| Jane Read - Medimago - 18 anni Anche nel caos più profondo, si poteva trovare una bolla solitaria di ordine; in ciò che a prima vista appariva aggrovigliato, solitamente il filo guida si faceva notare dopo attimi di attenta concentrazione. Era per questo che Jane si era innamorata del mondo della Medimagia: il suo lato curioso veniva continuamente nutrito dai quesiti più disparati, dai casi più complessi, l’interesse stimolato a studiare per scoprire nuove cose, per sciogliere i numerosi perché che affollavano la sua mente. La parte razionale del suo carattere, invece, trovava sollievo nel sapere che anche davanti al paziente più misterioso, al sintomo più strano o al segno più raro alla fine si poteva arrivare ad una soluzione, grazie al parere di un collega più anziano o consultando a posteriori un libro in biblioteca. Per questo vedere crollare ogni singola certezza davanti al signor Powell – e alla situazione disperata in cui egli si trovava – la stava colpendo così nel profondo, rendendole difficile l’elaborazione anche del pensiero più semplice. Sentiva dentro di sé la vergogna dell’ignoranza crescere secondo dopo secondo, creare una voragine in cui cadere al prossimo passo falso, nel fondo il fallimento pronto ad accoglierla. Non essere stata tra le menti più brillanti del suo anno aveva fatto sì che accettasse senza troppo ardore le sconfitte – i brutti voti, in parole povere, ma da quando il peso della responsabilità della salute altrui era stato posato sulle sue spalle aveva iniziato a convertire ogni errore in una colpa da espiare, in un macigno da spingere verso la vetta dell’espiazione. E il sentiero per perdonarsi tutti gli errori che stava commettendo quel giorno sembrava diventare sempre più ripido.
Davanti ai suoi occhi il quadro del paziente peggiorò ancora, nonostante avesse sperato invano di essere giunta al culmine della sofferenza del mago: guardò con stupore il reticolo scuro delle vene crescere, espandersi sull’arto ferito ed allungarsi in direzione del collo. Pulsava ritmico, inquietante e affascinante al tempo stesso, ma non c’era spazio per le attrattive dell’ignoto in quel momento. Il signor Powell fece uno scatto improvviso, il volto sofferente, la sopportazione palesemente giunta al limite. Ad aggravare quello che già era complicato, quella sensazione fastidiosa alle mani che l’aveva spinta inconsciamente ad allungarle in direzione del paziente: da quando aveva iniziato a prestarvi attenzione il prurito non l’aveva abbandonata e la malsana idea che forse proprio le sue mani avrebbero potuto risolvere il problema del paziente aveva iniziato infida a farsi strada nella sua mente. Ma come era possibile che fosse davvero quello il modo più corretto di agire? Come accettare che le sue conoscenze in campo medico, in continuo crescere negli ultimi mesi ma sicuramente non ancora sufficienti, potessero venire surclassate da un gesto apparentemente privo di significato, così semplice?
