No., Libera, per chiunque se la senta

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view post Posted on 15/11/2021, 22:09
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CASEY BELL
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jpgTre giorni d'insonnia, tre giorni di piattezza. Due solchi neri erano stati scavati dalle notti e dalle mattine stanche sulla sua pelle bianca del volto, uccidendone ogni scintillio di spensieratezza giovanile. Gli occhi penzolavano come vestiti gonfi d'acqua stesi ad asciugare, le labbra cingevano a fatica una sigaretta in via di spegnimento. Il fumo aveva reso quell'angolino buio e mesto dei Tre Manici di Scopa una cappa di insopportabile fetore ma lei non ne aveva cura. Come qualsiasi altra cosa lì attorno non attirava la sua attenzione, mentre chi passava lì vicino si rendeva conto eccome di quell'opprimente presenza per i polmoni, e girava a largo.
Tre giorni ad Hogwarts, tre giorni da Caposcuola. Casey Bell non riusciva più a pensare niente dalla stanchezza. Il cervello era intorpidito e i muscoli delle mani di tanto in tanto davano vita a leggeri spasmi che le facevano sfuggire le cose dalle dita. Nonostante questo sembrava piuttosto concentrata su ciò che aveva davanti: tre fogli di pergamena diversi, sbocconcellati ai lati come se li avesse strappati dallo stesso rotolo. Una penna, dopo aver soppesato i pensieri, vi annotava sopra qualcosa, prima l'uno, poi l'altro, poi l'altro ancora. Su di uno, posto al centro, vi era il disegno dai tratti sghembi di una creatura. Testa di gallo, tronco e braccia umane, due serpenti al posto delle gambe. Vi era qualche scarabocchio di frasi ai lati, illeggibili e con un punto di domanda alla fine. Il secondo foglio, subito accanto, era vuoto, ed ella lo incrociava spesso con lo sguardo, soffermandovisi dubbiosa, come in attesa di trovarvi già dentro le parole da scriverci.
Il terzo foglio strappato, invece, era una lista di nomi di piante accompagnate da alcune descrizioni. Belladonna, cicuta, mughetto, oleandro, tasso, veratro: un cocktail di velenosi doni della natura.
Tracciò un'altra serie di lettere seghettate sul primo foglio e lasciò cadere la penna sul tavolo. La mano andò ad afferrare un bicchiere di vetro vuoto accanto ai fogli e la schiena inarcata - una serie di conche d'osso che svettavano sin da sotto la maglietta nera - si raddrizzò.
«Per cortesia, un altro.» Alzò il bicchiere e la testa per richiamare l'attenzione di un cameriere dietro il bancone del pub. Dopodiché si inarcò di nuovo, silenziosa, sui fogli.
Il mozzicone andò a finire in un posacenere e ben presto un'altra sigaretta fu incastrata fra le sue labbra. L'accese, ed aspirò. Il fumo le uscì dalle narici scontrandosi col foglio vuoto al centro. E passarono secondi interminabili all'interno della sua testa prima che la carta divenisse reale sotto le sue pupille. Scattò infine verso di esso, riprendendo la penna e, come colta in flagrante da un pensiero deciso, vi scrisse sopra "No" seguito da un punto.
Posò di nuovo la penna e tirò via la sigaretta dalle labbra, continuandolo a fissare la parola appena scritta con un filo di soddisfazione sulla bocca. Ma lo spasmo fu incontrollato, bastò il lieve movimento di un polpastrello per far scivolare via il foglio dal tavolo e cadere svolazzando sul pavimento.



Nel post Casey ha già chiesto un whisky incendiario e ora andiamo per il secondo. Se qualcuno vuole unirsi ben venga, altrimenti darò solo qualche spicciolo al garzone :ihih:
Non l'ho scritto nel post, ma dovrebbe essere un sabato verso le 18.30.


Edited by ion` - 15/11/2021, 23:48
 
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view post Posted on 16/11/2021, 09:33
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Megan M. Haven
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Lontana da tutti.
Megan camminava calpestando l’acciottolato e Hogsmeade si mostrava ai suoi occhi sotto la luce di un tramonto ormai alle porte. Sfinita dalla giornata appena trascorsa, desiderava solamente un po’ di pace al di fuori delle mura del castello. Il freddo aveva già da tempo abbracciato il paese e la neve era prossima a fare capolino dal vasto cielo scozzese. Braccia conserte, stretta al suo cappotto di ciniglia, superava così i negozi ai lati della strada completamente assorta nei propri pensieri. Non le interessava della gente che le passava affianco, né delle botteghe lungo il perimetro circostante. Avrebbe camminato per ore intere se non fosse stato per un giovane mago che, tagliandole la strada correndo come un pazzo, la costrinse a fermarsi dinanzi ai Tre Manici di Scopa.
Così, tra un imprecazione e l’altra, lo sguardo di Megan si era fermato lungo i scalini che anticipavano l’entrata. Il ricordo di una sera di qualche anno prima la riportò a un momento non propriamente brillante del suo vissuto tra le strade di Londra. L’alcol e la disperazione avevano preso pieno possesso delle sue facoltà e l’avevano condotta a uno stato che avrebbe volentieri dimenticato. Una parte di lei, quella ferita, più volubile e oscura, avrebbe certamente sposato nuovamente quel modo di reagire alla vita, ma in qualche modo ad oggi aveva cercato di gestire le proprie emozioni placandole e riuscendo a mitigare l’istinto che spesse volte l’aveva portata a compiere azioni avventate nei confronti di se stessa e degli altri. Ricordava lei uscire dal locale e sedersi poggiando la schiena sulla parete di un edificio poco distante, aspettando che la testa finisse di girare e il senso di nausea svanire, mentre il cuore e la testa le scoppiavano senza darle tregua.
Un sospiro.
Chiuse gli occhi e scosse il capo, non aveva messo più piede in alcun locale da allora e forse proprio l’istinto di volersi mettere di nuovo alla prova la spinse a fare qualche passo in avanti in direzione della famosa struttura. In fondo che male c’era nel prendere qualcosa da bere e staccare la testa dalle mille cose da fare e dalle responsabilità che il suo ruolo richiedeva?
Il tintinnio anticipò l’entrata. Le pupille si strinsero appena al bagliore della luce soffusa che lumeggiava l’intero perimetro. Quel posto era pieno e le voci delle persone si mischiavano tra di loro creando un sottofondo che Megan ritenne stranamente piacevole alle orecchie. Nessuno badò a lei, non sentì gli occhi indiscreti squadrarla come quando varcava la Sala Grande ogni santo giorno.
Si sentì sollevata.
Mentre compiva i primi passi calpestando il pavimento, il suo sguardo si posò su una figura a lei familiare. Testa china sul tavolo, fumo di sigaretta a incorniciare un corpo longilineo piegato su se stesso e un bicchiere vuoto, poco distante da alcuni fogli lungo la superficie rettangolare su cui poggiava. Il profilo delicato, i capelli a spazzola bianchi come la neve e l’aria da dura.
Casey Bell.
Megan sorrise e improvvisamente quel bisogno di staccare da tutto e tutti svanì, spazzato da un soffio di vento invisibile. Avanzò verso la ragazza con la volontà di sorprenderla mentre quest’ultima distrattamente lasciò scivolare un pezzo di pergamena a terra. Accelerò il passo e una volta vicina si chinò per raccoglierlo. «Tutto questo ti ucciderà lo sai?» sventolò il fumo con il foglio accompagnata da una smorfia di leggero fastidio. «Ciao!» aggiunse poco dopo regalandole un piacevole sorriso.


