Old, dirty, drunk., Privata

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view post Posted on 18/3/2021, 08:07
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_250Una rughetta in più, un neurone in meno, un rutto fotonico ed ecco spianata una giornata molto particolare, principata con uno zoccolo di Therstal nello stinco e culminata in una serata in solitaria alla Testa di Porco. Puntualmente ogni anno Lucien festeggiava il compleanno con amici, ma dopo una giornata di faticoso lavoro da Guardiacaccia non aveva proprio l'umore per i festeggiamenti a cui era abituato. Voleva solo annegare negli effluvi alcolici ed era ciò che aveva iniziato a fare con gli avanzi di bottiglie stipate nella capanna ma, rimasto a secco troppo presto, si era trascinato fino ad Hogsmeade per bucarsi le tasche e far scivolare ciò che restava del suo stipendio. Questi, almeno, erano i propositi iniziali. La Testa di Porco riassumeva lo stato di trascuratezza in cui versavano i vestiti babbani che aveva indossato alla cieca, dopo aver abbandonato il pastrano in un punto impreciso della capanna. Jeans sfrangiati, maglietta bucherellata in più punti simil scolapasta, chiodo di pelle ed anfibi tempestati di fango.
Le frequentazioni poco raccomandabili che animavano il pub fecero sentire il mago meno fuori luogo che se si fosse recato ai Tre Manici, mentre prendeva posto ad un tavolo libero. Si mise a fissare in trance le incrostazioni di dubbia natura che stratificavano il tavolo, gli intagli e le schegge nel legno ed il proprio riflesso su una piccola pozzanghera d'alcool rimasta a stagnare dai precedenti occupanti.
Estraniarsi da boccali appiccicosi, interazioni animalesche tra brutti ceffi che sembravano volersi trafiggere con le bacchette e una crew intenta in strambi rituali, gli fece sorgere il dubbio se ciò che stava vedendo fosse sogno o realtà. Le pupille rotearono verso l'alto in segno di riflessione, ad accoglierle delle travi marce quanto il suo stomaco in quel momento.
La sigaretta di pergamena giaceva ancora fra le sue dita sfregiate, solleticandone la pelle sensibile con l’odore caldo e lascivo delle erbe triturate. Sollevò la mano per fare un tiro, assaporando il sapore forte sporcato dalle stille alcoliche rimaste impigliate tra le labbra.
La sua mente vagò su pensieri impastati; ripensò a quanto fosse cambiata la sua vita da quando l'aveva messa al servizio di chi dimorava dentro e fuori il castello; pensò a come una persona in particolare fosse riuscita senza sforzo alcuno ad indurlo a fare pensieri che non avrebbe mai desiderato fare. Cos'avrebbe detto suo padre se avesse saputo quale di percorso di vita aveva intrapreso? E, soprattutto, dov'era?
Uno sfarfallio delle palpebre peste parve provare a scacciare quei pensieri scomodi, mentre un sinistro sorriso a sè stesso gli stropicciava il volto. Risucchiò il fumo rimasto a flirtare con l'aria viziosa e, con una lentezza snervante, ricollocò capo e busto perpendicolari allo schienale della sedia. Stufo della sola compagnia fumogena, Lucien decise che era giunto il momento di ordinare, ma quando cercò nella sala il garzone intercettò una figura conosciuta.
Lì per lì non riuscì ad associarne i tratti ad un momento specifico del proprio passato, ma era abbastanza certo di averla già incrociata. Sforzò la mente finché qualche nebuloso ricordo gli trafisse le sinapsi, facendolo arrivare ad una misera conclusione.
«Jane!» la chiamò a gran voce, senza riuscire a sovrastare il baccano generale, muovendo forsennatamente la sigaretta stile candelotto fumogeno da nave alla deriva. Che non gli venisse chiesto di ricordarne anche il cognome - ammesso che lo conoscesse. Quando fu certo di essersi aggiudicato l'attenzione della medimaga, spostò la sedia di fianco a sè invitandola a prendere posto. «Sono Lucien, non so se ti ricordi di me.» lui, di lei, a conti fatti ricordava ben poco. «In ogni caso» già, perché aveva ben poca importanza se Jane serbasse ricordi - imbarazzanti o meno - purché non fossero così micidiali da farle declinare l'invito. «ti andrebbe di farmi compagnia?» Il "se non hai di meglio da fare" era scontato. «Vedi, è il mio compleanno perciò accettare sarebbe vantaggioso. Ti offrirei una torta, pensavo giusto di ordinare Lardo di cinghiale ricoperto da scaglie misteriose oppure Carne di drago essiccata ripiena di bava di vermicoli.» tale affermazione lasciava intuire quanto fosse sufficientemente brillo per scambiare le immagini delle pietanze a listino per qualcosa di vagamente simile ad un dolce. Vomitare parole era uno degli effetti collaterali delle condizioni in cui versava e lo rendeva spiccatamente loquace, sebbene i contenuti non fossero proprio degni di essere ricordati.
Come se fosse stato punto da un insetto invisibile, il Guardiacaccia scrollò appena il capo, per poi aggiungere «Forse è meglio bere e basta. Possiamo cominciare da quello, che ne dici?» soffiò senza sforzarsi di rendere imperdibile la proposta.

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Edited by Atonement. - 24/4/2021, 15:52
 
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view post Posted on 3/4/2021, 11:29
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Se quella mattina appena uscita di casa una profezia le avesse anticipato come sarebbe andata la giornata, probabilmente Jane avrebbe ripercorso immediatamente la rampa di scale al contrario e si sarebbe rinchiusa nella sua camera, nascosta sotto le coperte in compagnia di Persefone e di un libro: invece ignara di cosa le avesse riservato il Fato quel giorno, si era incamminata verso il lavoro di buon umore, sorriso in volto pronta per ricevere un metaforico schiaffo in faccia dopo l’altro.
Il turno al San Mungo era iniziato con un collega più anziano che urlando senza motivo aveva scaricato la colpa su lei e altri colleghi per un errore palesemente commesso da lui, era continuato con un intero ufficio del Ministero accorso in ospedale sotto l’effetto delle Crostatine Canarine - gli scherzi del primo aprile ancora lasciavano dietro di sé gli strascichi - e si era concluso con una strega colpita da un intenso mal di pancia causato da tanti, troppi cioccolatini di Madama Piediburro che… Jane preferiva dimenticare come fossero usciti dal suo corpo e dove fossero finiti.

Eppure, nonostante tutto era riuscita a sopravvivere a quella giornata di lavoro senza rovinare completamente il suo stato d’animo, perché un gufo di qualche giorno prima da parte di Isabel l’aveva informata che quella sera era attesa dalla cugina per una cena in compagnia: solo loro due, come i primi mesi di Jane a Londra, una bottiglia di vino elfico e una quantità esagerata di pettegolezzi. Puntuale, aveva bussato alla porta della ragazza alle sette in punto, una bottiglia di vino in mano, un sacchetto di dolci di Mielandia in borsa e sorriso in volto: sorriso che si era spento secondo dopo secondo mentre Isabel da dietro la porta le raccontava con una voce che sembrava provenire dall’Oltretomba che aveva mangiato qualcosa di strano al lavoro - evidentemente le Crostatine Canarine erano solo una piccola parte degli scherzi che avevano infestato il Ministero - e che preferiva rimandare la serata. E così era dovuta ritornare a casa, il buon umore incrinato ma ancora abbastanza stabile: del resto non sarebbe stato piacevole trascorrere il compleanno sul divano, con un bicchiere di vino e l’ultimo libro acquistato qualche giorno prima?

Persefone sonnecchiava facendo le fusa su un cuscino accanto a lei mentre distrattamente allungava la mano per accarezzarle il pelo soffice tra una pagina e l’altra: appena rientrata si era concessa solo il tempo di aprire la bottiglia di vino per poi immergersi nei “Notturni incantati” di Bogdan Macovei finché un picchiettio alla finestra più vicina non la distrasse dalla lettura. Incuriosita, si voltò e non appena notò che si trattava di un gufo del Profeta con un messaggio si alzò e lo raggiunse in fretta: da qualche mese aveva iniziato a scrivere qualche articolo come freelance quindi pensò che si trattasse di una nuova proposta da parte del Direttore. Si assicurò che il volatile riuscisse a mangiare un paio di biscottini gufici prima di volare via e scappare dallo sguardo incuriosito di Persefone, poi chiuse la finestra e tornò sul divano, versandosi un altro bicchiere di vino prima di leggere il messaggio. Fece scorrere la pergamena sotto le sua dita prima di aprila, chiedendosi se in effetti non fosse troppo tardi per ricevere notizie dal Profeta: quando aprì il messaggio, capì che quella giornata era destinata a finire peggio di com’era iniziata. Bevve il vino rimasto nel bicchiere in un unico sorso, poi si alzò di scatto dal divano: infilò le scarpe cercando con lo sguardo la borsa, e infilato in fretta e furia il messaggio al suo interno una volta che la ebbe trovata si smaterializzò.

