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view post Posted on 6/11/2020, 23:14
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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«Vinstav, sono le 17.00, dovevi essere fuori da qui da un'ora. Muovi il cu*o.»
Ashford Langston le aveva dato così la buonasera, mostrandosi burbero e abrasivo come suo solito. Ma ad Ariel non dispiaceva troppo: era uno dei pochi colleghi che sembrasse aver sviluppato in un anno di lavoro una qualche forma di rispetto nei suoi confronti, andando oltre (ignorando nel suo caso) le sue stramberie e quindi aveva preso l'abitudine di riprende occasionalmente la giornalista nel notare i suoi ritmi sregolati.

Stava lavorando ad un'inchiesta col supporto del Ministero, uno di quegli articoli che le avrebbe permesso di poter ottenere in futuro reportage di spessore, qualcosa di diverso dalle colonne di attualità sulle imprese familiari britanniche.
Il risultato? Dormiva più in ufficio che a casa e il suo corpo era composto per il 50% di caffè americano e english breakfast.
Volendo evitare di crollare per sfinimento a metà strada da Diagon Alley e uno dei focolai pubblici della metropolvere, decise di ordinare qualcosa da mangiare con consegna via gufo dall'ufficio, sfruttando uno dei rapaci disponibili in sede.
Avrebbe guadagnato tempo e salvato il suo stomaco, così.
Spinta dalle ultime gocce di caffè che aveva in corpo, lasciò il Palazzo Centrale della Gazzetta del Profeta diretta verso una delle piazzette adiacenti Carkitt Market a Diagon Alley.

Alle 17.30 era nella piazzuola di mercato, stravaccata contro il braccio ferroso di una delle poche panchine libere. Carkitt Market era un tripudio di colori autunnali: sicomoro e platano inglese avevano decorato con le loro foglie i marciapiedi e i banchi chiusi di qualcuna delle botteghe, dipingendo di rosso e oro l'ambiente.
Normalmente Ariel si sarebbe data alla fotografia senza pensarci due volte, ma era tanto affamata e stanca che non aveva la forza di muoversi dalla sua posizione.
L'unica cosa che la smosse fu il bubolare di un gufo reale.
"CIBO"
Si voltò di scatto, facendo volare sulle sue spalle qualche foglia che le era caduta in testa – e della cui presenza non sembrava essersi accorta.

«Oh.» Sì, era decisamente la sua consegna e quello il suo gufo fattorino.
«Mierdmierdmierd E quella che stava per venire investita da un gufo imbizzarrito in volo verso di lei era una povera passante.
«ATTENTA ALL'UCCELLO! L'avrebbero ricordata così nei suoi ultimi momenti di dignità: a braccio sinistro teso verso un gufo reale pronto a travolgere una giovane ragazza, bacchetta inutilmente alla mano e l'espressione del panico disegnata sul volto, supportata da capelli bianchi (tinti) scompigliati e occhi blu enormi come in una vignetta comica.
Meno male che tolta l'orribile scelta di parole, avesse almeno deciso quel giorno di vestirsi normalmente: un maglioncino oversize verde, una gonna in felpa nera e un paio di stivaletti neri.

