Predictions, per KC

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view post Posted on 13/9/2021, 17:46
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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I
l famoso ballo era durato meno di quanto si aspettasse. Cinque minuti o giù di lì e la festa era pronta a spostarsi altrove, perché lo spirito giovanile che impregnava quelle mura non si sarebbe spento con un paio di luci affusolate e un invito a rientrare nei propri dormitori. Il ballo di fine anno creava sempre un casino pazzesco, giochi fino a tarda sera, orari del coprifuoco che non venivano proprio del tutto rispettati. Si chiudeva un'occhio, ci si lasciava trasportare dalla frenesia e dal buon umore, senza contare i litri di alcool che fluivano all'interno delle vene dei giovani maghi e streghe di tutto il castello. Alice fissò ancora per qualche secondo Casey con un'espressione corrucciata, forse poteva sembrare tenera agli occhi del prefetto, ma credetemi se vi dico che non lo era affatto. Odiava essere trattata da bambina, soprattutto in un momento particolare come quello. Non ti sto deridendo disse lei, mentre una smorfia divertita le si dipingeva sul viso. Alice cercò di impegnarsi ed essere arrabbiata ancora, anche se sotto sotto nascondeva un sorrisetto accennato << Vuoi morire stasera Bell?>> la ammonì ironica mentre l'altra si perdeva in un inchino oltremodo teatrale. Alice scosse la testa fingendo di essere infastidita, anche se finì per avvolgere il braccio intorno al suo, dirigendosi insieme a lei ovunque i suoi concasati stessero andando a proseguire il festino.
Le mille ragioni seguirono nonostante Alice non le avesse chieste e Casey non risparmiò gli infiniti scenari imbarazzanti che Alice non avrebbe di certo voluto sentir decantati a quel modo, di certo non da lei che la fissava con quello sguardo sardonico << Oh sta' zitta. Sei ubriaca. >> sbottò l'altra le cui guance avevano preso a colorarsi ancora di rosso. Erano argomenti imbarazzanti. Non riusciva nemmeno ad immaginarsi uno scenario del genere e poi si era stancata di gente che le diceva cosa fare e cosa sarebbe potuto succedere se. Era abbastanza coraggiosa da farcela da sola << E poi tu credi di essere innocente? Ti ho scelta come mio cavaliere, abbiamo ballato e ora mi stai portando ad un festino chiaramente illegale. >> la provocò divertita, lo sguardo dispettoso sul viso, i lati della bocca che si ampliavano mentre gli occhi chiari inquadravano il suo volto << E se fossi tu ad avere cattive intenzioni?>> stava chiaramente scherzando, ma era divertente punzecchiarsi. Sapeva che Casey non avrebbe mai avuto cattive intenzioni nei suoi confronti e con ciò non voleva sottintendere niente di strano, semplicemente che nonostante la predica aveva finito per fare esattamente tutto ciò che aveva criticato << Non ti ci vedo come tipa appiccicosa che manda scatole di cioccolatini con sopra la sua faccia, quindi presumo che domani fingerai di non conoscermi >> continuò fingendo di essere affranta in maniera eccessivamente drammatica << Was für ein Arschloch.>> che stronza insomma.

Nel frattempo avevano raggiunto la cima della torre di Astronomia sul terrazzetto dove avevano allestito un festino illegalissimo C'erano dei tavolini su cui potersi sedersi in maniera appartata, altri invece erano intenti in partite di scacchi, altri ancora che ballavano al suono di dischi delle sorelle stravagarie, altri ancora che fumavano di nascosto. Alcuni Grifondoro l'accolsero con vari stramazzi e nomignoli tra cui diversi My Queen a cui Alice rispose con una sonora risata. Sembrava quasi che volessero farle fare un discorso. La Wagner non aveva paura di prender parola, per cui esordì a gran voce << Mie cari sudditi. In quanto regina della festa ho una proclamazione da fare >> fissò tutti uno ad uno, i suoi compagni, i suoi amici che sghignazzavano e la fissavano incuriositi << la mia prima legge infatti sarà quella di dichiarare questa serata, festa ininterrotta!>> nemmeno finì di parlare che tutti scoppiarono in gridi di gioia e confusione, risate che finirono proprio con quella della stessa Alice.
La rossa si voltò per cercare Casey con lo sguardo, tirandola per il braccio << Ahm scusa ma stasera reginetta batte prefetto >> non l'avrebbe punita, vero?

Alice Wagner
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Edited by V i v i e n n e - 13/9/2021, 19:06
 
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Casey non era il tipo di persona che piaceva alla gente. Dal suo punto di vista si trattava del tipico dar per scontato dei ragazzetti nei confronti delle matricole poco promettenti, che giungono ad Hogwarts ancora con la mente "bambina". E' cresciuta a suon di schiaffi lì dentro, costretta ad abbandonare presto l'infanzia per cercare di piacere agli altri e sentirsi alla pari delle adolescenti problematiche e formose che piacevano tanto ai ragazzi.
La conferma di trovarsi sulla giusta strada venne con l'assegnazione della spilla di Prefetto. Ebbe un fidanzato, fu più in vista; un breve attimo di gloria, un momento di sospensione e leggerezza sull'apice di una montagna russa. E poi nuovamente la discesa la travolse in una cascata.
Casey non piaceva alla gente, forse perché era stramba, forse perché suscitava timore. Era il suo silenzio, il suo occhi modellati su una piega di sfida e fastidio o il piglio virulento. Nessuno le negava il carisma nelle situazioni difficili, nessuno le negava un'orecchio quando richiedeva di essere ascoltata, specie in casata; ma in ogni caso era amica di pochi, ormai impassibile di fronte ai molti che preferivano rimanere in superficie con lei. Forse - riflettendo sulle motivazioni impossibili - hanno visto le sue nocche rosse e il sangue di Johanna e l'odore della carne bruciata della Vinstav sul suo mantello, o perlomeno lo avevano intuito. Nessuno voleva star con lei perché era imprevedibile. La stessa Alice, salendo le scale del castello, le disse: «e se fossi tu ad avere cattive intenzioni?» Casey sbuffò sorridente un «Figurati» ma fu esattamente quella domanda a scatenare questa concatenazione di pensieri.
Alice Wagner invece piaceva a tutti. Poggiata ad una colonna della terrazza della Torre di Astronomia e con una sigaretta in bocca, Casey contemplava la sfilza di sudditi che omaggiava la propria Regina. Aveva sempre considerato la piccola Wagner conosciuta qualche anno addietro molto simile alla sé degli inizi: caotica, in un gioco continuo, in vena di avventure, estroversa fino all'invasività. Eppure vi erano state delle sostanziali differenze nella loro crescita, che avevano portato Alice a far da Reginetta e a proclamare la festa prolungata per tutta la notte fra schiamazzi e applausi, e Casey poggiata alla colonna a fumare cupa ignorata dai presenti.
Alice tornò da lei, con l'aria sorniona e soddisfatta di chi ha appena raggiunto mille traguardi. «D'accordo, mia Regina. Che ne dici di sederci?» Ricambiò con un ghigno. L'avrebbe portata a un tavolino lì vicino, uno di quelli pieghevoli montati per la rara occasione. Sopra vi erano dei bicchieri usati con un fondo di liquore, candele accese e spente e, lasciato alla mercé del Caso, un mazzo di carte.
Casey si accomodò senza pensarci due volte. Ancora alticcia ciccò in un bicchiere e le sue mani afferrarono senza molti complimenti il mazzo. Aprì le carte a ventaglio mentre respirava fumo e ne scorse le figure ambigue, asimmetriche e colorate: erano Tarocchi. I ricordi di Oliver che li rimescolava e ne estraeva un paio o due per far da Cartomante agli amici erano parecchi. Non per ultima, vi era l'immagine della vecchia Cartomante di Godric's Hollow, una specie di megera mal travestita da strega che Casey aggredì con parole taglienti circa la falsità di tali pratiche. Ma a chi importava se lei, per una sera e da ubriaca, metteva le mani sui Tarocchi come per giocare con le figurine delle cioccorane?
«Ti sei mai fatta fare le carte, Wagner?» chiese. La sua bocca assunse una piega maliziosa, forse l'ennesima della serata. L'idea la travolse sul posto affumicandola assieme agli strascichi dell'alcol. «Te l'hanno mai detto che sono una Veggente?» Rise. «Posso predirti il futuro, se mi dai qualcosa in cambio.»
Sussultò e la bocca si appiattì facendo scomparire il sorriso non appena si rese conto di aver detto la parola con la v. Nessuno, eccetto pochi, lo sapevano; ma la Wagner avrebbe comunque potuto pensare che fosse uno stramaledetto scherzo, come lei sperava ogni notte dopo un incubo. Ad ogni modo non aveva la minima idea di come fare le carte a qualcuno e tutte quelle figure per lei erano prive di significato. Sarebbe stato solo un gioco, niente più. Uno stupido scherzetto.Words of Magic | Miscellanea | 3 • Fai uno scherzo a qualcuno.

