonio che aveva dentro se, non ancora del tutto estinto tra le sue viscere, che doveva essere placato con dell’acqua. Aveva anche voglia di lavarsi, togliersi di dosso la polvere, di tagliare i capelli bruciacchiati alle estremità e di levarsi di dosso il suo sangue. Incredibile quanto si fosse ferita. Constatò che sentiva un sapore ferroso in bocca, probabilmente il labbro inferiore si era spaccato con la magia oscura e mentre allungava le braccia alla passaporta, osservando la figura di Jolene che ne afferrava un altra poco lontano, si accorse che aveva anche molteplici tagli alle braccia, dove il sangue si accumulava copioso.

-Fantastico…-

biascicò tra se e se, venendo strattonata all’altezza dell’ombelico e trasportata, come in un folle vortice di vento capace di attraversare il tempo e lo spazio, al san mungo. Non cadde a terra solo perché fu in grado di stabilizzarsi, tuttavia, si trovava scombussolata e qualcosa da bere divenne quasi fondamentale.
Si fece largo quindi tra la folla in cerca di una fontanella pubblica nell’atrio enorme dell'ospedale. Vi erano persone di ogni tipo ma su moltissimi dei loro volti, leggeva solo la paura. Alcuni piangevano sommessamente, come se i loro singulti potessero in qualche modo disturbare qualcuno, altri palesemente volevano urlare ma avevano la mascella chiusa, serrata in una morsa, lo sguardo vuoto e vacuo perso in chissà dove, altri ancora si stringevano in abbracci silenziosi e solo lei le sembrava capace di camminare, di reggersi in piedi, di avanzare. Aveva danzato con il fuoco quel giorno per proteggere una persona a lei cara ma se non lo avesse fatto cosa le sarebbe rimasto dentro? Jolene forse sarebbe diventato un vuoto, un nuovo incolmabile buco nel suo cuore e che l’avrebbe resa come una delle tante persone che stavano in quel salone, a chiedersi in eterno che cosa avrebbe potuto fare di più e la cosa, non le andava per niente giù. Era certa oramai che avrebbe dovuto prendere le distanze dall’infermiera, allontanarla da se prima di ricordarsi cosa voleva dire essere un essere umano, prima di legarsi ancora a qualcuno senza essere capaci di stringerli. Sospirò, trovandosi davanti a se un gruppo sparuto di persone che si erano messe in coda anche loro per un po’ d’acqua. Il via vai dei medimaghi, degli infermieri per prendere le loro generalità e vedere chi curare per primo era iniziato. Farsi curare era al momento la cosa di minor fastidio, il problema vero sarebbe stato l’interrogatorio che ne avrebbe seguito e il fatto che scomparire all’improvviso, non le sembrava la mossa migliore da fare. Si guardò attorno, per vedere se la figura imponente di Rhaegar si sarebbe palesata da un momento all’altro.

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Punti Salute: 280/350
Punti Corpo: 310/351
Punti Mana: 340/363
Exp: 49

Danni subiti: graffi profondi sulle braccia, labbro spaccato, ustioni di primo grado elle mani e alla parte destra di braccia e gambe scoperte.
Rowena non interagisce al momento con nessuno. Sembra essere collaborativa sia con infermieri che con chi verrà poi.
 
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view post Posted on 22/9/2020, 16:11
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Di Narcisi e di Fiamme

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Aiden-evento

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Non si accorse di essere giunto al San Mungo, non subito perlomeno: lo strappo che aveva avvertito all’altezza dell’ombelico si era rivelato impercettibile, tanto quanto il dolore che dominava imperterrito sulla mano sinistra, quella rimasta ustionata. Siero e sangue avevano finito per seccarsi in alcun punti, mentre in altri ancora si mischiavano e colavano silenziosamente sulla punta degli stivali, diluiti da ciò che restava della pioggia salvifica.
Ma cosa aveva salvato per davvero? Gli edifici? Le persone?
Era un Orrore impossibile da cancellare, un evento che tutti coloro che l’avevano vissuto si sarebbero portati nel cuore, come una cicatrice.
Era stato addestrato a sopportare scenari di quella portata, eppure non si era mai realmente pronti a far fronte ai sensi di colpa, al rimpianto di non aver saputo fare di più: il senso di impotenza, del resto, era un Demone che ogni Auror avrebbe dovuto affrontare. Forse fu proprio per questo che, dopo essere rimasto impalato sul posto come un palo conficcato nel fango, si animò improvvisamente - mosso da un impeto di furia cieca - tanto da gettare il cappello al suolo, liberando così i capelli rossicci e umidi, e calpestandolo come il più orripilante degli scarafaggi. Chiunque si fosse avvicinato a lui in quel momento di puro sfogo, l’avrebbe mandato a baciare le divine natiche di Morrigan senza troppe cerimonie, e questo perché - Auror o non Auror - anche lui aveva bisogno dei propri spazi e momenti liberatori. Il cappello non durò molto, ma la rabbia era così intensa che Aiden abbatté entrambi i pugni contro la solida parete del San Mungo, incapace di riprendere le redini del proprio self-control, consapevole di meritare una punizione, anche la semplice frantumazione delle mani.
Non si curò di chi lo stesse guardando, giudicando o - addirittura - maledicendo per quel suo Distintivo o comportamento furioso, Aiden permise alla propria frustrazione di scivolare via e tingere di rosso il muro. Dopodiché scivolò in uno stato di apatia senza precedenti, come se si fosse svuotato del tutto delle proprie emozioni e avesse preso a seguire gli interrogatori e a rispondere alle domande di alcuni colleghi con assoluta passività; perché dopo la distruzione del corpo seguiva quella delle mente e non vi era afflizione peggiore di quella.
Avrebbe accettato le dovute cure solo in seguito, quando si fu accertato che i civili fossero stati seguiti per primi: cedere il passo a chi ne aveva più bisogno era il minimo che avrebbe potuto fare, visto che vi erano parole al momento per lenire il dolore che gli univa tutti quanti, lui compreso.
Aiden Weiss era esattamente un relitto come loro: né più, né meno.

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‹ PS: 210/242 ‹ PC: 170/192 ‹ PM: 215 ‹ EXP: 35

Inventario

› Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
› Distintivo Auror;
› Ciondolo "Giada delle Fate" ─ Ciondolo creato dalle Fate con le loro magiche mani, dona forza e sicurezza in sé.;
› Cinturone d'argento con incastonate Perla Mistero, Punto Luce del Corpo e Punto Luce del Mana;
› Bracciale Celtico originale;
› Veste della Metamorfosi ─ Veste che aiuta chi la possiede a compiere trasformazioni. Facilitato il cambiamento in Animagus, possibilità maggiori di trasformarsi in ciò che si vuole per i Metamorfomagus e modesta facilitazione per l'utilizzo di incantesimi Trasfigurativi che hanno impatto su chi lancia l'incanto (come quelli di camuffamento). Utilizzabile solo in Quest ed Eventi.;
› Cappello della Nebbia ─ Anche se sembra sgualcito e un po' usato, questo cappello comodo è utile anche per nascondersi fra i babbani; scherma leggermente il capo dai cambiamenti di temperatura e dai danni da incantesimo grazie ad alcuni incanti di protezione;
› Bracciale di Damocle ─ Chi indossa questo oggetto avrà la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento (non portabile in duello del Club);
All'interno di una borsetta a tracolla (oggetto comune):
› Mantello Leprecaunico della Disillusione ─ Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità. Se l'esterno del mantello, quando utilizzato, acquisisce il colore di ciò che lo circonda per mimetizzarvi, il suo interno sarà foderato in seta finemente decorata da tanti piccoli quadrifogli verdi;
› Coppia di Specchi ─ in collegamento con Oliver Brior; ─ Consegnato a Killian Resween.
All'interno di una piccola scarsella (oggetto comune) appesa al cinturone, contenente:
› 1 x Fiala di Dittamo;
› 1 x Fiala di Puzzalinfa ─ La Puzzalinfa è un liquido che proviene dalle bolle rosse delle Mimbulus Milmbletonia (piante molto simili a cactus, ma senza spine). Una fialetta di Puzzalinfa impedisce all'avversario di respirare aria pulita e può metterlo in condizione di non riuscire ad attaccare;
› 1 x Caramella dell'Illusione ─ Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero.