 
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view post Posted on 7/11/2020, 21:21
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fe7e26ad7c09bf6c5beeaa7f84be5782558b6567dea03619cbdabcee15ca6a12oie_QaiZ1uhPdJ2cEra stato un sollievo lasciarsi i suoni, le luci e gli odori del Tiri Vispi alle spalle. L'atmosfera carica del negozio era in grado di prosciugarle le forze molto rapidamente, per poi risputarla tutta frastornata tra le pietre pungenti di Diagon Alley, troppo esausta per sopportare altre interazioni. Quel giorno, però, Niahndra aveva giocato d'anticipo: si era preparata un piano d'azione completo di lista della spesa e mappa approssimativa del locale e aveva studiato il percorso più rapido e indolore per raccogliere tutti gli articoli che le servivano e raggiungere la cassa a tempo record. Il risultato era stato soddisfacente e l'entusiasmo di aver trovato l'annullaforuncoli compensava quella punta di delusione che le era rimasta appiccicata addosso per non aver incrociato Eloise. Poco male, si disse; debole di volontà com'era, probabilmente avrebbe permesso alla rossa di allungare la sua permanenza in negozio per un tempo assai maggiore rispetto a quello pianificato, quindi forse era stato per il meglio.
La ragazza si avviò verso la strada principale adattando il proprio passo al solito motivetto degli Skull & Roots che le gravitava nella testa. Ondeggiava coi piedi tra i mucchi di foglie che si stavano accumulando ai bordi delle viuzze; al petto teneva i sacchetti dei Tiri Vispi, assicurati con otto delle dieci dita in suo possesso, visto che l'indice ed il medio tenevano il tempo picchiettando ritmicamente sulle buste.
Come spesso le capitava quando camminava, Niahndra era persa nel suo mondo interiore. I pensieri erano tanti, più o meno futili e altrettanto momentanei; impegnativi a sufficienza da far convergere tutte le sue risorse attentive all'interno, lasciando quindi in sospeso l'elaborazione degli input ambientali. Detta in altri termini, la ragazza proseguiva con la testa tra le nuvole, completamente ignara di quel che la circondava.
E le cose sarebbero anche rimaste così se un urlo non l'avesse riscossa dal quel ruminare mentale. Strappata senza troppi complimenti alle proprie considerazioni e colta con le difese abbassate Niahndra tornò di colpo presente a sé stessa, i sensi all'erta per rispondere ad una semplice, fondamentale, domanda: *Ma ce l'ha con me?*
Per l'amor di Merlino, quella non sarebbe stata certo la prima volta che qualcuno le gridasse (o fischiasse) dietro un commento equivoco o di cattivo gusto e di solito lei si limitava a scoccare un'occhiata sconcertata per poi tirare diritto accelerando il passo. C'era anche da dire, però, che di solito si trattava di uomini di mezz'età, leggermente appesantiti e con un sorriso viscido stampato tra la barba vecchia di qualche giorno.
Forse era solo pazza, fu il secondo pensiero generato spontaneamente. Forse era una visionaria che le aveva appena predetto il futuro tra i singulti incomprensibili che dovevano essere le sue divinazioni.
O, forse, aveva soltanto voluto assicurarsi che Niahndra si concentrasse sugli studi, senza stare a perdersi dietro le lusinghe insidiose dei primi amori tra i banchi di scuola. In tal caso, ragionò, la donna avrebbe anche potuto starsene tranquilla: gli uccelli, per buona pace sua, erano l'ultima delle sue preoccupazioni.
Queste e altre considerazioni emersero in quel secondo di sospensione impiegato a registrare ciò che stava accadendo. Niahndra immagazzinò il timbro di voce, la chioma albina, il tripudio di nero e verde, l'espressione sgomenta —*Caspita, deve tenerci tanto all'educazione delle studentesse di oggi.*
Fortunatamente per lei, non esisteva al mondo una quantità di pensieri tale da impedire ai meccanismi primordiali del corpo e della mente di entrare in gioco. Reagendo ad uno dei più potenti indizi sociali, quindi, gli occhi di Niahndra si mossero per allinearsi allo sguardo dell'altra al fine di individuare la fonte di un simile terrore.
Due fanali arancioni incorniciati da altrettanti ciuffi di penne ricambiarono l'occhiata mentre il più grande frisbee piumato che avesse mai visto la puntava ad una velocità sconcertante.
«merdamerdamerda» In un'altra situazione è probabile che avrebbe riso della coincidenza nella scelta di imprecazioni, ma in quel particolarissimo caso Niahndra non poté fare altro che slanciarsi in avanti e alzare entrambe le braccia a proteggersi capo e viso.
I sacchetti che teneva in mano finirono a terra sparpagliando intorno parte del contenuto, non che in quel momento le potesse importare un fico secco.
Perciò, eccola lì, piegata su sé stessa in mezzo squat, la testa incassata tra le spalle e le braccia, le palpebre serrate per paura che le venisse cavato un occhio o due. In attesa di un impatto che, si augurava, non sarebbe mai arrivato.
Tese le orecchie per captare qualche suono.
«È andato via?» Azzardò, poi.