 
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view post Posted on 17/10/2021, 17:14
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E
ra davvero molto divertente aver ricevuto il titolo di reginetta, sentirsi speciale per una sera e poter andare in giro a fare decreti ad hoc. I Grifondoro erano sempre molto calorosi fino a quel livello eccessivo che raggiungono i familiari, per questo Alice ogni volta che tornava ad Hogwarts si sentiva come a casa sua, nella sua fattoria circondata dalla sua famiglia, dai suoi fratelli. Il calore delle persone e la loro energia agivano da rivitalizzante e tutti coloro che le riservavano una chiacchiera o una smorfia ricaricavano le sue batterie fino a quasi farla esplodere d'energia.
Alice era fatta di vitalità. Solitamente era questo ad attirare di lei, la luce splendente che sembrava portar in giro, il sorriso smagliante e contagioso, gli occhietti vispi e il fare brioso. C'erano parti di lei che stavano emergendo con gli anni, aspetti che creavano ombre e contrasti, che la stessa Alice non sapeva bene come dominare. Spesso decideva di nasconderli in fondo a se stessa, dimenticarli, altre volte rimaneva sorpresa nel vederli emergere così all'improvviso.
Mentre si avvicinava a Casey il cuore batteva forte, febbricitante di quel buon umore che solo una festa illegale poteva portare. Fece qualche passo saltellando nella sua direzione, si sporse per afferrarle il braccio e tirarla via dalla scura colonna alla quale si era appoggiata, irradiandola con un sorriso ampio sul volto.
Casey era per Alice una persona enigmatica.
La vedeva spesso passare per i corridoi e assolvere i suoi compiti di prefetto con grande diligenza, la sentiva ripetere le lezioni ogni sera con grande precisione, la sua abilità magica era innegabile e il suo destreggiarsi tra i duelli faceva venir voglia di tifare per lei. Casey era stata la prima a correre in loro soccorso in moltissime occasioni, era probabilmente una delle poche persone verso le quali correre a cercare aiuto in caso di pericolo, era una di quelle persone con le quali si sentiva protetta.
Eppure Alice non aveva idea di chi fosse. Era come conoscere una parte di qualcuno ma non riuscire ad afferrarla pienamente, come acqua presa tra le mani.
Fredda, limpida, pura, ma pronta a gocciolare via.
Era come uno specchio opaco, dal quale era possibile distinguere solo una sagoma, un vago riflesso.
Per assurdo quella sera era come se quel vacuo velo si fosse sollevato, anche se solo per qualche breve istante. Alice era stata capace di distinguerne le forme e i colori.
Si lasciò dunque condurre al tavolino dove lo scricchiolio del legno non lasciava presagire nulla di buono, si mise seduta con ancora le labbra piegate in un sorriso, le braccia che andavano a carezzare lievemente gli avambracci percorsi da un venticello piuttosto fresco, tanto da sentire sotto la pelle che pareva raggrinzirsi «Le carte?» sollevò un sopracciglio, finendo in uno sbuffo divertito «Del tipo che ora mi dirai che fortuna avrò in amore e se passerò gli esami di quest'anno?»
ma il viso del prefetto sembrò oscurarsi per un breve momento. Te l'hanno mai detto che sono una Veggente? aveva ripetuto pochi secondi prima, ancora brilla e presa da quella eccitazione alcolica. Chissà, di sicuro la stava prendendo in giro, infondo quella sera era così maledettamente difficile riuscire a capire se fosse seria o meno. Il tono di Alice tornò scherzoso, cercando di non far troppo rabbuiare la compagna « Hey non iniziamo a richiedere pagamenti eh, che sono al verde » si portò una mano sotto al mento e chinò il viso di lato in espressione truffaldina «C'è forse qualcos'altro che desideri ricevere dalla tua regina?» chiese con tono falsamente solenne. In fondo aveva letto da qualche parte che farsi fare le carte senza dare qualcosa in cambio portava una sfiga cieca e lei non ci teneva assolutamente a giocare con il fato.


