Shattered glass, Cure post evento C.r.e.p.a.

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view post Posted on 23/3/2021, 15:06
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Crack.
Lo schiocco improvviso della Smaterializzazione annunciò l'arrivo del gruppetto di attivisti del C.r.e.p.a. – erano curiosamente assortiti tra le loro diverse età, e perfino accompagnati da un Elfo che, in mezzo a loro, era l'unico vero fautore dello spostamento.
A quel punto, Jolene si stava domandando quante Smaterializzazioni potesse reggere lo stomaco di una persona qualunque, perché aveva il concreto sospetto di aver ormai raggiunto il fatidico numero. Soppresse il malessere dietro ad una smorfia. Dovevano farsi coraggio, si disse, in fondo non gli era poi andata così male. Si reggevano tutti in piedi, Oliver addirittura non sembrava nemmeno essere stato scalfito durante le lunghe peripezie della loro missione. Jolene doveva fare uno sforzo per spingersi con la memoria indietro fino al principio di quella giornata; immediatamente, tutto ciò che aveva vissuto durante quella prima avventura insieme al C.r.e.p.a. si imponeva alla sua attenzione, facendo sembrare impensabile un periodo della sua vita in cui non avesse saputo tutto ciò che ora sapeva, o provato ciò che ora, ne era conscia, poteva provare. Il volto di Larsen, quello ferale dell'arpia; e poi Camilla, Prim, tutti gli Elfi che erano usciti in processione verso la propria libertà: tutti loro sfilavano per Jolene, in quel momento, come ricordi abbastanza concreti da imporsi sulla realtà presente.
Dovette concentrarsi per mettere a fuoco le linee rette del San Mungo, il suo aspetto pulito al limite dell'asettico. L'ultima volta che era stata lì, quei corridoi avevano significato per lei il termine di un viaggio d'orrore ed, insieme, la sua infernale prosecuzione. Jolene non aveva bei ricordi legati all'ospedale, pertanto desiderava solo andarsene via di lì il prima possibile. Avrebbe addirittura azzardato a curare le proprie ferite da sola, ma non era l'unica a necessitare di assistenza e non si fidava di sé stessa abbastanza da occuparsi anche delle sue compagne, non quando si trovava indebolita dal fuoco dell'arpia e dai suoi artigli. Tutto ciò che poteva fare era seguire gli altri verso l'accettazione, e sperare che nessuno necessitasse di un ricovero. Prima di affidarsi ai Medimaghi, ringraziò un'ultima volta l'Elfo Jinky, che si era dimostrato così coraggioso e determinato durante tutto il tempo, e il cui contributo era stato tanto prezioso per loro.
A quel punto, non restava altro che attendere il proprio turno. Jolene non sapeva bene che cosa dire alle sue compagne, e d'altronde ogni parola le sarebbe sembrata superflua; così scelse di rimanere in silenzio, e di sentire, semplicemente, la vicinanza di Mireen e di Juliet, delle due attiviste che, come lei, si erano poste in gioco con tutte le conseguenze del caso.
Era determinata a non lasciar trapelare il nervosismo che la lacerava a trovarsi lì. La stanchezza, in un certo senso, aiutava: Jolene allora si sarebbe limitata a rispondere alle domande che i Medimaghi le avrebbero eventualmente posto sulle sue ferite: collaborativa ma priva di energie, sentiva le palpebre pesanti. Desiderava riposare, così da lasciar depositare sul fondo della propria coscienza tutte le emozioni violente che l'avevano scossa.


PS: 196/206 | PC: 135/144 | PM: 161/161

Jolene è superstite di un incontro un po' troppo ravvicinato con un'Arpia, portandosi a casa:
- leggere ustioni e conseguente presenza di dolorose vesciche;
- quattro graffi non troppo profondi all'altezza della spalla sinistra - hanno perso abbastanza sangue da compromettere in parte la sua concentrazione.
 
