ImposiumTipologia: incantesimo difensivo difficile
Effetto: ammansisce immediatamente la Creatura Magica su cui è scagliato, rendendola docile e innocua. Incantesimo molto difficile che richiede grande concentrazione e sangue freddo, utilizzato dai domatori per rendere inoffensivi gli animali feroci e i demoni mutaforma, in particolare è indicato per domare i Kelpie. Questo incanto è inefficace contro la maggior parte degli animali classificati XXXXX.
Esecuzione: innanzitutto è necessario riservarsi qualche momento per effettuare opera di raccoglimento. Maggiore sarà l'esperienza del Mago, e dunque la sua abilità nel disciplinare la mente e/o maneggiare tale incantesimo, minore sarà il tempo necessario a trovare il giusto stato mentale atto a garantire la buona riuscita dell'incanto stesso. È necessario infatti come primo passo richiamare alla memoria un momento ben preciso della propria vita passata, nello specifico il momento più significativo che ha segnato più profondamente la capacità personale del Mago di rapportarsi ad altri esseri viventi secondo un metodo distintosi per aver portato frutti semplicemente grazie all'uso di mano ferma e calma. Scavando nei meandri della propria mente, tra i ricordi, bisognerà dunque rintracciare quelle occasioni in cui si è riusciti a calmare qualcuno, a trasmettere fiducia e sicurezza ad uno spirito inquieto, a sedare un'animosità irrazionale, a domare un'altra creatura selvaggia particolarmente problematica, scegliendo tra questi o altri i casi più eclatanti e di maggior interesse.
Fatto ciò, si potrà passare alla seconda fase del processo esecutivo: al periodo di concentrazione, col momento selezionato ben fissato nella mente, seguirà infatti l'azione vera e propria. Bisognerà fissare negli occhi la creatura che si vorrà ammansire (il terrore potrà giocare brutti scherzi alla determinazione e alla concentrazione), di modo che il contatto visivo cominci ad intessere il delicato e invisibile filo comunicativo che poi la Magia andrà a rafforzare in maniera concreta, sì che la volontà della creatura si pieghi accondiscendente e docile a quella del Mago. La formula andrà pronunciata verbalmente, la parola "Imposium" dovrà essere caricata delle immagini del ricordo scelto e di una dolce fermezza che costituisca al tempo stesso richiamo e monito per la creatura. Dovrà essere chiaro a chi appartiene lo Spirito dominante, la malia generata dal suono suadente ma deciso della pronuncia della formula dovrà ingabbiare la bestia meglio di come farebbe il ferro, facendo vibrare le corde dell'anima di quell'essere in sintonia alle proprie.
E in effetti, là dove l'incanto andasse a buon fine, il Mago vedrebbe dipanarsi dalla punta della bacchetta (puntata contro l'animale) una trama sottile di fili perlacei pronti ad avvolgersi attorno al collo e alle membra dell'inconsapevole creatura. Tali fili saranno impossibili da spezzare a meno che l'Incanto stesso non cessi di validità. Non sarà possibile per il Mago dare all'animale ordini da eseguire, il controllo mentale è limitato al potere calmante. Sarà possibile avvicinarsi alla bestia senza correre rischi, catturarla, passare oltre, ma sarà già molto riuscire a mantenere attivo l'incanto per un buon margine di tempo senza aggiungere improbabili tentativi di manipolazione comportamentale di stadio avanzato: la natura della creatura cercherà sempre di riaffiorare. Questo naturalmente rende più difficile domare e mantenere poi il controllo su creature di classe superiore. La durata dell'incanto sarà limitata essenzialmente dalle energie e dall'esperienza del Mago.
Classe: sesta
La sete di Conoscenza di Lucien Cravenmoore non conosceva limiti; ogni occasione riteneva fosse bene sfruttarla per apprendere qualcosa di nuovo e, ora che era divenuto docente di Cura delle Creature Magiche, reputava corretto acquisire la conoscenza di un incantesimo molto utile sul campo: l'imposium.
Vi era un solo posto dove poteva trovare tutto il necessario per l'apprendimento ossia il British Magic Museum a Londra, uno dei poli del sapere magico di maggior spessore nel Paese.
