Find the Healing in You , Quest Sblocco Guaritore Apprendista - Jane Read

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view post Posted on 30/10/2020, 13:42
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Il Fato

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FIND THE HEALING IN YOU
Guaritore Apprendista

Il San Mungo. L'Ospedale per maghi e streghe inglesi che si ergeva nel centro di Londra rappresentava un'eccellenza. Chiunque si fosse trovato a dover passare di lì, vuoi per poco tempo, vuoi per tempi invece più lunghi, avrebbe senza alcun dubbio ricevuto tutte le cure di cui necessitava. Quell'edificio dalla dismessa architettura esterna vantava al suo interno un personale cordiale, altamente preparato e sempre pronto ad aiutare, ad affrontare nuove sfide, anche quelle più complicate da inquadrare e gestire. Jane era stata assunta da poco come Medimago dentro quel mondo, un mondo che almeno all'inizio avrebbe potuto metterla in soggezione. È noto che la professione del Medimago esercita sulla maggior parte dei giovani maghi e delle giovani streghe una sorta di fascinazione. Avere l'opportunità, e al contempo, il potere di dare una mano e, nei casi più critici, di salvare delle vite è ciò che più di ogni altra affascina di quella realtà. Jane era riuscita a far parte di tutto questo. Ma aveva la tempra giusta per affrontare la pressione - fisica, mentale ed emotiva - che tutto ciò comportava? Per gestire questo enorme potere? Quella giornata di lavoro poteva apparire come qualunque altra al San Mungo. Frenetica ed impegnativa. Eppure, la giovane Medimago non aveva ancora modo di sapere cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Nella sala d'ingresso della struttura ospedialiera londinese, anche quella mattina, vi era un costante via vai di persone. Il rumore dei passi e il chiacchiericcio incessante rimbombavano tra quelle pareti bianche. Medimaghi, infermieri, pazienti andavano e venivano in quello che sembrava il fulcro dell'intero edificio immerso nella solita e tipica atmosfera asettica. È strano come, crescendo, alcune persone comincino a detestare ogni cosa che riguardi - anche solo alla lontana - gli ospedali, mentre altre ne facciano una ragione di vita. Una vocazione. La giovane Medimago evidentemente rientrava in quest'ultima categoria. Alla scrivania posizionata in fondo alla sala se ne stava Elaine. Una donna dall'aspetto gentile che portava lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia. Impegnata a scribacchiare qualcosa su una sorta di registro, venne raggiunta da un uomo dalla corporatura robusta in compagnia di una donna tarchiata che sembrava intenzionata a sorreggerlo.
« Te l'ho detto, ce la faccio da solo! Sono solo graffi e ferite... Quante volte te lo devo dire!? »
Chi si fosse trovato nella sala in quel preciso istante lo avrebbe sentito sbraitare stizzito contro chi l'accompagnava. A prima vista poteva sembrare un uomo burbero, dalle cattive maniere. Quella situazione aveva inferto un duro colpo al suo orgoglio? Forse voleva apparire forte? E quello era il solo modo che conosceva?
« Mio marito è stato aggredito da una creatura sconosciuta. Aiutatelo, vi prego! »

Esordì la moglie agitata. La donna seduta alla scrivania osservò la scena cercando di reprimere la preoccupazione nei confronti dell'uomo. Ne aveva viste davvero di tutti i colori, eppure non riusciva ancora a non impressionarsi per ogni minima cosa, anche se si trattava solamente di qualche graffio o ferita. Il signore che aveva davanti a sè portava una maglia strappata in alcuni punti e un graffio esteso e profondo sull'avambraccio destro. *Creatura sconosciuta*
« Stiate calmi. Dovete recarvi al Primo Piano. Reparto "Ferite Animali". »
Poté dire finalmente Elaine rivolgendosi ad entrambi. Non le era piaciuta in verità le reazione che l'uomo aveva avuto nei confronti della moglie, la quale, dal canto suo, appariva sinceramente angosciata per le sue condizioni. La strega alla scrivania si premurò poi di indicare il cartello con su scritto a quale piano arrivare in base al problema magico riscontrato. Il primo piano era riservato alle ferite causate da una creatura: adatto al caso di quel signore. Nel frattempo la guaritrice Dylis Derwent, all'interno del suo ritratto appeso alla parete lì vicino, appariva piuttosto interessata a quello che stava accadendo e determinata a non perdersi alcun dettaglio.

Jane
PS: 189
PC: 131
PM: 146
EXP: 29.5

Benvenuta, Jane, alla tua Quest di sblocco dell'Abilità da Guaritore Apprendista!
La situazione è questa: ti trovi nel mezzo del tuo turno mattutino al San Mungo, quando all'Ospedale arriva un nuovo paziente.
Da adesso fino a tutta la durata della tua Quest, non potrai modificare i tuoi post. Se dovessi avvertirne la necessità, ti esorto a chiedere a me, tramite mp, prima di rimettere mano a quanto scritto da te. Ti ricordo che ti sarà possibile intervenire solamente dopo aver ricevuto il via libera e solo su errori di battitura e/o di sintassi in modo tale da lasciare intatto il senso originario dei tuoi post.

Ti chiedo di postare le tue statistiche. Per qualunque dubbio o perplessità, rimango a disposizione!

Ed ora... apriamo le danze. Non mi resta che augurarti un buon gioco!



Edited by Master Adepto - 11/7/2023, 16:25
 
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view post Posted on 7/11/2020, 15:50
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Jane Read - Medimago - 18 anni
Sembrava una mattina come tante, simile a quelle che viveva giorno dopo giorno da quando era stata assunta al San Mungo, frammezzate da rare variazioni dovute ai turni notturni: Jane si era svegliata presto, dopo una classica nottata di sonno intervallato da incubi passeggeri, ma come al solito questo non le aveva impedito di arrivare al lavoro in anticipo.
Mentre varcava le porte dell’ospedale, pronta per iniziare il suo turno giornaliero, una sensazione piacevole quanto sorprendente la attraversò dalla testa ai piedi: quel posto iniziava a farla sentire a casa. Certo, era strano abbinare un’idea del genere ad un ospedale, ma in quelle prime settimane di lavoro non era mai accaduto che Jane si sentisse nel posto sbagliato: certo, i dubbi non erano mancati, come la difficoltà e la costante tensione per il sentirsi sotto giudizio ad ogni azione intrapresa, ma con il tempo aveva imparato a farci l’abitudine. I muri bianchi e asettici, le luci fredde, il costante rumore prodotto dai pazienti che affollavano il pronto soccorso, ormai per lei stavano diventando la normalità: iniziava a ricordarsi i nomi dei colleghi, ogni giorno scopriva un nuovo corridoio nei piani superiori, un nuovo sgabuzzino dove trovare scorte di bende e farmaci, una saletta dove nascondersi nelle brevi pause per continuare a leggere i libri di Medimagia che aveva scovato in Biblioteca. Per certi versi le sembrava di rivivere l’entusiasmo e l’emozione dei suoi primi giorni ad Hogwarts.

Ottenute dal Direttore del San Mungo le indicazioni sui suoi compiti per quel giorno, si mise al lavoro senza perdere tempo. Assistette un paio di pazienti insieme ad un suo collega – da poco assunto, proprio come lei – e ad un infermiere che esercitava quella professione da quasi quarant’anni: un’occasione preziosa per imparare nuove cose, e aveva trascorso parte della mattinata ad ascoltare attenta e ad osservare ogni azione dell’uomo. Aveva scoperto che in posti come gli ospedali spesso si impara prima con gli occhi che con le mani e non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire opportunità del genere.
Stava accompagnando l’ultima paziente visitata all’uscita – una classica ustione alle mani dovuta alla mancata riuscita della preparazione di una pozione – quando la voce di un uomo che praticamente stava urlando giunse alle sue orecchie.
Si voltò, alla ricerca di quella fonte di rumore in grado di sovrastare qualsiasi altro suono all’interno della sala d’attesa: individuò in fretta l’origine delle urla in prossimità del banco dell’accettazione, dove sedeva composta una sua collega, Elaine, una donna gentile e premurosa con la quale però non aveva avuto molte occasioni di parlare. In quel momento la vide cercare di dare indicazioni alla donna e all’uomo – colui che aveva appena alzato la voce – di fronte a lei, senza scomporsi per l’atteggiamento che il Mago stava avendo nei suoi confronti.

Jane si avvicinò: non le erano stati assegnati altri pazienti per il momento, quindi era disponibile a dare una mano se ce ne fosse stata la necessità. Camminando verso i due poté notare che l’uomo, di corporatura robusta, appariva alquanto alquanto alterato: maglia strappata in alcuni punti e un graffio più profondo sul braccio destro; la donna in sua compagnia cercava di aiutarlo e sorreggerlo, ma lui non sembrava molto propenso a farsi aiutare.

Quando ormai era arrivata accanto a loro,di fronte al ritratto della guaritrice Dylis Derwent, Jane udì le parole della collega, mentre indicava il cartello con l’elenco dei reparti.
« State calmi. Dovete recarvi al Primo Piano. Reparto "Ferite Animali". »

La situazione sembrava sotto controllo, ma l’evidente stato d’agitazione dell’uomo non riusciva a farla stare tranquilla: magari avrebbe potuto offrirsi di accompagnarli?
Si schiarì la voce prima di parlare, tono di voce calmo e sicuro – come aveva imparato i primi giorni, il modo più adatto per rivolgersi ai pazienti -, lieve sorriso in volto.