La scelta del luogo era discutibile, doveva ammetterlo, soprattutto la sera del suo compleanno e specie dopo aver ricevuto quel messaggio, eppure non aveva riflettuto molto prima di decidere dove smaterializzarsi: anzi, era incredibile che nonostante il vino a stomaco vuoto e il mix di emozioni scatenato dall’ultimo gufo fosse riuscita a raggiungere il locale senza finire dall’altra parte del paese. L’insegna sporca e malconcia della Testa di Porco la guardava beffarda da sopra la porta, dondolando sinistramente nonostante ci fosse solo un leggero venticello: sorrise pensando che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di entrare in quel posto e invece era la terza volta nel giro di pochi mesi che stava per varcarne la soglia. Alzò gli occhi al cielo pensando a cosa avrebbe detto sua cugina nel vederla lì, la sera del suo compleanno, da sola e pronta ad infilarsi nel sudiciume che solo la Testa di Porco poteva offrire: scrollò le spalle, e dopo un respiro profondo entrò. Come previsto, caos disordine e sporcizia regnavano sovrani all’interno della bettola, popolata dai peggiori ceffi in circolazione e da semplici ubriaconi che erano solo all’inizio della loro serata alcolica. Si guardò intorno per qualche istante, rendendosi conto che forse non era stata un’idea così meravigliosa: e se le fosse successo qualcosa? Frugò nella borsa per controllare di avere la bacchetta con sé, e fu allora che il motivo della sua “fuga” tornò tra le sue mani. “Buon compleanno, L.”. Due parole che erano bastate ad innervosirla e a farla scappare da Londra per mettere più chilometri possibile tra lei e l’autore del messaggio. Come aveva fatto a scoprire dove abitava? E perché farsi vivo dopo mesi?

Scrollò la testa e spinse il biglietto ancora più in fondo nella borsa prima di muoversi in direzione del bancone, pronta ad ordinare: il leggero disorientamento che provava era il chiaro segnale che il vino non era sufficiente e che se voleva lasciarsi alle spalle quella giornata era necessario bere qualcosa di più forte. Non aveva mosso che pochi passi quando la voce di qualcuno che chiamava il suo nome la fece voltare, confusa: individuò a fatica il ragazzo che la stava chiamando nel caos generale che regnava nel locale quella sera, e se lui non avesse alzato il braccio per attirare la sua attenzione non sarebbe riuscita a notarlo. Si avvicinò, incuriosita, chiedendosi come facesse a conoscere il suo nome e dove si fossero già visti: fu solo quando lui menzionò il suo nome, Lucien, che vaghi ricordi di una serata alcolica di qualche settimana prima fecero capolino nella sua mente. Ricordava di averlo incontrato ad inizio serata, in compagnia di Lucas - proprio la causa della sua gita fuori porta di quella sera - e di altre persone. Una serata di cui ricordava poco o nulla se non una specie di gioco che avevano iniziato (e forse mai concluso?), tanto alcool e una visita in un bagno puzzolente: il resto era caduto nel fumoso oblio alcolico e sperò che Lucien non si ricordasse di lei per qualche scena imbarazzante di cui non aveva ricordo.

« Lucien! Ciao. » sperò che non fosse troppo palese il fatto che si ricordasse a malapena il suo nome, ma non era da escludere che anche lui ricordasse poco o niente di quella sera visto le numerose ordinazioni che era certa fossero arrivate al tavolo. Un leggero sorriso le increspò le labbra quando lo sentì affermare che era anche il suo compleanno, e si sedette nella sedia che le aveva offerto ancora prima di rispondere: in una situazione normale forse avrebbe riflettuto un paio di secondi prima di accettare l’invito, ma quel locale sembrava indurla a lasciarsi la timidezza alle spalle - e forse anche la bottiglia di vino bevuta poco prima a casa stava iniziando a fare il suo effetto. « Ho sentito che in verità il pezzo forte della casa è il croccante con fegato di drago, magari possiamo chiedere se ci aggiungono un paio di candeline da soffiarci sopra. » avvicinò maggiormente la sedia al tavolo, per poi incrociare le braccia e posarle senza fare troppo caso al sudiciume che ricopriva le assi di legno. « Oppure possiamo pensarci più tardi e ordinare da bere in effetti. Si da il caso che oggi sia anche il mio compleanno e stavo proprio per ordinare un paio di acqua di fuoco, giusto per iniziare la serata. Che ne dici? »

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In elegante ritardo, ma prontissima ad ordinare :fru:
{Passo più tempo qui che al San Mungo, ormai potreste assumermi :secret: }
 
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Un giorno ordinario come altri, lì al Testa di Porco. Per Lyvie era diventata una cosa abitudinaria, spesso e volentieri si muoveva all'interno della taverna quasi a comando. Le veniva davvero con naturalezza ormai, per cui ogni giorno passava indisturbato, salvo alcuni soggetti poco raccomandabili all'interno del posto che "ravvivavano" l'ambiente ogni tanto.
Spesso vedeva sempre le solite facce, ma non quel giorno. Un nuovo viso si aggiunse al quadretto del Testa di Porco, viso che aveva però già visto all'interno delle mura di Hogwarts. L'uomo in questione andò a sedersi al tavolo precedentemente occupato da uno dei soliti clienti che si trovava lì, ma Lyvie proprio in quel momento era occupata a servire un altro cliente - che non smetteva di chiederle informazioni sul proprietario del posto -, proprio al bancone.


« Non si fa vedere quasi mai, non so proprio come aiutarla. » tagliò corto, quasi seccata. Come poteva non esserlo?
In ogni caso, per quanto fosse occupata, era solita a notare ogni singolo movimento all'interno della sala. Mentre preparava un bicchiere di Rhum invecchiato gettava sempre un occhio generale alla sala e, il tempo di girarsi per recuperare il bicchiere, notò una seconda figura a quel tavolo.
E, sì, questa seconda figura l'aveva già vista qualche altra volta, lì dentro.
Giusto il tempo di togliersi dagli occhi quel cliente insistente - zittendolo con l'alcol appena servito -, e si avvicinò al tavolo della coppia con uno straccio umido.


« Buonasera! » esordì con un sorriso cordiale, rivolgendolo ad entrambi proprio mentre si chinava leggermente per pulire la superficie del tavolo velocemente, per far sì che potessero sentirsi immediatamente a proprio agio. Per quanto fosse possibile in quel posto.

« Scusate il disordine, è una serata un pochino movimentata. » si giustificò mentre posava lo straccio in una delle tasche del grembiule, avendo completamente dimenticato di pulire quel tavolo. Avrebbe dovuto fare una controllata generale di tavoli, dopo quell'errore...

« In cosa posso esservi utile? » infine chiese, passandosi fluidamente una mano tra i capelli mossi e corti, per toglierseli dagli occhi proprio mentre recuperava taccuino e penna, rimanendo in piedi tra i due.


PS: 114 • PM: 58 • PC: 55 • EXP: 4






Eccomi! Scusate il ritardo, siamo vostre :rolleyes:

 
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_250Quante probabilità c'erano che due quasi sconosciuti si beccassero alla stessa ora, nella locanda famosa per sgranocchiare e risputare i suoi avventori come fossero sterco di Doxy, e scoprissero che in quello stesso giorno entrambi compissero gli anni? Rade, infinitesimali, meno di zero. Eppure...
Sguarnito del minimo brandello di savoir-faire, Lucien scandagliò la figura di Jane mentre si accomodava al suo fianco, carico di uno sguardo inopportuno e poco fiabesco che non si spendeva nel cercare di mascherarsi. Le corde vocali vibrarono di toni densi e strascicati, concilianti e rauchi, impastati come la mescolanza peggio riuscita della serata. «Ah si?» le sorrise, inanellando il suo respiro tra le spire dei boccoli castagna e le volute dense della sigaretta. «Azzarderei che, dopo esserci deliziati con queste prelibatezze, potremmo non godere più di un fegato sano. Sono pronto a ricredermi, ma se dovessi aver ragione sarei comunque in buone mani.. dopotutto, se ben ricordo, tra i due sei tu quella che ci sa fare con le cure.» e su questo era certo di non serbare ricordi fallacei; le rivolse uno sguardo capace di trapassarla come una lama, ribollendo di delizia nell'aver trovato una così fine compagnia in mezzo a tanta razzaccia.
Sfregò la superficie ruvida della pergamena con i polpastrelli in un movimento flemmatico ed ipnotico. Un fulvido bagliore gli attraversò i pozzi cerulei nell'apprendere che fosse anche il compleanno della medimaga. «Non posso crederci!» sghignazzò incredulo, squassando la zazzera manco fosse un albero pieno di frutti maturi da far capitolare.
«Allora ... joyeux anniversaire à nous!» sbraitò pensando che una simile occasione andasse celebrata nel miglior modo possibile. Inclinò appena il capo, avvicinando di qualche centimetro il proprio busto alla strega, con la lentezza snervante di chi parrebbe star soppesando il tipo di risposta da dare. «Ci sto.» tuonò infine e, il fatto che il sorriso si fosse incattivito, era una tacita conferma che, dopotutto, la risposta era emersa molto prima nella sua mente intorpidita che dalle sue labbra riarse.
«Avvicinati, non mordo. Non ancora.» Un flutto s'inalberò dal baratro del suo stomaco, dando riprova della fame che la sua amica fumosa gli aveva instillato. Mettere qualcosa sotto ai denti sarebbe stato sensato nell'ottica in cui non desiderasse devastarsi al punto da non riuscire a muovere un arto e, visti i suoi rinnovati propositi, era proprio ciò a cui non mirava. Fece scivolare pollice ed indice lungo la linea delle labbra riducendo la velocità in concomitanza con la scelta che la sua mente allegra partorì laconica.
«Acqua di fuoco sia, allora. Giusto per iniziare a scaldarci e carburare.» le accordò lieto che le intenzioni della medimaga includessero anche il suo abbeveraggio - altra riprova di quanto tenesse alla sua salute! Sfregò i palmi delle mani senza avvertire realmente freddo, anzi, allacciandosi alle parole annunciate.
Passarono pochi istanti prima che li raggiungesse il garzone di turno dalle fattezze di una ragazzina che, con ogni probabilità, sguazzava anche al castello. Il suo lavoro lo portava ad un isolamento tale che non gli permetteva di bazzicare spesso, e dunque riconoscere e rammentare, gran parte dei residenti del castello. Dunque la nuova arrivata non gli solleticò particolari ricordi, sebbene fosse possibile che si fossero incrociati all'interno delle mura, sul limitare del Lago Nero o al Ballo delle Fate.
Il mago le rivolse un largo sorriso cortese. «Bonsoir, madamoiselle» la salutò di rimando accentuando in modo esponenziale, e senza un particolare motivo, l'inflessione francese. L'approccio che ella sfoggiò gli piacque, denotava una dedizione ed una cura inaspettate da chi bazzicava in una locanda con quella nomea. «Sembra un quadro espressionista.» commentò come a cercare di giustificare le condizioni del tavolo che, tra incrostazioni-avvallamenti-tagli-e macchie varie ed eventuali, gli aveva rimembrato i colori violenti e contrastanti e le linee spezzate e spigolose dei quadri appartenenti a quella corrente artistica ma, naturalmente, a meno che le due streghe non fossero state a stretto contatto con dei babbani per tanti anni (come lui), di sicuro quel commento sarebbe apparso insensato.
Incurante di apparire fuori luogo e, su larga scala, in generale di qualsiasi idea si potesse fare la gente di lui, decise che era giunto il momento di ordinare e di non intrattenere ulteriormente l'onesta lavoratrice.
«Può portarci del lardo di cinghiale ricoperto da scaglie misteriose e, spero, non avvelenate, un bicchiere di Tequila Crucio Crucio ed uno di Vodka delle Ebridi?» Sarebbe mancata giusto un'intossicazione alimentare ad aggiungersi alle sfighe accavallate quel giorno.
Rapido e indolore, fece scivolare nuovamente uno sguardo importuno su Jane a mò di doccia gelida; quella inaspettata e potenzialmente indesiderata. Socchiuse le palpebre arrossate: teatrale, si crogiolò in un'aggiunta doverosa. «Ah, riuscirebbe a rimediare anche un paio di candeline?»
L'ennesimo soffio fece uscire nuove spire di fumo dai denti, che andò subito a risucchiare tendendo il torace.
La fame cominciava a farsi sentire.
Il lento e trascinato sospiro ne dava riprova onomatopeica.
E Jane? Anche lei aveva fame?
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view post Posted on 25/4/2021, 14:45
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Non poteva dire di non aver notato lo sguardo del mago mentre si avvicinava e prendeva posto al tavolo, ma invece di arrossire palesemente come sarebbe accaduto da perfettamente sobria normalmente lasciò che la situazione le scivolasse di dosso, complice probabilmente la bottiglia di vino che aveva bevuto a casa e che le stava suggerendo malevola di ricambiare. Si trattenne, ancora abbastanza padrona delle proprie azioni: del resto la timidezza crescendo era rimasta ancorata salda nel suo carattere, mantenendo quasi completamente il monopolio sulle sue reazioni, eppure da quando era diventata abbastanza grande per bere aveva scoperto che con la giusta dose di bevande alcoliche riusciva a controllarla o quantomeno a mitigarla. A riconferma di ciò le parole di Lucien fecero riemergere nella sua mente alcuni dettagli che si erano persi nei ricordi fumosi della piccola festa improvvisata nello stesso locale qualche mese prima, e non poté trattenere una piccola risata. « Sapere come curare certamente è un vantaggio, soprattutto nelle giuste situazioni, o almeno così mi dicono. » fissò il ragazzo negli occhi, lo sguardo divertito mentre finalmente associava meglio la sua presenza ad un bagno poco pulito, « Ma quello che la gente tende a sottovalutare è che permette di conoscere il punto esatto in cui fermarsi per potersi divertire ancora un po’. » Posò il palmo della mano destra sulla guancia, poggiandosi al braccio in cerca di sostegno, sorridendo: stava implicitamente invitando il mago a raggiungere quel punto limite appena menzionato?

Non dovette attendere molto perché Lucien accettasse la sua proposta, forse anche aiutato dal fatto che fosse il compleanno di entrambi e che si trovassero tutti e due a festeggiarlo apparentemente soli in uno dei locali meno rinomati del paese, ma era certa che era proprio grazie alla fama di quel posto che una giornata disastrosa avrebbe trovato il modo di finire degnamente. Si spostò nervosamente i capelli dalle spalle quando il ragazzo si avvicinò a lei, e quando udì le sue parole avvertì un brivido leggero scendere lungo la schiena mentre le guance di tinsero leggermente di un rosa più scuro: non si allontanò come avrebbe fatto - e come il buon senso le suggeriva di agire - ma invece si avvicinò a sua volta di qualche centimetro, ricambiando finalmente lo sguardo che le aveva dedicato il mago qualche istante precedente prima di rispondere, « Non ancora? »
Perfettamente padrona delle proprie azioni, sentiva già il vino prenderla in giro alle sue spalle: cercò di non farci troppo caso, concentrandosi sull’Acqua di Fuoco che avrebbe potuto bere di lì a breve e che di sicuro non avrebbe fatto altro che rendere ancora più labile il suo autocontrollo.
Se l’indomani si fosse ricordata nei minimi dettagli tutte le sue azioni e le parole dette in quella serata probabilmente avrebbe dovuto togliere la Testa di Porco dalla lista dei locali da frequentare per evitare il rischio di incontrare nuovamente Lucien e dover di conseguenza sotterrarsi dalla vergogna, e quando riconobbe la garzona che si stava avvicinando al tavolo per prendere l’ordinazione ebbe conferma dei suoi propositi. Era la medesima ragazza che aveva servito lei e Lucas qualche mese prima, e anche se era certa che fosse abituata a vedere una miriade di personaggi diversi tra i tavoli del locale, non riuscì a non provare una punta di vergogna all’idea di essere riconosciuta: ma del resto era il suo lavoro, ed era sicura che fosse allenata a non fare troppo caso a chi si ripresentava lì nei vari mesi.

« Ciao! » si allontanò dal mago mentre si rivolgeva alla ragazza, cercando di darsi un minimo contegno, « Io vorrei provare il croccante con fegato di drago. Potresti portarci anche due bicchieri di Acqua di Fuoco, per cortesia? » Avvertì nuovamente lo sguardo di Lucien, inopportuno ma non per questo disprezzato, e si chiese se fosse il caso di ordinare invece della Stoppa: la richiesta delle candeline però la fece sorridere, si affrettò a rincarare la dose dell’ordinazione. « Anzi, facciamo quattro bicchieri di Acqua di Fuoco, grazie. »
Attese che la ragazza si allontanasse prima di spostare di nuovo lo sguardo in direzione del mago, pronta a spiegarsi, « Così avremo qualcosa con cui dimenticare le prelibatezze di questo locale, anche se sono certa che non saranno sufficienti. » A scordare il gusto del croccante con fegato di drago sicuramente no, a salutare definitivamente il suo contegno decisamente sì.
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Si rigirò la penna tra le dita sottili un paio di volte nell'attesa dell'ordine dei due, quando ben presto fu l'uomo della coppia a parlare. Subito appuntò il suo ordine, la giovane Serpeverde, rivolgendogli un piccolo sorriso divertito per quel commento riguardo la torta avvelenata. Beh, aveva sicuramente senso: Lyvie non l'avrebbe mai mangiata proprio per le scaglie misteriose. Era vero, mangiava di tutto, ma in quel caso avrebbe evitato volentieri. Per la richiesta delle candeline decise di accontentarlo, anche se si trattava di candeline vecchissime, sfuse e buttate a casaccio sotto al bancone.
Chi era il pazzo che festeggiava il compleanno al Testa di Porco?


« Certo, me ne occupo io. Perfetto, e per lei? » chiese a quel punto alla donna, che invece non aveva mai visto prima. O forse sì? Proprio non se lo ricordava.
Così segnò anche l'ordine della ragazza, annuendo per i distillati speciali che aveva ordinato. Avrebbe dovuto fare due viaggi per loro due, ma la cosa non le pesava affatto. Inoltre, conosceva bene l'effetto dell'Acqua di Fuoco che, sì, trovava davvero utile e azzeccato per l'occasione: più che volentieri sarebbe stato il primo alcolico mai provato dalla moretta.
E ben presto si avviò verso la cucina per le due torte, affrettandosi anche per preparare i bicchieri da loro scelti. Solo una volta pronto tutto, poggiò i bicchieri sul bancone per poterli portare al loro tavolo.


« Ora arrivo anche con le torte. » aggiunse a quel punto in un sorriso cordiale, avviandosi dunque in cucina velocemente per poter posare il vassoio e invece prendere i due piattini con le rispettive torte. Dall'aspetto, sembravano disgustose: ma era così al Testa di Porco.

« Ecco qui. Si paga alla cassa, per ora godetevi tutto! » concluse, alzando i tacchi lontano da loro per lasciarli alla loro privacy. Il suo lavoro era concluso.


