Una Lucciola per la mia Infanzia, Contest a Tema Giugno 2021

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view post Posted on 30/6/2021, 19:11
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Desclameir
La nonna è di origine francese, quindi ogni tanto usa ancora qualche termine della sua lingua madre. Inoltre, ha mantenuto il rotacismo, indicato così "ʁ" nel discorso diretto.


"È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro e, insieme sempre, temono, sperano, godono, piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello” (G. Pascoli)


Quella notte stava faticando ad addormentarsi, quindi decise uscire dal dormitorio e recarsi silenziosamente in Sala Comune, in compagnia di un buon libro. Sperava che la lettura le conciliasse il sonno. Dopo essersi messa comoda sulla poltrona, stava per aprire il volume quando sentì un leggero ronzio alla sua destra. Si voltò per capire cos’era stato e, vicino alla finestra rotonda dimenticata aperta da qualcuno, vide una minuscola sfera luminosa muoversi. Non ci mise molto a collegarla ad un esserino a lei familiare: una lucciola.
Sul viso le comparve un sorriso sghembo al ricordo del primo incontro con le lucciole. Era a casa dei nonni, Celine e Joseph, in Irlanda, poco prima del suo decimo compleanno. A sua nonna piacciono molto quelle creature. In quell’occasione le parlò di come le ricordassero la sua infanzia, ma soprattutto quanto fosse passata velocemente, anche fin troppo. Con essa spesso si perde il senso di libertà, il senso di meraviglia, cambia persino il modo di vedere le cose, tutto inizia a sembrare banale, meno incredibile. Va bene crescere, ma è importante cercare di tenersi stretta la propria parte infantile, le disse. Lei, nonostante la sua indole apparentemente severa, sapeva ancora tornare bambina quando voleva e poteva. Soprattutto in compagnia dei nipoti.
In quel momento le sembravano strane le sue parole, ma adesso che stava quasi per compiere 14 anni, quell’età delicata in cui si inizia a cambiare sotto diversi aspetti, incluse le abitudini, stava cominciando a capire. Si stava responsabilizzando, dedicava molto tempo agli incarichi scolastici ed extrascolastici, di conseguenza ogni tanto si dimenticava delle attività più ricreative. Non voleva crescere troppo in fretta, ma è una cosa che ancora non riesce a gestire. Sperava di riuscirci presto……

