Più trascorreva il tempo, più appariva evidente a Lucien Cravenmoore di aver a che fare con un osso duro. L'anziana strega pareva restia a concedergli l'ambito posto di lavoro, sebbene per sua stessa ammissione apparisse come il candidato ideale a ricoprirlo. Non che si fosse presentato con la convinzione di poterlo ottenere ad occhi chiusi e nemmeno si era posto il dubbio di poter essere così "ideale" come era stato designato, dunque tradusse quelle insistenze in un personale giochino che la strega si divertiva a fare con lui. Forse per snervarlo, tenerlo sulle spine più del previsto, mettergli i nargilli tra le gambe o qualsivoglia motivo si celasse dietro quel comportamento.
Ma il mago era un testa dura e non avrebbe abbandonato quelle mura senza un motivo insindacabile.
«Forse tale consapevolezza si aggiunge al bagaglio di conoscenze che un individuo apprende di sé maturando nel corso del tempo.» arricciò il naso, sicuro che se avesse preso strade diverse, ai tempi, nè la maturazione nè la conseguente consapevolezza che oltre a pregi che un ragazzino sbarbato millantava doveva avere necessariamente anche dei difetti (per quanto fosse una conoscenza scomoda) sarebbero arrivate. Avrebbe potuto rimanere in eterno il brillante studente Corvonero che nessun adulto del castello ricordava per particolari meriti, ad eccezione di un'ottima media scolastica, propensione per alcune materie e vincita qua e là; aveva visto alcuni coetanei rimanere ancorati alle proprie fantasie adolescenziali, restii a prendersi impegni, diffidenti dall'uscire dalla propria comfort zone, refrattari a fare quelle scelte difficili che permettevano di crescere.
«Curioso, non ci avevo fatto caso.» ammise scrollando le spalle nerborute. Quelli menzionati erano i difetti che riteneva spiccassero maggiormente nel suo carattere, ma naturalmente non gli unici. In diverse sfaccettature, riteneva che ogni essere umano ne avesse tante quante erano le cose di cui poter andar fieri e talune erano talmente glissate nella penombra da non poter essere individuabili in una vita intera. Nella definizione e consapevolezza delle stesse, indubbiamente chi si interfacciava con lui aveva un potere di individuazione più marcato del suo, per natura più propenso a cogliere gli aspetti positivi di sé stesso e del prossimo.
Si risistemò sulla sedia facendola nuovamente cigolare sotto il suo peso, distendendo ulteriormente la colonna vertebrale. Anche da seduto, avrebbe giurato di apparire più alto della simpatica vegliarda.
Quell'insistenza sui propri difetti non gli era gradita, come a chiunque altro si fosse trovato nella sua posizione, probabilmente. Ma non lo diede a vedere, nè si mostrò irrispettoso - se si fosse trovato in un contesto differente, con ogni probabilità le avrebbe risposto in ben altri toni.
Riservò un sorriso di sbieco alla segretaria, pronto a scoccare la freccia.
«Pecco di scarsa pazienza.»
Se vi fosse una nota derisoria in quell'ammissione non sarebbe stato facile coglierlo. Non aggiunse altro sull'argomento, ritenendo sufficiente quanto detto sia in relazione ad ipotetiche dinamiche svoltesi al castello e con i suoi occupanti, quindi alla domanda postagli, che con l'insistenza paventata dalla strega. Quello era uno dei motivi per cui aveva scartato la carriera come insegnante: avrebbe avuto abbastanza pazienza per gestire orde di adolescenti in preda agli ormoni e all'impazienza, se non occasionalmente?
«La vedo determinata a scucire i miei di segreti, Miss. Ebbene, ormai sono trascorsi molti anni, ma ad esempio ricordo una sera di Natale, durante la quale io ed alcuni concasati eravamo diretti in Sala Grande per il celeberrimo banchetto. Scoprimmo per caso un passaggio segreto nascosto dietro un arazzo vicino alla stanza dei trofei..» fece una pausa, attento ad omettere il passaggio in cui "lacerarono il suddetto tessuto" «...ci ritrovammo in un passaggio nascosto, lo percorremmo a precipizio e sbucammo vicino all’aula di Incantesimi, che sapevamo essere lontana mille miglia dalla sala dei trofei.»
Con gli occhi della mente, il mago rivisse ad occhi aperti quella breve avventura scolastica rimembrando certi discorsi, gli sguardi gai dei suoi amici, la promessa di tenere la scoperta per loro fintanto che divulgarla avrebbe potuto nuocere alla loro carriera scolastica. Tornò ad osservare con muta curiosità la sua interlocutrice, studiandola a sua volta. La punta della matita convergeva nel centro del palmo dal quale si diramavano vene bluastre in rilievo.
«Sa, mi sta simpatica, perciò ho deciso di offrirle il segreto più incredibile che scoprii durante quegli anni.» Il gomito trovò solido sostegno sul bracciolo della sedia mentre l'aspirante guardiacaccia poggiava il mento affilato sul palmo della mancina. Kira...ripensare a lei gli produsse un leggero pizzicore all'altezza dello stomaco, come sempre accadeva quando tornava con la mente al periodo trascorso assieme. «Anche qui si tratta di un episodio condiviso. Con la mia ragazza di allora, per l'esattezza. Diciamo che quel giorno avevamo una certa necessità, quei chiodi fissi di cui non ti liberi finchè non li hai ottenuti, sicuramente nulla di nuovo alle sue orecchie.» Gli occhi di ghiaccio si spalancarono per una frazione di secondo, berneschi. «Girovagammo in lungo e in largo per il castello senza trovare ciò che stavamo cercando così, amareggiati, decidemmo di fare una passeggiata all'aria aperta per calpestare la neve appena caduta e placare i bollenti spiriti. Ci rincorremmo lanciandoci palle di neve, finendo vicino al Platano Picchiatore e disturbando inavvertitamente il suo riposo. Nel cercare di sviare i colpi degli arbusti impennati, lei pigiò un nodo che si trovava nelle radici e finimmo in un sottopassaggio interno che conduceva alla Stamberga Strillante.» una sfumatura di malizia gli appannò lo sguardo. «Alla fine quel giorno trovammo ugualmente un luogo tranquillo dove scaldarci.» A discapito della leggerezza del racconto e dall'espressione molesta che per un attimo gli attraversò le iridi al ricordo, egli credeva di non starle raccontando nulla di trascendentale, per le sue orecchie vetuste.
Quello, oltretutto, nemmeno era certo che fosse chissà quale segreto, visto che al negozio Tiri vispi Weasley era in vendita la mappa che segnalava anche quel passaggio, che allora però i due studenti non conoscevano.
Non era nei suoi interessi stupire chi le stava di fronte narrando di segreti dei quali forse ella era già a conoscenza; ai tempi essi avevano stupito lui, semmai.
Dopotutto, a ciascuno i propri segreti.
«Hogwarts stessa è un segreto. Scrigno di arcani per qualunque mago non vi abbia ancora messo piede, segreta alla conoscenza dei babbani. Difatti, se uno di loro dovesse capitare da queste parti e si trovasse a fissare il castello, non vedrebbe altro che un ammasso di rovine ed un cartello riportante l'avviso "Attenzione, non entrare, pericolo.”» sogghignò, immaginando la scena come se si fosse trovato a spiare l'ignaro babbano, sapendosi invisibile ai suoi occhi.