 
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view post Posted on 9/11/2020, 19:02
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In un tripudio incrociato di «Mierdmierdmierd» disponibile anche con doppiaggio in lingua inglese, Niahndra e Ariel facevano la loro conoscenza nello stile tragicomico da penny dreadful del Cavillo.
Ariel vedeva già il titolo stampato in caratteri gotici e inchiostro seppia: "Studentessa aggredita da uccello: Giornalista urla frasi equivoche"; non fosse che un secondo dopo mostrava un'espressione disgustata davanti la sua stessa idea – era possibile che sotto sotto avesse ancora un briciolo di maturità e contegno, la dignità sopita sotto la tinta bianca e il tabacco stordente.
«Ma non posso mica pubblicarlo per la concorrenza.»
Oppure no, era soltanto scema e Niahndra era appena stata salvata da suddetta idiota, la stessa che per quel momento di distrazione si era persino dimenticata di come l'uccello non fosse solo un terminaccio divertente solo per i ragazzini agli albori delle vampate ormonali, ma una presenza reale e piumata: il postino aveva evitato per un soffio la Tassorosso e ora, assolutamente indifferente alla strage di pacchetti causata, se ne stava con la sua consegna di fronte al volto della stralunata giornalista, bubolando toni acuti e fastidiosi per riscuoterla dalla sua apparente catatonia.
«AH! Sì, scusa!» Sbrigativa, affondò la mano destra nella tasca della giacca dietro di lei – un cappotto marrone in mischia di lana a scacchi dorati – tirando fuori qualche moneta sonante che fece ricadere nel borsello del postino volante, richiudendolo con uno strattone del mignolo sinistro; il resto della mano era occupato a tenere ancora la sua bacchetta, estratta in un raptus istintivo e di cui non sembrava aver bisogno.
In un battito di ali e ciglia il gufo era volato via, abbandonando un sacchetto di carta ruvida in grembo ad Ariel e ignorando brutalmente Niahndra ancora accucciata a poca distanza da lei.
«Oh no.» La voce della povera ragazza fu l'ultimo input necessario a riportarla con i pedi per terra. Poggiò contro la panchina il suo ordine e senza ripeterselo due volte si portò china sul pavimento, ignorando il letto di foglie umide contro cui le ginocchia cozzarono. Una serie di piume era rovinata a terra alla caduta dei sacchetti e si era ovviamente sporcata.
«Own, cavoli. Mi dispiace.» Alzò il tono per farsi sentire dall'altra, mostrandosi non poco mortificata sebbene la colpa non fosse realmente sua, ma più dei modi del gufo reale nell'arrivare in picchiata su Carkitt Market. «Non ti sei fatta male, vero?» Alzò lo sguardo verso la studentessa, occhi grandi per la preoccupazione e le labbra contratte in un broncio bambinesco di chi sembrava essere appena stata colta in flagrante
«Giuro che non sapevo sarebbe arrivata una Firebolt di gufo.» Borbottò, imbarazzata, prima di sollevare il braccio sinistro e portarlo sopra una manciata di piume, sporche fra le falde di grumi di terra umida e frammenti fangosi di foglie autunnali. Avrebbe tentato di richiamare a sé una stilla della sua magia, figurando in mente il profumo del sapone, il rumore dei panni contro una superficie e ovviamente l'aspetto delle piume intonse: con chiari riferimenti a "pulito e attività domestiche" impressi nei suoi pensieri, avrebbe mosso il polso in senso orario, portando questo dall'alto verso il basso, concludendo la rotazione con un leggero "colpetto" di bacchetta verso le piume.
"Gratta e Netta"
Una volta pulite, come fossero fresche di scaffale, le avrebbe prese con la mano destra e una ad una messe dentro uno dei sacchetti a lei più vicino.
«Devi scusarmi tantissimo, davvero davvero. Spero sia tutto ok e niente si sia rotto, sennò lo ripago eh – sempre se non basta qualche colpetto di bacchetta. O vuoi un biscotto?» Si sarebbe interrotta in corso d'opera per tornare con la testa e gli occhi rivolti verso Niahndra verso cui nemmeno si era presentata, investendola con le sue parole senza nemmeno passare per i convenevoli. «No, perché un biscotto delle scuse te lo prendo con piacere.» Si voltò di scatto verso il suo ordine, ancora imbustato e chiuso in attesa sulla panchina.
Sollevò le sopracciglia con un'espressione di sorpresa particolarmente teatrale.
«Oh no, ma non ho biscotti!»
Panico e paura, disonore su di lei e la sua mucca!
Con lo sconcerto di chi ha appena scoperto di avere un fratello gemello scomparso nella sua serie tv argentina, Ariel tornò a guardare la Tassorosso a bocca spalancata in una perfetta "O".
«E se invece avessi un Muffin delle scuse?!»
L e
M i n a c c i o n e

