23 Dicembre
Ora che si trovava seduto, Oliver poté osservare il locale con più attenzione. Lo fece nelle pause tra un commento e l'altro, così da non perdere mai attenzione verso il discorso. Curiosamente, la Testa di Porco gli sembrava molto più interessante di quanto non fosse mai apparsa in passato ai suoi occhi; nonostante fosse un pub in cui difficilmente si poteva immaginare qualcuno come lui, segretamente doveva ammettere almeno con se stesso di esserne stato stuzzicato fin dalla visita d'esordio. Era lì che lui e suo cugino avevano dato vita ai peggiori scherzi a discapito di molti clienti nei dintorni, lui ben più spettatore che parte attiva in effetti. Ed era sempre lì che aveva raccolto testimonianze di ricordi spensierati, tra vecchi incontri con concasati e con compagni di scuola; ricordava come le prime riunioni del Comitato del C.r.e.p.a. fossero state fatte proprio lì, in uno scantinato, e quando volse appena lo sguardo verso quella stessa direzione, si accorse di come la nostalgia più impossibile continuasse a pungere il suo cuore. Forse, si convinse, c'era bellezza anche in un luogo come quello; e lì, con Emma, gli sembrava di essere in confini tanto sicuri, tanto piacevoli da dimenticare in parte ogni prosieguo peggiore. Stava bene, e per giunta - almeno d'impressione - perfino la panca sulla quale si era seduto gli sembrava essere stata tirata a lucido. Ascoltò la spiegazione sul film, tornando con gli occhi smeraldini sulla concasata. Come un libro, ma meno di un libro: anche se non conosceva l'argomento fin nel profondo, d'istinto si scoprì molto più concorde con Emma. L'immaginazione era da sempre ricerca di ogni sua trama, e di certo valeva molto di più. Quasi rimpianse la possibilità di incontrare un Grinch in carne ed ossa, però, e in effetti quel riferimento alla tv - qualsiasi cosa fosse - richiamò in lui il ricordo di Timothy che parlava di una "scatola magica".
«Somiglia ad un dipinto magico, se ci pensi.» Annuì, velocemente.
«La tv, dico. Le figure si animano al loro interno, lo stesso succede per un quadro. Quelle figure, mi chiedo, possono anche comunicare con chi le osserva? E poi, ancor più importante.» Ne percepiva un certo trasporto, al punto da sporgersi involontariamente sul tavolo, di pochissimo. Lo sguardo si era reso sottile, il sorriso sulla bocca già coinvolgeva in modo buffo tutto il volto.
«Se esiste per il Grinch, esiste anche per la Famiglia Addams?» Ricordava la rappresentazione piuttosto teatrale che avevano svolto lui e altri concasati alla scorsa festa di Halloween, l'idea era giunta proprio da Emma. Al pensiero di vedere tutti loro di nuovo nelle vesti degli Addams, in qualsiasi scatola magica potesse esistere, gli lasciava un'aspettativa affatto indifferente. Non aveva ancora capito che una tv fosse molto diversa da uno scatto fotografico, da un ricordo animatosi per magia. Tornò indietro, la schiena di nuovo poggiata sulla panca. Intorno a sé, le decorazioni del Grinch Festival zampillavano nelle tinte del verde, dello smeraldo, dell'acquamarina, e spinsero ad un altro sorriso. Scoccò le dita, indice e pollice, proprio dopo aver sentito Emma parlare.
«Scusa davvero, ma ho appena avuto un'idea. Quel Calendario dell'Avvento che è girato ad Hogwarts per tutto il mese, l'hai preso anche tu?» Era più portato a credere che fosse così, in Sala Comune tutti ne avevano uno, e le finestrelle continuavano ad aprirsi e svelare sorprese perfino in quegli ultimi giorni prima della Vigilia e del Natale.
«Hai per caso con te la macchina fotografica che è uscita da una delle caselle? Non ho portato la mia, ma sarebbe bello scattare una foto insieme. Un po' come un film, un po' come un ricordo.» Sorrise. Già immaginava lui e Emma in primo piano nell'immagine, sullo sfondo invece uno scorcio del locale agghindato in quel modo particolarissimo. Avrebbe dovuto pensarci.
«Comunque, avere uno zio cuoco è di certo una fortuna.» Ammiccò, divertito. Non poté che chiedersi, tra sé, come mai Emma vivesse soltanto con i suoi zii, come mai avesse detto che fossero soltanto in tre. Più che curiosità, si trattava di una partecipazione soggettiva, ben più emotiva. Non conosceva la storia della concasata, e non l'avrebbe chiesta in un momento spensierato come quello. Sapeva di volerle bene, già soltanto perché Grifondoro come lui, ma l'affetto che provò in quei momenti aumentò a dismisura alla scoperta di un'identità che lo affascinava istante dopo istante. La voce gentile proprio accanto, a quel punto, attirò la sua attenzione. Si volse allora con un sorriso.
«Buon Natale, e...»Improvvisa, sentì la voce della coscienza gridargli di essere un perfetto idiota. Nella sua mente aveva lo stesso tono, la stessa modulazione di quella di Penny, e non poté che battere velocemente le palpebre per allontanare ogni lieve imbarazzo. Aveva appena pronunciato la parola bandita dal locale, e l'aveva fatto
di nuovo. Forse non era stata una brillante idea andare alla Testa di Porco esattamente il Ventitré di Dicembre, quando gli auguri si assottigliavano in uno scambio sempre più continuo. Apprezzò infinitamente l'intervento della ragazza lì appena arrivata, e comprese in quel modo - all'offerta della fetta di torta, per la quale sentì subito l'acquolina in bocca - l'incantesimo in atto nel locale. Era più di un gioco, lì la parola con la -n creava davvero disagio. Si sentì... elettrizzato, la scoperta aveva il senso di un divieto e come tale sfumava in un fascino tutto nuovo.