« Buongiorno signori! Posso esservi d’aiuto? Elaine, c’è qualcosa che posso fare per dare una mano? »

Non voleva impicciarsi, e nemmeno fare la figura del Medimago con la soluzione pronta in mano: non aveva pazienti da seguire, era in turno e voleva solo aiutare.
Non conosceva bene Elaine, sperò dunque che non vedesse la sua proposta come un’intrusione.


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PS. 189/189 - PC. 131/131 - PM. 146/146 - EXP. 29.5
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» Stetoscopio

Abilità & Conoscenze
» Incantesimi Innati: Florikus, Caeruleus Tintinnabulum Flammo, Oppugno, Ardesco, Mangialumache

» Incantesimi Appresi:
- Prima Classe
- Seconda Classe
- Terza Classe (esclusi i proibiti)
- Quarta Classe (esclusi i proibiti)
Dettagli Statistiche
» Punti Salute: 189 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 10 Medimago + 3 oggetti + 5 Top200)
» Punti Corpo: 131 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 10 Medimago)
» Punti Mana: 146 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 15 libri + 10 Medimago)
» Punti Exp: 29.5 (punti base + 4.5 quest + 2 Medimago)

Le statistiche considerate sono quelle presenti in scheda alla data di apertura della quest - 30.10.2020.

Scheda
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Grazie 🌸
 
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view post Posted on 30/11/2020, 11:45
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FIND THE HEALING IN YOU
Guaritore Apprendista

L'arrivo quasi provvidenziale della giovane Medimago - per ovvie ragioni - non passò inosservato a Dylis Derwent. La guaritrice sorrise con calore. Il volto prese ad illuminarsi mentre gli occhi cominciarono a brillare dolcemente. Quella donna mostrava sul viso l'espressione candida di una bambina ingenua che non può fare a meno di vedere - la persona che si trova davanti a sé - come qualcuno di cui fidarsi e di cui non dubitare mai. Jane era diventata questo, per chi come lei lavorava al San Mungo. In pochissimo tempo era stata in grado di farsi voler bene e di essere apprezzata in quel mondo - persino dalla diffidente guaritrice ritratta alla parete, e in particolare dalla donna seduta alla scrivania. Come Dylis, infatti, anche Elaine era felice di vederla in quel momento.
« Oh, meno male... Il signore presenta graffi e ferite provocate da una creatura... a detta della moglie, sconosciuta. Può accompagnare i signori al primo piano, cara? »
« Lei... lei un Medimago? »
Domandò la moglie del nuovo paziente a Jane Read con una evidente nota di stupore, e speranza, nel tono di voce. Era stata quasi colta alla sprovvista dall'inaspettata comparsa della giovane Medimago.
« Può fare qualcosa per mio marito...? »
La donna non riuscì nemmeno adesso a nascondere l'agitazione che stava provando per il marito.
« Lei... lei è un Medimago? »
Soggiunse l'uomo quasi in sincrono con la moglie mostrando un inconfondibile modo di fare colmo di incertezza e sospetto. I suoi occhi color nocciola erano puntati sull'intera figura della giovane. Il camice che lei indossava sembrava non convincerlo affatto. Il signore non riusciva proprio a non farsi condizionare dall'aspetto da giovane donna che la fanciulla esibiva - e che per lui era sinonimo di inesperienza. Di quale tipo di esperienza poteva vantare quella ragazzina che non doveva avere più di vent'anni? Malgrado l'uomo si trovasse lì solamente per dei semplici graffi e delle ferite superficiali, la prospettiva di essere seguito e curato da qualcuno che evidentemente aveva ben poca esperienza non lo allettava per niente. Forse temeva che la competenza della giovane - che egli riteneva praticamente nulla - non avrebbe fatto altro che rendere una situazione banale un problema ben più grosso. Non avrebbe fatto altro che rovinare tutto quanto.
« Non voglio sia lei a curarmi; è troppo giovane... Mi aspetto qualcuno con più esperienza, senza offesa. Quanti anni ha? Venti? Diciotto? »
Queste parole dell'uomo scatenarono qualcosa nella moglie.
« Christian... Byron... Powell! »
La moglie si ritrovò a rimproverarlo davanti a tutti con foga ma venne ben presto fermata da Elaine intenta a tagliare corto la questione.
« Ok, basta. Sono sicura che nel caso il Medimago saprà cosa fare... »
La donna alla scrivania così si voltò verso il signore che non sembrava affatto convinto delle sue parole.
« Lei sarà in ottime mani »
Elaine era pronta a lasciare andare i tre.

Primo piano del San Mungo. Reparto indicato da Elaine, quello dedicato alle ferite provocate da creature magiche. I loro passi riecheggiavano sulle pianelle bianche del pavimento. I tre percorrevano l'ennesimo corridoio superando un'infinità di stanze dalle quali provenivano le lamentele dei pazienti ricoverati in quel Reparto della struttura ospedaliera. A capo di questo quadretto insolito vi era la giovane Medimago che conduceva Christian e la moglie verso una delle stanze libere al momento. La sala che si apprestavano a raggiungere era piuttosto ampia. Erano sempre più vicini. Mancavano pochi passi. La solita atmosfera asettica che permeava le pareti del San Mungo li avrebbe accolti anche all'interno di quella stanza. In fondo a quella sala avrebbero trovato una stretta scrivania in mogano separata dalla finestra chiusa da una semplice sedia. Alle pareti erano accostati resistenti scaffali in legno che reggevano parecchi tomi dall'aria spessa e pesante, ma anche altro materiale che avrebbe potuto rivelarsi utile per le medicazioni. Bende e garze erano poste all'interno di piccoli contenitori. Fiale e boccette in vetro luccicavano tra quei ripiani. Vicino alla parete sinistra, leggermente al centro, si presentava un lungo lettino sul quale si sarebbe dovuto sedere il paziente per essere visitato. Christian entrò nella stanza seguendo la Medimago mentre la moglie, ancora in apprensione per lui, prendeva posto su una delle panchine posizionate fuori dalla sala.
« Mi curerà lei, quindi? »
Chiese sconsolato alla Read cominciando ad avvertire un singolare pizzicore sul busto in prossimità delle piccole lacerazioni. Non aveva altra scelta. Doveva fidarsi della giovane.

Jane
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Edited by Master Adepto - 11/7/2023, 16:29
 
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Jane Read - Medimago - 18 anni
Se le giornate di lavoro ormai piano piano stavano entrando nelle sue abitudini, come il briefing mattutino con il Direttore e la tazza di caffè prima di iniziare il turno di notte insieme ai suoi colleghi da poco assunti come lei, un altro aspetto della vita ospedaliera faticava a volta ad essere accettato da Jane: aveva diciotto anni e li dimostrava. Fin dai primi giorni al San Mungo era capitato che alcuni pazienti reagissero in malo modo alla vista della giovane che entrava in ambulatorio, chiedendole se fosse qualificata per quel lavoro: una volta una strega di mezz’età che si trovava in sala d’attesa, quando Jane le si era avvicinata per avvisare che era il suo turno per la visita, le aveva chiesto se si fosse persa – come se il camice che indossava fosse una specie di travestimento.

I primi tempi l’ex corvonero non reagiva benissimo alle accuse, e anche se era brava a nascondere ai pazienti quanto la ferisse quella mancanza di fiducia, spesso in seguito a determinati commenti finiva a chiedersi se non avessero ragione a non ritenerla adatta per quell’incarico: qualche lacrima, molte rassicurazioni e numerosi consigli dei colleghi più anziani dopo, aveva capito che anche quell’aspetto faceva parte del suo lavoro e lentamente si stava abituando a conviverci.

Per questo di fronte alla reazione scettica dell’uomo attese che si sfogasse in silenzio, paziente, l’espressione invariata rispetto al sorriso cordiale di pochi attimi prima: era pronta a rispondere e a cercare di tranquillizzarlo quando l’intervento di Elaine la stupì – ogni buona parola nei suoi confronti la coglieva sempre di sorpresa - mettendo fine alla discussione. Prima di voltarsi e di incamminarsi in direzione del primo piano guardò negli occhi prima la signora e poi l’uomo, di cui aveva scoperto il nome grazie alla moglie.

« Signori Powell, sono il Medimago Read. Capisco la sua preoccupazione signore e anche i suoi dubbi ma le garantisco che mi occuperò di lei nel miglior modo possibile: se durante la visita le sembrerà che io non sia adatta e vorrà sentire un secondo parere, sarà mia premura convocare un altro collega o un mio superiore. » gli sorrise, per poi voltarsi in direzione della collega, « Grazie Elaine. Allora ci spostiamo al piano di sopra. Se volete seguirmi, vi faccio strada. »

Un ultimo cenno di ringraziamento in direzione di Elaine, e la ragazza si incamminò in direzione del primo piano, fermandosi di tanto in tanto per controllare che la coppia la stesse seguendo – più una scusa in verità, perché ogni volta che Jane si girava per osservare i due in realtà ne approfittava per un veloce controllo dello stato di salute del paziente.
Entrati nel reparto dedicato alle ferite da animali, Jane salutò con un cenno una collega, continuando a camminare lungo il corridoio bianco e asettico, controllando di tanto in tanto i coniugi Powell dietro di sé: era un reparto simile a tutti gli altri dell’ospedale, un corridoio e innumerevoli stanze ai lati. Il silenzio non era un’opzione, per questo la ragazza continuava a controllare i due, sperando che non si spaventassero o preoccupassero maggiormente nell’udire i lamenti degli altri pazienti.

« Ci siamo quasi, » si voltò, rassicurandoli. Pochi passi dopo, raggiunsero una stanza libera, adatta per poter visitare il Mago e controllare meglio le sue ferite.

