Grow through life, Apprendimenti di Lucien Cravenmoore

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view post Posted on 30/9/2021, 13:46
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ImposiumfvqCHszTipologia: incantesimo difensivo difficile
Effetto: ammansisce immediatamente la Creatura Magica su cui è scagliato, rendendola docile e innocua. Incantesimo molto difficile che richiede grande concentrazione e sangue freddo, utilizzato dai domatori per rendere inoffensivi gli animali feroci e i demoni mutaforma, in particolare è indicato per domare i Kelpie. Questo incanto è inefficace contro la maggior parte degli animali classificati XXXXX.
Esecuzione: innanzitutto è necessario riservarsi qualche momento per effettuare opera di raccoglimento. Maggiore sarà l'esperienza del Mago, e dunque la sua abilità nel disciplinare la mente e/o maneggiare tale incantesimo, minore sarà il tempo necessario a trovare il giusto stato mentale atto a garantire la buona riuscita dell'incanto stesso. È necessario infatti come primo passo richiamare alla memoria un momento ben preciso della propria vita passata, nello specifico il momento più significativo che ha segnato più profondamente la capacità personale del Mago di rapportarsi ad altri esseri viventi secondo un metodo distintosi per aver portato frutti semplicemente grazie all'uso di mano ferma e calma. Scavando nei meandri della propria mente, tra i ricordi, bisognerà dunque rintracciare quelle occasioni in cui si è riusciti a calmare qualcuno, a trasmettere fiducia e sicurezza ad uno spirito inquieto, a sedare un'animosità irrazionale, a domare un'altra creatura selvaggia particolarmente problematica, scegliendo tra questi o altri i casi più eclatanti e di maggior interesse.
Fatto ciò, si potrà passare alla seconda fase del processo esecutivo: al periodo di concentrazione, col momento selezionato ben fissato nella mente, seguirà infatti l'azione vera e propria. Bisognerà fissare negli occhi la creatura che si vorrà ammansire (il terrore potrà giocare brutti scherzi alla determinazione e alla concentrazione), di modo che il contatto visivo cominci ad intessere il delicato e invisibile filo comunicativo che poi la Magia andrà a rafforzare in maniera concreta, sì che la volontà della creatura si pieghi accondiscendente e docile a quella del Mago. La formula andrà pronunciata verbalmente, la parola "Imposium" dovrà essere caricata delle immagini del ricordo scelto e di una dolce fermezza che costituisca al tempo stesso richiamo e monito per la creatura. Dovrà essere chiaro a chi appartiene lo Spirito dominante, la malia generata dal suono suadente ma deciso della pronuncia della formula dovrà ingabbiare la bestia meglio di come farebbe il ferro, facendo vibrare le corde dell'anima di quell'essere in sintonia alle proprie.
E in effetti, là dove l'incanto andasse a buon fine, il Mago vedrebbe dipanarsi dalla punta della bacchetta (puntata contro l'animale) una trama sottile di fili perlacei pronti ad avvolgersi attorno al collo e alle membra dell'inconsapevole creatura. Tali fili saranno impossibili da spezzare a meno che l'Incanto stesso non cessi di validità. Non sarà possibile per il Mago dare all'animale ordini da eseguire, il controllo mentale è limitato al potere calmante. Sarà possibile avvicinarsi alla bestia senza correre rischi, catturarla, passare oltre, ma sarà già molto riuscire a mantenere attivo l'incanto per un buon margine di tempo senza aggiungere improbabili tentativi di manipolazione comportamentale di stadio avanzato: la natura della creatura cercherà sempre di riaffiorare. Questo naturalmente rende più difficile domare e mantenere poi il controllo su creature di classe superiore. La durata dell'incanto sarà limitata essenzialmente dalle energie e dall'esperienza del Mago.
Classe: sesta

La sete di Conoscenza di Lucien Cravenmoore non conosceva limiti; ogni occasione riteneva fosse bene sfruttarla per apprendere qualcosa di nuovo e, ora che era divenuto docente di Cura delle Creature Magiche, reputava corretto acquisire la conoscenza di un incantesimo molto utile sul campo: l'imposium.
Vi era un solo posto dove poteva trovare tutto il necessario per l'apprendimento ossia il British Magic Museum a Londra, uno dei poli del sapere magico di maggior spessore nel Paese.
Non era la prima volta che vi metteva piede ed ogni volta che ci era stato aveva avvertito una fitta di adrenalina ripercorrergli la spina dorsale, come quando da studente aveva speso interi pomeriggi chiuso in biblioteca a sfogliare, comprendere ed assimilare il più possibile.
Una volta superato il salone d'ingresso, accedette alla hall principale dove spese qualche minuto in compagnia del cordiale inserviente del banco delle informazioni che lo indottrinò a dovere, in modo da raggiungere senza intoppi la struttura sulla quale svettava la dicitura Sala della Lettura. Il percorso, pensò il mago, pareva atto a stuzzicare la mente in preparazione a ciò cui sarebbe stata sottoposta, con tutti quei giri pindarici che si era costretti a fare per raggiungere la propria meta. Salite le tortuose scale, Lucien si ritrovò al terzo piano della libreria, pullulante di tomi ma fu uno in particolare a carpire la sua curiosità: sulla copertina violacea spiccava la scritta dorata "DI QUI".
Grazie ad esso il mago ebbe accesso ad una nuova scala, stavolta a chiocciola, lo condusse in un ampio salone celato alla sguardo babbano, sorvegliato da un goblin che lo informò di non potersi smaterializzare finché si fosse ritrovato lì dentro e che non gli sarebbe stato possibile prelevare nessuno dei libri, pertanto il sapere in esso contenuti restava assimilabile solo tra quelle mura.
Lucien aveva sempre mal sopportato i goblin; pur dotati di un'intelligenza straordinaria, non gli riusciva di simpatizzare con gli sguardi di supponenza e rigida ostilità che una buona fetta di loro riservava a chi non apparteneva alla loro razza.
Si affrettò dunque a svicolare dalla sua presenza cercando il tomo che gli interessava e, una volta trovato, s'immise in una stanza vuota attigua alla biblioteca. Con il favore delle tenebre e di qualche rada torcia, posò il pesante tomo sul lungo tavolo centrale ed iniziò a consultarlo, sfruttando la lavagna magica levitante per annotare i passaggi più salienti.

