Asgard, privata.

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view post Posted on 12/4/2021, 21:00
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Il respiro è leggero, la fronte sgombera, le palpebre lisce e integre come un libro mai aperto.
Le crepe di una dolce lettura screziavano le fantasie più mitologiche norrene, come a sussurrare segreti e misteri che nessuno avrebbe potuto apprezzare appieno. Il regno di Asgard, un luogo divino celato dietro nuvole e ombre, la leggendaria storia di Odino che riesce a creare una dinastia temuta e riverita dal resto della galassia.
Pura e semplice narrazione in grado di catturare le riflessioni piacevoli di Lucas. Più sfogliava le pagine di quel libro, più si accorgeva di come l’immaginazione continuasse a svelare arcane curiosità: nascondendo in sé, storie, battaglie e percezioni che rendevano ogni cosa eccezionalmente vivida.
Chiuse il tomo con forza, con la sincera promessa di informarsi di più, di sfruttare il tempo libero per acquisire conoscenze più accurate sulla materia.
Ammiccò un’ultima volta a sé stesso, primi di dirigersi verso la cabina armadio e prepararsi.
Una camicia sulle tonalità scure, un paio di pantaloni classici color avorio, stivaletti sportivi; tanto bastava al ragazzo per apparire perfettamente fuori contesto.
L’appuntamento di quel pomeriggio avrebbe saputo fare da guida al resto, o così sperava; in ritardo, come da copione, il giornalista si precipitò all’interno del grande camino mattonato della sua abitazione, tra le dita stringeva un pugno di metropolvere e una destinazione ben precisa in testa; Diagon Alley.

Le vetrine dei negozi brillavano di luce riflessa, riscaldati a dovere dal tiepido sole pomeridiano; il soffio gradevole di primavera cominciava a farsi sentire, lo sguardo di Lucas rivolto verso l’alto, come a voler scorgere un confine infinitamente bello dietro l’orizzonte.
Favorito dal caotico chiacchiericcio dei passanti, si ritrovò presto ad abbassare quello stato di effimera armonia, fino ad inquadrare la breve tratta che conduceva all’ingresso dei Tre Manici di Scopa.
Non perse altro tempo, il solo pensiero di far attendere la persona che avrebbe dovuto incontrare di lì a breve, lo rendeva nervoso. Il timore di essersi spinto troppo oltre era tanto, le proprie riflessioni rilegate ad una stasi quasi esagerata, e anche lo sguardo si incupì leggermente; stava perdendo contatto con la realtà esterna, attingendo un legame con una parte che mai, e nessuno, avrebbe dovuto interagire. Di Thalia Moran conosceva ben poco, ma il bianco assente lo incuriosiva come poche altre cose, si riempiva di colori, il tacito sospiro più intimo si accumulava di un battito, e un altro, fino a perdersi e riformarsi.
Le quattro in punto, aveva scritto, e il messaggio si era fatto carico di aspettativa anche per lui. Raramente erano mancate le certezze nel portamento fiero e vanaglorioso di Lucas, ma in quel momento si sentiva titubante, come una goccia d’acqua che scivola giù da una foglia, temendo costantemente il duro impatto con il terreno sottostante.
Scosse il capo, scacciando qualche pensiero di troppo.
Finalmente era arrivato: un cigolio, una porta che si spalanca, un dolce tepore ad accogliere l’entrata del ragazzo nel locale. Per fortuna, il suo arrivo sembrava avere anticipato quello della giovane Caposcuola; da parte propria, percepiva sentori positivi riguardo all’accettazione di quell’incontro, una sfida dai tratti decisamente straordinari per non essere colta al volo dalla sagacia della Tassina.
Con fatica cominciò a svicolare lungo la folla di persone, per poi accomodarsi a ridosso della prima postazione libera.
Ogni fattore rilegato alle più intime convinzioni sembrava mutare, allargando la visuale d’insieme verso il presente. Nuove espressioni serene si manifestavano nella espressioni di Lucas, il diniego peggiore si esauriva nella perfetta incapacità di pensare oltre.
Lucas Scott - 23 anni - Giornalista
 
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view post Posted on 17/4/2021, 21:38
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Generalmente il mattino è il momento migliore della giornata: il silenzio che precede il risveglio, la quiete che permea l'ambiente e il lento fruscio delle piccole piante in vaso sparse per la Sala Comune. Dura pochi istanti, ma è l'attimo in cui riesce ad esaminare i programmi per la giornata, le lezioni da frequentare, i compiti da svolgere e le piccole riunioni a cui presenziare. Rivede la sua agenda mentalmente, ultimamente tende a focalizzarsi molto sulla memoria fotografica: scioccamente pensa che le sarà utile per superare gli esami e le impedirà di lasciare in giro, alla mercé di chiunque, dettagli di estrema importanza. Qualcosa come la lista delle parole d'ordine per l'accesso al Bagno dei Prefetti, ad esempio.
Non è più la prima ad uscire dalla Sala Comune al mattino: qualcosa le impedisce di abbandonare il fortino se prima non si è assicurata che tutto sia in perfetto ordine. Sciocche manie di perfezione dure a morire, si dice, ma per quel che può valere, non le serve una colazione abbondante.
Quando arriva nella Sala Grande, quella brulica di studenti vocianti; l'accoglie un chiacchiericcio un po' assonnato - a volte un po' troppo vivace - e lo scontro-incontro delle posate e dei calici contro il legno massiccio dei lunghi tavoli. Fatta qualche eccezione, i Tassorosso sono generalmente i più quieti: trova posto in uno spazio libero e si accomoda, servendosi di pancetta e uova strapazzate, una fetta di pane tostato e un calice di succo d'arancia. Un'occhiata al quadrante dell'orologio da polso l'avverte dell'imminente arrivo della posta. Non si aspetta di ricevere nulla di più della missiva settimanale di Connor Moran, suo nonno. Ogni giovedì, puntuale come sempre, arrivano una scatolina di latta con un bel nastro infiocchettato - premura di sua nonna, che probabilmente crede che gli Elfi non la nutrano abbastanza - e una spessa busta col sigillo di famiglia. Le lettere dei suoi genitori, solitamente, arrivano la domenica. «Eccoli che arrivano!» esclama qualcuno e, istintivamente, il suo sguardo cerca Larys - il barbagianni di casa Moran. Quando i rapaci smettono di volteggiare sopra le loro teste e lasciano cadere in grembo ai padroni i doni e le corrispondenze, Thalia quasi abbandona l'idea di cercare l'imperioso barbagianni del nonno; tuttavia, di sfuggita scorge qualcosa che attira la sua attenzione: un gufo, più piccino degli altri, sta puntando proprio lei. Distanzia allora il busto dal tavolo e protende le braccia: forse, Larys non sta bene e Connor ha usato un gufo diverso questa volta.
Quanto le finisce tra le braccia non è la scatola di biscotti di Shyneid né la consueta lettera del giovedì. E' una copia del Profeta e una lettera è allegata al quotidiano. Osserva stranita la copia del giornale e si chiede se non ci sia un errore. Lei non ha un abbonamento alla Gazzetta del Profeta...
«Mia sorella ha due colonne solo per lei.»
Fiona, silenziosa come un gatto, le affiora alle spalle e sbatte la sua copia del Profeta sul tavolo con teatralità. «Non ti avevo dato il permesso di nominarmi così apertamente, ma... ti perdono. Questo Lucas Scott ha parlato così bene di te che sono quasi orgogliosa!»
Per un attimo le prese in giro di Fiona sono attutite dall'ottundimento che quella notizia porta con sé: immediatamente, le tornano alla mente i minuti trascorsi col giornalista del Profeta, le parole pronunciate e i sottintesi. Se sua sorella ha gradito le sue posizioni, forse l'avranno fatto anche i genitori. Del resto, di Strillettere nemmeno l'ombra.

*

Dopo aver trascorso i due giorni precedenti a rimuginare sul loro incontro trascorso, Thalia non può fare a meno di chiedersi se quel suo formale e impersonale Accetto il suo invito sia stato una mossa saggia. La mattina del sabato, così diverso dagli altri giorni della settimana, lo trascorre inquieta sul divano della Sala Comune, con gli appunti di Storia della Magia sulle ginocchia e il manuale aperto alla sinistra. Dovrebbe davvero studiare per gli esami, ma il pensiero di incontrare nuovamente il giornalista in via non ufficiale, perché di questo si tratta, la intimorisce un poco. Sbuffando infastidita dalle sensazioni scaturite da quella situazione - che la sua mente analizza, sminuzza e rivive continuamente - decide di lasciar perdere lo studio e di fare una passeggiata nei giardini. Non può arrivare ai Tre Manici col suo solito anticipo e l'espressione di chi stia andando al patibolo. Diamine, è solo un giornalista.

