<< Ora basta!>>
Mani curate strette a pugno si abbatterono contro la robusta scrivania, incuranti di cosa vi fosse appoggiato sopra.
Il bel viso contratto in un'espressione tra l'arrabbiato e lo stanco.
Era sabato pomeriggio e lei era chiusa in quella stanza da giorni per finire tutto il lavoro che era stata costretta a rimandare per occuparsi della celebrazione di Samhain. Più i suoi studi da apprendista proseguivano, più sua nonna diventava esigente e intransigente. Addirittura l'aveva costretta ad organizzare ogni singolo dettaglio della festività, dagli addobbi dell'altare, alle preghiere da innalzare alla Dea, ad addirittura le cibarie da servire sia ai fedeli, sia ai turisti giunti da ogni parte del mondo!
Per sua fortuna si era sempre tenuta organizzata col ruolo di docente e ora le mancava solo la correzione di qualche tema sui funghi saltellanti e ordinare un po' di concime per la serra.
Quando, per la quarta volta, aveva calcolato male le quantità di fertilizzante da comprare, capì di esser arrivata all'esaurimento... a meno ché il preside Peverell non fosse interessato a concimare ogni singolo fazzoletto di terra dell'intera scuola e dintorni.
Con un profondo sospiro, si alzò dalla sedia, ormai divenuta scomoda, e si avvicinò alla finestra da cui un debole sole faceva capolino quasi con timore di disturbarla.
L'appartamento a Londra era posizionato proprio nella parte ricca di Londra che dava su Central Park. Glielo aveva lasciato l'ex-collega di suo padre, ora in pensione, rimasto legato alla famiglia Niamh Fiachran anche dopo la morte di Ryan. Benchè si fosse ormai da tempo trasferita agli alloggi per docenti ad Hogwarts, l'anziano auror non aveva voluto saperne di riprenderselo, sostenendo che le sarebbe sempre potuto servire... e non poteva aver più ragione.
Non solo era un luogo di pace dove Mìreen poteva un attimo isolarsi e rimettere ordine nella sua vita, ma ogni tanto veniva sfruttato anche dal suo caro fratellino adolescente, quando voleva fare il ribelle cocciuto.
Il suo appartamento di Londra, anche se non vi abitava più come prima, restava un posto sicuro e tranquillo dove rifugiarsi, o dove passare i giorni liberi quando non poteva tornare in Irlanda per non allontanarsi troppo da scuola, per questo lo manteneva sempre pulito con cibo e cambi di vestiti per ogni evenienza.
Amava quel posto, era ancora casa sua, ma dopo esserci stata chiusa tanto tempo, doveva ammettere di non poterne più.
Scostò le tendine e osservò l'enorme e meraviglioso parco di cui aveva la fortuna di goderne la vista.
Le bastava contemplare quell'incantato quadro autunnale per farle tornare il sorriso, coi suoi mille colori dalle più svariate sfumature calde.
Appoggiò la fronte sul fresco vetro della finestra, mentre i suoi occhi osservavano la vita di cui brulicava quel vasto spazio di natura ben curata a qualsiasi stagione.
Il suo sguardo passò da alcuni bambini che giocavano a palla approfittando di due cespugli abbastanza distanti da far loro da porta, ad una coppietta che, mano nella mano, camminavano stretti stretti lungo il sentiero principale, inoltrandosi sempre di più nel parco. La sua attenzione venne catturata dal corpo di lei, completamente attaccato a quello di lui...
Che avesse freddo benchè il giubbotto all'apparenza pesante?
No, era per forza un altro il motivo per cui si stringeva tanto al suo braccio... un sentimento che Mìreen da tempo non provava.
Pensierosa e con una leggera invidia, si concesse il tempo di vederli sparire tra la vegetazione, per poi allontanarsi e lasciare che le tende le nascondessero di nuovo la visuale.
Era stanca, prosciugata da ogni energia, e il solo pensiero di rimettersi su quelle carte, le dava un malessere quasi fisico. Era decisamente arrivato il momento di prendersi una pausa.
Non tornò alla scrivania, decisa la superò per uscire dallo studio. S'infilò le prime cose che trovò nell'armadio e dopo una veloce controllata allo specchio, minimamente preoccupata che la precedente tinta azzurra si vedesse ancora così tanto da creare parecchio contrasto col suo capello nero naturale, s'infilò la giacca nera e uscì di casa.
Di andare al parco non ne aveva una gran voglia, la sua corsetta mattutina se l'era già fatta, adesso aveva solo bisogno di staccare il cervello e quale modo migliore di un bel giretto per Diagon Alley?
Eh Sì, la citta più magica di tutta Londra, ben nascosta ai babbani, era perfetta per distrarsi.
Vagò senza metà tra le stradine, essendo il weekend erano piuttosto trafficate. Curiosa, osservava le vetrine di ogni negozio, a volte tentata di entrare per un po' di sano shopping, eppure qualcosa la bloccava sempre sulla soglia... Forse non era quello di cui aveva bisogno, sentiva che c'era qualcosa "di meglio" da fare per recuperare il buon umore.
La risposta a quella sua ricerca senza senso le venne quando passò davanti al WizCafè.
Adorava quel posto, fin da piccola era una delle mete fisse quando visitava Diagon alley con la famiglia e anche se era ormai cresciuta, quella voglia di familiare dolcezza restava.