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view post Posted on 30/10/2021, 09:55
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Rimescolare il mazzo si rivelò una delle cose più complesse da fare dopo aver bevuto. Le carte le schizzavano da tutte le parti come piccole anguille cadendo sul tavolino e sulle sue ginocchia. Ridacchiando e sbuffando fumo a destra e a manca, alla fine sbatté il mazzo compatto sul tavolino. «Taglia.»
Osservò i movimenti di Alice con quell'aria malandrina stampata in faccia. Si portò la sigaretta alla bocca e la incastrò fra le labbra prima di riprendere in mano le carte e riunire le due metà al contrario.
«Non mi importa dei soldi» disse facendo spallucce con aria disinteressata. «Decidi tu.»
Infine ripose le carte sul tavolo e le sparpagliò a ventaglio. «Scegline... uhm, tre, quattro, cinque? Non ricordo bene.» Finse. Non si era mai fatta le carte e non le aveva mai fatte, né aveva mai affrontato l'argomento a Divinazione. Francamente non aveva nemmeno mai assistito a una delle letture di Oliver, guardandolo sempre con la coda dell'occhio in Sala Comune mentre lui faceva estrarre un numero di tarocchi che lei non aveva mai capito.
Così Alice scelse tre carte.
Casey le fissò come uno stoccafisso, del tutto incapace di dare loro dei nomi. Si risistemò sulla sedia e assunse un'aria comicamente professionale, prese la prima carta e se la portò all'altezza del volto. Contrasse la faccia, allungò le labbra e sbatté le palpebre sulla figura, proprio come faceva la bibliotecaria scolastica quando le si riportavano indietro i libri presi in prestito: li prendeva fra pollice e indice e li faceva penzolare, per poi squadrarli con un mix di schizzinosità e e alterigia da dietro gli occhiali a mezzaluna.
Mise faticosamente a fuoco e vide un enorme faccione giallo e rotondo con dei capelli dritti e biondi sulla testa. Sotto, due bambini con le cosce pacioccone al vento. Tutt'intorno c'erano dei petali, tipo, rossi, bianchi. *Ma che è?* Spostò lo sguardo in basso e lesse "Il Sole". *Ah.*
«Ovviamente» posò la carta sul tavolo facendola schioccare contro la superficie «hai pescato il Sole. Non c'erano dubbi al riguardo.» Parlò con pomposità.
Poi i suoi occhi caddero sulle altre due carte, poste l'una accanto all'altra fra i bicchieri: Tre di Spade e Due di Spade. *Ma ho mescolato bene?* Sicuramente no, eppure le carte si erano gettate a casaccio ovunque, dovendole pure raccogliere da terra.
«Be', Alice, è tutto chiarissimo.» Si voltò verso di lei e realizzò di dover dare un'interpretazione. Sospirò e assunse una posa caricaturale, poggiando un gomito sul tavolino e la fronte sulla mano, come se il suo cervello fosse nella complicata fase del captare le vibrazioni interdimenzionali.
Infatti non ci aveva capito un tubo su quelle tre carte. Roteavano sotto lo sguardo, sicuramente per l'alcol, che sembrava star darci dentro più di prima sulla testa e sulla bocca dello stomaco. Ma non poteva demordere, anzi: il vino non poteva che aiutarla a fare un'interpretazione molto creativa.
Fece un altro respiro ispirato, poi, chissà come e chissà perché, un neurone si accese, lontano lontano nei meandri di quel guscio vuoto che ora era la testa della Bell - perché la Veggenza è una carogna, e non ti abbandona nemmeno quando stai per dar di stomaco.
«Lo vedi, questo?» Prese il Tre di Spade e lo appiccicò sotto il naso della compagna. «Tu stai per ricevere una grossa delusione. Qualcuno ti spezzerà il cuore, mia cara. Hai visto? Te l'ho detto prima: mai fidarsi dei ragazzi incontrati a un ballo. E' una fortuna che ti abbia portata via. Ma stai certa che sono tutti in agguato pronti a rapire la Regina.»
Le tre spade in effetti si incrociavano infilzando il cuore. Non che Casey ci stesse rimuginando su. Insomma, sciorinava biascicando la robaccia che la lingua elaborava da sé senza farla passare prima dal cervello.
«Però» continuò sbattendo con forza il palmo sul tavolo. «L'intensità della delusione dipenderà solo da te. Perché qui» e prese la carta del Sole «sei ancora troppo spensierata, come questi bambini, ecco. Stai a giocare sotto il sole credendo che il mondo sia tutto rosa e fiori. E poi bam, tre spade nel cuore.»
E dopo un pausa drammatica prese l'ultima carta. «Infine...» Il Due di Spade. Una donna bendava stava seduta su una placida spiaggia e teneva due spade incrociate davanti a sé. «Tutto questo ti sarà utile, Wagner. Perché in futuro sarai pronta a capire quando è il momento giusto di agire. Attenderai con pazienza e ti difenderai, senza dover per forza scagliare il primo attacco. Sarai più forte, più matura, e... avrai due armi in mano?» Scoppiò in una risata.
Abbandonò l'espressione ispirata e prese un bicchiere vuoto, orgogliosamente soddisfatta di aver portato a compimento lo scherzo. Vi versò dentro del vino e se lo portò alla bocca per bene.
«Che ne pensi, sono stata brava?»
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i stava davvero divertendo. L'idea di farsi fare le carte poi era così ridicola che solo le espressioni di buffe di Casey parlavano per sé. Alice ridacchiava continuamente, sia mentre l'altra tentava di mischiare le carte, che quando toccava a lei prenderne alcune dal mazzo, si sporse in avanti allungando il braccio e portando la mano sul mazzo per tirarne fuori una quantità completamente a caso, come tutta quella scenetta dopotutto, fatta senza il più completo senno. Si portò una mano alla bocca per trattenere uno sghignazzo mentre l'altra appariva più confusa che mai « Ma che cartomante sei ahh? Non sai nemmeno tu che carte siano!» Alice almeno poteva dire di non essersi fatta le carte mai prima d'ora, quale era la scusa del prefetto? Questo comunque non impedì a Casey di dare un'interpretazione piuttosto caratteristica. Alice sollevò un sopracciglio mentre l'altra si metteva a spiegare il chiarissimo significato delle carte di fronte a loro, assumendo le peggiori pose caricaturali, tutto per arricchire il fatto di veridicità. Annuì ascoltandola con interesse e scoppiò a ridere insieme a lei sul finale. L'aria della sera scivolava leggera tra di loro, Alice si sentiva viva, come se quella serata fosse potuta durare per sempre, era felice e a tutto pensava meno che a finire con il cuore spezzato « Se una roba del genere si avvera devo proprio per forza darti qualcosa in cambio, almeno per la creatività. » La predizione non si sarebbe mai avverata, dopotutto chi poteva mai avere così tanto potere sul suo cuore?

« (...) sei ancora troppo spensierata, come questi bambini, ecco. Stai a giocare sotto il sole credendo che il mondo sia tutto rosa e fiori»

Poggiò le mani sul tavolo e si sporse appena con il corpo, allungando il braccio destro, tentando di afferrare il bicchiere tra le mani del prefetto, nelle sue, la solita espressione da malandrina sul viso pronta per paracularsi da ogni insulto « Ti spiace? » Casey era già ubriaca e non sembrava assolutamente voler smettere di bere, questa sera doveva essere lei quella responsabile, quella che bacchettava. Per quanto ironico potesse sembrare. Si portò dunque il bicchiere alle labbra e provò a berne un sorso. Il sapore del vino era incredibilmente amaro e Alice si pentì di averci perfino provato, un'espressione lievemente schifata colorò le sue guance, ma ormai lo aveva mandato giù « Bleah ma come fai a bere questa roba, onestamente » fece per tornare seduta quando una figura si avvicinò al loro tavolo. Era un ragazzo grosso e corpulento, una specie di montagna con il cervello di una medusa. Evan Nelson, Grifondoro del quarto anno, bullo dichiarato, teppista insopportabile. Alice lo odiava dal più profondo. Non erano state poche le occasioni in cui si erano scontrati e a quanto pare nemmeno quella sera poteva avere un po' di pace. Si mise in piedi con un'espressione già irritata sul volto, il bicchiere di vino tra le mani improvvisamente sembrava appetitoso al confronto. Nelson le si avvicinò con fare impertinente, la sua voce intrisa dalla beffa « Ah. Guarda chi abbiamo qui, la reginetta del ballo di quest'anno. Chi è stato il fortunato dunque? O meglio lo sfortunato che ha dovuto ballare con te? » i suoi occhi piccoli la fissavano e avevano uno sguardo particolarmente lascivo, sembravano spiare tra le pieghe del vestito ed accarezzare idee ben diverse da quelle formulate con lo scherno.

« (...)Ma stai certa che sono tutti in agguato pronti a rapire la Regina.»

