Strange Case, Words of Magic - Privata

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view post Posted on 31/8/2021, 16:57
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Jolene White
22 anni | infermiera | words of magic


Il cuore le batteva forte nel petto, l'unico rumore che avrebbe potuto tradire la sua avanzata nelle tenebre della notte. La luce fioca di una candela era appena sufficiente a guidare i suoi passi. Sospesa sopra alla fiamma tremolante, la sua bianca mano era pronta a calare per soffocare anche quel barlume di luce, se solo fosse stato necessario: nessuno doveva vederla. Nessuno doveva sapere che era lì. Le ombre erano il suo mantello, il segreto la sua mappa. Se avesse incontrato anche solo un'altra anima, sarebbe stata spacciata, perché non doveva trovarsi lì. Se tutto fosse andato secondo i piani, non avrebbero saputo della sua visita prima del mattino seguente – e allora sì, che se ne sarebbero accorti, e avrebbero capito che i loro sistemi di sicurezza non valevano a fermare una come lei.
I vecchi muri di pietra del castello non avevano neppure una finestra ad alleggerire la loro massa opprimente. I quadri sonnecchiavano nelle loro cornici polverose, ignari come chiunque altro. Ignari di quello che sarebbe successo, del crimine che stava per compiersi a sangue più freddo di una torta gelato appena uscita da un frigus...

***
Jolene voltò la pagina con impazienza: era completamente catturata dal nuovo romanzo di Primma C. Adems, le cui atmosfere fosche e misteriose sembravano riversarsi fuori dai caratteri stampati fino a riempire l'intera stanza. Leggeva alla calda luce del tardo pomeriggio, ma avrebbe potuto benissimo essere l'ora più buia della notte, tale era la forza dell'immedesimazione. Ad un certo punto aveva perfino smesso di fare caso ai bizzarri paragoni culinari che la Adems riusciva ad infilare ovunque – nulla, insomma, avrebbe potuto distrarla dalla storia avvincente.
Nulla, o quasi. A giudicare dal vociare fuori della sua porta, una classe intera doveva essersi raccolta nel corridoio. I loro timbri le arrivavano soffocati dai muri spessi; ciò che rimaneva delle parole, incomprensibili, era la sensazione di un dialogo concitato, in cui le battute di svariati interlocutori arrivavano a sovrapporsi le une alle altre.
Inizialmente Jolene li aveva semplicemente ignorati: non era insolito che nei corridoi si formassero capannelli più o meno numerosi, che di solito si dissolvevano nel giro di pochi minuti quando tutti proseguivano per la propria strada. Al momento non vi erano pazienti in infermeria che potessero venire disturbati da un po' di chiacchiericcio, così Jolene aveva proseguito nella propria lettura isolandosi a tal punto che ogni rumore era finito sullo sfondo della sua coscienza.
Gli studenti, però, avevano gradualmente alzato la voce. Parlavano con più urgenza, ora, al punto che sulla fronte della White era apparsa una piccola ruga, testimonianza della difficoltà crescente a concentrarsi. Che cosa stavano combinando, là fuori? Il castello descritto nel romanzo era silenzioso come una tomba, ma certo non si poteva dire altrettanto di Hogwarts...
Un colpo contro alla parete la fece sobbalzare. Immediatamente staccò gli occhi dal libro, e in capo a pochi istanti di incertezza scattò in piedi. Con un gesto automatico si lisciò la gonna dell'uniforme, mentre già raggiungeva la porta che collegava il suo alloggio al corridoio.
Fuori, almeno una dozzina di studenti di tutte le età si erano radunati a breve distanza dalla porta dell'infermeria. Uno di loro, tra quelli più grandi, dava le spalle al muro. Teneva il braccio disteso e la mano chiusa a pugno, scandendo le proprie parole con piccoli colpi contro alla parete: «...proprio qui, l'avete visto tutti!».
Gli altri si animarono ancor di più e cominciarono a stringere il semicerchio che avevano formato intorno a lui. Parlavano tutti in contemporanea, ciascuno alzava la voce per sovrastare quella del compagno, in una cacofonia in cui Jolene riuscì a distinguere solo frammenti di frasi: impossibile... così all'improvviso... Evanesco... solo ieri quando passavo... gattaccio rognoso....
Si zittirono solo quando l'infermiera si avvicinò a loro a passi rapidi. I primi che la videro cominciarono a dare gomitate agli altri, a indicare la figura scura di Jolene che li fissava allarmata. «Che cosa sta succedendo?» chiese, passando in rassegna i tanti volti. La sua voce era tesa, Jolene non aveva avuto il tempo di pensare di nascondere il proprio nervosismo. «Perché siete tutti così agitati?»