Non era la prima volta che vi metteva piede ed ogni volta che ci era stato aveva avvertito una fitta di adrenalina ripercorrergli la spina dorsale, come quando da studente aveva speso interi pomeriggi chiuso in biblioteca a sfogliare, comprendere ed assimilare il più possibile.
Una volta superato il salone d'ingresso, accedette alla hall principale dove spese qualche minuto in compagnia del cordiale inserviente del banco delle informazioni che lo indottrinò a dovere, in modo da raggiungere senza intoppi la struttura sulla quale svettava la dicitura Sala della Lettura. Il percorso, pensò il mago, pareva atto a stuzzicare la mente in preparazione a ciò cui sarebbe stata sottoposta, con tutti quei giri pindarici che si era costretti a fare per raggiungere la propria meta. Salite le tortuose scale, Lucien si ritrovò al terzo piano della libreria, pullulante di tomi ma fu uno in particolare a carpire la sua curiosità: sulla copertina violacea spiccava la scritta dorata "DI QUI".
Grazie ad esso il mago ebbe accesso ad una nuova scala, stavolta a chiocciola, lo condusse in un ampio salone celato alla sguardo babbano, sorvegliato da un goblin che lo informò di non potersi smaterializzare finché si fosse ritrovato lì dentro e che non gli sarebbe stato possibile prelevare nessuno dei libri, pertanto il sapere in esso contenuti restava assimilabile solo tra quelle mura.
Lucien aveva sempre mal sopportato i goblin; pur dotati di un'intelligenza straordinaria, non gli riusciva di simpatizzare con gli sguardi di supponenza e rigida ostilità che una buona fetta di loro riservava a chi non apparteneva alla loro razza.
Si affrettò dunque a svicolare dalla sua presenza cercando il tomo che gli interessava e, una volta trovato, s'immise in una stanza vuota attigua alla biblioteca. Con il favore delle tenebre e di qualche rada torcia, posò il pesante tomo sul lungo tavolo centrale ed iniziò a consultarlo, sfruttando la lavagna magica levitante per annotare i passaggi più salienti.
primo tentativoAveva a che fare con magia avanzata e non aveva la pretesa di riuscire al primo tentativo, anzi, confidava di dover spendere tra quelle mura non poco tempo.
Davanti a sé un immobile manichino pareva aspettarlo sardonico, punzecchiandolo con la sua immobilità. Lucien stava cercando di apprende un incantesimo che avrebbe adoperando contro bersagli in movimento, non un fantoccio comodamente alla sua mercé. Raggiungere il giusto stato mentale con quel presupposto non sarebbe stato facile, sebbene per natura fosse incline a non abbandonarsi alle emozioni. Serrò le palpebre, cercando di staccarsi con la mente e con lo spirito da quella stanza, oscillando in un mondo visibile unicamente a lui. "..rintracciare quelle occasioni in cui si è riusciti a calmare qualcuno, a trasmettere fiducia e sicurezza ad uno spirito inquieto, a sedare un'animosità irrazionale, a domare un'altra creatura selvaggia particolarmente problematica..."
Richiamò alla mente diversi ricordi, focalizzandosi in uno in particolare: viveva in Scozia, era notte fonda, si trovava al calduccio della dimora dove anni addietro lui e la sua famiglia si erano trasferiti; di Safia non v'era traccia. Avevano trascorso ore interminabili a cercarla e alla fine Lucien era riuscito a trovarla, intrappolata in una fosse nel terriccio.
Era in stato di shock e come un animale braccato svicolava dal suo abbraccio senza dare segni di volersi calmare. Lucien ancora ricordava la sensazione di impotenza che lo aveva attanagliato in quei minuti, ed il terrore di non riuscire ad acuietarla che si dipanava come la più potente delle magie.
«Shhhh, shhhhhh..» le aveva sussurrato all'orecchio senza allentare la presa attorno al suo corpo di infante, ma questo l'aveva solo fatta agitare ulteriormente gridando qualcosa a proposito di serpenti. Allora Lucie le aveva posato le labbra sulla fronte dicendo, stavolta con voce più forte «È tutto finito. Ora sei al sicuro.» ed aveva ottenuto qualche risultato, ma era stato alla parola "casa" che aveva visto un tiepido sorriso solcarle le guance incendiate così, prendendola in braccio, l'aveva riportata a casa e lei docilmente si era attesa alle sue cure, stringendosi al suo petto come in cerca di protezione da solo Merlino sapeva cosa.
