La faccio o non la faccio questa dichiarazione d'amore?, "Le Prove dell'Amore", sfida n° 2

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view post Posted on 20/2/2021, 16:23
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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"Il Tranello del Diavolo", questo il titolo che troneggiava sulla prima pagina del capitolo del libro di Erbologia che stava leggendo. Era tardo pomeriggio e la tassina, finite le lezioni, s'era recata in Sala Comune per studiare. Seduta comodamente sulla poltrona, di fianco al camino acceso, teneva il libro in grembo ed una tazza di tè caldo tra le mani, che sorseggiava pigramente.
*Davvero una pianta è riuscita a fare così tante vittime? Ma soprattutto, chi è stato così folle da sfidarla in passato per sfilarle da sotto il naso i tesori che custodiva?* mentre rimuginava su ciò che aveva appena letto, le venne in mente, a proposito di sfide, che anche lei ne aveva alcune da portare a termine. Dette un ultimo sorso al tè rimasto nella tazza e si recò in dormitorio, per recuperare la scatola di cioccolatini acquistata il giorno prima da Madama Piediburro.
Tornata con questa in Sala Comune, si raggomitolò nuovamente sulla poltrona e l'aprì. Anche stavolta chiuse gli occhi e si fece guidare dalla sorte. Estratto il cioccolatino lo scartò, distendendo delicatamente il bigliettino che lo avvolgeva. Recitò mentalmente ciò che c'era scritto:

《Prova n° 2: fai una dichiarazione d'amore in pubblico》

*UNA DICHIARAZIONE D'AMORE IN PUBBLICO* quasi le andò di traverso il cioccolatino che si era appena messa in bocca.
*È uno scherzo vero? Ditemi che è stato incantato e ora esce fuori la vera prova!* a chi mai poteva dichiarare il suo amore? Di certo non ad un ragazzo, in fondo aveva solo dodici anni, come poteva fare una cosa del genere? L'unica cosa che le venne in mente come approccio, dopo una lunga e ponderata riflessione, era l'amore verso la sua casata, verso i suoi concasati. Lo si poteva vedere come una sorta di amore familiare? d'altronde i Tassi non erano proprio questo? Una famiglia?
Da quando era approdata ad Hogwarts, Tassorosso non era solo la sua casata, era diventata il suo nido, il suo porto sicuro, un gruppo di persone su cui poteva contare a pieno.
Aveva preso la sua decisione, quella sera stessa, in Sala Grande, si sarebbe dichiarata.


Il momento era quasi arrivato, aveva passato il tempo che le restava prima di andare a cena a fare le prove davanti allo specchio. Ce l'avrebbe fatta o tutto si sarebbe trasformato in un enorme disastro? Avrebbe rischiato di prendersi qualche crosta di pane in faccia?
*Che Tosca me la mandi buona!* con questo pensiero uscì dai sotterranei e si diresse in Sala Grande. Aveva una stretta allo stomaco, passò quasi tutto il tempo a giocherellare con il cibo. Era talmente in ansia da non riuscire a pensare ad altro se non alla prova. Attese che tutti finissero di mangiare, non era il caso si strozzassero per colpa delle sue gesta.
Preso il coraggio a quattro mani, si mise in piedi e schierandosi rumorosamente la voce per attirare l'attenzione inizio il suo discorso:
-Bene, non giudicatemi per quello che sto per dire o fare!- disse imbarazzata e a voce piuttosto alta, che tra l'altro non pensava potesse uscirle. Fece un respiro profondo prima di proseguire:
-Vi voglio bene ragazzi, ad ognuno di voi. Mi avete fatto sentire a casa, non pensavo potesse succedere, ma è successo. In voi Tassorosso ho trovato una seconda famiglia, vi sarò sempre grata per questo! Spero che questo rapporto si consolidi sempre di più nel tempo. Siete speciali, non vi ringrazierò mai abbastanza per la vostra accoglienza.- detto ciò, con la dignità probabilmente sotto ai piedi, si rimise seduta.
Si sentiva le guance in fiamme, sentiva che a breve le avrebbero porto una Pozione Blandofuoco per lenire le ustioni provocate dall'imbarazzo. *Per Merlino, rideranno di me per giorni* sperava che questa cosa finisse a breve nel dimenticatoio. Chissà cosa stavano pensando di lei? Forse era meglio non saperlo.

