Magic is believing in yourself

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view post Posted on 27/10/2021, 20:05
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Even if I played for another ten years, I wouldn’t lose interest.

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Into the Labyrinth
Into the Labyrinth
e ora qualche passo
da parete a parete,
su per questi gradini
o giù per quelli,
e poi un po’ a sinistra,
se non a destra,
dal muro in fondo al muro
fino alla settima soglia,


Una mano appoggiata alla parete, come nel tentativo di sostenersi, Marjorie si guardò attorno leggermente ansimante. Aveva perso il conto dei corridoi che aveva percorso e delle porte che aveva provato ad aprire nel tentativo di trovare qualche indizio su dove era finita. Si era persa, ormai non poteva più negarlo. Si era persa completamente. I corridoi le sembravano uno uguale all'altro, le scalinate parevano decise a condurla ovunque tranne dove avrebbe voluto andare, e aveva sempre più l'impressione di star girando in tondo. Era così persa che non era nemmeno sicura di essere in grado di riconoscere dove si trovavano il nord e il sud, l'est e l'ovest. Sua madre l'aveva avvisata di stare attenta, che Hogwarts poteva rivelarsi peggio di un labirinto, ma la giovane strega non le aveva creduto pienamente fino a quando era stato troppo tardi.

da ovunque, verso ovunque
fino al crocevia,
dove convergono,
per poi disperdersi
le tue speranze, errori, dolori,
sforzi, propositi e nuove speranze.


Tutto era iniziato con una sessione di studio in biblioteca. Avendo un'ora libera tra la lezione appena terminata e quella successiva, Marjorie si era ritrovata a dover scegliere tra seguire i suoi compagni di classe in giardino o separarsi da loro per approfondire in solitario quanto spiegato dal docente. Se non fosse stata una persona particolarmente introversa e poco abituata ad interagire coi suoi coetanei, probabilmente la sua scelta sarebbe ricaduta sulla prima opzione: così facendo, non solo avrebbe avuto l'occasione per farsi dei nuovi amici ma non sarebbe nemmeno finita per perdersi tra i corridoi vuoti. Invece, Marjorie si era fatta trascinare del suo desiderio di conoscenza, dalla sua ambizione di immergersi nei meandri della magia, e aveva lasciato il gruppo per dirigersi in biblioteca. Una decisione che inizialmente aveva considerato più che corretta, in quanto in linea coi suoi desideri e le sue speranze per il futuro, ma che alla fine si era rivelata un errore. Un grosso errore.

Una via dopo l’altra,
ma senza ritorno.
Accessibile soltanto
ciò che sta davanti a te,
e laggiù, a mo’ di conforto,
curva dopo curva,
e stupore su stupore,
e veduta su veduta.


Presa dalla lettura, Marjorie non si era infatti resa conto del tempo che passava. Solo quando lo staff della biblioteca l'aveva interrotta, richiamandola alla realtà, la strega undicenne aveva scoperto di essere l'unico studente ancora tra gli scaffali. Gli altri avevano lasciato la biblioteca da diversi minuti, diretti a lezione. Con un veloce ringraziamento, aveva lasciato il locale per poi mettersi a correre nei corridoi, in barba a tutte le regole, nel tentativo di raggiungere l'aula in tempo o, quantomeno, con un ritardo non eccessivo. Inizialmente le era andata bene, in quanto non era stata beccata a correre né dal custode né dagli insegnanti, ma la sua fortuna si era improvvisamente esaurita una volta arrivata alla Scalinata Principale.

Aveva quasi finito di scendere la rampa di scale che l'avrebbe portata al secondo piano e all'aula di Difesa contro le Arti Oscure, quando la scala si era staccata magicamente dalla piattaforma di fronte a lei e aveva cominciato a muoversi verso l'alto. Sostenendosi alla balaustra nel tentativo di mantenere l'equilibrio, il cuore che batteva forte per la paura, Marjorie si era ritrovata a ripassare mentalmente tutte le imprecazioni di sua conoscenza. Era possibile che dovesse essere così sfortunata? Solo quando la scala si era finalmente fermata, fissatasi ad uno dei piani più alti, la bambina aveva ripreso a ragionare, cercando la soluzione più rapida al suo problema. Dopo alcuni brevi ma per lei infiniti istanti, Marjorie aveva finalmente preso la decisione di tornare indietro: per quanto la riguardava, era meglio rimanere bloccati al terzo piano che finir per vagare su un piano che non conosceva.

Come se le avesse letto nei pensieri, la scala aveva ricominciato a muoversi, questa volta staccandosi dal terzo piano per dirigersi verso l'alto. A quel punto, un'imprecazione le era sfuggita dalle labbra, seguita da una lamentela: «Hogwarts, lo stai facendo apposta, vero!?» Non sapeva se la scuola fosse o meno senziente ma era di certo un luogo di potere: non sarebbe stata poi così sorpresa se avesse scoperto che stava giocando con lei, punendola per il suo ritardo o per aver corso nei corridoi. Quasi timorosa di muoversi, Marjorie aveva atteso per alcuni minuti fino a quando era divenuto evidente che la scalinata non aveva intenzione di spostarsi per una terza volta. Lanciata un'occhiata verso il basso - una visione sensazionale ma in qualche modo anche spaventosa - la bambina aveva cercato inutilmente di capire da che parte dirigersi prima di cominciare a scendere i gradini.

Puoi decidere
dove essere o non essere,
saltare, svoltare
pur di non farti sfuggire.
Quindi di qui o di qua
magari per di lì,
per istinto, intuizione,
per ragione, di sbieco,
alla cieca,
per scorciatoie intricate.


Così, si era ritrovata nella situazione attuale: totalmente persa. Aveva percorso diversi corridoi, svoltato innumerevoli angoli, ma non era ancora riuscita a trovare una scalinata che la portasse al piano inferiore. Se non avesse saputo che solo le scale erano mobili, a quel punto avrebbe creduto che Hogwarts stesse chiudendo passaggi e creando vicoli ciechi solo per non farla sfuggire alla sua presa. «C'è nessuno?» La sua voce risuonò per il corridoio vuoto. Venir beccata fuori dall'aula in orario di lezione normalmente sarebbe stato un incubo ma quella in cui si trovava non era di certo una circostanza normale. Ormai Marjorie era molto vicina ad essere presa da un attacco di panico: avrebbe accettato più che volentieri la sottrazione di punti a Serpeverde e una bella punizione serale pur di trovare qualcuno disposto ad aiutarla. Purtroppo, non giunse alcuna risposta alla sua domanda. Con le lezioni in corso, studenti e docenti si trovavano nelle aule. Il custode, invece...

*Beh, probabilmente si trova in un'altra parte del castello. Questa non sembra un'ala molto utilizzata.* In un certo senso, era comico ritrovarsi a sperare di venir trovata dal custode quando, a detta di sua madre, la norma era tentare in tutti modi di non essere da lui beccati.

