~Tra un dejavu e l'alcol~, Role Privata

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view post Posted on 29/11/2020, 15:22
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Francis Dhevan Drake
Corvonero - Mago Adulto - Diagon Alley

Narrato / "Parlato" / *Pensato*


Una giornata come le altre, clima autunnale. Un tappeto di foglie dipingeva i viali di tutte le sfumature del rosso, dall’arancione spento al rosso scarlatto. Mi chinai per terra notando una foglia a forma di stella, le venature che la percorrevano mi affascinavano alquanto. Doveva essere una foglia di acero. Almeno così credevo. Non ero mai stato un grande appassionato di Erbologia, ma la natura esercitava su di me un grande fascino e il rapporto che avevo con essa era alquanto intimo. Quando… Quando leggevo le mie carte, il mio posto preferito era sempre lei. La Natura intendo. Ma da quel giorno… Quell’orribile giorno, durante quell’entusiasmante, ma comunque orribile, viaggio in Giappone tutto era cambiato. Quella foglia rossa fu sufficiente a farmi catapultare nel passato. Un passato che non potevo dimenticare. Da allora il mio mazzo riposava nella sua casa fatta di stoffa. Lo tiravo fuori solo per esaminare mille e mille volte le carte che tanto mi avevano accompagnato nella vita. Famigliari, confortanti e a volte severi gli sguardi delle figure sembravano volermi comunicare qualcosa. Ma cosa?

I pensieri vorticarono nella mente e per un attimo il mio solito sorriso si spense. Non potevo certo farmi fregare dai pensieri io. Forse una bella bevuta al pub Testa di Porco avrebbe sortito qualche buon effetto sulla mia Psiche.
In un attimo ero già dall’altra parte della soglia d’ingresso. Finalmente in un mondo dove alcuni vizi potevano avere soddisfazione e le tentazioni potevano prendere forma. Avevo proprio voglia di qualcosa di forte, speravo solo che questo non mi avrebbe fatto cacciare in uno dei miei soliti guai. Anche perché con la clientela di quel pub non si poteva certo scherzare molto.


“Un whiskey incendiario, grazie”

Comunicai deciso all’inserviente dietro al bancone. Non ero solito bere e, soprattutto, non ero un cliente fisso di quel pub. Però, di tanto in tanto, concedermi un bel drink era un premio che offrivo alla mia mente perché potesse un attimo placarsi. O quantomeno inebriarsi. In fondo anche da sobrio, non avevo grandi freni inibitori e i miei pensieri volavano, comunque, liberamente. L’alcol però donava quella sensazione di assuefazione e spensieratezza che spesso bramavo. Il drink arrivò in fretta, il banconista non aveva rivolto mezza parola così sorrisi e ringraziai, lanciando gentilmente il denaro dovuto. Presi il primo sorso del mio whiskey incendiario e, non so se per suggestione o cosa, ma mi sembrò di essere già ebbro. Iniziai a scrutarmi intorno in cerca di qualcosa, senza sapere realmente cosa. Preso da una strana sensazione di deja vu. Alcuni clienti urlavano un po’ troppo per i miei gusti ma le mie orecchie avevano la capacità di ovattare i suoni che mi infastidivano. Avrei preferito di certo il silenzio di un bosco. Poi il mio sguardo cadde su di lei, una donna dai capelli castano scuro, poco più bassa di me. Ricordavo di averla già vista da qualche parte. Dove? Ma certo, a Hogwarts! Non ricordavo bene il suo nome, in realtà non avevamo mai parlato molto ma ricordavo fosse stata causa di alcuni problemi per delle ragazze. Se a scuola non eravamo così in contatto, figuriamoci una volta finita. Sapevo solo avesse insegnato Astronomia per qualche tempo per poi darsi alla scrittura di articoli su La Gazzetta del Profeta. Com’è che si chiamava? Romena? Romena Abi…smal? Abi…ssia? Senza rendermene conto il mio bicchiere si era completamente svuotato. Non ero nemmeno sicuro fossi stato io a berlo tutto. Una cosa la sapevo… era il momento di guadagnarmi una delle mie figuracce. Così mi catapultai giù dalla scricchiolante sedia su cui ero seduto e mi diressi esultante verso la donna.

“Ciao… Romena… sei tu?”

Nello stesso momento in cui le posi la mia domanda, in un lampo ricordai il nome: Rowena. Diamine.

{ Solo la follia può prolungare la giovinezza e tenere lontana la vecchiaia. }


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Mi considero servito.

Edited by Dhevan - 29/11/2020, 18:52
 
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-Porco Merlino…-

Così esordiva Rowena Abyss quel giorno, facendo il suo ingresso non dalla porta ma dal camino dedito alla metropolvere. Tra le fiamme smeraldine fece la sua comparsa uscendo dal focolare e fermandosi, i piedi ben piantati sul pavimento in legno, spazzolandosi la fuliggine dalle spalle della mantella nera che indossava. Aveva con se una borsa piena di scartoffie, appunti probabilmente della gazzetta del profeta, luogo da cui proveniva. L’era stato dato il compito di scrivere l’articolo sulla cattura di Raven Shinrestu, ma il ministero si era preso decisamente molto tempo per dare notizie valide e ora doveva fare un riepilogo di tutta la vicenda, il che voleva dire un sacco di lavoro di cui non aveva la minima voglia.
Rowena non era decisamente una professionista degna della categoria, preferiva passare le sue giornate a fare bisboccia, rotolarsi in lenzuola sconosciute, camminare all’aperto e, quando il marchio bruciava sulla pelle, recarsi al covo per adempiere ai suoi compiti. Essere giornalista era l’ottima maschera che offriva al mondo e che le serviva per attaccare con parole al vetriolo, l’odiato ministero.
Mosse i suoi passi all’interno del locale, il giorno stava iniziando a morire oltre le casupole del piccolo villaggio all’ombra del castello, e gettava fasci di luce polverosi dalle finestre scure del testa di porco. Raggiunto il bancone prese posto su di uno sgabello, appoggiò la borsa al suo fianco e si tolse la mantella, rivelando una tunica lungo fino a metà coscia color nero, un poncho arancione e attese che il garzone, al momento occupato a servire da bere ad un uomo poco più in là, la considerasse. Si guardò attorno mollemente e lo sguardo corse alle scale che portavano al piano superiore dove mesi prima, Jolene era corsa in suo soccorso. Pensava spesso all’infermiera, ma non osava contattarla. Dopo quello che era successo all’attentato che aveva raso al suolo un intero palazzo e che aveva macchiato in maniera distinta la quiete del piccolo villaggio magico, non l’aveva più vista né sentita. Aveva preso la decisione di staccarsi da lei nel momento stesso in cui si era accorta di averle salvato la vita, di essersi buttata davanti all’ardemonio non solo per se stessa, ma anche per Jolene che era in qualche modo riuscita a toccarla nel profondo, laddove nessuno, da molto tempo oramai, la sfiorava più. Era una cosa che trovava sbagliata: aveva deciso di ripudiare le proprie emozioni e gli affetti dopo che tutto il suo mondo era crollato, tassello dopo tassello e devoto la sua intera esistenza a Voldemort.
Sospirò, portando ambo i gomiti sul bancone e affossando il viso tra i palmi aperti.
Era persa nei suoi pensieri, quando una voce, parve ridestarla. Si voltò e l’uomo che prima era alle prese con il garzone, ora si stava rivolgendo a lei, per giunta sbagliando pure nome, o forse aveva sentito male.

