Orgoglio Serpeverde, Contest Aprile 2021: Furore

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/4/2021, 17:01
Avatar

Group:
Dipendente Ministero
Posts:
94

Status:


OTrcByoIl fischio dell'Hogwarts Express non aveva solo sancito la partenza, ma anche l'inizio della discussione che quel giorno avvenne in uno dei vagoni. Romeo seduto in un angolo, alla parola sbagliata di un Corvonero su come avesse passato l'estate, si era lanciato, con una rapidità e una foga da portarli a confrontarsi con lo spazio del corridoio.
Non era era iniziato bene quel quarto anno, non aveva nemmeno messo piede ad Hogwarts e già riportava in auge le faide con Viren Korax Emerald. Quella dannata famiglia, quell'anno lo stava perseguitando.
Era stata quella battuta sul destino dell'allevamento di famiglia, che aveva portato Romeo a desiderare di tappargli la bocca. La primavera prima si era invece sfogato sul naso del magnifico Viren, grazie a lui aveva guadagnato una nota carismatica.
Aveva desiderato modificargli anche le labbra, in modo che non potesse più produrre quel ghigno beffardo. Aveva desiderato strapparglielo per sempre, ma non c'era riuscito, fermato da altri Serpeverde.
Era al di là del chiaro, che Romeo stesse vivendo un conflitto, che aveva la forma di quei dannati occhi color smeraldo.
Era stata per colpa di quella famiglia, che l'allevamento aveva avuto il suo periodo più buio, per colpa di quella famiglia, i suoi genitori avevano davvero pensato di chiudere l'attività.
Era reduce di un'estate pesante, in cui si era affacciato ai margini delle conversazioni degli adulti, scoprendo cosa fossero le responsabilità.
Stolas Emerald in persona, si era presentato nel loro allevamento, per poterlo acquisire. Aidair Murphy, suo padre, gli aveva cortesemente indicato il luogo più vicino dove smaterializzarsi.
Con quel rifiuto, aveva decretato l'inizio di una faida che vedeva fronteggiarsi due famiglie scozzesi, due famiglie di allevatori, due attività. Due universi che ora non collimavano più, ma avevano deciso di annientarsi. O per meglio dire gli Emerald avevano preso come un affronto quel rifiuto, avevano deciso di contrastarli in tutto.
Aidair non aveva rifiutato solo un accordo, ma aveva scritto la fine della propria attività. Nessuno in casa lo aveva detto in modo esplicito, ma Romeo lo aveva letto chiaramente nelle espressioni preoccupate dei genitori.
Il piccolo Murphy aveva preso l'Hogwarts Express in compagnia di una nube di pensieri, che aveva scaricato come dei fulmini sul volto di Viren. Trovando finalmente il modo di sfogare parte della propria frustrazione, nella convinzione, che quello fosse un modo per aiutare la sorte della propria famiglia.
Ma quel giorno, quella nube e i nervi di Romeo, furono nuovamente messi alla prova durante la cerimonia di smistamento. Ogni anno osservava i ragazzini del primo anno, con un interesse che in anno in anno era scemato. Le uniche manifestazioni reali che aveva durante quella cerimonia, erano solo quando qualcuno si aggiungeva alla tavolata dei Serpeverde.
Quando fu annunciato ancora quel dannato cognome, si era girato nella direzione del cappello, infastidito di sentire ancora quel suono...Ma quello che avvenne dopo fu affronto ben peggiore...Un dannatissimo Emerald era stato smistato a Serpeverde.
