«O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori, quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!»
M
adama Rosmerta glielo aveva detto chiaro e tondo: "Narcissa, lavorare ai Tre Manici di Scopa sotto Natale può essere davvero stressante. Credi di starci dietro con la gran mole di compiti che in quel periodo vi danno a scuola?". Lei, ovviamente, aveva annuito energicamente e non aveva voluto sentire scuse: le piaceva lavorare al locale, nonostante avesse ancora tanto da imparare.
Come previsto, l'atmosfera natalizia aveva risvegliato il cuore di diverse persone, che, infreddolite dal clima dicembrino, avevano optato per bersi una Burrobirra fumante. Rosmerta, in fondo, era famosa per le sue Burrobirre e qualcosa l'aveva da sempre portata a credere che oltre Manica qualche locale francese, invidioso del suo gran successo, stesse tentando di copiarle spudoratamente la ricetta originale. Succedeva sempre così quando un prodotto aveva successo, glielo aveva raccontato suo padre quando, durante un viaggio di piacere, aveva scoperto che in Belgio avevano copiato una delle sue porte in legno con animazioni.
Tornando al locale, il vento esterno aveva indotto diverse persone a trovare ristoro all'interno, dove all'angolo un vecchio focolare scoppiettava placido e rendeva ancor più suggestiva l'atmosfera natalizia, che Madama Rosmerta aveva suggellato con un mastodontico e coloratissimo albero di Natale e con una serie di decorazioni nelle classiche sfumature del rosso.
Il campanello dell'ingresso tintinnò, annunciando l'ingresso di nuovi clienti. Narcissa alzò lo sguardo e poté notare la presenza di una donna che s'era arrestata sull'uscio, lasciando spazio a una coppia di giovani studenti che si tenevano per mano. Avevano l'aria di essere innamorati, cosa che fece arricciare vistosamente il naso a Narcissa la quale, da quando lavorava ai Tre Manici di Scopa, aveva visto coppiette scambiarsi baci ed effusioni al punto d'aver sviluppato una latente forma di diabete precoce.
"Benvenuti ai Tre Manici di Scopa" esordì Narcissa, mostrando il solito entusiasmo che richiedeva la sua figura lavorativa.
I giovani però non la calcolarono di striscio. Si sedettero al tavolo e cominciarono a scambiarsi baci a fior di labbra, cosa che fece rabbrividire Narcissa, la cui età ancora la faceva restare ampiamente distante da tutte quelle smancerie. L'idea di ritrovarsi con le labbra appiccicate a quelle di qualcun altro la mandava fuori di testa. E poi chissà quanti germi!
Per fortuna, fu Madama Rosmerta ad occuparsi di loro. L'esperienza e la sua proverbiale pazienza furono un toccasana per la coppietta che, invece, Narcissa avrebbe sicuramente mandato a quel paese se non si fossero curati d'ascoltarla per scambiarsi l'ennesimo bacio.
L'attenzione della piccola Serpeverde invece fu tutta dedicata alla donna che aveva consentito alla coppietta di innamorati di varcare la soglia del locale. Silenziosa s'avvicinò al bancone e si accomodò su uno sgabello. Indossava una lunga tunica nera, che richiamava il corvino dei suoi capelli, e una cintura spessa le cingeva la vita, sottolineandone il fisico asciutto e slanciato. Narcissa indugiò un paio di secondi sulla sua figura, domandandosi chi fosse. Era la prima volta da quando lavorava al locale che s'imbatteva in lei. La sorpresa più grande però la ebbe nel momento in cui la donna si tolse la sciarpa che aveva al collo e la posizionò sul bancone in bella vista. Narcissa la scrutò con attenzione, le era tanto familiare che per un momento s'era persino domandata se non avesse visto male. Eppure non era così: lo stemma di Serpeverde troneggiava sulla lana verde-argento. A quel punto, senza nemmeno pensarci troppo, la lingua le si sciolse.
"Serpeverde?" domandò retoricamente, accennando alla sciarpa con un lieve movimento del capo e un sorrisetto d'assenso.
Nel mentre, tra le mani teneva uno strofinaccio e un grosso boccale di birra che aveva appena finito di lavare e disinfettare sotto l'acqua corrente. Quelli erano i momenti che lei definiva "elfici", perché le ricordavano le volte in cui Bill, l'elfo domestico di sua madre, asciugava con meticolosa attenzione i bicchieri, scrutandola dal basso con i suoi occhietti acquosi, mentre Helena Cooper troneggiava su di lui assicurandosi che non ne rompesse mezzo.
Appese il boccale su uno dei ganci posizionati sopra al massiccio bancone di legno e, quando sollevò lo sguardo, si ritrovò faccia a faccia con la ragazza che s'era tolta la sciarpa Serpeverde. I loro occhi si incontrarono.
"Gradisce qualcosa da bere?" domandò Narcissa, stupendosi della stupidità di quella domanda.
Era logico che fosse venuta per bere: cosa ci facevano dei clienti in un locale se non per dissetarsi?