 
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view post Posted on 12/11/2020, 12:05
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fe7e26ad7c09bf6c5beeaa7f84be5782558b6567dea03619cbdabcee15ca6a12oie_QaiZ1uhPdJ2cNon le giunse mai una vera e propria risposta, ma quando i secondi passarono e la consapevolezza di essere più che mai ridicola si fece insopportabile, Niahndra s'azzardò a sciogliere quella posa difensiva e gettare un'occhiata prudente intorno. La stessa vocina che l'aveva destata dai suoi pensieri poco prima continuava a colorare l'aria, ma dell'eventuale interlocutore non c'era traccia.
La bruna portò quindi avanti la sua timida ricognizione e siccome non c'erano frisbee pennuti o fari dardeggianti ad incombere su di lei costrinse il proprio corpo a rilassarsi e prendere fiato. Ora che l'allarme era cessato, rimanevano attivi tutti i sistemi necessari a ricordarle che figura di sterco di Erumpent avesse appena fatto. Forse, se si fosse mossa abbastanza velocemente...
«Own, cavoli. Mi dispiace.»
Prima ancora che potesse rendersene conto, l'altra ragazza —perché si trattava di una ragazza e non di una signora anziana, dovette ravvedersi— si era accucciata a terra per riordinare le diverse piume autoinchiostranti volate via dal sacchetto.
L'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata protrarre quella situazione imbarazzante e far sentire in colpa l'altra.
«Nono lascia stare---» Ben presto, però, le fu chiaro che cercare di fermarla, nei movimenti o nelle scuse, sarebbe stato inutile e, perciò, dopo un momento di disorientamento Niahndra cercò di imitarla senza riuscirci davvero. La sconosciuta viaggiava su un binario tutto suo, ad una velocità che le era sconosciuta e che la obbligava suo malgrado alle retrovie.
A disagio nella propria pelle, la bruna balbettò una risposta che si perse nel vento quando incrociò lo sguardo mortificato della giovane. Infine, desistette e si limitò a scuotere la testa per negare di essersi fatta male.
Mentre ne registrava i movimenti, Alistine molleggiò sui piedi, aprì e chiuse le mani a pugno senza riuscire veramente a formulare un pensiero di senso compiuto. L'imbarazzo tinteggiava di rosso la sua visuale, la sfuocava e la restringeva; ogni terminazione nervosa prese a scaricare nel medesimo istante sottoponendola ad un sovraccarico sensoriale che la lasciò spaesata e al tempo stesso dolorosamente iper-consapevole di sé stessa. Si rendeva conto —in un modo distorto e distante da sé— di come apparisse la scena dall'esterno: lei mezza piegata, rigida e impettita che non muoveva un muscolo mentre l'altra si prodigava a rimediare al pasticcio combinato in realtà dalla Tassorosso stessa.
Erano troppe informazioni e tutte insieme, il risultato era inevitabile: Niahndra.exe aveva smesso di funzionare.
In background continuava ad essere presente, per cui si accorse che nel frattempo le piume autoinchiostranti erano tornate immacolate come quando le aveva comprate ed erano sparite nuovamente nel sacchetto. In maniera automatizzata, intimando ai propri muscoli di cooperare, raccolse entrambe le buste senza neanche controllarne il resto del contenuto.
La solita voce copriva il sottofondo, ma il rombo che sentiva nelle orecchie arrossate la sovrastava. Quando infine Niahndra fu in grado di focalizzare di nuovo lo sguardo sull'altra —la chioma chiarissima, i lineamenti bambineschi, la boccuccia schiusa— realizzò il tono ascendente nel timbro di lei. Indicava una domanda, di questo era sicura, solo che non aveva minimamente registrato quale fosse. *Andiamo, bimba, questo è il tuo segnale d'entrata.*
«Io...cosa è appena successo?»
*Una prova brillante.*
Per lo meno adesso era in piedi, con le sporte del Tiri Vispi di nuovo al petto, invece che china a metà con le mani nei capelli.

 
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view post Posted on 24/2/2021, 03:24
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Davanti alla confusione di Niahndra, la faccia genuinamente entusiasta di Ariel si voltò verso il proprio ordine. Cercando di acciuffarlo per la mano libera dall'estremità superiore, causando la rottura della parte superiore dell'incarto in un frastuono di carta strappata.
Non c'era bisogno di sforzarsi troppo per notare fra gli incarti coni di frittelle zuccherine, piccole come gobbiglie e dall'altra parte le punte dorate di alcune patatine fritte tagliate in una curiosa forma a spirale.
Vista l'altezza della busta, era molto probabile vi fosse ben altro nel suo take away.
Come tutta quella massa di carboidrati e untuosità potesse venire ingerita solo da lei che si mostrava così sottile, era un mistero da profezia magica.
«Praticamente Jerry – penso si chiami Jerry – ha avuto un'operazione all'ala qualche mese fa e non penso abbiano fatto bene la riabilitazione e ora tende a gestire male gli atterraggi. Lo so perché Michael, il ragazzo del negozio da dove ordino in ufficio, mi ha– ... ah, merde Si interruppe a metà discorso, evidentemente consapevole con l'ennesimo scarto di ritardo non solo di aver frainteso le parole della povera Nihandra, ma anche di averla sommersa di nuovo di un fiume di parole non richieste.
Come sempre le accadeva, quindi, si rifugiava nelle situazioni di stress nella lingua madre.
"Mi sa che non stava chiedendo quello."
Si morse l'interno della guancia e nella ricerca di un attimo di calma per il beneficio della ragazza davanti a lei, tese entrambe le mani – quindi bacchetta inclusa – verso la panchina al suo fianco.
«Ciao, mi chiamo Ariel e parlo troppo: siccome il postino volante ti ha quasi investita e sei un po' confusa, posso offrirti qualcosa di dolce per riprenderti e chiedere umilmente scusa?»
Ora che parlava con un po' più di calma, era chiara la cadenza francese che addolciva le parole, tra le 'r' appena più morbide e l'accortezza nelle sfumature d'accento, apertura e chiusura delle vocali che erano totalmente estranee alla lingua inglese.
C'era chi avrebbe potuto definire la sua pronuncia più musicale e altri semplicemente più buffa, specialmente perché idealmente opposta alla cadenza della contea londinese.
«O salato, ecco.»
E nel dirlo avrebbe portato la bacchetta contro il capo, grattando nervosamente l'attaccatura dei capelli: nel farlo fu possibile notare come a dispetto delle apparenze, sotto la chioma bianca dove dovrebbero trovarsi altre ciocche di capelli attorno al profilo delle orecchie e verso la nuca, i capelli siano stati rasati, permettendo alla bacchetta di insinuarsi qualche centimetro oltre il normale nel grattare la pelle.
\ After all this time? E meno male.
Broom broom Giasmino police a rapporto!