« Signora Powell, le chiederei di attendere qui fuori se per lei non è un problema. » indicò una delle panchine posizionate lungo i muri del corridoio, « Se dovesse avere bisogno di qualsiasi cosa, può chiedere ad uno dei miei colleghi: non appena avrò novità su suo marito e il quadro definito della situazione sarà la prima ad esserne informata. Signor Powell, se vuole seguirmi all’interno, prego. »

Fece entrare il Mago nello studio, dando una veloce occhiata all’ambiente mentre chiudeva la porta alle sue spalle: in tutto e per tutto appariva come una stanza standard per le visite, molto simile agli ambulatori che negli ultimi tempi erano diventati la sua seconda casa nel pronto soccorso del piano terra.
Si avvicinò al signor Powell, ancora in piedi, intendo a chiedere per l’ennesima volta se sarebbe stata lei a seguirlo nel percorso di cure.

« Sì, signor Powell. Ora la visiterò e cercheremo di sistemare queste ferite. Intanto non le andrebbe di sedersi sul lettino? » preoccupata dallo sguardo sofferente dell’uomo, la ragazza si era affrettata ad indicargli dove potersi sedere.
Attese paziente che prendesse posto, pronta a fornire sostegno nel caso in cui ne avesse avuto bisogno: nel frattempo osservò la ferita sull’avambraccio più da vicino, cercando di studiarla. Una domanda balzò immediatamente nella sua mente: cosa aveva provocato quel taglio? Sarebbe bastata un po’ di Bava di Gorgol?

« Prima chiedi, scopri la storia, e poi agisci! »

Le parole di una collega risuonarono nelle sue orecchie, come un monito: stava agendo troppo in fretta, senza riflettere. Fermò tutti i suoi pensieri, e contò fino a tre. Doveva ricominciare da capo.

« Allora, partiamo dall’inizio, che ne dice? Le andrebbe di raccontarmi cosa è successo? »


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Guaritore Apprendista

L'uomo prese posto sul lettino con l'intento di concedere una chance alla giovane Medimago. La situazione era chiara, sarebbe stata lei a valutare l'entità dei suoi graffi e delle sue ferite e di conseguenza a provvedere al processo di guarigione: Christian non poteva far altro che mettersi l'anima in pace. Non avrebbe fatto nulla che avrebbe potuto rendere sua moglie ancora più adirata e preoccupata di quanto già non lo fosse. Era consapevole - e in quel momento ne ebbe più che mai la certezza - che Judith non avesse alcun bisogno che lui si comportasse in maniera tale da agitarla ancora di più. Chi conosceva Judith e Christian spesso li vedeva come una coppia perfetta che viaggiava in impeccabile sintonia. Marito e moglie si bilanciavano, dove mancava l'uno compensava l'altra. La maggior parte delle volte erano in grado di capirsi a vicenda davvero con poco. E questo rappresentava la vera ricchezza della coppia.
« Allora, partiamo dall’inizio, che ne dice? Le andrebbe di raccontarmi cosa è successo? »
Christian inarcò un sopracciglio alla domanda della giovane Medimago per poi rilassare l'espressione sul suo volto florido qualche attimo dopo. L'approccio che lei stava utilizzando nei suoi confronti sembrò cominciare a fare breccia. L'uomo iniziò a credere di trovarsi di fronte una giovane donna che nel suo lavoro sapeva il fatto suo. Ma sarebbe stato sufficiente?
« Vede... »
Cominciò a dire mentre quel leggero bruciore in prossimità delle ferite e del graffio che presentava sul braccio e sul torace stava facendosi più fastidioso.
« Io e Judith »
Si zittì d'improvviso quasi come se fosse stato colto da un inatteso pensiero. Probabilmente la giovane non avrebbe capito bene a chi si fosse appena riferito. Judith, chi era?
« Mia moglie... »
Spiegò. Il tono di voce divenne più dolce. Stavano insieme ormai da diversi anni, ma per Christian era come se fosse ancora il primo giorno. Quell'imprescindibile sensazione di costante scoperta, esplorazione, insieme alla percezione di sicurezza, permeava ogni momento che passavano assieme. La sicurezza e l'avventura erano alla base del loro rapporto. Su questo pensiero, il paziente si schiarì la voce con due colpetti di tosse.
« Stavamo tornando a casa dopo una passeggiata nei dintorni. Abitiamo qua vicino, sa? »
Si zittì nuovamente. Forse alla giovane Medimago Read non interessava dove vivessero lui e sua moglie. Ma non si poteva certo ignorare il fatto che fosse stata quasi una fortuna per l'uomo essere stato attaccato proprio a pochi passi dal San Mungo. Fortuna nella sfortuna. Tuttavia, Christian non diede alcun segno di averci pensato, di averci rimuginato sopra, di aver considerato anche solo vagamente l'idea di essere stato fortunato. Oppure, non aveva ancora piena consapevolezza del fatto che la sorte avesse giocato dalla sua parte?
« Ad un certo punto è sbucato dal nulla questo grosso animale. È accaduto tutto così in fretta. Mi ha attaccato. Ho cercato prontamente di proteggermi »
Sollevò appena il braccio destro che mostrava un profondo graffio ben visibile dalla manica squarciata. Era stato un attacco tanto fulmineo quanto imprevedibile. Nè lui nè la moglie avevano avuto la possibilità di comprendere esattamente cosa stesse accadendo e al tempo stesso di porre alla svelta rimedio. L'uomo in particolare non aveva avuto il tempo di reagire, la donna di dare una mano al marito.
« È stato un attacco... inaspettato, rapido. Non c'è stato il tempo di... Poi la creatura è corsa via, ecco »
Il paziente non vantava certo una grande conoscenza delle creature magiche, era sempre stato qualcosa che aveva sottovalutato. Durante i suoi studi ad Hogwarts, quando si era presentata l'occasione di approfondire il sapere legato alla fauna che apparteneva al mondo magico, Christian aveva carinamente declinato l'offerta. Non amava particolarmente gli animali, babbani o magici che fossero. Ma quel poco che sapeva a riguardo gli permetteva di affermare con una certa sicurezza che la bestia che lo aveva attaccato era proprio una creatura magica. Non v'era alcun dubbio su questo. Christian e Judith formavano una delle tante coppie che si dividevano tra il mondo della magia e quello babbano. Provenienti entrambi da famiglie non magiche, si erano trovati poi, in età preadolescenziale, a dover fare i conti con un universo fatto di magie e stregonerie.
« E mia moglie ha insistito. Voleva che passassi subito qui per farmi controllare le ferite »
La maglia babbana di colore scuro e strappata in diversi punti, rappresentava quasi una conferma della veridicità di quello che l'uomo diceva; lasciava intuire quanto ciò che stava raccontando fosse assolutamente vero. Però questo non bastava. Vi era altro che si poteva desumere. Da quel semplice vestiario - e dalla sua stessa presenza in un ospedale magico - emergeva proprio la battaglia che imperversava nel profondo del suo animo. Mondo magico e mondo babbano in conflitto. Intanto, il pizzicore sulla pelle persisteva e diventava sempre più fastidioso. L'istinto in quel momento suggerì al paziente di osservare, di dare un'occhiata allo stato della lacerazione sull'avambraccio. Non aveva un bell'aspetto. Il grumo di sangue secco aveva reso quel graffio veramente orribile e preoccupante. Attorno ad esso avevano preso ad estendersi enormi rigonfiamenti di colore rosso scuro. Eruzioni cutanee.

Jane
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Perdona il ritardo, Jane. È stato un periodo piuttosto intenso, ma ora dovremmo riuscire ad andare avanti in maniera più spedita. Procediamo!



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Jane Read - Medimago - 18 anni
Sperava che la sua domanda aiutasse il Mago ad aprirsi di più con lei e a concederle un po’ di fiducia: non aveva dimenticato la sua reazione quando aveva scoperto che sarebbe stata lei ad occuparsi delle sue ferite e oltre al tentativo di farlo sentire maggiormente a suo agio sperava di riuscire a capire qualcosa di più della dinamica dell’incidente. Era però consapevole di come a volte i pazienti tendessero a nascondere alcune parti della storia in presenza di parenti o amici ed era stato anche per quel motivo che aveva fatto attendere fuori la moglie del signor Powell; se fosse stato necessario il suo contributo, o se il mago si fosse agitato nuovamente, sarebbe stata pronta a farla entrare nell’ambulatorio.

Per sua fortuna la sua richiesta venne ben accolta dall’uomo, che dopo l’ennesima espressione scettica finalmente si rilassò un poco, concedendole un barlume di fiducia: la giovane ascoltò attentamente il racconto, guardando il paziente negli occhi e incoraggiandolo con lo sguardo a continuare quando si interrompeva; non perse di vista anche la ferita, lanciandovi fugaci occhiate ogni volta che il dolore prendeva spazio sul volto dell’uomo. Anche se in un primo momento avrebbe voluto agire subito, medicando i tagli e facendo in modo che il paziente smettesse di soffrire, era conscia di come l’anamnesi prossima fosse fondamentale per capire meglio la storia e al tempo stesso era pronta ad agire nel caso il paziente avesse iniziato a non sopportare più il dolore; al momento non sembrava in pericolo di vita e fu anche per questo che gli stava concedendo il tempo di riordinare le idee e di parlare con calma.

Quando notò il cambio di tono non appena il Mago iniziò a parlare della moglie le si scaldò il cuore, e non poté fare a meno di sorridergli: dovevano davvero amarsi tanto.