Incantesimi & Abilità

Classe I, II, III, IV complete, esclusi i proibiti;
Proibiti: Iracundia (Classe III), Ignimenti (Classe IV), Claudo/Parclaudo e Nebula Demitto (Classe V);
Classe VI: Incarceramus;
Incantesimi da Auror: Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.
Incantesimi da Animagus: Mutas/Immūtas.

Vocazione: Occlumante Apprendista, Animagus Apprendista (Volpe Rossa).


Riassunto & Status delle Ferite

Non interagisce con nessuno direttamente, risponde alle domande che gli vengono poste e si lascia avvicinare per ultimo per le cure. Dato che ha preso a pugni il muro, lascio al Medimago di turno il compito di decretare l’entità del danno, considerando che Aiden ci ha dato parecchio forte.
Diversi tagli e schegge di vetro conficcati lungo braccia e gambe. Contusione spalla sinistra. Bruciature sempre più evidenti su faccia e mani. Mano sinistra ustionata.
P.S: A titolo informativo, per chiunque voglia descriverlo nel vederlo, Aiden è stranamente sbarbato.























 
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view post Posted on 23/9/2020, 07:43
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Il solito vortice di colori e suoni avvolse il Corvonero il quale, preso da un'insolito nervosismo, sentì nuove parole scorrere dentro di sé.
Perché non aveva risposto in maniera diversa all'Auror? Perché non aveva usato altre parole nel momento in cui era stato disarmato?
La critica che muoveva in quegli istanti era volta nel come avesse agito, ma di certo non per ciò che aveva fatto.
Si era comportato bene; anzi, si era comportato come credeva fosse stato meglio comportarsi.
Poteva chiedere di più? Forse si, forse no; dopotutto, aveva riportato pochi danni in una piazza che era stata invasa da esplosioni e dopo uno scontro con un esperto Auror.

Cascando sullo sporco pavimento dell'atrio del San Mungo, tossì alcuni secondi prima di procedere con il manipolo di persone verso la zona dove avrebbe ricevuto le cure.
I danni subiti in sé per sé non erano molti; aveva alcune leggere escoriazioni sul braccio sinistro e l'addome e un affaticamento ai polmoni dovuto alla mancanza di aria nel frangente in cui Betterson lo aveva messo alle strette.
Erano molti di più i danni mentali, quelli dovuti ai mille pensieri che lo stavano tartassando e gli facevano credere sempre di più che quella società fosse sporca e dovesse essere tirata fuori da tutta quella melma.
Come poteva fare ancora non lo sapeva ed era proprio questo che non lo faceva sentire bene; l'impotenza lo aveva piegato e portato a uno stato di frustrazione che stava cercando di metabolizzare ma che non riusciva a superare.

Non appena l'ingorgo che si era creato davanti a lui svanì, parlò con un Ministeriale di quanto era accaduto.
Lo stavano interrogando, cercando informazioni che già sapevano e questo portava in lui un ennesimo malcontento che aveva il sapore del risentimento.
Perché lo stavano interrogando su quanto già sapevano? Perché non funzionava come doveva quello Stato? Perché notava il Mondo Magico in completa difficoltà?
Abbastanza dubbioso, dopo aver dato la sua versione dei fatti, andò a cercare le cure, quelle che giustamente erano state date prima a chi aveva sofferto veramente.
Presto quella storia sarebbe stata lontana da lui, sarebbe divenuta un ricordo passato. Si sarebbe trasformata in una solida base per i suoi ideali.
L'obiettivo era cambiare ciò che non andava in quel Mondo e in qualche modo ci sarebbe riuscito.



Daddy (D)
Punti Salute: 240/308
Punti Corpo: 230/267
Punti Mana: 270/282
Exp: 72,5

Alcune leggere escoriazioni sul braccio sinistro e l'addome e un affaticamento ai polmoni dovuto alla mancanza di aria nel frangente in cui Betterson lo ha messo alle strette.
 
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view post Posted on 30/9/2020, 10:09
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‖ PS: 68/118 ‖ PC: 40/53 ‖ PM: 55/55
Il viaggio con la passaporta non fu per nulla d'aiuto allo stato attuale della giovane Tassorosso, il suo stomaco non resistette e riversò fuori quel poco che era rimasto con difficoltà al suo interno. D'altronde era solo il suo secondo viaggio a quel modo, non si poteva pretendere così tanto; fino all'anno prima neanche avrebbe immaginato che dei semplicissimi e comunissimi oggetti potessero essere utilizzati come mezzo di trasporto.
Si scusò con chiunque fosse nei paraggi e provò a chiedere qualcosa per aiutare a ripulire il tutto, abituata ad agire come una babbana in un istituto dove venivi punito se non ripulivi i tuoi disastri, neanche pensò alla possibilità di usare la sua bacchetta. Che poi non avrebbe neanche potuto farlo visto che prima dell'interrogatorio non l'avrebbe riavuta indietro. Ecco l'interrogatorio: un'altra di quelle cose che favorivano il groviglio nello stomaco, il solo pensiero avrebbe potuto farla rimettere tutto in discussione, sul pavimento. Cosa avrebbe dovuto dire? Che era stata una sciocca bambina ad immischiarsi in qualcosa decisamente più grande di lei? Che credeva fosse solo un gioco? Che neanche sapeva chi fosse il padre di Priscilla? Avrebbe preferito di gran lunga guarire in silenzio e lontana da tutti, indisturbata e senza disturbo per nessuno, concentrandosi per evitare di rievocare le immagini di quella giornata nella sua testa.
Per fortuna al suo fianco c'era anche Memory. Non avrebbe ottenuto tutta quella forza in sua assenza; poteva considerarla una sua amica, ma questo non faceva che farla sentire ancora più in colpa: anche a lei aveva nascosto il suo vero stato sociale, poteva davvero definirsi amicizia? Cosa avrebbe pensato di quelle bugie? Gwen le credeva a fin di bene, ma ad un esame più attento ed accurato non lo erano. Al posto di quelle persone a cui aveva mentito non si sarebbe sentita di certo bene, avevano instaurato un rapporto, inutile negarlo, ed una scoperta del genere poteva cambiare ogni cosa, mandando tutto a monte. Mentre rimuginava e combatteva contro i suoi pensieri, guardava la concasata con preoccupazione. Memory si sarebbe sicuramente occupata del fratello di Priscilla, di assicurarsi che avrebbe ritrovato la sorella così che almeno loro avrebbero in qualche modo provato a ricostruire la loro famiglia. Invece la mano di Gwen era ancora sul suo stomaco, ma la nausea opprimente sarebbe stato l'ultimo dei sintomi che avrebbe descritto a chiunque si fosse preso cura di lei. Di certo, d'ora in poi, avrebbe dato un peso completamente diverso alla Voce.
Gwen è caduta, tante volte! Ha respirato parecchio fumo, probabilmente si è bruciata da qualche parte, ha schivato poche macerie ed è stanca. La nausea è dovuta a tutte le emozioni provate ed al viaggio con la passaporta; quest'ultimo le ha comunque liberato un poco lo stomaco.
 