*

Circondata da ragazzini in libera uscita, Thalia si fa trascinare lungo la via principale; il suo cappotto, di un bel color ciliegia, risalta indubbiamente nella schiera di mantelli neri coi baveri sollevati. Non ode il chiacchiericcio di sottofondo, mentre ripercorre mentalmente l'invito del signor Scott. Per qualche assurda ragione, poi, nella sua testa combattono strenuamente le due versioni della stessa persona: il signor Scott, il giornalista che ha sviscerato la sua vita, i suoi sogni e la sua natura in due colonne d'inchiostro ove tutti possano prenderne atto, e Lucas Scott, il ragazzo con gli ideali e il coraggio di invitarla a prendere una Burrobirra. Non aveva dubbi sullo scopo dell'incontro: altre domande, con ogni probabilità, atte a sondare in profondità non solo la sua vita, ma anche quelle dei suoi parenti. In fondo, se aveva scoperto della sua appartenenza al C.R.E.P.A. senza che lei la menzionasse, il ragazzo doveva avere le proprie fonti... ma non si sprecava mai l'opportunità di tastare il terreno con un informatore d'eccellenza. Quel pensiero l'aveva tormentata per tutto il giorno e ora che si trovava a pochi passi dal locale, con qualche minuto di ritardo, il desiderio di fare retromarcia si era fatto impellente. Immobile come uno stoccafisso si chiedeva che cosa la obbligasse a tener fede alla promessa di essere presente all'incontro e la risposta era troppo, troppo semplice: la sua piuma aveva scritto parole gentili, ma poteva rivoltarsi contro di lei in qualunque momento.
Già che sei in ballo, ti conviene ballare, bella mia.
Nieve glielo ripeteva ogni volta che il suo sguardo sagace incontrava il suo, meno deciso di quanto avrebbe dovuto. Presto o tardi avrebbe fatto i conti anche con lei e coi suoi silenzi: adesso aveva un'altra gatta da pelare ed era meglio sbrigarsi.
Spinge la porta d'ingresso con decisione, fortunatamente senza travolgere nessuno, e si guarda attorno sperando di non incrociare lo sguardo dell'uomo che l'aspetta. Il lusso di scegliere il tavolo è un diritto di nascita, per così dire, ma la Fortuna - è così evidente - le ha voltato le spalle: seduto tra due tavoli vuoti, lontano dalla finestra che dà sulla strada principale, Lucas Scott è già arrivato. La fronte rivolta alla porta, lo sguardo ora chino sulle mani, ora proteso ad esaminare l'ambiente. Di certo, si sarebbe accorto di lei in pochi secondi, tanto valeva risparmiargli la fatica.
Si muove agile tra gli avventori, sfilando le mani dalle tasche del cappotto dal colore vistoso e gli si para dinanzi con l'espressione cordiale che gli ha riservato al primo incontro. Non è proprio un sorriso, ma nemmeno una smorfia seriosa; a dire il vero, non ha idea di quale sia il modo più giusto di cominciare una conversazione tanto informale.
«Chiedo scusa per il ritardo, è giorno di gita.» spiega, mentre le dita trafficano con i bottoni neri e lucidi, accennando al panorama della strada, appannato dalla condensa.
«Mi auguro che non sia qui ad aspettarmi da molto.»
Finalmente, posta la giacca sullo schienale, prende posto di fronte a lui e nasconde il viso tra le dita intirizzite dal freddo un po' fuori stagione. E' nervosa, ma non un muscolo la tradisce.
Asgard

Thalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl
 
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view post Posted on 19/4/2021, 20:18
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In quel locale adibito in modo dolce, sentiva di essere stranamente in pace: la paura delle aspettative, così labili in quel pomeriggio particolare, perdeva di notevole consistenza, ripristinando un velo molto più sottile, più tangibile nelle certezze personali di Lucas. Con il tempo, l’esperienza aveva cominciato a mitigare la giusta compostezza d'animo: un nuovo temperamento più mite, la netta differenza tra prudenza e spirito avventato, era tutto un gioco di incastri e ragionamenti ponderati. Accolito innato, di certo naturale, la mente del giovane sapeva bene come districarsi sopra quella fune sottile e pericolosa, una retta parallela che brillava di luce riflessa, in piena visibilità: si mostrava involontariamente, come spirito di un luogo remoto, così lontano, profondo. Le cicatrici accumulate nel pieno dell’età fanciullesca lo avevano spinto ad una solitudine sempre maggiore, costernata di ricordi dolorosi e indelebili.
Ma il prezzo pagato custodiva in sé il gusto di un privilegio significativo: la crepa generata, origine e fine, poteva disdegnare qualsiasi intrusione esterna a favore della presenza conosciuta, rendendo le intenzioni del Giornalista padrone delle sue stesse volontà.
Un bagliore di smarrimento costante, già pronto a risalire la china con l’arrivo tempestivo di Thalia Moran.
Era lì, all’interno del caotico locale, così nitida nel suo cappotto color ciliegia. Le semplici riflessioni caddero d’improvviso, lì celate tra le piaghe del tempo, l’identità tornava insieme dopo istante, tra i ritmi frastornati della mente umana.
Giunta in prossimità del tavolo, rapide le parole della ragazza riuscirono ad interrompere quel flusso di pensieri lugubre: un tono dapprima cordiale, poi distaccato, ed infine teso. Lucas ammiccò di rimando, mentre una stilla di agitazione si insinuava nelle solite certezze, al pari di un ritmo che non avrebbe saputo interpretare in alcun modo.
«Si figuri, le nuove matricole in visita ad Hogsmeade creano da sempre molta confusione!»
avrebbe voluto dapprima stabilire una nuova linea di condotta per quell’incontro, fatta di sfumature molto più amichevoli che informali. Tuttavia, si accorse di essere caduto nella classica e usuale forma di cortesia, un modo non proprio appropriato di cominciare una conversazione dai toni “confidenziali”. Subito le buone intenzioni, vane, caddero a brandelli prima del previsto. In silenzio, lasciò alla ragazza il tempo necessario per prendere posizione dinnanzi a lui.
Dinamico e bravo nel ruolo di reporter, sarebbe stata una sfida stimolante quella di creare nuove e profonde argomentazioni intime, rivestendo per l’occasione, un ruolo ben lontano dai suoi ideali del presente: come sé ancora fosse un semplice studente Corvonero, lì tra le spire della memoria, come un sortilegio pericoloso già pronto sulla punta della lingua.
«Ero davvero scettico riguardo la tua presenza a questo incontro, credevo che l’essere andato troppo in profondità con l’articolo potesse averti infastidita in qualche modo..»
cercò di non interpretare a fondo quello che potesse pensare realmente la Tassina.
In altre circostanze avrebbe agito diversamente, invece era come se non sapesse quale direzione inseguire, quale linea di comportamento adeguare a quel preciso momento. Non riusciva a negare il lieve senso di colpa provato, l’intromissione compiuta riguardo la sfera famigliare di Thalia si poneva come contrasto alla scissione peggiore: il classico esercizio giornalistico di rendere la lettura più accalorata, molto affettuosa, per quella verve più empatica che al pubblico piace annotare.
Attenuò il battito del cuore con un vago sorriso, senza spostare lo sguardo altrove. Sincero e rispettoso: un dipinto impeccabile di cordialità estrema.
«Sono contento di essere stato smentito, e ci tengo a precisare, che mi trovo all’interno di questo locale esclusivamente per piacere personale, nessuno sfondo giornalistico dietro!»
deglutì appena, la voce tradita da un’effimera alterazione. Lo sguardo, continuava a non abbandonare la connessione empatica che aveva stabilito da qualche secondo con Thalia. Sentori inspiegabili continuavano a suggerire un evidente legame con la figura di quest’ultima, per quanto lui stesso detestasse ammetterlo.
Come se il grande Thor di Asgard fosse caduto dalla divina Villa tra le nuvole a creare scompiglio nella vita di loro comuni mortali, scatenando tormente di fulmini e saette con il roboante martello magico. Di sicuro, qualche piccolo disagio l’aveva provocato nel suo stato d’animo, un’impronta quasi lasciva, in grado di condurre verso una destinazione ignota. Forse, la frenetica lettura riguardante le culture mitologiche Norrene gli stava sfuggendo di mano?!
Lucas Scott - 23 anni - Giornalista

Off gdr: pronto per ordinare la drinkata!