 
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view post Posted on 14/9/2021, 10:03
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Casey Bell
17 anni | prefetto | words of magic


I quattro studentelli del primo anno si muovevano lesti, compiendo passetti saltellanti da una lastra di pietra all'altra del pavimento. Col respiro affannoso, faticavano a starle dietro con le loro gambette piccole e l'insicurezza di chi ha appena iniziato la scuola. Lei, invece, sembrava così sicura, così a suo agio nel ruolo che rivestiva. Trapelava persino un po' di spocchia dal suo modo di camminare e di non abbassare lo sguardo su di loro, quattro novellini impauriti che le avevano balbettato contro con esagerata cortesia se potesse accompagnarli in aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Casey accettò, ovviamente. Dal canto suo era semplicemente provata dall'inizio della scuola. Ognuno, proprio come quei piccoletti, desiderava qualcosa da lei, e lei non poteva nemmeno sognarsi di esimersi dal rispondere a domande o dall'esaudire richieste - il tutto concentrato nell'arco di tempo che intercorreva fra una campana e l'altra, perché nemmeno a lei era permesso concedersi un po' di ritardo a lezione.
A rigor di questo, come se un incantesimo avesse racchiuso il castello in una bolla maledetta intessuta nelle sfighe delle Leggi di Murphy, la loro marcia fu costretta ad arrestarsi di fronte a un capannello di studenti in divisa che bloccava il corridoio davanti alla porta dell'infermeria.
«Hey, voi» sbottò a voce alta per sovrastare il brusio. «Cosa state facendo qui?»
Decine di facce si voltarono, stralunate e preoccupate. I quattro primini, incuriositi, si misero sulle punte dei piedi per tentare di sbirciare oltre la coltre di mantelli neri. Casey, detto fatto, venne subito investita dalle voci di ogni membro del capannello, che si avvicinarono, che la risucchiarono all'interno della bolgia per renderla partecipe del fattaccio.
«Un quadro è stato rubato!» esclamò un Grifondoro del secondo anno.
«Ma che dici, Jess? E' impossibile!»
«Te lo giuro! Così all'improvviso, da ieri a oggi, puff intervenne un Tassorosso.
«Ma chi può voler rubare un quadro parlante, andiamo!»
«Gli avranno fatto un Evanesco Suggerì una Corvonero.
«Non penso sia possibile per uno studente. Dubito che un insegnate possa...»
«Casey, te l'ho detto! Proprio qui, solo ieri quando passavo l'ho visto e oggi... puff
«Ma mi spiegate che senso dovrebbe avere?!»
Scostato il sipario di mantelli, la stranezza fino ad allora solo narrata le si concretizzò sotto gli occhi. Un quadrittico monco, due ritratti in basso e uno più uno spazio rettangolare riempito dall'intonaco lucido, evidentemente fino a poco tempo prima protetto da un'altra superficie. I tre presenti erano rappresentanti delle casate verde-argento, rosso-oro e giallo-nero. Mancava solo...
«Gattaccio rognoso!» Il mezzobusto di un uomo dai capelli cerati schiacciati contro la testa e i baffi attorcigliati, dimenava il suo bastone da passeggio con una testa leone in cima, intento a scacciare un gatto persiano che era improvvisamente piombato nel suo spazio privato. «Diana, cosa aspetti a richiamarlo? Lo sai che ho la fobia dei gatti!»