-Ciao…-

Fece titubante, muovendo appena il deretano sullo sgabello per volgere il busto in sua direzione. Le gambe ammantate in fuseaux verdi si accavallarono e reclinò appena il capo di traverso, serrando appena lo sguardo come se questo potesse aiutarla nel collegare il viso a un ricordo.

-Ci conosciamo?-





pronta per essere servita

 
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view post Posted on 1/12/2020, 15:49
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Francis Dhevan Drake
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Narrato / "Parlato" / *Pensato*


Oltre le finestre del pub era possibile notare come le ombre della sera avessero brutalmente rimpiazzato le luci del giorno. Il meriggio era volto al termine, lasciando posto alla sera. Il crepitare di un camino in fondo al pub veniva soffocato dal vociare concitato di maghi poco raccomandabili. Lo scricchiolio delle fiamme in sottofondo si alternava al rumore di bevande versate e di calici accostati in segno di brindisi. La mia mente sembrava divagare, incerta su quale di quei suoni sintonizzarsi. Girava come se mi fossi scolato due bottiglie di whiskey incendiario, anziché un solo bicchiere. La sensazione si amplificò quando la donna che avevo interpellato, sbagliandone il nome, si voltò appena verso di me. Il giusto per guardarmi interrogativamente e chiedermi se ci conoscessimo. Si diceva che gli occhi fossero lo specchio dell’anima. Non so se fosse dovuto o meno all’alcol, ma negli occhi di lei non riuscivo ad intravederla, quell’anima. Sembravano spenti di un bagliore un tempo presente. Ero certo, però, di conoscerla. Rowena Abyss, Serpeverde. C’erano molte dicerie che circolavano su di lei, pettegolezzi perlopiù taciuti. Ricordo che, in qualche modo, era una ragazzina tanto intelligente quanto temuta. Non sembrò accorgersi del mio errore, perciò decisi di sfruttare il tutto a mio vantaggio.

“Certo che ci conosciamo, Rowena Abyss. Seguivamo insieme alcuni corsi… Astronomia e Trasfigurazione se non erro. Sono Francis Dhevan Drake, ricordi? Corvonero. Andavo sempre in giro con il mio mazzo di Tarocchi”

Dissi tirando su il sacchetto che tenevo legato in vita, mostrandoglielo e seguendo la sua traiettoria con occhi strabici. Avrebbe potuto non ricordare il mio volto, ma quel sacchetto variopinto era difficile da dimenticare, considerando che lo tenevo sempre accanto a me sui banchi, spesso a carte aperte davanti a me. L’unica differenza era il tessuto ormai leggermente sbiadito dal tempo.

“Come vanno le cose al ministero?”

Chiesi cercando di sembrare meno brillo di quel che fossi. Parlare del ministero mi era parsa una saggia mossa, soprattutto una mossa che solo una persona sobria avrebbe potuto fare. In realtà non avevo un reale interesse verso gli affari del ministero, la domanda mi uscì spontanea al ricordo di alcuni articoli scritti da quella misteriosa donna. Preferivo ascoltare qualcosa che avesse avuto un interesse per lei, con la speranza di smaltire un po’ quella pseudo sbornia nel frattempo.
Nell’attendere sue risposte poggiai un gomito su un tavolo dietro di me, andando a sistemare i ricci ribelli con la mano destra. Un tavolo, però, non c’era. Così mi sbilanciai inciampando su una sedia vuota, fortuitamente poco più in là. Nella mia ebbrezza dissimulai l’accaduto, con il massimo della disinvoltura consentita.


“Sento il bisogno di sedermi, se non ti spiace.”

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view post Posted on 1/12/2020, 17:48
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Solita giornata al Testa di Porco. Ad autunno inoltrato e con l'inverno alle porte, Lyvie poteva già percepire l'aria natalizia farsi avanti. A differenza sua, internamente com'era entusiasta per il Natale, c'era un'atmosfera totalmente differente all'interno del pub. Chiunque fosse al suo interno sembrava non sorridere mai, uomini e donne loschi si sedevano ai tavoli, spesso ordinavano da bere o da mangiare in totale silenzio. Lyvie, in quell'anno intero in cui aveva avuto modo di lavorare lì dentro, aveva ben capito come comportarsi: era meglio essere cordiali standone però alla larga. Dopotutto, aveva solo dodici anni e non voleva lasciarci la pelle ogni volta che metteva piede lì.
Aveva appena finito di servire uno dei soliti clienti che sostavano ai tavoli del pub giornalmente, quando all'ingresso di un uomo che non aveva mai visto si avviò di conseguenza al bancone. Aveva intuito volesse qualcosa al banco piuttosto che al tavolo, così si piazzò dietro di esso con un sorriso cordiale stampato sul viso lentigginoso.


« Buonasera. Certo, arriva subito. » si limitò a replicare, sistemandosi brevemente l'alta coda che solitamente le teneva su i capelli rossi quando lavorava.
Ormai aveva imparato a memoria tutto il menù e le conseguenti preparazioni dei drink. Preparare un Whiskey incendiario al volo fu semplice, così in poco meno di un minuto lo servì all'uomo, piazzando davanti ai suoi occhi un bicchiere alto e stretto dal contenuto azzurrino, con tanto di ghiaccio.
Con la coda dell'occhio, notò l'ingresso di un altro cliente. Stavolta conosceva il cliente in questione, per cui rivolse alla donna un piccolo sorriso. Vederla era sempre piacevole per la ragazzina, aveva cominciato a prendere a cuore i clienti fissi del pub. Per quanto minacciosi sembrassero...