 
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view post Posted on 20/4/2021, 20:49
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Non ha mai pensato troppo a che cosa potessero pensare gli altri sul suo conto: negli anni si erano susseguite le voci più disparate - a volte addirittura nessuna -, ma la più comune gravitava attorno ai suoi successi scolastici e al suo coinvolgimento in una delle associazioni benefiche più importanti di quel preciso momento storico. Non si è stupita, leggendo la sua copia omaggio e fresca di stampa, di sapere che anche lui fosse riuscito a cogliere quella sfumatura della sua vita, qualcosa che non sbandierava con superficialità e a cui teneva, invece, in modo particolare. Ha impiegato settimane intere per rivelare alla famiglia le proprie intenzioni, il suo ruolo nel Comitato e l’importanza che questo riveste nella loro società e, per tutta risposta, sua madre le ha quasi riso in faccia. Non disdegna la missione di fondo, naturalmente, come potrebbe? Eppure Leanne C. Lynch ha in mente un percorso ben preciso per la sua primogenita, una strada tracciata con un righello, ogni curva misurata da un invisibile goniometro che permetta di calcolare ogni rischio. A sua insaputa, Thalia vive una vita costellata del brivido del rischio: l’Esercito del Mezzogiorno - o la Crociata contro Midnight, come le piace definirla - è stata l’apice di un processo più grande. La sua mente non si permette di vagare oltre, all’altro Esercito, e fortunatamente il suo sguardo è nascosto dalle mani giunte sul volto. Infreddolite come sono, si beano del calore del suo viso, nettamente in contrasto col resto del suo corpo che sembra immobile e rigido come un pezzo di ghiaccio. Dà la colpa all’escursione termica, al piacevole tepore della sala del locale riscaldata dagli avventori e dalle bevande che ancora non sostituiscono quelle riservate ad una stagione più calda. Quando Lucas le parla, lo fa dapprima col suo consueto tono distaccato e professionale e le verrebbe quasi da ridere se non sapesse che quella situazione è meno ridicola di quanto non osi ammettere a se stessa. Lucas ha indagato nella sua vita, ha scoperto storie di cui lei non ha parlato - per volere o noncuranza - ed ora, dopo averla invitata sfacciatamente, ma con educazione, le usa il tono professionale a cui si è abituata nell’ora trascorsa insieme nell’Ufficio dei Caposcuola.
La seconda battuta, più informale, la induce a schiudere il guscio che le sue mani le hanno fornito per proteggersi dai suoi sguardi indagatori: per quanto cerchi di essere una persona normale, Lucas Scott rimane un giornalista e lei una ragazza divenuta diffidente col trascorrere del tempo.
«Era un rischio calcolato, ricordi? E poi… Un Moran mantiene sempre la parola data. Ti avevo detto che sarei venuta e così è stato.» risponde, ora che le dita sono distese ad incorniciarle il volto e i palmi le sostengono il mento. Può quasi percepire l’attenzione con cui studia i tratti del suo viso: la linea dritta del naso, leggermente rivolto all’insù, la spruzzata di lentiggini quasi invisibili sotto un trucco leggerissimo, persino la fronte alta nascosta da un ciuffo dei capelli vermigli, sciolti sulle spalle. Ormai, superata la soglia iniziale, non si fa scrupoli a ricambiare quello studio mirato senza timore. E’ troppo esperta per lasciarsi sondare in profondità, troppo abituata a lasciar trasparire soltanto ciò che è necessario e a nascondere le cose importanti, grevi e personali; e, d’altro canto, non desidera esaminare nulla di più di quanto non traspaia dalle espressioni sul volto di lui.
«Non ti credo. Resti sempre un giornalista, anche senza la tua Piuma Prendiappunti e il tuo misterioso taccuino.» replica, distogliendo lo sguardo ed osservando allora gli avventori, senza nascondere, però, l'ombra di un sorriso. Nulla che sia degno di nota, ma vuole concedergli il beneficio e il lusso di accusare il colpo e rispondere a tono.
Asgard

Thalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl

Procediamo pure :secret:
 
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view post Posted on 26/4/2021, 17:15
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PHOEBE HALLIWELL - RAVENCLAW PREFECTAltro turno di lavoro. Stava procedendo tutto piuttosto bene, come sempre in fondo, quando Madama Rosmerta d'un tratto le fece cenno con gentilezza di voltarsi in direzione di una nuova cliente che si avvicinava ad un altro avventore del locale. L'adepta di Priscilla non ebbe modo di riconoscere quest'ultimo, non lo aveva mai visto prima d'allora, ma sapeva esattamente chi era la ragazza che lo aveva appena raggiunto. Improvvisamente sembrò come se qualcosa fosse intenzionato a bloccarla, paralizzarla, forse una paura infondata? Lo sguardo color nocciola prese ad indugiare per qualche secondo sulla figura dalla chioma ramata. Era Thalia Moran. Thalia Jane Moran sì, esatto. La Caposcuola dei Tassorosso. Immediatamente la Prefetta avvertì l'incontrollabile sensazione di essere diventata di colpo molto, molto piccola. Non poté proprio farne a meno: le accadeva spesso di percepirsi non all'altezza quando era in sua presenza. La sincera e profonda ammirazione che nutriva nei suoi confronti, come anche nei riguardi degli altri Caposcuola, aveva appena cominciato con forza a farsi sentire.
Doveva provare, cercare di non lasciarsi influenzare dall'agitazione che stava provando. Doveva imporlo a se stessa. Già, come se fosse facile. Sospirò a quel punto per poi spostarsi verso il tavolo della rossa e dell'altro cliente, non prima però di aver preso sotto mano un paio di menù. Era il momento di accogliere le loro ordinazioni.
« Benvenuti al Tre Manici di Scopa »
Rivolse ad entrambi un sorriso - il sorriso più sereno che poteva riservare loro.
« Gita ad Hogsmeade... se non ricordo male? »
Domandò candidamente alla Caposcuola. Ricordava che per quel giorno era stata pianificata una gita e che sarebbe toccato proprio alla Tassorosso guidare i primini fino ad Hogsmeade. Non era un compito facile, e la giovane Halliwell, proprio per via del ruolo che ricopriva ad Hogwarts, lo sapeva fin troppo bene. Accompagnare quelli del primo anno fino al villaggio, e lasciarli in seguito liberi di scorrazzare per quel famoso e pittoresco borgo magico, rimanendo tuttavia reperibili, diciamo così, per ogni evenienza, sino al rientro al Castello: era questo che avrebbero dovuto fare Prefetti e Caposcuola in quelle occasioni. Poteva apparire tutto molto semplice, ma nella realtà dei fatti non lo era per nulla.
« Vi lascio il menù, così potete scegliere in totale tranquillità »
Proseguì con garbo mentre poggiava i due menù sul tavolo di fronte a loro, il tono di voce apparve inaspettatamente sereno e rilassato.
« Sempre che non abbiate già un'idea di cosa ordinare »
Esibì in quel momento un ultimo sorriso, un sorriso visibilmente meno teso del precedente. Nel caso in cui non avessero ancora deciso cosa prendere, lei si sarebbe allontanata lasciando loro del tempo per decidere per poi tornare al tavolo, una volta avessero fatto le loro scelte. Da quando aveva iniziato il lavoro in quel locale - circa otto mesi prima - le era capitato di avere a che fare sia con clienti che avevano bisogno di dare un'occhiata al menù prima di passare alle ordinazioni, sia con clienti che non mostravano questa necessità.


Eccomi, perdonate il ritardo :flower:
Comuuuunque, grazie per aver scelto il Tre Manici di Scopa(?)!