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view post Posted on 21/2/2021, 10:59
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Non era mai stata una gran chiacchierona, ma per forza di cose - e della spilla che da quasi un anno ormai aveva sostituito quella da Prefetto - aveva dovuto imparare a socializzare anche quando, e soprattutto, non ne aveva una gran voglia. Ragazzini che le venivano incontro strillando che Pix aveva rubato loro il libro o chissà cos'altro, tra un dispetto più o meno di cattivo gusto, o ai disagi che le ragazze soffrivano nei bagni infestati del secondo piano. In una giornata normale aveva a malapena il tempo di arrivare in Sala Grande per la colazione, sgraffignando un biscotto o una fetta di pane tostato, oppure di fermarsi a ciarlare di qualsiasi argomento con uno dei suoi compagni, coetanei o piccini che fossero; c’era così tanto da fare, a volte, che l’idea di chiudersi nell’Ufficio Vuoto al terzo piano - e sparire dalla circolazione per soltanto un paio d’ore - l’aveva sfiorata in più di un’occasione, senza tuttavia veder mai applicazione concreta. La Torre di Divinazione, poi, che nei primi anni era stata per lei fonte di malessere al sol pensiero, ad oggi restava un luogo in cui trovare davvero la pace nel silenzio di un paesaggio ai suoi occhi senza fine. Peccato per quel menestrello dipinto a colori ad olio, la cui cornice era appesa esattamente poco prima dell’ultima svolta che conduceva alla Guferia. Coi suoi abiti ampi e pomposi, di un bel rosso rubino, e quella specie di ukulele sotto braccio - che poi forse era un liuto a pensarci davvero bene - aveva preso quel brutto vizietto di intonarle una sonata ogni volta che passava di lì; intonava inni commentando la sua bellezza, o presunta tale, e la paragonava a quella certa dama vissuta nel 1254, anno in cui egli si dichiarò a tal donzella e finì per essere cacciato da non si sapeva nemmeno bene quale corte. Accordava il suo strumento mentre le raccontava sempre la stessa solfa, con quella voce stridula e fastidiosa che le aveva fatto pensare ben più di una volta che la sua separazione dalla corte non fosse stata proprio dettata da quella sua cottarella, bensì dalla sua incapacità di mettere insieme quattro note e due strofe in rima. Una storia veramente triste, ben più triste della sua invero, che però l’aveva così stancata da farle andare in disgrazia perfino quel piccolo angolo di cielo visibile dalla Torre e alimentando la tentazione di correre al Ponte Sospeso e di gettarsi nel burrone sottostante.
Così era arrivata in Sala Grande per la cena, anche quella sera, con il muso lungo di chi avrebbe preferito vivere giorni migliori, la sua borsa a tracolla in bilico sulla spalla e il desiderio di strafogarsi di cibo fino a scoppiare, un atteggiamento ben lontano dalla norma. Probabilmente, in quella giornata iniziata male - e destinata a finire peggio - Thalia si era trovata a fare i conti anche con la poca ispirazione degli Elfi Domestici: la minestrina era talmente insipida che le sembrava quella che girava nell’Infermeria della signorina White nel peggiore degli inverni.
«Sono io che non sento nulla oppure davvero non sa di niente?»
La destinataria della domanda era Gwen Nieranth, il suo fidato Prefetto, che come lei quella sera pareva esser vittima della mancanza di stile delle cucine. Con un sospiro rassegnato, allontanò il piatto da sé, proprio quando Camille si alzò all’improvviso da tavola, poco distante da loro, con la faccia di chi abbia da dire qualcosa e non sappia esattamente quale sia il modo migliore per farlo. In cuor suo, Thalia sperava che le guance arrossate non significassero guai in vista: in una Scuola di Magia sarebbe stato il minimo sindacale.
Scoccò uno sguardo perplesso dapprima a Gwen e agli altri Tassorosso presenti, dopodiché Camille attirò completamente la sua attenzione. In un primo momento rimase senza parole, completamente, e non le fu facile tacere ancora, osservando quella sua espressione mortificata dalla vergogna; non succedeva tutti i giorni che una matricola palesasse tanto apertamente il proprio affetto per una Casata intera. Da che Thalia si trovava ad Hogwarts una cosa simile non era mai accaduta. «Questa è la cosa più carina e straordinaria che mi sia capitata oggi.» si trovò a fare quel commento a voce alta, senza pensarci troppo. Levò il calice d’acqua, il sopracciglio sollevato e uno sguardo complice in direzione di Gwen invitandola senza troppe cerimonie a far la stessa cosa. Brindare con l’acqua non era esattamente il massimo, ma in fondo… meglio della minestra insipida. O no?