« Ecco qua. Sono 5 falci. » in maniera semplice e coincisa rispose la giovane Serpeverde all'uomo, racimolando il denaro per sistemarlo in cassa.
Fu solo allora che fece per rivolgersi alla donna in questione di cui non conosceva ancora il nome, ma l'uomo che aveva appena servito fu più veloce di lei. Osservò quella scena un po' in imbarazzo, non sapendo se dovesse inserirsi o meno. Dunque si chiamava Romena? Ah, no, Rowena. Beh, almeno ora conosceva il suo nome.
Non voleva sicuramente intromettersi, almeno non in quel momento, lasciando quindi che la conversazione andasse un po' avanti. Si limitò a ripulire il bicchiere del Whisky incendiario per il momento ma, siccome aveva anche altri clienti che l'attendevano, decise di farsi avanti.


« Buonasera anche a lei! Cosa desidera? Qualcosa da bere, da mangiare...? » propose la rossa, rivolgendosi stavolta alla donna in un piccolo sorriso cordiale, ma più sincero. Non le sfuggì il fatto che l'uomo che voleva approcciarsi a lei - a quanto pare un vecchio compagno - fosse un po' brillo, ma fece finta di nulla appositamente. Tuttavia, non era l'unico ad esserlo in quel posto.


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Più guardava l’uomo che aveva davanti più era sicura che con lui, non aveva mai avuto a che fare in vita sua. Non era certo uno di quei ragazzi con cui amava passare il tempo nello sgabuzzino delle scope ai tempi di Hogwarts, ben lontano dalla figura prestante e guizzante di muscoli che era un giocatore di Quidditch, e non era sicuramente nemmeno una delle tante vittime che adorava torturare ma chi era? Le ci volle uno sguardo lungo e attento al sacchetto di tessuto scolorito dal tempo e dall’usura per capire chi fosse. Francis il ciarlatano. Quel nomignolo risuonò chiaro e feroce nella sua testa, ricordando le risate che si faceva all’epoca alle sue spalle. Poteva vederlo anche ora, seduto ad un tavolo della sala grande o su di una panchina del cortile interno, attorniato da ragazzine speranzose di sentire una qualche profezia che confermasse il loro folle folle amore con il fidanzatino di turno. Bubbole, pensava Rowena ai bei tempi di Hogwarts, prima che la furia di un ardemonio spazzasse via un palazzo di Hogsmede, confermando le parole di un sedicente e giovane veggente. Nonostante quello che era accaduto era rimasta comunque scettica sull’argomento, certa che il dono della preveggenza, fosse troppo labile e troppo poco accurato per poter essere utilizzato come lei avrebbe voluto.

-Ah si, mi ricordo di te.-

Non vi era nessuna flessione allegra e solare nella voce, era neutra ma pacata e cortese. Quello che era diventato un uomo in passato era stato un ragazzo cortese e disponibile, verso il quale non aveva mai trovato motivo di riversare il suo astio, inoltre, le loro vite erano parallele lontanissime e conosceva ben poco di lui. Ascoltò la domanda e la trovò incredibilmente stupida, tanto da farle sollevare lo sguardo al cielo e rispondere con fare seccato

-Davvero vuoi parlare del ministero e di come non sappiano fare il loro lavoro? Mi vedi dopo… quanto? Dodici anni e mi chiedi come va il ministero?-

Scosse il capo in un cenno di diniego e solo la voce fresca, quanto la sua presenza, della ragazzina dietro al bancone evitò che venisse mandato a quel paese. Rowena rimase per un attimo inebetita a vedere il volto della giovane, sovrapponendolo per un istante a quello di Jolene tanto era la somiglianza tra le due. Rimase per un attimo senza dire nulla, sorridendo di buon grado al suo saluto e rispondendo rapida alla domanda

-Una bottiglia di rum invecchiato con un bicchiere, anzi facciamo due. Mi sa che ha bisogno di qualcosa che lo tiri su.-

Un cenno verso Francis, alle prese con un tavolo che non ne voleva sapere di stare dritto. Frugò nella scarsella che teneva attaccato alla cintura, vicino alla bacchetta, per prendere mano le falci necessarie a saldare il conto e riversarle sul banco con un rumore metallico. Quando il suo ordine le venne piazzato davanti, raccolse le sue cose per raggiungere l’ex compagno di studi al tavolo, appoggiando bottiglia e bicchieri tra loro e riversando sul tavolo mantello e borsa in modo disordinato

-Che ti è capitato per venire in questo posto? Non ricordo di averti mai visto qui, nemmeno ai tempi di Hogwarts-

Borbotto prendendo posto. La mano corse lesta alla bottiglia, riempiendo frettolosamente i due bicchieri e avvicinandosi il suo.









Edited by Rowena Abyss - 5/12/2020, 17:34
 
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view post Posted on 2/12/2020, 02:50
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Francis Dhevan Drake
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Narrato / "Parlato" / *Pensato*

L’etanolo si faceva velocemente largo nel mio corpo che, per fortuna, era caduto giusto in tempo su di una sedia un po’ malmessa del locale. Di fronte a me Rowena Abyss, una donna dalla bellezza spettrale, sembrava osservarmi con occhi vacui e di difficile lettura. Le persone come lei erano per me una fonte di grande curiosità. Aveva quell’alone di mistero e il volto emaciato dalle esperienze vissute. Tutto così ben confezionato con stile e fascino da vendere. Fu davvero un enorme piacere sentirsi dire che si ricordava di chi fossi. Chissà cosa pensava. Ero certo avesse dei bellissimi ricordi di me, delle mie letture, della mia persona. In fondo, ai tempi di Hogwarts, non ricordavo di nessuno con cui avessi avuto particolari problemi. Ero da sempre quel tipo di persona a cui piaceva andar d’accordo con tutti. Se qualcuno non aveva le mie stesse idee cercavo sempre di trovare una via diplomatica, una via che potesse far uscire entrambe le parti integre. Odiavo i litigi e le discussioni. Troppo rumore per nulla. Energia sprecata. Alla fine si può essere d’accordo anche nel non essere d’accordo, il mondo e la vita continuano.