Lucien raccolse a sè la sensazione del corpo gracile della sorellina finalmente calmata e fu a quel punto che tese la bacchetta, l'estremità appuntita puntata contro il manichino. Esso non aveva una forma ben definita, sommariamente rimembrava quella di un essere umano, essendo a disposizione dei più, ed anche questa componente era d'intralcio al mago, oltre alla sua staticità.
Lucien cercò di sostituirne la visione con quella di un pericolosissimo Nundu, immaginando il leopardo gigantesco eretto sulle zampe posteriori e pronto ad attaccarlo fisicamente.
«Imposium!» la voce del mago si disperse nel silenzio e dalla bacchetta non fuoriuscì nulla.
Rimase puntata contro l'obiettivo, imitandone l'immobilità.
secondo tentativoContrariato ma non stupito, Lucien Cravenmoore abbassò il catalizzatore e tornò a leggere le indicazioni sciorinare dal pesante tomo aperto sul tavolo. Si chiese se il ricordo scelto non fosse poco efficace o se avesse sbagliato lui a raccoglierlo a sé. Optò per la seconda opzione, convinto della coerenza di quel preciso ricordo pur non focalizzandosi su una creatura bensì su un altro essere umano.
Spese diversi minuti per richiamare alla memoria altri preziosi dettagli di quel capitolo della propria infanzia, scartando quelli meno pertinenti e ricucendo un ricordo ben vivido che si concentrasse nello specifico su ciò che intimava il libro per una corretta esecuzione.
A quel punto lavorò sulla dizione, aiutandosi con il testo che scorreva sotto gli occhi vigili. «Im-po-sium» recitò scandendo accuratamente ogni lettera. «Impósium» provò prima con un accento acuto e poi con uno grave «Impòsium» presa dimestichezza con la fonetica si esercitò a dovere nei minuti successivi, arrivando a distanziare il secondo tentativo dal primo di una buona ora abbondante.
Assunse nuovamente la posizione di lancio a lui più congeniale, ripetendo la meccanica.
«Imposium!»
Di nuovo un buco nell'acqua. Fu in quel momento che Lucien ricordò una postilla del testo "..il terrore potrà giocare brutti scherzi alla determinazione e alla concentrazione..."
Lui non aveva il benché minimo terrore di un manichino che non riportava nemmeno alla lontana i connotati fisici di una creatura da ammansire!
Ed in teoria questo avrebbe dovuto giocare a suo favore sicché se fosse stato terrorizzato, ciò avrebbe potuto compromettere l'efficacia dell'incanto. Ma non avere nemmeno la più pallida scintilla di paura non rendeva la situazione reale al punto da motivarlo psicologicamente a difendersi dalla "creatura". Che fosse quello il motivo per cui non gli riusciva di castare adeguatamente l'incantesimo?
Cos'avrebbe dovuto fare per riuscire a vedere quel fantoccio come una potenziale minaccia per la propria incolumità? La risposta era sempre la stessa: una maggiore concentrazione. Si abbandonò ad un lungo sospiro che si librò dalle cavità nasali come la tensione che lo abbandonava lesta come un refolo d'aria.
Immobile come un soldatino inchiodò lo sguardo sul manichino, le cui irregolarità cominciarono ad assumere le fattezze della "peluria" del Nundu, le biglie catrame divennero lo sguardo felino che studiava la potenziale vittima trasudando una fame bestiale.
terzo tentativoUna volta trovata la giusta combinazione di reazione emotiva di fronte a quello che altro non era se un semplice manichino, Lucien si dedicò alla postura. Divaricò leggermente le gambe facendo scivolare le piante dei piedi fino a raggiungere la direzione delle spalle. Flettè le ginocchia in una posa elastica e comoda, la schiena si mantenne dritta come un fusto, le vertebre sciolte, dimentico della tensione e rigidità iniziali. Le spalle aperte e l'addome lievemente contratto per favorire la corretta respirazione, cercò di raggiungere il massimo equilibrio per il lancio. L'arto destro fu staccato di qualche centimetro dal fianco, sciolto e rilassato, mentre il sinistro impugnò il catalizzatore ed il braccio si tese davanti a lui, divenendo una sorta di prolungamento del corpo.