Il suono del pugno che aveva schiantato contro il tavolo era stato coperto dagli applausi, per accogliere il nuovo arrivato. Gli occhi sgranati come quelli di un animale impazzito, avevano seguito tutta la traiettoria dell'Emerald.
Romeo aveva coltivato e nutrito la sua ira, il suo sdegno, durante tutto il banchetto. Aveva celebrato i propri pensieri, li aveva fomentati nell'unica consapevolezza che tutto ciò fosse profondamente errato. Un Emerald a Serpeverde non si era mai visto, non era accettabile.
Aveva silenziosamente aspettato il momento di trovarsi in sala comune, per palesare il proprio senso di giustizia.
Era rimasto in un angolo per un po', con solo parte del volto illuminato dalle lampade verdi. Gli occhi cerulei che svettavano nell'oscurità, due occhi che non avevano perso una mossa, due occhi avevano intercettato l'intruso.
Fu una serpe quella che si mosse sinuosa verso le poltrone della sala comune, per palesare a tutti l'intruso, nella loro tana.
Vi sono animali che mostrano i denti come minaccia, per mostrare l'intento di una aggressione, o per dimostrare la propria dominanza. Il sorriso che aveva Romeo in quel momento, non era che un mostrare i denti verso il nuovo arrivato. Verso l'Emerald, intruso.
"Cosa ci fai TU qui?" Il tono di voce alto in modo che tutti sentissero cosa aveva da dire Romeo, per una volta scandii le parole in modo che non vi fosse alcun fraintendimento su cosa aveva detto. Fu un moto spontaneo, quel tono di voce netto e pulito, così come l'occhiata che gli rivolse.
"La stessa cosa che ci fai tu " L'intruso aveva risposto, chiudendo il libro in una lentezza che sembrava un affronto vero e proprio. Romeo lo aveva osservato, una mano si era stretta istintivamente alla bacchetta e l'altra si era invece chiusa in un pugno serrato. Fremette quasi, nel tentativo di non scagliarsi immediatamente contro di lui.
Gli occhi d'argento che non erano che una lama fredda che si specchiò negli occhi verdi degli Emerald, un vessillo di quella faida. L'argento e il verde dei Serpeverde che si scontravano, nella loro tana.
"Non credo proprio, sei un Emerald, gli Emerald vanno a Corvonero" Lo aveva detto con tutto lo sdegno che era in grado di produrre, con tutta la rabbia che poteva concepire. Non urlò, ma il tono di voce era talmente netto e pulito che fu in grado di sovrastare qualsiasi rumore di sottofondo della sala comune. Aveva riso, una risata breve e bassa solo per ricordargli che quel sorriso, non era benevolo, ma delle zanne che avrebbero voluto distruggerlo.
Lo sguardo che ancora cercava quello dell'altro, avrebbe voluto strappargli quegli occhi verdi, finalmente rimuovendo il simbolo di quella famiglia, schiacciando quell'intruso e rimandandolo cieco esattamente da dove era venuto. Così che non potesse vedere ulteriormente quella che era la loro tana, quello che era il loro territorio.
Aveva portato una spalla in avanti, insieme a una espressione disgustata, ancora per ribadire uno sdegno più che evidente.
Vi era una bellezza silente in tutto ciò, che era solo visibile agli occhi freddi di Romeo. Finalmente aveva qualcuno su cui sfogare la propria frustrazione, finalmente aveva un obbiettivo da colpire, ma non solo poteva ottenere qualcosa dal smuovere quel ragazzino viziato. Stava a lui segnalare ai Serpeverde, che non faceva parte di loro, che non avrebbe dovuto essere in quella sala comune, era certo che grazie a lui avrebbero visto la verità.