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view post Posted on 4/10/2020, 22:18
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood 12 anni - II anno


*Accidenti alle passaporte!*
Questa volta era potuta sembrare peggio del solito. Aveva cercato di non perdere la presa su Jamie durante il consueto vorticare, mentre l'altra mano restava fissa sull'oggetto appositamente predisposto, e ora si ritrovavano a ruzzolare in un groviglio di arti con la borsa che ancora la ragazzina si era dovuta trascinare dietro.
Si districò con una fitta alla caviglia che già alle prime rappresaglie aveva subito dei colpi, ma le premeva recuperare la propria stabilità per vedere dov'era finita Gwen e per aiutare il ragazzo ferito a rimettersi in piedi.
In realtà, avvenne più di quanto potesse immaginare. Vide qualcuno raggiungere la sua amica, mentre l'uomo che ancora teneva in braccio Priscilla si era già inoltrato più avanti. Ovvio, avevano tutti bisogno di cure e per qualcuno meglio sarebbe stato il prima possibile. Per le stesse ragioni, rapidamente, lei stessa e il ragazzo furono avvicinati da persone in camice bianco: sarebbe stata sollevata se si fossero occupati loro di curare il ragazzo e di contro, fu lei ad assicurare che riusciva a camminare da sola.
Una rapida ricerca la tranquillizzò che la sua Bacchetta aveva resistito là dove l'aveva riposta

Grazie. Però, per favore, io sono con lei chiese, indicando Gwen che non sembrava star bene per nulla e dalla quale temeva di essere separata. Poi, stupendosi più tardi lei stessa di quanto la sua lucidità aveva cercato di restare viva, spiegò che il ragazzo aveva una ferita grave che lei aveva cercato di tener pulita per quanto le era stato possibile. Sembrava non volesse più smettere di parlare, come se l'adrenalina si stesse riversando tutta in un'urgenza di dire e riferire. Infatti, prima che potessero sparire in un qualche corridoio, indicò il giapponese e la bambina per precisare che Jamie aveva bisogno di ritrovare almeno lei, quando si sarebbe ripreso.
Anche se alla fine un posto le sarebbe stato indicato, avrebbe dovuto attendere perché da quanto aveva capito, Gwen aveva dovuto prima fare tappa altrove. Presto avrebbero chiesto anche a lei di rispondere ad alcune domande.
Si ritrovò quindi di colpo sola. Non c'era più la responsabilità di un ragazzo che aveva perso così tanto che le ferite erano il minimo dei mali. Non c'era più quell'uomo dall'aria saggia a cui aveva sentito di potersi affidare. Non c'era più la compagna di un'avventura incredibile, della quale non avevano immaginato l'enorme gravità prima di saltarvi dentro a pie' pari.
Di colpo c'era il silenzio di chi ha solo tante domande e nessuno a cui farle.
Nessuna illusione poteva accelerare l'arrivo di Gwen: quando sarebbe stata sicura del suo stato di salute si sarebbe occupata delle sue percezioni da riferire e di scovare qualcuno che le desse notizie dei suoi nuovi conoscenti.





STATS
PS 130/177 | PC 55/78 | PM 88/88 | EXP 16.5
Danni subiti:

Taglio superficiale poco sopra i malleoli della caviglia sinistra, causato dallo sfregamento ad alta velocità di una pietra aguzza, proveniente in volo dal crollo delle mura dell'edificio.
Urto alla spalla sinistra per il quale fatica a muovere il braccio, non presenta tuttavia fratture.
Escoriazione ad un polpaccio.
Qualche lieve ustione sparsa (piccole schegge, ormai innocue ma che si sono estinte sulla pelle)


Incantesimi conosciuti:
Prima Classe ~ tutti
Seconda Classe ~ tutti eccetto Orcolevitas / Monstrum
Terza Classe ~ tutti i "normali"
Innati: Acclario, Aparecium, Ardesco, Illegibilus, Lapsus, Luminarium, Manina, Orchideus, Veronesi, Vitreo.

Attivo/borsetta
Bacchetta e monete varie
Anello del Giusto. Caduceo. Bracciocchio.

 
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view post Posted on 5/10/2020, 09:40
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KILLIAN Friedrich RESWEENL'Ispettore Resween non era stato tra i primi a raggiungere il San Mungo tramite passaporta, perciò riapparve con la borsetta in mano in mezzo al caos. La tragedia avvenuta ad Hogsmeade aveva cambiato scenario, non si era affatto esaurita al villaggio; reclamava ora tutta l'attenzione del personale medico perchè i corpi dei presenti testimoniavano lo scempio e la sofferenza di un evento senza precedenti.

Degli Auror che erano lì per interrogare ogni testimone e potenziale sospettato si accorsero del suo arrivo. Lo riconobbero senza troppe difficoltà nonostante il viso tumefatto e bruciato in un paio di punti, lo raggiunsero.
«Gli Auror Weiss, Betterson, Trevis e Kim e gli agenti Antimago Jerkins, Fiachran, Pisciottu, Raves e Magalli. Trovali e riportami le loro condizioni» chiese ad uno dei due uomini che gli erano corsi incontro, poi si rese disponibile a rispondere ad ogni domanda dell'altro mago. Cercò di essere più sintetico e chiaro possibile perchè sapeva troppo bene quanto difficile fosse raccogliere delle testimonianze in situazioni critiche. In particolare si soffermò nella descrizione dell'atto finale della triste vicenda: il ragazzo che per primo si era gettato nel vuoto doveva essere parte importante della storia e Killian riportò a voce tutto ciò che gli infallibili occhi di falco avevano raccolto.

Il dolore non se ne era andato. Lo ignorava, lo combatteva, non gli lasciava modo di prendere il sopravvento ma sgorgava ancora dalle ferite insieme al sangue. Non era la prima volta che il venticinquenne si presentava in Ospedale con bruciature disseminate nelle carni. Nella precedente occasione, però, vi era arrivato appagato e felice di aver salvato una vita. Ora invece sentiva che le anime risparmiate da una morte ingiusta erano numericamente inferiori a quelle che non avrebbero mai più rivisto la luce del sole.
Il senso di fallimento lo attanagliava più di ogni altra cosa. Il dolore impallidiva: era un nulla in confronto.

ISPETTORE AUROR ✧ 25 Y.O.


Statistiche:
PS: 150/234
PC: 140/201
PM: 160/196
PE: 34
.

Stato psicofisico attuale: lesione profonda al fianco destro, tagli e ustioni su volto e arti. Mentalmente è abbastanza lucido e presente a se stesso da rispondere ad ogni domanda.


 
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view post Posted on 6/10/2020, 03:56
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Mireen Fiachran

◆ 25 ◆ Sangue BANSHEE ◆ P. Antimago

Quest "di Narcisi e di Fiamme"
Con la passaporta erano riusciti a raggiungere il San Mungo insieme agli altri.
Sicuramente non era il massimo come trasporto considerate le loro condizioni fisiche, certo il più veloce, ma era così dolorante che non sapeva come ancora riusciva a camminare, figurarsi sopportare una specie di "smaterializzazione".
Le ci volle una gran forza di volontà a non cadere appena arrivati all'ospedale.
Restò affianco agli studenti finchè non vennero visitati e solo dopo accettò di esser controllata lei stessa.
Era stanca, tesa, letteralmente un fascio di nervi, e ancora non riusciva a credere che fosse finita, come che potesse succedere qualcos'altro da un momento all'altro.
Troppe volte era sembrata finita per poi ripresentarsi una nuova catastrofe...
Avevano preso di mira un grattacielo di Hogsmeade, si sarebbero fatti problemi col San Mungo? Oppure era più protetto e difeso?
Non riusciva ad abbassare la guardia, teneva d'occhio gli ingressi, le finestre, la gente che passava nei corridori stando attenta al più piccolo gesto sospetto.
Una porta chiusa con troppa forza la fece saltare come un grillo, la mano che scattava verso la bacchetta, riposta al sicuro, pronta ad attaccare e difendere i presenti.
Quando si rese conto di esser scattata ed essersi preoccupata inutilmente, si sentì decisamente stupida...
Non aveva senso continuare a restare agitata e in ansia. Dopo l'attacco al villaggio, erano letteralmente circondati dai suoi colleghi auror e antimago, freschi e appena chiamati dal quartier generale, un attacco sarebbe stato facilmente sventrato.
Mentre entrava nella stanza della visita, prese un profondo respiro, nel tentativo di rilassare i muscoli e calmare il frenetico pensare della mente,
Voleva sbrigarsi e finirla alla svelta, così da sentire subito come stavano gli altri e contattare la sua famiglia che, probabilmente, era già venuta a sapere dell'accaduto e sicuramente erano nella preoccupazione più assoluta.
Ma anche lei si rendeva conto che, per come era messa, non se la sarebbe cavata con due colpi di bacchetta e un cerotto.