Attraverso infilate di file
di corridoi, di portoni,
in fretta, perché nel tempo
hai poco tempo,
da luogo a luogo,
fino a molti ancora aperti,
dove c’è buio ed incertezza
ma insieme chiarore, incanto
dove c’è gioia, benché il dolore


Tratto un profondo respiro, la bambina riprese a camminare, lasciando che fosse il suo istinto ad indirizzare i suoi passi. Una pessima idea, forse, ma ormai nemmeno tornare indietro era un'opzione: Marjorie dubitava di essere in grado di ritrovare la Scalinata Principale. Sapeva che, al posto di muoversi alla cieca, sarebbe stato preferibile rimanere ferma in attesa di aiuto ma il suo cervello aveva smesso da diversi minuti di ragionare correttamente. Era il panico a farla muovere: non aveva tempo, doveva raggiungere l'aula prima che il docente cominciasse a spiegare qualcosa di importante. Difesa contro le Arti Oscure era una materia che l'affascinava e Marjorie non voleva perdersi qualsiasi nozione che la riguardasse. Una parte di lei, quella più razionale, dubitava che sarebbe riuscita a ritrovare la strada in tempo, ma la piccola strega non poteva evitare di sperare.

sia pressoché lì accanto
e altrove, qua e là,
in un altro luogo e ovunque
felicità nell’infelicità
come parentesi dentro parentesi,
e così sia
e d’improvviso un dirupo,
un dirupo, ma un ponticello,
un ponticello, ma traballante,
traballante, ma solo quello,
perché un altro non c’è.


E, alla fine, l'aveva trovata. La Scalinata Principale era di nuovo davanti a lei. La guardò per qualche istante, ritrovandosi affascinata a paragonarla ad un dirupo attraversato da ponticelli tremolanti. Una similitudine non poi così errata visto che la scala era stretta e quasi malandata, ben diversa da quella che l'aveva cacciata in quella situazione. Sporgendosi un poco sul parapetto, attenta a non cadere, Marjorie riconobbe la scalinata colpevole a diversi metri sulla sua destra. Sembrava più massiccia e sicura di quella davanti a lei ma continuava imperterrita a condurre verso l'alto. Un po' a disagio ma sicuramente più rilassata, la bambina cominciò a scendere i gradini, immaginandosi come una di quelle eroine che, nei romanzi fantasy, si ritrovavano ad attraversare un ponticello in legno. La sua scala era decisamente più sicura dei ponti rappresentati in quelle storie e di certo non sarebbe improvvisamente crollata. L'unico rischio era che cominciasse a muoversi prima che lei raggiungesse l'altro lato ma dubitava di poter essere così sfortunata. Il primo passo della sua quest, della sua ricerca, era stato finalmente completato: aveva trovato il modo di raggiungere il piano inferiore. Gliene mancavano altri due o tre ma Marjorie aveva ritrovato parte del suo ottimismo: in qualche modo ce l'avrebbe fatta ad arrivare a lezione.

Deve pur esserci un’uscita,
è più che certo.
Ma non tu la cerchi,
è lei che ti cerca,
e lei fin dall’inizio
che ti insegue,
e il labirinto
altro non è
se non la tua, finché è possibile,
la tua, finché è tua
fuga, fuga

Wislawa Szymborska
Labirinto



CONTEST A TEMA | OTTOBRE 2021
Labirinto
WORDS OF MAGIC | MISCELLANEA 7
Usa una canzone o una poesia come base del tuo scritto, seguendone il significato, il ritmo o le emozioni che esse ti trasmettono.
WORDS OF MAGIC | MISCELLANEA 5
Unisci una delle prove al contest a tema del mese.

 
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view post Posted on 3/11/2021, 18:08
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«Vagabondare nei corridoi durante l'orario di lezione... hai deciso di prenderti un'ora libera o ti sei persa, mia cara?» Una voce risuonò per il corridoio vuoto, facendo trasalire la piccola strega che lo stava percorrendo, guardandosi attorno alla ricerca di un indizio di dove si era andata a cacciare. Un ritardo era stato sufficiente per incappare nel 'periodo di libera uscita' della Scalinata Principale: il movimento della rampa che stava percorrendo l'aveva costretta a rifugiarsi su un piano di Hogwarts che non conosceva, finendo così per perdersi nei suoi labirintici corridoi. In qualche modo era riuscita a trovare la strada per il piano sottostante e aveva incautamente creduto di poter raggiungere velocemente l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, possibilmente senza incappare nel custode o in qualche professore. Evidentemente il suo ottimismo era stato mal riposto in quanto ben presto si era resa conto di non avere ancora idea di dove si trovasse. Probabilmente, studenti più grandi d lei non avrebbero avuto troppi problemi nel ritrovare l'orientamento ma Marjorie non era ad Hogwarts da molto e il suo status di inesperta primina si stava facendo vedere. Ora che era uscita dai suoi soliti percorsi, stava faticando immensamente a ritrovare la strada. Considerando la sua sfortuna, era anche possibile che in più di un'occasione si fosse trovata ad un passo dall'imboccare la strada corretta per poi finire a svoltare l'angolo sbagliato.

«Ah... io...» Bloccatasi di scatto in mezzo al corridoio, Marjorie balbettò parole sconclusionate mentre il suo cervello lottava tra la sensazione di panico e quella di sollievo che l'avevano quasi spaccato in due. Venir beccata a violare le regole, per quanto non volutamente, non era mai piacevole. La bambina non era completamente contraria a quel tipo di azioni ma solo se ben organizzate: violare le regole poteva anche andare, essere beccati a farlo assolutamente no. Essendosi persa da diversi minuti, però, era arrivata ad una condizione di disperazione tale da cominciare a sperare di incrociare un professore pur di aver qualcuno che le indicasse la strada. Così, lottando contro la ridicola tentazione di darsi alla fuga, si guardò attorno alla ricerca della persona che aveva parlato, trovando un corridoio completamente vuoto.

George_von_Rheticus«Qui, mia cara. Sono qui, attaccato al muro.» Quando la voce le venne in soccorso, Marjorie comprese finalmente chi l'aveva interpellata. Si trattava di un quadro, uno dei tanti appesi sulle pareti del castello. Uno dei tanti a cui avrebbe potuto chiedere informazioni, se solo ci avesse pensato. L'uomo ritratto aveva i capelli castani e una lunga barba, ed indossava l'abbigliamento tipico del '500. Non aveva idea di quale fosse il suo nome o la sua storia ma la stava osservando con uno sguardo gentile, tanto da darle l'impressione di non avere intenzione di metterla nei guai.

«Salve.» Marjorie disse timidamente, mentre si avvicinava alla parete. «Io... mi sono persa. Non è che potresti...?» La sua richiesta di aiuto scemò in un imbarazzato silenzio. Era solo un quadro, l'ombra magica di una persona morta da tempo! Perché doveva essere così timorosa quando gli parlava? «Darti qualche indicazione? Certo, potrei farlo.» Rispose il quadro. «Ma tu, in cambio, cosa faresti per me?» Presa alla sprovvista dalla domanda, Marjorie lo fissò in silenzio per qualche istante, lo sconcerto ben visibile sul suo volto. «Non ti preoccupare, non ho intenzione di chiederti nulla di problematico: solo un poco del tuo tempo. Sai, è raro che qualcuno si fermi a parlare con me. Ti andrebbe di ascoltare la mia storia?»

Non fu semplice per Marjorie bloccare il secco 'no' prima che le scappasse dalle labbra. Sinceramente, non era dell'umore giusto di ascoltare la vita di chiunque, tantomeno di un quadro di dubbia affidabilità. Non ne aveva nemmeno il tempo, se voleva raggiungere l'aula prima della fine della lezione. Eppure, era ben consapevole che, se non avesse ricevuto aiuto, difficilmente sarebbe riuscita a ritrovare la strada in tempi brevi. «Ok, ascolterò la tua storia in cambio di indicazioni per raggiungere l'aula di Difesa contro le Arti Oscure.» Rispose, sperando fortemente che il quadro non avesse intenzione di dilungarsi troppo.