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view post Posted on 9/4/2021, 17:20
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MìREEN FIACHRAN § P. Antimago § 25 anni § Scheda PG
Immagine461mod
Dopo il salvataggio degli elfi domestici da quel container e l'incontro con l'Arpia, non era messa così male da dover andare al San Mungo, infondo si era solo presa una luce sparaflashiosa negli occhi e le era esplosa una lampada quasi tra le mani.
Aveva subito di peggio con gli esperimenti di sua nonna a casa e a detta sua, bastava un pomatina per far passare tutto.
Principalmente era lì per accompagnare la studentessa Juliet e l'amica Jolene, soprattutto quest'ultima era stata crudelmente presa di mira dall'Arpia che per due volte le aveva letteralmente dato fuoco!
Forse non sapeva che le streghe non venivano più bruciate sul rogo da secoli.
Quando giunse in ospedale, si preoccupò che venissero subito visitate e curate le due ragazze con lei e già che c'era, lasciò che dessero un'occhiata anche alle sue bruciature e ferite.
Fu alquanto strano spiegare che erano state tutte causate da una lampada stregata, infondo alla sua età era difficile che gli oggetti esplodessero, a meno chè non avesse a che fare con artefatti magici. L'ultima volta che accusò danni simili, fu quando, appena entrata ad Hogwarts, provò a ingrandire un bicchiere per trasfigurarlo in un vaso... in parte l'incanto funzionò, peccato che non riuscendo a fermarlo, alla fine le esplose davanti, ma almeno non aveva preso fuoco.

PS: 211 / 223 PC: 158 / 164 PM: 178 / 181 EXP: 32

©harrypotter.it


DANNI subiti:
> Luce abbagliante simile al Lumos Maxima quando la lampada si è attivata [ -6 PS -3 PM ]
> Schegge conficcate [ -1 PS -2 PC ] per lampada esplosa
> Scottature alla schiena per indumenti infiammati [ -5 PS -4 PC ] sempre per l'esplosione della lampada
 
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view post Posted on 7/6/2021, 13:38
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The North remembers. ♥

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Jane Read
primum non nocere, secundum cavere, tertium sanare
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« Ehi Read, come mai ultimamente sei di turno ogni domenica? Hai dimenticato di riordinare le scorte di antidoti e Dwight ti ha messo in punizione? »
Risatina fastidiosa d’accompagnamento, come ogni volta che le rivolgeva la parola, Richard Hughes – altresì conosciuto come il Medimago più sciocco e petulante del primo anno, la stava fissando divertito mentre Jane faceva il suo ingresso nel pronto soccorso del San Mungo, appoggiato al bancone dell’accettazione e intento a firmare alcuni documenti prima di andarsene.
La ragazza lo degnò a malapena di uno sguardo, limitandosi a sussurrare la sua risposta mentre gli passava accanto, « Attento Richard, un giorno la tua bocca larga ti farà finire a pulire i vasi da notte senza magia e stai certo che sarà uno spettacolo che non vorrò perdermi. »
Non era l’unica ad essere presa di mira dai suoi continui commenti acidi e probabilmente erano ben pochi i colleghi che sopportavano quel ragazzo arrogante e vanesio, perciò continuava a sperare che prima o poi qualcuno si stufasse dei suoi modi e che gli ricordasse che in fondo era solamente uno degli ultimi arrivati.

Essere di turno di domenica non le pesava, anzi, le dava modo di vedere le situazioni più bizzarre e particolari che durante la settimana invece tendevano a non presentarsi in ospedale: inoltre, essere di turno quel giorno significava spesso non dover condividere gli spazi di lavoro proprio con Richard e sicuramente era un aspetto positivo.
La mattinata era trascorsa tranquilla e aveva avuto addirittura il tempo di mangiare qualcosa per pranzo: aveva appena finito di bere un caffè insieme ad una collega che un’infermiera giunse a richiedere il suo aiuto per un paziente che si era appena presentato all’accettazione in condizioni tutt’altro che buone. Ricoperto di graffi, pustole e cenere e in preda ad un attacco di singhiozzo, il mago riuscì a fatica a spiegare la dinamica dell’incidente mentre le due streghe lo accompagnavano nell’ambulatorio libero più vicino.
« La domenica è sempre il giorno prediletto per gli esperimenti! » borbottò l’infermiera mentre, una volta fatto accomodare l’uomo sul lettino, preparava con Jane il necessario per medicarlo, « E’ così noiosa la prospettiva di starsene buoni e tranquilli sul divano di casa? »
Jane non poteva di certo dire che fosse nel torto, soprattutto quando nel bel mezzo dell’ultima medicazione comparvero ulteriori pustole a sostituire quelle drenate in precedenza e che le costrinsero a ripetere tutto il procedimento dall’inizio: le cure dell’uomo tra un imprevisto e l’altro occuparono buona parte del pomeriggio, soprattutto il singhiozzo che sembrava impossibile da calmare nonostante tutti gli incantesimi e le pozioni che avevano provato.