«Sei proprio un cuor di leone, Rodrigo. Bessy, vieni dalla mamma.» Una donna di mezza età, con capelli neri raccolti in una crocchia e un serpente argentato che le stringeva il collo a mo di collana.
«Su, fatela finita voi due» si intromise il terzo ritratto, una donnona mascolina vestita alla marinara a strisce gialle e nere, che stringeva nodi a bordo di una nave. «Capisco che finalmente avete un pubblico per i vostri spettacolini, ma non esagerate.»
Gli studenti, benché lì per un motivo diverso, sembravano ormai aver messo radici di fronte ai tre quadri, incantati dalle loro stranezze. Gli schiamazzi crescevano, tanto da richiamare l'attenzione delle persone dentro le aule. Persino la porta dell'infermeria si aprì, probabilmente perché tanto caos diede fastidio agli studenti in degenza.
«Ok, ragazzi, state calmi» provò a richiamarli Casey con scarsissimi risultati. «Voi quattro, in classe, subito. La vostra lezione sta per cominciare e vi consiglio di non fare aspettare il prof.» Ripiegò sui ragazzini che erano con lei, che rassegnati si separarono dal gruppo. Risolto quel problema, si concentrò sui quadri.
«Cosa sta succedendo, signori?»
Mise le mani sui fianchi e li squadrò tutti e tre. Rodrigo e Diana la ignorarono, uno schiacciato contro un lato del quadro che tentava di scacciare il gatto facendo strani gesti con la mano, l'altra dominata da acuta ridarella. La marinara tassorosso sospirò.
«Eh, cara mia. Sembra che il nostro caro Eustachio si sia trasferito altrove nottetempo. Non so bene come sia accaduto, io stavo dormendo.»
«Per me si è solo rifugiato dentro un libro, piegato fra le pagine come un fiorellino secco. Lo sappiamo tutti che i Corvonero rifuggono la vita sociale come i vampiri la luce del sole. E' un semplice asociale- nngggggh!» Rodrigo diede la sua mentre tentava di scansare la coda del gatto che più che rognoso sembrava in cerca di coccole.
«Forse era semplicemente stanco dei tuoi teatrini, Rodrigo. E chi non lo è. Potessi farlo, ingaggerei un pittore per farmi dipingere una bella casa al mare e chiudermi a chiave dentro un cassetto per dimenticarmi le vostre brutte facce.» Intervenne Diana.
«Ok, va bene. Quindi nessuno di voi sa cosa è successo? Insomma, state qui tutti insieme. Possibile che nessuno si sia accorto di qualcosa di insolito?»
Casey avrebbe dato qualsiasi cosa per farli smettere. Ma ecco che la White si faceva largo fra la folla e un barlume di speranza la fece sospirare. Magari avrebbe potuto semplicemente sbolognare a lei la faccenda.
«Dicono che un quadro sia sparito, signorina. Nessuno ne sa niente.»
Words of Magic | Body | 7 • Qualcuno ha rubato un quadro magico (vale qualsiasi luogo) e sta al tuo PG indagare sul furto. Costruisci la sua indagine e fagli trovare o no il colpevole.

 
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view post Posted on 2/10/2021, 13:02
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Jolene White
22 anni | infermiera | words of magic