primo tentativoAveva a che fare con magia avanzata e non aveva la pretesa di riuscire al primo tentativo, anzi, confidava di dover spendere tra quelle mura non poco tempo.
Davanti a sé un immobile manichino pareva aspettarlo sardonico, punzecchiandolo con la sua immobilità. Lucien stava cercando di apprende un incantesimo che avrebbe adoperando contro bersagli in movimento, non un fantoccio comodamente alla sua mercé. Raggiungere il giusto stato mentale con quel presupposto non sarebbe stato facile, sebbene per natura fosse incline a non abbandonarsi alle emozioni. Serrò le palpebre, cercando di staccarsi con la mente e con lo spirito da quella stanza, oscillando in un mondo visibile unicamente a lui. "..rintracciare quelle occasioni in cui si è riusciti a calmare qualcuno, a trasmettere fiducia e sicurezza ad uno spirito inquieto, a sedare un'animosità irrazionale, a domare un'altra creatura selvaggia particolarmente problematica..."
Richiamò alla mente diversi ricordi, focalizzandosi in uno in particolare: viveva in Scozia, era notte fonda, si trovava al calduccio della dimora dove anni addietro lui e la sua famiglia si erano trasferiti; di Safia non v'era traccia. Avevano trascorso ore interminabili a cercarla e alla fine Lucien era riuscito a trovarla, intrappolata in una fosse nel terriccio.
Era in stato di shock e come un animale braccato svicolava dal suo abbraccio senza dare segni di volersi calmare. Lucien ancora ricordava la sensazione di impotenza che lo aveva attanagliato in quei minuti, ed il terrore di non riuscire ad acuietarla che si dipanava come la più potente delle magie.
«Shhhh, shhhhhh..» le aveva sussurrato all'orecchio senza allentare la presa attorno al suo corpo di infante, ma questo l'aveva solo fatta agitare ulteriormente gridando qualcosa a proposito di serpenti. Allora Lucie le aveva posato le labbra sulla fronte dicendo, stavolta con voce più forte «È tutto finito. Ora sei al sicuro.» ed aveva ottenuto qualche risultato, ma era stato alla parola "casa" che aveva visto un tiepido sorriso solcarle le guance incendiate così, prendendola in braccio, l'aveva riportata a casa e lei docilmente si era attesa alle sue cure, stringendosi al suo petto come in cerca di protezione da solo Merlino sapeva cosa.
Lucien raccolse a sè la sensazione del corpo gracile della sorellina finalmente calmata e fu a quel punto che tese la bacchetta, l'estremità appuntita puntata contro il manichino. Esso non aveva una forma ben definita, sommariamente rimembrava quella di un essere umano, essendo a disposizione dei più, ed anche questa componente era d'intralcio al mago, oltre alla sua staticità.
Lucien cercò di sostituirne la visione con quella di un pericolosissimo Nundu, immaginando il leopardo gigantesco eretto sulle zampe posteriori e pronto ad attaccarlo fisicamente.
«Imposium!» la voce del mago si disperse nel silenzio e dalla bacchetta non fuoriuscì nulla.
Rimase puntata contro l'obiettivo, imitandone l'immobilità.

secondo tentativoContrariato ma non stupito, Lucien Cravenmoore abbassò il catalizzatore e tornò a leggere le indicazioni sciorinare dal pesante tomo aperto sul tavolo. Si chiese se il ricordo scelto non fosse poco efficace o se avesse sbagliato lui a raccoglierlo a sé. Optò per la seconda opzione, convinto della coerenza di quel preciso ricordo pur non focalizzandosi su una creatura bensì su un altro essere umano.
Spese diversi minuti per richiamare alla memoria altri preziosi dettagli di quel capitolo della propria infanzia, scartando quelli meno pertinenti e ricucendo un ricordo ben vivido che si concentrasse nello specifico su ciò che intimava il libro per una corretta esecuzione.
A quel punto lavorò sulla dizione, aiutandosi con il testo che scorreva sotto gli occhi vigili. «Im-po-sium» recitò scandendo accuratamente ogni lettera. «Impósium» provò prima con un accento acuto e poi con uno grave «Impòsium» presa dimestichezza con la fonetica si esercitò a dovere nei minuti successivi, arrivando a distanziare il secondo tentativo dal primo di una buona ora abbondante.
Assunse nuovamente la posizione di lancio a lui più congeniale, ripetendo la meccanica.
«Imposium!»
Di nuovo un buco nell'acqua. Fu in quel momento che Lucien ricordò una postilla del testo "..il terrore potrà giocare brutti scherzi alla determinazione e alla concentrazione..."
Lui non aveva il benché minimo terrore di un manichino che non riportava nemmeno alla lontana i connotati fisici di una creatura da ammansire!
Ed in teoria questo avrebbe dovuto giocare a suo favore sicché se fosse stato terrorizzato, ciò avrebbe potuto compromettere l'efficacia dell'incanto. Ma non avere nemmeno la più pallida scintilla di paura non rendeva la situazione reale al punto da motivarlo psicologicamente a difendersi dalla "creatura". Che fosse quello il motivo per cui non gli riusciva di castare adeguatamente l'incantesimo?
Cos'avrebbe dovuto fare per riuscire a vedere quel fantoccio come una potenziale minaccia per la propria incolumità? La risposta era sempre la stessa: una maggiore concentrazione. Si abbandonò ad un lungo sospiro che si librò dalle cavità nasali come la tensione che lo abbandonava lesta come un refolo d'aria.
Immobile come un soldatino inchiodò lo sguardo sul manichino, le cui irregolarità cominciarono ad assumere le fattezze della "peluria" del Nundu, le biglie catrame divennero lo sguardo felino che studiava la potenziale vittima trasudando una fame bestiale.