La tua mamma Tassa ti vuole tanto bene, sallo. :<31:
 
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view post Posted on 22/2/2021, 16:49
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Non ci sfuggi :fru:


Uno dei momenti migliori della giornata era la cena in Sala Grande. Non solo per il fatto che fosse finalmente ora di cena, ma anche perché indicava proprio che la giornata fosse finita e che quindi ci si poteva rilassare nel proprio letto, con un buon libro magari, o semplicemente con una lunghissima e, si sperava, piacevolissima dormita. C'era da escludere le volte in cui il Prefetto era di ronda per il castello, ovviamente; quella sera non era comunque una di quelle e Gwen era particolarmente rilassata all'idea di andare a riscaldarsi sotto le coperte. Era mentalmente già nel suo letto quando percepì la voce di Thalia al suo fianco. Seppur continuasse imperterrita a cercare di ingerire la pietanza insapore – aveva mangiato anche di peggio in orfanotrofio – non poteva dar torto alla sua amata Caposcuola. Guardò il piatto davanti a sè, più pieno che vuoto, confermando con un cenno della testa le parole appena udite e pensando che sarebbe stato meglio lasciar perdere per dedicarsi a qualcosa di più invitante. «Gli elfi non possono averci deluso a questo modo» Disse mentre cercava qualcosa di apparentemente più succulento da porgere anche a Thalia, quando Camille si alzò in piedi con titubanza. Era evidente il suo imbarazzo, ma altrettanto indecifrabile il motivo di quel movimento. Sentì gli occhi della Caposcuola addosso e già si sentiva complice: da quando indossava quella spilla, credeva sempre di doversi assumere la responsabilità per le azioni di qualsiasi altro studente Tassorosso. Deglutì attendendo con impazienza di ascoltare il responso della giovane Camille, ignorando totalmente lo sguardo di Thalia per paura di un possibile evento fulminate. Ma le parole che la giovane concasata pronunciò erano qualcosa di mirabile, sicuramente molti a quel tavolo pensavano la stessa cosa, però nessuno aveva avuto il coraggio di dirla apertamente. Gwen rimase sbigottita per qualche istante, osservando Camille che tornava a sedersi; si svegliò da quello stato confuso solo quando udì le successive parole della Caposcuola.
Il Prefetto abbassò lo sguardo e fece un respiro profondo, Camille aveva usato termini che le rendevano difficile ritrovare la tranquillità di poco prima. Allo stesso tempo non poteva fare finta di nulla: alzò nuovamente la testa e strizzò l'occhio destro verso la giovane Tassorosso, che con coraggio invidiabile si era liberata di quello che sembrava un grosso fardello. Poi iniziò a ridere e, mantenendo chiuso l'occhio come se vi fosse una benda da pirata sopra, disse: «Ahr ahrrr...che dichiarazione, marinaio! Lo spirito di un buon pirata dipende dal suo tesoro,» parlò con teatralità, muovendo il braccio destro piegato verso quello sinistro, con la mano stretta in un pugno, «e per questa ciurma non è solo fra le gemme lì in fondo» Continuò poi, indicando le clessidre della Coppa delle Case. «Per mille Kraken, Capitano!» Aggiunse rivolta al bicchiere d'acqua di Thalia, «Brindiamo come farebbero i veri pirati!» Si alzò in piedi e prese la bottiglia con il liquido più scuro che aveva nelle vicinanze, facendo finta che fosse vino – quando probabilmente era solo succo di frutta – ed iniziò a versarlo in tutti i bicchieri vuoti circostanti. Alzò poi il suo bicchiere in direzione di Camilla e, con ancora l'occhio coperto dall'invisibile benda, le fece un lieve cenno con la testa prima di bere il contenuto in una sola volta. «Corpo di mille balene!» Concluse poi, accentuando il modo di fare tipico della gente di mare, tornò a sedersi e riaprì l'occhio destro. Si posò una mano sullo stomaco, chiedendosi cosa diavolo avesse bevuto e poi guardò Thalia con uno sguardo misto tra pietà e commozione.
Infine, tornò a guardare il resto dei presenti, sperando che anche altri Tassorosso avessero brindato alle belle parole di Camille. E se qualcuno avesse avuto da dire qualcosa in contrario, avrebbe assaporato l'ebbrezza di camminare sull'asse!