Lo sguardo interrogativo di Jolene si focalizzò su Casey, uno dei prefetti di Grifondoro. Se da un lato le parole della ragazza spiegarono la confusione che si era creata, dall'altro aprivano la strada ad ancora più domande: un quadro era sparito, a quel che pareva e, in un certo senso, proprio da sotto il naso dell'infermiera. Jolene setacciò la memoria degli ultimi giorni, ma nessuno le aveva mai accennato un imminente spostamento dei dipinti.
«Che quadro?» domandò, avanzando ancora di pochi passi fino a quando non si ritagliò uno spazio proprio di fronte alla parete. Gli studenti si fecero da parte, fissando su di lei occhi carichi di curiosità: si aspettavano che lei avesse delle risposte.
Il viso della donna, però, palesò solamente sconcerto di fronte al rettangolo di intonaco spoglio, che notava allora per la prima volta. Era passata di fronte a quel preciso punto così tante volte da conoscere bene i personaggi raffigurati dalle tele, e non fu di certo sorpresa di vederli bisticciare: Diana, il cui gatto faceva le fusa all'indirizzo di un Rodrigo che non avrebbe potuto essere più terrorizzato nemmeno di fronte ad un Ungaro Spinato; Bernadette, come al solito, sembrava più interessata al sartiame della propria nave che ai drammi da condomini degli altri due; e poi, il grande assente...
«...Eustachio!»
Jolene sbatté le palpebre. La voce stentorea di Bernadette riusciva a farsi udire anche quando la donna borbottava tra sé e sé, come in quel momento. «Era una lagna e non gli andava mai bene niente, ma non si sarebbe mai spostato di sua spontanea volontà. Figurati se avrebbe mai rischiato di cadere dalla padella alla brace, con dei vicini ancora più rumorosi!»
«Perdonami?» Diana suonava indignata. «Non sono io che strillo ogni volta che Bessy cerca di avvicinarsi. Non è vero, Rodrigo?»
«Non strillerei se questa bestiaccia non mi minacciasse... Guardala! Guardala, si sta affilando gli artigli!» Rodrigo puntò un dito tremante contro alla gatta, che non sembrava intenzionata ad abbandonare la sua tela: incurante, continuò ad affondare le zampe in una poltrona, prima di acciambellarvisi sopra.
A Jolene non interessava assistere a quell'ennesima scenetta; la scomparsa di Eustachio, invece, era tutta un'altra storia. Le braccia incrociate al petto, la donna cercava di ricordare quando gli avesse parlato l'ultima volta. Non dovette scavare tanto a lungo nella memoria: la sera addietro, mentre tornava ai propri alloggi dopo una passeggiata nel giardino, aveva scambiato un paio di battute con il Corvonero. Normalmente, lo si trovava mollemente sdraiato sulla sua ottomana di velluto blu, con il naso adunco al cielo e un'aria tragica, come un vecchio Amleto alle prese con i grandi problemi dell'esistenza. Quella sera, invece, la sua lunga veste da mago si perdeva nella penombra della biblioteca in cui era ritratto, dove egli sembrava intento a cercare qualcosa mentre borbottava tra sé e sé. Jolene, che ben conosceva le abitudini del mago, si era stupita di quell'insolita attività.
Jolene sapeva che cosa avrebbe dovuto fare in quel momento: congedare gli studenti, assicurarsi che andassero tutti a lezione ed in seguito interpellare Gazza, o qualche altro membro del personale, sulla curiosa faccenda. Tuttavia, l'opzione più ragionevole non era altrettanto allettante. Strappata al mistero che permeava la sua lettura, Jolene era incline a rivedere la medesima atmosfera al di fuori delle pagine stampate. Qualcosa non tornava, in quella faccenda: dubitava che lo spostamento di Eustachio fosse stato previsto, dal momento che in quel caso gli altri tre ne sarebbero stati informati – per di più, simili operazioni non si facevano nel cuore della notte, come sembrava essere il caso presente.
«Ieri sera...» cominciò a dire, ancora sovrappensiero. Nello scorrere i tanti volti che la circondavano, fu naturale soffermarsi ancora una volta su Casey, l'unica che l'avesse interpellata direttamente. «...ieri sera mentre passavo di qui l'ho visto stranamente agitato. Andava di qua e di là per il quadro, come se non riuscisse a stare fermo. In due anni che passo di qui ogni giorno, credo di non averlo mai visto così attivo.» L'aveva trovato curioso, ma non così tanto da pensare che vi fosse motivo di soffermarvisi a lungo. Per di più, Eustachio aveva liquidato le sue domande con un gesto impaziente della mano, chiarendo subito che non si sarebbe messo a chiacchierare con lei. Jolene si era stretta nelle spalle ed era entrata in Infermeria. D'altronde, la fama di Eustachio era quella di essere un mago lunatico, a tratti scontroso, incline ad infinite elucubrazioni sulla mancanza di senso dell'esistenza: chi lo conosceva non si stupiva della sua eccentricità.
Questa volta, Jolene si rivolse direttamente ai tre quadri: «Non ha voluto dirmi niente, avete visto anche voi che nemmeno ha risposto al mio saluto. Non è che voi invece ne sapete qualcosa di più?»
«Ti sbagli di grosso, se credi che si confidasse con noi» dichiarò Bernadette.
«Il vecchio corvo si teneva i suoi segreti ben stretti.» soggiunse Diana. «Ne sappiamo tanto quanto voi. Però...»
«Però?»
«Oh, ecco, è una sciocchezza, ma questa notte mi è sembrato di udire dei passi qui, in corridoio. Mi stavo addormentando, non ricordo con precisione... E poi, sì, insomma, non è poi così raro che passino di qui anche a quell'ora, per le ronde.»
Gli occhi di Jolene si illuminarono: quella aveva tutta l'aria di essere una pista. Gli studenti sembravano pensarla allo stesso modo: le chiacchiere esplosero, qualcuno stava già alzando la voce per far prevalere le proprie congetture.
«Basta così!» esclamò Jolene, cercando di zittirli. «Andate subito a lezione, siete già in ritardo.» Qualcuno protestò, ma presto i più cominciarono ad allontanarsi, sebbene con ritrosia. Jolene voleva avere calma e silenzio; le interessava che rimanesse una sola persona tra i presenti.
«Casey?» Chiamò il Prefetto Grifondoro, facendole cenno di aspettare ancora. «Sai qualcosa delle ronde di ieri sera?»