«Bene!» Un sorriso comparve sul volto dipinto dell'uomo. «Il mio nome è George von Lauchen ma sono conosciuto come George von Rheticus. Probabilmente non lo sai ma Rhaetia era il nome della provincia romana che comprendeva l'Austria, la mia patria. Sono nato a Feldkirch da Georg Jserin, mago di origine austriaca, e Tommasina de Porris, strega di origini italiane. Mio padre amava lavorare tra i non magici come medico, di tanto in tanto usando un pizzico di magia per curarli delle malattie più brutte, e questo purtroppo ebbe conseguenze catastrofiche: accusato di stregoneria, nel 1528 venne giustiziato e la mia famiglia fu costretta a lasciare l'Austria. Stabilitomi in Germania, cambiai il mio cognome da Jserin a von Lauchen, traducendo il cognome di mia madre nel suo equivalente tedesco.»

«Il suo equivalente tedesco?» Non se l'era aspettata, non con tutti i problemi che aveva in quel momento, ma Marjorie cominciava ad essere affascinata dalla storia di George. «Sì, il cognome di mia madre era 'de Porris' e in tedesco 'lauch' significa 'porro'. In inglese 'von Lauchen' potrebbe essere tradotto come 'del porro'.» Rispose l'uomo, facendole un occhiolino. Marjorie ridacchiò. «Frequentai Hogwarts, dove fui smistato in corvonero, poi mi iscrissi all'Università di Wittenberg per studiare matematica e proseguire gli studi in astronomia. Dopo la laurea, cominciai a viaggiare per l'Europa ed incontrai diversi importanti scienziati dell'epoca... tra cui Niccolò Copernico, di cui divenni il solo allievo.» «Copernico, davvero?» «Sì, davvero. Sei sicura di non essere una corvonero ad honorem, mia cara serpentina? L'ultima volta che ho raccontato la mia storia ad uno studente, quello sciocco mago non aveva idea di chi fosse Copernico.»

Marjorie aprì la bocca, come per difendere il suo onore di serpeverde, poi la richiuse. Essere paragonata agli studenti di corvonero non era poi così male, visto che la maggior parte di loro erano topi di biblioteca esattamente come lei. Che senso avrebbe avuto lamentarsi? George ridacchiò e fece per proseguire il suo racconto quando si sentirono dei passi in lontananza. «Mm... che sia il custode?» A quelle parole, Marjorie si irrigidì, ricordandosi improvvisamente della situazione in cui si trovava. Aveva finalmente trovato qualcuno disposto a fornirle informazioni senza metterla in punizione o sottrarle dei punti e il custode decideva di farsi finalmente vedere!? La bambina non sapeva se ridere o piangere al pensiero. «Su, su, non ti preoccupare.» La consolò il quadro, pronunciando poi una strana parola. «Eh!?» «È la parola d'ordine. Sbrigati a dirla e scendi le scale. Ti troverai...» La sfilza di informazioni minacciò di sommergerla ma Marjorie le memorizzò meglio che poteva e fece come richiesto. Alla parola d'ordine, il quadro si spostò di lato rivelando una stretta scala a chiocciola che si dirigeva verso il basso. Sorpresa ma sollevata, la piccola strega si affrettò ad imboccarla e il quadro chiuse il varco dietro di lei prima che la persona in avvicinamento li raggiungesse. Intenta com'era a scendere le scale nella scarsa luminosità, non sentì il quadro borbottare: «Mannaggia, mi sono dimenticato di chiederle il nome.»


WORDS OF MAGIC | BODY 3
Il tuo PG incontra un PNG sconosciuto e si fa raccontare la sua storia.

 
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view post Posted on 4/11/2021, 14:38
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«Caeruleus» La parola fuoriuscì in poco più di un sussurro dalle labbra di Marjorie. La bambina si trovava in cima ad una lunga scala a chiocciola, nell'oscurità totale. La sua unica fonte di luce era scomparsa quando l'enorme quadro di George von Rheticus era tornato nella sua posizione originaria, chiudendo così il passaggio segreto. La punta della bacchetta rivolta verso l'alto, la piccola fece del suo meglio per evitare di venire avvolta dall'illogica ma arcaica paura del buio e si costrinse a continuare l'incantesimo. «Tintinnabulum» Mentre pronunciava la seconda parola della formula, roteò una volta la bacchetta in senso orario. «Flammo.» Pronunciò infine nel momento in cui la sua mano concluse il movimento.

Quando una piccola fiamma blu comparve tremolante sulla punta della bacchetta, Marjorie sospirò dal sollievo. Quello era uno dei pochi incantesimi che aveva imparato prima di iniziare Hogwarts. Era stata sua madre ad insegnarglielo, facendole ripetere la pronuncia e il movimento così tante volte da renderla quasi nauseabonda al solo pensiero. Purtroppo, a causa del 'Decreto per la Ragionevole Restrizione delle Arti Magiche tra i minorenni', non aveva potuto testarlo con una vera bacchetta fino al suo arrivo al castello così non poteva dire di essere sicura al cento per cento di poterlo lanciare senza errori.

La fiamma era flebile, delle dimensioni di una comune candela. La luce da essa emanata era scarsa, giusto sufficiente per permetterle di farsi un'idea dell'ambiente a pochi passi da lei. Come aveva intravisto prima di fiondarsi all'interno del passaggio segreto (nel riuscito tentativo di sfuggire alla persona in avvicinamento e non venir punita per il suo girovagare nel castello durante l'orario di lezione), i gradini sotto ai suoi piedi erano in una pietra quasi grezza, decisamente meno curata di quella che componeva il resto delle scalinate del castello. Ciò che non aveva notato quando aveva superato di tutta fretta il varco era lo spazio vuoto al centro della scala a chiocciola, protetto da una balaustra in pietra alta solo qualche decina di centimetri. Se, al posto di fermarsi per lanciare quel semplice incantesimo, avesse provato a proseguire al buio, era possibile che sarebbe finita per inciampare in quella specie di balaustra e precipitare nell'oscurità. A quel punto, chi l'avrebbe trovata?

Passaggio Segreto

Rabbrividendo al pensiero, Marjorie si costrinse a proseguire il cammino, ripassando mentalmente le indicazioni datale dal quadro per assicurarsi di ricordarle. Gradino dopo gradino, il veloce battito del suo cuore sembrò calmarsi e lei cominciò ad apprezzare quella strana passeggiata nei meandri di Hogwarts. Aveva sceso circa metà scala, quando una serie di imprecazioni risuonò nell'aria. La piccola strega si bloccò, rendendosi improvvisamente conto di non essere l'unica nel passaggio segreto. Per un breve ma infinito istante si chiese se tornare indietro ma la successiva imprecazione la portò a farsi coraggio e ad avanzare. «Cosa ti ho fatto di male, gradino di mer*a? Diamine, come ho fatto a dimenticarmi di saltarti!? Ca**o! Ora come esco da qui?» La voce era giovanile, di un bambino non di un adulto, e il suo proprietario era evidentemente in difficoltà. Marjorie non approvava l'evidente incapacità del ragazzo di dire una frase senza infilarci dentro una parolaccia ma sua madre l'avrebbe uccisa se avesse deciso di far finta di niente. Per non parlare del fatto che tornare indietro avrebbe significato rinunciare ad arrivare in tempo (non che avesse molte speranze di farlo, ormai) all'aula di Difesa contro le Arti Oscure.

Dopo aver sceso una decina di gradini, Marjorie si trovò di fronte ad una scena particolarmente buffa: un ragazzino di circa la sua età era impiantato fino a sotto le ascelle nella roccia, le braccia che tentavano inutilmente di sollevare il peso del suo corpo. No, a guardar meglio, non era rimasto impiantato nella roccia: era caduto in un buco. Un buco rettangolare, posizionato dove avrebbe dovuto esserci un gradino.

