♬Il fischio dell'Hogwarts Express non aveva solo sancito la partenza, ma anche l'inizio della discussione che quel giorno avvenne in uno dei vagoni. Romeo seduto in un angolo, alla parola sbagliata di un Corvonero su come avesse passato l'estate, si era lanciato, con una rapidità e una foga da portarli a confrontarsi con lo spazio del corridoio.
Non era era iniziato bene quel quarto anno, non aveva nemmeno messo piede ad Hogwarts e già riportava in auge le faide con Viren Korax Emerald. Quella dannata famiglia, quell'anno lo stava perseguitando.
Era stata quella battuta sul destino dell'allevamento di famiglia, che aveva portato Romeo a desiderare di tappargli la bocca. La primavera prima si era invece sfogato sul naso del magnifico Viren, grazie a lui aveva guadagnato una nota carismatica.
Aveva desiderato modificargli anche le labbra, in modo che non potesse più produrre quel ghigno beffardo. Aveva desiderato strapparglielo per sempre, ma non c'era riuscito, fermato da altri Serpeverde.
Era al di là del chiaro, che Romeo stesse vivendo un conflitto, che aveva la forma di quei dannati occhi color smeraldo.
Era stata per colpa di quella famiglia, che l'allevamento aveva avuto il suo periodo più buio, per colpa di quella famiglia, i suoi genitori avevano davvero pensato di chiudere l'attività.
Era reduce di un'estate pesante, in cui si era affacciato ai margini delle conversazioni degli adulti, scoprendo cosa fossero le responsabilità.
Stolas Emerald in persona, si era presentato nel loro allevamento, per poterlo acquisire. Aidair Murphy, suo padre, gli aveva cortesemente indicato il luogo più vicino dove smaterializzarsi.
Con quel rifiuto, aveva decretato l'inizio di una faida che vedeva fronteggiarsi due famiglie scozzesi, due famiglie di allevatori, due attività. Due universi che ora non collimavano più, ma avevano deciso di annientarsi. O per meglio dire gli Emerald avevano preso come un affronto quel rifiuto, avevano deciso di contrastarli in tutto.
Aidair non aveva rifiutato solo un accordo, ma aveva scritto la fine della propria attività. Nessuno in casa lo aveva detto in modo esplicito, ma Romeo lo aveva letto chiaramente nelle espressioni preoccupate dei genitori.
Il piccolo Murphy aveva preso l'Hogwarts Express in compagnia di una nube di pensieri, che aveva scaricato come dei fulmini sul volto di Viren. Trovando finalmente il modo di sfogare parte della propria frustrazione, nella convinzione, che quello fosse un modo per aiutare la sorte della propria famiglia.
Ma quel giorno, quella nube e i nervi di Romeo, furono nuovamente messi alla prova durante la cerimonia di smistamento. Ogni anno osservava i ragazzini del primo anno, con un interesse che in anno in anno era scemato. Le uniche manifestazioni reali che aveva durante quella cerimonia, erano solo quando qualcuno si aggiungeva alla tavolata dei Serpeverde.
Quando fu annunciato ancora quel dannato cognome, si era girato nella direzione del cappello, infastidito di sentire ancora quel suono...Ma quello che avvenne dopo fu affronto ben peggiore...Un dannatissimo Emerald era stato smistato a Serpeverde.
Il suono del pugno che aveva schiantato contro il tavolo era stato coperto dagli applausi, per accogliere il nuovo arrivato. Gli occhi sgranati come quelli di un animale impazzito, avevano seguito tutta la traiettoria dell'Emerald.
Romeo aveva coltivato e nutrito la sua ira, il suo sdegno, durante tutto il banchetto. Aveva celebrato i propri pensieri, li aveva fomentati nell'unica consapevolezza che tutto ciò fosse profondamente errato. Un Emerald a Serpeverde non si era mai visto, non era accettabile.
Aveva silenziosamente aspettato il momento di trovarsi in sala comune, per palesare il proprio senso di giustizia.
Era rimasto in un angolo per un po', con solo parte del volto illuminato dalle lampade verdi. Gli occhi cerulei che svettavano nell'oscurità, due occhi che non avevano perso una mossa, due occhi avevano intercettato l'intruso.
Fu una serpe quella che si mosse sinuosa verso le poltrone della sala comune, per palesare a tutti l'intruso, nella loro tana.
Vi sono animali che mostrano i denti come minaccia, per mostrare l'intento di una aggressione, o per dimostrare la propria dominanza. Il sorriso che aveva Romeo in quel momento, non era che un mostrare i denti verso il nuovo arrivato. Verso l'Emerald, intruso.
"Cosa ci fai TU qui?" Il tono di voce alto in modo che tutti sentissero cosa aveva da dire Romeo, per una volta scandii le parole in modo che non vi fosse alcun fraintendimento su cosa aveva detto. Fu un moto spontaneo, quel tono di voce netto e pulito, così come l'occhiata che gli rivolse.