Era libera, sicché… *fru


Edited by Megan M. Haven - 16/11/2021, 13:10
 
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view post Posted on 16/11/2021, 10:45
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CASEY BELL
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jpgIl sospiro che seguì lo spasmo fu ad occhi chiusi. Un breve istante in cui, forse per rassegnazione, assaporò finalmente la dolcezza del sonno, un breve istante in cui le palpebre trovarono ristoro e le membra si rilassarono. Le poteva andare bene anche così: addormentarsi lì, col foglio a terra in vista a tutti i clienti.
"No" era perfetto, soprattutto se i destinatari erano gli altri.
Sarebbe persino potuta scivolare dalla panca e sdraiarsi a terra, cadere in un sonno profondo e dimenticarsi di ogni cosa.
Ma aprì gli occhi. La voce familiare la colse di sorpresa e penetrando dalle orecchie le andò in circolo come caffeina. Le pupille si dilatarono e il cuore prese ad accelerare.
Si voltò e la vide, Megan con in mano il foglio su cui era stato scritto "No". Paradossalmente, rifletté, l'unica persona a cui non lo avrebbe mai detto.
«Meg» le sorrise dopo averla fissata per qualche secondo. Nonostante la dose di Meg-caffè il cervello ci mise un po' a far scattare gli ingranaggi. «Che ci fai qui? Vuoi sederti?»
In quel tavolo c'era spazio per quattro persone. Ne aveva approfittato dato che ancora il locale non era pieno. D'istinto afferrò il foglio che Meg le porse e lo impilò assieme agli altri lato muro, sul perimetro del tavolo.
Trasse un'ultima boccata dalla sigaretta appena accesa e la spense nel bicchiere vuoto, come presa dalla fretta. Cercò la bacchetta di nocciolo nelle tasche dei pantaloni, evidentemente troppo stanca per ricordarsi di averla messa in quella interna della giacca ed insieme sospinta dall'adrenalina a muoversi spasmodicamente.
«Non ho mai detto di voler superare i trent'anni. O i venti. E se non mi ammazzerà il fumo probabilmente accadrà per una pozione andata male o per la Scuola di Atene.»
O a Nocturn Alley, in un incidente, in un duello, per le visioni o per qualcuno che voleva terminare i conti lasciati in sospeso con lei. Un'infinità di motivi che sostanzialmente erano il frutto della fantasia che si allargava a macchia d'olio sulle esperienze più traumatiche della sua vita.
«Di sicuro non voglio affumicare te, però.»
Finalmente agguantò la bacchetta. Si stropicciò il naso bucherellato dal septum come per prepararsi. Bastarono un gesto e un Dilaberis non verbale per dissolvere il fumo. Non lo avrebbe fatto se qualche altro cliente, disturbato dal suo essere una ciminiera vivente, le avesse chiesto di fumare agli esterni. Gli avrebbe detto di comportarsi da mago e di risolversi quei piccoli problemi di ordinaria amministrazione con la bacchetta.
Con Megan non intendeva fare la stronza. Mai e poi mai.
«Comunque è provvidenziale averti qui. Ci sono molte cose che devo raccontarti su Capo Nord. Tipo questo.»
Abbassò il colletto della maglietta fino a scoprirsi la spalla sinistra. Un tatuaggio di Vegvisir le copriva una grossa porzione di pelle. Lo guardò divertita e poi riportò su la maglia.
«Il primo di una lunga serie. Diventerò un mostro, mi tatuerò in faccia come i trapper babbani. Si addice a un Caposcuola?»
Quell'estate, dopo il festino di Villa Scott, si scoprì come un forziere di sorprese. Dapprima Casey si trasferì a Nocturn Alley in un monolocale tutto suo, poi partì in nave verso l'estremo nord con una ciurma di commercianti. Il senso di libertà che le diedero il mare e il viaggio, impareggiabile a qualsiasi altra cosa, continuava ad offuscarle la mente sussurrandole di fuggire.
Nel mezzo accaddero tante cose, per non parlare del ritrovamento di Nieve. Casey ragguagliò Meg in qualche lettera su ciò che l'avrebbe attesa prima della partenza, ma preferì rimandare i racconti ad un momento come quello, in presenza, per non farsi venire i calli alle dita nel scrivere pergamene e pergamene da mandare via gufo. Prima di tutto dovette assicurarsi di arrivare viva e vegeta a casa.



Se qualcun altro vuole unirsi no problem ^_^
 
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view post Posted on 16/11/2021, 13:08
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Megan M. Haven
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Cogliere di sorpresa Casey era stato davvero divertente. Notare come gli occhi e il viso avevano cambiato espressione, non appena aveva incrociato il suo sguardo, l’avevano fatta sorridere ancora di più. Aveva afferrato il foglio, impilandolo su altri fogli al lato del tavolo e a Megan non era sfuggita la parola trascritta sulla superficie. Si era chiesta quale fosse il significato di quel “No!” ma aveva deciso di non dar voce a quel pensiero, lasciando Casey parlare tranquillamente.
«Non lo so cosa ci faccio qui, sinceramente» si sedette al suo fianco accettando l’invito. «In realtà avevo bisogno di una serata libera e passeggiavo per Hogsmeade. Un cretino mi ha tagliato la strada proprio qui fuori e mi son detta: “Toh, i Tre Manici! Fa freddo sediamoci un attimo e prendiamoci un bicchiere di qualcosa”» le sorrise ancora, posando poi gli occhi sui presenti all’interno del locale non troppo pieno. Effettivamente parecchi tavoli, guardando da quella prospettiva, attendevano di essere riempiti.
«Ero convinta di passare queste poche ore da sola e invece… Devo dire mi è andata meglio» ammise, seguendo il gesto che la ragazza fece per spegnere il mozzicone di sigaretta non consumata. «Ti ringrazio» aggiunse in seconda battuta, proprio quando tornò a respirare a pieni polmoni libera dalla cappa di fumo che l’aveva avvolta. Continuò ad ascoltare Casey, mostrando interesse per quel viaggio di cui le aveva parlato tempo prima tra una missiva e l’altra.
«Non mi dire… Hai fatto davvero questa pazzia?» sgranò gli occhi non appena l’amica le mostrò il tatuaggio sulla spalla sinistra. «Ti ha fatto male? È molto bello! Tra l’altro mi piacerebbe averne uno piccolo piccolo» curiosò avvicinandosi, frenando l’istinto di toccarlo con i polpastrelli. L’inchiostro delineava il simbolo di Vegvisir, occupando parte della regione tra l’arto superiore e il torace.
«Ma davvero vuoi riempirti?» chiese ridendo, immaginando l’amica come una dei tanti trapper più in voga della capitale. «Ok tutto ma… Ti prego non la faccia!» scosse la testa atterrita, «A meno che tu non voglia tatuarti una lacrima sotto l’occhio, proprio qui. Quella sì che si addice ad un Caposcuola!» disse poi prendendola in giro, toccandosi il viso poco sopra allo zigomo destro.
«Mi scusi, potrebbe portare due bicchieri di Whisky, grazie!» avrebbe chiesto con gentilezza al garzone poco distante.
Non sapeva se Casey avesse ordinato qualcos’altro ma fintanto che erano lì tempo per bere ce ne sarebbe stato.
«Allora...» incrociò le mani poggiandovi il viso, «Raccontami tutto, che le lettere mi hanno decisamente incuriosita».