«Oh, grazie al cielo: salvezza! Anche tu hai deciso di saltare le lezioni?» Il suo arrivo non era passato inosservato e, alla flebile luce della sua bacchetta, il volto del bambino si era illuminato. *Ok, sembra che sia in grado di parlare senza dire parolacce.* Considerò, vagamente divertita, mentre il suo sguardo cadeva sulla bacchetta del ragazzo, qualche gradino più in basso. Evidentemente, gli era caduta quando era finito nel buco. «Compagna di avventura, non potresti... mer*a, sei una serpe. Sei qui per divertirti a mio discapito o hai intenzione di aiutarmi?» Qualsiasi simpatia che provava per il ragazzo era appena svanita. La bambina lo osservò per qualche istante, in silenzio, notando il suo caschetto di capelli biondi e la sciarpa scarlatta e gialla al suo collo. Un grifondoro, non che la cosa la turbasse. Marjorie non aveva mai dato molta importanza ai ridicoli odi di casa. Se si fosse trovata a gareggiare contro un grifondoro avrebbe dato tutta sé stessa per sconfiggerlo ma non per questo lo avrebbe odiato: si trattava di pura e salutare competizione. Il grifondoro davanti a lei, però, sembrava disprezzare per qualche ragione assurda i serpeverde.

Lottando contro la tentazione di piantarlo lì e proseguire per la sua strada, la piccola strega si costrinse a rispondere alla sua prima domanda: «No, non sto cercando di saltare le lezioni: mi sono persa.» L'informazione non era molto chiara ma non aveva intenzione di spiegare allo sconosciuto l'intera storia. «E mi chiamo Marjorie, non serpe! Ti piacerebbe se ti chiamassi grifo?» Aggiunse, mentre cercava di analizzare la situazione e trovare il modo per tirare fuori dal buco l'idi*ta biondo. Sicuramente, la prima cosa da fare era liberare la sua bacchetta dalla fiammella. Avrebbe potuto recuperare la bacchetta del grifondoro e chiedergli di fare luce oppure avrebbe potuto sfruttare una delle torce appese alla parete della scala. Le aveva già notate da un pezzo ma, non conoscendo un incantesimo per accenderle tutte assieme, aveva deciso di ignorarle: accenderle una ad una sarebbe stato uno spreco di tempo.

Visto che cominciava a credere che affidarsi al grifondoro fosse una brutta idea, Marjorie si avvicinò alla parete e, dopo aver spento la fiammella, passò la bacchetta sulla torcia pronunciando: «Ardesco». Dopo un breve attimo di oscurità, la luce tornò ad illuminare l'area, ben più intensa della precedente. «Mm... non credo che mi dispiacerebbe essere chiamato 'grifo' ma in effetti hai ragione, ti devo delle scuse. Il mio nome è Dominic, ma puoi chiamarmi Nico. Marje, hai qualche idea per tirarmi fuori di qui?» Il chiacchierio del ragazzo le diede quasi sui nervi, soprattutto considerando che era di fretta. Dominic sicuramente non era una persona introversa ed era anche svelto a chiamare per diminutivo chi aveva appena conosciuto: qualcuno che solo un attimo prima aveva disprezzato in quanto serpeverde. Che tutti i grifondoro fossero così? Ne dubitava fortemente.

«In realtà no.» Rispose, pensierosa. «Tirarti su con l'Incantesimo di Librazione sarebbe l'ideale ma ci vorrebbe un mago esperto per farlo.» «Wingardium? Ma non funziona solo sugli oggetti inanimati?» «Wingardium Leviosa, Dominic! E sì, non si può usare sulle persone... ma i tuoi vestiti sono oggetti inanimati, non trovi?» «Giusto.» «Mm... potrei provare a tirarti su a forza...» «Non funzionerebbe, sono incastrato.» «Incastrato, eh!?» Quello complicava le cose.

Probabilmente, a quel punto l'unica cosa che avrebbe potuto fare era avvisare un professore: senza il necessario aiuto, Dominic non sarebbe riuscito ad uscire da quel buco. La sua scomparsa sarebbe stata notata ma difficilmente qualcuno avrebbe pensato di cercarlo in quel passaggio segreto. La situazione poteva sembrare buffa ma in realtà era particolarmente pericolosa: se George non l'avesse indirizzata in quel passaggio segreto, nessuno sarebbe andato in soccorso a Dominic e, se non fosse riuscito a liberarsi da solo, sarebbe finito per morire di fame al buio e al freddo.

«Incastrato. Servirebbe... dell'olio? Ah, ho trovato!» Senza far caso allo sguardo perplesso del grifondoro, Marjorie si chinò al suo fianco, puntando la sua bacchetta verso il bordo del buco. «Tieniti ai gradini, non vorrei che avesse l'effetto contrario. Attento a non scivolare ancor di più nel buco!» Lo avvertì, per poi pronunciare l'incantesimo compiendo un movimento deciso del polso dall’interno verso l’esterno: «Lapsus.» A differenza dei precedenti, quell'incantesimo le era stato insegnato dal padre in quanto, nonostante la sua semplicità e i suoi limiti, avrebbe potuto risultare utile in un duello. Rendere scivoloso il terreno sotto ai piedi dell'avversario poteva donarti preziosi istanti, soprattutto se questi non riusciva a recuperare l'equilibrio e cadeva a terra.

Rimessa la bacchetta nella tasca, Marjorie prese Dominic per un braccio, tirandolo su con tutta la forza che aveva. La superficie scivolosa dei gradini permise al corpo del bambino, inizialmente incastrato, di cominciare a scorrere, per quanto lentamente verso l'alto. Dopo alcuni brevi ma interminabili istanti, i due ragazzi crollarono su di un gradino vicino, sani e salvi ma decisamente stanchi. «Cappero, mi hai proprio salvato Marje.» «Marjorie.» Ribatté lei nonostante il fiatone. «Come preferisci, Marjorie.» Dominic sembrò rendersi conto del suo errore e cambiò il modo con cui la chiamava. «Non sei male, per essere una serpe. Ti va di girare il castello assieme a me?» «Non posso, grifo. A differenza tua, ho una lezione a cui arrivare.» «A quest'ora? Perderai comunque punti e ti beccherai una punizione, quindi perché non saltarla direttamente?» «Perché è interessante!?» «Sei sicura di non essere un corvo, Marjorie?» «Perché tutti me lo chiedono oggi? Che domanda assurda è? Non bisogna essere necessariamente un corvonero per amare la conoscenza, diamine! Anche noi serpeverde desideriamo imparare!» «Se lo dici tu.» «Per cosa prendi i serpeve... no, lasciamo perdere, devo andare.»

Alzatasi di scatto, fece per scendere i gradini quando lui la afferrò per un braccio, costringendola a fermarsi. «Aspetta. Devi saltare quel gradino, svanisce quando ci metti i piedi sopra!» Al suo avvertimento, Marjorie notò che, in effetti, dove prima c'era il buco ora c'era un gradino all'apparenza normale. Ringraziandolo con un cenno del capo, saltò il gradino e proseguì la sua discesa senza guardarsi più indietro. Non aveva idea di cosa avesse intenzione di combinare Dominic al posto di andare a lezione e non voleva saperlo. Quello che ora contava era raggiungere al più presto l'aula.


WORDS OF MAGIC | MIND 4
Il tuo PG o qualcuno nelle sue vicinanze si trova in pericolo e deve trovare il modo di aiutarlo sfruttando le sue abilità magiche.



