Era stato un sollievo lasciarsi i suoni, le luci e gli odori del Tiri Vispi alle spalle. L'atmosfera carica del negozio era in grado di prosciugarle le forze molto rapidamente, per poi risputarla tutta frastornata tra le pietre pungenti di Diagon Alley, troppo esausta per sopportare altre interazioni. Quel giorno, però, Niahndra aveva giocato d'anticipo: si era preparata un piano d'azione completo di lista della spesa e mappa approssimativa del locale e aveva studiato il percorso più rapido e indolore per raccogliere tutti gli articoli che le servivano e raggiungere la cassa a tempo record. Il risultato era stato soddisfacente e l'entusiasmo di aver trovato l'annullaforuncoli compensava quella punta di delusione che le era rimasta appiccicata addosso per non aver incrociato Eloise. Poco male, si disse; debole di volontà com'era, probabilmente avrebbe permesso alla rossa di allungare la sua permanenza in negozio per un tempo assai maggiore rispetto a quello pianificato, quindi forse era stato per il meglio.
La ragazza si avviò verso la strada principale adattando il proprio passo al solito motivetto degli Skull & Roots che le gravitava nella testa. Ondeggiava coi piedi tra i mucchi di foglie che si stavano accumulando ai bordi delle viuzze; al petto teneva i sacchetti dei Tiri Vispi, assicurati con otto delle dieci dita in suo possesso, visto che l'indice ed il medio tenevano il tempo picchiettando ritmicamente sulle buste.
Come spesso le capitava quando camminava, Niahndra era persa nel suo mondo interiore. I pensieri erano tanti, più o meno futili e altrettanto momentanei; impegnativi a sufficienza da far convergere tutte le sue risorse attentive all'interno, lasciando quindi in sospeso l'elaborazione degli input ambientali. Detta in altri termini, la ragazza proseguiva con la testa tra le nuvole, completamente ignara di quel che la circondava.
E le cose sarebbero anche rimaste così se un urlo non l'avesse riscossa dal quel ruminare mentale. Strappata senza troppi complimenti alle proprie considerazioni e colta con le difese abbassate Niahndra tornò di colpo presente a sé stessa, i sensi all'erta per rispondere ad una semplice, fondamentale, domanda: *Ma ce l'ha con me?*
Per l'amor di Merlino, quella non sarebbe stata certo la prima volta che qualcuno le gridasse (o fischiasse) dietro un commento equivoco o di cattivo gusto e di solito lei si limitava a scoccare un'occhiata sconcertata per poi tirare diritto accelerando il passo. C'era anche da dire, però, che di solito si trattava di uomini di mezz'età, leggermente appesantiti e con un sorriso viscido stampato tra la barba vecchia di qualche giorno.
Forse era solo pazza, fu il secondo pensiero generato spontaneamente. Forse era una visionaria che le aveva appena predetto il futuro tra i singulti incomprensibili che dovevano essere le sue divinazioni.
O, forse, aveva soltanto voluto assicurarsi che Niahndra si concentrasse sugli studi, senza stare a perdersi dietro le lusinghe insidiose dei primi amori tra i banchi di scuola. In tal caso, ragionò, la donna avrebbe anche potuto starsene tranquilla: gli uccelli, per buona pace sua, erano l'ultima delle sue preoccupazioni.
Queste e altre considerazioni emersero in quel secondo di sospensione impiegato a registrare ciò che stava accadendo. Niahndra immagazzinò il timbro di voce, la chioma albina, il tripudio di nero e verde, l'espressione sgomenta —*Caspita, deve tenerci tanto all'educazione delle studentesse di oggi.*
Fortunatamente per lei, non esisteva al mondo una quantità di pensieri tale da impedire ai meccanismi primordiali del corpo e della mente di entrare in gioco. Reagendo ad uno dei più potenti indizi sociali, quindi, gli occhi di Niahndra si mossero per allinearsi allo sguardo dell'altra al fine di individuare la fonte di un simile terrore.
Due fanali arancioni incorniciati da altrettanti ciuffi di penne ricambiarono l'occhiata mentre il più grande frisbee piumato che avesse mai visto la puntava ad una velocità sconcertante.
«merdamerdamerda» In un'altra situazione è probabile che avrebbe riso della coincidenza nella scelta di imprecazioni, ma in quel particolarissimo caso Niahndra non poté fare altro che slanciarsi in avanti e alzare entrambe le braccia a proteggersi capo e viso.
I sacchetti che teneva in mano finirono a terra sparpagliando intorno parte del contenuto, non che in quel momento le potesse importare un fico secco.
Perciò, eccola lì, piegata su sé stessa in mezzo squat, la testa incassata tra le spalle e le braccia, le palpebre serrate per paura che le venisse cavato un occhio o due. In attesa di un impatto che, si augurava, non sarebbe mai arrivato.
Tese le orecchie per captare qualche suono.
«È andato via?» Azzardò, poi.