Il respiro affannoso dell’uomo la riscosse dal panico, il tempo per riflettere era finito da un pezzo e lei aveva sorpassato il limite concesso per indugiare: non aveva più alternative. O allungava le mani un’altra volta, e si lasciava cadere nell’ignoto, o il signor Powell sarebbe morto. Molto probabilmente sarebbe morto comunque di lì a qualche minuto visti i sintomi e il peggioramento delle sue condizioni che si aggravavano secondo dopo secondo, inesorabilmente, ed era consapevole che le conseguenze da affrontare sarebbero state enormi. In una scintilla di incoscienza, si disse che tanto valeva provarci. Mosse nuovamente le mani in direzione delle ferite dell’uomo con l’intenzione di avvicinarle il più possibile alla cute, ma una scossa fredda scese lungo la sua schiena, improvvisa, fermandola. Al pari di una secchiata d’acqua gelida, una nuova domanda fece il suo ingresso in scena: quel gesto era elementare quanto sembrava? L’incertezza di essere sul punto di fare il passo più lungo della gamba le fermò il respiro, facendola tentennare, e il dubbio che il suo gesto necessitasse di qualcosa in cambio scivolò nella sua coscienza, attorcigliandosi ad essa e stringendo severa. Nel corso degli anni ad Hogwarts aveva imparato a destreggiarsi tra incantesimi complessi e pozioni elaborate, ma tra i tomi polverosi e le pergamene stropicciate aveva anche appreso che esisteva ancora una magia più antica, diversa, che seguiva leggi proprie e infrangibili. Ripensandoci forse era scontato, ma si rese conto che non poteva pretendere che quello che stava chiedendo non avesse un prezzo da pagare. L’unico dubbio però rimaneva quale sarebbe stato e l’ennesimo rantolo del signor Powell fu come ricevere uno schiaffo che la svegliò definitivamente dall’indecisione. Do ut des. Elementare, semplice, eppure pericoloso. Se voleva che il mago smettesse di stare male, che il dolore non lo tormentasse più, avrebbe dovuto allontanare da lui la sofferenza… accogliendola sul suo stesso corpo.
La paura si era impossessata del suo volto ancora prima di riuscire a comprendere appieno quello che le veniva chiesto ed era difficile farla sparire: il paziente sembrava ormai giunto ai livelli più insostenibili di sofferenza, l’ossigeno di cui necessitava per vivere sembrava solamente peggiorare il suo stato. E la sua cute, così calda, quella ferita che sembrava innocua rispetto al resto delle manifestazioni… era davvero disposta ad affrontare tutto quel dolore per far stare meglio il signor Powell? Incrociò lo sguardo sofferente dell’uomo, quel mago che nonostante la reticenza iniziale aveva deciso di affidarsi a lei, di consegnarle tra le mani la sua vita nella speranza di stare meglio. Quando Paul Dwight mesi prima, durante il colloquio d’assunzione, le aveva chiesto perché volesse diventare Medimago, aveva faticato a trovare una risposta. Aiutare gli altri, certamente quello era il motivo principale, ma il direttore del San Mungo le aveva fatto notare che esistevano molti altri lavori per aiutare il prossimo. Perché scegliere proprio la carriera di Medimago, allora? Erano passate molte settimane ormai da quella conversazione, e ancora Jane non aveva trovato le parole giuste per giustificare la sua decisione. Semplicemente, sentiva dentro di sé il dovere di trovarsi lì, tra quelle mura, e fare tutto il possibile per le persone che si affidavano a lei. Signor Powell compreso. Fu naturale quindi infine arrendersi all’inevitabile, e accettare lo scambio: questa volta con più decisione, allungò le mani, e le avvicinò alla cute del paziente, pronta ad affrontare le conseguenze del gesto.
PS. 189/189 - PC. 131/131 - PM. 146/146 - EXP. 29.5 Inventario Attivo » Bacchetta: 13 Pollici, Legno di Elce, Crine di Unicorno e Goccia di Rugiada » Stetoscopio Abilità & Conoscenze » Incantesimi Innati: Florikus, Caeruleus Tintinnabulum Flammo, Oppugno, Ardesco, Mangialumache
» Incantesimi Appresi: - Prima Classe - Seconda Classe - Terza Classe (esclusi i proibiti) - Quarta Classe (esclusi i proibiti)
Dettagli Statistiche » Punti Salute: 189 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 10 Medimago + 3 oggetti + 5 Top200) » Punti Corpo: 131 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 10 Medimago) » Punti Mana: 146 (punti base + 5 studentessa anziana + 6 quest + 15 libri + 10 Medimago) » Punti Exp: 29.5 (punti base + 4.5 quest + 2 Medimago)
Le statistiche considerate sono quelle presenti in scheda alla data di apertura della quest - 30.10.2020. SchedaFind the healing in you
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