terzo tentativoUna volta trovata la giusta combinazione di reazione emotiva di fronte a quello che altro non era se un semplice manichino, Lucien si dedicò alla postura. Divaricò leggermente le gambe facendo scivolare le piante dei piedi fino a raggiungere la direzione delle spalle. Flettè le ginocchia in una posa elastica e comoda, la schiena si mantenne dritta come un fusto, le vertebre sciolte, dimentico della tensione e rigidità iniziali. Le spalle aperte e l'addome lievemente contratto per favorire la corretta respirazione, cercò di raggiungere il massimo equilibrio per il lancio. L'arto destro fu staccato di qualche centimetro dal fianco, sciolto e rilassato, mentre il sinistro impugnò il catalizzatore ed il braccio si tese davanti a lui, divenendo una sorta di prolungamento del corpo.
«Im...» cominciò poco convinto «..posium!» stavolta dalla punta della bacchetta scaturirono filamenti perlacei che però non riuscirono a raggiungere l'obiettivo, dissolvendosi a metà della linea invisibile frapposta fra il mago ed il bersaglio.
Rincuorato di vedere un debole miglioramento, Lucien si interrogò sul ricordo scelto. Era forte, dal grande impatto emotivo ma, valutò, non sufficiente. Ammesso che fosse attribuibile solo a quello il fallimento di quel terzo tentativo. Gli tornarono in mente le lezioni a Hogwarts, dove il numero di tentativi per apprendere un incantesimo erano commisurati alla smania di riuscirci e più falliva, più si stizziva. Mollava il colpo dopo poco e la maturazione derivata dalla crescita lo aveva portato a comprendere di star seguendo un modus operandi errato.
Forte di quella riflessione, riprese una posizione distesa e riprese a concentrarsi.

quarto tentativoDopo aver divaricato leggermente le gambe e riportato il braccio dominante, sinistro, più avanti rispetto alla destra e con la punta del catalizzatore rivolta nella direzione del proprio obiettivo, oscillò sugli arti inferiori per verificarne la stabilità ricercando il baricentro esatto.
Effettuando una manciata di respiri profondi per rilassare i muscoli di busto, spalle e braccia, ruotò il bacino di qualche grado verso il bersaglio. Mentre il braccio destro riposava perpendicolare al suo corpo, pronto a scattare in caso "di necessità", il sinistro avrebbe piegato il gomito verso il pavimento, sciolto e e sgombro di qualsiasi rigidità, pronto a compiere i movimenti richiesti dall'incantesimo per il nuovo tentativo che si apprestava a fare.
Con tutti i muscoli rilassati, Lucien fece ruotare il polso per verificarne la morbidezza - fondamentale per una corretta descrizione del movimento richiesto che avrebbe potuto venir vanificato da un'eccessiva rigidità capace di inficiare i movimenti. Sistemata la postura, il guardiacaccia si concentrò sul proprio respiro, domandolo al fine di regolarizzare il battito cardiaco accelerato a fronte delle immagini che consapevolmente stava richiamando alla mente. Serrò le palpebre e accolse le tenebre, alla ricerca di una concentrazione profonda. Dietro le palpebre calate, puntini colorati accolsero le preoccupazioni quotidiane, le emozioni, la stanchezza accumulata e tutto ciò che, di troppo, fu pazientemente offuscato dal mago per lasciare spazio solo al suo obiettivo.
Gli alveoli, che si contraevano e restringevano, seguitavano a rincorrere quelle forme invisibili che come fili si intrecciavano a rappresentare una creatura specifica ed il ricordo ad essa collegata. Il petto ritmicamente si alzava ed abbassava, quasi ad incitare quell'intima evoluzione; ma Lucien non doveva avere fretta, lo sapeva.
L'immagine mentale di sua sorella minore fu sostituita da un ricordo più recente e legato al suo impiego: assunse le sembianze di un Augurey, l'esemplare che dimorava vicino alla sua capanna, spaventato da qualcosa che Lucien non aveva avuto modo di scorgere quando si era precipitato fuori dalla capanna per calmarla. Poteva avvertire il piumaggio sotto ai polpastrelli, il becco che picchiettava contro la sua guancia, lo sguardo di Tear che vedeva nelle sue cure e vicinanza una fonte di calma che aveva lasciato che la travolgesse, bisognosa. Lucien si lasciò trasportare troppo dal ricordo scelto, che per quanto fosse meno vicino a lui di quanto potesse esserlo quello della sorella, era stato capace di colpirlo in profondità.
Aveva ancora occhi serrati quanto prese a scandire la formula dell'incantesimo. «Im...» le fessure presero a lasciarsi colmare di luce «..po...» la sagoma del manichino rimase tale, senza riuscire a restituirgli un'immagine fedele e realistica della creatura da domare «...sium!»
Pochi filamenti perlacei scaturirono dalla bacchetta e nemmeno raggiunsero l'obiettivo, svanendo di fronte al suo sguardo appannato. Anche senza vedere con i propri occhi il fallimento, Lucien aveva già compreso di essere ancora lontano dalla riuscita dell'apprendimento.