“Davvero vuoi parlare del ministero e di come non sappiano fare il loro lavoro? Mi vedi dopo… quanto? Dodici anni e mi chiedi come va il ministero?”

*Grazie al cielo* pensai. Parlare del ministero era l’ultima tra le tematiche che avrei voluto affrontare quella sera. Tuttavia, Rowena non sapeva che rispondendomi così aveva mandato in fumo il mio piano. Parlare di ministeri era qualcosa che richiedeva tempo. Tutte quelle pratiche burocratiche, politiche, le scartoffie. Ci andavano almeno 20 minuti, se non di più, di discorso in cui avrei potuto recuperare la connessione delle mie sinapsi. Tutto ciò aveva decisamente scombinato i programmi. L’espressione della donna intanto si era tinta dei colori della seccatura. Mandata dal cielo, una leggera scia di freschezza accarezzò un lato del mio corpo segnalando l’arrivo di una gentilissima ragazza dai capelli rossi, pronta a salvarmi da una delle tante, possibili ed eventuali scemenze che avrei comunque continuato a dire. Non riuscii però a capire se fossi stato già ubriaco all’ingresso del locale. Ero sicuro che quello dietro al bancone fosse stato un uomo. Che fossi stato colto da una mistica visione? Mi sentii un po’ in colpa quindi sorrisi ebetemente alla ragazza. Lei prontamente chiese a Rowena cosa volesse da bere. Risposta? Una bottiglia di rum invecchiato, con due bicchieri. Cavoli, Era davvero una donna gentile e magnan…*COSA?* Ok. Ero davvero, davvero fregato. Sapevo perfettamente che quella sarebbe stata la mia fine. Ero già alquanto brillo e bere quel rum avrebbe fatto di me lo zimbello di tutto il locale entro pochi minuti. In ogni caso, non volevo mostrarmi a lei come un mollaccione, quindi feci una preghiera a tutte le anime dei bohémien alcolizzati affinché potessero sostenere il mio fegato.

“Che ti è capitato per venire in questo posto? Non ricordo di averti mai visto qui, nemmeno ai tempi di Hogwarts”

Rowena versò il rum nei bicchieri come se fosse impaziente di fare una sorsata, oppure non vedeva l’ora di vedermi steso e vomitante per terra. Ingranare un discorso sensato da brillo era davvero difficoltoso e probabilmente stavo per rovinare tutti i fantastici ricordi che aveva del sottoscritto. Bene. Che andasse bene o male, avrei solo guadagnato un’altra delle mie figure. *Baudelaire, proteggimi tu* pensai mandando giù un bel sorso di alcol. L’esofago in fiamme.

“Coff coff” tossii. “Me lo chiedo anche io! Forse avevo voglia di brivido e trasgressione o forse avevo solo bisogno di affogare i miei dispiaceri nell’alcol. Sicuramente mi piace sperimentare posti… come dire… nuovi. Tu, invece, sei un habitué? Speravo mi parlassi di ministero perché nel frattempo avrei potuto smaltire la sbornia, effettivamente avrei fatto prima a chiederti cosa tu abbia fatto in questi dodici anni.”

Questa volta la mia risposta non mi sembrò così stupida però mi ero lasciato scappare un po’ troppa verità riguardo la mia operazione “smaltimento sbornia”. Una vampata di calore mi arrivò dritta alla fronte e sentii un’insistente sorriso stamparsi sul mio volto. Mi facevano male le guance.

"Ah... Grazie mille per il rum, è... squisito" biascicai.

Grererrernrrr. Qualcosa ribolliva nel mio stomaco e sperai che Rowena parlasse un po’ senza fare caso a quegli strani rumori provenienti dal mio corpo.


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view post Posted on 2/12/2020, 18:18
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La conversazione non le interessava nemmeno minimamente, ma non poté fare a meno di ascoltare. Tuttavia, non voleva mostrarsi invadente. Lyvie si limitò a starsene inizialmente sulle sue, ma prima o poi avrebbe dovuto farsi avanti ovunque. Fortunatamente, avanzò verso Rowena nel momento giusto. Davvero non si vedevano da dodici anni? Incredibile, quella era proprio l'età dell'adepta di Salazar a servirli.
Le sorrise e la giovane ragazzina si sentì compiaciuta in quel momento, contenta di averle provocato quel sorriso. Alla sua ordinazione si limitò ad annuire, alternando lo sguardo dal suo viso a quello dell'uomo poco sobrio in quegli istanti.


« Sembrerebbe proprio così. Arriva subito! » non poté che sorridere divertita per quella sorta di battuta, poiché l'uomo sembrava per davvero incapace di stare - di per sé - eretto sui propri piedi.
Velocemente sparì dal bancone per poter andare a recuperare la bottiglia di rhum invecchiato dalla dispensa del pub, nei pressi del retro di esso, accertandosi per bene delle sue condizioni prima di offrirlo alla donna. Dunque ritornò al bancone, salì l'alto sgabello che utilizzava per recuperare i bicchieri in modo da poterne posare due sulla superficie del bancone, davanti a Rowena, accanto alla bottiglia. Versò dei cubetti di ghiaccio - non troppi - nei bicchieri e ben presto fu tutto pronto.


« Ecco, sono 10 falci. Grazie! » ringraziò a quel punto la donna, riponendo i falci nella cassa. Erano giusti, dunque non dovette preoccuparsi di porgerle il resto.
Tornò dunque al proprio lavoro dunque, occupandosi stavolta di una coppia di vecchietti seduti al tavolo, che avevano appena finito di consumare un pasto caldo.


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view post Posted on 5/12/2020, 18:45
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Nel liquido ambrato aveva trovato in passato ottime soluzioni, da esso erano scaturite le migliori idee ed era un ottimo rimedio momentaneo per dimenticare le proprie turbe. Per questo tracannò quanto aveva nel bicchiere mezzo pieno in un sorso solo, sbattendolo poi sul tavolo e lasciandosi andare in una smorfia, avvertendo una vampata di calore lungo le guance, che si arrossarono. Puntellò lo sguardo duro su Francis, come a soppesarlo, cercando di portare a galla quanto più ricordi possibili. Erano stati compagni di banco un buon numero di volte, ma Rowena non era interessata ad interagire con lui, preferiva fare altro e vagare con la fantasia oltre le mura del castello. Si ricorda che le aveva forse chiesto un foglio di pergamena in prestito una volta, ma non era nemmeno sicura. Le pareva che quel ricordo fosse fittizio, come se creato dalla sua mente per cercare di collocarlo all’interno di qualcosa, di un contesto credibile per giustificare il fatto che si fosse seduta con lui.