E con questo finisco i sequel di "Into the Labyrinth", anche perché mancherebbe solo il rientro a lezione e... la punizione, direi. xD Per chi se lo chiedesse, Dominic è un mio vecchio pg, che ho deciso di riciclare assieme al gemello come possibili NPC per movimentare oneshot.
 
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view post Posted on 11/11/2021, 16:00
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I'll owl-ways love you
I'll owl-ways you
Have you ever stared into the owl’s eyes? They blink slow, then burn: burn gold in the dark inner core of the snow-shrouded cedar.
Robert Penn Warren

Il gufo mosse le ali, nel tentativo di stiracchiarle. Le sue piume nere striate di bianco tremarono leggermente, quasi come se il volatile avesse voluto dimostrare tutto il suo disdegno. Quel luogo non gli piaceva: strilli, cinguettii, squittii, brontolii e sibili si sentivano ad ogni ora del giorno, placandosi soltanto col calare delle tenebre. Se fosse stato un animale diurno, avrebbe apprezzato maggiormente la calma notturna: invece, si ritrovava a maledire mentalmente tutti coloro - animali, commessi o clienti - che gli impedivano di riposare in santa pace durante le luminose ore diurne. Di tanto in tanto un bambino si fermava davanti la sua gabbia e tamburellava sulle sue sbarre nel tentativo di richiamare la sua attenzione. In quei momenti, nonostante il disprezzo che provava per il disturbatore di turno, il gufo sperava con tutto il cuore di venire finalmente scelto. Non vedeva l'ora di lasciare quel posto e sgranchirsi finalmente le ali. Avrebbe dovuto lavorare per dei maghi ma l'idea non lo turbava troppo: se c'era una cosa buona nell'essere un gufo postino, erano i lunghi voli necessari per portare la posta a destinazione. Una volta spiccato il volo, lui sarebbe stato libero. Magari si sarebbe trattata di una libertà fittizia, in quanto avrebbe avuto un compito da portare a termine e un luogo dove tornare, ma ciò che contava veramente erano le emozioni che quel tanto desiderato volo avrebbe fatto nascere in lui.

Un tintinnio attirò la sua attenzione, distogliendolo dai suoi pensieri. Il gufo si voltò verso la porta, notando l'ingresso di un ragazzino di dieci o undici anni. Sotto il suo sguardo attento, il piccolo umano cominciò a vagare tra le gabbie. Per qualche istante rimase a fissarlo ma, quando questi si soffermò davanti ad una civetta bianca, il gufo chiuse i suoi occhi con disappunto. A quanto sembrava, ancora una volta il prescelto non sarebbe stato lui. Che le piume bianche fossero veramente più attraenti di quelle nere? Quella non era la prima civetta bianca ad essere acquistata negli ultimi giorni e la cosa lo rendeva perplesso. Il bianco era un colore così problematico, poco adatto a muoversi di soppiatto nella notte. Un piumaggio nero come il suo, invece, era perfetto per evitare che la posta venisse intercettata.

Stava per cadere in un sonno leggero quando un tamburellare alla sua gabbia lo costrinse a cambiare i suoi progetti. Aperti con fatica i suoi occhi assonnati, il suo sguardo si fece sorpreso. Il bambino di poco prima era arrivato fin da lui e lo stava osservando con uno strano sorriso in volto. Per un attimo, il gufo si chiese se avesse sbagliato a perdere così in fretta ogni speranza, ma poi l'umano tornò a bussare sulle sbarre. «Hu hu?» Perplesso, il gufo cercò di indicare al suo visitatore che sì, era riuscito con successo a svegliarlo. Il bambino però non si fermò: la sua mano continuò a calare sulla gabbia, sempre più velocemente e con più forza. Mentre la gabbia oscillava attorno a lui, il volatile notò con orrore che il corpo del piccolo mago si stava gonfiando in modo innaturale e la sua bocca stava diventando sempre più grande. Quando il mostro che era stato un bambino si stagliò sopra di lui, la bocca spalancata che calava sulla gabbia come se volesse mangiarla, il gufo strillò.

Uno strillo risuonò per la Guferia, mettendo in allarme tutti i volatili presenti. Quando Noctus spalancò gli occhi, il piccolo cuore che gli batteva a mille, il suo vicino di nido era già accanto a lui, a gufare preoccupato. Per un attimo il gufo lo fissò perplesso, lo sguardo ancora vacuo, poi infine si rese conto del luogo dove si trovava: non il Serraglio Stregato ma la strana scuola frequentata dalla sua piccola umana. A quella scoperta la sua postura si rilassò. Non era in pericolo, non lo era mai stato: si era trattato solamente di un sogno, un terribile incubo sorto dalle sue insicurezze. Erano passati mesi dal periodo in cui, stretto in una gabbia, aveva atteso disperatamente di venir acquistato. Ora lui aveva un nome, una casa e una famiglia: diamine, aveva anche una carinissima gufetta che lo attendeva a Malmesbury!

Dopo aver rassicurato il vicino di nido, Noctus cercò di capire per quanto tempo fosse rimasto addormentato. Quella notte aveva cacciato nella Foresta Proibita, finendo per catturare un moscardino sotto lo sguardo di disapprovazione di un unicorno. La carne del piccolo roditore si era rivelata deliziosa ma gli aveva permesso solo in parte di recuperare le forze perdute. Così, tornato in Guferia alle prime ore del mattino, era finito per addormentarsi prima di completare l'ultima tappa della giornata. Per fortuna, sembrava essersi svegliato in tempo: i suoi colleghi postini stavano giusto cominciando a prepararsi. Nonostante non avesse alcuna lettera da consegnare, Noctus si unì a loro quando spiccarono il volo, lasciando la torre in un unico stormo.

L'arrivo in Sala Grande fu spettacolare come sempre: decine di gufi sorvolarono il locale, osservando dall'alto studenti e professori, per poi dividersi in quattro gruppi e calare con una certa eleganza sui rispettivi tavoli. Noctus scese su quello dei Serpeverde e atterrò appena davanti ad una piccola strega dai capelli biondi. Alla sua comparsa, la strega - la sua strega - sorrise. «Ciao, come è andata la nottata?» Gli domandò, allungando la mano verso di lui fino a sfiorargli il becco con l'indice. A quel gesto, il gufo becchettò dolcemente il dito, rispondendo alle coccole umane nell'unico modo che conosceva. Lei ridacchiò e gli sfiorò delicatamente le piume attorno al becco, per poi passare a coccolargli la nuca. Furono istanti di pura beatitudine, in cui Noctus ringraziò la divinità protettrice dei gufi - chiunque essa fosse - per avergli donato una padrona così gentile e disponibile.

Dopo aver ricevuto la sua dose mattutina di coccole, l'attenzione del volatile passò al cibo. Il piatto di fronte alla bambina era praticamente vuoto, segno di come lei avesse ormai finito di far colazione: rimanevano soltanto le due striscioline di bacon che aveva lasciato appositamente per lui. Gufando tutto soddisfatto, Noctus si chinò sul piatto per afferrare la carne, pronto ad altri attimi di beatitudine. «Ti voglio tanto bene, Noctus.» A quelle parole, lui si fermò, il becco a pochi millimetri dalla prima striscia.

«Hu hu hu.» Rispose serio.
Ti voglio tanto bene anch'io, Marjorie.