quinto tentativoDopo altre ore di attento studio, Lucien si dedicò ad una nuova forma di raccoglimento. Più complessa, più lunga da raggiungere, meno collaudata ma indubbiamente più efficace della prima. Si esercitò a raggiungerla più rapidamente, conoscendo bene il punto di massima da raggiungere, e tenendo a mente che in situazioni di vero pericolo non gli sarebbe stato concesso tanto tempo per quel fondamentale passaggio.
Allenarsi e riprovare fino allo sfinimento era una metodica stancante ma che dava i suoi frutti e il mago, nel corso degli anni, aveva operato diversi tentativi per trovare le soluzioni più indicate a seconda dei casi ed in linea con il proprio spirito.
Alla sua destra svettava la lavagna magica inzaccherata di annotazioni in una calligrafia tipicamente maschile ove alcune lettere puntavano verso destra.
Passò a rassegna i vari ricordi tenendo come punto fisso le indicazioni del tomo "rintracciare quelle occasioni in cui si è riusciti a calmare qualcuno, a trasmettere fiducia e sicurezza ad uno spirito inquieto, a sedare un'animosità irrazionale, a domare un'altra creatura selvaggia particolarmente problematica."
Rammentò lo sforzo fatto per mantenere il contatto visivo con uno dei Thestral del castello particolarmente irrequieto per uno scontro avuto con un suo simile. Le considerevoli dimensioni, intrecciate ai movimenti esagitati, avevano rischiato di far arrivare gli zoccoli della creatura sul viso del francese e gli zoccoli affilati in altri punti del corpo.
Lo aveva aggirato lentamente spostandosi verso una zona aperta, parlandogli con voce acuta e delicata, il corpo tenuto più in basso del suo, la bacchetta saldamente impugnata. Il suo obiettivo in quel caso era immobile e ciò agevolava i suoi sforzi, ma nuovamente l'incantesimo non andò a buon fine perchè la creatura alla quale aveva pensato era per lui troppo poco pericolosa per smuovergli i giusti sentimenti di paura per la propria incolumità, capace di rendere realistica la sovrapposizione mentale sul manichino e la corretta difesa mediante l'incantesimo.

sesto tentativoEsasperato e adirato, Lucien strinse la destra in un pugno che gli fece sbiancare le nocche. Come poteva essere tanto inetto?! Ce l'aveva con se stesso, era ad un passo dall'ottenimento del risultato, se lo sentiva, eppure ancora non gli riusciva l'incantesimo. Per indole pretendeva molto, in primis da sé e poi dagli altri, dunque trovava in accettabile un rendimento tanto scarso. Fece ritorno al libro e riprese a studiare con accurata meticolosità; poi rifletté su tutti i tentativi fatti fino a quel momento, valutando le criticità e cercando le risposte corrette per evitare di riproporre i fallimenti. Dall'ultimo in particolare, aveva compreso di dover accantonare i ricordi precendenti poiché non abbastanza adatti alla situazione e dunque, dopo un'ulteriore attenta analisi, estrapolò un ricordo davvero idoneo: si trovava con suo padre in Africa per cercare alcuni ingredienti per delle pozioni e si erano presi una pausa recandosi in un allevamento di Erumpment. Mentre seguivano le direttive dell'allevatore, uno degli esemplari era riuscito a perforare con il corno la recinzione, trovando Lucien sulla propria traiettoria. L'allevatore si era assentato un attimo nella capanna dove teneva opuscoli e fluido esplosivo da vendere e utile per le pozioni, quindi Lucien aveva dovuto improvvisare e miracolosamente era riuscito ad acquietarlo abbastanza a lungo prima che arrivasse lo specialista e lo rimettesse nello spazio dedicato assieme agli altri e ripristinato il recinto con la magia.
Lucien attinse al ricorso, cercando di inquadrarne dettagli vividi sul proprio comportamento e quello della creatura, le emozioni e tutto ciò che avrebbe potuto tornargli utile per la causa. Una volta fatto si abbandonò ad un'opera di raccoglimento che andò ad allontanare qualsiasi rimasuglio dell'ansia e stizza che lo avevano divorato all'ennesimo fallimento, cercando una disposizione mentale e fisica idonea. Replicò il procedimento già collaudato e sicuro, avvertendo una certa eccitazione avvalorata da un'immersione vivida che gli fece apparire il manichino come una riproduzione estremamente vivida e realistica di un Nundu letale quando, preso troppo bene a causa della smania, quando distese l'arto dominante perse l'equilibrio rovinando a terra come un sacco di patate.
O un povero idiota.
«Ahhh...arrrgh..!»
Credeva di essere così vicino al proprio obiettivo e proprio in quel frangente fece un errore ridicolo che gli costò il tentativo.

