| Le Fate: Mito e Realtà. M egan interpreta il tema del ballo facendo riferimento alla storia, ai miti e alle leggende. Si documenta in maniera approfondita sulle Fate – argomento già affrontato ampiamente durante il terzo anno – e sceglie di rappresentare il significato da cui viene questa parola, non mancando di alcuni dettagli conosciuti che rappresentano queste creature e soffermandosi, in fine, in Grecia.
La loro storia millenaria le ha viste trasformarsi da Dee arcaiche ed immortali a misteriose e fiabesche Filatrici, da Profetesse che conoscevano ciò che avviene oltre il divenire, a minuscole entità luminose, simili a bellissime farfalle dalle ali multicolori, o a batuffoli di luce colorata, che nelle calde notti di mezz’estate danzano in cerchio nelle segrete radure. Noi ad oggi sappiamo chi sono: piccole bestie decorative di scarsa intelligenza, usate dai noi a scopo ornamentale. Le Fate abitano boschi o radure, nei pochi centimetri di altezza – da due a dodici e mezzo per precisione – possiedono corpo, testa e arti minuscoli di foggia umana ma esibiscono gradi ali da insetto, trasparenti o colorate in base al genere. Sappiamo che possiedono un potere magico, seppur debole, e che non sono in grado di parlare. Ma come venivano rappresentate nell'antichità? Quale è il vero significato che racchiude il loro nome?
la parola Fata deriva dal latino fata, – orum, neutro plurale di fatum, che significa “fato, destino, sorte”, “fortuna” ed anche “oracolo, predizione, vaticinio”, personificato in forma singolare femminile. Il termine fatum, a sua volta, deriva dal latino fari, ovvero “parlare, dire, annunciare”; nella forma neutra sostantiva del participio passato, con il senso di “ciò che è stato detto, pre-annunciato, vaticinato”. La Fata è dunque, prima di tutto, la personificazione femminile degli infiniti intrecci del fato, di ciò che è stato annunciato, pronunziato, deciso, e il fato è opera sua. In altri termini, è “colei che si occupa del fato”, “colei che presiede al fato”, “colei che decreta il fato”, e per facile deduzione una dea del fato, regolatrice dei destini degli uomini.
Ed è qui che Megan si sofferma, qui decide di dare vita al tema e sceglie di prendere le vesti di Àtropo, una delle Moire della mitologia greca. Le Fate, come creature leggendarie, sembrano ereditare i loro poteri ed il loro aspetto da alcuni personaggi della mitologia classica, ovvero principalmente dalle Ninfe e dalle Moire. Come le Ninfe, esse sono spiriti naturali che hanno sembianze di fanciulla; come le Moire presiedono al destino dell'uomo, dispensando vizi o virtù. quest'ultime hanno un’iconografia molto vasta; a volte sono raffigurate come vecchie, in altri casi sono giovani donne. Sovente sono una giovane e rassicurante, una vecchia e incanutita, un’altra ammantata di nero. Sono sempre tre, e ognuna di loro ha un nome e un compito ben preciso. Cloto è la prima delle tre Moire, quella che a volte appare come una giovane ragazza dallo sguardo triste. Il suo nome significa “io filo”, ed è esattamente questo quello che fa, dando forma al filo tra le sue lunghe ed esperte dita. Lachesi è una donna vecchia che tiene in mano il fuso. Il suo nome vuol dire “ricevo in sorte”, e lei ha il compito di avvolgere il filo intorno al suo fuso. Àtropo, l’implacabile, la senza pietà, è colei che tiene in mano un paio di lunghe forbici. Con quest'ultime, recide il filo che con tanta cura è stato creato da Cloto e filato da Lachesi. Il simbolismo è piuttosto chiaro: il filo di cui parliamo è il filo della vita di ogni uomo. Le Moire sono dunque la sorte, il destino, il fato, che decide chi siamo, come viviamo e, infine, come e quando moriamo.
“Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Ananke, Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull’armonia delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro.” – Platone, Repubblica X,135,34
Imponendosi di non sposare affatto il classico abito dai colori vivaci e brillanti, Megan realizza la sua idea ed esalta il nero, l'argento viene utilizzato come punto di luce su tutto il corpo. Il vestito presenta motivi legati alla natura – rovi per l'esattezza e qualche rosa appassita – ma figurata come fine della vita, chiara è la scelta del colore, concetto presente in ogni dettaglio da lei utilizzato. L'abito è lungo, un tubino color carne le arriva a metà coscia mentre veli e ricami ricoprono l'intero corpo in semi-trasparenza.
I capelli rimangono naturali, niente di troppo complicato. Sono parzialmente sciolti, morbidi e accarezzano la schiena nuda con leggere onde; due ciocche compongono una treccia dietro la testa e sopra vi poggia una piccola corona di foglie d'alloro, simbolo dell'immortalità.
Non porta orecchini ai lobi, entrambe le orecchie hanno la forma classica tipica della Fata, sono a punta tranne quella sinistra che è mozzata – il finto sangue che cola lungo il padiglione è ben visibile ed è nero – coperta da un gioiello che va a sostituire la punta. Si racconta che le fate tendono a coprire eventuali difetti, con abiti o accessori utili, lasciando risaltare unicamente la loro bellezza.
Ritroviamo il sangue anche sulle mani; Àtropo che ha il compito di recidere il filo della vita. Tutte le dita, almeno fino a metà, ne sono ricoperte e afferrano i fili, simbolo del destino dell'uomo, il fuso; quest'ultimi – catenine con punti luce – poggiano sui i dorsi delle mani, fissati da anelli e da due bracciali chiusi intorno ai polsi.
Dietro la schiena, al centro esatto, vi poggiano un paio d'ali mal ridotte. Volte a simboleggiare la vita ormai giunta al termine, altresì indicano una bellezza ormai sfiorita, l'invecchiamento, e non a caso Àtropo è la più vecchia delle tre Moire.
Il trucco rimane semplice, ad eccezione degli occhi cui palpebre sono colorate di nero con qualche spruzzo d'argento ad illuminare. La pelle candida riflette nell'oscurità delle vesti, nonostante sia celata quasi in ogni parte fanno eccezione viso, parte del petto, schiena e mani. Le scarpe non sono troppo alte, prive di plateau sono nascoste dal lungo abito nero. Click.
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