« Abitate qui vicino, davvero? La zona non è affatto male, anzi, mi è sembrata tranquilla, nonostante la vicinanza dell’ospedale. » era consapevole di non trovarsi al bar davanti ad un caffè, ma anche che se davvero voleva che l’uomo le permettesse di avvicinarsi di più e occuparsi di lui avrebbe dovuto metterlo a suo agio, e una piccola conversazione le era sembrato il modo ideale, « Un po’ la invidio, sa? Sarebbe davvero comodo per me abitare vicino al posto di lavoro, e invece ogni giorno devo attraversare mezza città per arrivare qui! »

La sua espressione però mutò non appena l’uomo iniziò a raccontare l’aggressione, facendosi più seria e rispettosa. Mentre ascoltava, Jane iniziò a scandagliare la mente alla ricerca di qualsiasi possibile collegamento tra il taglio che occupava l’avambraccio dell’uomo e le creature magiche: quale animale avrebbe potuto attaccare una coppia di maghi, in piena città? Purtroppo, sul momento non le venne in mente nulla, e sembrava che nemmeno l’uomo fosse riuscito a riconoscere l’identità dell’aggressore: era anche comprensibile, tra la velocità dell’accaduto e lo shock probabilmente nemmeno lei sarebbe riuscita a farci caso.

« Capisco, quindi è accaduto tutto molto velocemente, » si allontanò momentaneamente dall’uomo, il tempo di trovare un paio di guanti e di indossarli, « e posso comprendere la preoccupazione di sua moglie. Ha fatto bene ad insistere affinché venisse qui, è sempre meglio un controllo in questi casi. Anche se alla fine potrebbe rivelarsi una cosa da niente. Le dispiace se controllo più da vicino? »

Sorrise, cercando di non spaventarlo, e si avvicinò nuovamente a lui per osservare meglio le ferite e purtroppo, non sembrava una cosa da niente: il sangue rappreso intorno al taglio forse nascondeva altro, e avrebbe voluto lavarlo via subito, ma prima doveva finire l’ispezione e c’era sicuramente qualcosa che in quel momento la stava facendo preoccupare ancora di più. Bolle rosso scuro stavano comparendo intorno alla ferita, espressione di una vera e propria eruzione cutanea. Veleno? Quale animale provocava eruzioni cutanee con il proprio graffio? E se invece fosse stata allergia?
Ormai non poteva più attendere, doveva avere il quadro completo della situazione e agire.

« Signor Powell, le dispiace se le faccio togliere la maglietta? Così potrei osservare meglio il taglio. » fece per prendere la bacchetta, ma si fermò in tempo: l’uomo le sembrava già abbastanza preoccupato e spaventato, forse non era il caso di alzare la bacchetta in sua direzione. I buoni vecchi metodi babbani sarebbero stati sufficienti. Andò a procurarsi un paio di forbici, pronta a tagliare via i residui del capo d’abbigliamento non appena il Mago le avesse dato il permesso.

« E mi dica, per caso soffre di qualche allergia? Di recente ha avuto qualche malattia, o è sempre stato bene? » alzò lo sguardo per controllare che l’uomo la stesse ascoltando, « Prima di darle qualcosa per il dolore preferirei avere questo tipo di informazioni, in modo da potermi occupare di lei e delle sue ferite nel migliore dei modi. »

Forbici in mano, in attesa di un cenno di consenso da parte dell’uomo, rimase in attesa di una risposta, pronta ad agire velocemente non appena avesse ottenuto altre informazioni: non le piaceva la piega che stava prendendo quella visita, e non le piacevano nemmeno quelle bolle scure. Sentiva che se non avesse fatto qualcosa a breve la situazione sarebbe potuta precipitare nel giro di pochi minuti.



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Ad ogni azione che la Medimago compiva, ad ogni parola che ella si trovava a proferire, il paziente si scopriva sempre più convinto di doversi affidare completamente alla giovane donna che lo stava visitando. Era ormai fuori d'ogni dubbio che la Medimago Read si sarebbe occupata della sua condizione, non esattamente piacevole e sopportabile, e che lo avrebbe fatto nel migliore dei modi. Così, quella che poteva apparire semplice consapevolezza lentamente diventava inequivocabile certezza. Christian alzò lo sguardo distogliendo per un momento l'attenzione dalla profonda lacerazione sull'avambraccio destro che non faceva che pizzicare e dare fastidio. Non prometteva bene. A quel punto i suoi occhi erano appena tornati sul volto di Jane quasi a cercare una rassicurazione. La voglia di grattare quelle escrescenze orripilanti, e provare in questo modo a mettere fine alla sensazione fastidiosa sulla pelle, era sempre più forte e intensa, ma la coscienza sembrava decisa ad indicargli una strada diversa. La situazione non prometteva affatto bene: anche l'insolito e snervante pizzicore al torace aveva preso ad acuirsi. Era evidente. La condizione dell'uomo stava costantemente e inesorabilmente peggiorando.
« Di certo, lei ha più sale in zucca di me »
Si riferì a sua moglie in tono scherzoso cercando di imporre a se stesso di non pensare a ciò che fisicamente - ed emotivamente - stava soffrendo. Il tono, tuttavia, lasciava trasparire di tanto in tanto una certa tensione. Sebbene non lo avesse esplicitato, Christian ormai aveva definitivamente cambiato idea; piano piano stava comprendendo che era stato un bene decidere di andare al San Mungo. Sua moglie ci aveva visto giusto, aveva avuto ragione su tutta la linea: la situazione di lui infatti aveva cominciato a mostrare le prime complicazioni che solo in ospedale avrebbero saputo come risolvere. Le persone che avevano a che fare con entrambi, con Judith e Christian, ritenevano spesso che fossero una coppia che non avesse alcun tipo di problema, un duo praticamente perfetto, ma la verità era che anche loro, come qualunque altra coppia sposata, erano ben lontani dalla perfezione. Avevano i loro difetti, le loro problematiche più o meno importanti, e non erano certo esenti da litigi e battibecchi, ma non v'era alcun dubbio sul fatto che fossero piuttosto uniti ed affiatati: entrambi sapevano di poter contare l'uno sull'altra, sapevano di essere liberi di mostrare anche gli aspetti di sè meno felici e brillanti ed erano consapevoli di poter essere se stessi in qualunque momento, senza per questo temere di essere giudicati o di perdere la fiducia guadagnata. Da una parte, Christian, all'interno della coppia, era quello abbonato ai colpi di testa, quello più impulsivo che in genere faceva la prima cosa che gli passava per la testa, era il classico Peter Pan, dall'altra Judith era evidentemente la sua Wendy. Se avessero chiesto a lui di descrivere la loro relazione, si sarebbe avvalso sicuramente della fiaba babbana del bambino che non voleva crescere. Lui si vedeva così, si vedeva come quel bambino. Judith d'altro canto non poteva essere altri che Wendy. I due sposi erano soliti vivere parecchie avventure insieme, avventure volte alla scoperta di se stessi e del loro rapporto, un rapporto in cui vi era sempre qualcosa di nuovo da conoscere, qualcosa di nuovo in cui immergersi. In tutto questo, lei rappresentava la parte più previdente della coppia e spesso era decisamente più accorta e avveduta di lui, esattamente come lo era stata, a quanto pareva, anche in questa occasione.
A quel punto, il paziente, con un cenno del capo, segnalò alla giovane Medimago che poteva ovviamente avvicinarsi per dare uno sguardo al danno sull'avambraccio.
« Mi scusi, cosa vuole fare con... quelle forbici? »
Lo disse senza riflettere. L'arnese che adesso la Medimago aveva in mano non gli piaceva affatto. Cosa voleva farci lei? A cosa le sarebbe servito? Furono queste le domande che affollarono la mente dell'uomo, mentre cercava di levarsi la maglia come suggerito dalla giovane che lo stava visitando. Questa operazione sembrava risultare più complicata del previsto. A rendere difficile il tutto, pareva ci stessero pensando le sensazioni sempre più fastidiose che avvertiva sul corpo e il sangue che aveva fatto diventare il tessuto della maglia ancor più aderente in alcuni punti. Nell'esatto istante in cui la maglia avesse cominciato a non coprire più il torace del signore, si sarebbe potuto notare che in realtà le eruzioni cutanee erano particolarmente estese e interessavano non soltanto l'avambraccio, ma anche parte del braccio e del torace.
« Allergia? Non che io sappia »
Improvvisamente avvertì uno strano calore che investì tutto il corpo. Sentì che il punto di non ritorno era vicino.
« Per fortuna... non ho mai avuto... nulla di serio »
Fino a questo momento. La pelle ora bruciava davvero.
« Non si offenda, non amo gli... ospedali... Ah, brucia, brucia! »
Il punto di non ritorno era appena arrivato. L'uomo si piegò in avanti quasi a voler placare l'intenso bruciore. La pelle bruciava. La pelle era in fiamme.

Jane
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Entriamo nel bello, per così dire, della Quest! Come avrai modo di notare dal post, la condizione del paziente comincia a peggiorare e a diventare più critica. A te la prossima mossa, buona fortuna!

 
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Jane Read - Medimago - 18 anni
Il signor Powell con lo sguardo e le parole, per quanto poche, continuava ad elogiare la moglie e se si fossero ritrovati in un’altra situazione, al di fuori dalle mura dal San Mungo, molto probabilmente Jane avrebbe voluto saperne di più, conoscere meglio la loro storia. Purtroppo, farsi coinvolgere anche troppo dalla vita dei pazienti era un tratto del suo carattere che in quei mesi stava facendo fatica a nascondere e giorno dopo giorno stava imparando a gestirlo e controllarlo: più di una volta era stata richiamata dai suoi colleghi più anziani, timorosi che suturare una ferita chiacchierando dell’ultimo articolo del Profeta o dell’ultimo duello alla Congrega avrebbero inficiato la sua concentrazione, eppure quasi per assurdo parlare di altro con il paziente sembrava aiutare tanto lei quanto l’assistito.