Alice non se ne rese conto, già vedere la sua faccia le dava ai nervi, figuriamoci se si fosse mai potuta mettere ad osservarla più da vicino. Gli scoccò uno sguardo irritato « Cosa cavolo vuoi Nelson? Lasciami in pace, non ho voglia di rimettere alla vista della tua orribile faccia, ti prego. Non farti bannare dalla festa su, vai a fare l'idiota da qualche altra parte.» lo attaccò subito molto aggressivamente, quella lagna l'aveva sentita mille e mille volte, stupidi insulti che non la toccavano nemmeno, era meglio rispondergli immediatamente a tono e perché no ridicolizzarlo davanti a chi voleva semplicemente godersi quell'after party. Dopotutto davvero pochi lo sopportavano, motivo per il quale alcune risatine si levarono dalla loro direzione nel momento in cui Alice si prese gioco di lui. Poggiò il bicchiere sul tavolo e mimò in aria un segno di congedo. Questa pseudo umiliazione fece però arrabbiare Nelson incredibilmente, tanto che la sua faccia diventò incredibilmente rossa, come se stesse per esplodere. Alice sorrise soddisfatta e fece ancora una volta per tornare al suo posto, ma l'idiota l'afferrò tirandola verso di sé.
Alice non fu abbastanza veloce da scostarsi, non si aspettava di certo una reazione fisica. Cos'è voleva piantare una rissa ora? Le arrivò decisamente troppo vicino, guardandola con aria da pesce lesso « Devono aver scelto proprio male. Non sei nemmeno bella» ringhió infine con cattiveria, lo sguardo ora penetrante, desideroso. Era chiaramente ubriaco, puzzava incredibilmente d'alcool mentre Alice ce lo aveva a pochi centimetri dalla sua faccia. Senza aspettare nemmeno un secondo in più del necessario si liberò dalla sua stretta, era alticcio e non aveva molta presa « Se mi tocchi di nuovo con le tue mani viscide ti spacco la faccia. È chiaro? Non m'importa un bel nulla di cosa pensi di me, la tua opinione vale meno di zero. TU vali meno di zero. Sei una nullità Nelson, ti stai rendendo ridicolo. Credi di potermi ferire? Mi sa che ti ci vorrà molto di più di una serie di insulti sul mio aspetto. » Alice non aveva paura di un bullo, non era qualcosa che poteva minimamente scalfirla, per cui l'idiota avrebbe dovuto davvero impegnarsi per rovinarle la serata, inoltre la sua naturale sicurezza in sé la faceva esagerare al tanto da diventare un po' sbruffona. Sembrava fare a posta a sfidare la gente perché non pensava minimamente di poter essere ferita da persone di cui non le importava nulla. Aveva vinto, ne era certa, ma Nelson non sembrava voler demordere. Dopo qualche secondo di silenzio tornò alla ribalta pronunciando con voce chiara « Aileeen Evans. » il capo della Grifondoro si sollevò, le palpebre si dilatarono. Come conosceva sua madre? Aveva fatto ricerche su di lei? Nelson notata la reazione della rossa continuò. Doveva ferirla a tutti i costi « Lei si che è gnocca da paura, una modella babbana... Si vede che non hai preso per niente da lei. » Alice rimase in silenzio. Era rimasta letteralmente senza parole, non era un argomento di cui parlava molto facilmente. Figuriamoci con un bullo. Voleva aggiungere qualcosa ma quel momento di silenzio aveva decretato quanto ne fosse rimasta sorpresa, quanto finalmente quell'argomento la colpisse da vicino « Ha fatto un servizio qualche giorno fa in una città babbana qui vicino, mia città natale per puro caso.... Quando le ho detto di essere un tuo compagno di scuola indovina cosa mi ha risposto? » un sorriso vittorioso splendeva ora sul viso di Nelson, mentre Alice gli andava quasi in panico. Cosa le aveva detto? Era stato qualcosa di cattivo? Non poteva lasciare che nessuno lo sapesse, nessuno. Gli si avvicinò minacciandolo.
« Sta' zitto. Non ti azzardare a parlare di mia-- STA' ZITTO! » alzò la voce senza nemmeno accorgersene, il controllo che pensava di tenere stava cedendo e Nelson lo sapeva, per questo la sua lingua pungente continuò a tagliare l'aria circostante « Mi ha detto che non vuole saperne niente di quella scuola di mostri» Un brivido freddo attraversò il corpo di Alice, ora non c'era più spazio per i giochi, né per le sfide ora era la realtà che le stava balzando contro.

« Tu stai per ricevere una grossa delusione. Qualcuno ti spezzerà il cuore, mia cara»

Non pensava di poter avere il cuore spezzato perché non pensava ci fosse qualcuno che potesse avere un potere così forte su di lei, non in quella scuola. Non tra quelle mura. E invece Aileen poteva. Anche se non si trovava in quel castello. Anche se chiamata in causa senza motivo. Anche se parte di quella che poteva essere una menzogna. L'espressione di Alice cambiò, da rabbia si trasformò in tristezza, delusione profonda... qualcosa dentro le si era spezzato e sapeva bene di cosa si trattasse, la sua luce si affievolì come quella di una candela a cui viene tolto ossigeno. Sapeva solo che stare lì in mezzo a tutti a dare spettacolo non le piaceva per niente, mosse un passo in avanti, poi un altro, fino a fendere l'aria più velocemente. Non sapeva nemmeno lei dove stesse andando ma le sembrava di non riuscire più a respirare.

«E poi bam, tre spade nel cuore.»



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view post Posted on 15/11/2021, 23:28
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«Adesso basta!»
Il rumore del vetro infranto al suolo catturò le orecchie dei presenti. Casey si era alzata e aveva ruggito. Per chi era stato vicino a lei fu chiaro che fosse l'artefice di quel danno, ma in pochi videro l'ira ascenderle fino alle tempie negli istanti immediatamente precedenti.
La confusione dettata dallo scontro fra la Wagner e Nelson aveva galvanizzato tutti, grandi e piccini. Nessuno si mise in mezzo, nessuno difese a spada tratta la sua "amata" Regina. Osservarono e basta, qualcuno con un sorriso dipinto sul volto, qualcun altro fin troppo devastato dal festino per capire cosa stesse accadendo.
Alice inveiva. Nelson la insultava. Seguì la faccenda dal tavolino, dapprima confusa dall'alcol e dalle troppe voci sovrapposte, poi dalle urla e dalle risa. E credere che l'avevano votata, Alice, che si erano prostrati al suo arrivo inneggiando alla festa ininterrotta.
Si era alzata barcollando e aveva gettato a terra con forza un bicchiere vuoto. I pezzi si sparpagliarono in mezzo al cerchio vuoto che i piedi dei presenti avevano creato attorno ai due, e la vista di quello spazio fomentò l'ira.
Casey si fece avanti calpestando con la sola dura delle scarpe i cocci. Scricchiolarono, si frantumarono sotto il suo peso finché ella non arrivò a Nelson. La mano veloce si attorcigliò attorno al suo colletto inamidato per la serata e lo strattonò avvicinandolo.
«Chiedi scusa o ti taglio la lingua a striscioline e la uso per pulire i cessi dei Prefetti.»
Ringhiò a denti stretti a un pelo dalla sua faccia. Poi lo spinse, e il ragazzo ritorto dallo choc indietreggiò per riacquisire l'equilibrio. Sbatté di schiena contro la balaustra della torre. Tutt'intorno i ragazzi guardavano e si scambiavano sussurri.
«Su, forza. Cosa vuoi fare?» Nelson mise la mano attorno all'impugnatura della bacchetta nella tasca. «Vuoi colpirmi? Fallo. Qui, sul naso. Voglio sentire le ossa rompersi.»
«I-io non colpisco le ragazze. E-e i Prefetti.»
Casey fu investita da un raptus di risa. Non appena era interceduta lei quel tizio se l'era fatta sotto. Si piegò sulla pancia, incurante dei sussurri che circumnavigavano quello spazio. "E' pazza".
«Aspetta» si rialzò, per nulla rinsavita. «Non lo fai perché sono una femmina o perché sono un Prefetto?»
«Te ne stai approfittando. Ti approfitti del tuo ruolo per fare così!»
«E tu ti stai approfittando di una ragazzina più piccola per fare vedere quanto ce l'hai grosso, coglione!»
Si gettò di nuovo in avanti verso di lui, il pugno alzato. Nelson le puntò la bacchetta addosso. A differenza sua, Casey non si armò, ma sentì la mano fremere e il fermento nei muscoli dipanarsi fino a sollecitarli, desiderosi di colpire.
Ma, a un passo dalla balaustra, qualcuno la cinse alla vita e le impedì di arrivare al punto di non ritorno. Les. Fu difficile trattenerla, non farla capitolare a terra per l'ubriacatura e l'incazzatura. Nelson se la filò con i suoi amici disperdendosi nella massa, il gruppo di festaioli spettatori tornarono a schiamazzare. Casey si sentì gli sguardi di tutti addosso ma non gliene importava più niente.
«Mi fate tutti cagare! Grifondoro un cazzo! Andatevene via, prima che io chiami Peverell!»
Les la tirò con sé, oltre il colonnato e la spinse con le spalle contro un muro, intenzionato a farla calmare. Anche a suon di Schiantesimi.
Le tre carte, abbandonate sul tavolo, erano ancora scoperte.