Concorso a Tema | Novembre 2021
Storgé, "amare teneramente"

 
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Every End is a New Beginning
«Mamma, quale sarà il tema della serata?» Alla domanda di Marjorie, Ashley sorrise. Le due streghe si trovavano nel salotto della loro casa a Malmesbury. Memphis, il padre della prima e il marito della seconda, si era chiuso da diverse ore nel suo studio borbottando di dover completare dei documenti per lavoro. Una scusa decisamente poco convincente visto che erano in piene ferie invernali ed era il pomeriggio del 31 dicembre. L'assenza del padre aveva però il lato positivo di permettere alla bambina di usare un linguaggio meno formale del normale. Memphis era convinto che i figli di una famiglia purosangue avrebbero dovuto chiamare i genitori 'madre' e 'padre', non 'mamma' e 'papà'. Ashley, fissata com'era con il mondo babbano, preferiva invece essere chiamata 'mamma', che considerava un termine più affettuoso.

«Il tema di questa sera sarà l'Antica Roma e le sue divinità.» Rispose sua madre. «Niente tema babbano, quest'anno?» Ribatté la piccola, quasi divertita. «Già, niente tema babbano. Non vorrei che a tuo padre venisse un infarto, non dopo quello che ha dovuto sopportare l'anno scorso.» La serietà del commento di Ashley fu rovinata dal tono leggermente sarcastico di sottofondo e dall'espressione sognante sul volto. Per quanto la donna amasse profondamente il marito, non riusciva ad accettare la sua visione estremamente tradizionale su come dovessero comportarsi i maghi purosangue. Per fortuna, Memphis le perdonava praticamente tutto così lei poteva permettersi di stuzzicarlo di tanto in tanto. «Comunque,» Proseguì la madre, ritornando con la mente al presente. «Ho intenzione di trasformare il nostro salotto in una perfetta riproduzione di quello di un'antica abitazione romana. Nel Museum of London hanno ricostruito una stanza di questo tipo. Mentre tu eri a scuola, l'ho osservata e ho fatto alcuni schizzi.»

Un colpo di bacchetta e una piccola pila di pergamene le raggiunse attraversando l'aria. Ashley la passò a Marjorie e la bambina sfogliò i disegni con un'espressione interessata sul volto, analizzandoli uno per uno. «Mi piace la tua idea, mamma!» Esclamò infine, il volto illuminato da un sincero sorriso. «Bene, allora cominciamo! Per prima pitturiamo le pareti, non possono certo rimanere bianche!» A quelle parole il panico tinse il volto di Marjorie. «Mamma, non vorrai pitturarle col metodo babbano, vero!?» Il solo pensiero di dover mettersi a dipingere un tratto di parete dopo l'altro con in mano un pennello la inorridì. «Così mi tenti, mia cara. Ma no, non c'è tempo. Ci penserò io con la magia.» Ridacchiò la donna, per poi iniziare a lanciare un incantesimo dopo l'altro. Le pareti dapprima si tinsero di un delicato color pesca, per poi venir divise da regolari rettangoli beige attorniati da un filo di marrone tendente all'oro. Una decorazione geometrica dopo l'altra e le pareti del salotto assunsero uno stile antico ma non per questo poco vivace o elegante. «Ok, questa era la parte semplice. Il pavimento sarà più complesso: vorrei creare un mosaico. Per fortuna le nostre piastrelle sono in pietra quindi dovrebbe essere sufficiente trasfigurarle in superficie e poi tingerle.»

Every End is a New Beginning

Le ore successive passarono con una velocità disarmante. Marjorie si divertì ad aiutare la madre a scegliere tra le diverse opzioni disponibili ed osservò affascinata il modo in cui usava la magia. Quando suo padre decise che era giunto finalmente il momento di rifarsi vivo, il salotto era irriconoscibile: le poltrone erano state tramutate in strane sedie intrecciate in fibra naturale e il divano si era trasformato in una specie di trono allungato. A prima vista non sembravano particolarmente comodi ma, grazie alla magia, non erano molto più scomodi degli originali.

Ianus Bifrons«Ashley, cosa diavolo sarebbe quello?» Se Memphis non sembrò sorpreso dalla trasformazione del salotto, come se si fosse preparato psicologicamente allo scempio programmato dalla moglie, alla visione della donna che trasfigurava il busto di mago Merlino semplicemente sbottò.

«Ah, caro: ben arrivato. È un capolavoro, non trovi?» Rispose lei, ammirando la sua opera. Nella scultura, di Merlino non c'era più l'ombra: il suo volto era ringiovanito, la sua lunga barba era sparita e i suoi capelli erano diventati quasi riccioluti. Dove avrebbe dovuto esserci il suo capo era comparsa una seconda faccia, più anziana della prima. «Questo è il Dio Giano, anche conosciuto come Ianus Bifrons, ossia Giano Bifronte. Divinità delle transizioni e della dualità, è il custode delle Porte Solstiziali ed è raffigurato con due volti: uno rivolto al passato e l'altro rivolto al futuro. Uno che rappresenta la fine e l'altro un nuovo inizio. Insomma, è la divinità perfetta per festeggiare il capodanno!»

«Capodanno...» Il modo con cui il padre ripeté quella parola costrinse Marjorie ad abbassare il suo sguardo per nascondere il sorrisetto che era spuntato sulle sue labbra. Sapeva bene cosa suo padre pensasse del 31 dicembre: sia gli Hastur che i Caulfield seguivano l'antico calendario e festeggiavano l'arrivo del nuovo anno a Samhain, non a fine dicembre. «...e perché avresti sentito il bisogno di trasfigurare proprio il busto del grande Myrddin Emrys La risposta della donna non si fece attendere: «Oh, una pura coincidenza: è il primo che mi è capitato tra le mani.»

«Padre, dai: madre metterà tutto a posto domani mattina.» Intervenne Marjorie nel tentativo di sventare un possibile litigio. «Stasera divertiamoci, sta per iniziare un nuovo anno! Insomma, so che non sarà veramente il nuovo anno ma anche ad Hogwarts seguiamo il calendario moderno: conterà qualcosa.»

«Ad Hogwarts hanno anche sostituito Samhain con Halloween, tutto per mettere a loro agio i Nati Babbani!» Ribatté l'uomo ma poi il suo volto si addolcì. «E sia, divertiamoci: sono davvero curioso di scoprire cosa abbia programmato tua madre. Spero solo che non si finisca di nuovo con i fuochi d'artificio!» «I fuochi di artificio non c'erano nell'Antica Roma, vero mam... madre?» Quando Marjorie, nel suo tentativo di consolare il padre, si rivolse a lei, Ashley ridacchiò. «No, non c'erano.» Confermò. «Peccato che la nostra famiglia sia la sola a Malmesbury a festeggiare il capodanno in questa maniera. A mezzanotte in piazza è programmato un meraviglioso spettacolo pirotecnico: son sicura che potremo ammirarlo in tutta la sua bellezza dal nostro balcone!»

A quell'affermazione un lamento fuoriuscì dalle labbra di Memphis mentre gli occhi di Marjorie si spalancarono per l'eccitazione. «Si tratta solo di qualche ora, possono sopravvivere. A breve tutto sarà finito.» Borbottò l'uomo, alzando gli occhi al cielo. «Ogni fine è un nuovo inizio, mio caro.» Ribatté la moglie. «Prima o poi dovrai abituarti alle invenzioni babbane: non si può tornare indietro, si può solo andare avanti.»


Concorso a Tema | Dicembre 2021
The End

 
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view post Posted on 7/1/2022, 16:58
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Era un giorno come tanti, dicembre era appena iniziato e Marjorie era seduta in un angolo della biblioteca, intenta a svolgere i compiti. Davanti a lei c'erano alcune pergamene, il materiale per scrivere e diversi libri. Tra questi ultimi, solo uno era aperto mentre gli altri erano impilati uno sopra l'altro in attesa di essere consultati.