Stava accompagnando il mago all’uscita, le braccia bendate e il singhiozzo ormai sparito e intento a raccontarle i suoi piani per l’ora del tè che si stava avvicinando, quando notò il gruppetto che stava facendo in quel momento il suo ingresso in ospedale: catturarono la sua attenzione i membri che non sembravano stare bene, due ragazze e una ragazzina più giovane, una studentessa a giudicare dall’età, accompagnate da un elfo domestico. Salutò il mago che aveva appena finito di curare, e attese che le ragazze si avvicinassero al bancone dell’accettazione per poi iniziare ad occuparsi di loro.

Jolene White
La prima strega che fece accomodare in ambulatorio le sembrava un volto già visto altrove, e quando lesse il nome sulla cartella ebbe conferma di averla già curata tra quelle mura: le condizioni dell’infermiera White però rispetto all’ultima volta erano decisamente meno gravi, ma non per questo le sembrò il caso di ricordarle di essersi già incontrate in precedenza. Il ricordo di quello che era successo ad Hogsmeade, il numero di morti e feriti in seguito a quel disastro pesava ancora sulle spalle del personale dell’ospedale oltre che su quelle dei sopravvissuti, e ancora non era trascorso un tempo sufficiente affinché se ne potesse parlare senza che un nodo salisse allo stomaco per stringerlo.

Sembrava però che il Fato avesse un pessimo senso dell’umorismo, perché come la volta precedente la ragazza era reduce da un incontro con il fuoco e recava su di sé i segni del passaggio dell’elemento. Jane si avvicinò alla paziente, che nel frattempo era stata fatta sedere sul lettino da una sua collega e le stava raccontando a grandi linee la dinamica di quello che era accaduto. Attese che finisse il racconto prima di prendere parola, il tono di voce misurato e tranquillo.

« Infermiera White, buon pomeriggio. Sono il Medimago Read, ma puoi chiamarmi Jane. Ti dispiace se ti do del tu? » attese un cenno di conferma da parte della strega prima di afferrare un paio di guanti e avvicinarsi maggiormente alla ragazza mentre li indossava, « Ora io e la mia collega cercheremo di medicarti in fretta e in maniera meno dolorosa possibile le ferite. Mentre lei si occuperà delle ustioni sulla tua pelle io vorrei dare un’occhiata ai tagli sulla tua spalla, sei d’accordo? »

Ad una prima vista i tagli non sembravano necessitare una sutura vera e propria, ma Jane aveva bisogno di vederli meglio e più da vicino per averne conferma. « Non sembrerebbero troppo profondi, in teoria con della bava di Gorgol dovrebbero richiudersi senza lasciare cicatrici. » sorrise lievemente alla paziente, cercando di rassicurarla, « In ogni caso prima ti applicherò della pozione anestetica, in modo che tu non debba sentire nulla. »

Con gesti sicuri e misurati – dopo mesi finalmente aveva iniziato a muoversi con più agilità tra i vari carrelli dei farmaci e delle pozioni – la strega andò ad applicare alcune gocce di pozione anestetica sui quattro tagli che solcavano la spalla di Jolene. Attese un minuto perché facesse il suo effetto, poi con precisione vi spalmò della Bava di Gorgol con una spatola in legno: assicuratasi di aver ricoperto tutte le ferite con la pozione, ricoprì i tagli con una garza antisettica che fermò con del semplice cerotto.