 
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view post Posted on 19/11/2021, 16:24
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I
passi si erano susseguiti veloci, avevano portato Alice oltre le spalle di Nelson, già diretta verso chissà dove. Non aveva sentito l'intervento di Casey, nonostante fosse avvenuto poco dopo, le sembrava di avvertire nella testa solo quella maledetta frase " Mi ha detto che non vuole saperne niente di quella scuola di mostri."
Mostri. Così li aveva definiti. Aveva scelto quelle parole per chiamare i suoi compagni, per chiaramare lei, sua figlia. Alice sapeva non essere una bugia, nel suo cuore lo sospettava e nonostante ciò aveva cercato di tenere insieme i pezzi. Li aveva legati con un nastro adesivo che aveva attutito tutti i soprusi, che aveva finto di non vedere quanto quelle spade fossero rivolte proprio a lei, al suo cuore. Eppure come poteva essere vero? Gli occhi le si velarono lievemente, ma non avrebbe pianto. Questo mai. Il suo flusso di pensieri fu interrotto da una ragazzina del primo anno che strillava nella sua direzione, cercando di raggiungerla con il fiatone, sembrava particolarmente agitata, aveva il viso rosso quanto i suoi capelli << Alice, Alice! Il prefetto Bell sta per fare a botte! Sta per menarlo di brutto, devi fare qualcosa! Si stanno per prendere a pugni giuro! >> Alice la guardò inclinando la testa. Cosa? A botte? Era uscita di testa forse? Un prefetto non poteva... Non poteva finire a fare una cosa del genere. Giusto? Eppure se lo avesse fatto? Se lo avesse fatto solo per difenderla? Improvvisamente avvertì un senso di colpa stringersi intorno al petto, seguito da preoccupazione e timore che Nelson potesse spappolarle la faccia. Tornó indietro, ripercorrendo i passi più veloce che poteva, fino ad arrivare sulla scena con il fiatone. Nelson se ne stava ancora rosso in viso, mezzo sotto shock ma apparentemente non ferito, nonostante ci fosse un bicchiere frantumato ai suoi piedi, ma dov'era Casey? Alice percorse ansiosamente la scena con lo sguardo fino ad identificare quello che pareva essere Les, il ragazzo di prima spostato un po' più lontano dalla scena del delitto. Teneva Casey ferma. Si diresse immediatamente nella loro direzione, ancora confusa sul tutto il casino piantato in meno di due secondi. Sembrava non fosse davvero avvenuta una rissa, ma qualcosa dove a essere successo. Alice picchiettó sulla spalla di Les per fargli mollare la presa, lo guardò facendogli cenno con la testa. Come a volergli dire I got this. Voltò il viso verso Casey che al momento sembrava furiosa, agitata e in pieno fiume emotivo. Alice aveva uno sguardo intenso pieno di emozioni e parole allo stesso modo, sentiva come possedere una bomba ad orologeria nello stomaco, ma non aveva intenzione di dare spettacolo ancora, il suo cuore in fondo era stato spezzato da tre spade e sanguinava dolorosamente. Non pensava di reggere, ma Casey si era buttata in mezzo a quel casino per lei, l'aveva difesa e aveva perso il controllo. Ora stava a lei aiutarla. La guardò senza dire nulla. Sapeva cosa stesse provando, quella rabbia l'aveva sentita anche lei, attraversarle il corpo e confluire come impazzita nelle vene, pronta a pompare il sangue, ma sapeva anche che forse ora guardandola si sarebbe accorta di cosa Alice stesse provando. Era arrivato il momento di smettere di combattere. Allungò la mano verso la sua, la strinse forte. Gli occhi chiari puntarono in quelli del prefetto, erano decisi, velati da una sottile tristezza, eppure in qualche modo non sembravano volersi sottrarre a quel contatto privo di suoni. Allungò la mano verso la sua, la strinse forte << Andiamo. >> disse con un filo di voce senza aggiungere altro, provando a staccarla dalla parete e a condurla lontano da lì a piccoli passi, sostenendola nel caso in cui l'altra avesse barcollato. Di quella maledetta festa ne aveva abbastanza. Di quelle stupide carte ancora di più. Seguì il colonnato fino a ritornare all'interno del castello, in un lungo corridoio a lato dove sembrava esserci un'aula vuota, vi entrò e richiuse la porta alle sue spalle. Sempre con molta calma poggiò Casey ad una colonna, invitandola a sedersi ai piedi di essa, quindi la liberò dalla sua presa, sciogliendo la mano stretta alla sua, ma accompagnandola delicatamente. Finalmente, finalmente ora poteva tirare un sospiro di sollievo, un sospiro che aveva più l'aria di una furia in realtà perché l'idiota l'aveva fatta preoccupare a morte. Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di esplodere << Dico ti è dato di volta il cervello??? >> alzò la voce mentre camminava avanti e indietro di fronte a lei, ora avvertiva quel cumulo di emozioni finalmente liberarsi, vagare libere senza controllo << Ti pare il caso di piantare una rissa? Se ti avesse davvero dato un pugno saremmo finiti in infermeria... Senza contare se lo avessi colpito tu. Ah, stavolta è il tuo turno per la ramanzina Bell. Io me ne sono sorbite una montagna delle tue. >> le lanciò un'occhiata giusto per vedere se non si fosse addormentata o svenuta da qualche parte, ma le emozioni era troppe per poter essere contenute quindi continuó a sclerare. In tedesco ora. Perché era quello che le succedeva quando perdeva il controllo. << Digger bist du Dumm oder was? Hm? Hast du gesehen, wie groß der Typ ist? Ich meine... Hast du es gesehen?! *>> parlava forse più velocemente, anche se aveva un tono meno acuto << Ich meine, er könnte dich wie einen verdammten Zahnstocher zerbrechen. Ach, man! * >> era infuriata, ma forse non solo per Casey, era semplicemente più facile concentrarsi su qualcosa del genere piuttosto che su altro. Alice non sapeva gestire le proprie emozioni e spesso raggiungeva picchi dietro i quali poteva solo esplodere. Finalmente fece una pausa, tornó all'inglese << È stata la cosa più stupida >> e ancora << Più irresponsabile >> iniziò a gesticolare incapace di star ferma << Più coraggiosa >> tirò un sospiro abbassando appena la voce << E più carina che abbiano fatto per me. >> arrossì lievemente, questo non significava che non fosse arrabbiata, anzi lo era moltissimo << Sei un'idiota. >> concluse la sua arringa mettendosi seduta ai piedi della colonna accanto a lei. Almeno tutto quel casino le aveva dato sue secondi per smettere di pensare a sua madre. Aileen Evans. Il cuore riprese a far male. Ha detto che siamo mostri. Alice strinse le braccia intorno alle ginocchia, faceva male, molto male, ma come si aggiustava un cuore spezzato? Avrebbe fatto qualsiasi cosa per dimenticarsi quelle parole che le rombavano in testa, per rimettere insieme quei cocci e tirar fuori le spade.