 
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view post Posted on 18/5/2021, 11:31
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fe7e26ad7c09bf6c5beeaa7f84be5782558b6567dea03619cbdabcee15ca6a12oie_QaiZ1uhPdJ2cNiahndra si accorse di star trattenendo il respiro solo quando non trovò aria a disposizione per mugolare.
Con cautela spostò il peso da una gamba all'altra, saggiando la resistenza dei muscoli. Da un momento all'altro si aspettava che una rotula le saltasse dal ginocchio per effetto della tensione a cui stava sottoponendo tutto corpo. Poi, inspirò.
Impiegò qualche istante a rimettere a fuoco la sua interlocutrice, col risultato di avere più domande di quante non ne avesse avute dieci secondi prima.
*Chi cazzo è Jerry.*
Sbatté le palpebre con una certa lentezza e s'avvinghiò ai sacchetti al petto come se ne dipendesse la sua vita. Nel mentre il cervello elaborava una serie di problemi sconnessi.
Come era finita in trappola? Quante persone avevano assistito a quella figuraccia colossale? Quanto si era resa ridicola da 1 a 10 dove 1 uno stava per "a cena racconteranno della scema che si è quasi beccata un uccello in fronte" e 10 stava per "domani trovo la mia faccia su ogni copertina scandalistica dovrò cambiare identità e lasciare la Gran Bretagna"? Come sganciarsi da quella conversazione? Aveva sbattuto la testa? Doveva lasciare un'offerta? Dieci zellini bastavano?
...Chi era Jerry?
Spettatrice muta, Niahndra assistette al monologo della sconosciuta —di cui ancora non era riuscita a intuire l'età— e registrò il momento in cui l'altra dovette accorgersi del suo sguardo assente. «Ah merde», indeed.
Fosse stata più padrona di sé, Niahndra avrebbe approfittato di quel momento per scusarsi, ringraziare e dileguarsi senza lasciare traccia. Tuttavia i suoi riflessi lasciavano ancora a desiderare e sotto sotto la sua educazione le impediva di girarsi e andarsene. Perciò, contro ogni senso logico, rimase.
Il battito cardiaco stava tornando a valori umani, il campo visivo prese ad allargarsi pian piano inglobando dettagli sparsi dell'ambiente circostante: l'abito della sconosciuta, la panchina, le foglie sui ciottoli della via. Contemporaneamente, il suo cervello ripartì ad elaborare parte dei suoni in sottofondo. Carkitt Market tornava alla vita.
Coi sensi più focalizzati e l'attenzione domata, Niahndra si concesse una smorfia mortificata. «Ci sono. Scusami, sono stata colta di sorpresa.» Un risolino le risalì in gola e lei lo ricacciò giù insieme alla tensione.
«Oh, oddio, no non serve.» Avrebbe scosso la testa forse con troppa veemenza, dispiaciuta di recare più disturbo di quanto già non avesse portato. «Non è colpa tua, non hai fatto niente. Beh —corrugò la fronte come a ripensarci— a parte tentare di avvertirmi e risolvere tutto il pastrocchio che ho combinato. Grazie, a proposito.»
Relegò quel "attenta all'uccello" in un angolo della sua mente perché altrimenti sarebbe scoppiata a ridere in faccia all'altra.
Poi, senza preavviso, realizzò il motivo per cui decifrare le parole della ragazza (un termine generico col quale non credeva di fare enormi torti alla sua età, qualunque fosse) fosse più arduo del solito. L'inflessione nel parlato aveva una punta melodica che non riusciva a identificare, ma che contribuiva a rendere il quadro ancora più bizzarro.
Mentre già formava sulla lingua le parole di commiato, Niahndra commise l'errore di concederle un'occhiata più accurata delle altre. Registrò il viso a tratti bambinesco, gli occhioni che ingentilivano il taglio spigoloso degli zigomi; sarebbe stato difficile determinare se la cornice di capelli chiara fosse stata stagliuzzata ad arte dalle mani esperte e costose di un parrucchiere molto in voga, oppure se fosse semplicemente il frutto delle dita maldestre di un bambino entrato in possesso di forbici e rasoio.
Quale che fosse la risposta, Niahndra si sentì un verme all'idea di deluderla in qualche modo.
*Non cedere, bimba.*
Lo stomaco si strinse.
*Occhi sull'obiettivo. È una trappola.*
Forse...
*Non ti azzardare, Niah.*.
«Mmmmagariqualcosadisalato.»
Le spalle si incurvarono e la stasi si spezzò. Adocchiò di nuovo la panchina vuota e soppesò le sporte che teneva al petto come se ne andasse della sua vita. Dare tregua ai suoi muscoli strapazzati non le avrebbe fatto male, no?
«Fammi posare la roba un secondo.» Poi un pensiero la colpì. «Ma quella non è la tua cena, vero?»