settimo tentativoTranquillozzatosi, Lucien avrebbe speso altri minuti in un intenso e doveroso raccoglimento. Avrebbe cercato di farsi scivolare addosso qualsiasi emozione e pensiero negativo, vedendo ciò che si stava apprestando a fare come una nuova opportunità che non avrebbe dovuto sprecare. Avrebbe incasellato ambedue in cassetti ordinati della propria mente, alla ricerca della disposizione mentale ottimale. A quel punto avrebbe richiamato alla memoria l'episodio con l'Erumpent, il momento ritenuto da lui più peculiare dove la propria capacità personale di accentuare la calma proverbiale in una situazione di pericolo aveva raggiunto la sua massima efficacia e dov'era riuscito a calmare una creatura irrequieta e potenzialmente letale non solo per lui, ma anche per suo padre. Allora aveva dovuto ripiegare su una combo di incantesimi di minor spessore rispetto a quello che stava cercando di far proprio, ma erano tutte le piccole sfumature che avevano fatto davvero la differenza ed erano quelle che intendeva riproporre. Si sarebbe avvalso di tutta la concentrazione che sarebbe riuscito con tenacia a racimolare, prendendosi il tempo necessario per concentrarsi a dovere e abbandonando la smania di riuscire a tutti i costi e in fretta; avrebbe messo in conto eventuali altri tentativi sperando ovviamente che non fossero necessari.
Avrebbe dunque fissato intensamente il manichino, delineandone i contorni come una corta peluria, la concentrazione ai massimi termini finché non avrebbe preso forma ai suoi occhi la figura di un leopardo gigantesco. Il Nundu sarebbe stato immobile poiché avrebbe individuato la sua preda e sarebbe stato pronto a scattare, il fiato trattenuto a stento nelle fauci.
La paura si sarebbe risvegliata rapidamente nel francese, fedele compagna di una vita intera, ma non le sarebbe riuscito di minarne la concentrazione così faticosamente raggiunta. Lo sguardo di Lucien si sarebbe incatenato a quello liquido del Nundu e immutato sarebbe rimasto, come era accaduto con l'Erumpent. Il contatto visivo gli aveva permesso di trasmettere alla creatura un messaggio forte e chiaro di non sopraffazione che avrebbe sperato di riuscire a cominciare anche in quel momento. Esso si sarebbe poi dovuto fortificare attraverso la magia, qualora l'incantesimo fosse andato a buon fine. Il suo fine ultimo sarebbe stato ben delineato nella sua mente, la ferrea volontà di piegare la creatura al proprio volete, rendendosi docile accondiscendente, in un'unione magica ed emotiva dai risvolti positivi.
Forte della lucidità e sangue freddo raggiunti, dopo aver piegato le gambe ed inclinato il busto di qualche grado, la bacchetta già sfoderata e puntata contro il bersaglio, il braccio non sarebbe stato completamente teso bensì lievemente flesso affinché l’avambraccio formasse un angolo con il bicipite. Spalle dritte e schiena non rigida ma accondiscendente all’inclinazione in avanti, nella postura da duello che gli avrebbe permesso di reagire con comodità ad un eventuale contrattacco e schivare un eventuale avanzata del Nundu, Lucien avrebbe scandito la formula dell'incantesimo con estrema cura e decisione, caricandola delle immagini dell'esperienza vissuta visualizzata nella propria mente, corredate da una dolce fermezza che l'avrebbe rivestita di utilità, rendendola parallelamente un richiamo ed un monito di obbedienza. «Imposium!»
La seduzione data dal tono prescelto avrebbe trascritto nell'etere una gabbia immaginaria, tale sarebbe stata la forza impressa nelle sillabe scandite con precisione e sentimento. Un'intensa emotività dal potere calmante si sarebbe tratteggiata nel gesto per unire in un legame vibrante gli animi del mago e della creatura.


In attesa del Master

 
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view post Posted on 11/10/2021, 21:03
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Il Fato