PS: 160/218 PC: 140/163 PM: 181 EXP: 31
◆ codice role Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


DANNI SUBITI
- Tagli a gambe e braccia per colpa delle schegge di vetro nell'esplosione iniziale
- Tagli e lividi sul corpo per i detriti del grattacielo mentre crollava
- Bruciature ed ematomi da esplosioni quando sono stati liberati i narcisi
- Bruciature da fuoco quando ha attraversato la parete di fuoco


INVENTARIO
Attivo (tasche, mani)
Bacchetta: Legno di noce nero, baffo di troll, polvere di papavero, 11 pollici e 3/4, semi-flessibile.
Distintivo di riconoscimento della P. ANTIMAGO
Spilla del C.R.E.P.A.
Collana con ciondolo "Triquetra" incastonato di pietre preziose e rametti rosmarino e tiglio


Oggetti:

Orecchini di Drago
Consente di avere successo in un’azione e di far fallire l’avversario. Usabile una volta per Quest

Anello Luminoso
Anello che acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante.
Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate.

Anello del Coraggio
Attacco e Difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario – 2/5 azioni

Anello del Potere
Blocca l'avversario per 2 turni. Utilizzabile solo in Quest.

Polvere Buiopesto Peruviana (dentro tracolla)
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

Caramella d’Illusione (dentro tracolla)
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

Vestiti&Accessori

Mantello Lepricanico della Disillusione
Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità. Se l'esterno del mantello, quando utilizzato, acquisisce il colore di ciò che lo circonda per mimetizzarvi, il suo interno sarà foderato in seta finemente decorata da tanti piccoli quadrifogli verdi.

INCANTESIMI
- QUARTA Classe di Incantesimi (COMPLETA) esclusi i Proibiti
- INCANTESIMI BONUS per "Squadra Antimago"

 
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view post Posted on 18/11/2020, 16:56
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The North remembers. ♥

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Jane Read
primum non nocere, secundum cavere, tertium sanare
pPG9TK0
QgmasjO
3ip6Yok
Continuum
Il flusso dei feriti sembrava non avere fine: i reparti avevano iniziato a riempirsi, i posti lasciati liberi prima che arrivassero i nuovi pazienti iniziarono ad essere occupati uno dopo l’altro, ma non per questo lo staff del San Mungo sembrava disposto a mollare.
Jane stava finendo di ripulire l’ambulatorio con un gesto della bacchetta, appoggiandosi momentaneamente sullo stipite della porta per riposarsi un attimo: una strega, che riconobbe solo dopo alcuni attimi come una dipendente della mensa, comparve alle sue spalle, e sfiorandole il braccio la fece voltare per poi consegnarle una bottiglia d’acqua. La ragazza le sorrise, riconoscente, e approfittò di quei pochi attimi di riposo rimasti per svuotare completamente la bottiglia: a forza di vedere ustioni, cenere e scie di fumo sui vestiti dei pazienti aveva l’impressione che il fuoco avesse provato a divorare anche lei.

Maurizio Pisciottu
Ma non c’era tempo per stare fermi, non in quel momento: quei pochi minuti di pausa sembrarono durare pochi secondi, e non appena l’ambulatorio fu pronto e pulito un nuovo paziente vi fece ingresso.
Si reggeva apparentemente senza problemi sui suoi piedi e a differenza dei feriti che Jane aveva visitato fino a quel momento non fu un Auror a consegnarle i documenti ma un suo collega: la ragazza lo ringraziò, e si avvicinò all’uomo mentre ne leggeva le generalità.
Posati i fogli su un ripiano, alzò lo sguardo, eseguendo una veloce osservazione testa-piedi prima di parlare guardando il mago in faccia.

« Signor Pisciottu, sono Jane Read, il Medimago che si occuperà di lei. Posso solo immaginare quanto poco desideri rimanere qui, ma essendo nella Squadra Antimago sono certa che abbia fatto tutto il possibile per aiutare le persone coinvolte nell’incidente. Quindi porti pazienza, ora dovrà accettare di essere lei quello che viene aiutato, per una volta. »

Nonostante i racconti di quello che era successo – su di tutti l’orrore del palazzo crollato, l’uomo non presentava a prima vista grossi danni, ad eccezione di un taglio a livello del sopracciglio che sanguinava e che momentaneamente stava venendo compresso con una garza da un’infermiera.
Inoltre, il Mago era entrato nella stanza camminando autonomamente ed osservando la sua marcia poco prima sembrava stabile.

« Per ora il danno più evidente mi sembra quel taglio sul sopracciglio, » si avvicinò ulteriormente, andando a scambiarsi di posto con l’infermiera per controllare meglio, « e sì, a quanto pare necessita di un po’ di Bava di Gorgol per farla cicatrizzare al meglio. Ora le devo chiedere di stendersi sul lettino e stare fermo, con la testa appoggiata. In men che non si dica sarà libero di uscire da qui. »

Sorrise, cercando di trasmettere un po’ di fiducia a quell’uomo che come tanti visitati prima di lui aveva lo sguardo quasi spento: sembrava che quel disastro avesse strappato via la vita anche ai sopravvissuti.
Indossò un paio di guanti, con gesti sicuri prese garze e disinfettante e pulì con precisione la ferita: poi si fece passare una fiala di Pozione Sutura-Tagli e con la pipetta distribuì una dose generosa di gocce sul taglio aperto. Attese qualche secondo, poi coprì la ferita con un piccolo cerotto emostatico.

« Ecco, fatto. Non penso abbia bisogno di altro, però per sicurezza le chiederei di fermarsi da noi almeno fino a dopodomani: il mio collega, » indicò all’uomo l’infermiere che attendeva fuori dalla porta, « la accompagnerà in una stanza dove potrà riposarsi e cambiarsi. Per qualsiasi cosa non esiti a chiamare i miei colleghi. Se avrà bisogno, potrà chiedere di me, sono sempre qui al Pronto Soccorso. »

Era troppo apprensiva, alcuni colleghi le avevano fatto notare questa sua caratteristica, ma era giovane e inesperta, per questo non riusciva a non dare ascolto alla coscienza che spesso le chiedeva se avesse davvero fatto tutto quello che doveva fare per il bene del paziente.

Salutò con un cenno il mago, osservandolo uscire dall’ambulatorio, lo sguardo fisso fuori dalla porta per qualche secondo prima di togliersi i guanti e lanciarli nel cestino dei rifiuti, pronta a ripulire l’ambulatorio prima del prossimo ferito.