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view post Posted on 2/11/2021, 09:05
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Casey Bell
17 anni | prefetto | words of magic


Poteva giurarlo, ne aveva le tasche piene dei quadri, in generale. Per carità erano belli e impreziosivano le pareti del castello, però, suvvia, una bella natura morta? Un paesaggio? Un quadro astratto? Mentre i tre borbottavano e si rimbeccavano di fronte alla masnada di studenti, si perse nei suoi pensieri. Come sarebbe stato un quadro astratto magico? Si immaginò le figure geometriche di Kandinskij andare a sbattere sui lati della cornice e cambiare direzione come lo screensaver di DVD player.
Venne risvegliata dal richiamo dell'infermiera, la quale intimò agli studenti di volare in classe. Stava per fare lo stesso quando si rese conto che la White le aveva posto una domanda.
«Francamente no. Ieri ero in malattia.» I crampi del ciclo colpiscono anche i Prefetti. «Ma posso chiedere. Credo che si sia occupata Camille di questo piano ieri sera.»
Nel mentre i quadri continuavano a litigare.
«Ti stai inventando tutto!» Disse Rodrigo accusando Diana.
«Vecchio tontolone, come osi darmi della bugiarda.» Si indigna lei.
«Mi stai dicendo che Johannes ha inviato a tutti l'invito al suo esclusivissimo happening nel corridoio degli acquerelli tranne a me?!»
«Esattamente, disgraziato.»
Il buono era che con quell'improvviso dirottamento del discorso, Rodrigo si era ammutolito fissando il vuoto per l'umiliazione. Non reagì nemmeno al gatto che gli si era posizionato in grembo impastandolo. Diana scosse la testa trattenendo il riso e tentò di ricatturare la nostra attenzione.
«A proposito di Johannes. Lui potrebbe sapere qualcosa. Viaggia nottetempo continuamente per consegnarci le sue missive. Era un mago molto importante nella vita sulla terra, allergico alle piume di civetta, ahimè. Se Eustachio è stato spostato mentre tutti dormivano allora lui potrebbe averlo visto.»
Bernadette, poco prima intenta a fare nodi, alzò un sopracciglio ma non intervenne. Casey, invece, comprese che giunti a quell'indicazione ci si aspettava da lei, e forse anche dalla White, di andare ad appurare che Diana avesse ragione. Addio ora buca.
«E niente, mi sa che dobbiamo andare da Johannes.»
«Fantastico! E... oh, sappiate però che è un tipo molto selettivo. Non risponde a chiunque. Lui... lui vi parlerà solo tramite lettera.»
La Grifondoro sbatté le palpebre perplessa. Cercò lo sguardo della White per tentare di leggervi in esso altrettanto spaesamento.
«Eh?»
«Ahimè... è stato ritratto nel suo studio mentre era intento a lavorare. Non può farne altrimenti.»
***