Megan ordina due bicchieri di Whisky, grazie!:flower:


Avanti il prossimo, su! :*-*:
 
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Ariel A. Vinstav
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I Tre Manici di Scopa li aveva raggiunti in fretta e furia, avvolta da un mantello di lana che in quel momento non sembrava riuscire a fare il suo lavoro.
Le guance gonfie e le labbra, arricciate in una smorfia infantile, rendevano evidente la nota negativa dell'umore. Ogni qual volta incrociava il percorso con uno studente di Hogwarts diretto verso le carrozze per il Castello, li scartava degnandoli solo di uno sbuffo o un commento serrato sulle note del "andate a studiare", mormorato tanto flebilmente da apparire sordo alle orecchie di chi le passava vicino, scoccandole occhiate confuse.
Le mani erano nascoste all'interno delle tasche della salopette di velluto marrone, scosse occasionalmente contro lo stomaco per cercare di raddrizzare da sopra il maglione jacquard.
«Mi ci vuole cibo, tanto cibo e qualcosa da bere» Borbottò, mentre con un movimento veloce del piede destro avrebbe sospinto la porta di ingresso, evitando che questa si chiudesse davanti al suo naso poco dopo l'uscita dell'ultimo cliente.

Non appena fatto il suo ingresso, l'escursione termica portò le gote e la punta del naso ad arrossarsi improvvisamente. Si strinse nelle spalle, sfilandosi la frangia di merlino da sopra la testa.
Si sarebbe mossa lentamente all'interno della sala, guardandosi attorno per cercare il tavolo giusto da occupare. Dopo il tramonto la clientela del notissimo locale non era poca, eppure non erano troppi i commensali intenzionati a prender posto vicino alla cappa di fumo creata da Casey Bell.
Anche ora che il Dilaberis aveva reso la zona più respirabile, in pochi avevano deciso di accomodarsi nei tavoli vicini e questo avrebbe portato Ariel a muoversi proprio in direzione dei due Caposcuola, convinta di aver trovato una zona della sala dove poter stare tranquilla.
Il problema, però, era che Ariel che fosse di buon umore o meno, era e rimaneva un grossissimo animale sociale. Per questo motivo quando si accinse a scostare la sedia del tavolo accanto cui le due ragazze conversavano, si ritrovò col fermarsi di scatto.
Le stava palesemente osservando, mancando totalmente di discrezione.
Una, Megan Haven, era familiare, ma non riusciva a toccare i tasti giusti della sua memoria.
La seconda, invece, era una figura impressa nella sua mente - sì, impressa a fuoco visto il loro incontro più importante.
«Casey Bell.»
Lo disse a mezza voce come un commento distante, detto fra sé e sé, ma comunque udibile da chi le era vicino.
«Lei è proprio Casey Bell. Nocturn Alley, Giornata del Duellante, Bonfire Night e quel jazz lì, no?»
Aveva interrotto una conversazione?
Assolutamente sì.
Sembrava essersene accorta o in qualche modo di essere dispiaciuta? Assolutamente no.
Aveva davvero descritto l'essere stata mandata a fuoco a duello dalla Grifondoro "Bonfire Night"?
Ahinoi.

c: ehilà,
alla prossima ordino anche io!
 
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view post Posted on 16/11/2021, 14:13
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noah perkins
scheda | I anno | grifondoro | nato babbano


Per Noah Perkins tutto era incredibilmente eccitante: non solo la scoperta della magia, non solo Hogwarts, non solo i Grifondoro, ma anche essere stato assunto come garzone presso I Tre Manici di Scopa l’aveva riempito di entusiasmo ed emozione. Era certo che, non appena i suoi nonni l’avessero saputo, sarebbero stati infinitamente orgogliosi di lui, sicché era stato un gran lavoratore fin da piccino! Quel giorno, ch’era d’altronde uno dei suoi primi giorni con quel nuovo incarico cucitogli addosso, il giovane mago stava facendo del suo meglio per svolgere idillicamente il proprio lavoro; girava di tavolo in tavolo assicurandosi che tutto fosse regolare, e, ad ogni richiesta da parte della clientela, eccolo che, forte del suo passo celere e veloce, arrivava prontamente ad accontentarla. Di tutti quei volti, è opportuno dire che Noah Perkins ne conoscesse ancora ben pochi: il mondo adulto gli era certo ancora sconosciuto, ma non aveva avuto l’occasione di conoscere neanche tanti degli altri studenti frequentanti Hogwarts. Ciononostante, c’erano poi alcuni visi – come, per esempio, quello di Casey Bell – che, tra Casata e ruolo all’interno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, gli erano invece ben noti. Il garzone aveva già servito la ragazza con un bicchiere di whiskey incendiario, e non esitò a farle un cenno affermativo con la testa quando, in lontananza, gliene ordinò un secondo, «Arriva!», esclamò il ragazzino, precipitandosi a recuperare quanto ordinato. Quando fu al tavolo di Casey Bell, bicchiere di whiskey incendiario in mano ed un sorriso sul volto, il tavolo aveva preso a riempirsi di altre figure, e, dopo aver passato il bicchiere a Casey sulle note di, «Ecco a te. Con l’altro sono due falci.», rivolse l’attenzione a chi intanto era arrivato. L’ordinazione di Megan Haven gli fu chiara, e, dopo aver pronunciato un, «Perfetto.», Noah Perkins si dileguò verso il bancone. Fu di ritorno, qualche minuto più tardi, con due bicchieri di whiskey incendiario, che prontamente diede alla Corvonero, «Spero siano di tuo gradimento: sono due falci.», nel mentre, ancora una volta il tavolo era andato riempiendosi di altre persone, e, allegro e sereno, Noah Perkins si rivolse a Ariel Vinstav, «Buonasera e benvenuta ai Tre Manici di Scopa! Posso portarti qualcosa?».