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A persona sarebbe come segue
Lucien: 7 Falci
Jane: 2 Galeoni 9 Falci

Grazie mille, scusate il ritardo nella risposta :flower:

 
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_250Le iridi cristalline sembravano coperte da una patina opaca mentre Lucien si trovava in quello stato che oscilla fra il lievemente confusionale e la risata facile. Aprì e chiuse un paio di volte la bocca in un gesto meccanico, sentendola impastata. Con un movimento lesto della mancina agguantò la bacchetta incastrata nei jeans e la puntò sul mozzicone, facendolo evanescere. Doveva assolutamente attutire il contenuto delle bottiglie che gli stava corrodendo lo stomaco con qualcosa di commestibile o avrebbe potuto ritrovarsene senza, complici anche le ordinazioni effettuate. Cominciò a sentire un lieve bruciore risalire per la trachea e cercò di scacciarne il pensiero schiacciandone la prepotenza confluendo la propria attenzione unicamente sulle parole di Jane che gli strapparono un sopracciglio alzato ed una smorfia, sentendosi preso in causa. Annuì come a darle tacita conferma di quanto si sentisse concorde e di quanto fosse certo che Jane ne fosse consapevole senza che costoro - lui compreso - lo sottolineassero. Interpretò lo sguardo divertito che lei gli rifilò per una conferma.
«Anche l'esperienza permette a chi non è del settore di conoscerlo.» la voce, leggermente abbassata, non mancava di quel contegno che il mago si portava sempre dietro. Si stava implicitamente e consapevolmente dando del beone? Fatto sta che Lucien non mentiva e che la sua ordinazione era la risultante di un calcolo preciso ed accurato che abbracciava il prima, adesso e il dopo. E proprio su quell'ultimo si adagiavano speranze sottintese che sfumavano nella sua gestualità.
Da fuori Lucien poteva sembrare il classico ragazzo che, conscio delle proprie armi ed abituato a ottenere ciò che vuole, si aspettava sempre di riuscirci. In realtà non si aspettava mai nulla, né dava per scontato l'esito delle cose, semplicemente quanto riusciva a raggiungere i suoi obiettivi avvertiva il proprio ego slittare alle stelle. Non era perfetto, era oltremodo scontato che fosse pregno anche di difetti. Jane gli piaceva e se anche aveva già notato uno o più di questi, sembrava non averli reputati così terribili da indurla ad allontanarsi da lui.
Si beò di quel piccolo avvicinamento, esultando dell'accondiscendenza di Jane, ma troppo ingordo da ritenersi sazio. «C'è chi mi considera pericoloso anche senza che abbia ingollato una singola stilla di alchol.» asserì dischiudendo le labbra e facendo slittate la punta della lingua contro il canino lievemente acuminato. «Voci di corridoio, dico io.» si portò teatralmente il palmo sinistro pressato in corrispondenza del cuore, fingendosi addolorato dalle maldicenze. «Ad esempio gli studenti del castello, con la loro fervida immaginazione, non puoi immaginare quali storie fantasiose e macabre riescano a tessere su docenti antipatici, elfi pasticcioni e perfino un eccentrico guardiacaccia.»
La voce aumentò di un'ottava mentre le rivelava, qualora non lo avesse già fatto durante il loro primo incontro e non lo rammentasse, la propria occupazione. I palmi tesi furono volti in favore della medimaga, che avrebbe potuto scorgervi una texture di lividi, graffi ed escoriazioni. Le fece l'occhiolino.
Lo stomaco urlava pietà fra gli acidi: doveva mangiare e in fretta. Fortuna volle che la garzona arrivasse in loro soccorso per un'insperata botta di fortuna grande quanto il fondoschiena di un Erumpent. Si scoprì tacitamente consenziente all'idea di aggiungere Acqua di Fuoco al suo mix alcolico, perché i cattivi pensieri erano sempre degli appiccicosi compagni di viaggio e, quel giorno, si erano fatti parecchio insistenti viste tutte le rogne che gli erano capitate.
Le scoccò uno sguardo che parlava da solo: ottime scelte. Tornò quindi a dedicarsi alla cortese ragazzina la cui efficenza risollevava, per quanto possibile, l'opinione (sua come anche sperava del resto della clientela) della Testa. «Très bien, grazie.» con un cenno del capo ringraziò la giovane per l'impeccabile servizio annoverando un sorriso cortese. Si scolò il bicchiere di Vodka delle Ebridi quasi in un unico ingente sorso, manco fosse un beduino con alle spalle giorni di eremitaggio nel deserto e più sentiva il liquido raschiargli la gola, più inclinava il recipiente. In termini di resistenza alcolica, doveva ammettere di avere più a che spartire con la popolazione locale che con i compatrioti francesi, senza contare che aveva la stramba abitudine di bere a inizio o fine pasti, piuttosto che nel mentre come di abitudine comune. «Sai, in Francia è sconsigliabile rivolgersi ai camerieri chiamandoli “garcon”; si considerano dei veri e propri professionisti, perciò si rischierebbe di essere serviti per ultimi. Inoltre, fare a metà di una pietanza è poco tollerato, ma naturalmente qui possiamo fare come ci pare quindi sentiti libera di prendere anche più della metà del lardo, se sei molto affamata... curiosa... o masochista.» La torta di lardo aveva un aspetto vizzo, poco invitate come del resto qualsiasi pietanza avesse potuto ordinare e pareva tanto compatta da poter mettere alla prova qualsiasi mascella. Armatosi di posate graffiate e ammaccate in più punti, Lucien cominciò a tagliare fette grosse quanto una mano -l'interno era ancor più inguardabile - e con la forza della disperazione di chi aveva una fame da troll, divorò il primo boccone.
Il primo impatto gli ricordò uno scherzo ai suoi danni da alcuni compagni di stanza ai tempi di Hogwarts: avevano inserito all'interno di una Gomma Bolle Bollenti una decina di Gelatine Tuttigusti+1 al gusto di vomito e cerume col risultato che era finito a sboccare l'anima senza ritegno maledicendoli fino alle vacanze estive.
La pesantezza della "torta" era direttamente proporzionale al disgustoso retrogusto di rancido e le fantomatiche scaglie misteriose diedero l'impressione a Lucien di essere una pastura di uova di Ashwinder e liquido secreto da un Bundimun. La sua gola andò in fiamme e le iridi cristalline bruciarono per alcuni secondi, obbligandolo ad acchiappare la Tequila Crucio Crucio.
Finito di bere, spalancò le fauci e sventolò la mancina per farvi aria, ancora provato dall'esperienza mistica. «Beh... non è esattamente un'esperienza da riprovare nell'immediato.» Infilzò una fetta con una delle candeline rivestite di una patina di polvere e l'accese mediante la bacchetta. La viva fiammella ondeggiò mentre con un rapido movimento, il Guardiacaccia allungava il piattino verso Jane. «Forza, Jane, esprimi un desiderio.» Un rapido luccichio parve attraversare gli occhi di ghiaccio del mago, come una stella cadente, ma poteva essere un semplice scherzo del fuoco, la cui fiammella si stiracchiava giocosa verso l'alto.
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La reazione del mago alle sue parole le fece intuire che probabilmente conservava qualche ricordo di quella fumosa serata alcolica, perlomeno quanto bastava farle capire che aveva colto il motivo dietro il suo sguardo divertito. Da parte sua, doveva ammettere che quella serata le aveva lasciato in regalo pochi ricordi, un’emicrania tremenda per i due giorni successivi e una nausea che era riuscita a sopportare a fatica durante il turno di lavoro del giorno dopo. Sicuramente non puntava a replicare, per quanto il suo compleanno fino a quel momento apparisse in tutto e per tutto come una giornata da dimenticare, ma iniziava a pensare – soprattutto grazie al vino bevuto a casa – che in fondo non era stata una scelta del tutto errata recarsi alla Testa di Porco.
Ascoltò con attenzione le parole del ragazzo, annuendo alla sua affermazione e sorridendo all’idea che, probabilmente, lei stessa negli ultimi tempi stava verificando quel limite di persona, che fosse un bicchiere dopo un turno particolarmente pesante con i colleghi o una cena in compagnia della cugina. Se ci avesse riflettuto più a lungo forse avrebbe capito che si stava deliberatamente abituando a quei ritmi, ma non aveva intenzione di passare la serata a rievocare gli sbagli alcolici degli ultimi mesi, soprattutto quando era palese che né lei né Lucien sembravano intenzionati a rimanere al di sotto di una certa gradazione.
« L’esperienza a volte vale più del resto, specialmente in certi ambiti... » al di fuori del buon senso che fortunatamente la controllava da perfettamente sobria, quell’affermazione scivolò dalle sue labbra, cogliendola di sorpresa e facendole pronunciare con mezzo secondo di ritardo il resto della frase, « ...come la scelta degli alcolici, no? » Prepotente, avvertì il desiderio di bere qualcosa per farle dimenticare la sua uscita, anche se osservando con più attenzione il ragazzo aveva iniziato a chiedersi se davvero le dispiaceva di aver pronunciato quelle parole. Il passato fastidioso sembrava sempre essere pronto a punzecchiarla e frenarla dall’avere certi atteggiamenti, ma era certa di essere a pochi millilitri dal limite per metterlo a tacere anche per quella sera.

Una lieve sorpresa le illuminò gli occhi mentre le rivelava la propria mansione, stupita di avere davanti a sé il guardiacaccia di Hogwarts: ricordava vagamente quello che doveva essere il suo predecessore, un uomo burbero e poco incline alla socialità che riusciva senza troppa fatica a mantenere le distanze dagli abitanti del castello. Bastava guardare anche solo distrattamente Lucien per rendersi conto che probabilmente i dintorni della capanna erano più frequentati del solito negli ultimi mesi. « Oh, sono sicura che ci sia un gran vociferare ad Hogwarts sulla pericolosità del guardiacaccia. » abbassò lo sguardo sulle mani che il giovane le stava mostrando, senza riuscire a trattenersi dal ripercorrere con il dito indice il percorso lineare e ruvido del graffio più recente, « Chissà quali oscuri segreti nascondi nell’orto delle zucche. » L’ironia scintillava nel suo sguardo quando distolse l’attenzione dalle mani del ragazzo, fissandolo negli occhi per pochi istanti prima che la garzona arrivasse a salvarla con le loro ordinazioni.