-Se consideri il Testa di Porco un posto nuovo…-

borbottò versandosi nuovamente un bicchiere che questa volta, avrebbe assaporato con maggior lentezza.

-…mi chiedo quanto tu abbia girato.-

Fece una lieve pausa, sollevando appena il bicchiere in un cenno di brindisi, accogliendo di buon grado il ringraziamento da parte di lui.

-Dispiaceri hai detto. Ti va di parlarne?-

La domanda venne spontanea. Rowena non era minimamente interessata alle sue turbe emotive, tuttavia le avrebbe permesso di dimenticare le proprie prendendo nel contempo, la discussione dalla parte del manico. Forse perchè non del tutto sobrio, lui si era lasciato andare in qualcosa che avrebbe dovuto tacere, permettendo a Rowena di spostare l’argomento di conversazione da se stessa a lui. Avvertì un borbottio, ma attribuí quel suono a qualcuno che spostava una sedia qualche tavolo indietro.




 
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Così come non riuscivo a capire cosa fosse sogno o realtà, che fossi in stato di sonno o di veglia, in quel momento non riuscivo a capire se fossi sobrio o se fossi ubriaco. Certamente ero accaldato e la sala del testa di porco iniziava a girare intorno a me. O ero io che giravo intorno alla sala? Le parole di Rowena arrivarono fredde come frecce gelate. Era chiaro che non avesse molto interesse in ciò che potevo raccontarle. Mi avrebbe fatto piacere ridestare la sua curiosità, ma non sapevo davvero come fare o cosa dire. I suoi occhi pungenti sembravano penetrare nel mio corpo come a voler giudicare i peccati della mia anima, pronti ad indirizzarla verso un girone infernale. Se aveva tutti quei bei ricordi, come pensavo, perché improvvisamente mi sentivo raggelato dal suo sguardo indagatore?

“Se consideri il Testa di Porco un posto nuovo…”

Disse la donna versando altro alcol nel bicchiere. Non avevo inteso “nuovo” in senso di novità, più che altro era un modo alternativo per far riferimento all’atmosfera poco raccomandabile di quel posto senza risultare offensivo. Probabilmente la nuance non era stata carpita dal mio tono di voce leggermente ebbro. Decisi di glissare su questo punto e mi concentrai sul resto che aveva da dire.

“mi chiedo quanto tu abbia girato.”

Accennò lei con una breve pausa, tirando su il bicchiere come a brindare in risposta al mio ringraziamento.

“Dispiaceri hai detto. Ti va di parlarne?”

Aggiunse, rovinando ulteriormente, se non completamente, ogni piano potessi aver avuto di smaltire la sbornia. Generalmente non amavo parlare di me, soprattutto a persone che non conoscevo. In situazioni simili avrei condiviso elementi della mia vita edulcorandoli un po’. Forse però, aiutato dall’alcol in circolo nelle vene, l’idea di raccontare qualcosa non mi dispiaceva. Non avevo nulla da perdere e mi trovavo in quel pub per passare il tempo e schiarire i miei pensieri. Anche se non m’avesse ascoltato, pensai che potesse essere una buona occasione per analizzare meglio la mia situazione. Chissà, Rowena Abyss poteva offrirmi qualche spunto indiretto e anche qualcosa in più. Intanto, quel rum invecchiato era già qualcosa.

“Beh sì, ho girato qui e là. Viaggiare mi piace molto.” Dissi cercando di trattenermi e rimanendo sul vago, “Non ho dispiaceri così grandi per cui valga la pena abbattersi, sono pervaso perlopiù da pippe mentali.” Feci una breve pausa, valutando nel mio stato di ebbrezza se fosse il caso di continuare o meno. Le parole, però, vennero fuori turbinanti: “Sai, qualche tempo fa ho avuto un incontro particolare con una sciamana cieca. Era vecchia, col faccione. Sembrava un rospo…” Raccontai mettendomi a ridere senza volerlo, “…Dopo avermi cosparso di sale e riso, pensavo stesse per farmi allo spiedo e invece boh, mi ha parlato con la voce di… mille montagne. Ha detto qualcosa sulla vista… e sui miei tarocchi, tipo che non mi avrebbero aiutato. Da allora, ecco, non riesco più a leggere”

Con il viso paonazzo e le guance gonfie a causa del sorriso tenuto troppo a lungo, presi a piangere a dirotto. Sentivo il muco colare da una narice, ma nel mio stato gli diedi scarsa importanza.

“Le mie amate carte!” Esclamai abbracciando il sacchetto contenente il mio mazzo e cospargendolo di lacrime.

Non ero più in me ma non me ne importava una bella puffola.



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Il modo di approcciarsi di Francis le ricordava terribilmente Jolene. Sembrava essere un anima buona e gentile come l'infermiera, incredibilmente semplice e si era chiesta come fosse possibili che tali creature sopravvivessero al mondo. Era come se non si fossero mai accorte che la fuori il male si aggirasse indisturbato, che non era fatto solo di zucchero filato e unicorni che defecavano arcobaleni. Scosse il capo lievemente, spostando il peso del corpo in avanti e appoggiando ambo i gomiti al tavolo. Si trovò a sorridere appena quando lui accennò alle “pippe mentali” pronta a sentire una sorta di storia strampalata, ascoltando Francis che parlò in fretta e in tono concitato, capendo solo che una vecchia voleva metterlo allo spiedo, ma quanto avvenne poi, la lasciò talmente interdetta che il bicchiere che aveva levato per portarlo alla bocca, rimase a mezz’aria, come se lei si fosse tramutata in un’amabile statuina. Con un espressione mista tra il disgusto, per il muco che scendeva da una narice, e lo stupore per il fatto che si era messo a piangere come un bambino in un luogo pubblico, cercò di trovare qualcosa da dire ma gli venivano solo parole al vetriolo che probabilmente avrebbero peggiorato la situazione. Decise quindi di prendere fiato, bere un sorso sin seguito fare l’unica cosa sensata: agguantare un fazzoletto. Frugò rapidamente nella borsa, abbandonando la sua bevanda a se stessa, estraendo poi un fazzoletto di carta -di cui non sappiamo se fosse immacolato o meno- , scostando la sedia per sollevarsi e porgerglielo, iniziando a borbottare qualcosa come

-Su su, si risolverà...-

Cercando di dargli un’amorevole pacca sulla spalla con un che di consolatorio decisamente poco convincente, guardandosi attorno decisamente in imbarazzo. In altri momenti la cosa migliore sarebbe stata quella di raccogliere le sue cose e andarsene, ma la bottiglia di rum appena iniziata era un obbligo a restare e questo prevedeva, che avrebbe dovuto cercare di consolarlo in qualche modo.