Edited by » Phoebe ° - 26/4/2021, 23:43
 
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Non possedeva molti ricordi felici legati alla propria infanzia, soprattutto se riguardavano la rigida disciplina alla quale era stato sottoposto. Con il tempo aveva imparato a considerarsi primo tra tutti, per la sola garanzia di essere stato Smistato nella Casata di Priscilla Corvonero; l’avevano costretto a credere di poter diventare un grande Mago Oscuro, il seguace più meritevole di Lord Voldemort in persona. Le promesse fatte erano tante, continuavano a farle, ma i risultati stentavano ad arrivare.
Si sentiva terribilmente frustrato, e in quel modo realizzava un’enorme consapevolezza: nessun membro della sua famiglia aveva mai pensato di chiedergli qualcosa circa le sue ambizioni future, i suoi desideri più profondi. Lucas era cresciuto tra il semplice volere degli altri: dapprima della sua famiglia, dei suoi genitori e dei suoi nonni stretti, e da lì in poi dei suoi mentori molto severi.
Alla fine, si era stancato di reagire. Così, come se nulla fosse accaduto, senza una ragione precisa. Si era stancato del prossimo, di chiunque, dal più vicino al più distante, dal volto conosciuto a quello mai incontrato prima di allora. Tutti quei commenti frivoli, tutti quei consigli, lo avevano cambiato fin nel profondo. Con estremo ritardo si accorse di essere diventato uno spietato e freddo narcisista, in quello era più che bravo, non avrebbe potuto negarlo neanche a se stesso. Paradossalmente, era stata quella la sua carta vincente, più dello studio di tanti e tanti anni passati. Ma per quanti aspetti negativi riuscisse a quantificare all'interno del proprio carattere, non si considerava di certo un tipo crudele o violento.
Accorgendosi forse di quel momento introspettivo, le mani di Thalia calarono finalmente dal viso, mostrandosi a lui con chiarezza: sembrava tranquilla, gli occhi curiosi e il naso rivolto all’insù, la lieve ma percettibile spruzzata di lentiggini a rendere perfetto ogni più piccolo dettaglio specifico. Sembrava seria nel palesare l’evidente avversione che covava nei confronti del giornalismo, ma l’ombra di un vago sorriso tradiva ogni suo sforzo.
«Pregiudizi e assolutismi monarchici non ti mancano, forse sei già pronta per il Wizengamot!!»
sorridente, accettava lo scontro, non poteva essere né fare altrimenti. Come in ogni arte magica, e ogni apprendimento che ne conseguiva, la rivelazione era tutta al personale. Una pedina in avanscoperta e un’altra in retrocessione, una torre in verticale e un alfiere in diagonale, l’idea evidente di un contrasto ormai certo, là dove non bisognava commettere errori strategici. Bastava un soldato, bastava un colpo bene assestato, e via verso le fila più lontane ad aggiudicarsi la vittoria finale. Comprensione, pazienza, ragione, a quel punto, era fatta.
«Attualmente, ritengo la classe ministeriale malata, incapace e corrotta da chi ha sempre anteposto il business dei galeoni al valore di giustizia, ma non per questo mi abrogo il diritto di giudicare chiunque faccia parte di quell'ambiente lavorativo.»
rispose senza scomodarsi eccessivamente, mantenendo ben ancorata la sua posizione ideologica. Desiderava ardentemente insinuare una crepa nelle profondità della Caposcuola, il despota di una sfida alquanto stimolante: Thalia Moran sarebbe stata il suo miglior successo, ne era certo.
«Evidentemente, mi sbagliavo; se non riesci a cogliere le avvisaglie di un vero appuntamento, figuriamoci quante povere anime innocenti condannerai al buio di Azkaban.»
un brivido lungo il petto gli permise di acquisire nuove consapevolezze. Un lungo sguardo, il capo leggermente reclinato all'indietro. Voleva reggere il gioco cominciato dalla ragazza, invece, a malincuore, si accorse di non essere del tutto convincente in volto: sulla bocca tratteneva il singhiozzo di una risatina saccente. Per sua fortuna l’arrivo tempestivo della garzona si rivelò di notevole aiuto, concedendogli la possibilità di spostare gli occhi.
«Buon pomeriggio, niente menù per me; prendo un boccale piccolo di Whisky Incendiario!»
Nella voce della cameriera una vena confidenziale dava vita ad un certo parallelismo con la figura di Thalia, come se fosse una situazione comune tra due vecchie amiche che si rivedono dopo tanto tempo. Distolse lo sguardo, sciogliendo in parte quel senso di insidia che non riusciva ad ignorare.
Lucas Scott - 23 anni - Giornalista
 
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view post Posted on 27/4/2021, 17:11
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In qualche modo, le parole di Lucas la pongono davanti ad una scelta ben precisa: provare a reggergli il gioco fatto di botta-e-risposta carichi di sarcasmo, oppure cercare di smussare il proprio modo di vedere le cose e, per una sola volta dal giorno in cui si sono incontrati, sotterrare l’ascia di guerra e porre fine alle ostilità - vere o presunte - tra il mondo del giornalista ed il suo. E’ una scelta non facile, non come dovrebbe in realtà essere, e per il momento si limita ad alzare leggermente le spalle con l’aria innocente di chi accetti la propria natura così com’è, ben sapendo che non potrà apportare immediatamente ogni modifica necessaria o prevista alla propria indole. Non è abituata a fare nemmeno questo, sebbene plasmarsi e adeguarsi a ciò che fronteggia sia un’abilità che ha dovuto imparare piuttosto in fretta; una capacità che - per certi versi - rinnegherebbe senza pensarci due volte.
«Mi prendi troppo sul serio.» ribatte lesta, inclinando leggermente il capo di lato «Quello che si dirà oggi, a questo tavolo, non andrà proprio da nessuna parte. Vero?»
Si sente più audace di quanto non dovrebbe e mentre rivolge il capo al tavolino occupato più vicino, la sensazione di vuoto allo stomaco, dapprima impercettibile, si allarga via via che i secondi di silenzio trascorrono inclementi. Dietro alla morale di Lucas, lo percepisce nell’aria quasi, c’è una sfida sottesa che la vorrebbe nelle vesti di paladina nei confronti del Ministero che, si augura nel giro di qualche anno, servirà fedelmente. Il fatto che non ceda alla provocazione del giornalista è un punto a suo favore, ma d’altro canto quanto la attende dietro l’angolo non sarà altrettanto semplice da digerire, sebbene l’idea che sarà espressa di lì a poco le abbia attraversato la mente in diverse occasioni nei due giorni precedenti. Sentirglielo dire apertamente, però, porta la questione su un livello del tutto nuovo e foriero di nuove paure; fa di tutto per non mostrarsi fragile di fronte a quell’affermazione che sembra quasi una nuova frecciatina, volta a diminuire la stabilità del suo ego e delle sue convinzioni. Ha creduto fino all’ultimo secondo di essere lì per commentare di prima mano l’opera del suo lavoro, il racconto in poche righe della sua vita e della sua personalità; ora, invece, si trova ad allontanarsi sempre più da quella zona sicura. Dopo Mike non ha conosciuto nessun altro e la parentesi vissuta, forse ingenuamente, con Aiden è stata soltanto, appunto, una parentesi. Nulla che l'abbia preparata davvero all'eventualità di rimettersi in gioco, di provare a sconfiggere la paura di perdere qualcuno di fronte al destino che le è riservato e si ostina a voler cambiare.
Il Fato le sorride quando lo sguardo di Lucas si sposta brevemente su una terza figura che proviene da lontano. In cuor suo non è mai stata tanto felice di essere interrotta.
Intreccia le mani in grembo, le spalle dritte a simulare una sicurezza che non ha e che vorrebbe recuperare al più presto; ha fiducia che il tempo che Phoebe le concederà per dovere sarà sufficiente a stabilire l’ordine delle cose.
«Ciao Phoebe, come stai?» la voce esce sicura, nonostante l’imbarazzo sceso su di lei come una cortina nebulosa che offusca il giudizio. Le due ragazze si conoscono poco, ma è sua premura cercare di associare nomi e volti, quasi fosse un esercizio di memoria. In verità, le piace pensare di essere una figura di riferimento anche per chi non vesta i colori di Tosca. Le sorride, dunque, e non si preoccupa di ignorare Lucas, certa che se incrociasse il suo sguardo finirebbe col balbettare qualcosa di poco sensato e, inevitabilmente, mortificante. Preferisce, invece, dedicare tutta l’attenzione al Prefetto Corvonero e alla scelta di qualcosa da bere. «Sì, giorno di gita. Ho dovuto barattare persino il mio turno al negozio per essere qui.» con la coda dell’occhio, stavolta, cerca le reazioni di Lucas e lo fa per pochi istanti, prima di dedicarsi nuovamente a Phoebe.
«Credo che opterò per una Burrobirra piccola. Ti ringrazio.»
Mentre il breve scambio avviene, scioglie la presa tra le mani e ne infila una nella tasca del cappotto alle sue spalle: il conto approssimativo dovrebbe essere giusto, ma aspetta con calma che sia Phoebe a darle la risposta definitiva. «Il signor Scott è mio ospite, date le sue parole gentili nei miei riguardi nell’edizione del giovedì del Profeta.»
Basta per mettere a tacere l’agitazione che le sue parole hanno instillato in lei? Nemmeno lontanamente. Per un attimo è stata tentata di ordinare un Whisky a propria volta, ignorando il suo pessimo rapporto con l’alcol, ma la memoria la riporta ai suoi doveri con forza e si artiglia al buon senso che le impone di mantenere una certa lucidità. Si sente osservata, ora da Phoebe e ora da Lucas, e preferirebbe non fosse così, specialmente nel secondo caso. Eppure, si è cacciata da sola in quella situazione, volente o nolente. Già che sei in ballo, balla.
Asgard