Lo sguardo di apprezzamento di Lucien le fece intendere che approvava la scelta alcolica, e Jane dedicò giusto qualche istante per ringraziare con un sorriso la ragazzina che li aveva serviti prima di allungare la mano ed imitare i gesti del mago. Il bruciore provocato dal distillato lungo la gola fece svanire la leggerezza che il vino elfico le aveva regalato da quando aveva lasciato Londra, sostituendola con un’improvvisa vitalità che sentiva scorrere sotto la pelle. In parte dimentica degli effetti dell’Acqua di Fuoco, non si rese conto che la timidezza oramai l’aveva abbandonata del tutto mentre fissava attenta Lucien intento a parlare della nazione oltremanica e delle abitudini dei suoi abitanti, affascinata. Lasciò che lo sguardo cadesse per qualche terribile istante sul dolce che il guardiacaccia aveva ordinato, prima di scuotere la testa con convinzione. « Penso che per questa sera seguirò le vostre regole, » anche se non aveva fatto menzione delle proprie origini, l’accento di Lucien quando aveva pronunciato quelle poche parole francesi era troppo impeccabile per appartenere ad un semplice appassionato della Francia e delle sue abitudini, « ma se volessi assaggiare il croccante di drago ti assicuro che non ci rimarrei troppo male. »
Fece scivolare il piatto con la sua ordinazione nello spazio tra lei e il ragazzo, mentre notava con apprensione che la crema di ali di Doxy sembrava muoversi, come se fosse viva: sicura che nemmeno una bottiglia di Acqua di Fuoco le avrebbe dato il coraggio di affrontare quella pietanza – e l’intossicazione alimentare che ne sarebbe conseguita – trovò conferma nelle sue idee nella reazione di Lucien al coraggioso assaggio del lardo. Decisamente quella era la prova nulla al mondo l’avrebbe mai convinta ad assaggiare il menù solido della Testa di Porco.
« Ammirevole, davvero, ma penso che ti crederò sulla parola. » commentò leggera il confronto tra Lucien e il lardo, mentre il mago le avvicinava il piatto con fetta di torta e candelina. Sorrise, in parte ancora sorpresa che avesse realmente dato ascolto alla sua proposta, e gli lanciò un’occhiata enigmatica prima di spegnere con un soffio delicato la fiammella che oscillava allegra tra una goccia di cera e l’altra. Attese qualche secondo prima di allungare la mano a prendere l’altra candelina appiccicosa e sporca che la garzona era stata così gentile da procurare loro, e la incastrò con decisione sulla superficie lucida del croccante di drago. Fu il suo turno di estrarre la bacchetta e di dare fuoco allo stoppino, per poi avvicinare il dolce al mago. « Ora il tuo desiderio, Lucien. »

Forse lo aveva fissato negli occhi troppo a lungo, sicuramente più di quanto avrebbe fatto senza Acqua di Fuoco, ma fu il turno del suo stomaco che si contrasse improvvisamente a riportarla nella realtà e a ricordarle che non aveva mangiato nulla e che il vino aveva iniziato allegramente a mescolarsi con il distillato, pronto a renderle difficile continuare la serata. Lanciò l’ennesimo sguardo tra il preoccupato e il disgustato al croccante di fegato di drago mentre attendeva che il mago spegnesse la candelina, poi sempre più convinta che quella crema fosse viva recuperò dalla borsa un sacchetto di carta marrone recante il logo di Mielandia su uno dei lati.
Spostò di lato i piatti con le favolose pietanze della Testa di Porco, posando il sacchetto tra lei e Lucien. « Non so se hai intenzione di ripetere l’esperienza, ma di sicuro vorrei evitare di tornare al San Mungo al di fuori dell’orario di lavoro. » indicò il sacchetto, sorridendo, invitando il mago a servirsi, « Però che compleanno sarebbe, senza dolce? »
L’Acqua di Fuoco dava coraggio ma sicuramente non riportava la memoria, perché in quel momento la ragazza sembrava apparentemente dimentica della natura dei suoi acquisti presso il migliore negozio di dolciumi di Hogsmeade. Lo avrebbe scoperto Lucien per lei?
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Grazie Lyvie ♡
Direttamente da Mielandia, una favolosa selezione per i nostri festeggiati :fru:
All’interno del sacchetto ci sono:
→ Biscotti Boo!: a base di cannella, zucca e piccoli pezzi di cioccolato fondente. Non appena mangiati, comincerete a sussultare dallo spavento per qualsiasi cosa, anche se qualcuno vi rivolgerà la parola dicendovi semplicemente “ciao”. L’effetto dura pochi minuti.

→ Meringhe Fantasma: non appena vi si saranno sciolte in bocca, la vostra pelle diventerà bianca come un fantasma. L’effetto dura pochi minuti.

→ Biscotti Vampirini: fatti di marzapane, se mangiati causeranno una forte e irrefrenabile voglia di… mordere! Quindi attenzione, rischiate di addentare i vostri compagni o chiunque si trovi con voi. L’effetto svanirà dopo pochi minuti.

→ Biscotto Guardone: al cioccolato, ripieni di marmellata di zucca o mirtilli. Se ingerite uno di questi biscotti diventerete talmente paranoici da pensare che tutti i presenti stiano guardando voi. Perfino andando in bagno avrete la sensazione di essere osservati, sarà terribile. L’effetto svanisce dopo pochi minuti.

 
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_250Il dubbio di star equivocando le parole della medimaga affiorò più volte durante i discorsi, ma Lucien non fu in grado di accettarlo. Flirtare era un'arte sottile quanto una lastra di vetro, capace di appannarsi o di incrinarsi alla minima svista, inoltre necessitava di una concentrazione che l'alcol inficiava, ragion per cui era giunto alla conclusione di volersi divertire senza aspettative nè da sé stesso nè da lei. Non erano quelli i propositi che avevano animato la scelta di trascorrere il compleanno nella locanda più infima di Hogsmeade, eppure ancora una volta la vita aveva saputo sorprenderlo.
A marcare una scelta dettata dall'istinto e dalla piacevole impressione che Jane gli stava facendo, la fastidiosa sensazione che in quel periodo non voleva abbandonarlo. Non era riuscito a digerire quei sottili sentimenti che aveva iniziato a provare per Atena McLinder, in aggiunta al disinteresse posteriore all'evento al Serraglio Stregato, durante il quale glieli aveva espressi. Il mago non aveva un ego così pronunciato da dare per scontata una corrispondenza, ma avrebbe preferito un rifiuto a quattr'occhi al silenzio che invece era derivato. Il suo comportamento nei riguardi di Jane avrebbe potuto serbare una correlazione, oltre alle motivazioni già evidenziate, ma preferì non soffermarsi a lungo su quelle questioni.
Si abbandonò invece a quella sensazione di calore che fa sentire innamorati del mondo chiamata alcool, avvinto al leggero bruciore di stomaco, al formicolio e al senso di leggerezza generale. Come Jane, stava diventando una versione più semplice, diretta e superficiale di ciò che quotidianamente era.
I sentimenti amorosi lo spaventavano da quando aveva perso Kira da adolescente e rifuggirli era divenuta una costante. Avvezzo allo stupore che tinteggiava i volti di chi veniva a conoscenza del suo impiego, si disse che ormai il proprio aspetto si stava adeguando all'immaginario collettivo del Guardiacaccia. Il più delle volte rincasava alla capanna con i capelli sudici, il corpo coperto di un velo di sudore, e graffi ed escoriazioni a disegnare un pattern fantasioso su mani e braccia e nemmeno una doccia riusciva a restituirgli un aspetto accettabile. Ma non se ne curava, gli piaceva quel lavoro e riteneva che valesse ogni sforzo compiuto per esercitarlo al meglio delle proprie possibilità.
L'inatteso contatto con la pelle opalina di Jane ghermì la sua attenzione ed il diletto riempì il suo tacito ghignare. «Se ti interessano tanto potresti provare a scoprirli.» buttò lì col volto pieno di estrose premesse e il capo penzolante.

Pungolato sull'orgoglio, sebbene si fosse trattato di una semplice proposta, con un'espressione di sfida ad incendiargli le iridi trasparenti affondò le posate nel croccante con fegato di drago tagliandosene una fetta; la crema di ali di Doxy si mosse anche quando l'alimento trovò stabilità nel nuovo piatto. Il Guardiacaccia cercò di fare un calcolo di quanti esemplari fossero serviti per realizzarla, contando che quelle creature erano solite deporre fino a cinquecento uova alla volta, ma rinunciò dopo pochi secondi convinto di non poter chiedere così tanto alla sua mente. «Non simpatizzo molto per queste creature.» ammise indicando con la punta del coltello la crema. «Al terzo anno due concasati ne liberarono uno sotto le mie coperte, mentre dormivo. Credo lo avessero sottratto all'insegnante mentre le risistemava nelle gabbie finita la lezione, fatto sta che il Doxy mi punse un braccio e dovettero portarmi d'urgenza in infermeria perchè mi venisse somministrato l'antidoto.» una smorfia di dolore gli si dipinse in volto mentre riportava la mente all'episodio. Fosse dipeso da lui, la classificazione dei Doxy sarebbe stata ben più elevata.
Ingerì il primo boccone e, salvo il sapore sgradevole e la sensazione della crema dimenarsi mentre raggiungeva la trachea, si scoprì a reputarla meno rivoltante delle scaglie sul lardo di cinghiale. Ciononostante dovette ammettere di star mangiando quelle porcherie culinarie solo per tenere sotto freno l'alcol in circolo e, in un lampo di genio, andò a scolare l'Acqua di Fuoco la cui gradazione alcolica era decisamente minore delle bibite precedenti.