Quel tipo di approccio ai pazienti però sembrava essere stato utile solo nei primi momenti della visita con il signor Powell: la ritrosia nei confronti della ragazza sembrava ormai essere scomparsa e l’uomo appariva ormai rassegnato all’idea di farsi curare da lei e questo avrebbe dovuto tranquillizzarla, eppure la flessione nel tono di voce del paziente, che aveva palesemente provato a scherzare ma senza grandi risultati, l’aveva resa più nervosa. La sensazione che la situazione potesse peggiorare da un momento all’altro iniziò a farsi strada dentro di lei, fastidiosa.

Si avvicinò al mago non appena questo le diede il permesso con un cenno, le forbici strette in mano.

« Mi scusi, cosa vuole fare con… quelle forbici? »

Si era convinta che utilizzando uno strumento babbano senza ricorrere all’uso della magia avrebbe potuto mettere il paziente a proprio agio, o quantomeno a non farlo agitare più di quanto già non lo fosse, ma evidentemente si era sbagliata: la sua inesperienza, che fin dall’inizio aveva cercato di nascondere o quantomeno appianare con sorrisi sicuri e tranquillità, sembrava aver deciso di prendere il proprio posto sulla scena, accompagnata dal rischio far precipitare la situazione già in bilico sul ciglio di un burrone.
Si bloccò per un paio di secondi, interdetta da quella domanda e timorosa all’idea di utilizzare le forbici, ma i movimenti difficoltosi dell’uomo mentre cercava di togliersi quel che rimaneva della maglia che indossava la riscossero da quell’attimo di panico.

« Voglio solo aiutarla a togliersi la maglia, non si preoccupi. » con decisione fermò con una mano fermò i gesti del paziente, andando poi a tagliare via i residui di tessuto e cercando di rimuovere con delicatezza e precisione i frammenti che aderivano al sangue essiccato, « Oh… »
Non riuscì a trattenere l’esclamazione di stupore quando la situazione si fece più chiara ai suoi occhi, nei quali per una frazione di secondo si poté intravedere la sorpresa: le strane eruzioni cutanee che circondavano la ferita sull’avambraccio dell’uomo non erano limitate ma altresì particolarmente estese, e ricoprivano anche il resto del braccio e il torace.

La ragazza avvertì una stretta allo stomaco e di riflesso strinse i denti, cercando di non pensare al panico che stava cercando di prendere il sopravvento sulla sua concentrazione: negli ultimi mesi al San Mungo non aveva mai visto delle bolle simili a quelle che ricoprivano la pelle del paziente e si chiese se fosse il caso di chiamare qualcuno di più anziano ed esperto. Poteva permettersi di lasciare momentaneamente solo l’uomo? Il rischio che peggiorasse valeva il beneficio di un possibile aiuto da parte di altri?
Il cuore di Jane iniziò ad accelerare il battito, mentre un brivido freddo le scese lungo la schiena: l’ansia stava prendendo il sopravvento su tutto e se non si fosse decisa ad agire probabilmente avrebbe rischiato di peggiorare la situazione clinica dell’uomo.
Chiamare, non chiamare? Utilizzare un unguento, un incantesimo? Che fare?

« Non si offenda, non amo gli… ospedali… Ah, brucia, brucia! »

Troppo tardi.

Il tempo per l’indecisione era finito, doveva tornare in sé e fare qualcosa per aiutare quell’uomo: non era forse quello uno dei motivi per cui aveva deciso di intraprendere la carriera da Medimago, poter aiutare gli altri?

Lasciò cadere le forbici sul lettino accanto al paziente e si affrettò ad estrarre la bacchetta, mentre nella sua mente iniziò a delinearsi un piano d’azione: il paziente avvertiva un bruciore, ma per quanto il dolore provocato dalla ferita in sé potesse essere associato ad una sensazione così fastidiosa, quelle bolle continuavano a preoccuparla e a non convincerla.
Niente allergie, almeno così le aveva riferito poco prima il mago.
Non restavano molte opzioni: e se l’animale che aveva ferito l’uomo avesse nel medesimo istante rilasciato una sostanza irritante nel taglio? Del veleno, forse?

« Signor Powell, mi stia a sentire. Ecco cosa faremo ora. » voleva agire immediatamente, ma al tempo stesso non voleva che l’uomo venisse colto di sorpresa dalle sue azioni, « Sospetto che la sua ferita sia infetta, e me ne occuperò immediatamente: ora andrò a toccarla per assicurarmi che la sua pelle presenti tutti i segni d’infezione, poi utilizzerò un incanto per ripulirla, e questo dovrebbe aiutare a calmare il dolore. Le chiedo solo di avere solo ancora un po’ di pazienza, le prometto che il dolore scomparirà tra pochissimo. »

Attese un cenno del paziente prima di allungare la mano libera dalla bacchetta e iniziare ad ispezionare con cura la cute intorno alle bolle che ricoprivano braccio e torace: era arrossata, presentava eruzioni bollose, mancava solo un segno d’infezione, il calore.
Se avesse avvertito quella sensazione sotto i polpastrelli delle dita era certa che si sarebbe avvicinata maggiormente alla diagnosi e di conseguenza avrebbe saputo come poter proseguire per far stare meglio il paziente.


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Le azioni nell'ultima parte del post sono considerate ipotetiche nel caso il paziente acconsenta alla richiesta di Jane.
 
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Fuoco. Fiamme. La pelle non smetteva di bruciare. La sensazione che avviluppava il paziente era molto simile a quella che avrebbe percepito se si fosse trovato all'interno di un forno babbano acceso. Per quanto una cosa del genere non gli fosse - ovviamente - mai accaduta, e di certo sarebbe già finita nei giornali, tra le notizie più assurde, con lui che tristemente non avrebbe più avuto voce in capitolo, era questo che sentiva. Il calore inondava e pervadeva con insistenza ogni centimetro del corpo ora in preda ad acuti spasmi muscolari, mentre il tessuto soffice della maglia sembrava persino rendere tutto più insostenibile. Soltanto quando la Medimago prese ad aiutarlo a togliersi la maglia, l'uomo poté cogliere un fugace sollievo dalle vampate profonde, continue e persistenti. Lentamente il tessuto non avrebbe più sfiorato la pelle, ma l'infernale dolore alla cute avrebbe presto ripreso a manifestarsi, questa volta con maggior prepotenza. Le lacerazioni al torace non erano affatto superficiali. Più profonde di quanto ci si sarebbe aspettato, il sangue colato da esse si era nel frattempo raggrumato. Jane poteva contare solo su se stessa e il tempo stringeva. Doveva affrettarsi a trovare alla svelta una soluzione. I secondi scorrevano impietosi mentre la sua mente vagliava le possibilità. Quella più appetibile parve consistere nell'utilizzare - dopo aver spiegato le mosse successive al paziente - un incantesimo per ripulire le ferite e andare a verificare se ciò che aveva tra le mani fosse davvero un caso di pericolosa infezione. Era sulla strada giusta? Quello che lei aveva in mente avrebbe funzionato? Le avrebbe fatto capire qual era la direzione corretta da prendere?
Il paziente non l'ascoltava: era così occupato ad affrontare le sofferenze, che quella situazione gli causava, da non riuscire a prestare attenzione alle parole della Medimago. L'attenzione era totalmente assorbita dai mali che affliggevano il corpo e che immancabilmente infierivano anche sulla mente. Ad ogni secondo che passava, i pensieri di Christian venivano sempre più plasmati, plagiati, da quello che accadeva nel corpo. Ormai ciò a cui riusciva a pensare era quel calvario fisico. I suoi lamenti avrebbero segnalato quanto le sue condizioni si stessero complicando sempre più. A ben guardare, si sarebbe potuto notare, sulla pelle dell'uomo, attorno alle zone colpite dalle orribili escrescenze, la comparsa in altorilievo di alcune linee nere che pulsavano e si contraevano. Le vene - perché di questo si trattava - parevano aver accolto dentro di sè una qualche sostanza nociva che aveva reso il sangue nero, marcio. Queste ramificazioni ancora brevi - che la giovane Medimago avrebbe potuto supporre provocassero gli spasmi muscolari - sarebbero apparse spesse, robuste e quasi marmoree al tatto. L'improvviso presentimento di avere in sè il potere di interferire - attraverso le mani - nel processo di cura, per la prima volta avrebbe fatto capolino nell'animo dell'ex Corvonero. Assurdo? Forse non poi tanto.

Jane
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All'estremo calore, si aggiungono acuti spasmi muscolari e l'emersione sulla pelle di alcune vene scure e spesse che pulsano e si contraggono. Jane, ti trovi a contare solo su te stessa. Quello che scoprirai è che la percezione che l'uomo avverte sulla pelle non è ovviamente frutto della sua mente, ma è reale. La cute scotta per davvero.

 
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Jane Read - Medimago - 18 anni
Panico.