******


Dublino, Irlanda, qualche anno prima
La casa dei nonni si trova in campagna, poco fuori Dublino. Attorno ha un enorme prato, delimitato a est da un bosco, dove solitamente si rifugiava per giocare da sola o in compagnia del cugino, quando anche lui era lì in vacanza. Quel pomeriggio non fu diverso. Era andata con Jordan fino ad un fiumiciattolo non troppo distante, tornando poi a casa completamente fradici. Con un movimento di bacchetta il ragazzo le aveva lanciato contro l’acqua gelata, ma lei gli aveva reso pan per focaccia.
«Ce que vous avez combiné? Arrêtez-vous, non azzaʁdatevi ad entʁaʁe in questo stato!» li accolse la voce familiare della nonna. I due rimasero bloccati sulla porta, guardando la donna che andava loro incontro con la bacchetta sollevata. La mosse in una sinuosa spirale nella loro direzione e, in un attimo, i loro abiti erano asciutti, come se niente fosse accaduto. «La pʁossima volta non conciatevi così, compris?» suo cugino, al tempo sedicenne in piena ribellione, roteo gli occhi e, imboccando le scale, si diresse nella sua camera, ma non senza prima protestare: «Era solo un po’ d’acqua. Non sei mai stata giovane? Sembra che tu non abbia mai fatto cose del genere.» La porta si chiuse mentre terminava l’ultima frase. A volte sapeva rendersi davvero insopportabile, però con quella sua affermazione l’aveva incuriosita. «EHI, SIGNOʁINO, N’OSEZ PAS. IL FATTO CHE IO SIA SEVEʁA, NON SIGNIFICA CHE NON SAPPIA COSA SI PʁOVA AD AVEʁE LA VOSTʁA ETÀ E DIVEʁTIʁSI!» gli gridò dietro Celine. «Pour Morgana. Les jeunes d’aujourd’hui» continuò a borbottare tra sé e sé prima di allontanarsi, andando verso la cucina.
La streghetta la seguì, voleva chiederle una cosa. Una volta raggiunta, andando a sedersi al tavolo al centro della stanza, si fece avanti «Grand-mère, davvero conosci qualche gioco divertente! Quali? Cosa facevi da piccola?» in tutta risposta ricevette un’espressione inizialmente confusa, che si trasformò poi in un sorriso complice «Anch’io stavo quasi sempʁe all’apeʁto. Oltʁe ai giochi più comuni, adoʁavo osseʁvaʁe le lucciole. Non c’è niente di più bello che vedeʁle illuminaʁe i pʁrati quando si fa buio. Quando avevo la tua età ceʁcavo di pʁendeʁle con un baʁattolo, quando ci ʁiuscivo le tenevo peʁ un po’ con me pʁima di libeʁaʁle.» le lucciole? Alla bimba si illuminarono gli occhi, le comparve uno sguardo curioso, affascinato. Non ne aveva mai viste, non aveva avuto occasione.
«Davvero? E qui ci sono? Le posso vedere anch’io?» questa raffica di domande le uscì spontaneamente, non riuscì a trattenersi. «Calma, calma! Sì, ci sono, ma escono solo la seʁa dopo il tʁamonto. Qui si tʁovano in una piccola ʁaduʁa, non lontano dal limitaʁe del bosco. Se vuoi, dopo cena andiamo a vedeʁle?» poteva perdere questa occasione? Ovviamente no «Sul serio? Possiamo? Cosa dobbiamo fare per prepararci allora?» non vedeva l’ora, sarebbe stata un’esperienza che non avrebbe dimenticato facilmente. «Vedo che ho attiʁato la tua attenzione eh. Per pʁima cosa, se vuoi pʁovaʁe a pʁendeʁle, dobbiamo pʁepaʁare i baʁattoli!» Celine si avvicinò al mobile sotto al lavello, dove recuperò alcuni contenitori in vetro con i relativi coperchi, accuratamente avvitati per mantenerli chiusi. Quando tornò indietro per posarli sul tavolo disse: «Adesso mi aiuti a toglieʁe i copeʁchi? Sulla sommità vanno fatte delle piccole incisioni» Camille la guardò con aria interrogativa «Perché? A che serve?» mentre attendeva la risposta, iniziò ad aprire con gesti rapidi i barattoli, poggiando i dischetti metallici che li serravano vicino alla nonna. «Seʁvono peʁ faʁ entʁaʁe l’aʁia. Anche le lucciole ʁespiʁano, sai?» nel frattempo impugnò la bacchetta e, castando più volte il Diffindo, riuscì a creare delle fessure precise e strette quanto basta, tanto da permettere all’aria di entrare, ma non alle creature di uscire. «Bene, non ʁesta che aspettaʁe. Intanto, ti va di chiedeʁe a Joʁdan se viene con noi? Magaʁi si ammoʁbidisce un po’.» non era sicura che avrebbe apprezzato, ma senza farselo ripetere due volte annuì e si diresse a passo svelto verso la camera del cugino.
Quando arrivò davanti alla porta, diede tre colpi decisi. Anche se l’educazione l’avrebbe messa tranquillamente da parte, lo scorbutico irrispettoso era lui. Quando ricevette, stranamente, il permesso entrò. Stava leggendo sul suo letto, ma abbandono subito il libro, abbassandolo verso il petto, per accoglierla con un: «Che vuoi nanerottola?» il tono non era offensivo, più scherzoso, canzonatorio, ma la infastidì lo stesso e lo dimostrò con una smorfia contrariata. «Sono venuta a chiederti….beh, ecco…..se stasera vuoi venire con me e la nonna in un posto?» dalla posizione supina, con un movimento fluido si mise seduto per guardarla negli occhi, sollevando un sopracciglio. Sembrava……interessato?
«E dove?» Dove? Era necessario che lo sapesse? Le avrebbe riso in faccia? Lui non era il tipo, perché invitarlo alla fine? Però, se lo scopo era farlo venire, forse era meglio nascondere i dettagli.
«Non posso dirtelo, è una….sorpresa» attese con ansia la sua reazione. Aveva fatto la cosa giusta?
«Non volete dirmelo eh…ok, basta non sia uno scherzo. Altrimenti lo sai che mi vendicherei!» assunse un’aria minacciosa, che dopo pochi secondi si addolcì, lasciando trasparire un sorriso. Nonostante le scaramucce e la differenza d’età, per fortuna il loro rapporto era da sempre solido. «Ottimo!» soddisfatta, tornò al piano di sotto per informare la nonna.