«Grazie mille, la torta sembra buonissima. Perfetto, grazie.» Ripeté ancora, recuperando il menù e passandolo al centro, così da permettere ad Emma di leggere per prima.
«Lo giuro, non c'è nessun cadavere per davvero...»*Non ancora*, si ritrovò ad aggiungere tra sé. Penny era in lista nera, lo era sempre, ma Oliver aveva appena giocato ogni probabile immunità, parlando dell'assassinio a gran voce. Era tutto uno scherzo, ma in quel locale non si poteva mai sapere. Attese che Emma scegliesse e si riallacciò al discorso in sospeso.
«C'è un mio amico che abita fuori Londra, in una zona di campagna. Ne parla sempre come un posto d'incanto, lo è sempre con la natura. Più o meno è lo stesso per casa mia.» Un cenno passeggero di nostalgia, tanto inafferrabile.
«Abito a Cork, in Irlanda. Casa mia è un tipico cottage, sai, tutto in mattoni e in legno. Di per sé è grande abbastanza, perché la mia famiglia vive anche con la famiglia di mio zio Albert, che è più numerosa.» *
Che era*, si corresse silenziosamente. Giocherellò distrattamente con il piattino della torta, girandolo da un lato e dall'altro.
«Si trova in una parte della città che più vicina al bosco, e al fiume Lee. Un quartiere di soli maghi e streghe, e casa mia è una delle villette a schiera, quello che ti piacerebbe di certo è il nostro giardino. Così pieno di piante, magiche e non, e di creature. Come procede con Erbologia, a proposito? Sembra che Miss Fiachran stia andando alla grande.» Sorrise, e subito dopo si scoprì grato di non insistere troppo sulla propria famiglia. C'erano trascorsi che non poteva ignorare, e si chiese se Emma ne avesse percepito già qualcosa. Ad ogni modo, diede una rapida occhiata al menù -
«Senti qui, dice "Goulash del Grinch con creature non meglio identificate della Foresta Proibita". Ci sarà una zampa di Acromantula, secondo te?» -, accentuando un'espressione sempre più stranita, incuriosita e sorpresa. Quando tornò la ragazza, sentì l'ordinazione di Emma e si disse pronto a sua volta. Con la coda dell'occhio, di scatto, si accorse parimenti di una figura poco oltre, al bancone, e ne ritrovò un senso di familiarità. Si sporse appena, socchiudendo gli occhi per mettere più a fuoco, e la riconobbe. Sorrise, tornando alla ragazza, mentre l'indice si posava sulla parte dei dolci lì sul menu.
«Per aver pronunciato la parola bandita, vorrei offrire un sacchetto di cinque Grinch Cookies alla persona che è lì, se fosse possibile. Li manda Timothy-la-lumachina, lei capirà.» Sorrise. Si chiese se la strega adocchiata fosse proprio Jolene White, sembrava di sì al suo sguardo e in altre circostanze si sarebbe alzato di scatto per salutarla; non desiderò intromettersi, ad ogni modo, e se anche non fosse stata lei, un'offerta era d'uopo per abbassare il tormento lì al locale. Riprese in fretta, per non disturbare troppo la ragazza al loro tavolo. Aveva un volto familiare, e credeva di averla già vista al Castello, forse proprio ad una riunione del C.r.e.p.a.
«Prendo altri cinque Grinch Cookies per me, aggiungo un paio di Grinch Muffin, e seguo il consiglio prendendo una Grinchchoc, grazie ancora. Vorrei ordinare poi alcune bottiglie da asporto, per regalo. Andrà benissimo anche solo un sacchetto, e sono...» Attese un istante, lasciando così modo - qualora necessario - di non perdersi nell'una e l'altra tra le pietanze che entrambi lì avevano ordinato.
«Vodka del Paese del Grinch e dal menu classico Vodka delle Ebridi e una bottiglia di Stella del Crepuscolo.» Non mancava altro tra quelle che si era ripromesso di portare in dono a chi di dovuto, così scoccò un'occhiata gentile verso Emma e infine tornò verso l'altra.
«Un unico conto, per favore.» Non avrebbe ammesso protesta di alcun tipo da parte di Emma, anzi con cortesia le avrebbe chiesto di non pensarci più.
«Offro io e non si discute.» Un occhiolino, e un sorriso. Al momento del pagamento avrebbe aggiunto un paio di Galeoni di mancia, pregustando a quel punto i dolci in arrivo. Quando furono soli, Oliver avrebbe cercato un cucchiaino sul piattino della torta sul tavolo.
«Verdure di Camuflone.» Commentò, divertito.
«Emma Green, tu sì che hai coraggio.»Grazie mille per la fetta di torta, puoi tranquillamente fare un unico conto pagato da Oliver tra le nostre ordinazioni, da parte sua si aggiungono:
Grinchchoc
Grinch cookies x10 (cinque per Jolene *fru)
Grinch Muffin x2
Bottiglie
Vodka del paese del Grinch
Vodka delle Ebridi
Stella del Crepuscolo
+2 Galeoni di mancia