Grazie per aver scelto i Tre Manici di Scopa!

Casey Bell:
• bicchiere di whiskey incendiario (x2): 2F;
TOT: 2F.

Megan Haven:
• bicchiere di whiskey incendiario (x2): 2F;
TOT: 2F.

Ariel Vinstav quando vuoi ordina pure!
 
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CASEY BELL
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jpgLa vicinanza di Megan era un balsamo. Tornare a respirare, rilassarsi e rimanere svegli al tempo stesso e sciogliere la gola dall'autoinflitta clausura contro il mondo: erano tutti effetti che Casey si sentiva addosso quando si trovava in sua presenza. Le fece spazio accanto a sé, pronta ad ascoltarla. Si dimenticò dell'ossessivo impulso di succhiare fumo da un filtro e si concentrò del tutto su di lei.
«Alla fine è sabato. Dovrebbe essere dovuto non fare niente o uscire. Anzi, dovremmo farlo più spesso.»
L'affermazione ammiccava in due direzioni. Sappiamo che Casey sovente, quando si tratta di esprimere un desiderio del genere, non riesce a farlo in maniera diretta. Ammicca e allude, e in tali frangenti spesso guarda altrove, come in quel momento. Fissava il bancone dei Tre Manici, sorpresa di scorgere la testolina bruna di uno dei neo-smistati in Grifondoro qualche giorno addietro, Noah Perkins. Nemmeno il tempo di ambientarsi e già si era trovato un lavoretto, pensò con ammirazione.
«Ho fatto la pazzia e non me ne pento» disse in quanto al tatuaggio. «Ne farò uno per ogni futuro viaggio, al ritorno.» D'altronde era una ragazzina seppur maggiorenne, e nessun adulto nei paraggi possedeva il titolo giusto per dirle di no ed essere ascoltato. Quell'esperienza a Capo Nord, inoltre, non fu solo segnante. Si trattò della prima vera occasione che Casey ebbe per viaggiare, da sola, lontana dal Regno Unito, all'avventura dei mondi stranieri. Opportunità che aveva sempre sognato e su cui aveva fantasticato sin da piccola collezionando cartoline e mappe degli altri paesi.
«No, sto scherzando. Non mi farò toccare la faccia. Anche se la lacrima sotto l'occhio potrebbe davvero essere il tatuaggio del Caposcuola. Ti starebbe bene.» Rise. Vide nel mentre avvicinarsi Perkins con le loro bevande. «Grazie, Noah. Tieni, ti do un galeone di mancia. Sei carichissimo stasera.»
Solo una piccola parentesi, e tornò a Meg.
«Mi sa che ti verranno tanti piccoli infarti uno dopo l'altro se comincio a raccontare. Insomma, ho fatto questo ridicolo colloquio in cui il Capitano, Adrastus Lennart, voleva che io reinventassi da zero una pozione con ingredienti assurdi di origine scandinava. Stavo cercando di fare una Pozione Addormenta Draghi ma il tipo non mi ha detto che il veleno che mi aveva dato invece di essere di cobra fosse di vipera. È successo un macello, ma non so come mi ha presa. Poi siamo partiti e tutti i marinai mi odiavano perché erano dei superstiziosi di merda. Mi facevano scherzi, c'era pure un Legilimens da strapazzo che mi è entrato in testa, mi accusavano di ogni minimo male ma gli ho ovviamente rotto il deretano e... oh, sì, siamo incappati nell'Olandese Volante. E' stato terribile, volevo mo-»
Casey Bell. Lei è proprio Casey Bell. Nocturn Alley, Giornata del Duellante, Bonfire Night e quel jazz lì, no?
Si congelò. Era la sua testa o qualcuno stava parlando di lei? Vide una sedia muoversi stridendo per terra e infine degli occhi puntati addosso. Una sensazione terrificante.
Non si era accorta della nuova presenza, fin troppo presa dal suo racconto, nemmeno del modo insistente con cui questa la stava fissando. Anzi, probabilmente avrebbe continuato a parlare sino alla fine della storia se nei meandri del suo cervello due sinapsi non avessero connesso "Casey Bell" e "Giornata del Duellante".
Ariel fissava Casey, Casey fissava Ariel.
La Grifondoro non capì se la sua ex-sfidante intendesse proprio attrarre la sua attenzione o se stesse borbottando qualcosa fra sé e sé. E si disse che non era nemmeno tanto normale la realtà di quest'ultima opzione, che anche il borbottare potesse essere un modo per colpirla.
E solitamente chi borbotta ha un che da ridire, in maniera arrabbiata. E per Casey la Vinstav ne possedeva tutto il diritto, dato che per poco per colpa sua non fece la fine delle streghe sui roghi prima dell'Incantesimo Freddafiamma.
«Sì?»
Pronunciò quella parola richiamando un tono piatto, più grave rispetto alla sua solita voce. Tentò di incanalare la solita difensiva minacciosa con cui rispondeva ai borbottii e alle minacce in un'espressione neutra e delicata. Come a dire "ti sto ascoltando, e mi dispiace davvero di averti bruciacchiata, mi sento un verme, ma non dire cagate o te ne pentirai".
I flashback del Vietnam della Giornata del Duellante cominciavano a riecheggiarle nella mente.