Alice Wagner
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* << Digger (espressione colloquiale giovanile usata per rivolgersi agli amici) sei stupida o cosa? Eh? Hai visto quanto è alto quel tipo? Voglio dire... L'hai visto?! >>
*
<<voglio dire, poteva romperti come un fottuto stuzzicadenti. Oh, cavolo! >>
 
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Sballottata di qua e di là in mezzo alla calca di gente interdetta, Casey non ci capì più nulla. La sbronza cosmica l'aveva presa del tutto, la sentì non appena si lasciò andare alle manovre di Les. L'amico le urlò nei timpani cose che lei non comprese e se la trascinò via. L'attaccò con le spalle al muro mentre lei imperterrita sbocconcellava fumo dalla sigaretta.
Continuava a dirle cose, a rimproverarla, ma lei non sentiva più niente. Tutto roteava, benché guardasse fisso l'amico e con la solita aria di sfida che aveva da ubriaca. La voce giungeva ovattata alle sue orecchie e non c'era verso di capire il labiale.
Vide a un certo punto una macchia rossa avvicinarsi, Les arrendersi nel suo sproloquio e rivolgersi a quest'ultima. Era Alice? Sì, era lei, lo appurò strizzando gli occhi sulla sua figura. Les alzò le braccia al cielo, sembrava sfinito. Se ne andò e piantò lì lei e Alice. Nemmeno un attimo di tregua che si sentì afferrare per la manica della giacca e trascinare via.
E anche Alice si mise a sbraitare.

Non ce la faceva più, cominciò pure a dolerle la testa. Mentre l'altra urlò tanto da mangiarsi le parole - non capiva l'inglese in quello stato, figuriamoci il tedesco - lei si era già guardata attorno in cerca di un posticino comodo dove posare le chiappe.
Dov'erano, in una classe? Ottimo. Barcollò fino alla prima fila di banchi sulla sua rotta e, gemendo come un vecchio pronto ad appisolarsi, si sdraiò su di essi.
La superficie chiaramente non conteneva tutto il suo corpo. Gambe e braccia penzolavano come frutta moscia da una fruttiera. Ma posata finalmente su una superficie, la testa in fiamme si rilassò e tutto smise di girare. Persino le orecchie ripresero a sentire, e sentirono il culmine della ramanzina di Alice.
Dopo quello sbalzo alcolico alla capoccia, concretizzò quanto appena accaduto. Le immagini di Nelson e della lite, di lei che lo caricava dritta verso la balaustra della Torre sopra lo strapiombo sulla foresta. Tornarono in mente e si ricordò pure degli sguardi attoniti dei concasati.
Casey Bell era un mostro. Era pazza, era una criminale. D'altronde con quelle premesse a cui la vita l'aveva costretta non sarebbe potuta diventare altro.
«Alice» mugolò dal suo banco. «Hai rotto il cazzo.» Non intendeva offenderla. Da una parte tutto quel caos dalla festa fino a quel momento le aveva martellato la testa, dall'altra non ne voleva più sapere di far finta.
«Non me ne importa più niente. Lo hai visto come mi guardano gli altri? Io sono questo. Sono questa merda. Odio tutti e faccio male alla gente. Io sono così e comincia a piacermi.» Si mise di lato rotolando su un fianco. Guardò verso Alice per captarne l'espressione e poi si lasciò andare di nuovo contro il banco. «Però è questa la lezione che mi è stata impartita. E' questo che mi hanno dato. Mi hanno dato i pugni e il desiderio di provocare orrore nell'altro, di farmi temere. Tu non sei così e non devi esserlo, ma trova un modo per difenderti e di farti valere. Perché le persone fanno schifo e cercheranno sempre di metterti i piedi in testa.»
Ci avevano provato pure con lei, ci erano riusciti, e solo quando anche lei si era armata e aveva sferrato i primi calci si era fatta rispettare. Johanna, la Vinstav, Nelson e altri avevano visto la sua furia e ci erano quasi rimasti.
«La violenza è un deterrente.»
Ecco, lo aveva detto. E se per tutto quel tempo aveva tentato di far propri gli ideali dell'E. S. e di rispecchiarsi con le sue scelte nell'ideale di non-violenza, tutto ciò che era stata, che era e che la vita vera e pratica le aveva insegnato riluceva in quel concetto: la violenza è un deterrente.
«E ora devi ancora farmi un favore per la lettura delle carte. So io cosa voglio.» Si rannicchiò, chiudendo gli occhi e coprendoseli con i polsi piegati. Lei era in quel modo e tale sarebbe rimasta. «Vattene, sta' zitta e lasciami sola.»
Tanto valeva farci l'abitudine.

 
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view post Posted on 27/11/2021, 08:27
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A
veva sclerato. Sì. Si era sfogata più o meno, ma la reazione del prefetto non l'aveva assolutamente prevista. La osservò alzarsi e cercare di sdraiarsi sui tavoli, sollevò un sopracciglio. Stava per replicare alle sue parole ma stranamente non lo fece. Inizialmente sentì la rabbia montare dentro, perché cavolo le stava dicendo quelle cose? Perché si comportava in quel modo? Ma poi lasciandola parlare avvertì tutto il dolore che dietro le note irose si nascondeva. Per più di un momento sentì di voler suonargli un ceffone per l’esagerata autocommiserazione. Ma poi si rese conto che quelli erano i suoi sentimenti e che erano stati accatastati in un angolo da anni ed anni di sussurri nei corridoi nel dargli della pazza e modi concreti per evitare la sua furia. Alice sapeva che Casey non fosse molto popolare ma l’aveva sempre vista come un prefetto dal comportamento impeccabile, spesso anche divertente. Ricordava di essere stata accolta dal suo sorriso e dalle sue battutine sagaci. Quello che le si dipingeva di fronte agli occhi ora era l’immagine di un cane che si leccava le ferite dopo aver morso più forte del suo avversario, ingenuamente convinto così di non subire perdite. Perché l’attacco è la miglior difesa. I tagli però non erano superficiali, ma interni e nonostante quella mossa audace, Casey aveva finito per ferirsi, forse più profondamente di qualsiasi cazzotto. Era tutto incredibilmente triste, sembrava quasi che volesse spingerla a rifiutarla o ad aver paura di lei e della sua violenza, usata come deterrente. Poi infine arrivò il momento in cui venne cacciata. Una parte del petto di Alice avvertì una certa tristezza nell'essere mandata via. Cosa aveva fatto lei di male? Quando era diventata improvvisamente colpa sua? Osservò le mattonelle del pavimento cercando di incassare quel colpo senza darlo a notare. In ogni caso Casey era troppo ubriaca per accorgersi di qualsiasi cosa. << No. >> disse senza nemmeno pensarci troppo a lungo << Non m'importa come sei. Non posso lasciarti qui da sola. Sei ubriaca e io non abbandono le persone.>> ci era rimasta male ovviamente, perché non meritava di essere trattata così, perché già se l'era vista brutta quella sera e di certo non si aspettava di dover ricevere altra rabbia, perché lei sapeva difendersi ma in quel momento era stata ferita e non aveva avuto le forze per replicare. In più non aveva mai visto Casey in quelle condizioni e finalmente riusciva a capire perché fosse così irraggiungibile, così lontana da tutto e tutti. Lo era perché semplicemente non voleva essere raggiunta. Se era questo il suo comportamento con gli altri, allora preferiva allontanarli, li mandava via con rabbia e violenza, si faceva piccola rannicchiandosi nel suo angolino e sputava veleno come le acrumantule, certe di paralizzare il proprio avversario. Alice non capiva il perché, non conosceva il suo passato, non aveva idea di ciò che aveva vissuto per arrivare a quel punto. Era una reazione che la lasciava senza parole, la spiazzava e la faceva arrabbiare. Sapeva che non poteva fare nulla, ma nonostante quel pensiero razionale si materializzasse di fronte a sé non riusciva ad afferrarlo. Non lo accettava. Non l'avrebbe lasciata sola, non poteva. Non capiva come qualcuno potesse lasciarsi divorare dalla rabbia in quel modo tanto da preferir allontanare tutti e rimanere rannicchiato nel buio. Non poteva essere una soluzione migliore << E poi hai sbagliato la predizione. >> affermò facendo qualche passo nella sua direzione, lentamente come se stesse cercando di avvicinarsi ad un gatto selvatico, sapeva che sarebbe scappato o avrebbe cercato di graffiarla << Credo che il cuore più danneggiato sia il tuo. >> si fermò guardando i capelli biondi e le mani premute contro gli occhi, chinandosi appena di fronte a lei, allungò una mano nella sua direzione, probabilmente le sue parole erano inutili in quel momento, ma non avrebbe rispettato le volontà di una persona in chiara difficoltà << Riporto il tuo culo in dormitorio almeno. Poi puoi continuare ad odiare me ed il fottuto mondo dal tuo letto. >> lei sarebbe tornata a fare un bel discorsino a quella testa di rapa di Nelson prima di andare a dormire, così Casey avrebbe avuto il tempo per sbollire senza doverla vedere. Non voleva cambiarla, né imporle la propria presenza, avrebbe rispettato il suo stato d'animo in quel momento. Sempre se non avesse deciso di menarla lì. In quel caso si sarebbe buttata nella mischia. L'infermeria di mrs White le avrebbe accolte a braccia aperte per la notte.