«Im...» cominciò poco convinto «..posium!» stavolta dalla punta della bacchetta scaturirono filamenti perlacei che però non riuscirono a raggiungere l'obiettivo, dissolvendosi a metà della linea invisibile frapposta fra il mago ed il bersaglio.
Rincuorato di vedere un debole miglioramento, Lucien si interrogò sul ricordo scelto. Era forte, dal grande impatto emotivo ma, valutò, non sufficiente. Ammesso che fosse attribuibile solo a quello il fallimento di quel terzo tentativo. Gli tornarono in mente le lezioni a Hogwarts, dove il numero di tentativi per apprendere un incantesimo erano commisurati alla smania di riuscirci e più falliva, più si stizziva. Mollava il colpo dopo poco e la maturazione derivata dalla crescita lo aveva portato a comprendere di star seguendo un modus operandi errato.
Forte di quella riflessione, riprese una posizione distesa e riprese a concentrarsi.
quarto tentativoDopo aver divaricato leggermente le gambe e riportato il braccio dominante, sinistro, più avanti rispetto alla destra e con la punta del catalizzatore rivolta nella direzione del proprio obiettivo, oscillò sugli arti inferiori per verificarne la stabilità ricercando il baricentro esatto.
Effettuando una manciata di respiri profondi per rilassare i muscoli di busto, spalle e braccia, ruotò il bacino di qualche grado verso il bersaglio. Mentre il braccio destro riposava perpendicolare al suo corpo, pronto a scattare in caso "di necessità", il sinistro avrebbe piegato il gomito verso il pavimento, sciolto e e sgombro di qualsiasi rigidità, pronto a compiere i movimenti richiesti dall'incantesimo per il nuovo tentativo che si apprestava a fare.
Con tutti i muscoli rilassati, Lucien fece ruotare il polso per verificarne la morbidezza - fondamentale per una corretta descrizione del movimento richiesto che avrebbe potuto venir vanificato da un'eccessiva rigidità capace di inficiare i movimenti. Sistemata la postura, il guardiacaccia si concentrò sul proprio respiro, domandolo al fine di regolarizzare il battito cardiaco accelerato a fronte delle immagini che consapevolmente stava richiamando alla mente. Serrò le palpebre e accolse le tenebre, alla ricerca di una concentrazione profonda. Dietro le palpebre calate, puntini colorati accolsero le preoccupazioni quotidiane, le emozioni, la stanchezza accumulata e tutto ciò che, di troppo, fu pazientemente offuscato dal mago per lasciare spazio solo al suo obiettivo.
Gli alveoli, che si contraevano e restringevano, seguitavano a rincorrere quelle forme invisibili che come fili si intrecciavano a rappresentare una creatura specifica ed il ricordo ad essa collegata. Il petto ritmicamente si alzava ed abbassava, quasi ad incitare quell'intima evoluzione; ma Lucien non doveva avere fretta, lo sapeva.
L'immagine mentale di sua sorella minore fu sostituita da un ricordo più recente e legato al suo impiego: assunse le sembianze di un Augurey, l'esemplare che dimorava vicino alla sua capanna, spaventato da qualcosa che Lucien non aveva avuto modo di scorgere quando si era precipitato fuori dalla capanna per calmarla. Poteva avvertire il piumaggio sotto ai polpastrelli, il becco che picchiettava contro la sua guancia, lo sguardo di Tear che vedeva nelle sue cure e vicinanza una fonte di calma che aveva lasciato che la travolgesse, bisognosa. Lucien si lasciò trasportare troppo dal ricordo scelto, che per quanto fosse meno vicino a lui di quanto potesse esserlo quello della sorella, era stato capace di colpirlo in profondità.
Aveva ancora occhi serrati quanto prese a scandire la formula dell'incantesimo. «Im...» le fessure presero a lasciarsi colmare di luce «..po...» la sagoma del manichino rimase tale, senza riuscire a restituirgli un'immagine fedele e realistica della creatura da domare «...sium!»