Un galeone di mancia al nostro Noah da parte di Casey!
Casey quando incontra Ariel:
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Megan M. Haven
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Si sentì completamente a suo agio, dimenticando lo stress che l’aveva condotta lì lontano dalle mura scolastiche in un sabato qualunque di un autunno inoltrato. Ogni momento che passava in presenza di Casey, sottolineava il fatto che con lei non aveva bisogno di niente se non lo stare insieme e godersi piccoli attimi di quotidianità al di fuori del proprio inferno personale. Non aveva il desiderio di alzare un muro e far finta che le cose stessero andando per il verso giusto. No, perché nel silenzio e nei piccoli gesti si erano sempre dette tutto, o quasi...
Imparando a conoscerla nel tempo, aveva avuto modo di capire quanto tenesse a lei e di comprendere quanto in sua presenza si sentisse completamente se stessa e non avesse paura di come avrebbe potuto vederla. Non v’era alcun giudizio nel suo sguardo, né pietà. Casey c’era sempre stata anche quando era lontana, anche quando aveva tentato di spingerla via tacitamente, e questo era già tutto.
Il mento poggiato tra le dita e lo sguardo completamente catturato dalle parole di Casey. Megan ascoltava senza battere ciglio, totalmente assorta e concentrata sulla storia inverosimile che la giovane le stava raccontando con enfasi ed entusiasmo. Non era certa dell’autenticità dei fatti, per quanto fosse bislacca la descrizione di quella realtà, e forse l’espressione perplessa in alcuni momenti avrebbe potuto dare voce a quel pensiero che, però, rimase lì unicamente nella sua testa. Megan si mosse solo quando i due bicchieri di Whisky vennero appoggiati sul tavolo dal garzone di turno, lo stesso che poco prima aveva dato la stessa bevanda all’amica. Di fretta prese le due falci, allungò la mano sul tavolo lasciando scorrere le monete sulla superficie. Sorrise e quasi sussurrando, per non interrompere il discorso, ringraziò il ragazzino per poi vederlo congedarsi l’attimo seguente. In tal modo, condusse nuovamente lo sguardo in direzione della ragazza. Il cobalto, rispecchiava le profondità dell’abisso sotto la luce calda del locale: le pupille appena dilatate e nessuna sfumatura ad evidenziare le venature più chiare all’interno delle iridi. Bevve un sorso e poi un altro, spingendo il secondo bicchiere con la mano opposta in direzione della Grifondoro. In quegli istanti, però, l’irruzione di una terza persona catturò la sua attenzione. Un volto conosciuto, pelle diafana, naso lungo e zigomi pronunciati, che la condusse al ballo di inizio estate di qualche tempo prima. Una foto di gruppo, il viso nascosto dietro a una macchina fotografica e l’entusiasmo di una bambina. Non ricordava il suo nome, nemmeno se si fosse mai presentata, ma la voce sì. Rizzò la schiena e un brivido di fastidio percorse l’intera spina dorsale. No, non sopportava chi con faccia tosta e nemmeno un briciolo di rispetto irrompeva all’interno di una situazione. Guardò Casey e poi la nuova presenza, mentre i muscoli del viso si contraevano tra lo stupore e la stizza. Ma tu chi sei? Come ti viene in mente di… pensò di dire, ma prima ancora di dar voce a quel pensiero acido l’amica intervenne e Megan non fece altro che ripetere quella parola. «Sì?!» sottolineò con asprezza. Nascondere il fastidio fu pressoché impossibile.
Bevve ancora in attesa di una reazione.


 
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view post Posted on 19/11/2021, 18:28
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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Ariel A. Vinstav
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La capacità di Ariel di adattare e cambiare il suo umore alla situazione era direttamente proporzionale al suo tempismo e tempo comico -- insomma, una quantità molto alta.
«Uuh sei andata in Olanda?.»
Aveva avuto a malapena il tempo di sintonizzare le orecchie sugli affari degli altri e ovviamente perdendo il contesto e buona parte del discorso della Caposcuola, aveva soltanto sentito "Olandese Volante" ed era partita per la tangente con immagini di uomini su manici di scopa in mezzo a campi di tulipani.
Sfarfallò le ciglia, prima di distendere le labbra gradualmente in un sorriso sempre più grande.
Sembrava ... soddisfatta? Di cosa non era chiaro: forse di averla riconosciuta? O forse semplicemente di averla incontrata lì, per caso.
Inalò lentamente, gonfiando il petto, pronta a parlare, ma si interruppe al passaggio di Noah, approfittando di quella pausa all'interno della conversazione in cui si era intrufolata senza remore per poter ordinare.
Alla cieca aprì l'alamaro metallico del mantello scuro, mostrando il maglione, la salopette di velluto e la tracolla di una borsa di pelle.
Per il garzone Ariel sarebbe potuta perfettamente passare per una coetanea delle due Caposcuola, almeno ad una prima occhiata. A tradire i suoi ventiquattro anni e gli anni di distanza dai banchi di scuola, era il cartellino della Gazzetta del Profeta che usciva fuori dalla tasca centrale della salopette: il celebre logo della testata e parte della foto in movimento della maga (Ariel salutava l'obiettivo dondolando a destra e manca) la rendevano facile da identificare. Noah poteva essere sicuro di stare per servire alcolici ad un adulto, qualora ci avesse fatto caso.
«Oh ma ciao caro, sei nuovo? Sì che sei nuovo o ti avrei visto altre volte, e se non sei nuovo lo sei per me, Ariel piacerissimo» Dov'era finito il broncio e il borbottare? Com'era uscita fuori quella ventata improvvisa di entusiasmo e gioia di vivere? La voce ariosa si era animata di un buon umore che non si capiva bene da cosa fosse causato. «Un Hamburger medio, una porzione di patatine grandi e un boccale medio di Burrobirra alla zucca farebbero al caso mio.»
Nell'ordinare si diede pure una sonora pacca con la mano sinistra sulla pancia. «E mi raccomando non rompere le regole o il Prefetto qui presente ti insegue per i corridoi: nei duelli è pazzesca
Ariel d'altra parte era pazzesca nelle figure di merdaravigliosa deficiente.

Andava però sottolineato come la giornalista fosse genuina: il tono non esprimeva mal celata rabbia o sarcasmo; no, Ariel era seria quando complimentava Casey.
E del resto come biasimarla? Con la Caposcuola aveva duellato tempo addietro e ne era uscita con le gambe a colabrodo dopo un Incendio ben assestato. Di certo aveva motivo di considerarla capace, ma che la ragazza fosse felice di parlarne era tutt'altro tipo di stranezza. «Azz, dove stanno le mie buone maniere.» Come se le avessero appena tolto un velo dagli occhi, lo sguardo si era spostato a scoppio ritardato su Megan, stizzita quanto se non più della sua amica.
“Ops. L’ho fatto di nuovo”. Da qualche parte in Scozia Mary Grenger stava lanciando Flipendo a ripetizione su una foto di Ariel, ricordando quando si era intromessa fra lei e Jolene.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Peccato stavolta non avesse nemmeno interpretato correttamente il tipo di tensione fra le due studentesse.
«Ariel Vinstav, Fotografa e Reporter per la Gazzetta del Profeta, enchanté.»
Al romanzato accento francese aggiunse pure un pomposo inchino verso la Corvonero con tanto di recupero della frangia di merlino dal tavolo per portarla all'addome nel compiere il gesto.
Stupida e pure fanfarona. Non aveva nemmeno preso posto al tavolo che «Ma sto disturbando?» E lo chiedeva adesso?
«Mi dicono spesso che ho la tendenza ad avere un pessimo tempismo, ma non ho più avuto modo di tornare a Castello per lavoro e io avevo promesso ti avrei invitato fuori a cena al Torneo, ma poi sono svenuta e sai ...» Mimò con le labbra un "blablabla".
Quindi non solo interrompeva Casey con Megan e la loro bolla di gioie, amore e flirt tardo-adolescenziale, ma si presentava pure ricordando a Casey che voleva portarla fuori per cena.
Ariel "non so leggere l'atmosfera" Vinstav, il caso più anomalo di Giornalista socialmente inadatto del decennio.
«UUH e se te la offrissi ORA la cena?» Si girò di scatto verso Megan. Qualcuno doveva ficcarle un calzino in bocca. «La vuoi anche tu?»
Chiamate Jolene White e ditele di sbucare con del dittamo ad Hogsmeade o ci scappa il morto.