Lo sentiva iniziare a scorrere malevolo dentro le sue vene, lungo la sua schiena, cercare di annebbiarle la mente e impedirle di ragionare. Per la prima volta da quando aveva iniziato la sua carriera al San Mungo sentiva che si trovava realmente in difficoltà, improvvisamente minuscola come una formica di fronte ad un problema enorme che non riusciva a risolvere.
Attese che il paziente le desse il permesso di aiutarlo a togliersi la maglietta sfilacciata, e nel farlo gli sfiorò il braccio, confermandole che il signor Powell aveva tutte le ragioni del mondo per lamentarsi – non che prima non le avesse - perché la cute era realmente bollente, come se al di sotto di essa ardesse un piccolo fuoco. Nel medesimo istante in cui la sua mano era entrata in contatto fugacemente con la pelle dell’uomo la ragazza avvertì una strana sensazione dentro di sé, una specie di sussurro, come se qualcosa o qualcuno le stesse suggerendo di controllare nuovamente la cute, avvicinando le mani. Scosse impercettibilmente il capo, come se una zanzara le stesse ronzando intorno alle orecchie, e la ignorò, scambiandola per uno scherzo dato dall’agitazione, timorosa di peggiorare ancora di più il dolore che il mago stava provando.

Nel frattempo, l’uomo aveva anche iniziato a tremare, scosso da spasmi muscolari: un nuovo sintomo al quale il Medimago non riusciva a dare sul momento una spiegazione e che non fece altro che aumentare la sua preoccupazione e l’agitazione. Si sforzò di nascondere l’ansia che provava, cercando di non farla trapelare dall’espressione del suo volto, certa che non avrebbe fatto altro che agitare ancora maggiormente il paziente, mentre dentro di sé le domande continuavano ad affollare la sua mente, aumentando la confusione e i dubbi.

Perché l’uomo soffriva così tanto? Cosa poteva fare per farlo stare meglio? Doveva forse cercare un antidoto? Chiamare un consulto? Non aveva tempo, non poteva aspettare a lungo prima di prendere una decisione e ammettere con se stessa che non sapeva cosa fare la stava facendo agitare ancora di più, rendendole difficoltoso concentrarsi.

L’idea di ripulire le ferite le era sembrata buona, e a giudicare dall’aspetto preoccupante dei tagli sul petto dell’uomo le appariva anche come l’opzione migliore, eppure non riusciva ad esserne totalmente convinta. Mentre osservava con più attenzione i tagli profondi circondati da grumi di sangue rappreso ed escrescenze ripiene di liquido scuro – sangue?, la medesima strana sensazione di poco prima ricomparve, iniziando a farsi strada nel panico che ormai stava per prendere il completo controllo sulle sue azioni. Si sforzò di non farci caso, infastidita: che razza di Medimago era se non appena la situazione si complicava la mente iniziava a giocarle scherzi del genere?

L’aumento dell’intensità dei lamenti dell’uomo fu come una scossa che la fece risvegliare: ormai il mago sembrava essere in preda ad un dolore così forte da non sembrare più in grado di ragionare e dare ascolto alle sue parole. Il cuore di Jane accelerò il battito non appena si rese conto che un nuovo segno, l’ennesimo, si era aggiunto all’elenco di problemi che il paziente presentava, e sembrava essere ancora peggiore della sensazione di bruciore: sotto il suo sguardo incredulo alcune linee comparvero in rilievo sulla cute intorno alle ferite e alle vescicole, scure e pulsanti. Riconobbe nell’immediato l’anatomia del reticolo venoso, e capì che la situazione era davvero giunta ad un punto critico. Doveva prendere una decisione nell’immediato o il signor Powell non sarebbe più tornato a passeggiare con la moglie nelle vie della città.

Era giunto il momento di agire, di fare qualcosa, il problema però era… cosa?

Spaesata, la ragazza iniziò a guardarsi intorno sperando di individuare uno scaffale dove avrebbe potuto trovare degli antidoti, ma mentre si chiedeva se un Bezoar sarebbe stato sufficiente, avvertì di nuovo quella strana sensazione, più forte di prima, accompagnata da uno strano formicolio alle mani. Abbassò lo sguardo su di esse, spaesata: sentiva dentro di sé che la soluzione era un’altra, che poteva agire diversamente, ma la parte razionale del suo carattere la stava facendo tentennare.
Se si fosse trovata in una situazione di normalità si sarebbe presa del tempo per rifletterci, per ragionare e cercare di capire se fosse una sensazione reale o uno scherzo della sua immaginazione, ma l’ennesimo gemito del paziente le ricordò che il tempo era proprio quello che non aveva.

Si guardò le mani un’ultima volta, dubbiosa ma consapevole che non aveva altre soluzioni in mente in quel momento, e si arrese ai suggerimenti che l’istinto sembrava volerle dare: si tolse i guanti con due gesti secchi e veloci, e facendo un respiro profondò allungò le mani e le avvicinò con attenzione alla cute dell’uomo, senza toccarla.


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Caldo. Caldo. E ancora caldo. Le vene scure e spesse stavano prendendo a diramarsi lungo tutto il corpo. Quelle sul braccio destro avevano cominciato a svilupparsi verso l'alto in direzione della spalla e verso il basso fino al dorso della mano. Quelle sul torace avevano iniziato a dirigersi verso il collo. Esse pulsavano al ritmo accelerato, ma al tempo stesso profondo, di quello che doveva essere il battito del cuore del paziente. Erano colpi che facevano allargare e restringere repentinamente quelle linee marmoree in espansione e che d'un tratto costrinsero l'uomo a fare uno scatto all'indietro. Ormai Christian Byron Powell aveva raggiunto la soglia che rappresentava il confine tra ciò che era umanamente sopportabile e ciò che, invece, non lo era.
La giovane Medimago sarebbe riuscita a salvare l'uomo? Le mani prudevano, quasi in risposta a questo gravoso interrogativo, mentre la convinzione di potercela fare si faceva sempre più decisa e preponderante: l'agitazione necessitava di essere accantonata, per il momento. O almeno, bisognava provarci. Non appena l'ex Corvonero - consapevole della gravità della situazione - avesse fatto per imporre le mani sul corpo del paziente, le sarebbe parso come se la capacità di curare, mediante il solo utilizzo delle mani, le richiedesse un prezzo. Un prezzo davvero alto.
Tic, toc... Tic, toc.
Le lancette giravano. Il tempo continuava a scorrere senza alcuna pietà. Il respiro dell'uomo iniziò a farsi sempre più pesante, affannoso. Quella semplice azione, così naturale, per lui stava diventando qualcosa di estremamente complicato. Com'era possibile che un processo spontaneo, fisiologico, come la capacità di respirare, stesse divenendo la cosa più difficile da compiere al mondo? Ogni respiro era un supplizio in più da sopportare. La necessità di ossigeno obbligava il paziente ad affidarsi a ciò che, fin dal primo momento in cui egli aveva messo piede nel mondo, lo aveva accompagnato supportandolo, tenendolo in vita, attraverso il suo nascosto e silenzioso agire. Quel qualcosa che spesso veniva dato per scontato, seppur di primaria importanza, aveva preso la forma di tutto ciò che c'è di più insostenibile. La difficoltà a respirare sembrava essere arrivata insieme al fitto bruciore interno più o meno a metà busto. L'aria che, ad ogni inspirazione leggera e stentata, s'insinuava bruciava la trachea fino ad investire anche i polmoni. Quello stesso ossigeno che avrebbe dovuto essere di vitale importanza per il paziente, era adesso portatore del risvolto più negativo.
Jane avrebbe poi compreso. Il costo richiesto dall'atto di cura sarebbe stato: dover assorbire lei stessa quei danni e provare quegli stessi tormenti. Era pronta? Era pronta a soccorrere l'uomo assumendo su di sè le pene che lo affliggevano? Era disposta a soccorrere una persona pur con tutti i rischi che questo avrebbe comportato?

Jane
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Molto bene! Insieme ai sintomi precedenti, il paziente presenta problemi di respirazione (ha difficoltà a respirare e ogni inspirazione è un supplizio per lui). Nel frattempo, tu ti rendi conto che ciò che stai cercando di fare potrebbe costarti caro. Però non si tratta ancora di un vero e proprio contatto con l'abilità.
Comunque, buona fortuna! Sei disposta a correre il rischio? ;)

 
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Jane Read - Medimago - 18 anni
Anche nel caos più profondo, si poteva trovare una bolla solitaria di ordine; in ciò che a prima vista appariva aggrovigliato, solitamente il filo guida si faceva notare dopo attimi di attenta concentrazione. Era per questo che Jane si era innamorata del mondo della Medimagia: il suo lato curioso veniva continuamente nutrito dai quesiti più disparati, dai casi più complessi, l’interesse stimolato a studiare per scoprire nuove cose, per sciogliere i numerosi perché che affollavano la sua mente. La parte razionale del suo carattere, invece, trovava sollievo nel sapere che anche davanti al paziente più misterioso, al sintomo più strano o al segno più raro alla fine si poteva arrivare ad una soluzione, grazie al parere di un collega più anziano o consultando a posteriori un libro in biblioteca.
Per questo vedere crollare ogni singola certezza davanti al signor Powell – e alla situazione disperata in cui egli si trovava – la stava colpendo così nel profondo, rendendole difficile l’elaborazione anche del pensiero più semplice. Sentiva dentro di sé la vergogna dell’ignoranza crescere secondo dopo secondo, creare una voragine in cui cadere al prossimo passo falso, nel fondo il fallimento pronto ad accoglierla. Non essere stata tra le menti più brillanti del suo anno aveva fatto sì che accettasse senza troppo ardore le sconfitte – i brutti voti, in parole povere, ma da quando il peso della responsabilità della salute altrui era stato posato sulle sue spalle aveva iniziato a convertire ogni errore in una colpa da espiare, in un macigno da spingere verso la vetta dell’espiazione. E il sentiero per perdonarsi tutti gli errori che stava commettendo quel giorno sembrava diventare sempre più ripido.