Arrivata alla fine della pagina che stava leggendo, l'undicenne segnò alcune parole sulla pergamena già mezza piena di appunti per poi appoggiare la penna d'oca nell'apposito portapenne. Stiracchiandosi un poco, Marjorie si guardò attorno per assicurarsi che nessuno fosse sufficientemente vicino per vedere cosa si apprestava a fare, poi spostò la pergamena con gli appunti - la bozza del compito in corso - da una parte e prese un foglio pulito. Recuperata la penna, la intinse nell'inchiostro e cominciò a scrivere.

Caro Babbo Natale,
mi chiamo Marjorie e ho undici anni. Potresti dire che sono troppo vecchia per scriverti una lettera ma per me è diventata come una tradizione annuale. Ho iniziato a dubitare della tua esistenza a sette anni e i miei dubbi sono diventati certezze una volta raggiunti i nove ma questo non mi ha impedito di comprendere l'importanza della tua figura: per i bambini sei simbolo di gioia e felicità mentre per gli adulti sei simbolo della loro passata 'innocente fanciullezza', come ama dire mia madre.


Grazie a sua madre e alla sua passione per tutto ciò che era babbano, Marjorie era stata cresciuta con l'idea dell'esistenza di Babbo Natale. Poteva ricordarsi le notti insonni e i suoi inutili tentativi di beccarlo mentre si calava dal camino di casa sua, i doni al sicuro nel suo enorme sacco. Santa, come l'aveva spesso amichevolmente chiamato, era stato una felice aggiunta ai loro abituali festeggiamenti per il solstizio d'inverno. Inutile dire che suo padre aveva avuto da ridire sul tentativo della moglie di 'babbanizzare' il tradizionale rito di Yule ma Ashley era stata rapida a zittire le sue lamentele informandolo di come il mito di Babbo Natale non fosse solo basato su san Nicola ma anche sul dio Saturno. Nell'Antica Roma era infatti la norma scambiarsi i doni durante i Saturnali, festività che si svolgeva in concomitanza col Solstizio d’Inverno.

Quello che sta per finire è stato un anno di cambiamenti. Come ti ho scritto nelle lettere precedenti, i miei genitori mi hanno istruito a casa. Fino ad ora, almeno. Lo scorso settembre ho iniziato a frequentare una prestigiosa scuola. Non solo sono riuscita a farmi degli amici ma ho potuto finalmente iniziare a studiare tutto ciò che ho sempre desiderato. Alle volte può essere dura in quanto non sono abituata alla mole di compiti e stare lontano da casa (la mia scuola è un convitto) mi mette un po' a disagio ma, nonostante tutto, ogni giorno che passa si rivela esaltante.


Finito di scrivere il paragrafo, Marjorie si fermò per rileggerlo, ricontrollando di non aver scritto nulla che potesse rompere lo Statuto Internazionale di Segretezza della Magia. Non era certa che qualcuno si sarebbe veramente adoperato a leggere la lettera una volta spedita ma, se così fosse successo, non voleva rischiare di mettere a rischio la segretezza del mondo magico nominando Hogwarts o quanto in essa insegnato. Un eventuale lettore babbano avrebbe probabilmente considerato quel tipo di informazioni come le fantasie di un bambino ma era meglio prevenire che curare.

Ritornando alle tradizioni legate alle lettere natalizie, durante questo anno ritengo di essermi comportata bene. Non ho fatto disperare troppo i miei genitori né mi sono beccata punizioni dai miei professori. Mi è capitato una volta di perdermi per la scuola (magari non ci crederai, è enorme!) e di arrivare in ritardo ad una lezione ma, per il resto, credo di essere stata una studentessa modello. In quanto 'bambina buona', dovrei farti la lista di ciò che desidero per Natale ma sono troppo grande per questo, non trovi!? Quindi mi limito a sperare che quello in arrivo sia un felice e tranquillo anno.

Buon Natale,
Marjorie Hastur


Terminata la lettera, Marjorie la rilesse per un'ultima volta e annuì. Non era perfetta ma andava bene. Dopo averla messa da parte, in attesa che l'inchiostro si asciugasse, recuperò dalla borsa due buste e, scelta quella più piccola, vi scrisse il tradizionale indirizzo di Babbo Natale.

Babbo Natale
Santa’s Grotto
Reindeerland
XM4 5HQ



Ritirata la lettera ormai asciutta nella busta, la chiuse con la cera. Consapevole che, se avesse consegnato la lettera così com'era a Noctus, il povero gufo non avrebbe saputo cosa fare o si sarebbe diretto deciso verso il Villaggio di Santa Claus in Lapponia, Marjorie segnò come destinatario della seconda busta 'Ashley Hastur' e infilò la prima al suo interno, subito seguita da una breve lettera di saluto. Poi ritirò il tutto nella tracolla e tornò a leggere. Una volta finito il compito si sarebbe diretta alla guferia e avrebbe chiesto a Noctus di consegnare il tutto a sua madre. Sarebbe stata lei a infilare la sua lettera nel sistema postale babbano, facendola unire alle migliaia scritte dai bambini in tutto il Regno Unito.

Candele di Natale | Box Rosso, LETTERS TO SANTA
PROPOSITO #2: scrivi una lettera per Babbo Natale
e lasciala volare via

Marjorie Hastur
11 anni | Primo anno | Serpeverde | scheda

 
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view post Posted on 8/1/2022, 16:32
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Era la mattina del 24 dicembre e Marjorie si trovava nella cucina della sua casa a Malmesbury. Aveva lasciato Hogwarts il giorno prima, iniziando le vacanze natalizie in leggero ritardo per poter partecipare al ballo del 22 e inviare gli ultimi regali. Seduta al tavolo, la giovane strega era intenta a dividere un impasto in piccole porzioni sotto l'attenta guida della madre. La pasta, che era stata preparata il giorno prima e lasciata riposare per una notte, era il risultato dell'unione di farina, burro, zucchero di canna, miele e una serie di spezie finemente setacciate: zenzero, chiodi di garofano, cardamomo e cannella.

«Ti ricordi cosa ti ho raccontato l'anno scorso sugli omini di pan di zenzero?» La domanda della madre giunse quando avevano appena cominciato a stendere le porzioni di pasta con un matterello, sfruttando le loro minori dimensioni per facilitarsi nell'opera in quanto la pasta, vista la sua consistenza, era decisamente dura da lavorare.

«Dici la storia popolare?» Domandò Marjorie, continuando faticosamente nel suo tentativo di stendere in maniera corretta la porzione di cui si stava occupando. Una procedura che non amava pienamente ma che era diventata parte integrante del loro rito di Yule. «Una coppia di anziani, desiderosa di avere un bambino, cucinò un biscotto di pan di zenzero dalle sembianze umane. Una volta cotto, il biscotto fuggì dal forno e cominciò a girare per le fattorie del paese.»

«"Sono scappato da una vecchia donna e da un vecchio uomo, posso scappare da tutti, posso scappare da te. Io posso." Disse il biscotto a umani e animali.» Intervenne la madre, sorridendo. «"Corri corri tanto non mi prenderai, io sono l'omino di pan di zenzero."»