Riassumendo per Noah, Ariel prende
• Burrobirra alla Zucca (boccale medio 66cl).
• Hamburger Medio.
• Patatine Grandi.


Edited by petrichor. - 6/12/2021, 16:07
 
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jpgCasey non poteva immaginare che quella di non essere mai in buoni rapporti con i giornalisti della Gazzetta del Profeta fosse una regola. Ariel, che più parlava più si rivelava una strana creatura, si presentò e le rammentò di aver già letto il suo nome su qualche articolo, come quello sulle bische del Torneo Barnabus. Una chicca che generò un quantitativo allucinante di meme strafottenti sul preside Peverell.
«In Olanda?» Quello era modo random per inserirsi in una conversazione oppure la tipa origliava gli altri come i migliori paparazzi? Comunque sia, all'alba delle presentazioni, Casey scoccò un'occhiata di sottecchi a Megan, la quale sembrava piuttosto infastidita dall'interruzione della Vinstav. C'era da ammettere che anche per lei la cosa risultò parecchio sui generis, tanto da scioglierle ogni parola sulla punta della lingua prima che potesse espellerla dalla bocca.
«Uhm» deglutì. In sostanza, ecco cosa stava accadendo dentro la sua testa.
Ariel Astrid Vinstav fu la sua feroce controparte in un violentissimo duello. Perlomeno questa era l'immagina avuta di lei fino a quel momento.
Ariel le fece piuttosto male, ma lei rispose all'offensiva con fuoco e fiamme.
Insomma, l'aveva battuta come un caco. Ariel se ne uscì dalla Congrega dei Saggi Duellanti messa piuttosto male e la Grifondoro si pentì del modo impulsivo con cui l'aveva colpita. Al punto da sognarsi la notte di chiederle scusa.
Ma come si sarebbe dovuta comportare ora che c'era pure Megan? Una Megan piuttosto incacchiata.
Perkins, già portato loro il whisky, divenne la nuova preda della Vinstav. La pacca sulla pancia catturò lo sguardo di Casey, che si paralizzò come un cerbiatto in mezzo alla strada di fronte ad una macchina. Quella donna non aveva paura di nulla. Nemmeno di sembrare scema. A meno che non lo fosse di suo, anche se i colpi ricevuti al duello le facevano credere che non lo fosse.
Il colmo fu la raccomandazione a Prekins.
«Piacere di conoscerla ufficialmente» si intromise Casey sbattendo le palpebre, interdetta e sudata. Le diede del lei, mantenendo un certo distacco. «In realtà adesso sono Caposcuola. E Noah, giuro, non ti torcerò nemmeno un capello.»
Sentiva il rimbombo dello scoppio dei suoi neuroni in giro per la testa. Cominciò a chiedersi come uscire da tale situazione indenne, ancora a braccetto con Meg e senza scalfire il proprio onore con un pernacchio al posto di una frase completa. In un certo senso la domanda successiva della Vinstav, ma sto disturbando?, non l'aiutò affatto. Doveva essere una scacchista esperta quella donna, perché chi mai avrebbe avuto l'ardire di rispondere "sì"?
«No, cioè, io e la mia amica stavamo parlando e-» cercò di parlare ma Ariel era un tornado, un tornado molto pericoloso per la salute mentale della Grifondoro.
«Cos-, aspet-»In che senso le aveva promesso di invitarla fuori a cena al Torneo?
Il suo cuore perse un battito nel petto. *Ma che ce sta a prova'?*
Alzò le sopracciglia e ogni parola le morì direttamente in gola. Manco a nascere.
«UUH e se te la offrissi ORA la cena?» sdeng.
«La vuoi anche tu?» KABOOM.
«Cosa?» Voleva entrambe. A tre. Ma come, in che senso, ma era folle. Arrossì al solo pensiero, anche se percepì un briciolo di orgoglio farsi strada nel corpo sentendosi invitare a cena da una ragazza. Però l'idea di spartirsi spaghetti e polpette con Megan e un'altra non le piaceva affatto. Insomma, lo spaghetto ha solo due estremità.



Totally nosense.
 
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La follia in quella situazione aveva portato Megan a pensare che fosse tutto uno scherzo.
In un primo momento guardò Casey, nell’imbarazzo più totale e decisamente basita per quel che stava accadendo. «Ma cosa c’entri tu con lei?» le aveva bisbigliato mentre la giornalista era indaffarata nel parlottare con il garzone. Non vi era nessuna via d’uscita da quella situazione e Megan non ebbe nemmeno il tempo di ascoltare la risposta, a causa dell’intrusa che subito dopo si era nuovamente rivolta nella loro direzione. Così la scrutava, senza dire una parola si aspettava nuove sorprese.
«Ariel Vinstav, Fotografa e Reporter per la Gazzetta del Profeta, enchanté.» La osservò fare un inchino; ecco che si presentava, finalmente. Megan rispose con un mezzo sorriso e farfugliò il suo nome alzando il mento verso l’alto. Il tono rimaneva neutro e nel viso non nascondeva affatto il totale distacco nei confronti della ragazza e del contesto.
Fu Casey a reggere quel momento, d’altronde lei non ne sarebbe stata capace con tutta sincerità e avrebbe chiuso la faccenda senza troppi problemi. Spostò lo sguardo altrove bevendo un sorso di Whisky, tutto quell’entusiasmo la destabilizzava.
«Ma sto disturbando?» domandò successivamente l’intrusa.
Megan tornò a fissarla dando un pizzicotto sulla coscia all’amica che prontamente aveva risposto “no”. Non sta disturbando? Seriamente? Avrebbe voluto dirle ma di rimando usò il suo miglior sorriso di circostanza. Certamente non proferire parola non la stava aiutando ma non era sicura di come dovesse comportarsi in quegli istanti. Studiava la situazione e più cercava di capire, più non capiva niente. Soprattutto per via della personalità di Ariel, che era un uragano nel pieno delle sue forze mentre lei si sentiva una barca a vela in mezzo al mare. In balia delle onde, sballottata a destra e a sinistra.
Poi tutto cambiò. Un campanello trillò nelle sue orecchie quando l’ipotetica cena che Ariel voleva offrire a Casey in passato si trasformò in un, tradotto in breve, “Ma sì, dai. Te la offro adesso la cena visto che ci sono e sti cavoli se sei in compagnia di un’altra persona”.
«La vuoi anche tu?» ecco la domanda arrivare anche per Megan, che alzò un sopracciglio senza nascondere l’espressione attonita.
«Aspettate un secondo» rispose e fece un lungo sospiro. «Cosa sta succedendo? Avevate un appuntamento o cosa? Non sto capendo».
Sì, Megan iniziava a dubitare del fatto che probabilmente fosse lei quella di troppo. Guardò Ariel e poi Casey, aspettandosi una risposta. Si sentì infastidita più del solito e, per ovvie ragioni, il fatto che la figura dinanzi a lei fosse una reporter della Gazzetta del Profeta non era il massimo.
«Comunque chi sono io per impedire lo svolgimento di una cena così importante?» fece le spallucce e bevve ancora un altro sorso. Avrebbe voluto farsi da parte, girare i tacchi e abbandonare il locale, ma non ci riuscì e agì d’istinto senza pensare. «Accetto la cena ma per favore lei prenda almeno questo bicchiere di Whisky!» Megan lasciò scorrere il bicchiere precedentemente offerto a Casey lungo la superficie del tavolo, poi guardò l’amica: «A te l’onore, viste le circostanze. Cosa ordini?» disse con un tono di voce basso. Un sorrisetto sbieco spuntò sul suo volto.