Fingere di essere un pirata ✔
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view post Posted on 14/3/2021, 18:19
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Era stata una delle consuete giornate piene di compiti. Memory vi si era dedicata con zelo e adesso, che era arrivata l'ora di cena, se ne sentiva soddisfatta. Non capitava molto spesso di provare quella sensazione, il più delle volte era la stanchezza a prevalere.
Spesso le capitava di sfogliare un giornale magico, ma per finire addormentata non molto dopo.
Quella sera invece, passò in dormitorio a prendere la Gazzetta e la portò con sé in Sala Grande.
Una volta arrivata, trovò posto non troppo lontana, né troppo vicina, a Gwen. Voleva leggere le ultime notizie sul Quidditch e sapeva bene che la sua amica non ne provava una particolare simpatia. Certo, questo non impediva a Memory di trovare occasioni in cui selezionare il meglio e a quel punto andare a stuzzicare prepotentemente la ragazza sull'argomento.
Il piatto forte di quella cena non avrebbe allettato nessuno, ma Memory era talmente concentrata nella cronaca di un'amichevole da non badare nemmeno ai sapori. La sola cosa di cui si accorse, fu che finché era caldo, qualunque cosa fosse, non era del tutto impossibile da mandar giù.
Ad un tratto, proprio mentre il cacciatore dei Falmouth Falcons schivava un bolide; ma nell'impresa perdeva la pluffa; recuperata a stento da un suo compagno; immediatamente raggiunto da un avversario, in modo tanto rapido da ritrovarsi in una catastrofica collisione... Ecco che una voce, al tavolo, si levò.
Il naso di Memory riemerse dalle pagine del Profeta e guardò nella direzione da cui provenne il suono. Il tempo di un respiro appena accennato per chiedersi chi potesse voler attirare l'attenzione. Bastò poco perché l'orecchio fosse raggiunto dalla vista, per avere conferma che una delle sue compagne di stanza si preparava a chissà quale confessione. Tanto sembrava dal suo tono iniziale.
In effetti erano al tavolo - ancora, a giudicare da quanto a distanza sembravano tenere i loro piatti - non solo la Prefetta, ma perfino la Caposcuola.
Ancora qualche istante di attesa e la fervida immaginazione di Memory avrebbe potuto galoppare fino ad offrire immagini della concasata che fondeva il calderone nel tentativo di preparare una Pozione Blandofuoco.
Ma non riuscì ad arrivare a tanto.
Fin dalle prime parole, la tensione si dissolse. La sola colpa che si sarebbe potuta imputare a quella ragazzina, al massimo era una super-incontinenza davanti ad un affetto che non s'era aspettata di poter provare tanto facilmente.
Non che Camille le avesse mai anticipato la cosa, ma non era difficile arrivare alla conclusione per Memory, visto che anche lei si era subito sentita profondamente accolta in quella straordinaria Casata.