Pochi filamenti perlacei scaturirono dalla bacchetta e nemmeno raggiunsero l'obiettivo, svanendo di fronte al suo sguardo appannato. Anche senza vedere con i propri occhi il fallimento, Lucien aveva già compreso di essere ancora lontano dalla riuscita dell'apprendimento.
quinto tentativoDopo altre ore di attento studio, Lucien si dedicò ad una nuova forma di raccoglimento. Più complessa, più lunga da raggiungere, meno collaudata ma indubbiamente più efficace della prima. Si esercitò a raggiungerla più rapidamente, conoscendo bene il punto di massima da raggiungere, e tenendo a mente che in situazioni di vero pericolo non gli sarebbe stato concesso tanto tempo per quel fondamentale passaggio.
Allenarsi e riprovare fino allo sfinimento era una metodica stancante ma che dava i suoi frutti e il mago, nel corso degli anni, aveva operato diversi tentativi per trovare le soluzioni più indicate a seconda dei casi ed in linea con il proprio spirito.
Alla sua destra svettava la lavagna magica inzaccherata di annotazioni in una calligrafia tipicamente maschile ove alcune lettere puntavano verso destra.
Passò a rassegna i vari ricordi tenendo come punto fisso le indicazioni del tomo "rintracciare quelle occasioni in cui si è riusciti a calmare qualcuno, a trasmettere fiducia e sicurezza ad uno spirito inquieto, a sedare un'animosità irrazionale, a domare un'altra creatura selvaggia particolarmente problematica."
Rammentò lo sforzo fatto per mantenere il contatto visivo con uno dei Thestral del castello particolarmente irrequieto per uno scontro avuto con un suo simile. Le considerevoli dimensioni, intrecciate ai movimenti esagitati, avevano rischiato di far arrivare gli zoccoli della creatura sul viso del francese e gli zoccoli affilati in altri punti del corpo.
Lo aveva aggirato lentamente spostandosi verso una zona aperta, parlandogli con voce acuta e delicata, il corpo tenuto più in basso del suo, la bacchetta saldamente impugnata. Il suo obiettivo in quel caso era immobile e ciò agevolava i suoi sforzi, ma nuovamente l'incantesimo non andò a buon fine perchè la creatura alla quale aveva pensato era per lui troppo poco pericolosa per smuovergli i giusti sentimenti di paura per la propria incolumità, capace di rendere realistica la sovrapposizione mentale sul manichino e la corretta difesa mediante l'incantesimo.
sesto tentativoEsasperato e adirato, Lucien strinse la destra in un pugno che gli fece sbiancare le nocche. Come poteva essere tanto inetto?! Ce l'aveva con se stesso, era ad un passo dall'ottenimento del risultato, se lo sentiva, eppure ancora non gli riusciva l'incantesimo. Per indole pretendeva molto, in primis da sé e poi dagli altri, dunque trovava in accettabile un rendimento tanto scarso. Fece ritorno al libro e riprese a studiare con accurata meticolosità; poi rifletté su tutti i tentativi fatti fino a quel momento, valutando le criticità e cercando le risposte corrette per evitare di riproporre i fallimenti. Dall'ultimo in particolare, aveva compreso di dover accantonare i ricordi precendenti poiché non abbastanza adatti alla situazione e dunque, dopo un'ulteriore attenta analisi, estrapolò un ricordo davvero idoneo: si trovava con suo padre in Africa per cercare alcuni ingredienti per delle pozioni e si erano presi una pausa recandosi in un allevamento di Erumpment. Mentre seguivano le direttive dell'allevatore, uno degli esemplari era riuscito a perforare con il corno la recinzione, trovando Lucien sulla propria traiettoria. L'allevatore si era assentato un attimo nella capanna dove teneva opuscoli e fluido esplosivo da vendere e utile per le pozioni, quindi Lucien aveva dovuto improvvisare e miracolosamente era riuscito ad acquietarlo abbastanza a lungo prima che arrivasse lo specialista e lo rimettesse nello spazio dedicato assieme agli altri e ripristinato il recinto con la magia.
Lucien attinse al ricorso, cercando di inquadrarne dettagli vividi sul proprio comportamento e quello della creatura, le emozioni e tutto ciò che avrebbe potuto tornargli utile per la causa. Una volta fatto si abbandonò ad un'opera di raccoglimento che andò ad allontanare qualsiasi rimasuglio dell'ansia e stizza che lo avevano divorato all'ennesimo fallimento, cercando una disposizione mentale e fisica idonea. Replicò il procedimento già collaudato e sicuro, avvertendo una certa eccitazione avvalorata da un'immersione vivida che gli fece apparire il manichino come una riproduzione estremamente vivida e realistica di un Nundu letale quando, preso troppo bene a causa della smania, quando distese l'arto dominante perse l'equilibrio rovinando a terra come un sacco di patate.