Senza pensarci, entrò nel locale e si sedette al primo tavolino libero.
Neanche si accorse del rumoroso ruminare del suo vicino, l'attenzione completamente assorbita dal menù e dalle leccornie che da troppo tempo non si gustava.
Indecisa su cosa ordinare, rilesse più e più volte ogni singola voce, sperando che le arrivasse l'illuminazione ogni volta, ma niente, la voglia di assaggiare tutto restava. E pensare che sua madre le avrebbe comprato una porzione di tutto pur di farle rimettere su il peso perso da quando si era trasferita.
Il ragazzo al tavolo affianco doveva aver le idee parecchio chiare perchè la cameriera fu alquanto veloce, arrivando subito al suo tavolo e mandando così la ragazza nel panico.
<< Ok... Sì, sono pronta. - in verità non lo era, ma non voleva far perdere tempo alla povera ragazza venuta per prendere il suo ordine per la seconda volta - Prendo una tazza di cioccolato bianco con l'aggiunta di lampone... e una fetta di torta panna e fragola.>>
Come non poteva prenderla? Era da sempre la sua preferita, come lo era la torta paradiso per sua madre, cioccolato e biscotti quella di suo fratello... e la foresta nera per il padre.
Quel posto ogni volta le trasmetteva ricordi dolci e amari.
Le risate in famiglia dopo una giornata di compere, la madre che sgridava suo padre perchè non si sapeva trattenere e finiva per abbuffarsi per poi saltare la cena. Lì avevano festeggiato quando era stata smistata a Grifondoro, gli esami scolastici brillantemente superati, ogni vittoria ottenuta col duro lavoro, come diventare Prefetto e i tanto sudati G.U.F.O.... Purtroppo non fu lo stesso per i M.A.G.O., quell'anno suo padre venne ucciso e la voglia di festeggiare, in un posto che tanto glielo ricordava, fu decisamente poca.
I suoi pensieri vennero di colpo interrotti, da degli strani versi... un forte tossire proveniva proprio dal tavolo a lato, facendola girare di scatto preoccupata.
<< Ehi, stai bene? Vuoi un po' d'acqua?>>
Nel tavolino alla sua sinistra, seduto poco distante al lato opposto a dove si trovava lei, vi era un ragazzo dai tratti chiaramente orientali.
Ne potè vedere bene solo i capelli neri, così chino nell'intento di tossire forse un polmone.
Subito scattò in piedi, con l'intenzione di aiutarlo in un qualche modo, se aveva qualcosa d'incastrato c'era la mossa di Heimlich da eseguire, ma lei non la conosceva minimamente! Se solo ci fosse stata lì la sua amica Jolene o la medimaga Jane, loro avrebbero potuto intervenire senza rischi...
Stava per alzare la mano e chiamare aiuto, quando il giovane sembrò liberarsi da solo, ma non guardando dalla sua parte nel momento del saracchio, non sapeva cosa avesse "attentato alla sua vita".
<< Oh Dea Madre, che spavento...>>
Tornò a sedersi al suo posto, l'attenzione ora completamente rivolta verso la persona che stava per soffocarsi con...? I suoi occhi notarono il sacchetto di caramelle gommose sul tavolino e un sorriso divertito fece capolino inevitabilmente sul volto della ragazza.
I suoi occhi azzurri tornarono a guardare il buffo individuo che proprio in quel momento scattava rapido la testa qua e là, in un modo quasi disperato, come alla ricerca di qualcosa, finchè il suo sguardo non si fissò di colpo verso il basso.
Troppo curiosa, incapace di restare educata e composta sulla sua sedia, si sporse verso di lui il necessario per scoprire cosa lo avesse bloccato..
Non poteva crederci: appiccicata sui jeans della sua coscia sinistra, vi era un'enorme acromantula rosa!
Era QUELLA la cosa che lo stava soffocando, poi sputata e che poco prima stava cercando completamente inpanicato??
Non resistette, scoppiò in una breve risata cristallina, mentre allungava la mano destra per afferrare il porta tovaglioli sul suo tavolo e passarlo al povero sfortunato.
<< Ti chiedo scusa se sono scoppiata a ridere, non era mia intenzione... ma lo sputacchio... e la gommosa sui jeans... è un'acromantola rosa??>>
Trattene a stento un'altra risata, non voleva assolutamente farlo vergognare, ma la scena era troppo comica per riuscire a resistere.
Fece qualche respiro profondo per darsi finalmente un contegno, le guance leggermente arrossate sia per la risata, sia per l'imbarazzo di quella momentanea perdita di controllo.
<< Mi chiamo Mìreen, e scusa ancora per aver riso.
Se ti può consolare, mi è successo qualcosa di simile quando ero piccola... ma almeno nel tuo caso non è finita appiccicata sul sedere di tua nonna proprio in mezzo alla strada principale di Londra. E la cosa peggiore è che non me ne sono accorta subito, quindi chissà in quanti l'avranno vista con un cuore gommoso attaccato al di dietro...>>
Quale tecnica migliore per scampare da una situazione alquanto imbarazzane, se non raccontare di un episodio simile ma con sviluppi più esilaranti?
Gli risolve un sorriso timido ma incoraggiante, era felice di esser riuscita a distrarsi come desiderava, grazie soprattutto all'aiuto inaspettato di quello strano ragazzo.
©himë