Jolene White
Se l’uomo di prima sembrava apparentemente stare bene, mostrando alla luce asettica dei neon solo la ferita al sopracciglio e gli abiti sporchi di fumo e cenere, la ragazza che venne accompagnata da un Auror poco dopo di lui non nascondeva nulla di come si sentiva.
Jane si avvicinò di scatto, pronta a sostituirsi all’Auror che la reggeva per un braccio: in suo aiuto arrivò anche un infermiere, e con calma la fecero stendere sul lettino, sussurrandole parole di incoraggiamento.

« Senza fretta, tranquilla. E’ finita, ora ci pensiamo noi a te. »

Gli occhi arrossati, probabilmente per il fumo ma sicuramente anche per il pianto, lo sguardo distrutto, le mani strette, il volto pallido: la ragazza non stava per niente bene ed era palese.
Jane si allontanò momentaneamente da lei, cercando di non far trasparire la preoccupazione che provava e la stretta che avvertiva al petto mentre guardava quella giovane strega stesa sul lettino: chi mai poteva aver provato piacere nell’organizzare un disastro del genere? Afferrò i documenti dalle mani dell’Auror, che congedò con un cenno, e li lesse velocemente prima di tornare nei pressi del lettino. Jolene White, infermiera di Hogwarts: la stretta al petto acquisì maggiore forza alla sola idea di come potesse sentirsi la strega in quel momento, di cosa avesse potuto significare per lei un attentato così vicino al castello, così vicino agli studenti di cui era solita occuparsi durante l’anno.

Avvicinò a sé uno sgabello di metallo, facendo scorrere piano le ruote sulle piastrelle del pavimento per non fare rumore, e si sedette accanto al lettino: voleva mettersi allo stesso livello dello sguardo di Jolene, evitando quindi di darle l’impressione di essere sovrastata e circondata da sconosciuti pronti a trattarla come una bambola di pezza.

« Ciao Jolene, mi chiamo Jane. Ora insieme all’infermiera Bones mi occuperò delle tue ferite. »

Tono di voce non troppo alto, calmo, volto disteso: come con Oliver prima Jane era particolarmente preoccupata per lo stato psicologico della strega più che per quello fisico, e temeva di vederla crollare davanti ai suoi occhi.

« Però prima di medicarti vorrei che tu bevessi questo. » ancora prima che Jane potesse fare un cenno in direzione dell’armadietto delle Pozioni, l’infermiera Bones si era avvicinata con un bicchiere già pronto in mano, « Ho letto che sei l’infermiera di Hogwarts, quindi magari l’hai già data a qualche studente che aveva esagerato ai duelli del club duellanti: è la Pozione del Sonno Senza Sogni. »

Si alzò dallo sgabello e preso il bicchiere dalle mani della collega si avvicinò a Jolene, aiutandola con una mano a sollevare la testa per poter bere il liquido scuro.

« Ti aiuterà a riposare, intanto noi ci occuperemo di queste ferite. »

Qualche attimo, e l’infermiera cadde in un sonno profondo: Jane con delicatezza aiutò i suoi colleghi a togliere il mantello bagnato dalle spalle della ragazza, poi si divisero i compiti.
Mentre una sua collega si occupava dei graffi e dei tagli sul viso, pulendoli e applicando del Decotto al Dittamo su quelli più profondi, Jane e l’infermiera Bones dedicarono la loro attenzione alle scottature sulle mani e sulle braccia: cercarono di pulire la pelle dalla cenere che vi si era posata, e una volta applicato dell’unguento apposito fasciarono mani e braccia della giovane infermiera.

Una volta finito, Jane si diresse alla porta e chiamò i due barellieri fuori in attesa: come la maggior parte dei feriti, Jolene avrebbe trascorso parte della sua convalescenza nel reparto al primo piano, liberato appositamente per quell’emergenza.
Rimase ferma, appoggiata sullo stipite, osservando la barella sospesa a mezz’aria allontanarsi: quanto tempo ci sarebbe voluto perché tutti si riprendessero da quello che era accaduto?

Aiden Weiss
Non ebbe tempo di perdersi in troppe domande, perché la sua collega la chiamò ad alta voce per farla tornare nel mondo reale: si voltò e veloce si mise all’opera per pulire per l’ennesima volta quella stanza.
Ambulatorio pulito, nuovo paziente.

E’ incredibile come gli esseri umani possano reagire in modi diversi al medesimo evento: tanto l’infermiera White sembrava svuotata e distrutta da quello che era successo ad Hogsmeade, tanto l’uomo che venne accompagnato dentro il suo ambulatorio mostrava al mondo la rabbia che lo animava.
Mentre le sue colleghe cercavano di farlo sdraiare sul lettino, convincendolo che ora era davvero il momento di occuparsi di lui e che nessun ferito civile era stato lasciato indietro, Jane ringraziò il Direttore, Paul Dwight, con un cenno: affidargli un ferito con un incarico così importante al Ministero era un grande segno di fiducia, e non voleva di certo deluderlo. Venne poi avvicinata dall’Auror che ormai aveva imparato a riconoscere, sempre lo stesso che le aveva portato i documenti dei pazienti.

E’ uno dei nostri, porti rispetto.

Alzò lo sguardo verso l’uomo, sorpresa, e afferrò con decisione i fogli.

« Tutti meritano rispetto. »

Si voltò, senza perdere tempo a congedarlo, mentre ricompariva la rabbia che provava nei suoi confronti già da quando si era permesso di commentare lo stato psicologico di Oliver Brior. Un’occhiata veloce ai documenti, e si avvicinò all’Auror.

« Auror Weiss, buonasera. Sono Jane Read. » dopo averlo guardato in faccia mentre si presentava riprese a parlare, facendo al contempo un veloce controllo delle ferite, « A quanto pare dovrà stare in nostra compagnia per un bel po’, ma non si preoccupi. »

Fece un cenno a una delle sue colleghe, indicando il ripiano più alto dell’armadietto accanto al lettino.

« Ora le darò da bere della pozione antidolorifica: preferisco non farla dormire subito, avrei bisogno che lei sia cosciente mentre la medichiamo così possiamo accorgerci subito se il danno è peggiore di quanto sembri. Soprattutto per quanto riguarda le varie schegge di vetro. »

Mentre l’Auror beveva la pozione aiutato dalla sua collega, Jane e l’altra infermiera prepararono pinze, bende e disinfettante per poter medicare l’uomo: la ragazza si infilò un paio di guanti, afferrò una pinza e con la giusta dose di pazienza iniziò ad estrarre una ad una le schegge di vetro conficcate nella pelle del mago, prima sulle braccia e poi sulle gambe, con precisione e senza tentennamenti.
Era un lavoro che andava fatto con attenzione ed evitando il rischio di peggiorare la situazione lasciando frammenti all’interno della cute: ci volle una buona mezz’ora, poi mentre le due infermiere erano intente a medicare i tagli ormai privi di vetro, il Medimago dedicò la sua attenzione alle bruciature.

Ad uno sguardo più attento la peggiore sembrava sicuramente quella alla mano sinistra, ma bisognava prestare attenzione anche a quelle sul volto dell’uomo.

« Non so se sia un caso e non so come sia solito portare la barba, ma mi creda, non averla in questo momento è per lei una vera benedizione. Non sarebbe stato molto piacevole medicarla altrimenti. » si voltò per cambiarsi i guanti, ma prima afferrò un bicchiere dal carrello delle pozioni, « Penso che per il momento l’abbiamo fatta soffrire abbastanza: beva questa, è una pozione che le permetterà di riposare e di recuperare le forze. Le posso assicurare che non sognerà assolutamente nulla, e nel mentre io e le mie colleghe potremmo occuparci delle ustioni. La aiuto io, aspetti. »

Aiutò l’Auror a bere la pozione, evitando quindi che muovesse ulteriormente le mani ricoperte di bolle, sangue e siero secco: mentre attendeva che cadesse nel sonno profondo che il liquido regalava a chi lo beveva, preparò il materiale per medicare le ustioni.
Le flittene che ricoprivano la mano erano l’aspetto che più la preoccupava: alcune erano già scoppiate, ma altre erano ancora integre, e poteva intravedere il siero e il pus di cui erano piene attraverso la membrana semitrasparente tesa; purtroppo, andavano drenate.
Fece cenno all’infermiera Bones di occuparsi delle ustioni sul viso, le meno gravi, poi dedicò la sua completa attenzione alla mano: con precisione e calma scoppiò una ad una le bolle ancora integre, drenando il liquido purulento che contenevano. Le coprì con un unguento cicatrizzante, spargendo invece una crema emolliente nelle zone arrossate ma senza flittene: poi fasciò la mano con delle bende apposite, impregnate di pozione antisettica.