O un povero idiota.
«Ahhh...arrrgh..!»
Credeva di essere così vicino al proprio obiettivo e proprio in quel frangente fece un errore ridicolo che gli costò il tentativo.
settimo tentativoTranquillozzatosi, Lucien avrebbe speso altri minuti in un intenso e doveroso raccoglimento. Avrebbe cercato di farsi scivolare addosso qualsiasi emozione e pensiero negativo, vedendo ciò che si stava apprestando a fare come una nuova opportunità che non avrebbe dovuto sprecare. Avrebbe incasellato ambedue in cassetti ordinati della propria mente, alla ricerca della disposizione mentale ottimale. A quel punto avrebbe richiamato alla memoria l'episodio con l'Erumpent, il momento ritenuto da lui più peculiare dove la propria capacità personale di accentuare la calma proverbiale in una situazione di pericolo aveva raggiunto la sua massima efficacia e dov'era riuscito a calmare una creatura irrequieta e potenzialmente letale non solo per lui, ma anche per suo padre. Allora aveva dovuto ripiegare su una combo di incantesimi di minor spessore rispetto a quello che stava cercando di far proprio, ma erano tutte le piccole sfumature che avevano fatto davvero la differenza ed erano quelle che intendeva riproporre. Si sarebbe avvalso di tutta la concentrazione che sarebbe riuscito con tenacia a racimolare, prendendosi il tempo necessario per concentrarsi a dovere e abbandonando la smania di riuscire a tutti i costi e in fretta; avrebbe messo in conto eventuali altri tentativi sperando ovviamente che non fossero necessari.
Avrebbe dunque fissato intensamente il manichino, delineandone i contorni come una corta peluria, la concentrazione ai massimi termini finché non avrebbe preso forma ai suoi occhi la figura di un leopardo gigantesco. Il Nundu sarebbe stato immobile poiché avrebbe individuato la sua preda e sarebbe stato pronto a scattare, il fiato trattenuto a stento nelle fauci.
La paura si sarebbe risvegliata rapidamente nel francese, fedele compagna di una vita intera, ma non le sarebbe riuscito di minarne la concentrazione così faticosamente raggiunta. Lo sguardo di Lucien si sarebbe incatenato a quello liquido del Nundu e immutato sarebbe rimasto, come era accaduto con l'Erumpent. Il contatto visivo gli aveva permesso di trasmettere alla creatura un messaggio forte e chiaro di non sopraffazione che avrebbe sperato di riuscire a cominciare anche in quel momento. Esso si sarebbe poi dovuto fortificare attraverso la magia, qualora l'incantesimo fosse andato a buon fine. Il suo fine ultimo sarebbe stato ben delineato nella sua mente, la ferrea volontà di piegare la creatura al proprio volete, rendendosi docile accondiscendente, in un'unione magica ed emotiva dai risvolti positivi.
Forte della lucidità e sangue freddo raggiunti, dopo aver piegato le gambe ed inclinato il busto di qualche grado, la bacchetta già sfoderata e puntata contro il bersaglio, il braccio non sarebbe stato completamente teso bensì lievemente flesso affinché l’avambraccio formasse un angolo con il bicipite. Spalle dritte e schiena non rigida ma accondiscendente all’inclinazione in avanti, nella postura da duello che gli avrebbe permesso di reagire con comodità ad un eventuale contrattacco e schivare un eventuale avanzata del Nundu, Lucien avrebbe scandito la formula dell'incantesimo con estrema cura e decisione, caricandola delle immagini dell'esperienza vissuta visualizzata nella propria mente, corredate da una dolce fermezza che l'avrebbe rivestita di utilità, rendendola parallelamente un richiamo ed un monito di obbedienza. «Imposium!»
La seduzione data dal tono prescelto avrebbe trascritto nell'etere una gabbia immaginaria, tale sarebbe stata la forza impressa nelle sillabe scandite con precisione e sentimento. Un'intensa emotività dal potere calmante si sarebbe tratteggiata nel gesto per unire in un legame vibrante gli animi del mago e della creatura.
In attesa del Master