 
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Ariel A. Vinstav
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Alla notizia della promozione di Casey, Ariel decise di essere ancora più extra di quanto non fosse già stata fino a quel momento.
Batté le mani - un piccolo applauso solo per lei - mentre oscillava a destra e sinistra nell'incapacità dei piedi di rimanere fermi per l'emozione.
«Ma che sublime notizia! Successi nel mondo del duello competitivo E nel mondo accademico! Ci sarebbe molto da poterci scrivere sopra, sa? Tante informazioni, tante storie»
Ora chi la fermava? Stava già romanzando la vita di Casey che questa non la conosceva nemmeno.
Se non era la Bell a decidere di sopprimerla, forse l'avrebbe fatto Megan, affiancata a lei e con l'espressione di chi non desiderava altro se non smaterializzarsi su un lago di lava fumante.
Ariel ovviamente non notò subito quando fosse inadeguata la sua presenza lì, in quel momento e in quel luogo. Aveva solo colto la frecciatina sulla sua mancanza di formalità quando Casey aveva cominciato a darle del "lei" e si era accordata di conseguenza, ma nulla di più.
Il sorriso di circostanza della Caposcuola di Corvonero non era un "no" alla sua presenza e il fatto che qualcosa nel suo discorso la interessò a tal punto da volersi inserire nella conversazione con delle domande, per lei erano solo un input extra per voler rimanere lì.
Aveva trovato la sua distrazione.
«Eh?.» Quasi successivo al "Cosa?" confuso di Casey, arrivò l'espressione altrettanto perplessa della Banshee.
Ecco. Meno male che Megan aveva fatto notare l'elefante nella stanza.
«Mannò! Mannò! Ma le pare!»
Fece un suono spiacevole simile ad uno SNORT mentre cercava di trattenere una risata.
«Sono sicura di avere dei nipoti della vostra età, o qualcosa del genere.»
Disse quella che sembrava avere giusto giusto diciassette anni e con l'emotività di un primino post-smistamento.
«E' che deve capire che alla Giornata del Duellante» Si voltò verso Megan nel parlare «Questo piccolo prodigio qui era fra i duellanti più giovani. Io decisi di partecipare così, per spirito d'iniziativa, ma senza avere le effettive capacità per competere! Mi ha stracciata, le dico: stracciata
Battè le mani, ancora, entusiasta e sovraeccitata a parlare di qualcosa che normalmente metterebbe il broncio ad altri.
«Mi ha mandato flambè le gambe! Sboom, smack, woosh! Ed eccomi su una barella con un Medimago che mi chiedeva se mi ricordassi quando fossi nata e dove»
No, ma perché sviare e spiegare il motivo della cena, quando si potevano rinvangare ricordi traumatici.
«E io, ma ora mi chiedo se la Signorina Bell lo ricordi, lo dissi all'inizio del duello: "Se vinci ti offro qualcosa ad un locale qua vicino!". Perché si festeggiano le persone, no? Cioè è una cosa grossa, specialmente a quell'età.»
Distese le braccia prima e indicò il tavolo poi.
«Quiindii ... doppia cena su Ariel?»
Si indicò col pollice, mostrando un sorriso smagliante a trentadue denti.
Prima di allungare la mano libera verso il bicchiere di Whiskey che Megan un po' per cortesia, un po' per sfinimento, era finita con l'allungarle.
Lo avrebbe preso nella mano sinistra e sollevato prima verso Casey prima e poi verso l'altra caposcuola.
«Uh! Whiskey! Accetto un sorso, in onore dei vostri successi! Al Caposcuola Bell e ... e...?»
Avrebbe fatto un cenno verso Megan, facendo oscillare l'old fashioned all'altezza del suo volto, in un chiaro segno che voleva dire "presentati".

 
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jpg«Ah!» Si portò la mano sulla coscia pizzicata e soffocò il gemito tappandosi la bocca con l'altra. Guardò Megan con sopracciglia arcuate esprimendo dolore e senso di colpa. Le avrebbe farfugliato delle scuse se Ariel non avesse prodotto un grugnito stranendola di nuovo.
«Sono sicura di avere dei nipoti della vostra età, o qualcosa del genere.» 'Sti gorgosprizzi, sembrava più piccola di lei.
E poi non sembrava nemmeno così tanto necessario spiegare. La tizia si mise subito a raccontare vita, morte e miracoli del loro incontro. Casey arrossì violentemente per la sequela di complimenti con cui la rivestì.
«Ma no, cioè, io veramente-» Avvampò, come l'incendio con cui stracciò Ariel quel giorno. «Mi dispiace un sacco, io non-»
E poi arrivò Megan con il colpo di grazia.
«Aspettate un secondo.» Casey roteò la testa verso di lei. «Cosa sta succedendo? Avevate un appuntamento o cosa? Non sto capendo». Shock.
«Oh.»
Non avrebbe mai immaginato che la strega che aveva stracciato e a cui aveva mandato flambé le gambe squalificandola dalla Giornata del Duellante volesse invitarla a cena. Per un appuntamento.
Fissò il vuoto per qualche secondo. Poi guardò Ariel di sottecchi. Le venne la pelle d'oca e una strana sensazione le attorcigliò lo stomaco. *Così, ecco... una ragazza mi ha chiesto di uscire?* Le si spalancarono gli occhi e si congelò sul posto come se entrambe le ragazze le avesse lanciato addosso una bacinella d'acqua ghiacciata. In effetti Ariel era pure carina.
«Ci sta.» Lo disse nel pieno del suo imbarazzo. Non le uscì nulla di meglio.
«N-non avevo capito che intendesse invitarmi sul serio. Ehm... nemmeno l-la conoscevo.» Si sentì un'idiota ad averle dato del lei. «Ma se vuole potremmo organizzarci così-»
«Comunque chi sono io per impedire lo svolgimento di una cena così importante? Accetto la cena ma per favore lei prenda almeno questo bicchiere di Whisky!»
*...non diamo fastidio alla mia amica Megan.*
«Ma certo, perché no! Un altro whisky e la cena-» si portò immediatamente il bicchiere alla bocca e si gettò il contenuto in gola in un sol sorso. Per poco non si soffocò quando Megan le diede l'onore di ordinare VISTE LE CIRCOSTANZE - *quali circostanze, in che senso, perché?* - e si mise a tossire con la gola e la narici infuocate dall'alcol.
«Eeeeeee-»
Con la testa annebbiata, trascinò verso di sé il foglio del menù. Non riusciva a leggere, le parole scritte non le raggiungevano il cervello. Si voltò nuovamente verso la Corvonero sbattendo le palpebre e tirando su col naso per la raucedine.
«Prendo quello che prendi tu.»
Non sapeva come muoversi. Quel pomeriggio era diventato uno strano appuntamento a tre, con la ragazza che le piaceva ma che non la filava e la tipa che aveva quasi arso viva e che, grazie alle favolose intuizioni della prima ragazza, aveva scoperto avesse un debole per lei.
Che orribile situazione. Orribile.
Posò un gomito sul tavolo e si nascose metà volto dietro la mano. Guardò fisso Ariel tirandosi il septum come se ciò potesse farle afferrare e organizzare i pensieri. Ma l'unica cosa che vedeva nella sua testa, alzando il secondo bicchiere per brindare, era il possibile futuro con quella sconosciuta.
Passeggiate mano nella mano, cinema insieme, un cane in comune, un appartamento insieme [...]