Alice Wagner
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Il banco era duro e freddo. Cominciò ad avvertirlo e ad accusare un po' di dolore al fianco su cui si era rannicchiata, il che voleva dire che piano piano stava tornando lucida. Era probabile che l'ubriacatura non fosse enorme e che il grosso fosse dovuto all'agitazione e al cumulo di emozioni irrisolte esplose quella sera.
I polpastrelli delle dita pigiavano con forza la pelle della cute e della fronte, intente a massaggiarla. Rimuginava troppo per essere del tutto ubriaca, ma non era tanto sobria da riuscire ad afferrare e ad analizzare un pensiero.
Aveva preferito allontanarla. Non voleva permetterle il lusso della compassione, non lo avrebbe voluto con nessuno, tantomeno con qualcuno di conosciuto. Voleva mandarli tutti via, uno ad uno, e non poter più arrabbiarsi né gioire, perché la gioia porta più dolore di tutto il resto. Lo sapeva fin troppo bene. E questo dolore le scorreva nelle vene, si inerpicava sulle sue ossa e costruiva il suo scheletro.
Sentì Alice avvicinarsi. Aggrottò le sopracciglia e l'impulso fu quello di scattare e scendere dal banco. Fissò la porta immaginandosi di spalancarla con violenza, come per sottolineare l'ubbidienza mancata alla sua richiesta, e di sbattersela alle spalle.
Ma non poteva farlo, non andava bene. Non ad Alice, almeno.
Si irrigidì al tocco. Strizzò gli occhi e rimase immobile. *Non me ne frega un cazzo.* Lo ripeté più volte, un mantra nella propria testa, un incantesimo per non percepire il contatto nonostante fosse avvenuto. Poi Alice incalzò il discorso e tentò di mostrarsi ferrea nella decisione di rimanere e di scortarla fino a letto. E le disse che il cuore dolorante era il suo.
«No.» Staccò le dita dalla faccia e le afferrò il polso. Strinse e poi lasciò andare un po' la presa, rifiutando l'animale violento che le si annidava dentro.
«Mi dispiace. Tu non ti meriti tutto questo.» La guardò di lato, il volto ancora contorto dall'ira. «Non devi occuparti di me e non devi fare supposizioni sulla mia vita. E non te lo chiedo perché sono un prefetto, ma perché voglio che sia così e basta. Io sono come mi manifesto. Sono le azioni che compio, e ne hai avuto un esempio stasera. Non c'è nulla da dedurre.»
Non era abbastanza lucida per trattenere le parole.
«Purtroppo per te e me le mie previsioni si avverano sempre. Sono esplosa e ti ho ferito. La terza spada nel cuore. Non è così? Prova a negarlo, a negartelo, e diventerai come me. Non vorrai più niente dalla vita, non pretenderai più un cazzo da te stessa. Mi sento in colpa, mi dispiace, ma è così. Tutto è così, e io non sono la persona adatta per ragionarci e trovare idilliache soluzioni alternative a questa merda.» Le doleva lo stomaco, le batteva forte il cuore. Per il veleno e il rivelarsi, per lo star dettando finalmente il manifesto del credo che emozioni ed esperienze le fecero costruire in tutti quegli anni.
Le spostò il polso. Lo abbassò, fino a tenerlo penzoloni fra loro due senza mollare la presa.
«Io credo comunque i te, Wagner. Ti apprezzo. Cerca di non farti ammazzare da quello che ti ho detto stasera e di non sporcarti le mani, mai. Una macchia del genere è per sempre.»

 
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view post Posted on 23/12/2021, 05:22
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S
i era avvicinata lentamente, mentre l'altra ribolliva ancora di rabbia. Sapeva che non le avrebbe fatto piacere la sua richiesta ma nonostante ciò Alice era irremovibile, non avrebbe mosso un piede da lì prima di essersi assicurata di averla messa a letto. La mano sfioró il prefetto che parve irrigidirsi immediatamente, probabilmente nella sua testa stavano accadendo altri mille combattimenti interni, il conflitto era possibile percepirlo dall'esterno come intrappolato nelle molecole dell'aria. Gli occhi chiari seguirono il suo profilo ed Alice sobbalzó alla stretta che avvolse il suo polso, tornó a puntare gli occhi nei suoi, nonostante Casey la guardasse di lato e non direttamente in viso. Avvertì poi la stretta allentarsi ma rimanere attaccata a lei. Era una presa ferrea, con un tocco di gentilizza inaspettato, Casey stava cercando di darsi una controllata. Avvertì nelle sue parole una marea colma di colpe e disprezzo verso il proprio essere, poteva sentir vibrare la sua anima tormentata al di sotto di quella maschera di indifferenza verso il mondo e stare semplicemente ferma a guardare non faceva che ferirla ancora di più. Era una confessione, qualcosa che richiedeva una certa dose di coraggio o di incoscienza. Casey si era messa a nudo di fronte a lei, le aveva semplicemente detto tutto ciò che le pesava sul cuore in quel momento, un cuore che come quello di Alice batteva forte, perché era un momento quasi catartico, come se cercasse di buttar fuori il buio, anche solo per un istante. Come poteva chiederle di andare via? Come poteva? Alice provó a sciogliere la presa che le stringeva il polso e che rimaneva l'unico contatto tra di loro. Se vi fosse riuscita avrebbe finito per avvolgere le sue braccia intorno al corpo della Grifondoro, in un abbraccio spontaneo, qualcosa che in realtà nemmeno lei si aspettava. Sapeva che stava richiando grosso, ma non le importava, non riusciva nemmeno a parlare, i capelli rossi avvolsero le due figure, le braccia si serarrono intorno alle spalle e al collo, con una presa salda ma gentile << Non allontanarmi. Non mandarmi via, Casey. >> sussurrò piano, il suo nome tra le parole che le erano uscite. Alice voleva semplicemente esserci per lei, non le importava quanto facesse male, perché in realtà aveva visto il dolore che la tormentava e lo aveva sentito. Lo aveva avvertito come sulla pelle, lo aveva visto nel tormento delle sue azioni e pensava che nessuno dovesse tenersi tutto quel buio dentro. E per quanto la fiammella che le scaldava il cuore potesse avere i suoi punti bui, magari sarebbe bastata per riscaldare entrambe anche solo per un attimo.