Quella che chiedeva, era giustizia, ma non solo anche riscatto per quello che avevano fatto alla sua famiglia. Si illuse che altre serpi potessero vedere, si era illuso che tutti potessero vedere quell'intruso ma invece coloro che sembravano privi di occhi per vedere, non era l'Emerald, ma tutti i serpeverde. La sua veemenza fu scambiata per un capriccio adolescenziale, esattamente come era stato in precedenza, quel giorno nel vagone. Ma non erano vittime casuali della sua ira, vi era una storia, una tragedia che si stava consumando sotto gli occhi di tutti e nessuno pareva veramente intenderla.
L'affronto di quel ragazzino maledetto che continuò nella sua lettura, aveva fatto uno scatto dopo aver alzato appena il mento e sgranato gli occhi, chi lo aveva visto quel giorno, si sarebbe ricordato a lungo quella espressione da predatore in attesa di sferrare un colpo mortale. Come un alligatore che era stato in attesa sul pelo dell'acqua, fino a quel momento e all'accenno della sua preda, aveva stretto la mandibola per gettarsi verso di lui.
Si era illuso di potersi sfogare nuovamente, ma si era trovato un muro di altri studenti del suo anno, tra cui il suo migliore amico dell'epoca, che nei giorni e mesi successivi, lo aveva marcato stretto.
Lo avevano portato fino al dormitorio, dove Romeo non aveva detto nemmeno una parola sull'accaduto, ma si era limitato ancora ad osservare tutti con quello sguardo da serpe tradita. Una serpe in seno ecco cosa avevano, non importava quanto si era opposto, quando nei giorni successivi, aveva urlato contro di loro per fargli capire che non era qualcuno da accettare...Non lo avevano ascoltato.
Ma Romeo aveva continuato ad osservare l'intruso, con quello sguardo indagatore insieme a qualche parola posta al momento giusto nei mesi, per ricordargli quello che era, quale era il suo posto.
Non importava quanti altri gli dicessero di lasciare perdere, l'unica voce che sentiva era la propria e quella dei genitori attraverso le lettere, in cui carpiva come stesse degenerando la situazione. La vera prova la ebbe quando ritornò per le vacanze natalizie, per scoprire quanto in basso la sua famiglia era caduta e quanto in alto gli Emerald si erano posti.
Fu quello che gli ricordò Viren Emerald, una volta rientrato dalle vacanze. Con quello sguardo verde che ormai non era che un monito alla sua disfatta, erano in sala grande e per quel motivo Romeo aveva deciso di ignorarlo con l'intenzione di aspettare un luogo più isolato, dove avrebbe potuto rischiare di non avere ulteriori punizioni per la sua condotta.
Aveva assunto lo stesso atteggiamento che aveva avuto il piccolo Emerald con lui, lo stava ignorando. Quando sentì la tavola dei Serpeverde tremare al di sotto dei suoi avambracci, girando la testa di scatto aveva visto proprio Thomas venire nella sua direzione. Aveva finalmente sentito un'altra voce, che era comune a quelle che aveva sentito lui.
Quel giorno capì dove il proprio orgoglio lo aveva portato, dove la propria ira lo aveva depositato, quel giorno l'argento e il verde si riunirono.