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1 Burrobirra piccola, grazie :flower:
E come detto nel post, scala pure dal mio conto :*-*:
 
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PHOEBE HALLIWELL - RAVENCLAW PREFECTLo sguardo fece per passare da quello della Caposcuola Tassorosso a quello del giornalista. Ora la Halliwell cominciava a capire, egli non doveva essere altri che il giornalista che aveva scritto un articolo su Thalia Moran. Scott, non le era nuovo questo cognome. Doveva essere lo stesso giornalista che aveva pubblicato anche l'articolo su Megan. Le era capitato di leggere entrambe quelle pagine della Gazzetta del Profeta dedicate alle due Caposcuola: erano davvero due begli articoli e non avevano fatto altro che alimentare ancor di più l'ammirazione che provava per loro, in particolare nei confronti di Megan. Quanto alla giovane Prefetta e la Caposcuola Tassorosso, loro si conoscevano poco. Le poche occasioni in cui avevano possibilità di incrociarsi, erano le riunioni tra Caposcuola e Prefetti, e gli incontri del C.R.E.P.A., eppure non poteva fare a meno di ammirare in fondo anche lei. « Oh, un bell'articolo » Confermò con sincerità. « Quindi, un boccale piccolo di Whisky Incendiario e una Burrobirra piccola. Arrivano subito » Annunciò in seguito riprendendo tra le mani i due menù per portarli via dal tavolo. A quanto pareva, non ce n'era bisogno. Si spostò a quel punto per preparare la nuova ordinazione. Una volta disposto il boccale di Whisky Incendiario e la Burrobirra piccola su un vassoio fece ritorno per poi poggiare quest'ultimo sul tavolo della Caposcuola e del giornalista. « Ecco qua... » Dispose subito dopo la Burrobirra davanti alla rossa e il Whisky di fronte all'ospite di lei. « Se doveste aver bisogno di qualcos'altro, mi trovate di là » Aggiunse cordialmente mentre spostava lo sguardo verso il bancone: era lì che l'avrebbero trovata se avessero voluto ordinare altro. Dopo che il pagamento venne saldato, si allontanò per lasciarli ai loro discorsi.


Scusatemi per l'attesa. Ho inteso che si dovesse scalare tutto dal conto di Thalia, visto che Lucas è suo ospite. Spero di aver capito bene. Nel caso dovessi aver sbagliato, non esitate a segnalarmelo, ok?
Thalia (4 F)
Boccale piccolo di Whisky Incendiario x 1 (3 F)
Burrobirra piccola x 1 (1 F)


Edited by » Phoebe ° - 20/6/2021, 16:12
 
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L’improvvisa apparizione di Phoebi, così si chiamava, aveva portato con sé notevoli vantaggi su tutta la linea: il coraggio di aver parlato sinceramente a Thalia diveniva imbarazzo, secondo dopo secondo, delineando una situazione quasi irrecuperabile.
Torturandosi le mani nascoste sotto il tavolo, Lucas sospirò affranto, con la voglia, sempre più impellente, di non pensare oltre lo stretto necessario. In fin dei conti, la fiera sincerità delle sue parole lo giustificava, scoprendosi finalmente di un tutto che rispondeva, per l’appunto, ad un risonante coinvolgimento attrattivo.
La ragazza, a differenza, sembrava volgere le attenzioni altrove, nel disperato tentativo di celare un possibile imbarazzo scaturito dalla precedente frase allusiva. Passo dopo passo, la verità si dispiegava come un gomitolo ingarbugliato, con evidente soddisfazione del Giornalista.
Il petto tormentato, cominciò a brulicare varie argomentazioni soggettive, di quello che aveva promesso e che non avrebbe potuto mantenere, e di quello che avrebbe voluto considerare e che non era riuscito a fare. Non si sentiva in difetto, talvolta i suoi pensieri riuscivano a ricamare le accortezze più nostalgiche, volta dopo volta, per poi ritrovarsi ad affogare nel pozzo di dubbi e perplessità che alcuni dolorosi ricordi riuscivano ad attecchire.
Di colpo si sentii così ingenuo, così precipitoso. Seppur flebile, il richiamo di Jane, poteva essere catalogato nel misero archivio di sentimentalismi provati, che sporadicamente, facevano capolino nella quotidianità dello stesso; una scatola affascinante, di quelle che per anni aveva considerato come un involucro di emozioni senza patria, quelle prive di una collocazione precisa, sempre a metà fra due categorie e mai davvero appartenenti a nessuna. Aveva sempre creduto, e ne era stato felice, che la figura di quest’ultima potesse salvarlo dal triste oblio Oscuro dentro il quale si trovava; tutte le avventure che avevano trascorso insieme, e tutte le rivelazioni segrete che avevano condiviso, erano scomparse nel nulla, come spiragli di sole sepolti da una coltre di nuvole.
Al solo pensiero, il senso di colpa percepito da Lucas cominciò a pulsare con ritmo frenetico; i ricordi che custodiva riguardo la compagna Corvonero rappresentavano un esempio tangibile, un’impronta genuina dalla quale poter trarre accorgimenti significativi riguardo l'esatto comportamento da mantenere.
Negli anni trascorsi sentiva di essere riuscito a mutare quella sua fredda staticità emotiva: aveva superato il cruccio di invischiare le persone amate nella tela intessuta dal Destino, riuscendo a scalfire la dura e vanagloriosa corazza che con estrema fierezza era solito esibire.
Sollevò appena lo sguardo, l’udito teso ad ascoltare il breve scambio di battute tra Thalia e la Garzona; finalmente aveva qualcosa con cui distrarsi. Plaudendo mentalmente al freddo autocontrollo, non poté fare a meno di sorridere, leggermente divertito, davanti alla rivelazione che vedeva la giovane Tassina nelle vesti di commessa presso un negozio, l’evidente stupore di una parantesi completamente sfuggita nelle indagini condotte a fondo dal Giornalista. Non ne era sicuro, ma di tanto in tanto, percepiva lo sguardo della Caposcuola tentare di scorgere alcune sue eventuali reazioni, come lo studio approfondito di una materia alquanto criptica. Non riuscì a cogliere bene il perché, ma la precisazione si realizzò per lui come necessaria.
Non c’entrava nulla, era vero, ma se quel pensiero da un lato lo confortava, dall’altro glielo faceva temere ancor di più: le anime diametralmente opposte, come le loro, potevano tessere legami inoppugnabili a volte, lacerando le normali consuetudini di fondo.
La verità si dispiegava dinnanzi ai suoi occhi, il logorante peso sullo stomaco si era così ingigantito al punto da renderlo irrequieto.
«Sembri sorpresa, a volte anche noi cattivi e finti giornalisti riusciamo a scrivere parole di cortesia!»
cercò di assumere un’espressione compiaciuta, decisamente sicura di ciò che aveva appena detto, quasi fosse un qualcosa di talmente evidente da non poter essere messo in discussione.
Avrebbe dovuto ascoltare fin da subito le parole di suo padre, quando si arrabbiava con lui in preda ai furori dell’adolescenza; il caloroso invito ad affrontare quel tipo di situazione in modo differente, magari a testa bassa, col chiaro intento di salvaguardare il suo distacco emotivo maturato nel tempo. Eppure, voleva in cuor suo attingere a quelle sensazioni così vivide, lasciarsi travolgere dalla conseguenza di una scoperta infinitamente nuova.
Attese in silenzio l’allontanamento della cameriera, prima di riprendere fiato.
«Piuttosto, questa versione di Thalia Moran commessa di un negozio mi lascia piacevolmente sorpreso, sai? è ammirevole perseguire la propria strada senza adagiarsi sulle comodità che possono derivare da una famiglia considerevole!»
lo disse così, in modo semplice. Un commento fuori luogo, forse. Una certezza vera e propria, secondo il suo intuito. Era come se, dopotutto, la logica percepisse il bisogno quasi fisico di accostare le proprie scelte di vita a quelle di lei, l’esatta corrispondenza in grado di farlo sentire in pace con se stesso soltanto per un attimo.
Le sopracciglia si incurvarono, in uno sguardo contrito e compassionevole. Il sorriso si attenuò, e la voce si fece più bassa, con un inflessione accomodante.
«Ecco, ascoltando le tue parole l’altro giorno, per quanto divergenti in alcuni tratti, ho potuto riscontrare una certa correlazione al mio stesso percorso di crescita.»
con la differenza sostanziale di un dettaglio non da poco: Thalia Moran rappresentava un ideale di giustizia ineccepibile, un confine di legalità violato da Lucas già diverse volte, ostacolando sul nascere ogni possibile iniziativa stimolante.
La mente riusciva ad afferrarne il valore di dominio, non poteva cedere e così prendeva il sopravvento per un istinto di pura, vera, semplice sopravvivenza. Era la vita che si rivelava apertamente, il rischio di essere scoperto: granitica nei comportamenti, la Tassina non si sarebbe fermata davanti a nulla. Disinibito, Lucas, sorrise davanti al ritorno della cameriera, indugiando con lo sguardo sulle due ordinazioni alcoliche adagiate sopra il tavolo.
Il senso di paura premeva forte lungo il petto, c’era però un istinto, forse ben più valido dell’etica, che suggeriva di avanzare, di non andare già via. Se anche ne fu intimorito, per le conseguenze di una scoperta come quella relativa a sé, parimenti si accorse di esserne fortemente attirato. Attenuò il battito del cuore con un espressione felice, congedando così l’allontanamento di Phoebi.
Quando afferrò il whisky incendiario, si premurò di ringraziare Thalia con un eloquente gesto di brindisi, avrebbe atteso le sue parole prima di abbandonarsi totalmente al liquido ambrato.
Lucas Scott - 23 anni – Giornalista
 