Chissà come, chissà perché, Casey si ritrovò a cercare in compagnia dell'infermiera tale Johannes Klöppel, che a quanto pareva era stato un famosissimo membro del Wizengamot all'inizio del secolo XX. Il suo ruolo era stato cruciale nella convalidazione di molti terreni in Scozia ed in Irlanda del Nord come territorio dedicato all'abitazione e alla proliferazione dei Centauri. Casey non ne aveva mai sentito parlare fino ad allora, e l'idea di scrivergli una pomposa lettera per fargli una semplice domandina la irritava parecchio.
Si ritrovò assieme alla White di fronte al quadro. Un uomo con la toga e la parrucca da tribunale, intento a scrivere sullo scrittoio del suo ufficio. Ogni tanto si alzava per sgranchirsi le gambe e rileggeva mimando le parole con le labbra quanto scritto. Non alzò gli occhi dal foglio nemmeno quando Casey tossicchiò per catturare la sua attenzione. Così lei, sconfitta nel cuore, si scambiò un'occhiata con la donna e cominciò a recitare la sua lettera.
Aveva ripescato un rotolo di pergamena dal suo zaino, il compito di Difesa Contro le Arti Oscure che ancora doveva consegnare. Lo srotolò davanti a sé e fece finta di leggervi la missiva dedicata al signor Klöppel, lasciando vagare sapientemente gli occhi da sinistra verso destra man mano che scendevano lungo il foglio.
«Egregio Magistrato Klöppel,
i nostri sentitissimi riguardi e la nostra più profonda gioia sono il frutto della scoperta della sua presenza nel castello della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Non potevamo infatti immaginare di trovare un ospite di tanta levatura intellettuale e di merito fra questi corridoi e queste aule. La nostra speranza è quella di poterle porgere i nostri più calorosi omaggi, anche se probabilmente lei impreziosisce questa mura da molto più tempo rispetto al compimento dei nostri primi passi nel mondo. La preghiamo di porgere la sua attenzione su di noi. I nostri nomi sono quelli della semplice studentessa e Prefetto della casata Grifondoro Casey Bell e della punta di spicco dell'ambito della sanità della scuola, l'infermiera Jolene White. Lasci che qui di seguito le nostre parole si profondino nel più sentito rispetto ed ammirazione nei suoi confronti e nella sua causa. Nobile e avanguardistico era nel lontano inizio del secolo scorso l'intento di comprendere ed aiutare creature magiche da sempre sminuite della loro sapienza e del loro potere magico, proprio come i Centauri. Molti hanno seguito le sue orme. Qui stesso, ad Hogwarts, è possibile ammirare il terreno della Foresta Proibita intoccato dall'azione dell'uomo e dedicato a tutte le creature che circolano nelle vicinanze, compresi i nostri amati Centauri. E...»

Si rese conto di aver detto un sacco di cazzate. Sospirò, non sapeva cos'altro aggiungere. Soprattutto aveva divagato così tanto che non sapeva più come collegare tutto alla semplice domanda che dovevano porgli. Johannes, stordito dalla fiumana di parole con cui era stato investito, aveva alzato lo sguardo su di loro dal suo rotolo di pergamena e le scrutava attraverso degli occhialetti a mezzaluna.
Casey percepì l'ansia morderle il cuore e si voltò verso Jolene per chiederle aiuto.Words of Magic | Body | 7 • Qualcuno ha rubato un quadro magico (vale qualsiasi luogo) e sta al tuo PG indagare sul furto. Costruisci la sua indagine e fagli trovare o no il colpevole.
Words of Magic | Miscellanea | 4 • Scrivi una lettera ad un personaggio famoso del mondo magico (può essere menzionato nel GdR, oppure inventato da te).