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Lucien Cravenmoore poteva vantare di una forza di volontà senza eguali. In quella sala nascosta allo sguardo babbano, nel cuore stesso del British Magic Museum di Londra, tale affermazione andava incontro ad un'ulteriore, non scontata conferma.
Dopo interminabili ore di studio meticoloso, condite da innumerevoli appunti trascritti su ogni angolo della lavagnetta magica, sembrava che il docente fosse giunto al punto di svolta.
La preparazione mentale necessaria per un incantesimo come l’Imposium era delicata. Lucien si era trovato a scavare in ricordi passati, che spaziavano dalla sua infanzia a momenti più recenti. L’esperienza acquisita con numerose creature magiche aveva giocato un ruolo determinante nel fornirgli un discreto "elenco" dal quale attingere per trovare la giusta rievocazione. Corrette le incertezze iniziali, egli dava l’idea di essere finalmente pronto per il passo decisivo.
La sete di conoscenza della sua giovane mente bramava di essere sfamata; un parallelismo calzante che si accostava all’immagine del tanto vorace quanto astratto Nundu in procinto di attaccare l’uomo.
L'opera di raccoglimento − l’ennesima, ma forse anche la più significativa − fu per lui un momento intimo e dal forte impatto visivo. Era quasi possibile avvertire il respiro dell’esemplare di Erumpent fedelmente incastonato in un angolo non eccessivamente remoto della sua memoria, a dimostrazione del fatto che il mago avesse centrato il giusto ricordo per raggiungere lo status mentale ottimale per la buona riuscita dell'incanto. Eppure, per quanto nitida, quell’immagine pareva orfana di una componente fondamentale: Lucien stesso.
Il docente era infatti riuscito a rievocare abbastanza particolari di quel ricordo, ma pochi dei quali riguardanti il suo stato d’animo, le emozioni che aveva provato nel realizzare come la sua vita e quella del padre fossero in serio pericolo e, non da ultimo, come era riuscito a mantenere il sangue freddo in una circostanza del genere.
Non si trattava dopotutto di Magia basilare. Lucien aveva a che fare con un incantesimo capace di rivelarsi più ostico del previsto, la cui difficile messa in pratica era subordinata ad una perfetta concentrazione. Ogni minimo dettaglio giocava un ruolo fondamentale, andando a collocarsi in un puzzle lineare ma ben preciso, dal quale non era possibile discostarsi.
Per questo motivo, quando l’immagine del pericolosissimo Nundu si sovrappose a quella del manichino inerme, qualcosa nel puzzle costruito dal giovane mago andò ad incrinarsi. Una trama di fili perlacei iniziò a fuoriuscire dalla bacchetta del docente, ma fu chiaro fin da subito che non avrebbe fatto molta strada. Si dissolse nell’aria quasi fosse vapore acqueo, lasciando come segno del suo passaggio solo l’evidenza di un ulteriore e frustrante tentativo fallito.
Erano passate ore, e nuovamente il manichino parve sfidare l’uomo con la sua immobilità. La forza di volontà di Lucien Cravenmoore era chiamata a dimostrare la propria solidità ancora una volta.



Siamo vicini.
Il mio consiglio è quello di non lesinare nel descrivere il ricordo al quale Lucien fa affidamento, data la sua vitale importanza nell'esecuzione dell'incanto. Come è riuscito a calmare l'Erumpent? Su quali capacità personali ha fatto affidamento? Come è riuscito a mantenere il sangue freddo data la minaccia alla sua incolumità e a quella del padre?
Vi è poi una piccola postilla sulla classificazione delle creature magiche alle quali tendenzialmente è sconsigliato indirizzare l'Imposium. Considererei anche questo secondo aspetto.
Per qualsiasi dubbio, non esitare a contattarmi via MP.


È richiesto un ulteriore tentativo.

