I mattoni che compongono l'edificio non colmano lo sguardo del guardiacaccia che, incapace di discernerne alcun dettaglio, non potrebbe nemmeno unificare il tutto cogliendo solo una distesa rosso sangue, come accadrebbe se avesse gli occhi aperti. Invece il mago è per lo più in stato di incoscienza, la pelle bianca come marmo, fredda come ghiaccio e gli abiti roridi. L'Acqua è rimasta avviluppata a lui tutto il tempo, a confortarlo in quel momento critico al quale lei stessa lo ha condotto. A portarlo presso la struttura magica ospedaliera è Maxim, l'amico di Archie, rivelatosi provvidenzialmente un mago anche lui.
All'interno del San Mungo si respira malattia, soffocante rassegnazione e la disperazione di chi non conosce il destino dei propri cari, o il proprio. Oppure lo conosce e non può rifuggirlo. Ma gli effluvi che si mescolano nell'ospedale magico sono a malapena percepibili da Lucien, che respira molto lentamente. Pochi respiri al minuto, leggeri, a malapena sufficienti a tenerlo cosciente e in vita.
Il petto si tende con difficoltà sotto il respiro debole e gli abiti roridi ne seguono servili i fiacchi movimenti.
Stranamente non desidera inalare altro che l'aria viziata che sa di cure di cui, una parte recondita della sua mente frastornata, sa di avere ampiamente bisogno.
Risate impastate, paesaggi bucolici, suoni antichi, un miscuglio di ronzii, sussurri e fruscii, rocce venate di blu sotto un ruscello di montagna e poi Lei, la sua Signora, l'Acqua che schiuma giocosa invitandolo a tornare tra le sue braccia.
Queste visioni si alternano frustando la visuale del mago fatta dell'oscurità totale dietro le palpebre serrate; sono i ricordi che s'impongono a forza sul presente, reale e tangibile, mischiandosi.
Per un attimo le palpebre si calano di tre quarti, lo spiraglio reso vigile gli permette di scrutare forme ancora da completare e distinguere che si muovono, con lui. Le pupille divengono spilli dalla luce nivea dell'ospedale e restano fisse, come in tranche.
Il battito cardiaco molto lento gli rimbomba nei timpani e, ad ogni battito, gli ricorda che è ancora vivo. Le sinapsi in travaglio turbinano epilettiche seguendo un ritmo senza senso. Un po' delirante, Lucien c'è e non c'è con la testa e nei radi momenti di lucidità, coglie la crescente smania di chiudere una serranda sul mondo. Gli chiede troppo e, se potesse, vorrebbe solo rifuggirlo in favore di un sonno che attutisca tutto il resto - dolori, sensazioni, ricordi e sforzi cui non vuole più piegarsi. La parte più razionale del mago reclama la forza d'animo che normalmente lo induce a combattere qualsiasi battaglia, eppure in un certo senso gli sembra di essere ancora nei turbinii acquosi, docile ed arrendevole come solo un'esperienza come quella provata può imporre. Farlo sarebbe comodo e tremendamente desiderabile, ma non è la scelta che compie. Il filo della morte si piega ad una resa ma, piccato, infligge l'ennesima scarica di brividi che sconquassano il corpo stanco e provato del guardiacaccia.
I denti candidi battono gli uni sugli altri producendo un ticchettio simile alle lancette di un orologio rotto.
Eppure, il suo animo di sente pieno e grato, e in un angolo recondito del suo Io sa che deve solo farsi aiutare. Da lei, spera. Jane Read, che conosce approfonditamente il corpo del paziente; d'altronde è normale desiderare l'opposto del dolore e per lui, lei, rappresenta questo. Anela riavvicinare i loro volti fino a divenire sfocati, conscio che la strega potrebbe aiutarlo ancora un volta.
Non riesce a capire chi gli sia vicino, si lascia solo investire dai ricordi: le parole di Maxim che gli rammentano una sottigliezza che, in circostanze normali, mai e poi mai si sarebbe permesso di compiere, lui che era così abituato a fondere i due mondi cui apparteneva. Lo stesso giovane che si riferisce ad un certo Archie...dunque era vivo? E quella voce femminile che urlava il suo nome in una cantilena disperata. Cos'altro aveva detto? Aveva forse importanza? Non riesce a mettere insieme i pezzi del puzzle, Lucien; in esso si incastra la connessione che gli è stata rivelata, quell'elemento che gli si è mostrato in tutta la sua magnificenza in una consapevolezza che non lo abbandonerà per il resto della vita. È una nuova
ondata a sopraffarlo e per l'ennesima volta in poco tempo, tutto si tinge di nero.