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Colmare i silenzi non è nelle sue corde e il vuoto lasciato da Phoebe per le ordinazioni la ammutolisce ancor più di quanto non abbia fatto l’imbarazzo che ancora sente addosso. Le parole di Lucas sono sincere o sono frutto di un gioco? Quanto di quell’idea è intenzione che preme per diventare realtà e quanto, invece, è solo un modo come un altro per testare le sue reazioni? Uscire dall’impasse che la sua emotività le ha imposto le sembra difficile e nemmeno l’arrivo di Whisky e Burrobirra riescono a distendere il clima, ora leggermente teso da parte sua, tra loro. Le dita corrono ad avvolgere il vetro spesso e caldo della bevanda, lo sguardo si perde tra le bollicine biancastre in superficie. La schiuma diventa improvvisamente così attraente - tutto pur di evadere dal Tre Manici senza essere scortese - che quasi non ode le parole che le sono rivolte con cordialità.
«...Pensavo che il punto fosse proprio questo.» concede infine «Non volevi saperne di più sul mio conto?»
La sua voce non le sembra la stessa. Meno sicura, si assesta su una tonalità tra il sussurro e il mormorio, celato da uno strategico e ben simulato colpetto di tosse. Non desidera incoraggiarlo, ma si rende ben presto conto che il tepore del piccolo boccale non basta più a distrarla e che le bollicine di spuma bianca si ingrandiscono fino a scoppiare impercettibili; non c’è più nulla a separarla dall’imbarazzo e dall’effetto di quanto detto pochi secondi fa. «Quello che voglio dire è che è impensabile raccontarti chi sono in un tempo limitato come quello dell’intervista.»
Finalmente, gli occhi grigi si spostano - gradualmente, quasi avesse di fronte una fiera indomabile e terribile - e scopre, a metà strada tra orrore e sorpresa, che non soltanto Lucas ricambia il suo sguardo, ma le sorride con quella smorfia indecifrabile, che oscilla fastidiosamente tra lo stupore sincero e lo scherno più assoluto.
«Di te, però, non so nulla. Così giochi sporco.» commenta sardonica, mentre accompagna il piccolo calice alle labbra, senza sfiorarle. Non ha risposto, non ancora, al brindisi.
Sente di dover ribaltare la situazione, come nella partita di scacchi peggiore della storia. Lucas è in netto vantaggio su di lei: conosce il suo nome, le aspirazioni e i piccoli traguardi agguantati con fatica. Sì, il suo articolo è stato generoso, ma non ha raccontato tutta la verità sul suo conto. Mancano molti tasselli, pezzi di una composizione che non è e non potrà mai essere davvero chiara; muoversi tra luci ed ombre non è facile, ma lei ci prova costantemente pur col timore di fallire.
«Mi hai detto di aver vissuto in Svezia. Comincia da lì, signor Scott.»
Ha ripreso finalmente il suo colorito, le guance hanno perso il rossore momentaneo e l’incarnato riflette ampiamente la sicurezza ritrovata. Brilla, quasi, nella consapevolezza di aver trovato un angolo in cui nascondere le reticenze e i timori. Per quanto saprà reggere?
Finalmente, il tintinnio del vetro sancisce l’inizio dell’incontro.
Asgard

Thalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl

Perfetto, Phoebe.
Grazie :flower:
 
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Chiuse gli occhi, di scatto.
Avrebbe ricordato per sempre quel momento, nella sua semplicità si cristallizzava nel tempo una leggera nota curiosa: la conoscenza si diramava attraverso una e più trame imprevedibili, rendendo il dibattito piuttosto stimolante. Le gote, accalorate, si tinsero di rosso; sentì il corpo fremere sotto l’assalto imprevisto e sebbene tutto in lui stesse gridando all’allarme, una parte di sé non riuscì a fare a meno di bloccarsi, totalmente.
La netta convinzione di avere esagerato prese il sopravvento, la certezza di essersi esposto troppo e troppo in fretta verso qualcuno che credeva di conoscere solo perché ne apprezzava il valore intellettuale. Forse restò con gli occhi chiusi per più di quanto previsto, per almeno diversi secondi, e man mano che i sensi si alteravano, la lucidità giungeva in soccorso.
Lasciò il calice sul tavolo e sollevò le palpebre, ma il cuore giunse in sicurezza, là dove la mente arretrava ancora. Avrebbe voluto dire qualcosa, raccontare una parte della verità, e togliersi quel peso di paure e preoccupazioni che gli era spuntato improvvisamente. Lui, sempre freddo e distaccato nel dimostrare emozioni in pubblico, cedeva sotto un peso invisibile, più grande, più vivido di ogni altro.
Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva sentito quel brivido di piacere, dalla schiena fino alla punta dei piedi, e perfino formulare una risposta di senso compiuto cominciò a sembrargli un’impresa. Eppure, non sentiva di essere in difetto, in alcun modo, e proprio per quel motivo decise di non interpretare bene la leggera stretta al petto. Comprendeva che non si trattasse affatto né di rimostranza né di vergogna, era più come una pulsazione seducente, e improvvisa.
«Vorrei poterti raccontare, eppure, cara Thalia, mi tocca fare un passo indietro.»
mormorò, le labbra schiuse in una risatina.
«Non perché io lo voglia fare, ma perché la vita mi ha insegnato che in questi casi è sempre meglio proteggere l’interlocutore dai possibili mostri che si annidano nei nostri pensieri!»
arricciò la bocca lievemente. Soppesò il volto della Caposcuola, per un attimo che si cristallizzò nel tempo.
Nell’intreccio di parole che non volevano spaventarla, cercò di tessere una sorprendente armonia misteriosa, mentre la mano libera accompagnava il calice verso le labbra, in un sorso liberatorio.
Sentì un lungo brivido, il liquido ambrato bruciava sulla lingua e offriva un sapore particolarissimo al palato. Il discorso poté proseguire, avvisaglie di guerra sembravano finalmente indietreggiare, lasciando spazio a nuove convinzioni positive. Attese qualche secondo prima di schiarirsi la gola.
«Siamo certi che aprendoti i meandri della mia testa tu non decida di scappare a gambe levate? O meglio, sei davvero sicura di voler aprire questo vaso sconosciuto?»
nascose l’evidente senso di soddisfazione in una smorfia passeggera, quella che parve banalmente come un mezzo sorriso. Si augurava soltanto di non fare brutte cadute, preservare la propria identità era un fattore di cruciale importanza. Ormai, comunque, non poteva più ritrattare, qualunque fosse stato il suo pensiero in merito alla seguente provocazione, bisognava scegliere se percorrere la strada più esposta o battere in ritirata.
In fondo cosa aveva da perdere? Nella peggiore delle ipotesi la sua curiosità sarebbe stata messa a tacere dal diniego di Thalia.
«Lascio a te questa decisione, se vogliamo nuotare nel mare delle confidenze io sono pronto a farlo, ma voglio prima assicurarmi che tu prenda il giusto fiato e che decida di stare sott’acqua con me.»
percepì le proprie sicurezze vacillare, mentre il battito fin nel petto scandiva un ritmo delineato, ben cadenzato. Gli parve di essere alla mercé di uno scontro pericoloso; si concentrò sul Wisky, per un attimo cercando di distogliere le proprie attuali preoccupazioni, il gusto del frumento bagnava la lingua, lasciandovi un alone forte, in parte pungente. La presenza incombente della ragazza riusciva a farlo sentire emotivamente debole, forse un'indicazione, e tutto quello che poteva rappresentare. Dall'altro lato, un ultimo consiglio. Non voleva finire nello Scacco matto.
Lucas Scott - 23 anni – Giornalista


