Jolene White
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Hogsmeade appariva tranquilla quel pomeriggio, e perfettamente ordinaria: sulle strette strade acciottolate, gli abitanti proseguivano le loro attività quotidiane senza curarsi del cielo grigio e uggioso che gravava sopra alle loro teste. Un gruppetto di marmocchi si era riunito nella piazzetta principale, e riempiva l'aria coi gridi vivaci dei loro giochi.
«A me, a me!»
«Buck, non lasciarlo passare!»
A cavallo chi di scope giocattolo, chi di semplici rami, i bambini prendevano molto sul serio la loro partita di Quidditch a terra. I passanti cercavano di stare alla larga dal loro campo da gioco, dove correvano come forsennati. Quando una figura – spalle esili coperte da capelli rossi, l'ondeggiare di una lunga gonna scura dietro ai passi frettolosi – si dimostrò meno accorta delle altre e passò entro le immaginarie linee di fondo campo, Buck dovette cambiare velocemente la sua traiettoria per non urtarla. Questo compromise la sua azione di difesa, e l'altra squadra segnò. Imbronciato, il bambino scalciò la terra; inaspettatamente, ciò produsse un tintinnio, e abbassando lo sguardo Buck si accorse di un braccialetto di perline azzurre caduto sull'acciottolato.
«Penso che sia caduto alla signora» decretò una bambina nel raccoglierlo. Si voltarono verso la donna dai capelli rossi, che ora stava imboccando una strada laterale. Senza dirsi una parola, si lanciarono al suo inseguimento.
«Signora!» gridò Buck. Con uno sforzo, arrivarono a svoltare l'angolo dietro al quale era appena sparita la sconosciuta. Di fronte a loro, il vicolo cieco era deserto; solo una rondine lo sorvolò velocemente in volo.
I bambini si guardarono intorno, incerti. «Forse si è smatizzata» azzardò Buck, che ancora si mangiava le parole.
«Io non ho sentito il rumore, tu?»
«No.»
Rimasero interdetti ancora qualche secondo, chiedendosi che cosa farsene del braccialetto. Nel mentre, i loro compagni richiedevano a gran voce che tornassero a giocare.
La rondine tagliava l'aria senza curarsi di nulla all'infuori della piacevole sensazione del volo. Il suo piumaggio in larga parte ramato denotava un esemplare piuttosto insolito, ma era difficile scorgere una differenza così sottile quando le sue ali la portavano tanto in alto, e tanto veloce. Conosceva bene la geografia di Hogsmeade: i binari infiniti che portavano fino alla stazione, e la strada lunga e dritta seguendo la quale si arrivava fino al castello; al centro di quelle due diramazioni principali, il gomitolo di vie e viuzze che costituiva il vero cuore del villaggio, e che in quel momento appariva sbiadito dalla luce smorta. Come tutto, del resto. Il suo istinto le diceva che il bel tempo fosse ormai alle porte, ma quel pomeriggio, in particolare, dispensava con parsimonia i raggi del sole, velandoli di spesse nubi.
Come se fosse la più bella giornata d'estate, l'animale si lanciò in ampi volteggi; disegnò nel cielo archi e parabole il cui unico significato era da ricercarsi in una gioia istintuale. Ogni volta che volava, era come riprendere dopo una lunga pausa in cui le sue ali si fossero atrofizzate – e, in un certo senso, era davvero così. E, anche se il ricordo di ciò che era stato fino ad un attimo addietro restava poco definito, le sensazioni del corpo parlavano chiaro: l'energia cominciava a scorrere impetuosa nei muscoli delle ali, e chiedeva di essere trasformata in maggiore velocità, in curve più strette, come se quel corpo perfettamente libero potesse esserle sottratto da un momento all'altro.
I suoi spazi prediletti erano di norma quelli più lontani dalla presenza degli uomini; per questo amava il vecchio rudere ricoperto di edera poco fuori dal villaggio. Tra poche settimane i fiori selvatici avrebbero raggiunto il loro massimo splendore, e allora era probabile che la rondine non avrebbe volato da nessuna altra parte. Ma in quel momento desiderava uno spazio diverso, sgombro di ostacoli, solo un prolungamento di cielo dove potesse volare indisturbata. La collinetta della Stamberga, in quel senso, faceva proprio al caso suo.
Vi planò rallentando solo quel tanto che bastava per non finire contro alla costruzione fatiscente. Proseguì accostandosi al tetto in rovina, con l'intenzione di lasciarsi poi la casa alle spalle in favore del vero spazio aperto. Non si curò della struttura pericolante, né di ciò che avrebbero potuto nascondere le sue molte ombre: le rondini non erano superstiziose. Ma forse avrebbero fatto meglio a diventarlo.
Una figura nera apparve dal nulla, lanciandosi di fronte alla rondine con un grido spaventoso.
CRAAA!
Il cuore del piccolo animale gli balzò in gola, le ali e la coda si mossero velocemente per cambiare traiettoria, portandolo a planare verso il basso. Colta di sorpresa, spaventata fino a perdere il controllo, la rondine non si avvide di star volando dritto dritto verso un ostacolo imprevisto. Tutto ciò che sentì fu il dolore a seguito di un impatto, e poi tutto fu totale confusione mentre rovinava sgraziata a terra. Lì rimase, scuotendo senza convinzione le ali, mentre il piccolo cuore batteva all'impazzata.