Le cure dell’Auror impegnarono le tre donne per quasi un’ora, ma alla fine l’uomo era bendato, medicato e pronto ad essere trasferito: i due barellieri non aspettarono nemmeno di essere chiamati, appena notarono che era giunto il momento di portare l’uomo al piano di sopra entrarono nella stanza e trasferirono il Mago su una barella sospesa a mezz’aria.
Uscirono, uno dei due in testa alla barella, in direzione del primo piano.

Daddy E. Toobl
Ci vollero alcuni minuti per poter ripulire l’ambulatorio prima di essere in grado di accettare un nuovo paziente: garze sporche di sangue, una bacinella piena di schegge di vetro, boccette di disinfettante vuote; l’Auror medicato poco prima aveva ferite non troppo gravi ma sicuramente erano numerose.
Una volta suddivisi i rifiuti e ripulito i ripiani, con un gesto della bacchetta Jane fece sparire ogni parvenza di sporcizia dal pavimento: la pulizia in ospedale era fondamentale, una regola che si imparava fin dal primo giorno di lavoro.
Aveva appena riposto la bacchetta in tasca, che un nuovo paziente fece ingresso nell’ambulatorio, scortato dal solito Auror: non servì guardare i documenti che quest’ultimo le stava porgendo e che presto finirono appoggiati in un tavolo lì vicino, perché aveva riconosciuto il ragazzo che era appena entrato.

Era Daddy, un suo ex compagno di casata: nel corso degli anni ad Hogwarts non si erano mai rivolti la parola, ma Jane lo conosceva di vista, anche perché era stato prima Prefetto e poi Caposcuola Corvonero.
Avvicinandosi al ragazzo, che era stato fatto sedere sul lettino, la prima cosa che catturò la sua attenzione fu la sua espressione: sembrava che respirare gli procurasse dolore, quindi risolvere quel problema era la prima azione da intraprendere.
Prima di tirare fuori la bacchetta però le parole di un suo collega più anziano risuonarono nella sua mente, “ Prima presentarsi, tranquillizzare il paziente, poi agire! ”: era ancora inesperta e di conseguenza tendeva a voler aiutare subito la persona davanti a sé prima di fermarsi a riflettere un attimo.

« Ciao Daddy. Non so se ti ricordi di me, sono stata una Corvonero fino a qualche mese fa, sono Jane. Vedo che stai facendo fatica a respirare, ti dispiace se ti diamo un’occhiata? »

La ragazza estrasse lo stetoscopio dalla tasca del camice e controllò che non ci fosse nulla ad ostruire i polmoni e ad impedire allo studente di respirare.

« Sembrerebbe che non ci siano problemi ai polmoni, » ripose lo strumento, ed estrasse la bacchetta, « Ora casterò un incantesimo che dovrebbe aiutarti a respirare meglio, d’accordo? Poi ci occuperemo di queste ferite superficiali e ti lasceremo finalmente riposare. »

Puntò la bacchetta verso il petto del ragazzo, concentrandosi sull’effetto che voleva ottenere: tecnicamente sui libri quell’incanto veniva descritto con la funzione di aiutare a respirare meglio un soggetto in crisi asmatica o in iperventilazione, ma Paul Dwight le aveva insegnato che poteva essere utilizzato su qualsiasi tipologia di difficoltà respiratoria, a condizione che i polmoni fossero liberi.

* Anapnèo! *

Una volta controllato che l’incantesimo avesse fatto effetto, lasciò che fossero i suoi colleghi ad occuparsi delle ferite, e si diresse verso l’ormai familiare armadio dei medicinali: anche se esternamente Daddy presentava solo delle escoriazioni e la difficoltà respiratoria sembrava essere stata risolta, il volto del ragazzo faceva trasparire perfettamente quanto fosse provato per l’evento che aveva vissuto.
Sapeva che forse stava utilizzando un po’ troppo la Pozione del Sonno Senza Sogni, ma in situazioni come quella non riusciva a trovare un’alternativa: tornò vicino al lettino, un bicchiere in mano.

« Daddy, questa è una pozione che ti permetterà di dormire e di recuperare le forze, » lo guardò negli occhi mentre gli porgeva la bevanda, « hai bisogno di riposare e ti assicuro che questo liquido ti eviterà di rivivere quello che hai appena visto. Ti trasferiremo al primo piano, in reparto, per qualche giorno, in modo da tenere sotto controllo la situazione dei tuoi polmoni: se hai bisogno di qualsiasi cosa puoi chiedere di me, senza problemi. »

Come con gli altri pazienti prima di lui, attese che si addormentasse prima di dare le indicazioni per il suo trasferimento: quando guardò l’orologio appeso sopra la porta dell’ambulatorio si accorse che era quasi mattina. Da quando il tempo aveva iniziato a scorrere così in fretta senza che se ne accorgesse?

Susan Gwen Nieranth
Ormai i gesti erano diventati automatici, non doveva nemmeno pensarci più: la barella su cui era steso Daddy, addormentato, non era ancora completamente uscita dalla stanza che Jane aveva già la bacchetta in mano e con un movimento lento aveva iniziato a pulire l’ambulatorio.
Nonostante fosse in piedi da ore non avvertiva la minima stanchezza, anzi, sentiva l’adrenalina scorrere con il suo sangue: le sembrava di avere le forze per andare avanti così ancora per un giorno intero.

Stava estraendo dei rotoli di bende da uno degli armadietti vicino al lettino quando il solito Auror entrò nella stanza, accompagnando una ragazzina: Jane si avvicinò alla coppia insieme ad un’infermiera, che premurosa fece accomodare la studentessa sul lettino.
Prese i fogli che il Mago le porgeva, congedandolo con il solito cenno: forse aveva capito che non aveva nessuna intenzione di parlare con lui, perché questa volta non fece alcun commento.

Controllati i dati della giovane, posò i documenti da parte e si avvicinò a lei: la ragazzina si stringeva lo stomaco con una mano, e il volto pallido confermava i suoi gesti; sicuramente provava nausea, ma non era solo quello a dover preoccupare il Medimago. Sulle braccia della giovane c’erano dei segni di ustioni leggere, oltre a qualche ematoma – dovuto probabilmente a delle cadute – che iniziava a comparire sulla pelle esposta alla luce del neon. Inoltre, aveva il volto sporco di cenere, e gli accessi di tosse che di tanto in tanto interrompevano i suoi atti respiratori erano un chiaro segno di inalazione di fumo.
Come aveva fatto prima con Jolene, prese uno sgabello e si sedette accanto al lettino, in modo da guardarla negli occhi mentre parlava.

« Ciao Susan. O preferisci Gwen? Mi chiamo Jane, sono il Medimago che si occuperà di te. » le prese con delicatezza la mano che non stringeva lo stomaco, controllando le bruciature di cui era coperta, « ora ti medicheremo queste ferite. Mi hanno detto che ti sei sentita male quando sei arrivata, provi ancora nausea? »

Prese lo stetoscopio dalla tasca, e si alzò lentamente dallo sgabello.