Davanti ai suoi occhi il quadro del paziente peggiorò ancora, nonostante avesse sperato invano di essere giunta al culmine della sofferenza del mago: guardò con stupore il reticolo scuro delle vene crescere, espandersi sull’arto ferito ed allungarsi in direzione del collo. Pulsava ritmico, inquietante e affascinante al tempo stesso, ma non c’era spazio per le attrattive dell’ignoto in quel momento. Il signor Powell fece uno scatto improvviso, il volto sofferente, la sopportazione palesemente giunta al limite. Ad aggravare quello che già era complicato, quella sensazione fastidiosa alle mani che l’aveva spinta inconsciamente ad allungarle in direzione del paziente: da quando aveva iniziato a prestarvi attenzione il prurito non l’aveva abbandonata e la malsana idea che forse proprio le sue mani avrebbero potuto risolvere il problema del paziente aveva iniziato infida a farsi strada nella sua mente. Ma come era possibile che fosse davvero quello il modo più corretto di agire? Come accettare che le sue conoscenze in campo medico, in continuo crescere negli ultimi mesi ma sicuramente non ancora sufficienti, potessero venire surclassate da un gesto apparentemente privo di significato, così semplice?

Il respiro affannoso dell’uomo la riscosse dal panico, il tempo per riflettere era finito da un pezzo e lei aveva sorpassato il limite concesso per indugiare: non aveva più alternative. O allungava le mani un’altra volta, e si lasciava cadere nell’ignoto, o il signor Powell sarebbe morto. Molto probabilmente sarebbe morto comunque di lì a qualche minuto visti i sintomi e il peggioramento delle sue condizioni che si aggravavano secondo dopo secondo, inesorabilmente, ed era consapevole che le conseguenze da affrontare sarebbero state enormi. In una scintilla di incoscienza, si disse che tanto valeva provarci.
Mosse nuovamente le mani in direzione delle ferite dell’uomo con l’intenzione di avvicinarle il più possibile alla cute, ma una scossa fredda scese lungo la sua schiena, improvvisa, fermandola. Al pari di una secchiata d’acqua gelida, una nuova domanda fece il suo ingresso in scena: quel gesto era elementare quanto sembrava? L’incertezza di essere sul punto di fare il passo più lungo della gamba le fermò il respiro, facendola tentennare, e il dubbio che il suo gesto necessitasse di qualcosa in cambio scivolò nella sua coscienza, attorcigliandosi ad essa e stringendo severa. Nel corso degli anni ad Hogwarts aveva imparato a destreggiarsi tra incantesimi complessi e pozioni elaborate, ma tra i tomi polverosi e le pergamene stropicciate aveva anche appreso che esisteva ancora una magia più antica, diversa, che seguiva leggi proprie e infrangibili. Ripensandoci forse era scontato, ma si rese conto che non poteva pretendere che quello che stava chiedendo non avesse un prezzo da pagare. L’unico dubbio però rimaneva quale sarebbe stato e l’ennesimo rantolo del signor Powell fu come ricevere uno schiaffo che la svegliò definitivamente dall’indecisione. Do ut des. Elementare, semplice, eppure pericoloso. Se voleva che il mago smettesse di stare male, che il dolore non lo tormentasse più, avrebbe dovuto allontanare da lui la sofferenza… accogliendola sul suo stesso corpo.

La paura si era impossessata del suo volto ancora prima di riuscire a comprendere appieno quello che le veniva chiesto ed era difficile farla sparire: il paziente sembrava ormai giunto ai livelli più insostenibili di sofferenza, l’ossigeno di cui necessitava per vivere sembrava solamente peggiorare il suo stato. E la sua cute, così calda, quella ferita che sembrava innocua rispetto al resto delle manifestazioni… era davvero disposta ad affrontare tutto quel dolore per far stare meglio il signor Powell?
Incrociò lo sguardo sofferente dell’uomo, quel mago che nonostante la reticenza iniziale aveva deciso di affidarsi a lei, di consegnarle tra le mani la sua vita nella speranza di stare meglio. Quando Paul Dwight mesi prima, durante il colloquio d’assunzione, le aveva chiesto perché volesse diventare Medimago, aveva faticato a trovare una risposta. Aiutare gli altri, certamente quello era il motivo principale, ma il direttore del San Mungo le aveva fatto notare che esistevano molti altri lavori per aiutare il prossimo. Perché scegliere proprio la carriera di Medimago, allora? Erano passate molte settimane ormai da quella conversazione, e ancora Jane non aveva trovato le parole giuste per giustificare la sua decisione. Semplicemente, sentiva dentro di sé il dovere di trovarsi lì, tra quelle mura, e fare tutto il possibile per le persone che si affidavano a lei. Signor Powell compreso.
Fu naturale quindi infine arrendersi all’inevitabile, e accettare lo scambio: questa volta con più decisione, allungò le mani, e le avvicinò alla cute del paziente, pronta ad affrontare le conseguenze del gesto.


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PS. 189/189 - PC. 131/131 - PM. 146/146 - EXP. 29.5
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Abilità & Conoscenze
» Incantesimi Innati: Florikus, Caeruleus Tintinnabulum Flammo, Oppugno, Ardesco, Mangialumache

» Incantesimi Appresi:
- Prima Classe
- Seconda Classe
- Terza Classe (esclusi i proibiti)
- Quarta Classe (esclusi i proibiti)
Dettagli Statistiche
» Punti Salute: 189 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 10 Medimago + 3 oggetti + 5 Top200)
» Punti Corpo: 131 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 10 Medimago)
» Punti Mana: 146 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 15 libri + 10 Medimago)
» Punti Exp: 29.5 (punti base + 4.5 quest + 2 Medimago)

Le statistiche considerate sono quelle presenti in scheda alla data di apertura della quest - 30.10.2020.

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view post Posted on 3/1/2022, 22:11
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Il Fato

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Guaritore Apprendista

Essere Medimago non era per niente la cosa più facile al mondo. Si trattava di una nobile professione che spesso metteva a dura prova - sotto il punto di vista fisico, mentale ed emotivo - chiunque avesse il coraggio e la forza d'animo per seguire quel percorso. Quando si decideva di imboccare un sentiero impervio come questo, appariva essenziale prendere atto del fatto che, in determinate occasioni, risultava capitale mantenere la calma e avere i nervi saldi - evitando possibilmente di trascurare una certa prontezza di spirito. In tal senso, non sarebbe parso lontano dal vero, affermare quanto fosse consueto, nella pratica di questo mestiere, dover fare i conti con situazioni che potevano degenerare, precipitare in un batter d'occhio; e di conseguenza doversi mostrare pronti a superarne gli eventuali effetti negativi in maniera tempestiva.
D'altra parte ciò che aveva preso forma all'interno della sterile stanza del San Mungo, in cui avevano luogo le vicende di questa storia, ne era un chiaro esempio.
La giovane Medimago si sentiva sempre più inutile di fronte allo strazio che aveva colpito il paziente: era provata - come probabilmente mai le era capitato in precedenza.
Le ramificazioni scure e marmoree parevano non avere alcuna intenzione di fermare il loro cammino. Lentamente proseguivano a ricoprire il torace e avevano preso ad estendersi anche sul ventre. Ad ogni attimo che passava il quadro di quelle particolari diramazioni - coperte in alcuni punti dal sangue raggrumato - si ampliava. Il torace si alzava e si abbassava ad un ritmo irregolare, quasi frenetico: l'uomo aveva sempre più difficoltà a respirare. Dando uno sguardo al collo, Jane avrebbe notato che quelle linee avevano iniziato a presentarsi anche su di esso, al lato destro.
La sensazione di trovarsi in una situazione più grande di lei si stava insinuando irrefrenabile all'interno del suo animo. La Medimagia l'aveva da sempre affascinata ma lei ce l'avrebbe fatta a superare tutto questo? Era degna del mestiere che aveva scelto di intraprendere?
Cosa doveva fare?
Non le rimaneva nient'altro che affidarsi a qualcosa di molto semplice e a prima vista anche folle e insensato. L'imperativo di quegli attimi di pura tensione era quello di cercare a qualunque costo di salvare il paziente: Jane ne era consapevole. La principale prerogativa di chi percorreva la strada della Medimagia, in genere, riguardava l'essere persone interessate, in primis, al benessere degli altri. E non v'era alcun dubbio sul fatto che lei, Jane, fosse degna di far parte di quella categoria. Scegliendo di seguire una bizzarra - ma altrettanto vera e reale - sensazione aveva ripreso ad imporre le mani sul paziente. Muovendo i palmi sopra il corpo non poté fare a meno di cominciare ad avvertire quel presentimento in maniera più chiara e nitida. Iniziò così a sentirsi pronta ad accogliere su di sé i mali e le sofferenze dall'uomo. Qualche istante dopo era definitivamente pronta per lo scambio. Si sarebbe potuto anche dire che la giovane Medimago avesse preso una decisione non ben ponderata. Perché non aveva provato con qualche incantesimo? Perché aveva dato ascolto ad una sensazione invece che affidarsi alla sua conoscenza magica?
Il tempo però le diede ragione.
Un sentore di fastidioso e infido malessere - come una sorta di calore - cominciò a propagarsi dal dorso delle mani(-5PS). Sotto il punto in cui in quel momento esse si trovavano - proprio sulla parte sinistra del busto dell'uomo, più o meno al centro - le linee parvero fermarsi. Era questa la percezione che se ne poteva avere. A ben guardare, le ramificazioni risultavano senza alcun dubbio incomplete.
L'ex Corvonero aveva per davvero attivato qualcosa? Ce la stava facendo? La sofferenza che aveva principiato ad avvertire di certo sarebbe aumentata, ma questo avrebbe ostacolato il suo tentativo? Le avrebbe reso complicato concentrarsi sul processo di cura?