 
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view post Posted on 14/9/2021, 10:27
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La sua capigliatura era il frutto delle dita maldestre di un bambino e quel bambino era Ariel, dall'alto dei suoi non propriamente dimostrati ventitré anni.
L'espressione preoccupata si tinse rapidamente di un entusiasmo e una gioia che l'avrebbero potuta far passare per una studentella delle scuole materne senza troppi problemi: «Super ottima scelta!». Le era bastato ricevere il permesso di Niahndra di farsi perdonare -- per cosa poi se il problema era stato identificato da entrambe come fuori dal loro controllo? -- perché il suo umore cambiasse drasticamente dall'ansia e la preoccupazione di una madre a quella dell'eterno peter pan troppo-emotivo che era.
La bacchetta che era insinuata sotto i capelli si sollevò, portando in alto una serie di ciocche bianche.
Puntava un pacchetto del suo ordine alla volta via via che elencava ciò che ad occhio e croce poteva trovarsi al suo interno: «Quello unto a sinistra penso sia quello con le patatine, le salse e i pappetti sullo stecco, eheh.» Si interruppe da sola per perdersi in una risata demenziale a mezza voce, quasi come a volersi dire da sola "mannaggia quanto sono simpatica". «I "corn dogs" intendo, eh! E nell'altro accanto ci sono i pretzel: vuoti o col formaggio. Poi vengono i muffin e uhm ... ma il mio milkshake? Non vedo buste da milkshake.» Aggrottò la fronte andando a puntare l'ultima busta con fare indispettito, prima di sporgerla e nel gesto meno da mago di sempre, punzecchiare la carta per capire meglio il suo contenuto. Quando toccò il fianco morbido dei muffin e niente più, storse il naso in una smorfia. «Questo è un giorno di grande lutto per Londra: niente slurp per Ariel.»
Cercò persino di fare la voce seria da melodramma, rendendo il tutto molto parodico visto l'accento francese naturalmente musicale e il grosso sospiro non richiesto alla fine.
Tornare su Niahndra dopo tanto chiacchiericcio nel suo monologo, fu una grande impresa.
Fece spallucce, rassegnata ormai alla disfatta della sua bevanda e poi con la calma più atipica di sempre, scosso il capo in segno di diniego, si ritrovò a rispondere alla tassorosso col più candido dei «Mannò, è ovviamente il pranzo! Mangerò almeno altre due/tre volte prima di andare a dormire. Quindi? Che mangi?»
Qualcuno mandi un dipendente delle risorse umane della Gazzetta per legarla ad un letto e farla tornare ad avere ritmi di vita normali.
Assurdo pensarla stanca, poi, contando quanto riuscisse a fare e dire in così poco tempo.
Niahndra cercava la calma e un modo per astenersi dal sentire l'ansia dell'impatto sociale, Ariel era l'impatto sociale in questione ... e l'ansia. «Ma ho già preso un hamburger! Quindi non farti complimenti, mi piace condividere i pasti. Mi dà una scusa per parlare, su su, siediti.»
Nel dirlo si sarebbe avvicinata di un passo cercando persino di darle una pacca sulla spalla come sprono.
Scappa Niahndra. Scappa.

 
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view post Posted on 2/6/2022, 12:12
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fe7e26ad7c09bf6c5beeaa7f84be5782558b6567dea03619cbdabcee15ca6a12oie_QaiZ1uhPdJ2cQuante volte nella vita, sfogliando una rivista o un giornaletto da quattro zellini, Niahndra si era imbattuta in "quattro semplici consigli per gli introversi" o "nove errori che commetti quando ti presenti" o ancora "suggerimenti per uscire dal guscio"? Troppe per poterle contare. All'inizio capitava persino che ci desse un'occhiata, così per buon costume, per l'umiltà di pensare "forse potrei fare di meglio". Ma quel tempo era passato e adesso si limitava a roteare gli occhi e chiedersi perché, per una volta tanto, non potesse essere pubblicato un trafiletto su "come tapparti la bocca e non riempire ogni istante di silenzio con chiacchiere triviali".
Niahndra stava imparando a guardare il mondo in termini di energia e non impiegò molto a capire che lei e la ragazza di fronte si trovassero su due livelli energetici completamente differente. Laddove the woman Niah was too stunned to speak, l'altra pareva rifornirsi di carburante ad ogni sillaba pronunciata. Se non si fosse trovata al centro della tempesta perfetta, Alistine avrebbe quasi potuto ammirare quel flusso ininterrotto di associazioni; al momento, si limitava a non trovare il coraggio di scappare a gambe levate.
*È così che ti prendono*, fu l'ultimo pensiero prima dell'oblio.

Dire che avesse recepito ogni singola parola sarebbe stata una bugia. Tendeva a distrarsi molto facilmente già di suo (o meglio, ad un certo punto sceglieva attivamente di smettere di ascoltare), ed il carico maggiorato di informazioni non aiutava. Da ultimo, la strana inflessione vagamente cantilenante dell'altra forniva un ottimo pretesto per dissociare.
Esiste, tuttavia, un fenomeno conosciuto in psicologia come "effetto cocktail party" che descrive come le persone siano capaci di filtrare gli input uditivi in entrata e dar loro una priorità arbitraria. È il motivo per cui in una sala affollata riusciamo a escludere o sintonizzarci su altre conversazioni in cui non siamo necessariamente coinvolti; ed è anche il motivo per cui, mentre siamo calati in un vivace dibattito con una persona riusciamo comunque a sentire un gruppo di persone vicine che menziona il nostro nome a bassa voce. Esistono parole più salienti di altre, che catturano la nostra attenzione con maggiore facilità e che non hanno perciò bisogno di ingenti risorse per essere processati.
Unto, per esempio, era una di queste; siediti, pure; più per l'intonazione della voce che per il significato semantico. Pappetti, invece, l'aveva uccisa abbastanza da riportarla alla coscienza e mandarla di nuovo in confusione. Il resto era stato un susseguirsi di suoni.