« Per prima cosa vorrei controllarti i polmoni, immagino che tu abbia respirato molto fumo. Ti dispiace? » auscultò i polmoni della giovane con attenzione, « sembrerebbero a posto. Facciamo così: ora ti darò una pozione per dormire un po’ e recuperare le forze: insieme ci aggiungerò un decotto per controllare la nausea, così quando ti sveglierai sarà un problema risolto. Ti va bene? »

Mentre Jane parlava l’infermiera Bones aveva preparato la pozione, il bicchiere pronto per essere preso in mano da Gwen.

« Ti assicuro che sarà un sonno profondo senza incubi: mentre dormirai ti medicheremo le scottature, ma prima che tu beva vorrei aiutarti a respirare un po’ meglio con un incantesimo. »

Estrasse la bacchetta, e come prima su Daddy utilizzò il medesimo incantesimo per permettere alla studentessa di respirare meglio.

* Anapnèo! *

« Ecco fatto, piano piano dovresti non tossire più. Ora cerca di bere la pozione, in modo che possiamo medicarti e poi lasciarti in pace: direi che per oggi tra interrogatori e visite hai subito già abbastanza! »

Non appena la ragazzina cadde in un sonno profondo, si occuparono delle ustioni: le pulirono, vi applicarono dell’unguento cicatrizzante, e le fasciarono con cura.
Pochi minuti e Gwen venne spostata con delicatezza su una barella che galleggiava a mezz’aria, pronta ad essere trasferita al reparto del primo piano.

La Fine
Dottoressa, era l’ultimo paziente.

La bacchetta pronta in mano non appena la barella con la studentessa era uscita dalla stanza, Jane aveva già iniziato a ripulire l’ambulatorio, pronta per il ferito successivo: le parole dell’infermiera Bones la fecero bloccare, e quando si voltò per osservarla meglio sembrava quasi che non avesse capito le sue parole.

Qui finiamo noi, stia tranquilla. Vada a casa a riposarsi, ne ha bisogno.

La donna gentilmente la spinse in direzione della porta, mentre ancora la ragazza sembrava faticare a capire: improvvisamente, l’adrenalina che l’aveva sostenuta fino a quel momento l’aveva abbandonata, e aveva lasciato dentro di lei il nulla.
Camminò lungo il corridoio del pronto soccorso, l’ala dedicata all’emergenza ora invasa dagli addetti alle pulizie, le barelle che fino a pochi istanti prima occupavano ogni centimetro libero sparite dalla vista: ignorò un suo collega che le stava camminando incontro chiamandola; aveva bisogno di uscire.

Una volta superate le porte scorrevoli dell’ingresso, fece pochi passi prima di fermarsi e alzare lo sguardo al cielo: ormai era mattina, il sole dorato salutava settembre e la fine dell’estate: chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo e permettendo all’aria fresca di riempirle i polmoni.

Si sentiva svuotata, anche un po’ stanca per la verità, ma non voleva pensarci troppo: non poteva dire che tutto fosse finito, ma il primo passo era stato fatto, e per tutto il resto solo il tempo avrebbe potuto sanare le ferite che lei e i suoi colleghi non avrebbero potuto curare.

Il tempo, e la forza d’animo.

medimago - 18 anni - Di Traumi e di Ustioni


Fiorellini, è arrivato anche il vostro momento per le cure :fru:
Come avevo accennato ad Oliver e Sirius, i giorni di recupero che vi ho indicato sono specifici per il recupero fisico: dal punto di vista psicologico direi che sapete meglio di me l'impatto che ha avuto questo evento su di voi e sulle vostre storyline.


» Maurizio: per un completo recupero dei tuoi punti statistica come da regolamento sono necessari almeno 2 giorni e 17 ore; essendo l’episodio ambientato tra il 31 agosto e il 1° settembre dello scorso anno e considerando la tua natura di licantropo il tuo ricovero è durato 2 giorni.

» Jolene: da regolamento per il completo recupero dei punti statistica sono necessari 2 giorni e 18 ore; prendendo in considerazione anche il tuo stato emotivo il tuo ricovero è durato 3 giorni circa.

» Aiden: per il recupero completo delle statistiche sono necessari 1 giorno e 8 ore; considera di essere stato ricoverato un paio di giorni.

» Daddy: da regolamento il recupero completo dei punti statistica dura 2 giorni e 20 ore; anche a causa delle difficoltà respiratorie accusate, considera che il tuo ricovero sia durato circa 3 giorni e mezzo.

» Gwen: in 2 giorni e 2 ore da regolamento hai un recupero completo dei tuoi punti statistica; prendendo però in considerazione il fumo inalato e le varie contusioni il tuo ricovero è durato 3 giorni.


Per dubbi, domande, perplessità mi trovate via MP, se avete lamentele potete andare anche dal capo Dwight: siete liberi di concludere o meno con un ulteriore post.

Vi ringrazio infinitamente per la pazienza, mi raccomando fate i bravi ma ogni tanto tornate pure a trovarci 🌸


Ps. presto per gli altri arriva il Direttore, non preoccupatevi :*-*:

 
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view post Posted on 18/11/2020, 21:10
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Direttore San Mungo
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We understand how dangerous a mask can be.

Se avesse saputo della grande tempesta che avrebbe presto colpito il San Mungo, Paul Dwight si sarebbe certamente preso un giorno di malattia.
Sarebbe stato il colmo per il Direttore di un ospedale ma almeno lui non avrebbe prolungato il proprio turno di altre interminabili ore. Era su questo che l’uomo rimuginava mentre passeggiava in attesa dei nuovi arrivati. Spesso si chiedeva come accidenti facessero gli ospedali babbani ad occuparsi di così tante persone con il semplice ausilio di intelletto e ferri arrugginiti. Era anche vero, però, che il mondo esterno non aveva la più pallida idea circa l’esistenza di certe ferite e talune cause.
Allontanando pensieri poco funzionali dalla mente, piegate le maniche della camicia, lanciati i dovuti sguardi indagatori ai nuovi membri dello staff, era pronto per sbrigarsela il prima possibile.

Issho Fuji-Tora
Il primo corpo esamine non gli sembrò nemmeno messo poi tanto male. Contando i casi importanti rimasti, al di fuori di quelli affidati ai propri colleghi, Paul aveva tuttavia ben poco da sperare.
«Io mi sono buttato qui e non ho intenzione di muovermi.»
«Per carità! Ci resti pure. Ci manca solo che i pazienti se ne vadano in giro a scegliere brande nemmeno fossimo in un negozio a Diagon Alley!»
Per quanto velato dal sarcasmo, il tono del Direttore risuonò gentile, quasi volesse smorzare il disagio e l’atmosfera tesa che si respirava in quel luogo.
Si avvicinò velocemente al Ministeriale, soffermandosi con attenzione sulle ustioni più che sui traumi.
«Le curerò le ustioni. Le tracce dovrebbero sparire nel giro di una settimana. Per i traumi più evidenti basterà qualche giorno»
E non finì nemmeno di pronunciare quelle poche frasi che portò ambo le mani - sprovviste di bacchetta - sulle zone interessate. Lentamente, con gli occhi chiusi, la mente avvolta da una litania silente, avrebbe sperato nella mancanza di qualsiasi interruzione.
Non ci volle molto, benché per ogni paziente il tempo, in quel posto, sembrava distorcersi in modo del tutto relativo e casuale.
«Un goccio e dormirà per un bel po’. O almeno, per il tempo di rimettersi.»
Gli offrì un’ampolla dallo strano colore rosato e senza troppi complimenti, corse via. Altro giro, altra corsa.