 
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view post Posted on 29/12/2021, 15:11
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Jolene White
22 anni | infermiera | words of magic


Il desiderio di avventura di Jolene venne presto accontentato, addirittura senza che lei dovesse sforzarsi eccessivamente. A furia di bisticciare – Diana e Rodrigo non sembravano capaci di fare altro, nemmeno quando un loro vicino era sparito in circostanze misteriose –, sorprendentemente, i quadri fornirono a Jolene e Casey un indizio concreto da seguire. Rimaste da sole dopo che la folla di curiosi si fu dispersa, le due si trovarono incaricate di una missione: ritrovare Eustachio, in qualunque anfratto dell'ampio castello lo avessero portato.
Jolene non era sicura che una simile ricerca fosse quanto di più entusiasmante Casey avesse in mente per quel pomeriggio, ma dal canto suo doveva sforzarsi per nascondere quanto fosse contenta di quella svolta inaspettata. Mentre percorrevano i corridoi a passo svelto si sentiva come un'autentica avventuriera – anzi, no, come una di quelle detective dei libri gialli che divorava quando aveva dodici anni. Si ripeteva come avrebbero dovuto fare attenzione ad ogni indizio, perfino il più piccolo particolare poteva rivelarsi cruciale. «Mi raccomando, teniamo gli occhi ben aperti» aveva detto a Casey, così da sentirsi calare un po' di più nel ruolo.