*Però! Quella ragazza non lavora con il favore delle tenebre.*
Il suo sguardo da Luccio sperduto nella corrente, non ebbe spazio. La ragazzina comprese l'emozione e subito vi prese parte. Così anche lei afferrò il bicchiere di succo di zucca che aveva davanti e si unì al brindisi bellamente proclamato da Gwen.
Bevve, in concerto con gli altri, alla salute di Camille e dell'intera Casata.
Quella sensazione di essere tutti una sola cosa era davvero impagabile!
Arrotolò il suo quotidiano e abbandonò i resti del pasto. Andò vicino a Camille, che ormai aveva ripreso posto.

Ehi, cara. Hai proprio detto bene.
Avvicinandosi vide le sue gote di un porpora acceso. E sfoderò una truce strizzata d'occhi intorno, alla ricerca di chiunque avesse potuto ridacchiare o avere altro da ridire.

Sai, penso che un discorso così l'abbiamo recitato tutti presto o tardi.
Tutti noi Tassorosso.
Devi essere fiera di aver avuto il fegato di gridarlo anche a tutti gli altri tavoli, quanto siamo fantastici.

Poi si chinò leggermente verso la concasata e abbassando il tono di voce, nel tentativo di farla ridere, le propose:
Adesso, se vuoi, ci penso io ad avvisare tutti che le ciambelle stanno parlando.
 
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view post Posted on 14/3/2021, 20:20
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Ormai il suo viso era completamente paonazzo, probabilmente l'avrebbero scambiata per una barbabietola rossa, una di quelle che usavano spesso gli Elfi in cucina. Si era rimessa precipitevolissimevolmente a sedere, senza neanche guardarsi le spalle. Per fortuna non era caduta, ci mancava solo quella. Era lì impietrita, che fissa il piatto mezzo pieno davanti a sé, in attesa di una reazione, una qualunque. Al tavolo non volava un pappatacio. O era una mosca? Cominciava a sentirsi confusa, si stava staccando dalla realtà. Probabilmente, dopo quello che aveva fatto, di fianco al termine "squilibrato" sul dizionario avevano appiccicato la sua foto. I suoi timori iniziarono a dissiparsi alle prime reazioni dei concasati. Niente risate, niente croste di pane in faccia come si aspettava. Thalia per prima rimase sorpresa, iniziò addirittura un brindisi in suo onore, al quale seguirono Gwen e Memory. La Prefetta finse di essere un pirata, passando il succo come fosse pregiato rum d'annata. Lì Camille si sciolse dal suo imbarazzo e accennò un primo sorriso, sia divertita dall'imitazione di Gwen, sia perché era grata che avessero accolto bene le sue parole. Sicuramente era stata goffa e impacciata, ma era stata altrettanto sincera. Per riprendersi del tutto, butto giù tutto d'un fiato il succo di zucca rimasto nel bicchiere. Sperava di riprendere a breve il suo colorito normale. Le guance non sembravano più in fiamme, ma sicuramente erano ancora accese come un semaforo. Dopo il brindisi Memory le si avvicinò. La sua compagna, nonostante la giovane età, era saggia quanto un membro anziano della Corte del Wizengamot, aveva sempre la parola giusta. Infatti anche quella volta non sbagliò. Sentirle dire che la pensavano come lei la rincuorò ulteriormente, era venuta ad Hogwarts sperando di trovare una seconda casa, una seconda famiglia e così è stato.
Alla battuta sulle ciambelle della concasata non riuscì a trattenere una risata, ormai il panico, l'ansia di aver sbagliato ad agire così erano andati del tutto. Magari aveva solo fatto da apri pista, chissà se qualcun'altro prima o poi farà la stessa cosa? Magari un'altro futuro priminio? E una se stessa ormai cresciuta e prossima ai M.A.G.O si sarebbe ricordata di quella sera.

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