Finalmente era giunto il momento, era talmente smaniosa che stava quasi saltellando sul posto mentre attendeva di andare. «Ti aiuto nonna, passami qualche contenitore!» tese le braccia verso Celine in attesa di prenderli «Oh, eccoti! Tieni, prendine uno pure tu….» disse a Jordan, che nel frattempo le aveva raggiunte all’ingresso «Questi che sono? Che ci devo fare?» gli porse uno dei barattoli e, quando lo prese, si diresse verso la porta esclamando: «Lo scoprirai, tranquillo.» non gli diede tempo di replicare, girò la maniglia ed usci in giardino. L’aria fresca della sera le arrivò addosso prepotente, facendola rabbrividire per un’istante. L’odore dell’erba appena bagnata dall’umidità iniziava a farsi sentire, solleticando piacevolmente le narici. «Bene, è oʁa d’incamminaʁci. Seguitemi, ma state attenti a dove mettete i piedi.» il tempo di far comparire una fredda luce sulla punta della bacchette e la seguirono per circa un centinaio di metri, oltre il confine del bosco. Arrivarono ad un ampio spazio privo di alberi, tenuamente illuminato dalla luna. «Quindi cosa ci facciamo qui? Me lo dite adesso o no?» doveva ammettere che anche lei, come il cugino, era perplessa. Si sarebbero fatte vedere le lucciole? «Poʁtate pazienza, ne vaʁʁà la pena.» e fu davvero così! Dopo pochi minuti, videro i primi flebili bagliori, che si trasformarono poi in nuvolette luminose sparse per tutto il prato. Rimase letteralmente a bocca aperta, non aveva mai visto uno spettacolo tanto bello. «Visto, ve l’avevo detto» sì, ma era addirittura meglio di come se lo era immaginato. A piccoli passi, si avvicinò timidamente ad alcune poco distanti. Con gli occhi spalancati, si prese del tempo per ammirarle, incantata, non riusciva a distogliere lo sguardo da quelli esserini tanto affascinanti. Stava per allungare una mano nella loro direzione, quando venne interrotta improvvisamente dalla voce di Jordan: «Lucciole? Perché tanto mistero a riguardo? Potevi dirmelo. E, comunque, a che servono questi….» lasciò cadere il braccio lungo il fianco prima di voltarsi nella sua direzione. Si stava rigirando il barattolo tra le mani in attesa di istruzioni. Ops, si stava dimenticando di spiegargli i dettagli…..
«Pensavo non saresti venuto…comunque, questi servono per provare a prenderle. Ovviamente prima di andare via le rilasceremo.» intanto aprì il suo, poi fece cenno al cugino di fare lo stesso «E tu nonna? Ti unisci a noi?» nel frattempo, con il contenitore nella destra ed il coperchio nella sinistra, con movimenti lenti per evitare di spaventarle, provo ad acciuffare quelle di fronte a lei. Ma inutilmente, volarono via ancora prima di terminare l’azione. Imperterrita ritentò, avvicinandosi ad un altro gruppetto. Anche stavolta non ci riuscì. Spazientita si acciglio. «Che c’è pulce, le spaventi?» a quel punto, in una smorfia mostro la lingua e lo rimbeccò: «Provaci tu, sbruffone!» e lo fece, ma anche lui, per colpa della sua irruenza, fallì miseramente. «Adesso chi è che le spaventa? Un Troll si muoverebbe con più grazia!» ottenne uno sguardo truce, che prometteva guai. «Ehi, voi due, invece di litigaʁe, venite qua. Ve le mostʁo io da vicino» quando raggiunsero