 
Top
Martian
view post Posted on 19/4/2021, 17:05




OTrcByoOcchi furenti si erano posati sui suoi. Occhi sconosciuti che riconobbero i suoi tratti somatici. Il verde delle sue iridi di Smeraldo, l'oscurità espressiva tipica di chi esponeva il vessillo del Korax, parvero così comuni di fronte a quello sguardo. Eppure, Thomas non scorse il suo riflesso, in quel fiume di astio. Chissà che non fosse l'ennesimo che aveva infastidito con il suo modo atipico di presentarsi. Era abituato a sentire gli sguardi giudicanti su di sé, ma quello gli sembrò diverso da ogni altro. Sdegno e rabbia trapelavano violenti. Non come lacrime, ma cascate. Romeo Murphy aveva mostrato i denti digrignanti e feroci di chi era pronto ad azzannare, ma non seppe darvi una giustificazione. Non poteva affibbiarsi le colpe di un cognome che gli apparteneva per nascita e non per definizione. Se solo la serpe avesse saputo quanto quel corvo disdegnasse il suo stormo, poiché Thomas non era l'alfa o il beta, lui era l'omega. Dei due, chi odiava realmente gli Emerald, era proprio lui. Il rigetto verso quel nome prese forma ben prima che se ne potesse rendere conto. Ironia della sorte, lui e Romeo erano finiti per scontrarsi per qualcosa sulla quale, in realtà, erano d'accordo. Tuttavia, non poteva sopportare l'idea che l'altro lo eguagliasse ai suoi fratelli o a qualsiasi altro Emerald esistente. Per Thomas, nessuna forma di ira o furore era lontanamente paragonabile a quella provocata da un simile accostamento. Si era sempre tenuto lontano dalle dinamiche familiari, ma soprattutto dai loro affari. Stolas K., suo padre, aveva cercato di coinvolgere tutti e cinque i suoi figli nell'attività di famiglia, ma lui ne era sempre rimasto fuori. Fin da bambino aveva lottato per dare al suo cognome una nuova connotazione, che non fosse sinonimo di crudeltà ma che divenisse un'antonomasia. Aveva contrastato ciò che di più brutto gli venisse associato, con tutti i mezzi a sua disposizione. Essere smistato tra i Serpeverde, fu proprio uno di questi. Fu il primo della sua famiglia a non essere Corvonero, e a quanto pare, quello dei suoi fratelli non fu l'unico sdegno che aveva provocato. Fin da subito, venne visto come una minaccia. Nonostante gli applausi di benvenuto, lo sguardo di Romeo su di sé lo fece sentire fuori posto, inadeguato. In un primo momento, decise di non dargli peso e seguire il resto della cerimonia. Non avrebbe permesso a nessuno di rovinargli quel momento, ben che meno ad un estraneo. Si era lasciato alle spalle la dimora di famiglia con un obiettivo ben preciso: una nuova vita ad Hogwarts. Una vita priva di odio e cattiveria, che nemmeno i suoi fratelli avrebbero potuto intaccare. Li conosceva abbastanza da sapere che lo avrebbero evitato come la peste, il che rendeva più facile il distacco senza dover spaccare il naso ad Ezran, o sistemare quello di Viren. Una volta terminato di distribuire tutte le matricole nelle varie casate, vennero accompagnati nei loro nuovi dormitori. Sistemò la sua roba e si accomodò nella sala comune in compagnia di un libro e di Lovecraft, che si appollaiò sulla spalliera della poltrona. La luce verde, che faceva da rima alla luna, venne meno nell'esatto istante in cui l'altra Serpe gli si parò davanti. Decise di non alzare lo sguardo, e di continuare a leggere attraverso la sua ombra.
"Che ci fai TU qui?"
Aveva scandito la domanda, per render chiare non solo le parole, ma soprattutto i toni. Quel suo modo di rendere la sua presenza nota a tutti, fu lo stesso di un inquisitore che smaschera colpevole del delitto. Lo sdegno e la rabbia, ripresero a trapelare. Si accorse che la sua mano - quella con cui stringeva la bacchetta - stava tremolando. Probabilmente, Thomas era per lui molto più che un ennesimo Emerald ad Hogwarts, doveva esserci qualcos'altro sotto. Qualcosa che non sapeva e che avrebbe scoperto in futuro. Decise di concedergli l'attenzione che aveva preteso. Così, chiuse il libro con calma e si mise in piedi, affinché in quella lotta di sguardi fossero alla pari. L'argento degli occhi di Romeo si rifletté nel verde dei suoi.
"La stessa cosa che ci fai tu."
"Non credo proprio, sei un Emerald. Gli Emerald vanno a Corvonero."

