Feathers in the dust, Privata

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view post Posted on 24/5/2021, 22:24
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Jolene White


22 y.o.
animagus

Hogsmeade appariva tranquilla quel pomeriggio, e perfettamente ordinaria: sulle strette strade acciottolate, gli abitanti proseguivano le loro attività quotidiane senza curarsi del cielo grigio e uggioso che gravava sopra alle loro teste. Un gruppetto di marmocchi si era riunito nella piazzetta principale, e riempiva l'aria coi gridi vivaci dei loro giochi.
«A me, a me!»
«Buck, non lasciarlo passare!»
A cavallo chi di scope giocattolo, chi di semplici rami, i bambini prendevano molto sul serio la loro partita di Quidditch a terra. I passanti cercavano di stare alla larga dal loro campo da gioco, dove correvano come forsennati. Quando una figura – spalle esili coperte da capelli rossi, l'ondeggiare di una lunga gonna scura dietro ai passi frettolosi – si dimostrò meno accorta delle altre e passò entro le immaginarie linee di fondo campo, Buck dovette cambiare velocemente la sua traiettoria per non urtarla. Questo compromise la sua azione di difesa, e l'altra squadra segnò. Imbronciato, il bambino scalciò la terra; inaspettatamente, ciò produsse un tintinnio, e abbassando lo sguardo Buck si accorse di un braccialetto di perline azzurre caduto sull'acciottolato.
«Penso che sia caduto alla signora» decretò una bambina nel raccoglierlo. Si voltarono verso la donna dai capelli rossi, che ora stava imboccando una strada laterale. Senza dirsi una parola, si lanciarono al suo inseguimento.
«Signora!» gridò Buck. Con uno sforzo, arrivarono a svoltare l'angolo dietro al quale era appena sparita la sconosciuta. Di fronte a loro, il vicolo cieco era deserto; solo una rondine lo sorvolò velocemente in volo.
I bambini si guardarono intorno, incerti. «Forse si è smatizzata» azzardò Buck, che ancora si mangiava le parole.
«Io non ho sentito il rumore, tu?»
«No.»
Rimasero interdetti ancora qualche secondo, chiedendosi che cosa farsene del braccialetto. Nel mentre, i loro compagni richiedevano a gran voce che tornassero a giocare.

La rondine tagliava l'aria senza curarsi di nulla all'infuori della piacevole sensazione del volo. Il suo piumaggio in larga parte ramato denotava un esemplare piuttosto insolito, ma era difficile scorgere una differenza così sottile quando le sue ali la portavano tanto in alto, e tanto veloce. Conosceva bene la geografia di Hogsmeade: i binari infiniti che portavano fino alla stazione, e la strada lunga e dritta seguendo la quale si arrivava fino al castello; al centro di quelle due diramazioni principali, il gomitolo di vie e viuzze che costituiva il vero cuore del villaggio, e che in quel momento appariva sbiadito dalla luce smorta. Come tutto, del resto. Il suo istinto le diceva che il bel tempo fosse ormai alle porte, ma quel pomeriggio, in particolare, dispensava con parsimonia i raggi del sole, velandoli di spesse nubi.
Come se fosse la più bella giornata d'estate, l'animale si lanciò in ampi volteggi; disegnò nel cielo archi e parabole il cui unico significato era da ricercarsi in una gioia istintuale. Ogni volta che volava, era come riprendere dopo una lunga pausa in cui le sue ali si fossero atrofizzate – e, in un certo senso, era davvero così. E, anche se il ricordo di ciò che era stato fino ad un attimo addietro restava poco definito, le sensazioni del corpo parlavano chiaro: l'energia cominciava a scorrere impetuosa nei muscoli delle ali, e chiedeva di essere trasformata in maggiore velocità, in curve più strette, come se quel corpo perfettamente libero potesse esserle sottratto da un momento all'altro.
I suoi spazi prediletti erano di norma quelli più lontani dalla presenza degli uomini; per questo amava il vecchio rudere ricoperto di edera poco fuori dal villaggio. Tra poche settimane i fiori selvatici avrebbero raggiunto il loro massimo splendore, e allora era probabile che la rondine non avrebbe volato da nessuna altra parte. Ma in quel momento desiderava uno spazio diverso, sgombro di ostacoli, solo un prolungamento di cielo dove potesse volare indisturbata. La collinetta della Stamberga, in quel senso, faceva proprio al caso suo.
Vi planò rallentando solo quel tanto che bastava per non finire contro alla costruzione fatiscente. Proseguì accostandosi al tetto in rovina, con l'intenzione di lasciarsi poi la casa alle spalle in favore del vero spazio aperto. Non si curò della struttura pericolante, né di ciò che avrebbero potuto nascondere le sue molte ombre: le rondini non erano superstiziose. Ma forse avrebbero fatto meglio a diventarlo.
Una figura nera apparve dal nulla, lanciandosi di fronte alla rondine con un grido spaventoso.
CRAAA!
Il cuore del piccolo animale gli balzò in gola, le ali e la coda si mossero velocemente per cambiare traiettoria, portandolo a planare verso il basso. Colta di sorpresa, spaventata fino a perdere il controllo, la rondine non si avvide di star volando dritto dritto verso un ostacolo imprevisto. Tutto ciò che sentì fu il dolore a seguito di un impatto, e poi tutto fu totale confusione mentre rovinava sgraziata a terra. Lì rimase, scuotendo senza convinzione le ali, mentre il piccolo cuore batteva all'impazzata.