Arrivò il suo turno e, mimando una concentrazione di facciata, Lucien attese qualche secondo di troppo prima di soffiare con vigore contro l'impietosa candelina. I desideri espressi non si condividevano per via orale o, si diceva, non si sarebbero avverati, ma nessuno gli avrebbe precluso un tentativo di condivisione con Jane mediante altri mezzi che non fosse la sopravvalutata retorica.
Avrebbe provato, se poi fosse andata male pazienza, sarebbe rimasto a secco. Le incorniciò le spalle col braccio e con un movimento calibrato delle anche avvicinò la propria sedia alla sua. Ecco, così se avesse voluto esplorare qualche altro tessuto cicatriziale sarebbe stata più comoda.
Jane lo sorprese nuovamente quando frappose tra loro un sacchetto recante il logo del negozio di dolciumi magici più famoso del Paese. Pur prediligendo i cibi salati, Lucien era sempre stato un fan accanito di Mielandia e ne conosceva il listino quasi a memoria, ma quando sbirciò il contenuto rimase interdetto. «Oh ohh guarda, guarda, guarda!» esclamò introducendo la mancina nel sacchetto. «Io vorrei evitarti di dovermi soccorrere nuovamente, perciò non solo mi guarderò dal ripetere l'esperienza - con tutto rispetto per il cuoco "improvvisato" - ma accetterò di buon grado la dolce offerta.» I cuscinetti morbidi dei polpastrelli sfrigolarono sulle diverse superfici dolciarie pescando quella più ruvida, appartenente ad un dolcetto delle dimensioni di una pralina verde acido infiorettata di pallini violacei. L'aspetto era accattivante.
Senza pensarci due volte, fece sparire il dolce nelle fauci grondanti desiderio di essere graziate con un sapore non stomachevole. «J'ai un arrière-goût très sucré dans la bouche...» Ho un retrogusto molto dolce in bocca si succhiò i polpastrelli sporcati di zucchero e sorrise a Jane in segno di compiacimento. Ma la marmellata di zucca non fece in tempo a sciogliersi che una sensazione nuova lo avviluppò.

Strabuzzò gli occhi con i quali andò ad artigliare lo sguardo di un mago dal volto butterato, denti giallognoli e qualche rado capello che gli spuntava dal vuoi capelluto più dritto di una bacchetta seduto al tavolo vicino. «Jane ..» non smise di guardarlo come fosse il peggior male che gli potesse capitare quella sera. «... quel tizio non smette di fissarci.» No bello mio, sei tu che non smetti di scrutarlo e lui, al massimo, si sta domandando il motivo. «Potessi innamorarmi del fantasma di Laverne de Montmorency!» batté un pugno sul tavolo facendolo vibrare. «Anche la strega al suo tavolo! Nascondono qualcosa, me lo sento, anzi ne sono sicuro! Tramano qualcosa, hanno certamente cattive intenzioni ...» sospettoso, Lucien lasciò che uno stato di allarme fisico e mentale germogliasse in lui, inziando ad intendere qualsiasi presente come un sicuro malintenzionato, passando a rassegna qualsiasi volto con sospetto ossessivo. «Anche quello, e quell'altro, per i boccini di Merlino, sono TUTTI in combutta!» prese a sudare freddo, alternando un senso di profondo disagio e malessere interiore ad una marcata irritazione.
Fuori la pioggia scrosciava con violenza sul tetto spiovente e in lontananza un tuono scosse il cielo: come se gli avesse trapassato le sinapsi, improvvisamente Lucien si trovò ad inarcare un sopracciglio, smettendo finalmente di osservare gente a caso come il peggior paranoico sulla faccia della terra. Abbassò dunque lo sguardo sul sacchetto di Mielandia. «.. hai idea di quali effetti inducano quei dolci?» domandò con un filo di voce. Buona parte delle leccornie di Mielandia aveva degli effetti, indesiderati o desiderati a seconda delle tipologie; lì per lì Lucien non aveva pensato che anche quelli offerti da Jane potessero celarne, nè si era chiesto se lei ne fosse a conoscenza, ma quei segni di psicosi normalmente non gli appartenevano ed erano sopraggiunti non appena aveva mangiato un dolcetto. Il Biscotto Guardone, per l'esattezza.
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Edited by Atonement. - 23/6/2021, 15:30
 
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« Se ti interessano tanto potresti provare a scoprirli. »
Lo sguardo scattò ad incrociare quello di Lucien nell’udire le sue parole, mentre un lieve rossore faceva nuovamente capolino sulle sue guance: il distillato aveva tolto ogni parvenza di pensiero pesante dalla sua mente e sentiva sempre più distante e meno importante il motivo che l’aveva trascinata alla Testa di Porco quella sera, eppure l’ultimo strascico di compostezza le diede la consapevolezza momentanea della situazione in cui si stava infilando senza troppe riflessioni. Indipendentemente dal vino o dall’alcool in generale, erano passato molto tempo dall’ultima volta che si era concessa di essere così leggera nei confronti di altre persone ed era comprensibile chiedersi quanto influisse o meno la presenza di Lucien su questo suo atteggiamento. Allontanò la mano da quella del guardiacaccia, giustificando con sé stessa la propria professione come origine della curiosità che l’aveva spinta a sfiorarne le cicatrici, per poi rispondere sorridendo a quella che le sembrava di aver letto come una proposta non troppo velata. « Ti ricordo che lavoro al San Mungo, non mi stupisco facilmente. » Avrebbe dovuto pentirsi per le parole che nuovamente sembravano sfuggire dalle sue labbra prima che potesse fermarle, eppure l’unico pensiero fu che l’indomani avrebbe dovuto appendere sullo specchio del bagno la scritta “Mai più Acqua di Fuoco!” come monito per il futuro.

Osservò divertita la sfida tra Lucien e il croccante di drago, avvertendo un crampo doloroso allo stomaco come se fosse stata lei stessa a mangiare il dolce invece che a proporne l’assaggio al ragazzo: inclinò il capo incuriosita quando le raccontò della sua disavventura con i Doxy ad Hogwarts, mentre il più ovvio dei quesiti associati alla vita nel castello faceva capolino nella sua mente. « Come biasimarti, deve essere stata un’esperienza davvero spiacevole. » lanciò un’occhiata sfuggente alla crema di ali di Doxy, ricordandosi l’ultimo paziente che si era presentato al San Mungo dopo aver tentato ingenuamente di liberare una stanza dalle uova di quelle creature, « Dall’idea geniale dei tuoi compagni mi viene spontaneo chiedermi in quale casata eri stato smistato ad Hogwarts… un gesto troppo avventato per dei Corvonero, forse più adatto a dei Serpeverde? » Osservò di sfuggita i tratti di Lucien, cercando di ricordare se si fossero per caso incrociati al castello – anche se non conosceva esattamente il lasso di tempo che li separava in età, ma non riuscì a collocarlo tra le mura della scuola e nemmeno tra i suoi compagni di casata.

Accolse con meno imbarazzo di quanto solitamente avrebbe provato la rinnovata vicinanza del ragazzo dopo che questi ebbe spento la propria candelina – con desiderio annesso, a riprova del fatto che ormai l’alcool avesse cancellato ogni ritrosia che riteneva giusto avere nei confronti degli sconosciuti. A suo agio nonostante non conoscesse Lucien così a fondo, scivolò sulla sedia avvicinandosi maggiormente a lui, incrociando poi le gambe mentre lo guardava pescare dal sacchetto di Mielandia uno dei dolci: senza riconoscere quello da lui scelto – e non ricordando il periodo particolare in cui lo aveva acquistato – mimò i gesti del mago allungando dopo di lui la mano destra e pescando senza riflettere il primo biscotto che riuscì ad afferrare. Una meringa candida come la neve fu la scelta del caso, e la osservò per un istante tenendola tra il pollice e l’indice mentre annuiva all’affermazione di Lucien, dando ingenuamente per scontato che fosse riguardo al dolce perché lei, in verità, non parlava nemmeno una parola di francese. Fece scivolare il dolce in bocca, aspettandosi la solita meraviglia che le creazioni di Mielandia avevano sempre saputo destare in lei e in tutti coloro che avevano avuto modo di conoscere quel particolare negozio: anche se non era di natura una persona golosa, non aveva mai trovato nulla di eguagliabile ai dolci magici che aveva scoperto quanto aveva varcato le mura del castello, tanto da averli fatti conoscere anche ai suoi genitori adottivi babbani. La meringa si sciolse lentamente nella sua bocca, sprigionando il suo sapore delicato e zuccherino: allo stesso tempo però la ragazza avvertì una strana sensazione salire lungo la sua schiena e poi scendere sul viso, sulle braccia e giù fino ai piedi. Si sentì improvvisamente più debole, come se le forze l’avessero abbandonata: stupita dalla reazione così improvvisa del suo corpo all’alcool, la trovò inaspettata perché era sicura di essere ancora per lontana dal limite che l’avrebbe portata a collassare sentirsi male. Cercò di respirare profondamente, a fatica, mentre la voce di Lucien arrivò alle sue orecchie ovattata, facendole notare con un lieve ritardo che il mago le stava parlando.
« C..cosa ? » cercò con lo sguardo l’uomo menzionato, riconoscendolo in un mago dall’aspetto tipico dei clienti del locale e che dava l’impressione di essere intento a farsi gli affari propri. La ragazza sobbalzò in risposta al pugno sul tavolo di Lucien e il gesto scatenò in lei un lieve giramento di testa, facendola ondeggiare di lato e costringendola a posare una mano sulla gamba del guardiacaccia per non perdere l’equilibrio. Abbassando lo sguardo notò che la sua pelle era più pallida del solito e subito la preoccupazione si fece spazio tra le poche forze che sentiva di avere, mentre la tachicardia prendeva il sopravvento sul suo petto: come era possibile? Non aveva nemmeno assaggiato il dolce del locale, possibile che fosse stata sufficiente l’Acqua di Fuoco a farla stare così male? Chiuse gli occhi e si appoggiò sullo schienale della sedia, cercando di riprendersi e di non svenire davanti a tutti: se in quel momento si fosse potuta guardare allo specchio, avrebbe notato lo spiccato pallore che aveva preso spazio sulla sua pelle, complice la Meringa Fantasma che aveva assaggiato e che era la causa di tutti i suoi sintomi.

