E
ssere un Animagus non era cosa da poco, ma non era nemmeno così facile gestire il proprio Io animale. Per Aiden Weiss, tuttavia, sembrava un’impresa titanica riuscire a controllare gli istinti selvaggi della volpe, una creatura che - per sua stessa natura - amava la propria indipendenza e che quindi avrebbe fatto di tutto per sfuggire ad ogni tipo di costrizione. Era quindi assolutamente naturale per l’Irlandese trovarsi in difficoltà quando si trattava di cercare di sopprimere la coscienza animale per fare spazio a quella umana, poiché - del resto - era più facile gestire i propri lati umani che quelli animali.
Nonostante tali avversità stessero mettendo a dura prova la volontà del Mago, Weiss non voleva saperne di arrendersi, ma semmai si fece più caparbio e deciso a voler alzare la posta in gioco.
Diagon Alley.
Alcuni avrebbero potuto asserire che era un’idea stupida e da incoscienti, specialmente se persisteva ancora il rischio di perdere il controllo sulla trasformazione e tornare umano e mezzo nudo; eppure l’Auror aveva bisogno della sensazione del brivido, del clima caotico di una zona maggiormente trafficata dalle persone e piena di qualsivoglia altro rumore, affinché la volpe si sentisse maggiormente alle strette in un ambiente totalmente fuori dai suoi consueti schemi. Un esperimento, dunque, che voleva assolutamente testare ai fini della pratica per poter - un giorno - diventare completamente esperto e gestire la trasformazione come più gli era congeniale.
Il cielo era grigio quel tardo pomeriggio, ma del resto Londra era famosa per il suo clima piovoso, perciò Aiden non si fece alcun tipo di problema e si lasciò travolgere dalla magia una volta trovato rifugio dietro ad uno dei negozi.
Scrollò il pelo fulvo e si stiracchiò le sottili ma agili zampe, per poi emettere un sonoro sbadiglio rivelando una dentatura perfetta e aguzza in corrispondenza dei canini. Nell’emettere un piccolo verso di disappunto per quello che era stato il primo impatto con odori nuovi e sgradevoli, anziché bearsi del profumo dei pini e dei cespugli di more, la volpe si guardò attorno con una certa prudenza; era un luogo nuovo quello in cui si trovava, non lo conosceva e non si fidava di chi o cosa avrebbe potuto trovare durante la sua permanenza, perciò nella sua lungimirante saggezza, la creatura mise tutti i suoi sensi in allerta, per poi iniziare ad esplorare la zona.
Annusò l’aria: l’odore della pioggia in arrivo era sempre più percettibile, eppure - oltre all’odore di spazzatura - iniziò ad individuare altri aromi più o meno piacevoli, ma di sicuro più rassicuranti; non ebbe modo di riconoscerli, la volpe non conosceva ancora molti degli odori che governavano le zone urbane, a differenza della sua controparte umana. Aiden avrebbe potuto suggerire che si trattavano dei profumi emanati dalle persone, dai loro vestiti, dal tutto il resto del circondario come piante e oggetti, ma la coscienza dell’Auror era stata relegata - come al solito - in un angolino solitario di quella massa di peli rossicci, bianchi e neri.
Mosse qualche passo verso l’uscita del vicolo che lo tratteneva ancora nel retrobottega del negozio, quando un lampo saettò nel cielo e illuminò gli occhi blu come il mare dell’animale, gli stessi occhi che aveva da umano e che contribuivano a rendere quella volpe unica nel suo genere, oltre ad essere più alto al garrese e più robusto rispetto agli altri esemplari di volpe maschio; ma un occhio più attento, consapevole di cosa fossero gli Animagus, avrebbe potuto facilmente comprendere quanto quella volpe non fosse normale grazie anche ad un altro segno particolare: la cicatrice sotto l'occhio sinistro, non perfettamente visibile grazie alla presenza di una zona quasi glabra.
Il tuonò che seguì il lampo spaventò la povera creaturina che il suo cuoricino prese a battere all’impazzata, spingendola ad agire secondo i suoi naturali istinti. Fu così, dunque, che l’Animagus saettò fuori dal vicolo, costeggiando la parete, nella disperata ricerca di trovare un rifugio sicuro, visto e considerato che la pioggia iniziò a cadere con prepotenza pochi istanti dopo. Guaiolò in segno di protesta quando l’acqua prese ad inzupparli il pelo voluminoso e morbido.
Dannazione! sembrò voler dire a modo suo.
Si aquattò a terra quando dal negozio vide sbucare dal nulla una persona avvolta nella propria giacca e correre via pur di non bagnarsi più dello stretto necessario, per poi avvicinarsi lentamente verso quella che doveva essere la porta d’ingresso. La controparte umana riuscì ad emergere per pochi secondi, scansando la coscienza animale quel tanto da suggerire alla creatura di entrare dentro a ripararsi dal freddo e dalla pioggia. Dunque la volpe si fece più attenta e aspettò che l’ennesima persona uscisse dal negozio tanto da permettergli di entrare con uno scatto veloce; cosa che non ci mise molto ad accadere. La porta si aprì all’improvviso, ma l’udito sensibile della bestiolina aveva fatto in modo che i muscoli del proprio corpo fossero pronti ad agire, tant’è che non appena vide i tacchi dell’essere umano che le avrebbe fornito il biglietto d’ingresso, scattò come un fulmine a ciel sereno e in pochi attimi si ritrovò all’asciutto dentro i famosi Tiri Vispi Weasley.
Che pessima idea trasformarsi a Diagon Alley.
Ma lo era altrettanto infilarsi dentro ad uno negozio di scherzi.