| La quiete pomeridiana dei primi di marzo aleggiava, signorile, sulla via principale di Diagon Alley, che attendeva l’arrivo della primavera. Tra le botteghe variopinte, la gelateria di Florian Fortebraccio risaltava per i suoi colori pastello. A guardarla, ancor prima che a entrarvici, era possibile assaporare con la vista la dolcezza dei suoi prodotti e immaginare — non senza una certa difficoltà — il momento in cui fosse stato necessario scegliere tra una miriade di prelibatezze diverse, rimandando a un altro giorno l’assaggio di quelle scartate. Comodamente posizionati sul selciato, le sediole e i tavolini oramai vuoti attendevano di essere riposti all’interno del locale, dove avrebbero trovato riposo fino all’indomani. Le piccole sciccherie di abbellimento sui tavoli — coppette di gelato cangiante, piccoli muffin levitanti e fette di torta scomponibili —, a loro volta, occhieggiavano ai pochi passanti rimasti sulla strada, quasi che volessero dire “se non siete venuti oggi, fareste bene a venire non appena sorgerà il sole per scoprire quanto di buono c’è da offrire qui”.
La porta d’ingresso era chiusa e, sui suoi vetri, stava poggiato un cartello che segnalava la chiusura a grandi e simpatiche lettere. La gelateria, tuttavia, non era vuota, né ancora perfettamente in ordine. Tra gli espositori, infatti, si aggirava un omone tutto d’un pezzo, alto quasi quanto era largo. Indossava una maglia chiara sul petto imponente e sul ventre rotondo; lunghi calzoni di un azzurro tenue e un grembiule verde acquamarina legato sulla curva abbondante dei fianchi. Sul viso giocondo, portava un paio di folti baffi neri arricciati alle punte, che gli donavano un’aria a tratti severa e a tratti compagnona. Curatissimi per il vezzo della vanità, rimanevano fieramente pettinati nello spazio tra il naso a patata e le labbra carnose nell’uomo. Erano una delle ragioni per cui chiunque avesse incontrato Fernando Fortebraccio difficilmente si sarebbe dimenticato di lui.
Aveva deciso di attardarsi nella risistemazione della bottega, quel giorno, per un motivo ben preciso. Benché gli affari andassero appena più a rilento che nei mesi estivi, la gelateria Fortebraccio teneva ritmi incalzanti per tutto l’anno. E, se di solito i garzoni non mancavano, l’approssimarsi degli esami di fine anno aveva reso più complicato trovare la manodopera volenterosa nei figurini degli studenti di Hogwarts. Era una fortuna che, non molti giorni prima, l’applicazione di una giovane fosse giunta alla sua attenzione. Katherine Amelia Keller: tanto riportava il curriculum, insieme a qualche altra informazione di cui, in verità, Fernando non sapeva che farsene. Era quel genere di persona, invero, che preferiva valutare una risorsa dopo averci trascorso del tempo insieme faccia a faccia. Gli piaceva notare i dettagli nell’atteggiamento degli altri, che si manifestavano solo in un clima di spontaneità. E gli piaceva ancora di più fidarsi del suo sesto senso; e quello non avrebbe di certo potuto attivarsi dinanzi a un misero pezzo di carta. Per questo, le aveva dato appuntamento quel pomeriggio alle 17, una volta che avesse chiuso la bottega al pubblico e si fosse potuto dedicare a fare la conoscenza della ragazza con serenità e proprio nell’ambiente che, se le cose fossero andate bene, le avrebbe fatto da luogo di lavoro.
Deponendo lo strofinaccio e passandosi una mano sui baffi, ecco che Fernando imboccava la via della porta d’ingresso, l’apriva e si accomodava su una delle seggiole del patio esterno. Al sole oramai intiepidito, la sua pelata brillava come una sfera di cioccolato bianco temperato, donandogli un aspetto di vitalità e calore. Giacché mancava ancora qualche minuto all’ora designata, egli estrasse dalla tasca dei pantaloni quel che rimaneva di un tozzo sigaro alla vaniglia. Il fumo non lo esaltava; era, piuttosto, una di quelle abitudini alle quali si rimane legati per affezione e non per dipendenza. Perciò, quando suo marito Adolf non era nei paraggi per rimproverargli di attentare alla propria salute, Fernando si concedeva il lusso di una sfumacchiata ribelle. Inalò una boccata di tabacco e la lasciò scivolare sulla lingua ruvida per la sete, dopodiché espirò ad occhi chiusi.
Era una bella giornata per conoscere qualcuno. Benvenuta al tuo colloquio, Katherine! Tutto quello che c'è sa sapere, per quanto riguarda l'ambientazione in cui verrà a svolgersi l'incontro, lo trovi nel post. Ciononostante, se dovessi avere dei dubbi, sentiti libera di contattarmi via MP. Per il resto, ti faccio alcune raccomandazioni: ⇢ Posta le tue statistiche e un inventario plausibile, considerate le circostanze. ⇢ Non modificare i post. Se volessi modificare qualcosa, è necessario che tu prima proceda a contattarmi. Solo se ti darò un parere positivo, potrai procedere alla modifica, non prima. ⇢ Rispetta le scadenze. Se dovessi avere bisogno di una proroga, contattami almeno 24 ore prima. Sarò felice di concedertele senza problemi. ⇢ Divertiti e usa la fantasia. Il gioco serve a questo! (;
In bocca all'acromantula!
Scadenza: 9 Marzo alle ore 23:59
|