Raggiunsero senza imprevisti il quadro di Johannes Klöppel. Fortunatamente Jolene aveva sempre prestato una certa attenzione alle lezioni di Storia della Magia, così non le fu difficile ricordare chi fosse stato il magistrato e che cosa avesse fatto in vita. Le arrivava come una novità, invece, il fatto che a Hogwarts fosse custodito un suo ritratto, e decisamente non avrebbe mai sospettato che un quadro potesse avere delle regole tanto ferree e curiose riguardo alla comunicazione.
«Per uno che ha scritto un pezzo di storia, ha un'aria un po' noiosa» si ritrovò a sussurrare all'indirizzo del Prefetto, mentre osservavano Klöppel intento a lavorare alacremente, come se potesse ancora influenzare il Mondo Magico perfino confinato nel metro quadrato della sua tela. Nemmeno badò a loro due, e a dire la verità la prospettiva di parlargli non era più così allettante ora che Jolene lo vedeva dal vivo.
Ma c'era poco da fare. Dopo uno scambio di sguardi vagamente disperati, lei e Casey si misero all'opera. Fu il Prefetto a prendere l'iniziativa, sciorinando una lunga serie di formule pompose e ricercate atte a catturare l'attenzione del magistrato. In quel lasso di tempo Jolene non trovò molto altro da fare se non annuire di tanto in tanto, nei punti che le sembravano giusti, per aggiungere enfasi a quanto decantato da Casey.
Quando quest'ultima si bloccò, Jolene capì che era arrivato il suo momento di intervenire. Così, chiese con un cenno di poter prendere la pergamena. Non che sopra ci fosse scritto qualcosa che potesse aiutarla, ma sembrava un oggetto scenografico necessario. Solo che, una volta che lo ebbe tra le mani, si ritrovò a non sapere bene che cosa dire. Per di più, Klöppel aveva smesso di fissarle interdetto e si era di nuovo chinato sulle sue scartoffie, a grattare freneticamente su una pergamena. Che le stesse beatamente ignorando e fosse già tornato a perfezionare le sue leggi sulla protezione dei Centauri? O forse stava scrivendo una risposta alla loro lettera? Jolene guardò Casey, chiedendosi che cosa fare. Si schiarì la gola, si avvicinò un po' la pergamena, fece per dire qualcosa. «Ehm...»
Klöppel la interruppe: d'un tratto raddrizzò la schiena e, sistematosi gli occhiali sopra al naso, cominciò a leggere ciò che aveva appena scritto: «Gentili mie signore, vi ringrazio del vostro candore. Parole gentili e sincere mi avete rivolto, per cui mi son degnato di darvi ascolto. Tuttavia, e non me ne vogliate, d'ora in poi vi chiederei battute diversamente studiate. La lingua è musica, di questo son convinto, dal suo suono e dalla bellezza son avvinto. Una vita ho passato a legiferare, e, ahimè, il piacere della poesia mi son lasciato scappare! Ora son le rime la mia passione più grande, non solo dei Centauri le lande. Vi chiederei, cortesemente, di parlarmi armoniosamente. Siete venute per porgermi omaggio, o vi è altro? Dite, coraggio!»
Jolene aveva perso il conto delle occhiate stranite che aveva lanciato a Casey. Dicevano di Eustachio che era un po' fuori di testa, ma nemmeno Klöppel scherzava. Tuttavia, ormai erano lì, e il vecchio magistrato rappresentava la loro unica pista. Tanto valeva andare fino in fondo alla faccenda.
«Ora che lo chiede, signor magistrato...» Fece correre lo sguardo dalla pergamena a Casey, cercando le parole che poteva solo fingere si trovassero già scritte davanti a lei. Poi le pieghe sulla fronte le si distesero quando trovò la rima giusta: «...è una la questione che qui ci ha portato! Questione di grande urgenza, a dire la verità, su cui vorremmo consultare la sua autorità. Una sparizione avvolta dal mistero ha sconvolto il castello davvero. Il signor Eustachio, che lei conosce, con la sua scomparsa crea grandi angosce. Fuori dall'infermeria fino all'altra sera, si è volatizzato nella notte nera! Rumori di passi i suoi vicini ricordano, ma altri dettagli non riportano. Sappiamo che lei conosce Hogwarts in ogni suo anfratto, forse sa qualcosa di questo misfatto?»
Klöppel si prese qualche secondo per riflettere, dopo di che si lanciò di nuovo a scrivere con grande fervore. Jolene si azzardò a sorridere all'indirizzo di Casey: forse avrebbero davvero saputo qualcosa!
«Hem hem.» Klöppel attese di avere la loro completa attenzione. «Avete fatto bene a consultarmi: poche cose mi sfuggono, non per vantarmi. L'altra sera ho girato in lungo e in largo per il castello, sapete, per gli inviti alla mia festa dell'acquerello... Quando son passato Eustachio era al suo posto, anche se non voleva accettare di venire a nessun costo. Non che questo sia importante, ad ogni modo; la questione più pressante, il sodo, arriva dopo. Mentre raggiungevo il piano quinto, una figura di mago ho distinto. Di soppiatto, con un quadro sottobraccio, nondimeno non poteva soffocare il poveraccio che dalla tela lanciava una lunga lamentela. Non lo riconobbi sul momento, e non pensai a furtivo accadimento. I quadri vengono spostati di tanto in tanto, ma in effetti ciò non genera mai tutto quel pianto... Nello sgabuzzino sotto le scale la tela venne lasciata nel finale.»
«Ma allora doveva essere Eustachio!» esclamò Jolene, d'un tratto dimentica delle regole di Klöppel, che in tutta risposta si accigliò contrariato. Jolene, tuttavia, non gli badò, rivolgendosi invece a Casey: «Qualcuno lo ha rapito e l'ha nascosto nello sgabuzzino vicino alle scale del quinto piano! Chissà perché, poi. Forse a causa di quelle storie sulla mappa segreta disegnata sul retro della tela? Non importa, dobbiamo andare a liberarlo.»

Non chiedermi che cosa ho scritto. Non ne ho idea :aiuto:
 
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