Per alcuni minuti la ragazza sembrò estraniarsi dal mondo, nonostante potesse udire in sottofondo la voce preoccupata di Lucien, troppo debole per prestare ascolto alle sue parole: lentamente sentì quella strana sensazione svanire e le forze tornare. Aprì gli occhi giusto mentre il guardiacaccia, tornato in sé e non più preoccupato, le chiedeva se fosse a conoscenza degli effetti che inducevano quei dolci.
« Effetti? » fece scorrere lo sguardo confuso tra il mago e il sacchetto di dolci, sforzandosi di capire la sua domanda: molte delle creazioni di Mielandia sortivano delle reazioni particolari, eppure non ricordava nel dettaglio cosa provocassero i dolci da lei acquistati mesi prima. « Oh! » Come un fulmine a ciel sereno la spiegazione della sensazione di debolezza provata in seguito al dolce fece capolino nella sua mente, spiegando anche la paranoia improvvisa diLucien. « Ehm… se ricordo bene avevo acquistato questi dolci durante l’evento di Halloween, però, ecco, non ricordo bene che effetti abbiano. » Allungò la mano verso il secondo bicchiere di Acqua di Fuoco, bevendone metà: ritrovate del tutto le forze, e non convinta dell’esperienza spiacevole appena vissuta, sentì la curiosità prendere il sopravvento sulle sue decisioni. « Magari gli altri sono meno spaventosi, no?» sorridendo, scelse due biscotti uguali dal sacchetto, riconoscendo ad un’occhiata veloce il marzapane che li costituiva. Ne porse uno a Lucien, con aria di sfida. « Proviamo? »
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tumblr_inline_nvoolmbtDP1tydw0x_250tumblr_inline_nvoon0wmtR1tydw0x_250Ironico che Jane fosse un medimago, la professione la madre di Lucien aveva tanto sperato che vagliasse, ovviamente nella controparte babbana. Eppure lui non si era mai sentito tagliato per quel mestiere e Hogwarts gli aveva offerto un ventaglio di possibilità più affini alla propria indole ed inclinazioni e alla fine Chouzette aveva dovuto abbandonare ogni speranza di vederlo indossare un camice. L'idea, però, di Jane che ne indossava uno al San Mungo non era da allontanare come il ronzio di un billiwig nell'orecchio. Anzi.
«Allora dovrò impegnarmi.» sentenziò, celandole il volto col bicchiere contenente l'Acqua di Fuoco. Attraverso il vetro l'immagine di Jane gli apparve sfocata e distante, i contorni non erano gli stessi che Lucien aveva delineato le prime volte che l'aveva vista inoltre prendeva coscienza (per quanto l'alcol potesse permetterglielo) di quanto la strega fosse ancor più particolare di come l'aveva inquadrata in principio.
Ebbene si, il fatto stesso che rammentasse quello specifico episodio tra i molteplici che si erano susseguiti nel suo percorso scolastico, lo avvalorava di importanza, dunque annuì. Tendeva per natura a relegare i ricordi spiacevoli in un cassetto della memoria, seppellendoli fino a scordarli, eppure quello aveva rappresentato un'eccezione. «No, confermo che erano due scaltri Corvonero.» così come, parimenti, confermò la propria appartenenza a quella Casa. «Creativi, attenti e curiosi.» proseguì con una smorfia, citando le caratteristiche che avevano portato i due manigoldi a fargli uno scherzetto calibrato alla sua persona. «Mentre tu, Jane? Mi sembri abbastanza eccentrica ed intelligente da incasellarti nella mia stessa Casa, ma l'audacia ed il fegato paventati assaggiando certe pietanze, mi inducono a crederti una ex Grifondoro.» Il tarlo del dubbio attecchiva su diversi momenti che avevano costellato quella stramba serata.

Lieto di non vederla ritrarsi al suo avvicinamento, bensì beneficiario a sua volta della medesima iniziativa, Lucien continuò ad elaborare pensieri silenziosi, desiderosi di assumere forma concreta via via che l'alcol faceva il giro turistico del suo organismo.
Dopo lo stupore correlato al primo dolcetto che addentò, fu la volta di Jane che ebbe una reazione che per un attimo indusse Lucien a credere di doverla aiutare. Sarebbe stato pronto a scattare - almeno col pensiero, visto che di fatto le sue capacità motorie erano compromesse - vedendola in difficoltà e quando l'incarnato assunse la tonalità della neve, il mago si allarmò non poco. «Ma che... ?» strabuzzò i lapislazzuli arrossati ed allentò la presa per paura di averle fatto inconsciamente del male. Ma ovviamente anche i suoi neuroni corrotti furono sufficientemente lucidi da non portarlo a credersi del tutto responsabile della reazione della strega e quando Jane riaprì gli occhi, la sua apprensione fu sedata. Svanì del tutto quando fu chiaro che i colpevoli dei misfatti non potevano che essere quegli apparentemente innocui dolcetti.
Per evitare figuracce, il francese cercò di mitigare gli effetti della propria reazione senza tuttavia ottenere grandi risultati: si portò la mano libera stretta a pugno contro le labbra, cercando di darsi un briciolo congegno. Si sentiva emotivo senza una ragione che non fosse tutto quello che aveva bevuto, prima alla capanna poi nel pub. «Oh.. beh... ora si spiega tutto. Halloween è la mia festa preferita e l'ho sempre festeggiata con tutti i crismi del caso. Soprattutto quando vivevo al castello. Io e i miei amici facevamo intercetta dei dolci di Mielandia che, come saprai, a seconda delle ricorrenze possono arricchirsi di novità specifiche per le occasioni.» fece una pausa, facendo colare lo sguardo sul sacchetto. «Ad Halloween e Natale vengono distribuiti quelli più, ehm, fantasiosi Si pinzò la lingua col canino, onde evitare di renderla partecipe di altri personali trascorsi non proprio edificanti.

Le ridotte dimensioni dei dolcetti permettevano di divorarli in un sol boccone ed avendo compreso che ciascuno sortiva un effetto differente, fu con sincera curiosità che Lucien addentò quello offertole da Jane - uno dei Biscotti Vampirini. Il marzapane si squagliò teneramente sotto i denti, il sapore zuccherino si fece più intenso e dopo pochi istanti una forte ed irrefrenabile voglia di mordere lo attanagliò.
Non seppe mai con certezza se il gesto che seguì fu dipeso unicamente dal dolce o se si accordò ai suggerimenti alcolici che già stuzzicavano il suo desiderio nei riguardi della strega, fatto sta che non si pose freni.
Corroborò la presa attorno alle spalle di Jane ed inclinò il capo per avvantaggiarlo in una lesta virata: indugiò quel poco per premettere alle proprie labbra di trovare un lembo di pelle esposto e risucchiarlo tra i denti.
Aveva il sapore salmastro del sudore, che ripulì con carezze umide della lingua, per poi incidere piccoli e lievi morsi sulla clavicola.
Un brivido lo scosse mentre un rantolo si miscelò ad una risata che sgorgò compiaciuta assieme a nuove parole. «Ho sempre pensato che i dolci di Mielandia creassero dipendenza ...» La bocca rimase a pochi millimetri dalla pelle, che rapidamente recuperò l'aspetto originale celando il passaggio dei denti. Affondò naso e labbra nella curva della gola, inspirando il suo profumo e trattenendolo per un po'.