« Ecco fatto, tra un paio di giorni la pelle dovrebbe tornare al suo stato originale. In caso contrario puoi sempre tornare da noi, anche se credo che tu sappia perfettamente cosa fare. » le sorrise, certa che se fosse successo qualcosa l’infermiera se la sarebbe cavata egregiamente visto il lavoro ad Hogwarts, « Se vuoi puoi aspettare fuori la tua amica, così quando avremo finito anche con lei vi mostreremo la stanza dove potrete riposarvi per qualche ora. Ti può accompagnare la mia collega, se vuoi. Se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa mi trovi qui. »

Mìreen Fiachran
L’amica dell’infermiera White non sembrava essere stata risparmiata dall’incontro con le fiamme secondo il resoconto che stava facendo alla sua collega mentre l’accompagnava all’interno dell’ambulatorio, e infatti l’attenzione di Jane si focalizzò immediatamente sulle scottature che affermava di aver riportato alla schiena. Diede una veloce occhiata alla cartella con i documenti per leggere il nome della paziente, poi le si avvicinò indossando i guanti.

« Signorina Fiachran, sono Jane Read, il Medimago che si occuperà di lei e delle sue ferite. » le sorrise, sperando che a differenza di alcuni suoi colleghi medicati in precedenza fosse meno restia a farsi aiutare, « Ora la mia collega si occuperà delle schegge residue della lampada, mentre io darò un’occhiata alle ustioni sulla schiena, se è d’accordo.

Attese un cenno d’assenso da parte della paziente prima di sollevare con attenzione i lembi degli indumenti che coprivano le ustioni e controllarne lo stato: il tessuto aveva protetto la pelle da un danno maggiore rispetto a quello che presentava, ma si era allo stesso tempo incollato ad essa, rendendo più dolorose le bruciature. Con l’aiuto di semplice soluzione salina cercò di separare la maglia dalle ustioni, facendo attenzione a non scoppiare le flittene che si erano formate in alcuni punti della schiena: poi, con attenzione, applicò sopra le ferite una mistura di decotto al Dittamo e decotto Liscio, in modo da trattare sia le ustioni di per sé che le bolle ripiene di liquido chiaro che si erano formate; completamento della medicazione, alcuni giri di fasciatura. Sollevò lo sguardo dalla schiena della strega giusto in tempo per accorgersi che anche la sua collega aveva finito di occuparsi delle schegge, ormai un lontano ricordo anche grazie alla Bava di Gorgol utilizzata per cicatrizzare le ferite.

« Ecco, abbiamo finito. Tra quattro giorni può provare a togliersi le bende dalla schiena, dovrebbe essere passato del tempo sufficiente affinché le ustioni siano guarite. Se dovesse avere bisogno, può tornare qui da noi. » aiutò la ragazza a scendere dal lettino, indicandole poi la porta, « Come ho già accennato alla sua amica, l’infermiera White, preferirei tenervi qualche ora sotto osservazione, per sicurezza: la mia collega vi accompagnerà in una stanza dove potrete riposare fino al momento della dimissione. Se doveste aver bisogno di qualsiasi cosa potete mandarmi a chiamare, io sarò qui fino a domani mattina. »

La salutò con un cenno della mano mentre si dirigeva verso l’uscita accompagnata dall’altro Medimago: un istante solo per riprendere fiato, e iniziò a pulire l’ambulatorio, sperando che il resto del turno trascorresse tranquillamente.

medimago - 19 anni - Shattered Glass


Eccomi fanciulle, vi chiedo scusa per l'enorme ritardo 🌻

Jolene: per ripristinare i PS persi sono necessarie circa 10 ore; considera di essere stata dimessa dal San Mungo in tarda serata.

Mìreen: per recuperare tutti i PS persi sono necessarie circa 12 ore, ritieniti però dimessa insieme a Jolene in tarda serata.

Per qualsiasi domanda o dubbio mi trovate via MP, speriamo di non rivederci presto da queste parti :fru:

 
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2 replies since 23/3/2021, 15:06   86 views
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