S
i stava davvero divertendo. L'idea di farsi fare le carte poi era così ridicola che solo le espressioni di buffe di Casey parlavano per sé. Alice ridacchiava continuamente, sia mentre l'altra tentava di mischiare le carte, che quando toccava a lei prenderne alcune dal mazzo, si sporse in avanti allungando il braccio e portando la mano sul mazzo per tirarne fuori una quantità completamente a caso, come tutta quella scenetta dopotutto, fatta senza il più completo senno. Si portò una mano alla bocca per trattenere uno sghignazzo mentre l'altra appariva più confusa che mai
« Ma che cartomante sei ahh? Non sai nemmeno tu che carte siano!» Alice almeno poteva dire di non essersi fatta le carte mai prima d'ora, quale era la scusa del prefetto? Questo comunque non impedì a Casey di dare un'interpretazione piuttosto
caratteristica. Alice sollevò un sopracciglio mentre l'altra si metteva a spiegare il
chiarissimo significato delle carte di fronte a loro, assumendo le peggiori pose caricaturali, tutto per arricchire il fatto di veridicità. Annuì ascoltandola con interesse e scoppiò a ridere insieme a lei sul finale. L'aria della sera scivolava leggera tra di loro, Alice si sentiva viva, come se quella serata fosse potuta durare per sempre, era felice e a tutto pensava meno che a finire con il cuore spezzato
« Se una roba del genere si avvera devo proprio per forza darti qualcosa in cambio, almeno per la creatività. » La predizione non si sarebbe mai avverata, dopotutto chi poteva mai avere così tanto potere sul suo cuore?
« (...) sei ancora troppo spensierata, come questi bambini, ecco. Stai a giocare sotto il sole credendo che il mondo sia tutto rosa e fiori»Poggiò le mani sul tavolo e si sporse appena con il corpo, allungando il braccio destro, tentando di afferrare il bicchiere tra le mani del prefetto, nelle sue, la solita espressione da malandrina sul viso pronta per paracularsi da ogni insulto
« Ti spiace? » Casey era già ubriaca e non sembrava assolutamente voler smettere di bere, questa sera doveva essere lei quella responsabile, quella che bacchettava. Per quanto ironico potesse sembrare. Si portò dunque il bicchiere alle labbra e provò a berne un sorso. Il sapore del vino era incredibilmente amaro e Alice si pentì di averci perfino provato, un'espressione lievemente schifata colorò le sue guance, ma ormai lo aveva mandato giù
« Bleah ma come fai a bere questa roba, onestamente » fece per tornare seduta quando una figura si avvicinò al loro tavolo. Era un ragazzo grosso e corpulento, una specie di montagna con il cervello di una medusa. Evan Nelson, Grifondoro del quarto anno, bullo dichiarato, teppista insopportabile. Alice lo odiava dal più profondo. Non erano state poche le occasioni in cui si erano scontrati e a quanto pare nemmeno quella sera poteva avere un po' di pace. Si mise in piedi con un'espressione già irritata sul volto, il bicchiere di vino tra le mani improvvisamente sembrava appetitoso al confronto. Nelson le si avvicinò con fare impertinente, la sua voce intrisa dalla beffa
« Ah. Guarda chi abbiamo qui, la reginetta del ballo di quest'anno. Chi è stato il fortunato dunque? O meglio lo sfortunato che ha dovuto ballare con te? » i suoi occhi piccoli la fissavano e avevano uno sguardo particolarmente lascivo, sembravano spiare tra le pieghe del vestito ed accarezzare idee ben diverse da quelle formulate con lo scherno.
« (...)Ma stai certa che sono tutti in agguato pronti a rapire la Regina.»Alice non se ne rese conto, già vedere la sua faccia le dava ai nervi, figuriamoci se si fosse mai potuta mettere ad osservarla più da vicino. Gli scoccò uno sguardo irritato
« Cosa cavolo vuoi Nelson? Lasciami in pace, non ho voglia di rimettere alla vista della tua orribile faccia, ti prego. Non farti bannare dalla festa su, vai a fare l'idiota da qualche altra parte.» lo attaccò subito molto aggressivamente, quella lagna l'aveva sentita mille e mille volte, stupidi insulti che non la toccavano nemmeno, era meglio rispondergli immediatamente a tono e perché no ridicolizzarlo davanti a chi voleva semplicemente godersi quell'after party. Dopotutto davvero pochi lo sopportavano, motivo per il quale alcune risatine si levarono dalla loro direzione nel momento in cui Alice si prese gioco di lui. Poggiò il bicchiere sul tavolo e mimò in aria un segno di congedo. Questa pseudo umiliazione fece però arrabbiare Nelson incredibilmente, tanto che la sua faccia diventò incredibilmente rossa, come se stesse per esplodere. Alice sorrise soddisfatta e fece ancora una volta per tornare al suo posto, ma l'idiota l'afferrò tirandola verso di sé.