L'effetto del dolcetto iniziò a scemare dopo qualche minuto, cedendo il posto ad uno più intimo e naturale. «... e vista la loro pericolosità, se ci tieni a non dare spettacolo, proporrei di spostarci in un luogo meno affollato per mangiarli.» Scoccò uno sguardo tagliente al mago butterato di prima, che non aveva mancato di cogliere nelle loro dinamiche una nuova fonte di interesse nel mare di degradazione che li attorniava.
Abbandonò la trama calda e liscia della pelle di Jane per ritrarsi quando bastava a fissarla intensamente, le iridi cerulee annebbiate dall'alcol e da un'idea germogliata sul momento. «Se non ricordo male, questo locale mette a disposizione delle stanze in affitto.» sussurrò con la voce gonfia di sospiri rinchiusi in gola. La proposta suonò come la più ovvia, proferita con le labbra ancora umide di colpa. Le sorrise con una velata cattiveria e con un cenno del capo indicò la scala che conduceva al piano superiore.
25 26 anni ◆ guardiacaccia ◆ scheda ◆ testa di porco ◆ birthday boy

Non so quanto ti sia convenuto far lasciare a Jane carta bianca sulla scelta dello stesso dolce che dovrebbe mangiare anche lei :fru:
 
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view post Posted on 15/7/2021, 17:09
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Un lieve sorriso le sfuggì in risposta alle parole del guardiacaccia, rasserenata dal fatto che anche se probabilmente in quel momento non stava facendo la migliore delle figure – complici il vino e il distillato che avevano collaborato nel farle perdere il controllo delle parole, il mago stesse reggendo il gioco, senza rendere palesi eventuali pensieri riguardo alla mancanza del solito contegno che Jane era solita avere.
« Ah! Non proprio i classici topi di biblioteca allora. » fu il commento sui compagni di Lucien, mentre fissandolo con più attenzione si rese conto che in effetti non avrebbe potuto trovare altra collocazione per lui se non nella casata di Priscilla Corvonero. « Dimentichi però che a volte possiamo essere anche ambiziosi, enigmatici e forse un po’… particolari. » Lasciò che il plurale sottintendesse la condivisione della casata, ridendo leggera quando udì la parola eccentrica accostata al suo carattere – lei che in fondo sapeva di essere forse tra i Corvonero più anonimi che aveva avuto modo di conoscere, « Coraggiosa, io? Direi di no… curiosa quanto basta, forse. Mi domando ad esempio cosa direbbe la nostra fondatrice nel vederci trascorrere il tempo in un luogo del genere a festeggiare. » Lasciò vagare per qualche istante lo sguardo sull’ambiente circostante, cogliendo di sfuggita uno scambio di pacchetti circospetto tra due streghe qualche tavolo più sulla destra rispetto al loro. Non il locale più tranquillo e legale di Hogsmeade, ma doveva ammettere che a forza di frequentarlo in fondo la Testa di Porco cominciava a piacerle.

« Halloween ad Hogwarts è sempre stato spettacolare, davvero. » ascoltò con interesse il racconto di Lucien, annuendo quando menzionò il fatto che Mielandia offriva creazioni più particolari del solito nei periodi di festa. « Hai ragione, come dimenticarlo! Ricordo ancora l’anno in cui qualcuno mescolò ai cereali per la colazione i Fiocchi Ghiacciati e ci vollero tre giorni per eliminare dalla Sala Comune tutta la neve che gli studenti facevano cadere dal soffitto ogni volta che scoppiavano a ridere. » All’epoca Jane era un semplice Prefetto ed era rimasta ben impressa nella sua mente la terribile ramanzina che la sua Capocasa aveva fatto ai responsabili dopo averli individuati: anche se crescendo aveva imparato a conoscere bene il peso delle responsabilità, ricordava che aveva trovato la reazione della docente troppo esagerata. Fu naturale chiedersi cosa avessero scatenato all’interno del castello i dolci che aveva acquistato durante la festa di Halloween qualche mese prima – e quante persone avessero preso d’assalto l’Infermeria – e l’audacia menzionata dal guardiacaccia nei suoi confronti qualche attimo prima vacillò, lasciando che fosse lui ad assaggiare per primo il dolce che aveva estratto lei stessa dal sacchetto.

Attese impaziente che il biscotto facesse effetto, incuriosita e speranzosa in parte che non facesse star male Lucien come era accaduto a lei poco prima – sia per il fatto che si trattasse di un’esperienza che non augurava a nessuno sia perché in fondo dubitava di essere nel pieno delle sue facoltà intellettive per poter essere effettivamente d’aiuto. Lanciò uno sguardo interrogativo al ragazzo quando sentì la presa intorno alle sue spalle rafforzarsi, temendo che si sentisse poco bene, ma ciò che accadde in seguito le fece capire che doveva essere stato un Halloween particolare ad Hogwarts e che fantasioso era un aggettivo poco adatto alle creazioni di Mielandia. Imprevedibile, forse, sarebbe stata la definizione più corretta.

Il contatto improvviso tra lei e Lucien la prese piacevolmente in contropiede, togliendole il fiato mentre avvertiva che il battito cardiaco inspiegabilmente accelerava: un leggero brivido scese lungo la sua schiena mentre, incapace di reagire sul momento, si rese conto che quella vicinanza oltre al limite del socialmente accettabile in fondo non le dispiaceva. Si sorprese di se stessa: erano trascorsi mesi dall’ultima volta che si era concessa di provare sensazioni simili e mai avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione del genere con qualcuno che conosceva a malapena. L’alcol sicuramente aveva contribuito a cancellare bicchiere dopo bicchiere ogni forma di ritrosia, ma fu naturale prendere in considerazione l’aria enigmatica del guardiacaccia come contributo alla curiosità nei suoi confronti. Avvertì una strana sensazione scivolare sul collo mentre il ragazzo rideva commentando i dolci di Mielandia, e non riuscì ad impedire alla sua mano di abbandonare il biscotto che ancora non aveva assaggiato sul tavolo, per poi scivolare sulla spalla del ragazzo, quasi a trattenerlo. Se non fosse stato per le parole di Lucien non si sarebbe accorta del mago poco distante da loro intento ad osservarli, e puntuale come non mai il rossore prese posto sulle sue guance, facendola sentire a disagio. In una situazione normale avrebbe cercato di ricomporsi, ma la proposta di Lucien fece passare momentaneamente in secondo piano ogni parvenza di imbarazzo. Ricambiò lo sguardo, soffermandosi per qualche istante sulle implicazioni che avrebbe avuto una sua risposta. Da sobria probabilmente avrebbe preso tempo, forse anche rifiutato – per quanto affascinante, non poteva dire di conoscere così bene il ragazzo – ma quella sera la dignità ritrosia l’aveva salutata e non aveva alcuna intenzione di farsi trattenere dai pensieri e dalle conseguenze.

« Delle stanze in affitto, davvero? » finse palesemente di prendersi del tempo per riflettere, ma un sorriso si stava già delineando sul suo volto mentre un sentiva un altro brivido scendere lungo la schiena, « In effetti gli esibizionismi non mi sono mai piaciuti. » Lanciò un’occhiata infastidita all’uomo del tavolo vicino al loro, che non sembrava intenzionato a distogliere lo sguardo, per poi tornare a concentrare la sua attenzione sul mago e la sua proposta. « Questi allora li conserviamo per dopo. » Fece cadere il sacchetto di Mielandia in mano al ragazzo, scivolando fuori dalla stretta del suo braccio e alzandosi in piedi, incredibilmente ancora abbastanza stabile nonostante l’alcool. Prima che Lucien potesse effettivamente rendersi conto delle sue azioni aveva finito il mezzo bicchiere rimasto di Acqua di Fuoco, gli aveva sorriso e poi si era immersa nella clientela della serata, più numerosa di quanto immaginasse e che per questo le permise di camuffare il lieve ondeggiare della sua camminata con lo slalom necessario per raggiungere il bancone. Un lieve giramento di testa le ricordò le sue condizioni non perfette e posò entrambe le mani sul legno sporco e unto: fece un respiro profondo, poi cercò di attirare l’attenzione della ragazza che li aveva serviti poco prima. Mentre attendeva che la raggiungesse il suo sguardo fatalità cadde proprio su uno dei listini del locale, uno dei pochi sopravvissuti a giudicare lo stato in cui si trovava: lo scorse in fretta alla ricerca della veridicità delle parole di Lucien circa le stanze in affitto, e aveva appena trovato la pagina giusta tra una macchia di dubbia provenienza e l’altra quando la cameriera la raggiunse.
« Ehi, ciao! » fece una pausa, imbarazzata: in verità era la prima volta che si trovava a fare una richiesta del genere e forse sarebbero stati necessari altri dieci bicchieri di Vodka delle Ebridi per parlare senza arrossire. « Ehm… volevo chiederti se fosse possibile prendere in affitto una stanza, ehm… » abbassò lo sguardo sul listino per evitare di leggere qualsiasi possibile giudizio nel volto della giovane, « Ad esempio, la numero… sei? » Non c’erano descrizioni o dettagli aggiuntivi sul listino del locale, per cui si limitò a scegliere la prima che riuscì a leggere. Posò i Galeoni necessari sul bancone mentre attendeva che la ragazza le portasse la chiave, per poi salutarla con un « Grazie! » imbarazzato e immergersi nuovamente nella folla.

Rimase lievemente sorpresa di trovare Lucien ancora seduto al tavolo – la parte più razionale del suo carattere, quella forse ancora sobria, le aveva fatto notare che in fondo poteva aver interpretato male le sue parole: si sforzò di zittire ogni pensiero che avrebbe potuto fermarla e prese nuovamente posto accanto a lui, facendo ondeggiare la chiave arrugginita e sporca davanti al suo volto prima di posarle sul tavolo, sorridendo. « Tutta tua, Lucien. »
18 19 anni ◆ medimago ◆ scheda ◆ testa di porco ◆ birthday girl


Lyvie, aggiungi pure al conto della camera 5 Galeoni di mancia per aver assistito a questa scena imbarazzante per la pazienza e la disponibilità :<31:
Grazie per averci servite e per la gentilezza, ci vediamo alla prossima bevuta :fru:
 
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11 replies since 18/3/2021, 08:07   419 views
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