Jane
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Perdona l'attesa! Ora proseguiamo!
Ecco, arriva il primo contatto con l'abilità. Quando Jane impone le mani sul lato sinistro, più o meno al centro, del corpo del paziente, le linee scure sembrano fermarsi: il quadro delle ramificazioni è incompleto e rimane per il momento così. Nel frattempo avverti del malessere, simile a calore che parte dal dorso delle mani e che inizia a propagarsi.
Rimani sorpresa da quello che è accaduto. D'altra parte evinci che la tua mossa ha attivato qualcosa, ha funzionato e che devi continuare su questa strada.
Esplora le sensazioni, le emozioni, i pensieri di Jane, continua così!

 
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view post Posted on 9/1/2022, 00:08
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Jane Read - Medimago - 18 anni
Lo poteva percepire perfettamente su di sé, un fastidioso prurito sul volto che le arrossava le guance: la sua bacchetta, abbandonata accanto al paziente sul lettino, sembrava pronta ad emanare tutto lo sdegno e la delusione possibile. Perché non aveva seguito le regole? Quale insensato e incoerente meccanismo aveva spinto lei e la sua coscienza ad ignorare tutto quello che era sempre stato giusto, mettendo a rischio la vita del paziente? Era possibile che avesse potuto essere così imprudente senza rifletterci nemmeno un secondo?
L’incantesimo Anapneo, il Mundo Vulnus, la bava di Gorgol… tutti utili, adatti allo scopo principe del suo lavoro: far stare meglio il paziente. Allora, perché non aveva nemmeno provato a prenderli in considerazione? Perché non ci aveva nemmeno pensato? Era davvero una sciocca. Aveva ignorato i principi base della medicina, si era lasciata catturare dal panico in pochi minuti davanti alle condizioni del paziente che peggioravano di secondo in secondo e non era stata in grado di reagire, di comportarsi da medimago nel vero senso della parola. Riflettendo sulle sue debolezze vedeva chiara davanti a sé – nell’ingenuità che solo un neoassunto può avere – la conclusione della sua carriera dopo sole poche settimane di lavoro. Doveva chiamare un suo collega fin dal primo momento in cui aveva notato le linee scure comparire sul braccio dell’uomo. Prendere in considerazione l’idea che il caso fosse troppo avanzato per le sue conoscenze già quando non era stata in grado di identificare la creatura che aveva aggredito il signor Powell. Quando l’uomo aveva iniziato ad essere dispnoico, avrebbe dovuto comprendere che non era in grado di svolgere il suo lavoro.
La sua curiosità e la sua ignoranza avevano deliberatamente messo in ulteriore pericolo la vita del mago, lei aveva peggiorato la situazione e stava bruciando azione dopo azione il giuramento che aveva pronunciato quando aveva accettato quell’incarico. Ippocrate e i grandi della medimagia l’avrebbero derisa e insultata se fossero stati presenti.

Allo stesso tempo però, non aveva potuto ignorare quel sussurro, quella sensazione che le aveva sfiorato l’animo non appena aveva avvicinato le mani alla cute del paziente. La percezione che potesse effettivamente trattarsi della scelta giusta era timida, riusciva ad avvertirla solo impercettibilmente, eppure era presente. Aveva inconsciamente scelto di seguirla, anche se non sapeva quanto sarebbe stato effettivamente alto il prezzo da pagare ma, soprattutto, se ne sarebbe valsa la pena. Aveva allungato le mani, la paura dell’ignoto che la teneva ancorata alla ragione mentre la curiosità sgomitava per farsi avanti, la flebile speranza che potesse effettivamente aiutare il signor Powell – ma come, in che modo? – che timidamente faceva capolino nel suo animo. Cercava disperatamente un segnale, un cenno che potesse funzionare, ma in un primo momento non sembrò cambiare nulla. Anzi, la situazione continuava a peggiorare, sempre più drasticamente. Le linee scure non avevano fermato la loro avanzata neanche per un istante, e procedevano andando a ricoprire centimetro dopo centimetro anche l’addome del paziente: spostando lo sguardo, agitata, si accorse che avevano iniziato anche a risalire lungo il collo. Fu in quel momento che avvertì prepotente il desiderio di arrendersi: la situazione ormai era degenerata e le appariva cristallino che il signor Powell non ce l’avrebbe fatta. Per colpa sua.

Era evidente che fosse sull’orlo della disperazione: la stanchezza pesava come un macigno sulle sue spalle, la tensione che aveva stretto sempre più i suoi muscoli ormai sembrava arrivata al culmine, il respiro in difficoltà quasi come se stesse provando lo stesso dolore del paziente. Si sarebbe sentita in colpa per il resto della vita probabilmente, ma non vedeva una via d’uscita. Aveva avvicinato le mani alla cute dell’uomo, aveva ascoltato quella voce che le suggeriva una cosa tanto assurda quanto strana, si era lanciata fiduciosa… ma non era successo niente. Era pronta a cedere, definitivamente, eppure qualcosa la fermò un frammento di secondo prima che si arrendesse sul serio. Iniziò ad avvertire una fastidiosa sensazione di calore sul dorso delle mani e il suo sguardo scattò veloce ad osservare quella zona. Non appena notò quello che era successo, le si fermò il respiro per un secondo. Riguardò con più attenzione, il calore che non accennava a scomparire e iniziava a darle noia, ma qualcosa di più importante catturò ogni suo pensiero, distraendola. Sotto alle sue mani le ramificazioni sembravano… incomplete. Lo stupore prese spazio sul suo volto. Era stata lei a farlo? Gli occhi continuavano a spostarsi dalle sue mani alle linee scure che sembravano aver improvvisamente interrotto la loro avanzata, cercando un nesso logico che sfuggiva beffardo, deridendola. Era possibile che quel sussurro fosse fin dall’inizio la strada da seguire? Poteva permetterle davvero di aiutare il signor Powell? Un’altra scossa di calore sembrò propagarsi sulle sue mani, un fastidio al limite della vera e propria sensazione di dolore, e la verità fece svanire i dubbi che l’avevano colta poco prima. Ci sarebbe stato un prezzo da pagare, ora ne era certa. Alzò lo sguardo incrociando quello sofferente del paziente, ormai giunto al limite di ogni sopportazione, la Morte che si rifletteva sul fondo dei suoi occhi, pronta ad accoglierlo nella sua schiera. E prima ancora di riflettere oltre, aveva preso la sua decisione. Strinse le mani per un istante, solo uno. Non sprecò fiato, non parlò né tentò di rassicurare il signor Powell che probabilmente non poteva più sentirla. Aveva percepito solo una lieve sfumatura di quello che la attendeva, ma non le interessava, non in quel momento. Distese le dita e le avvicinò di nuovo alla pelle del mago, spostandosi qualche centimetro più di lato dove le linee ancora erano complete. Aveva intuito solo in parte quello che sarebbe potuto succedere, eppure, con un accenno di ingenuità, non ascoltò gli avvertimenti che giungevano dal suo corpo. Ormai, aveva preso una decisione.

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view post Posted on 6/5/2022, 11:21
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Il Fato

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Qualcosa di insolito infine era stato attivato.
L'innesco parve essere giunto esattamente nel momento più opportuno: l'azione portata avanti dalla giovane Jane aveva senza alcun dubbio funzionato, in una maniera che si sarebbe potuta definire quasi provvidenziale.
Proprio nell'esatto istante in cui la condizione del paziente era arrivata ad un livello tale per cui, sarebbe apparso complicato, trovare una soluzione efficace, la magia si era presentata in modo piuttosto inatteso giungendo in soccorso della Medimago - e del paziente che lei stava provando a salvare.
Cercata, chiamata, inseguita - senza tuttavia avere la certezza di riuscire sul serio a raggiungerla - alla fine la magia si era davvero sprigionata dalle mani dell'ex Corvonero.
Le linee erano rimaste ferme per qualche secondo.
Poi avevano preso a sottigliarsi.
Mentre le mani venivano spostate appena più sù, lungo il corpo del paziente, le ramificazioni scure parvero cominciare ad assumere il loro aspetto normale. Iniziarono così a schiarirsi, a perdere via via la colorazione nera - quasi come se avessero preso a liberarsi di una qualche sostanza nociva che fino ad un attimo prima aveva donato loro quell'aspetto assai poco confortante. Nel frattempo la temperatura del corpo del paziente principiava a scendere.
La Read ce la stava facendo.
I suoi sforzi stavano dando i primi frutti.
Eppure, man mano che la situazione di Christian Byron Powell migliorava, la sua non vedeva lo stesso percorso positivo. Alla fine quella magia, che si era rivelata benefica, aveva davvero un prezzo.
Il calore originato dalle mani, dal dorso, si era fatto più intenso. Fasciava la pelle. Infieriva sulla carne(-10PS). Ora faceva per scorrere lungo l'avambraccio. Più il benessere benediceva il paziente, più il malessere aumentava e diveniva difficile da sopportare per Jane.

Jane
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Dovrebbe essere tutto molto chiaro! Man mano che il paziente migliora (la temperatura del suo corpo si abbassa di qualche grado e le ramificazioni sembrano cominciare a sottigliarsi e ad assumere una colorazione naturale), le tue condizioni peggiorano. Il calore si intensifica e arriva fino all'avambraccio.
Molto bene, continua! Focalizzati su quello che prova Jane e sul processo di cura.

 
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