Rowena Abyss
Benché non avesse mai avuto modo di conoscerla a dovere, fu comunque una sorpresa ritrovarsi a soccorrere Rowena Abyss.
Lo sguardo chiaro divenne improvvisamente più freddo man mano che la fugace figura di Paul si avvicinava alla donna.
«Salve, sono Paul Dwight. Il Direttore del San Mungo. Mi faccia dare un’occhiata...»
Tentò, soffermandosi solo per un attimo sul suo volto.
«Le ustioni guariranno del tutto nel giro di poche ore. Per i segni, invece, dovrà aspettare almeno una settimana.»
Lo sguardo indagò sul labbro spaccato per poi scivolare ai profondi tagli presenti su ambo le braccia. Il labbro venne arricciato, la fronte aggrottata.
«Dovrà restare qui, farsi cambiare le bende e riposare. Capisco che ha affrontato una giornata pesante, proverò a non fare avvicinare nessuno alla sua postazione.»
Non sapeva perché la Mangiamorte fosse finita tra le fiamme di quell’inferno ma era stato impossibile non notare come si tenesse in disparte.
Aveva, dunque, tentato di offrirle l’aiuto che poteva, in quel momento, e avrebbe mantenuto la parola data: nessun infermiere, eccetto lui, le si sarebbe avvicinato. Nessun Auror le avrebbe fatto visita senza che non fosse lui a concederlo.
Bacchetta alla mano, incantesimi non verbali ben evocati, si allontanò con un leggero cenno del capo.
«La signorina lì, in fondo, ha bisogno di tanto riposo. É tra i messi peggio. Nessuno deve avvicinarsi a lei senza che io lo sappia.»
Asserì allo specializzando incaricato di tenere sott’occhio i pazienti già curati.
E con un ultimo sguardo alla donna, Paul tirò dritto.

Memory MacWood
«Hey, tutto bene?»
Paul raggiunse cautamente la ragazzina, fermandosi alle sue spalle. Aveva visto così tanti adulti e ministeriali che aveva quasi rimosso la possibilità che la tragedia potesse aver colpito anche i più giovani.
Affiancandola, l’uomo le poggiò una mano sulla spalla e con estrema lentezza si accovacciò accanto a lei. Quel tenero gesto doveva servire sì a confortarla ma anche a rassicurarla quando i suoi piccoli occhi avrebbero incontrato la cicatrice sul volto di lui.
«Adesso bisogna che tu pensi a te stessa. Proviamo a curare queste brutte ferite e poi potrai riposare un po’.»
Ci volle meno del previsto ma a Paul sembrò passare un turno intero. Non amava guarire i più piccoli, non amava osservare gli effetti che la magia poteva avere su di loro. Avrebbe potuto ridere anche dinanzi ad una testa mozzata a metà, vantandosi di rimetterla facilmente a posto eppure, anche il più piccolo graffio sulla pelle nivea di un ragazzino, gli faceva contorcere le viscere a causa di una rabbia immotivata.
«Sei stata molto coraggiosa. Ora prendi questa, dormirai profondamente.»
Aggiunse porgendole un’ampolla più rosata delle precedenti ed estremamente profumata.
«Ti prometto che quando ti sveglierai, starai sicuramente meglio. Io tornerò tra un po’ a vedere come stai.»
E con un occhiolino, andò a sfogare la propria frustrazione altrove.

Killian Resween & Mireen Fiachran
«L’Auror e l’Antimago? Lì.»
Era stato avvertito della profonda ferita del primo e delle ustioni sparse della seconda quando lasciò alle cure di Jane, nell’ambulatorio vuoto, Aiden Weiss.
Aveva iniziato a fidarsi di lei, era in gamba e andava ricompensata con una responsabilità di non poco conto. Tutti i pazienti aveva la priorità, Paul Dwight era forse tra i pochi che non facevano eccezioni di tal genere ma la verità era che la priorità era decisa dall’incidenza di talune ferite e dal ruolo ricoperto in certe tragedie.
«Signor Resween, sono Dwight, il Direttore del San Mungo. La Prego si sdrai.»
Non aveva intenzione di porgere domande, né affaticare l’uomo già debilitato di suo.
Le cure di cui necessitava erano urgenti e tra sé e sé già pensava a chi tagliare le gambe per avergli permesso di perdere tempo con pazienti meno gravi.
«Ci vorrà un po’ ma non avvertirà dolore. Dopo dovrà solo pensare a riposarsi. Ora è un mio paziente, potrà tornare a fare l’Auror domani.»
Sorrise appena. Un sorriso spento, privo di emozione eppur cordiale.
Gli dico il lettino adiacente alle cortine appena chiuse e chinò la bacchetta su di lui, riflettendo su quanta ironia potesse venir rappresentata in una scena del genere: un Auror curato da... Beh, lui.

Assicuratosi che le tendine dell’uomo appena visitato fossero ben chiuse e lui non potesse andare più da nessuna parte se non tra le braccia di Morfeo, Paul si avvicinò a Mireen.
«Salve anche a lei.», un altro sorriso, più ampio del precedente, «Le ustioni sono sparse ma non sono gravi. Come il suo collega, devo chiederle di sdraiarsi e lasciarmi fare il mio lavoro. Poi potrà riposare »
Con la sinistra indicò il cuscino soffice e candido e attese il permesso della donna per procedere alle cure.

Fine turno.
Sdraiato sulla sedia, le gambe allungate in avanti e la testa penzoloni all'indietro, Paul osservava il soffitto del proprio ufficio.
Dal di fuori si sarebbe detto che il Direttore era stanco e che sarebbero dovute passare ancora molte ora prima ancora che lui potesse appendere il camice al chiodo.
La verità era che, decisione e iniziativa a parte, l'uomo non aveva la più pallida idea di come fosse finito, in così poco tempo, a gestire l'intera baracca. L'autostima non era mai stato il suo forte ed era l'essere magico che più peccava di ambizione sulla faccenda della terra, eppure...
Sospirò e scattò velocemente in avanti, lasciando che il vuoto allo stomaco gli donasse una spiacevolissima ma temporanea nausea. Lo avvertiva nell'aria, l'imprevisto a colmare la sua piccola, meritata pausa.
«Signor Dwight. Un ferito chiede di lei. Non sembra coinvolto nella catastrofe ma ... Beh è messo male... Non vuole che gli diamo un'occhiata e chiede di lei. Faccia presto... Le ferite sono... strane»
Perplessa l'infermeria lo guardò per poi svanire oltre la porta socchiusa.
Paul sorrise. Non un sorriso gentile, bensì consapevole. Ironico.
Inquietante, quasi.
Già, ecco perché era finito lì.

We all become what we pretend to be.


Issho Fuji-Tora: per il completo recupero dei punti stats sono necessari 2 giorni e 18 ore. Considera di esser stato ricoverato 3 giorni a seguito del tuo stato psico-fisico generale.

Rowena Abyss: per il completo recupero dei punti stats sono necessari 2 giorni e 22 ore. Considera di esser stata ricoverata per il tempo indicato.

Memory MacWood: per il completo recupero dei punti stats sono necessari 2 giorni. Considera di esser stata ricoverato 2 giorni e 12 ore considerando mezza giornata in più per il monitoraggio di un paziente giovane.

Killian Resween: per il completo recupero dei punti stats sono necessari 3 giorni e 12 ore. Considera di esser stato ricoverato 4 giorni a seguito del monitoraggio sulla profonda ferita.

Mireen Fiachran: per il completo recupero dei punti stats sono necessari 2 giorni e 11 ore. Considera di esser stata ricoverato per il tempo indicato.

Per qualsiasi necessità mi trovate per MP. Per ogni lamentela, potrete lasciare una lettera di reclamo indirizzata all'ufficio di Jane Read che si premurerà di rispondervi personalmente.
Fati i bravi.
 
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11 replies since 21/9/2020, 15:19   353 views
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