 
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view post Posted on 12/10/2021, 14:23
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Imposiumottavo tentativoAveva creduto che un altro fallimento lo avrebbe piegato invece, curiosamente, esso lo riempì di un rinnovato desiderio di persistere, senza darsi per vinto, nella brama di ottenere ciò cui anelava che lo riempiva prepotentemente. Un'espressione beffarda mise a fuoco l'immoto manichino, una sfida tracciata nel silenzio tornato a governare nella stanza. Trasse un profondo respiro, facendo una scaletta mentale delle azioni compiute, gli errori commessi e le mancanze; sostò sugli ultimi due, scavando a fondo alla ricerca delle risposte giuste prima di azzardare a riprovarci di nuovo.
Un passaggio importante non aveva goduto della giusta attenzione: l'Imposium era un incantesimo inefficace contro la maggior parte degli animali classificati XXXXX. E il Nundu rientrava tra questi. Era dunque sbagliato proiettate i propri sforzi per apprendere un incantesimo inefficace contro quel tipo di bersaglio, doveva trovarne uno in grado di incutergli altrettanto timore ma con una classificazione minore, tipo XXXX. Inizialmente vagliò l'Erkling, protagonista dei suoi incubi di infante e sfruttato dai suoi genitori per tenerlo buono ("Se non fai come ti abbiamo detto ti diamo in pasto a un Erkling." non era proprio l'approccio più soft ma a onor del vero funzionava), ma alla fine optò per un Graphorn che aveva visto anni dopo in altre circostanze. Prima di passare alla successiva fase di raccoglimento, spese un po' di tempo per visualizzare -prima con la mente sotto forma di ricordo per poi trasportarlo sul manichino - le fattezze di quella pericolosa creatura. Fu così che la struttura lignea che componeva il manichino sembrò modellarsi davanti ai suoi occhi: le sue dimensioni si ingrandirono notevolmente, la texture si tinse di un colore viola grigiastro, una spessa gobba si formò sulla schiena e apparvero corna molto lunghe ed affilate sul muso. La pelle della creatura, più dura di quella dei draghi, era in grado di respingere molti incantesimi. Ma non sarebbe successo con quello che desiderava ardentemente apprendere, si disse il mago con convinzione. Le grosse zampe dotate di quattro dita erano pronte a squarciargli la carne morbida, se non fosse stato capace di ammansirlo a dovere. Unitamente al ricordo della paura provata quando, anni addietro, vi si trovò facci a faccia (allora la creatura era dietro le sbarre, in quel momento "no") e al rischio corso, Lucien iniziò a sentir scorrere dentro di sé la paura necessaria e fece di tutto per incrementarla, aggiungendo dettagli che minavano ancor di più la propria incolumità e che rendevano il suo bersaglio estremamente pericoloso.
Quando si ritenne soddisfatto e credette di poter replicare il tutto quando fosse giunto il momento buono, tornò con la memoria all'episodio dell'Erumpent. Egli aveva una peculiarità che lo accostava al Graphorn in quanto entrambe erano provviste di una pelle spessa che respingeva la maggior parte degli incantesimi e delle maledizioni. Era un azzardo, lo sapeva, ma avrebbe tentato il tutto per tutto credendo, come sempre, nella magia e in sè stesso. Prese a rivivere con tutti e cinque i sensi quell'episodio e, nello specifico, principò dalle emozioni provate. Quando la creatura aveva letteralmente spaccato un punto della recinzione cui lei e gli altri esemplari erano confinati, mirando a Lucien e Richard quali unici ostacoli sulla sua avanzata, la paura lo aveva investito come un'onda anomala; quasi implacabile nella sua avanzata. Era un'emozione primaria, comune sia al genere umano sia a quello animale, ed era stata quella consapevolezza ad aver innescato tutto. Si rese conto che probabilmente anche l'Erumpent era impaurito, preda di una condizione nuova e destabilizzante, privo dei punti cardini cui ancorarsi per ritrovare sicurezza e lucidità. Ebbe pietà per loro e dunque non solo per sé stesso, in aggiunta alla presenza ugualmente a rischio di suo padre, fu per tutti loro che lasciò che una scossa di adrenalina gli stordisse per un attimo la mente, lasciando che da essa confluisse un piano d'azione improvvisato col quale avrebbe cercato di calmare, trasmettere fiducia e sicurezza a quello spirito inquieto. Facendo fede agli insegnamenti della nonna paterna, Magizoologa, ripescò quanto avrebbe potuto tornargli utile per avvantaggiarsi di una mano ferma e tutta la calma di chi poteva disporre e trasmettere alla creatura. Riuscì nel non facile compito di mantenere il sangue freddo in una situazione estremamente pericolosa non solo per lui, ma anche per Richard Cravenmoore, un po' per indole ma soprattutto perché sentiva di doverlo fare, poiché ciò che era in gioco era troppo importante perché potesse permettersi approcci differenti, e forte di alcune conoscenze di cui si sentiva enormemente fortunato.
Si era abbassato, mantenendo sempre il contatto visivo con l'Erumpent, e con passo calibrato e mediamente lento (simile ad una danza) aveva iniziato ad avvicinarsi all'esemplare che stava correndo nella sua direzione. Stranito dal comportamento, aveva iniziato a rallentare l'avanzata ed ed era stato a quel punto che Lucien aveva sfruttato la combinazione di due elementi: l'essenza nota come muschio di Erumpent (di cui lo aveva favorito l'allevatore come regalo di benvenuto prima di iniziare il tour che sarebbe dovuto culminare con l'acquisto degli ingredienti per pozioni) e una danza di accoppiamento mostratagli dallo stesso mago. Inutile sottolineare ancora un volta quanto Lucien fosse negato con i balli e non mancò di far notare la sua incapacità nemmeno in quel frangente anche se qualcosa gli uscì, ma a dirla tutta furono le altre componenti a valergli la riuscita dell'azione.
Già allora, in lui albergava una precisa consapevolezza: con le creature bisognava sempre avere un asso nella manica. Che fosse un incantesimo o un altro tipo di conoscenza, ciascuna aveva delle proprie caratteristiche che bisognava mettere in conto in qualsiasi situazione, di pericolo o meno. Bisognava conoscerle e capirle e avete abbastanza sangue freddo da combinare il tutto per affrontare le più disparate situazioni che le coinvolgevano.
Le sue conoscenze sui Graphorn erano abbastanza nutrite - sempre che, come per qualsiasi cosa, avrebbe dovuto incrementarle grazie all'esperienza a contatto con le stesse - e se nel suo caso sapeva di non potersi avvalere di danze ed essenze ad hoc, valutò una nuova strada. Al massimo della propria concentrazione, forte di tutti gli elementi che intendeva aggiungere al puzzle che aveva lui stesso costruito, si acquattò iniziando ad avanzare verso il manichino che aveva preso nella sua mente le sembianze della bestia feroce. Gli occhi incastonati in quelli neri come petrolio del Graphorn, tutti i sensi all'erta e pronti a scattare, fu quando si trovò ad un buon margine di distanza che Lucien iniziò ad emettere un suono con la voce. Un rumore ancestrale, che la creatura avrebbe riconosciuto; un misto del verso tipico della sua razza che si modulava con un ritmo dolce e serrato allo stesso tempo, che diveniva cantilena ridondante capace di placare l'animo. Non del tutto, ed era quando le prime avvisaglie degli effetti di tale scelta che il docente sarebbe passato alla seconda parte del piano.
Col l'episodio dell'Erumpent ben fissato nella mente, Lucien avrebbe inchiodato il suo obiettivo con lo sguardo. In esso avrebbe fatto confluire le emozioni che desiderava infondere nella creatura, in modo da iniziare ad intessere quel filo invisibile che avrebbe dovuto indurla a piegarsi accondiscendente e docile al suo volere. Sarebbe stato come se un'energia profonda e interiore si staccasse dalla sua pelle per confluire verso una più coriacea. Ad essa, a quella miscela di forti emozioni, si sarebbe aggiunta la magia.
Avrebbe sentito la calma diffondersi dentro di lui e, poi, attraverso di lui, ora fermo nella stanza pronto a lanciare l'incantesimo. Gli sarebbe sembrato che il corpo si fosse sdoppiato riportandolo indietro
nel tempo e dandogli la possibilità di rivivere ogni attimo, ogni emozione ed azione del suo incontro con l'Erumpent. Tali immagini mentali avrebbero caricato la formula che avrebbe scandito con una dolce fermezza, chiara negli intenti e persuasiva nei sentimenti che lo legavano a qualsiasi creatura magica, la trasmissione della cui cura era divenuta ormai la sua fonte di lavoro.
«Imposium!»
Avrebbe atteso di vedere il risultato, con la determinazione congiunta alla ferrea volontà di mettere in chiaro al Graphorn quale dei due disponesse dello spirito dominante. Avrebbe desiderato vederlo piegarsi a lui, ingabbiato al suo volere e ammansito da sentimenti che vprricavano assieme in un vortice magico senza eguali.