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Edited by Nontiscordardime - 23/12/2021, 06:24
 
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Perché stava andando in quel modo? Perché stava dicendo tutte quelle cose? Si era tenuta dentro l'amaro per tanto tempo, covandolo col gelo di ogni nuovo pensiero. Spesso il desiderio di esplodere ed investire ogni persona ed ogni cosa si era palesato con forza premendole sulle tempie e irrigidendole i muscoli alle prime buone occasioni.
Quell'istinto, animale e rabbioso, tentava di emergere e di tanto in tanto l'aveva vinta, come quella sera. Prima con Nelson, poi con Alice. Altre volte con Drinky, poi con Johanna e con altri, passanti, conoscenti e confidenti. Non ce la poteva fare, non poteva non lasciarsi sopraffare senza soccombere. Sulle sue spalle c'erano troppi pesi.
La Veggenza con le allucinazioni la portava a dubitare di ogni forma e colore che vedeva; la responsabilità di se stessa e del proprio mantenimento; il lavoro e la vita sudicia a Nocturn Alley; l'incertezza sulla propria appartenenza; il peso di un corpo che disgustava. E mantenersi sulla superficie dei rapporti per non scavare a fondo e attaccarsi per poi soffrire ancora.
Ma prima o poi avrebbe dovuto vuotare il sacco totalmente, evolversi in una direzione o in un'altra. In quel momento, percependo la propria voce muoversi nel discorso, una fugace immagine balenò nella sua mente: delle dita che affioravano dal pelo dell'acqua in cerca di aiuto. Era questo quello che stava cercando di ottenere? Aiuto? Speranza? Non era pronta per capirlo, o ammetterlo, più per sfiducia che per orgoglio. In ogni caso per lei era tutto troppo.

Non si sarebbe mai aspettata l'abbraccio. Nei suoi pronostici vi era di tutto: urla, insulti, porte chiuse in faccia, agitarsi di bacchette. Invece Alice l'aveva abbracciata.
Sobbalzò per la velocità dell'azione, lasciò cadere la mano ormai abbandonata la presa, e le braccia di Alice la strinsero in una preghiera e in una carezza di disperazione.
Rimase immobile anche se il cuore le batteva feroce nel petto. L'espressione del suo viso non cambiò, contorto dalla diffidenza e dall'ira come prima. Le braccia lungo il corpo, senza ricambiare. Ascoltò Alice, ascoltò i suoi respiri, mentre nella sua testa si creava uno spazio vuoto.
Fu strano e insieme catartico, una sensazione ripudiata dal giorno in cui l'aveva ricercata in Megan rubandole un abbraccio come una ladra. La vicinanza del corpo, un desiderio manifestato dall'altra, le fece bollire il sangue.
Parole non uscirono dalla sua bocca e le braccia non risalirono per stringere Alice. Gli occhi fissarono il muro oltre i capelli rossi, un altro richiamo a Drinky e al dolore, persi.
Non ricambiò ma non si mosse per andarsene. Rimase ferma, ma rimase, respirando profondamente e con rabbia. E sentì qualcosa scattare, come il rumore di un fiammifero che viene acceso nel buio.

 
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view post Posted on 23/12/2021, 14:42
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E
ra stato qualcosa di istintivo, Alice non aveva pensato a cosa sarebbe potuto succedere, allo schiantesimo che forse l'avrebbe colpita o allo schiaffo che sarebbe potuto seguire. Tutto quel dolore, quella disperazione, quel buio erano usciti fuori. Casey forse esausta, forse incosciente, aveva aperto di fronte ad Alice il proprio cuore, le proprio paure, le proprie ansie ed Alice aveva ascoltato. Ma non era riuscita a replicare a niente, non era riuscita a parlare, ad esprimere quanto volesse esserci per lei, quanto avesse provato tutto quello che le aveva raccontato, quanto quelle emozioni le erano entrate dentro. L'unica cosa che era stata capace di fare era stato accogliere tutto e lasciare che uscisse fuori, cercare di proteggerla con un abbraccio ed avvolgerla dentro il calore che provvedeva con esso. Forse non perfetto. Sicuramente inaspettato. Così come la reazione di Casey che nonostante non avesse ricambiato, non era andata via, non aveva protestato e non aveva fatto ricorso alla violenza.
Riusciva ad avvertire il suono del suo cuore battere forte e i respiri alternarsi frenetici l'uno dietro l'altro. Non sapeva nemmeno lei cosa stava facendo, era un cumulo di emozioni aggrovigliare insieme, le sfioró la schiena appena provando a tranquillizzarla. Ricordava quel gesto fatto precedentemente da suo padre o dai suo fratelli, quel leggero tappettio che sembrava sintonizzarsi al suono del suo respiro. Rimase così ad ascoltare il ritmo dei loro cuori battere, il suono dei respiri che nervosi si alternavano gli uni con gli altri per non sapeva nemmeno lei quanto. Poteva essere un'ora o dieci secondi. Si ritrasse lentamente poi, osservò il suo viso ancora arrabbiato e furioso, poi spostó lo sguardo altrove, arrossendo lievemente. Era stato tutto così istintivo che ora si sentiva in imbarazzo per averlo fatto. Allungò la mano verso la sua, la strinse forte << A-Andiamo>> disse con un fil di voce, dandole la schiena, ma cercando di farla alzare per condurla verso il dormitorio.


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view post Posted on 25/12/2021, 17:17
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Il vuoto aveva divorato ogni pensiero che le risiedeva in testa. Un'esperienza vissuta di rado, che le permise di distaccarsi per quel momento dall'oscuro susseguirsi ed inseguirsi dei pensieri.
L'abbraccio era un contatto benefico, qualcosa il cui effetto le era poco noto. Dopotutto non aveva mai ricevuto molti abbracci dalle suore dell'orfanotrofio.
Sentì l'ira andarsene, sgocciolarle via dalle dita come un liquido nero e catramoso che aveva infestato i suoi canali energetici interiori. Il respiro rallentò e divenne profondo, meno rumoroso e disteso. Ora più lucida, la serata le parve lontana. Si rivide scagliarsi contro Nelson e alzare i pugni, poi riconobbe la sensazione d'amore e d'affetto che la pervadeva quando Drinky la stringeva. Infine nuovamente il dolore delle tre spade conficcate nel cuore.
Alice non avrebbe mai potuto immaginare nulla di ciò. I racconti di una vita non si esprimevano da soli, ma una mente sopraffatta e diffidente, oltre a rifiutarsi di narrare, faticava persino ad organizzare le esperienze e gli insegnamenti tratti. Non sarebbe stato semplice per Casey comprendere appieno il proprio cinismo, percuoterlo e carezzarlo da lontano col proprio raziocinio. Non sarebbe stato semplice riavvicinarsi all'affetto e a considerarlo un alleato per i giorni più bui e per le giornate più semplici. Al contrario, uno sprazzo sui tormenti della concasata le fu rivelato da Nelson e dalla zuffa. Non l'allettava l'idea di compensare tale disparità.
Lentamente, come scossa dal senso di colpa, Alice si staccò da lei. Era imbarazzata per il gesto scellerato, consapevole di esser andata contro il suo volere. Casey spostò lo sguardo dalle pareti disegnate dalle ombre della sera al'altra, conficcando le pupille nelle sue. L'espressione evoluta dall'ira ad una serietà cupa, un misto fra distacco e dispiacere.
Annuì e, facendole da eco, sussurrò: «Andiamo».
Scese dal banco e si mise le mani in tasca andando via. Prima di uscire dall'aula si sarebbe voltata per controllare se Alice fosse stata al passo.



Denghiù :<31:
 
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