Alice non fu abbastanza veloce da scostarsi, non si aspettava di certo una reazione fisica. Cos'è voleva piantare una rissa ora? Le arrivò decisamente troppo vicino, guardandola con aria da pesce lesso
« Devono aver scelto proprio male. Non sei nemmeno bella» ringhió infine con cattiveria, lo sguardo ora penetrante, desideroso. Era chiaramente ubriaco, puzzava incredibilmente d'alcool mentre Alice ce lo aveva a pochi centimetri dalla sua faccia. Senza aspettare nemmeno un secondo in più del necessario si liberò dalla sua stretta, era alticcio e non aveva molta presa
« Se mi tocchi di nuovo con le tue mani viscide ti spacco la faccia. È chiaro? Non m'importa un bel nulla di cosa pensi di me, la tua opinione vale meno di zero. TU vali meno di zero. Sei una nullità Nelson, ti stai rendendo ridicolo. Credi di potermi ferire? Mi sa che ti ci vorrà molto di più di una serie di insulti sul mio aspetto. » Alice non aveva paura di un bullo, non era qualcosa che poteva minimamente scalfirla, per cui l'idiota avrebbe dovuto davvero impegnarsi per rovinarle la serata, inoltre la sua naturale sicurezza in sé la faceva esagerare al tanto da diventare un po' sbruffona. Sembrava fare a posta a sfidare la gente perché non pensava minimamente di poter essere ferita da persone di cui non le importava nulla. Aveva vinto, ne era certa, ma Nelson non sembrava voler demordere. Dopo qualche secondo di silenzio tornò alla ribalta pronunciando con voce chiara
« Aileeen Evans. » il capo della Grifondoro si sollevò, le palpebre si dilatarono. Come conosceva sua madre? Aveva fatto ricerche su di lei? Nelson notata la reazione della rossa continuò.
Doveva ferirla a tutti i costi
« Lei si che è gnocca da paura, una modella babbana... Si vede che non hai preso per niente da lei. » Alice rimase in silenzio. Era rimasta letteralmente senza parole, non era un argomento di cui parlava molto facilmente. Figuriamoci con un bullo. Voleva aggiungere qualcosa ma quel momento di silenzio aveva decretato quanto ne fosse rimasta sorpresa, quanto finalmente quell'argomento la colpisse da vicino
« Ha fatto un servizio qualche giorno fa in una città babbana qui vicino, mia città natale per puro caso.... Quando le ho detto di essere un tuo compagno di scuola indovina cosa mi ha risposto? » un sorriso vittorioso splendeva ora sul viso di Nelson, mentre Alice gli andava quasi in panico. Cosa le aveva detto? Era stato qualcosa di cattivo? Non poteva lasciare che nessuno lo sapesse,
nessuno. Gli si avvicinò minacciandolo.
« Sta' zitto. Non ti azzardare a parlare di mia-- STA' ZITTO! » alzò la voce senza nemmeno accorgersene, il controllo che pensava di tenere stava cedendo e Nelson lo sapeva, per questo la sua lingua pungente continuò a tagliare l'aria circostante
« Mi ha detto che non vuole saperne niente di quella scuola di mostri» Un brivido freddo attraversò il corpo di Alice, ora non c'era più spazio per i giochi, né per le sfide ora era la realtà che le stava balzando contro.
« Tu stai per ricevere una grossa delusione. Qualcuno ti spezzerà il cuore, mia cara»Non pensava di poter avere il cuore spezzato perché non pensava ci fosse qualcuno che potesse avere un potere così forte su di lei, non in quella scuola. Non tra quelle mura. E invece Aileen poteva. Anche se non si trovava in quel castello. Anche se chiamata in causa senza motivo. Anche se parte di quella che poteva essere una menzogna. L'espressione di Alice cambiò, da rabbia si trasformò in tristezza, delusione profonda... qualcosa dentro le si era spezzato e sapeva bene di cosa si trattasse, la sua luce si affievolì come quella di una candela a cui viene tolto ossigeno. Sapeva solo che stare lì in mezzo a tutti a dare spettacolo non le piaceva per niente, mosse un passo in avanti, poi un altro, fino a fendere l'aria più velocemente. Non sapeva nemmeno lei dove stesse andando ma le sembrava di non riuscire più a respirare.
«E poi bam, tre spade nel cuore.»