 
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view post Posted on 10/12/2020, 18:44
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Francis Dhevan Drake
Corvonero - Mago Adulto - Testa di Porco

Narrato / "Parlato" / *Pensato*

Cos’era quello? Che fosse un lenzuolo? Un camice bianco? Cosa vedevano i miei occhi? Qualcosa di strano aleggiava nell’aria, sembrava un tiepido ma tetro vento. Dov’ero? Sembrava tutto così bianco. Un suono rimbombava nella mia testa. Era il crepitare del fuoco o del vetro che si infrangeva? Girava tutto intorno, ma non velocemente. Concentrando bene lo sguardo mi accorsi di lievi e sottili linee in quel biancore tutto intorno. No, non erano linee. Erano angoli. Mi trovavo in una stanza. Che fosse l’ufficio smistamento anime? Sulle papille sapore di acido. Avevo rigurgitato? Vomitato? O forse stavo per farlo? Una fitta mi prese alla bocca dello stomaco e aprii la bocca. Con strabismo osservai un corno uscire fuori dalla mia bocca. Gli occhi spalancati. La bocca anche. Da quando la mia mascella era diventata così… flessibile? Le mie labbra si allargavano strappandosi, come se stessero partorendo quello che aveva tutta l’aria di essere un… UNICORNO? Che belli gli unicorni. Sì. Un unicorno bianco, ecco cosa stavo vomitando. O partorendo? Ero scomparso, la mia bocca non esisteva più e nemmeno il mio corpo. C’era solo l’unicorno davanti a me.

“Ciao Francis”

Cosa? Poteva parlare? Ma dove caspita ero finito? Che Rowena Abyss mi avesse avvelenato? Ah già, Rowena. Dov’era finita?

“Ciao Signor Unicorno!”

Azzardai un po’ incerto. Nel mio corpo un misto tra entusiasmo e incredulità. Parlare con un unicorno non era cosa da tutti i giorni. Avvertii una pacca sulla spalla, era stato l’unicorno? E poi il mio corpo non c’era più.

“Ma è vero che quando fate la… cacca…. È colorata come l’arcobaleno?”

Oddio. Non ero sicuro che quella fosse la domanda giusta da porre a un signor unicorno, eppure fu l’unica che mi venne fuori. Così, d’impeto. Sembrava tutto così strano ma ero ben deciso a capirci più di questa faccenda. Poi, una sfera di cristallo iniziò a volteggiare nell’aria, intorno ad essa fiumi di coriandoli rosa confetto.

“Tocca la sfera Francis… Tocca la sfera… Su su, si risolverà!”

Ripeteva l’unicorno.

“Ma io… io non posso… cosa cosa fa la sfera??? Signor Unicorno??? Sei ancora lì?”

L’unicorno era ormai svanito, ma la sfera era sempre più grande, sempre più vicina, con sempre più coriandoli intorno ad essa…. La ricoprivano, stava per scomparire dietro un mucchio di coriandoli rosa. Non potevo non toccarla. E se fosse stata una passaporta? E allora allungai il dito, un dejavu, sentii al tatto di aver toccato qualcosa. Ma non era una sfera. Non era vetro o cristallo. Era pelle.

Quando aprii gli occhi la scena che mi si parò innanzi era tutto fuorché rosa. L’unicorno non c’era. Chiaramente. Non c’era nemmeno la sfera… Perché al posto della sfera avevo toccato qualcosa a Miss, o era Mrs?, Rowena Abyss. Volete sapere cosa?



Il suo naso.

Il mio dito era proprio sul suo naso. Già, il mio indice, per la precisione, sulla punta del suo naso. Beh, almeno non le avevo toccato i seni. Ero rimasto paralizzato in quella posizione, non sapendo cosa leggere negli occhi di quella donna. Era schifo? Sdegno? Voglia di omicidio? Felicità? Unicorni?


“Ehm… BOOP!? Dissi per togliermi da quella situazione il prima possibile, cercando di uscirne in maniera pulita. Amavo booppare i nasi alla gente, ma non lo avevo fatto in maniera consapevole. La donna tra le mani aveva un fazzoletto. Sembrava fosse sul punto di passarmelo. Perché mi pareva che il mio dito fosse incollato alla punta di quel nasino? Utilizzai la mano libera per prendere il fazzoletto e soffiai discretamente il mio, di naso.

“Sai, mi sento proprio meglio!” Le dissi, sorridendo nel modo più genuino ed ingenuo possibile.


{ Solo la follia può prolungare la giovinezza e tenere lontana la vecchiaia. }


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Edited by Dhevan - 21/1/2021, 16:38
 
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LA MANGIAMORTE

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Era in piedi, leggermente chinata verso di lui, la mano protesa che reggeva il fazzoletto pronto ad essere afferrato ma Francis, per un attimo sembrò non vederlo. Quello che vide invece Rowena, che era decisamente lontano dall’inebriarsi dell’alcol, fu il suo dito, lungo e sottile allungarsi verso di lei. La stava fosse indicando, additando di fare qualcosa? Non capiva, era come se lui non la vedesse o più banalmente, si stesse prendendo gioco di lei. La mangiamorte esclamò qualcosa, un gridolino acuto e stridulo che venne gettato fuori dalle labbra quando oramai era troppo tardi e orrore, quel dito venne a contato con la punta del proprio naso, schiacciandolo come se fosse il bottone di un ascensore o peggio ancora di un clacson. Quando infine lui parlò, mentre Rowena muoveva un passo indietro, era oramai assodato che l’avesse presa in giro. Si sentí ferita nell'orgoglio, proprio lei che fino a quel momento si era dimostrata quanto mai caritatevole ed umana, cosa che l’era costato un notevole sforzo e che le dimostrava per l’ennesima volta, che il mondo non valeva la pena né di essere amato né capito.
Francis potè capire dagli occhi, trasudanti disprezzo ed odio, che ben presto lui avrebbe incontrato la sua ira. La mano che era stata protesa in un gesto di slanciata gentilezza verso un essere umano, cosa che per lei era difficile da mettere in conto, si mosse. Non caricò il braccio quanto avrebbe voluto ma irrigidì la mano a sufficienza in modo che lui sentisse quel manrovescio brucargli la guancia, lanciare stelle di dolore alla mascella e alla gengiva. Era uno schiaffo duro e robusto, qualcosa che di certo lui si sarebbe ricordato. Se lo schiaffo lo avesse raggiunto, non avrebbe aspettato una sua reazione per continuare a muoversi ed agire. La stessa mano infatti si sarebbe allungata verso la sua maglia, cercando di strattonarlo per invitarlo, in maniera decisamente rude a sollevarsi dalla sedia e andarsene.