Una manciata di parole e un cervellino che riprendeva a funzionare quel tanto che bastava per unire i puntini, rendersi conto del contesto e produrre un quadro coerente ed esaustivo della situazione. E sperare di funzione come un essere umano. Quasi. Si sarebbe accontentata del quasi, vista la compagnia.
Con un grosso respiro, Niahndra si riempì i polmoni dell'odore di frittura e le sue resistenze cedettero un altro poco. Si sedette come un'automa, più per il tono esortativo dell'altra che per reale volontà di ubbidire.
Ormai era in ballo, l'unica cosa che potesse fare era mettere in azione tutte le capacità di deflettere che aveva in corpo. «Allora un corn dog, grazie.» Stava ancora computando il pappetti. Il resto dell'elenco costituiva un vuoto assurdo.
Tra le gambe ciondoloni sulla panchina e la postura rigida di chi non sa bene come muoversi, Niahndra somigliava ad un figlioletto che aspettava di essere cibato. Non importava quanto l'altra fosse espansiva, non avrebbe infilato le mani nelle sue sporte.
Un pensiero sopraggiunse a scoppio ritardato. «Mi dispiace per il milkshake. A che gusto era?» Un altro seguì a ruota: la sconosciuta si era davvero riferita a sé stessa in terza persona? Era certa che in quella raffica di parole fosse comparso un nome proprio. Non seppe rievocarlo. Rinunciò.

Andava riempito quel silenzio?
Non avrebbe saputo come. Forse, se avesse prestato maggiore attenzione in precedenza adesso avrebbe avuto qualche appiglio in più per parlare, ma non si trattava di un'opzione fattibile.
Valutò di fare una battuta sullo sfruttamento sul lavoro di volatili che dovrebbero invece trovarsi in cassa integrazione, ma la ingoiò per tempo.
«Avresti mangiato tutto da sola?» Si curò di non imprimere giudizio nella voce, soltanto curiosità. Solo a guardare le buste si stava irrimediabilmente rovinando la cena. «C'è del talento.»



eskiusmi por mi ritardo
,,,,e per il contributo minimo nel post.
È che sono più awkward di Niah
 
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view post Posted on 4/7/2022, 23:16
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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Sì, è così che si catturano gli introversi: li stordisci di parole, li intrappoli col cibo e bam, si ritrovano seduti ad una panchina a doverti dare conto.
Peccato che Ariel non si stava nemmeno rendendo conto di quanto stesse superando gradualmente tutti i limiti, il perimetro dello spazio personale di quella perfetta sconosciuta.
Appena la vide sedersi, lei interpretò il tutto come il segno di avere finalmente la possibilità di sdebitarsi per averla inclusa in un episodio leggermente traumatico, come poteva esserlo rischiare di venire investiti da un gufo.
«Corn Dog, subitissimo!» Si avvicinò ai sacchettini di fianco alla ragazza, individuando immediatamente quelli contenenti ‘i pappetti su stecco’, estraendone uno tenendolo per lo stecco. Lo offrì a Niahndra, tenendosi vicina e abbassando le gambe quanto bastasse per essere alla stessa altezza del volto. Sì, era come vedere un bimbo in aspetta della pappa; lei cosa doveva essere però? La sorella maggior con problemi di iperattività? La zia eccentrica che riempiva di aneddoti la nipote durante le loro uscite?