Ringraziando per i consigli, chiedo l'intervento del Master

 
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view post Posted on 16/12/2021, 23:22
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Il Fato

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Se il fallimento costituiva davvero parte integrante - a tratti fondamentale - dell'apprendimento, allora Lucien poteva considerarsi sulla strada giusta.
L'immobilità del manichino, che lo fronteggiava e sfidava da ore, si presentava ai suoi occhi con un chiaro ma silenzioso messaggio: la Conoscenza richiedeva tempo, precisione e perseveranza. Una dedizione totale, che non avrebbe ammesso sconti neppure al più abile dei maghi. Un minimo segno di cedimento e tutta la fatica fatta fino a quel momento sarebbe stata pressoché inutile.
Dopotutto, il vero fallimento risiedeva nello smettere di tentare, nel cedere all'arrendevolezza che l'insuccesso poteva portare con sé. Fortunatamente per lui, tuttavia, l'uomo non sembrava aver mai preso in considerazione tale eventualità.
Ripercorrere mentalmente ogni passo si rivelò fondamentale e fornì le basi per un’analisi razionale degli errori commessi. La troppa enfasi poteva infatti portare ad un risultato controproducente, ma Lucien dimostrò di saper gestire al meglio le proprie emozioni. Tra di esse spiccava la paura, componente fondamentale di quel singolare incantesimo. Essa doveva essere abbracciata con la dovuta cautela ed incanalata per il giusto verso, in modo da ricreare attorno a sé le condizioni ottimali per la buona riuscita dell’apprendimento. Non era semplice, ma era necessario.
Con nuove accortezze, le quali riuscirono a correggere le mancanze precedenti, il giovane mago fu in grado di dare dimensione alla fondamentale fase di raccoglimento: un aggressivo Graphorn apparve dinnanzi a lui quasi fosse reale, mutando la conformazione del manichino e richiamando alla mente un importante trascorso emotivo. L’immagine dell’Erumpent che aveva minacciato lui e suo padre si accavallò infatti a quella della creatura in questione, ma senza risultare invasiva. Piuttosto, l’azzardo si dimostrò funzionale al raggiungimento del corretto status mentale ed emozionale. La nitidezza dei dettagli fornì consistenza al ricordo, alla paura stessa che aveva invaso corpo e animo di Lucien anni addietro.
Stavolta, infatti, l’uomo si ritrovò completamente immerso nel proprio ricordo e poté riviverlo nella sua interezza e complessità. Il pericolo sembrava adesso reale come in passato, quando egli aveva fatto affidamento su ogni briciolo di capacità e sangue freddo. Doveva riuscirci ancora una volta, quasi vi fosse nuovamente in gioco la sua vita e quella di Richard, suo padre.
La concentrazione guidò magistralmente le movenze del mago: il cauto acquattarsi, la lenta avanzata verso il manichino, il contatto visivo ed il verso ancestrale che fuoriuscì dalla sua bocca fecero da collante in vista dell’esecuzione dell’incantesimo. Certo, era una scena assurda se vista dall’esterno. Ma gli occhi di Lucien vedevano oltre, finalmente, e non esisteva per loro la benché minima traccia del manichino o dell’ambiente circostante. Durissima pelle color viola grigiastro, due lunghissime corna ed una rozza gobba, un Graphorn di grande stazza stava puntando proprio nella sua direzione. Questo era ciò che Cravenmoore vedeva, ed era per lui la cosa più reale al mondo.
Affidandosi al ricordo passato, del quale abbracciava ora ogni minima sfaccettatura, il mago si dimostrò abile nel tramutare la paura in rinnovata calma. Era fondamentale mettere in chiaro alla creatura chi dei due si sarebbe infine piegato al volere dell’altro. Enunciò dunque l’incanto con convinzione, senza perdere di vista l’obiettivo finale.
Una trama sottile di fili perlacei si dipanò dalla punta della bacchetta di Lucien e si scagliò contro il bersaglio, avvolgendosi attorno al collo e all’intera struttura corporea del Graphorn. Fili impossibili da spezzare, i quali sancivano dominazione; una vittoria dell’uomo sull’animale. Inebriavano di una sensazione di controllo apparente, ma imponevano silenziosamente un’assoluta cautela nel loro utilizzo. Elementi dei quali Cravenmoore ebbe adesso un assaggio, ma che si sarebbero manifestati a tempo debito.
Chissà dopo quanto tempo il mago si sarebbe risvegliato da quella sorta di trance e reso conto di aver impiegato ore per ammansire un semplice manichino.



Incantesimo appreso. Puoi aggiungerlo in scheda.

 
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3 replies since 30/9/2021, 13:46   188 views
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