"La stessa cosa che ci fai tu " L'intruso aveva risposto, chiudendo il libro in una lentezza che sembrava un affronto vero e proprio. Romeo lo aveva osservato, una mano si era stretta istintivamente alla bacchetta e l'altra si era invece chiusa in un pugno serrato. Fremette quasi, nel tentativo di non scagliarsi immediatamente contro di lui.
Gli occhi d'argento che non erano che una lama fredda che si specchiò negli occhi verdi degli Emerald, un vessillo di quella faida. L'argento e il verde dei Serpeverde che si scontravano, nella loro tana.
"Non credo proprio, sei un Emerald, gli Emerald vanno a Corvonero" Lo aveva detto con tutto lo sdegno che era in grado di produrre, con tutta la rabbia che poteva concepire. Non urlò, ma il tono di voce era talmente netto e pulito che fu in grado di sovrastare qualsiasi rumore di sottofondo della sala comune. Aveva riso, una risata breve e bassa solo per ricordargli che quel sorriso, non era benevolo, ma delle zanne che avrebbero voluto distruggerlo.
Lo sguardo che ancora cercava quello dell'altro, avrebbe voluto strappargli quegli occhi verdi, finalmente rimuovendo il simbolo di quella famiglia, schiacciando quell'intruso e rimandandolo cieco esattamente da dove era venuto. Così che non potesse vedere ulteriormente quella che era la loro tana, quello che era il loro territorio.
Aveva portato una spalla in avanti, insieme a una espressione disgustata, ancora per ribadire uno sdegno più che evidente.
Vi era una bellezza silente in tutto ciò, che era solo visibile agli occhi freddi di Romeo. Finalmente aveva qualcuno su cui sfogare la propria frustrazione, finalmente aveva un obbiettivo da colpire, ma non solo poteva ottenere qualcosa dal smuovere quel ragazzino viziato. Stava a lui segnalare ai Serpeverde, che non faceva parte di loro, che non avrebbe dovuto essere in quella sala comune, era certo che grazie a lui avrebbero visto la verità.
Quella che chiedeva, era giustizia, ma non solo anche riscatto per quello che avevano fatto alla sua famiglia. Si illuse che altre serpi potessero vedere, si era illuso che tutti potessero vedere quell'intruso ma invece coloro che sembravano privi di occhi per vedere, non era l'Emerald, ma tutti i serpeverde. La sua veemenza fu scambiata per un capriccio adolescenziale, esattamente come era stato in precedenza, quel giorno nel vagone. Ma non erano vittime casuali della sua ira, vi era una storia, una tragedia che si stava consumando sotto gli occhi di tutti e nessuno pareva veramente intenderla.
L'affronto di quel ragazzino maledetto che continuò nella sua lettura, aveva fatto uno scatto dopo aver alzato appena il mento e sgranato gli occhi, chi lo aveva visto quel giorno, si sarebbe ricordato a lungo quella espressione da predatore in attesa di sferrare un colpo mortale. Come un alligatore che era stato in attesa sul pelo dell'acqua, fino a quel momento e all'accenno della sua preda, aveva stretto la mandibola per gettarsi verso di lui.
Si era illuso di potersi sfogare nuovamente, ma si era trovato un muro di altri studenti del suo anno, tra cui il suo migliore amico dell'epoca, che nei giorni e mesi successivi, lo aveva marcato stretto.
Lo avevano portato fino al dormitorio, dove Romeo non aveva detto nemmeno una parola sull'accaduto, ma si era limitato ancora ad osservare tutti con quello sguardo da serpe tradita. Una serpe in seno ecco cosa avevano, non importava quanto si era opposto, quando nei giorni successivi, aveva urlato contro di loro per fargli capire che non era qualcuno da accettare...Non lo avevano ascoltato.
Ma Romeo aveva continuato ad osservare l'intruso, con quello sguardo indagatore insieme a qualche parola posta al momento giusto nei mesi, per ricordargli quello che era, quale era il suo posto.
Non importava quanti altri gli dicessero di lasciare perdere, l'unica voce che sentiva era la propria e quella dei genitori attraverso le lettere, in cui carpiva come stesse degenerando la situazione. La vera prova la ebbe quando ritornò per le vacanze natalizie, per scoprire quanto in basso la sua famiglia era caduta e quanto in alto gli Emerald si erano posti.
Fu quello che gli ricordò Viren Emerald, una volta rientrato dalle vacanze. Con quello sguardo verde che ormai non era che un monito alla sua disfatta, erano in sala grande e per quel motivo Romeo aveva deciso di ignorarlo con l'intenzione di aspettare un luogo più isolato, dove avrebbe potuto rischiare di non avere ulteriori punizioni per la sua condotta.
Aveva assunto lo stesso atteggiamento che aveva avuto il piccolo Emerald con lui, lo stava ignorando. Quando sentì la tavola dei Serpeverde tremare al di sotto dei suoi avambracci, girando la testa di scatto aveva visto proprio Thomas venire nella sua direzione. Aveva finalmente sentito un'altra voce, che era comune a quelle che aveva sentito lui.
Quel giorno capì dove il proprio orgoglio lo aveva portato, dove la propria ira lo aveva depositato, quel giorno l'argento e il verde si riunirono.