Celine, notarono che era riuscita a catturarne almeno una decina. «Sono bellissime veʁo?» sì, lo erano. Lei e Jordan allungarono contemporaneamente la mano, per toccare delicatamente il vetro con un dito. Per quanto emanassero uno strano senso di calore, la superfice era fredda come il ghiaccio. Non aveva mai provato una sensazione così….stana? se agli altri poteva sembrare normale, per lei era una novità assoluta. «Volete che vi spieghi come si fa? È molto semplice, dovete ceʁcaʁe di prendeʁle ponendo il baʁattolo in basso peʁ poi alzaʁlo lentamente. Una volta che sono dentʁo chiudetelo ʁapidamente. Non dovete spostaʁlo lateʁalmente come avete fatto pʁima, altʁimenti le spaventate e volano via. Adesso pʁovateci.» in effetti funzionò, dopo un altro paio di tentativi ci riuscirono. Non potevano che essere soddisfatti. «Guarda nonna!» le mostrò orgogliosa le lucciole nel suo contenitore, che adesso sembrava più una lanterna. «Bene, ce n’était pas difficile. Non voʁʁei rovinaʁe il momento, ma si è fatto taʁdi. Libeʁatele, che dobbiamo toʁnare a casa.» quando tutti e tre sollevarono i coperchi, le creature, che sembravano quasi magiche, si dileguarono velocemente, mentre le ammiravano allontanarsi per nascondersi tra i cespugli. «Abbiamo appuʁato che so cosa significa avere la vostʁa età? Vi è piaciuto?» sottolineo la cosa rivolgendo loro un occhiolino. «Direi di sì, vero?» dette una gomitata a Jordan, per attirare la sua attenzione e fargli esprimere la sua opinione «Non l’avrei ma detto, ma…..sì, ammetto che è stato bello. Confesso che sono disposto a rifarlo.» nel mentre, iniziarono a imboccare la via del ritorno, prima che il buoi diventasse più fitto e impedisse di completamente di vedere la direzione che stavano prendendo. «Ne sono felice. Nonostante io sia seveʁa con voi, non voʁʁei mai impediʁvi di diveʁtiʁvi. Ricoʁdatevi che lasciare emergere il vostro bambino interiore non è un male, anzi! Vi aiuteʁà a prendere con leggeʁezza molte cose, ma soprattutto non vi faʁà dimenticaʁe come ci si stupisce.» fece una breve pausa prima di continuare «Non ve l’ho mai ʁaccontato, ma io vado spesso lì. È il mio modo di toʁnare bambina, come magaʁi il vostʁo un gioʁno saʁà saliʁe su un albeʁo.».

******

Dopo quella volta, non dette più molto peso a quelle raccomandazioni. Adesso invece ci ripensò e non le avrebbe più dimenticate. Per consolidare la sua convinzione decise di fare una cosa. Si guardò intorno per assicurarsi di essere sola, poi si alzò per recuperare uno dei bicchieri in vetro poggiati sulla mensola del camino. Silenziosamente, si diresse poi verso la finestra e, mettendosi in punta di piedi, pose il bicchiere sopra la lucciola, come se fosse una campana. Lo lascio capovolto sul davanzale per qualche istante, guardando la creatura con lo stessa meraviglia della prima volta.
Quando la lasciò andare, le venne alla mente un piccolo dettaglio. La nonna aveva suggerito di esprimere un desiderio una volta liberate. Al tempo aveva chiesto una torta di mele per colazione, ma ora le venne in mente tutt’altro: *Fa che il mio lato infantile non appassisca mai*




 
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