Quella frase, quel modo di pronunciare "Sei un Emerald" carico di ribrezzo, provocò la medesima sentimento in Thomas. Essere definito in quel modo e con quei toni, risvegliarono in lui una rabbia che aveva mantenuto salde le radici. Nei suoi occhi, si dipinse quel furore di una vita passata ad odiare se stesso, per essere nato Thomas Korax Emerald. Tuttavia, lottando fortemente contro i propri istinti, decise che non gli avrebbe dato soddisfazione. Non solo a lui, ma anche al suo stesso odio. Non avrebbe ceduto alle sue provocazioni. Se Romeo Murphy aveva le zanne, Thomas aveva gli artigli. Neri come la pece.
Riaprì il libro, senza nemmeno guardare le pagine. Lo sguardo era fisso sul suo, sempre. Senza battere ciglio, si risedette. Quel gesto silenzioso, stava a significare una cosa sola: il Corvo aveva fatto il nido nel covo delle Serpi. Romeo sembrò prenderlo come un affronto e dovettero trascinarlo via per evitare che gli si scagliasse contro. Thomas non aveva paura, piuttosto, per assurdo, avrebbe voluto aiutarlo. Cercò di giustificare il suo astio come un risentimento legato ad anni di tormenti da parte di altri Emerald, prima di lui. E non poteva di certo sapere quale di questi fosse realmente l'origine di quell'odio. Non poteva sapere quanto, in realtà, avessero in comune lui e Romeo, e che l'origine della rabbia che li spingeva a scontrarsi fosse la medesima. Ma Thomas si rifiutava. Odiava dover provare quel senso di frustrazione legato alla concezione distorta che Romeo aveva di lui. Una volta, gli aveva anche detto
"Non sopporto la tua presunzione. Dai troppo retta a quel cervello bacato, vecchia serpe."
nel tentativo di farlo ragionare, di non lasciare che la sua mente venisse deviata da un rancore recondito e che magari, sarebbero potuti essere amici. Ma il fatto che Thomas lo avesse capito, anzi, che un Emerald lo avesse capito, non fece altro che alimentare il suo desiderio di vendetta. Quelle di Thomas erano sempre state difese, mai attacchi. Fu il Generale di punta della sua linea difensiva. Aveva usato i suoi ideali come scudi per difendersi da quelli di Romeo. Cercò di espugnare le mura del suo cuore, ma ogni tentativo fu vano. Un giorno poi, dopo le vancanze di Natale, la situazione si ribaltò. Erano entrambi nella Sala Grande, seduti agli opposti al tavolo dei Serpeverde. Per qualche strano motivo, Romeo non lo aveva nemmeno degnato di uno sguardo, quel giorno. Pareva più turbato del solito. Quando poi, la quiete fu interrotta da suo fratello Viren che si presentò di fronte a lui, rivolgendogli il solito ghigno beffardo. Lo guardò con ribrezzo, come fosse un rifiuto. Dopo uno scambio di risate di scherno coi suoi compagni idioti, esordì dicendogli
"Che ti prende, Murphy? La mammina non ha resistito al crepacuore e ora stai piangendo?"
Thomas sentì quella frase come se al posto delle sue orecchie, avesse avuto quelle di una lince. Sollevò la testa dal libro che stava leggendo, lo sguardo si perse nel vuoto. Gli ritornò alla mente qualcosa che aveva involontariamente archiviato tra i ricordi dolorosi. La voce di suo padre Stolas. Progettava di distruggere i Murphy e il loro allevamento, di vederli morire di fame, di desiderare di vederli strisciare ai suoi piedi e chiedere il suo aiuto. Ricordò quel suo modo di parlare di loro, con odio e ribrezzo. Gli stessi con cui Viren si era rivolto a Romeo. Thomas si sentì pervadere della rabbia, dalla frustrazione, dall'ira. Il sangue cominciò a pulsare nelle vene, al triplo della velocità. Per un istante, l'ossigeno sembrò non arrivargli al cervello. Così, con un impulso involontario si mosse alla cieca e si tirò su di scatto per salire sull'enorme tavolo. Camminò sbattendo pesantemente i piedi sul legno. I pugni stretti, lo sguardo infuocato rivolto a suo fratello. All'improvviso cominciò a correre, per poi ritrovarsi di fronte a lui e sferrargli un pugno in piena faccia. Lo fece cadere per terra col naso insanguinato. Gli scagnozzi di suo fratello non osarono fiatare o reagire.
"Voi Emerald. Siete la feccia."
sibilò a denti stretti. Il respiro affannato di chi tentava inutilmente di contenere una passione violenta. Avrebbe voluto continuare a picchiare suo fratello, sfogare su di lui tutta la rabbia e l'odio per essere nato Emerald. Era esausto, non più in grado di sopportare tutto quel risentimento. Si era ripromesso di vivere una nuova vita, lontana dal suo passato. Il peso della sua esistenza aveva continuato a schiacciargli il petto, imperterrito. Troppe volte aveva desiderato di rinascere con un altro nome, con un altro sangue. Aveva scelto di stare ad Hogwarts per ottenere un'occasione di riscatto, da tutti, ma fino a quel momento gli parve di vivere il sequel del suo film dell'orrore. Poi una voce, calma e pacifica, lo accarezzò come una mano caritatevole, soffocò il suo furore come fa una stretta fra amici. La nube nera che aveva annebbiato i suoi pensieri venne infranta da un raggio di luna, con violenta dolcezza.
"Benvenuto a Serpeverde."
Con una sola frase, Rome aveva firmato l'armistizio e deposto le armi. Aveva finalmente capito che mostro dagli occhi verdi non sarebbe stato un nemico da combattere, ma un alleato. Quella semplice frase, non fu l'inizio della tregua, ma della pace. Con poche parole annunciò l'unione dell'argento e del verde
, dell'orgoglio serpeverde.


Graphic @ Viciously

 
Top
1 replies since 19/4/2021, 17:01   77 views
  Share