«Già, era piuttosto orgoglioso e sicuro di sé. Però alla fine venne catturato da una volpe e da essa mangiato. Una storia assurda ma divertente.» Completò Marjorie, rispondendo al sorriso. «In alcune versioni della storia, non viene mangiato.» La corresse la madre. «Vero, la volpe lo aiuta a fuggire... ma in quella originale questo lieto fine non c'è. Povero biscotto, destinato ad essere mangiato. Non che ci sia altra scelta, visto quanto è delizioso. Mm, ora che ci penso, in questa storia gli omini di pan di zenzero ricordano un po' le cioccorane, anche loro tendono a scappare.» «Oh... vuoi che io lanci un incantesimo simile sui nostri omini una volta che li avremo cucinati? Potrebbe essere un'attività interessante cercare di acchiapparli.» «Preferirei evitare, mamma. Già le cioccorane sono una tortura, mi fanno passar la voglia di mangiare cioccolato.» «Ah ah, vero: il cioccolato babbano è decisamente meglio... ottimo gusto e niente fughe improvvise.»

Una risata risuonò per la cucina mentre il duo cominciava a ritagliare la pasta ormai totalmente stesa con delle formine, la cui sagoma ricordava quella di un uomo estremamente stilizzato. Una cottura in forno di cinque minuti e i biscotti erano pronti ad essere decorati. «Dimmi Marje,» Iniziò la madre, mentre preparavano la glassa in più colori: dallo standard bianco al marrone del cioccolato, al giallo della curcuma e al viola dei mirtilli. «hai trovato qualcuno che ti piace ad Hogwarts? Sai, si dice che questi biscotti abbiano il potere di far innamorare perdutamente la persona a cui vengono donati, soprattutto se preparati a loro immagine e somiglianza.»

«Mamma! Ho undici anni!» Fu l'inevitabile replica. «Prenderò la tua risposta per un no. Ok, niente biscotto personalizzato per il tuo amato. Che ne dici di farne qualcuno per i tuoi amici?» «Per i miei amici? Non avranno un effetto afrodisiaco, vero?» «No, sono solo biscotti: non hanno effetti particolari, ma possono essere considerati un simbolo di affetto e amicizia.» «Allora sì, mi sembra un'ottima idea: chiederò a Noctus di portarglieli!»

Candele di Natale | Box Nocciola, GINGERBREAD
PROPOSITO #4: regala un omino di marzapane

Marjorie Hastur
11 anni | Primo anno | Serpeverde | scheda


Visto che mi sono fatta prendere la mano ed è uscito un raccontino, ho deciso di postarlo tra i frammenti e non nella posta. Chi volesse e avesse interagito con la mia pg prima di Natale (data in game) può considerare che Noctus gli abbia portato un biscottino personalizzato.

 
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view post Posted on 13/1/2022, 16:38
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Cespuglio farfallino«Che meraviglia!» Il cespuglio era in piena fioritura e i suoi piccoli fuori multicolori spiccavano tra la vegetazione circostante. Se era stato il loro colore vivace ad aver attirato l'attenzione di Marjorie, era la loro forma che l'aveva fatta rimanere a fissarli con un'espressione sorpresa in volto. Farfalle. Ognuno di quei fiori assomigliava in modo estremamente realistico ad una farfalla, tanto che inizialmente aveva creduto che l'arbusto fosse coperto di insetti e si era avvicinata cautamente per assistere a quella strana scena.

*Sembra quasi assurdo...* Il pensiero attraversò improvvisamente la sua mente, facendo spuntare un leggero sorriso sulle sue labbra. *ma cosa mi sorprendo a fare? Questa è Hogwarts, sarà piena di strane piante come questa!* Superato lo shock iniziale, Marjorie si chinò verso l'arbusto, afferrò delicatamente uno dei suoi rami più piccoli e cominciò a piegarlo verso il basso nel tentativo di staccarlo dalla pianta. Non poteva dirsi un'appassionata di botanica ma aveva l'abitudine di raccogliere i fiori che attiravano la sua attenzione e farli seccare in mezzo ad un libro. Di fronte a quei fiori e quelle foglie dalla forma di farfalle, non poteva semplicemente resistere all'idea di accaparrarsi un rametto per ricordo.

Con un rumore secco, il ramo finalmente si spezzò. Le labbra di Marjorie si piegarono in un sorriso vittorioso e, in quel preciso momento, le ali dei fiori cominciarono a vibrare. Le finte farfalle si staccarono quasi all'unisono dal rametto, svolazzando oltre di lei e sparendo nella distanza. Per un istante la strega undicenne rimase immobile, meravigliata dalla scena, ma poi la consapevolezza di quanto era successo la colpì impietosamente. Il suo rametto ora era spoglio, i fiori che aveva tanto desiderato seccare e tenere da parte come ricordo erano fuggiti in un frullare di ali. L'unica cosa positiva era che il cespuglio non aveva seguito lo stesso fato ed era ancora pieno di quei meravigliosi fiori.

Era ancora ferma a fissare come un'idiota il ramo spoglio, quando una risata risuonò nell'aria. «Direi che voi serpi non avete ancora trattato il Cespuglio farfallino... vero, Marje!?» Una voce fin troppo famigliare seguì la risata. «O semplicemente Erbologia non è la tua materia preferita?»

«No, non ne abbiamo ancora parlato...» Rispose, facendo del suo meglio per scacciare il leggero fastidio che le parole del coetaneo avevano suscitato in lei. Conosceva Dominic da alcuni mesi e, per quanto non lo considerasse esattamente la compagnia ideale, era arrivata a capirlo a sufficienza per sapere che la sua risata e le sue parole non avevano voluto ferirla. «...ma, se voi grifi avete svolto quella lezione, presto toccherà anche a noi serpi. Non trovi, Nico

«Sì, sarà sicuramente la vostra prossima lezione.» Concordò il grifondoro, avvicinandosi con cautela al cespuglio ed estraendo un coltellino svizzero dalla tasca. «Nel frattempo ti posso dire che bisogna stare particolarmente attenti quando si lavora su questa pianta. Se non la si tratta con sufficiente delicatezza, i fiori volano via.» Un'espressione concentrata sul volto, Dominic tagliò con delicatezza un rametto e lo porse verso Marjorie, i fiori ancora tutti attaccati. «Ecco a te, un fiore per l'unica serpe decente di Hogwarts!»

«Grazie, Nico!» Rispose Marjorie, sforzandosi ad ignorare il commento finale del bambino. I serpeverde non erano come Dominic aveva l'abitudine di dipingerli, erano semplicemente ragazzi incompresi. Estratto un libro dalla borsa a tracolla, inserì con cautela il rametto tra le sue pagine, prestando particolare attenzione a non piegare i fiori in modo che si seccassero nella posizione corretta. «Posso provare anch'io?» Domandò, una volta ritirato il libro. «Certo.» Fu la risposta, seguita dal passaggio dello strano coltellino multiuso.

Una breve spiegazione sull'uso dello strano coltello babbano e Marjorie era pronta per testarlo sul cespuglio. Le ci volle qualche tentativo ma alla fine riuscì nell'impresa e porse non solo il coltellino ma anche il rametto verso Dominic. «E questo è per te.» Disse, considerando corretto ricambiare il regalo. «Err... ok, grazie.» Il grifondoro sembrò stranamente riluttante ma alla fine accettò il dono. «Non prendertela con me quando scoprirai il significato di questi fiori!» Esclamò poi, prima di mettersi a correre verso il castello, il braccio col rametto alto nel cielo e i fiori a forma di farfalla che, a causa del suo movimento brusco, spiccavano il volo tutto attorno a lui.

Normalmente Marjorie avrebbe potuto considerarsi offesa nel vedere un suo dono venir sprecato in quel modo ma la sua attenzione era tutta sulle parole di Dominic. «Significato?» Non gli aveva promesso qualcosa come amore duraturo, vero!?

Candele di Natale | Box Verde, EVERGREEN MIST
PROPOSITO #8: dona un rametto di cespuglio farfallino

Marjorie Hastur
11 anni | Primo anno | Serpeverde | scheda

 
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