«Non sono sicura, stavo cercando di testare i menù di tutti i posti che consegnano vicino lavoro, o non so mai cosa offrire a …» A Jolene.
Per un momento le si strinse lo stomaco. Non sapeva nemmeno dopo Halloween che cosa pensasse l’Infermiera di lei, figuriamoci includerla già in piani e speculazioni future. Nemmeno sapeva se voleva vederla più.
Rimase sospesa, tre secondi di fermo immagine.
Era bastato tornare con la mente con i piedi per terra, su cose più concrete e importanti di un semplice ordine d’asporto andato male, perché le emozioni la portassero da tutt’altra parte in un battito di ciglia.
L’entusiasmo era stato stemperato solo all’idea di interpellare Jolene
“Forse è un bene non ci sia il milkshake. Mi è passata la voglia.”
«Lascia stare, ti sto assillando: cannella, volevo provare quello adatto alla stagione.»
Prese un profondo respiro e poi si tirò su.
Niahndra l’avrebbe vista portare lo sguardo più in alto, verso uno degli alberi che puntellavano il marciapiede e poi darsi un leggero schiaffetto contro la guancia, quasi come a volersi dire "riprenditi".
«Oh?»
Abbassò lo sguardo, cercando lo sguardo della Tassorosso.
Il sorriso le tornò spontaneo: era piccolo e sghembo, ma carico di una grande soddisfazione.
"Ha iniziato lei la conversazione! Aaah!"
«Lo so! E pensa che quando ero piccola mangiavo molto di più. Mio padre sostiene tutt’ora io non sia un mago, ma una forma molto rara di Giga Verme Solitario Magico
“Quando ero piccola” che detto da qualcuno che sembrava ancora fresco fresco di traccia, era una frase quasi comica.
«Che dire, mi piace essere sempre piena di sorprese. Fa parte del mio charme: metabolismo e bocca iperattivi.» Almeno, andava detto, via via che ci si abituata alla rapidità con cui rifletteva e reagiva con parole e gesti, Ariel sapeva fare della decente autoironia.
Si esibì persino in un leggero inchino, mimando con la bocca diversi "mercì, mercì, mercì".
Io sono più awkward di Ariel: it takes two to tango. ♥

 
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view post Posted on 27/9/2022, 16:45
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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fe7e26ad7c09bf6c5beeaa7f84be5782558b6567dea03619cbdabcee15ca6a12oie_QaiZ1uhPdJ2cA dispetto delle resistenze, lo stomaco di Niahndra non impiegò molto tempo a ridestarsi e gorgogliare. Afferrò il bastoncino che le veniva porto mentre con l'altra mano tirava a sé le buste del Tiri Vispi perché la sconosciuta dalla parlantina agile avesse posto per sedersi.
Non aveva mai incontrato nessuno di così energico (o forse se ne era sempre tenuta a debita distanza) e stava ancora cercando di computare come diamine fosse finita in quella situazione. Era tutta colpa dell'ansia...e della sua spina dorsale completamente inesistente. Ma chi avrebbe mai avuto il cuore di negare qualcosa a quel turbinio di persona? Il cuore o la capacità, s'intende: era difficile infilare parole nei rari intervalli di pausa che le venivano concessi.

E invece, scoprì con un certo interesse, contrariamente a quel che era arrivata a pensare, esisteva un tasto off per disattivare persino lei. Alistine contemplò affascinata il fermoimmagine che era diventata, attirata più da quello strano —e familiare— glitch che da tutta la conversazione precedente. Per un attimo, la dispensatrice di pappetti era sparita chissà in quale pensiero lasciandola appesa in quella conversazione; la consapevolezza che forse non avrebbe mai scoperto a chi volesse offrire cosa la pungolò fastidiosamente. Un pensiero laterale fece capolino suo malgrado: era così che appariva lei quando faticava ad escludere i sussurri intrusivi? Quando i sensi di banshee si stiracchiavano e allungavano, sfiorando casualmente messaggi non indirizzati a lei?
Era improbabile che si trattasse del medesimo tipo di assenza, ma Niah non poté fare a meno di interrogarsi comunque. Quando non hai uno straccio di prova e alcuna idea su come racimolare informazioni, inizi a sperare che le persone che ti circondano siano NPC pronti a indirizzarti sul giusto cammino.

Si guardò bene dall'infierire, cercando piuttosto qualsiasi pretesto per far virare la conversazione. Avrebbe potuto chiederle del lavoro? Non voleva passare per una caciarona, perciò rimase in silenzio mentre l'altra si alzava, spostava lo sguardo e si...schiaffeggiava il viso?
*È uscita da un cartone animato.*
Doveva inventarsi qualcosa. E così fece. E il risultato fu immediato ed esilarante: il buon umore fece di nuovo la sua comparsa sul volto birichino di lei e la lingua trovò la sua scioltezza. Aveva senso sentirsi così sollevata di riflesso? Forse no.
In ogni caso, stavolta, anche Niahndra ridacchiò con lei. «Beh, sì, mi dai l'idea di consumare altrettanto in fretta!» Chiuse immediatamente la bocca, sperando che le sue parole spontanee non venissero interpretate con cattiveria. Poi cercò di aggiustare il tiro. «Intendo col lavoro e il movimento. Insomma, se pranzi a quest'ora, immagino che le tue giornate siano piuttosto piene, ecco.»
Smooth like butter.
Ora sì che prima no.

Le serviva un diversivo. Niahndra distolse lo sguardo e lo fece ricadere sul corn dog che ancora impugnava saldamente in una mano. Non lo aveva ancora addentato. Fece un cenno col mento alla leccornia e poi tornò a guardare la ragazza. «Ti prego, non farmi mangiare da sola. Già che ti sto rubando il cibo!» E poi, poche cose superavano in quanto a imbarazzo mangiare davanti a qualcuno che ti fissa.

Lo stomaco intanto era passato all'attenti.
Mangiafamemangiafamemangiamangiafamefame.



 
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9 replies since 6/11/2020, 23:14   306 views
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