 
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Martian
view post Posted on 25/5/2021, 22:41




BuIgsR9


Era un giorno qualsiasi, di una vita qualsiasi. Dopo l'ennesima notte di insonnia, compagnia proprio di quella vita che, in realtà, di qualsiasi aveva ben poco, Thomas si era diretto ad Hogsmeade, per passare il suo giorno libero nella parte di mondo che preferiva, la natura. Non era insolito per lui girare nei pressi della Stamberga Strillante. La parte realmente insolita, era che lo stesse facendo di giorno. Aveva sempre preferito la notte, come momento per ricongiungersi a quella sfaccettatura latente di se stesso.
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Fu il tempo a convincerlo ad uscire a quell'ora. Era plumbeo, quel giorno, proprio come piaceva a lui. Poche cose apprezzava come l'odore della pioggia imminente, e nei boschi scozzesi, era possibile percepirlo come un vero e proprio aroma, come non accadeva per le strade abitate del villaggio. Era un omega, Thomas. Un animale solitario, le cui tendenze lo spingevano verso i luoghi tranquilli. Dove l'unica voce ad udirsi era quella del silenzio, e di tanto in tanto, il verso di qualche creatura nascosta ai suoi occhi. A fargli compagnia, come sempre c'era la sua ombra piumata, Alanis. Le sue iridi di ghiaccio avevano ormai assunto sfumature più scure, il che stava a significare che stesse crescendo e che fosse pronta ad interagire con altri della sua specie che non fossero nati in cattività, come lei. Cosicché potesse imparare a vivere come un'anima senza vincoli, come lui aveva sempre vissuto. Da quando l'aveva presa, Thomas non si era mai posto come un padrone, ma come un compagno. Le concesse il libero arbitrio, affinché potesse essere lei a scegliere se volare via libera, o se rimanere al suo fianco. Il modus operandi dello scozzese, era sempre stato questo. Ogni persona della sua vita, aveva scelto di stargli accanto, senza pregiudizi. Era ciò che rendeva speciali i suoi legami, oltre che veritieri pur potendoli contare sulle dita di una mano.

Passeggiò nel bosco, guidato dai sentieri naturali. Le robuste radici degli abeti non li avevano ancora cancellati del tutto. Il fruscio dei suoi passi venne coperto dai versi dei volatili nascosti al riparo tra gli alti rami. Erano particolarmente irrequieti, quel giorno. L'imprevedibilità del tempo ne era sicuramente la causa. Alanis spiccò il volo, volteggiando libera di sgranchirsi le ali. Sfrecciò qua e là, spingendosi oltre le chiome degli alberi. A quanto pare, le uggiose sfumature del cielo piacevano molto anche a lei, dato che parve sentirsi a suo agio nella gelida brezza di quella giornata.
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Thomas tirò in su la testa per seguirla con lo sguardo. Rise nel vederla così contenta; ai suoi occhi apparì proprio una bambina che correva spensierata nel parco. Camminò seguendo il suo percorso, soprattutto per tenerla d'occhio che qualche corvo adulto o rapace non l'assalisse. Si distrasse solo un attimo, per guardare dove stesse mettendo i piedi e non inciampare, quando improvvisamente sentì Alanis gracchiare con forza. Non fece in tempo ad alzare lo sguardo, che qualcosa andò a sbattergli contro. Era una piccola rondine, agitata e impaurita ormai caduta al suolo. Probabilmente tra lei ed Alanis, era lei ad essersi spaventata di più. Il suo, era un corvo imperiale bello grande e robusto, difatti si era già appollaiato sulla sua spalla, come se nulla fosse, sistemandosi le piume che erano state colpite dallo scontro. Spalancò gli occhi, accovacciandosi per allungare la mano e prenderla con delicatezza. Non la strinse, per non spaventarla ancora di più. Con cautela, le accarezzò le piumette della testa, accennando un lieve sorriso.
"Stai bene, rondinella? Spero non ti sia fatta troppo male..."