Edited by ~ Lucas Scott - 18/5/2021, 16:58
 
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Le sopracciglia aggrottate sono solo una minima parte della risposta alle parole di Scott. Racchiuso nel silenzio dettato dallo stupore di una replica affatto lapidaria, seppur criptica, si nasconde il nocciolo di una domanda che, adesso, la tormenta.
Perché?
Da che abbia memoria, l’interrogativo che cerca l’origine delle cose e la spiegazione logica nelle più svariate sequenze di eventi la insegue senza sosta: cogliere la causa che scaturisce l’effetto è quanto di più stimolante possa esistere al mondo; ogni correlazione di fatti e parole la spinge a cercare di individuare l’esatto punto d’origine, la reale intenzione e non ciò che, invece, appare agli occhi di chi si limita ad osservare. Capire qualcosa - o qualcuno - è un’altra storia. E così Thalia si trova sospesa a metà tra l’incredulità e il pizzicore fastidioso e parimenti piacevole che quella ricerca perpetua le trasmette, come un brivido sulla pelle. Col tempo, ha capito di aver abbracciato arti magiche che si accostano alle sue due anime: la prima, la più riservata, gode della protezione dell’Occlumanzia; la seconda, la più curiosa e forse indagatrice, si lega a doppio filo col suo contrario. Non può fare a meno di pensare, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Scott - ora aperti e vigili -, che lui sappia anche che cos’è in grado di fare. Se lo ha scoperto Drake, non dubita che il giornalista possa essere da meno; tuttavia, preferisce pensare che le sue siano soltanto parole atte a destabilizzarla o a rendere più palesi le sue intenzioni. Non credeva di dover dimostrare qualcosa: la sua sola presenza nel pub di Hogsmeade dovrebbe essere abbastanza, anche per un tipo come Scott.
D’altro canto, pur sentendosi messa alla prova sul banco degli imputati, non può smettere di riflettere alla curiosità non più latente che la spinge a volerne sapere di più, persino ora che il mistero si è infittito.
Se si parla di mostri, dopotutto, persino lei ne conosce un paio.
«Se rimangono legati ai pensieri, non sono sicura che mi spaventino davvero. Se si traducessero in azioni, però...» e ne approfitta per sorseggiare la bevanda calda, col suo gusto dolciastro e così strano. Non è appassionata di burrobirra, ma non può cedere agli alcolici alle quattro del pomeriggio - letteralmente.
«Se non fosse sconosciuto non mi sarebbe interessato molto, non credi? Però se vuoi continuare a nasconderti nei tuoi misteri, fai pure.» ammicca e accompagna il tutto con un sorriso dal sapore di presa in giro. Non vuole spingere qualcuno a parlare, non sarebbe da lei, e non intende scoprire nulla che Lucas non voglia raccontarle. In fondo, sta solo cercando di farsi restituire - quanto più candidamente possibile - il favore dato con l’intervista.
Aprire Vasi di Pandora, poi, è la sua specialità.
«Non è che invece hai paura di mostrarti per quello che sei, dietro alla piuma dalle parole gentili e il sorriso di circostanza?» lo punzecchia, umettando le labbra che riportano il dolciastro sulla lingua altresì tagliente. Per certi versi si sta quasi divertendo.
Asgard

Thalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl
 
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Si accorse di essere sovrappensiero, mentre mandava giù il contenuto del Whisky in un rapido sorso: l’alcool aveva una gradazione elevata, ma vi era abituato. Alle parole provocatorie di Thalia, sentì il forte desiderio di aggiungere qualcosa. Nonostante le eccelse doti da dissimulatore, perfino in situazioni fuori contesto, cominciava ad avvertire un leggero disagio: a dispetto di tutto il suo carattere, dei movimenti pacati e poco avvezzi, il corpo tradì un’evidente filo di tensione.
Forse, si disse, non era più abituato al rumore delle proprie emozioni, non da quando aveva avuto modo di estraniarsi completamente dal resto del mondo. La solitudine era stata una fedele compagna, per diversi anni: una presenza che aveva imparato ad accettare, e che mai, avrebbe baratto tanto facilmente.
Mentre il discorso prendeva forma e la figura della Caposcuola si poneva come guida davvero stimolante, Lucas si ritrovò disorientato. Non aveva indugiato più del dovuto sul valore né sul riferimento del messaggio, e forse era stato meglio così. Non riusciva a capire, fin dove la ragione avrebbe potuto spingersi, con la certezza di non ritrovarsi invischiato in argomenti poco velati. Il che riportava al resto della conversazione.
«Io, bluffando goffamente, ti ho messa in guardia su una mia possibile natura pericolosa, ma tu, giocatrice esperta, stai subodorando la mia professione di giornalista e chiesto di vedere la mano. Dunque, così sia!.»
continuava a sentire il bisogno di parlare; la consapevolezza di potersi aprire, a quei ricordi, era nitida come l’incubo peggiore. Si concentrò sul volto della ragazza, per un attimo dimenticando perfino la pericolosità del traguardo: dove quelle riflessioni intime avrebbero potuto condurlo, trascinandolo lungo un confine inesplorato.
«Credo che per me funzioni un po' come i laghi d’acqua piovana, bacini che devono la loro stessa esistenza grazie alle cure di qualcuno. Finché piove molto, resistono nell’eterna gara col mare, che invece degli altri non si cura affatto e da solo vive molto meglio.»
gli occhi cristallini si tinsero di un bagliore più delicato, meno inclini al carattere esplosivo del solito Lucas e ben più vicini all'animo gentile della Caposcuola Tassorosso. La libertà di pensiero ammetteva il libero arbitrio, l’aveva sempre saputo: rinnegare la netta consapevolezza delle proprie convinzioni, sarebbe stata una sconfitta troppo grande da digerire.
Sentiva di essere ritornato indietro nel tempo, quando l’oscurità ghignava nel suo letto a baldacchino, nella cameretta di Villa Scott, le differenti motivazioni che già aveva avuto modo di considerare, per molti giorni e infinite altre notti. Niente, non riusciva a vedere nulla. Ma continuava a sentire, eccome se sentiva.
«Ecco, io, ora come ora, mi sento un lago d’acqua piovana messo a dura prova dalla siccità. Pensavo di aver colto la mia vera identità, di aver trovato una fonte inesauribile di salvezza, in grado di garantirmi una felice sopravvivenza.»
c'era una tenerezza in quelle parole che difficilmente avrebbe potuto nascondere: se il suo volto era una maschera di serietà, il tono della voce lo tradiva in pieno. Sarebbe stato inutile, oltre che estremamente inopportuno, avanzare argomentazioni più specifiche riguardo ciò che gli era veramente accaduto in età fanciullesca. Non gli era passato neppure per la mente il pensiero di una simile eventualità: a lui stesso, non andava a genio l’idea di rivelare informazioni riguardanti la propria sfera personale. Così, poggiando il calice sul tavolo, lasciò scivolare il corpo leggermente in avanti, accorciando la distanza che lo separava da Thalia.
«Ma è stato un abbaglio.»
mormorò quelle poche parole, come un sussurro. Gli occhi che puntavano dritti in direzione della ragazza, ogni sensazione precedente restava sospesa a mezz’aria, fin nel profondo.
Lucas Scott - 23 anni – Giornalista