-Non sono qui per farmi prendere per i fondelli da Francis il ciarlatano. Fuori dai piedi!-

Fece con tono irato e velenoso.





 
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view post Posted on 18/12/2020, 19:35
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Francis Dhevan Drake
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Narrato / "Parlato" / *Pensato*

Il dolore giunse inaspettato e improvviso, cinque dita spalmate con cura ad abbracciare la mia delicata mascella. Un colpo doloroso che lasciava un retrogusto sanguigno nella bocca, misto a ciò che rimaneva di alcolico nella mia saliva. Uno scatto, un crack, uno sbam. Da che guardavo la faccia di Rowena, riuscivo improvvisamente ad ammirare i lampadari malandati del Testa di Porco. Da quella prospettiva non erano nemmeno malaccio, ma necessitavano sicuramente dei lavori di restauro. La mia testa una macchina da scrivere. Scrivi, spazio, scrivi, spazio, la mano spinge e fa ripartire tutto. La mano della dolce Rowena, in questo caso. C’era da aspettarselo, avevo decisamente fatto infuriare la lady, senza volerlo. Far incazzare la gente non era certo un mio hobby, sebbene debba ammettere che mi riesca piuttosto bene. Che la donna lo avesse fatto con rabbia o meno, aveva avuto tutte le sue ragioni. L’appoggiavo in quell’atto, la supportavo. Ma oltre al dolore arrivò anche la consapevolezza: quel gesto non era certamente un caso. Avevo letto su qualche libro babbano che l’universo ci bombarda di segni, sta a noi coglierli e interpretarli, capire quali siano i loro significati, i loro messaggi. Questi segni possono presentarsi sotto forma di animali, simboli, oggetti, persone… e perché no, magari schiaffi? Sì, ero certo. Il senso di tutta la mia giornata sembrò improvvisamente essere lì, nella mano di Rowena Abyss stampata sul mio viso. L’universo mi diceva “Svegliati Francis, smettila di fare il Ciarlatano”, lo sentivo così vicino che sembrava quasi fosse l’ex-serpeverde a parlare. In un flash di brividi la sala mi travolse, l’odore di terra bagnata riempiva le narici e nelle orecchie il pianto di una mandragora, delle parole flebili e ovattate dicevano “dovresti insegnare”. Cosa? Insegnare? Ma chi aveva parlato? Era un ricordo? Il mio cervello sembrò esplodere, come se stesse cercando di nascondermi qualcosa. Allarme rosso. Era meglio non indagare troppo, ma quelle parole mi riecheggiarono nella mente, mi riempirono di entusiasmo. Vibravo, o tremavo? Forse ancora sotto effetto dell’alcol. Forse per merito di Miss Abyss. Il flusso si interruppe quando sentii agganciare la mia maglia da una forte stretta, era appena successo o andava avanti già da un po’? Rowena, però, mi guardava, le sue labbra appena serrate come se avesse appena finito di dire qualcosa. Non avevo sentito bene cosa ma dal suo sguardo ipotizzai fosse seria e un pelo incazzata. Quella donna mi aveva dato un segno importante, un segno che avrei ricordato per tutta la vita e per il quale le sarei stato eternamente grato.

“Graffie Rowena, fei la mia falvatrice…”

Parole colme di gratitudine, riconoscenza e qualche grumo di sangue. Chissà se avevo ancora tutti i denti. Mi sembrava come se nel parlare non fossi riuscito a scandire al meglio le parole. Poi un lampo di genio, sapevo come rendere migliore la giornata della donna e ricambiare quel gesto caritatevole: le avrei cantato una canzone…

“Why so serious???” (Click)

Presi tra le mani il bicchiere sul tavolo, con ciò che rimaneva di alcolico in esso. Lo innalzai in alto come fossi la statua della libertà e feci un sorso, intonando la canzone che avevo in mente. Intorno a me, manigoldi con bacchette chiodate si lanciavano in coreografie fatate, Rowena pareva muoversi a tempo di musica. Sembrava quasi sorridere. Anche la garzona sembrava divertirsi, mi sembrò quasi di prenderla e ballarci insieme cantando. Dal bancone spuntavano puffole pigmee che in coro urlavano “Raise Your Glass”, dai lampadari malmessi si calavano calici alati di burrobirra. Glitter venivano spruzzati al mio passaggio tra i tavoli del Testa di Porco. Pink sembrava riscuotere parecchio successo nel mondo magico. Non l’avrei mai detto. E così giunsi al finale epico: incrociai i piedi facendo un giro su me stesso per poi saltare a piedi uniti sul tavolo.

“Caaam oooon end reif ior glaaaas fo’ miiiiii”

Era stata una grande performance. Beh, non seppi mai se avevo immaginato tutto o se fosse stato reale. Ma ricordavo che a Rowena avrei per sempre dovuto il mio eterno amore per avermi aiutato a capire la direzione da prendere nella mia vita. Una volta riottenuta la capacità di intendere e di volere, mi sarei recato a Hogwarts in cerca di lavoro come docente.

*Grazie Rowena, ti adorerò per sempre nonostante il tuo cruc(c)io*

E tutto si fece buio.