kkgSNr7
CLASSIFICATORE | 30 Y.O. | SCHEDA

 
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view post Posted on 6/6/2021, 20:10
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Jolene White


22 y.o.
animagus

Era difficile, per la rondine, comprendere appieno quello che stava succedendo. La sua era la mente di un animale, appena lambita, come da un ricordo che non riuscisse a raggiungere fino in fondo, dalla traccia di una coscienza più profonda. La sua esperienza, poi, si articolava tra il cielo e gli alberi, negli elementi naturali in mezzo ai quali la presenza umana era lontana e ininfluente. Era abituata a scorgere sotto al suo volo teste rimpicciolite dalla distanza, ma trovarsi di fronte ad un essere umano, e tanto vicino, era insolito e piuttosto spaventoso.
Quando l'uomo – il gigante – si abbassò per prenderla nella sua mano, il primo istinto della rondine fu una paura in grado di immobilizzarla. Il piccolo cuore continuava a martellare dentro al petto, ed un breve fremito delle ali fu l'unico, debole indizio a suggerire che l'animale volesse scappare. Eppure – e questa era una consapevolezza indefinita –, quell'uomo era gentile. Il suo tocco si manteneva attento e leggero, come se non desiderasse farle male; quando parlò, il suono della sua voce aveva una certa qualità rassicurante, per quanto le parole rimanessero inintelligibili alla creatura.
La rondine lanciò un pigolio, e sembrò quasi che gli rispondesse. Si mosse leggermente nella mano del mago; sentiva il suo calore contrapporsi all'aria fresca del pomeriggio nuvoloso. La carezza leggera che le sfiorò la testa pareva volerla consolare del recente impatto: lo lasciò fare, i muscoli appena un po' più irrigiditi. L'uomo avrebbe potuto constatare una colorazione piuttosto insolita: il colore ramato lambiva gola, schiena e ali, definendo un'area più estesa di quanto fosse caratteristico della specie. Era improbabile che l'uomo potesse accorgersene nella luce incerta del pomeriggio, ma gli occhi dell'animale rivelavano, ad un'attenta analisi, una sfumatura scurissima di verde.
Tuttavia, finivano qui gli indizi che potessero suggerire che quella non fosse una rondine ordinaria. Il suo comportamento non dimostrava molta più consapevolezza di quanto ci si sarebbe aspettati. Quando sollevò la testolina verso il viso del mago e piegò il collo per poterlo guardare, il contatto non durò che pochi istanti – pochi istanti nei quali si sarebbe potuta leggere una certa curiosità, forse, ma avrebbe anche potuto essere un'illusione. Fatto sta che presto la rondine si rese pienamente conto di quello che si trovava sulla spalla dell'uomo.
Non stette ad assicurarsi delle intenzioni del corvo: la sua presenza fu più che sufficiente a convincere l'animale più piccolo che fosse il caso di togliersi di torno. L'istinto prevalse e la rondine cercò di divincolarsi dalla presa del mago, ogni dolore e gentilezza dimenticati. Il tocco dell'uomo era stato delicato, quindi probabilmente non sarebbe stato difficile liberarsene. Se vi fosse riuscita, la rondine avrebbe disteso le ali in un volo poco aggraziato, lanciandosi come una freccia verso la vegetazione sulla destra. C'era da sperare che il corvo non lo prendesse come un invito a giocare ad acchiapparello.
Proprio mentre cercava di mettersi in salvo, la rondine percepì un cambiamento improvviso nel suo stesso corpo. La sensazione era ormai conosciuta: significava che il tempo era scaduto. Gli ultimi battiti d'ala furono disordinati, in qualche modo innaturali; se niente avesse interrotto la traiettoria dell'animale, esso sarebbe infine sparito dietro ad un gruppetto di cespugli poco lontani da dove si trovava il mago. Sembrava proprio che quella povera bestia avesse sbattuto la testa un po' troppo forte; tuttavia, al posto del fruscio leggero che ci si sarebbe aspettati di sentire da un corpo così minuto, si udì un tonfo degno di dieci rondini tutte insieme.
«Merda.»
Una rondine o un cespuglio parlanti? La magia non finiva mai di stupire.

 
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