Edited by ~ Lucas Scott - 23/5/2021, 16:20
 
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view post Posted on 3/6/2021, 20:41
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Nell’ascoltare le parole di Scott, Thalia percepisce uno strano nodo allo stomaco e si guarda bene dal voler indagare a fondo sul significato sottostante alle reazioni del suo corpo. Le emozioni più forti - la paura, l’eccitazione o la serenità - si abbarbicano proprio lì, al centro esatto del suo essere, sollecitandolo a proprio piacere o lasciandolo libero da ogni costrizione; mentre Lucas parla, e nelle sue parole Thalia ritrova parte di un’identità condivisa, una scarica di adrenalina le attraversa l’intero corpo, al pari di una scossa elettrica che dal cuore si irradi alle estremità. Non se ne capacita, ma ogni concetto espresso dal suo ospite è da lei già stato in parte esperito. Questo, naturalmente, la terrorizza.
Comprende dunque la sua metafora, la sente agitarsi sotto pelle e pur percependola come un’entità a se stante, Thalia desidera ignorarla. Conosce il destino di quella comunanza, intravede già le possibilità che si dispiegano dinanzi a lei. L’empatia la spinge ad annuire, ma non vuole cedere; farlo significherebbe ammettere di aver capito, di condividere il pensiero, di dare spazio a qualcosa - e qualcuno - che potrebbe vedere al di là della cortina che ha levato a protezione e troppe volte ha ingenuamente lasciato cadere.
Non ha sofferto per la separazione da Mike per puro diletto, lo ricorda fin troppo bene; lui era la sua cura, lei il bacino d’acqua costantemente reso oggetto di molteplici attenzioni. La siccità era giunta anche per lei, ma questo non lo vuole ammettere. Nell’affermare una simile constatazione rischierebbe di rivelare molto di più di quanto non desideri.
Seppur sorride alla prima battuta di lui, un po’ giocosa, è altrettanto vero che lo sguardo si rivolge altrove, mentre le descrive sommariamente la sua situazione. D’altro canto, la solletica l’idea che lui stia cercando una sostituzione per ciò che ha perduto. Una parte di lei si permette di sognare la quiete e la sua mente, del resto, la riporta sulla strada dei suoi doveri.
«Forse essere mare non è sbagliato.» replica placidamente, un sopracciglio inarcato in un’espressione concentrata. Tutto il volto si rabbuia per un momento, il pensiero imperniato sulle implicazioni di quella riflessione a voce alta; l’indice sfiora il bordo del bicchiere, ne percorre la superficie ristretta e non si cura dei residui zuccherini che le sue labbra hanno lasciato lì dove si sono posate. Rincorre un pensiero, vorrebbe afferrarlo, ma qualcosa le impedisce di proseguire. Forse la paura di mostrarsi totalmente, la stessa ritrosia di cui lei l’ha tacciato poco prima.
«Il mare non ha bisogno di una fonte di salvezza, è lui stesso la fonte. Ha solo bisogno di coesistere con qualcosa che si trova nelle sue profondità. Qualcosa che non può trovare da nessun'altra parte. Che accetta e accoglie come parte di sé.» stringe le labbra e trattiene il respiro; lo fa per cercare parole che non osa pronunciare nemmeno al proprio riflesso.
«Forse deve solo lasciarsi andare e accettare quello che è.» ripete.
Quante volte si è ripromessa di non indugiare su che cosa potrebbe fare e non sta facendo o, al contrario, di ciò che avrebbe potuto fare diversamente se solo avesse il coraggio di abbracciare la sua natura? Lottare per ciò in cui crede, farlo secondo le proprie regole senza costringersi a credere che, comunque, ci sia qualcosa di sbagliato.
La sua salvezza, in fondo, dov’è?
«Forse stai solo sbagliando la prospettiva.» mormora e, finalmente, dopo minuti interminabili torna a ricambiare il suo sguardo. Tutti sbagliamo pare volergli dire e mai, non come in quel momento, è esistita vicinanza più autentica e spaventosa insieme.
So che cosa vuoi dire.
Vorrebbe dirglielo, ma tace. Invece, sorseggia la sua Burrobirra crogiolandosi nella commiserazione ed il silenzio che quell’atto favorisce. Ha già detto troppo e in parte se ne pente; forse, latore delle belle parole, Lucas coglierà i sottintesi.
Asgard

Thalia J. Moran | 18 Y.O. | Hufflepuff Headgirl
 
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view post Posted on 7/6/2021, 15:30
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Distratto, andò a terminare con un lungo sorso il poco whisky rimasto nel bicchiere. Le dita della mano sinistra, libere da qualsiasi impedimento, presero a tamburellare leggere, l’espressione concentrata di chi sia immerso fino al collo in tanti turbinosi pensieri. Si accorse di aver perso effettivamente il controllo delle proprie emozioni, forse, per la prima volta in assoluto, cominciava a provare la nuova sensazione di essere vulnerabile di fronte a qualcuno.
La mente dubbiosa prese a vagare verso numerose perplessità; tutte le persone che aveva conosciuto, tutte quelle con cui aveva scambiato qualche parola, in quanti veramente avevano colto una parvenza di vera comprensione in lui, e quanti preferivano crogiolare nell’indifferenza totale verso la sua visione generale delle cose.
Si domandò se Thalia si ritrovasse a condividere quella metafora di parole; e se, come Lucas, anche la Tassorosso si era ritrovata talvolta a vivere l’incubo di errare nella ricerca di qualcosa impossibile da trovare. Man mano che le rispose giungevano, il giornalista si limitò a studiare i piccoli movimenti espressivi della Caposcuola, chiedendosi quante delle informazioni trattenute e poi rilasciate in modo ambiguo, potessero rivelare l’intera personalità di quest’ultima. Difficile capirlo, eppure, ne rimaneva fortemente affascinato al medesimo tempo: apprezzava lo spirito misterioso della Tassorosso, lo sguardo capace di celare l’intera superficie dei suoi reali pensieri.
La cornice d’insieme rimandava ad un significato puramente enigmatico, tra il velo del lecito e dell’illecito, e forse per quella ragione lo stesso Lucas ne viveva un’affinità molto più intima. Ne era attratto, non avrebbe potuto negarlo.
«Forse è proprio questo il motivo; ho trascorso troppi anni a credere di aver fregato il mare, cercando di modificare la mia natura, ma non era vero, e lo schiaffo di questa disillusione ha bruciato per troppo tempo.»
avrebbe voluto aggiungere molto altro, avrebbe di certo voluto compiere un discorso più ampio. Tuttavia, decise di trattenersi con le proprie argomentazioni, l’istinto di sincera condivisione sarebbe magari arrivato a tempo debito.
Lo stomaco iniziava a percepire un senso di nostalgia prendere forma, alterando la solita compostezza d’animo; dovette ricorrere ad ogni lacrima del proprio auto controllo per non cedere, come se nulla potesse scalfirlo nel profondo.
«Si, cambiare la prospettiva potrebbe essere di aiuto, anche se comincio a sentire di aver perso la speranza nell’arrivo della pioggia...»
disse, volgendo lo sguardo altrove per la prima volta. L’udito teso ad ascoltare il vociare stridulo dei clienti seduti attorno a loro; sostenere gli occhi ardesia della ragazza si rivelava come una sfida difficile da fronteggiare, al pari di una violenta scarica di paura infondata. Cercò di espirare a lungo, prima di provare a sciogliere il nodo troppo stretto alla gola e tornare a ricambiare lo sguardo di Thalia.
«Probabilmente la gradazione alcolica di questo whisky rende tutto più tragico e malinconico, so anche essere più allegro, ma ho capito che mi è più semplice peccare di pessimismo che riconoscere di essere stato di nuovo un povero illuso!»
le parole scivolarono lente, accompagnate da un sorriso poco convincente. Forse era andato troppo oltre con le parole, ma sapeva di non poter tornare indietro; e comunque, una minuscola parte di lui, non lo voleva affatto. Le conclusioni, legate a quell'incontro specifico, sembravano acquisire nuove consapevolezze nelle reali intenzioni di Lucas.
«Non ti nascondo che nell’ultimo periodo la tua presenza è entrata così impetuosa nel mio quotidiano, che ora mi sembra di non aver mai smesso di parlare con te da quella nostra intervista..»
desiderava ardentemente agganciare la parte più intima della ragazza, e per farlo avrebbe dovuto esternare le sensazioni che sentiva di provare. La nuvola nera richiamava in lui vere e proprie ombre, la persistenza del buio che non incuteva tuttavia timore: era più come se si trattasse di uno scrigno, di un tesoro celato agli occhi dei più. Di un intreccio che anticipava l'impossibile, la cui lingua guizzava fino a diventare un tacito invito ad entrare. Tornò a concentrarsi sulla Caposcuola, concludendo.
«Credi sia sciocco pensarlo?»
cercò di non staccare nemmeno per un istante gli occhi dagli abissi incandescenti di Thalia, provando a nascondere il lieve rossore accentuato dall'imbarazzo delle sue stesse parole.
Lucas Scott - 23 anni – Giornalista
 
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