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Interazione anche con Hoiuth, se vuole XD
 
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view post Posted on 23/12/2020, 14:51
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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12 anni • studentessa • I anno • Serpeverde • Scheda


Stava lavorando, certo, ma le iridi verdi di Lyvie ogni tanto non potevano che posarsi sulla scenetta che aveva davanti agli occhi. Perché ora quell'uomo stava piangendo per delle carte?
Sicuramente l'alcol parlava e altrettanto certamente non era più del tutto in sé. Lyvie si era ritrovata in situazioni come quelle, in cui le persone che alzavano un po' troppo il gomito finivano sempre per fare casino al Testa di Porco. Alcuni erano molesti, altri divertenti - come in quel caso -.
Non sapeva di cosa stessero parlando, ma i movimenti di quell'uomo erano così teatrali e, al contrario, il bel viso di Rowena sembrava seccato da quella situazione. Come darle torto? Avrebbe dato fastidio anche a lei. Ma, da persona esterna, trovò il tutto esilarante.
Anche altri clienti all'interno della taverna si erano resi conto del comportamento del moro, ma nessuno sembrava volersi immischiare. La giovane Serpeverde quasi scoppiò a ridere quando la donna gli porse il fazzoletto nel tentativo decisamente distaccato di rincuorarlo: fortunatamente riuscì ad girarsi in tempo, una volta tornata dietro al bancone per preparare un Whiskey incendiario da servire ad uno dei tavoli.
Così si avviò con l'alcolico, porgendolo all'uomo che l'aveva richiesto. La situazione alle proprie spalle sembrava tranquilla, quando un suono ben distinto le fece spalancare le palpebre. Così si voltò fulminea, stupita come non mai per quello schiaffo che fu del tutto inaspettato.
Beh, un pochino forse doveva aspettarselo. Ed ora? Come avrebbe dovuto comportarsi lei? Avrebbe dovuto farsi gli affari propri o intervenire?
Ma quel che successe subito dopo fu la cosa più inaspettata di tutte. Si mise a cantare l'uomo, realizzando una performance che lasciò chiunque nel posto a bocca aperta. Molti erano disgustati, Lyvie era semplicemente rimasta senza parole. Aveva una bella voce però, doveva ammetterlo.
Quando si avvicinò a sé per trascinarla con lui, la giovane mora percepì le guance imporporarsi notevolmente, così fece diversi passi indietro.


« No, no, n-- » non ebbe molto modo di evitarlo, le fece fare due piroette che le stordirono ancor di più i pensieri. Che avesse sbagliato qualcosa, mentre gli aveva preparato il Whiskey incendiario?
Fortunatamente trovò un muro su cui poggiarsi, non poteva credere ai propri occhi.
E, quando tutto finì, alternò per un attimo lo sguardo da lui a Rowena, avvicinandosi velocemente all'uomo che era caduto rovinosamente a terra. Mica era svenuto?!


« Ci penso io... Chiedo scusa, di solito un semplice Whiskey incendiario non fa tutto questo effetto. » si rivolse stavolta alla donna, scusandosi sinceramente con lei. Per un attimo, non poté che temere se la prendesse con la povera garzona.

« Si svegli... Si svegli! » esclamò a un certo punto la giovane Serpeverde, dandogli dei colpetti decisi sul viso per far sì che rinvenisse. Non fu troppo brusca, di certo non voleva fargli male.


PS: 113 • PM: 57 • PC: 54 • EXP: 3




 
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view post Posted on 24/12/2020, 19:16
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LA MANGIAMORTE

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“Grazie”

Ma quando mai una persona che riceva un manrovescio diceva grazie? Che fosse un sadico beone? L’era già capitato qualcuno tra le mani che avesse alcune perversioni particolari ma Francis, non le sembrava il tipo e la conferma la ebbe subito dopo quando, sollevatosi, afferrò il bicchiere e iniziò a cantare. Ma dove diamine era finita? In un musical come quelli che riempievano i teatri di quel buco di fogna che era Londra o era forse un incubo? Che cos’aveva mangiato a pranzo? Si ricordava di essere approdata in un pub e di aver trangugiato mezza birra e una Shepard pie. Vuoi che era quella? Che oramai che si stava avvicinando ai trenta non riusciva più a digerire cose così cariche e gustose? Scosse il capo, no non era un incubo ma c’era andata incredibilmente vicino. Si vide costretta ad arretrare, come se fosse davanti alla cosa più pericolosa sulla faccia della terra, evitando che lui la prendesse a ballare con se e offrendogli in pasto la garzona che fu catturata e fatta piroettare un paio di volte. Francis tentò un salto forse sul tavolo, dove nella sua testa avrebbe chiuso il numero da circo che stava improvvisando e che lasciava tutti gli avventori e Rowena, senza parole e sbalorditi. Infine stramazzò a terra all’improvviso, come se qualcuno gli avesse staccato la spina. Il silenzio cadde nel locale, interrotto solo dalla voce sommessa della garzona che si scusava per quello che aveva combinato l’ex corvonero.

-Tranquila non è colpa tua…-

mormorò con stizza cercando poi di fermarla dal svegliarlo, provando ad appoggiare una mano sulla sua spalla con delicatezza e borbottando un

-Vai ad aprire la porta. Questo va cacciato fuori.-

Se Lyvie le avesse dato ascolto abbandonando I suoi propositi aprendo quindi la porta e se Francis, fosse rimasto ancora inconscio, Rowena avrebbe estratto la bacchetta dalla fondina e con un movimento fluido, rapido e pulito, l’avrebbe puntata su di lui. Si sarebbe servita di un incantesimo oscuro particolarmente utile ma che in questo caso, poteva essere scambiato per qualcosa di molto più comune. Si premunì di non pronunciare la formula, dopotutto dato lo stato dell’altro non avrebbe dovuto incontrare difficoltà a lanciare il proprio incantesimo, tuttavia, la scandì bene all’interno del proprio io

“MANOR”

Gli occhi fissi su di lui, cercando di levargli i vestiti, scuoiarlo con lo sguardo ed entrargli nei muscoli e nelle articolazioni, in modo da poterlo muovere a suo piacimento, prendendo pieno possesso del suo io fisico. Se vi fosse riuscita, si sarebbe limitata a muovere leggermente la bacchetta verso l’alto, in modo da sollevarlo da terra e infine, con un secco colpo di frusta del polso, scaraventarlo fuori sul selciato. Se fosse riuscita in tutto ciò, avrebbe infine messo via la sua bacchetta e preso nuovamente posto tornando a bere, lasciando alla garzona l’unico compito di chiudere la porta.
In caso contrario, se lui si fosse svegliato prima di permettere a Rowena di cacciarlo malamente fuori dal locale, quest’ultima avrebbe raccolto quanto rimaneva da bere e le sue cose e preso il primo camino di metropolvere libero.





 
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