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view post Posted on 9/1/2022, 00:40
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L’imbarazzo di Casey la fece sorridere. Probabilmente se si fosse trattata di tutt’altra persona avrebbe preso la palla al balzo e infilato ancora di più il dito nella piaga, ma si limitò ad alzare il bicchiere in un cin cin! goliardico.
«Megan Milford-Haven, Caposcuola Corvonero» la guardò, nella speranza di cogliere anche la più sottile smorfia. Che Ariel fosse a conoscenza di quel che era stato scritto sul suo conto? Il pensiero le sfiorò la mente ma decise di non fossilizzarsi troppo sulla questione Lucas Scott. Non tutti erano come lui, chiaro, ma non riusciva proprio ad avere buone impressioni nei confronti dei giornalisti. Tuttavia, date le circostanze, aveva deciso di assecondare Ariel, di rimanere e vedere cosa quella assurda situazione avesse in serbo per lei.
«Prendo quello che prendi tu.»
«Come?» Colta alla sprovvista, Megan aveva risposto all’amica interrompendo il flusso di pensieri e così il contatto visivo. Uno sguardo fugace per poi vederla nascondere parte del viso dietro la mano. C’era qualcosa che le sfuggiva ma in quel momento non le parve il caso di chiedere e andare oltre.
«Beh, va bene» rispose infine con tono confuso. Afferrò il menù e si spinse alla ricerca di qualcosa di appetibile ma alla fine riuscì a ordinare la cosa più comune. «Direi due Fish & Chips standard e una porzione di patatine fritte medie, potrebbe andarti bene?» alzò un sopracciglio guardando in tralice Casey.
«E lei? Cosa prende?» chiese poi ad Ariel passandole il menù.
«Comunque ricordo dell’evento dei duellanti, non sapevo avessi partecipato» si spinse con le spalle lungo lo schienale della sedia incrociando le braccia al petto, «ma non faccio fatica a credere che le hai dato il benservito» soffocò un ghigno soddisfatto guardando la compagna. Da una parte le dispiaceva non aver potuto fare il tifo per lei, dall’altra sapeva che la sua apprensione avrebbe potuto giocarle brutti scherzi durante l’evento. Vedere Casey farsi male non le sarebbe stato indifferente, dunque probabilmente era meglio fosse andata così.
«Comunque a quanto pare mandare a gambe all’aria qualcuno ha i suoi vantaggi» indicò dinanzi a lei, lasciando il braccio tracciare una linea retta, in riferimento a tutta la situazione che stava accadendo. Poi la mano afferrò il bicchiere portandolo alle labbra; bevve un sorso, due e l’ultimo tutto d'un fiato.
«Mi chiedevo se non l’avessi già vista da qualche parte Miss Vinstav, più la osservo più la mia mente mi porta al ballo scolastico di qualche tempo fa» tornò a guardare la fotoreporter. «Scattò una foto a me e ai miei amici se non erro ma non ricordo se fu mai pubblicata» finì per dire. Il volto della giovane donna sembrava aver trovato un punto fisso tra i ricordi di Megan; l’aveva osservata a lungo e non credeva di essersi sbagliata.


 
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Col sorriso stampato in volto, Ariel sembrava non cogliere ancora l'interezza del problema che aveva appena creato e l'imbarazzo di Casey sembrava più un tratto "tenero" di una persona giovane sotto inaspettate attenzioni che la conseguenza di un'effettiva azione imbarazzante.
Un bene che Megan fosse lì a mediare fra il buon senso mancato di Ariel e il disagio della sua collega Grifondoro.
«Caposcuola Bell, su, niente panico! Sono solo molto molto convinta che le persone vadano premiate dei loro sforzi. Come quando mia nipote prese un bel voto di Astronomia e le abbiamo fatto una torta, no?»
Evidentemente nella sua testa ogni forma di manifestazione d'affetto era difficile non potesse venire apprezzata, facendo di tutta l'erba un fascio: fare una torta a sua nipote con gli zii era alla pari per importanza ad offrire una cena ad una persona che non conosceva, ma con cui voleva complimentarsi.
«E non vi dico che abbiamo fatto per i suoi Gufo, eh! Colletta di Galeoni in casa, una tavolata di cibo da perdersi.»
La presentazione di Megan ebbe gli effetti dell'alcool gettato su un fuoco.
Le brillarono gli occhi e il sorriso già definito si fece ben più grande, entusiasta. Riunì le mani contro il petto, incrociando le dita fra di loro.
«Ah! Che figura, dovrei proprio tenermi più aggiornata sul Castello: allora va festeggiata anche lei!»
Ecco, era più che palese ormai come non fosse lì per chiedere appuntamenti, ma per sobbarcare anche gli estranei d'affetto.
Ora anche Megan sarebbe finita sotto il suo mirino da sentimentale invadente.
«Non avete idea di quanto ne avessi bisogno, eh! Era una brutta giornata stamattina, ma adesso tutt'altra storia!»
Si sarebbe girata a quel punto in favore del bancone per fare cenno con una mano ad uno dei garzoni di passaggio, sperando di attirarne l'attenzione e poter riferire gli ordini
«Uh! Mi limito all'hamburger che ho già ordinato! Avrei tecnicamente un appuntamento per una cena tarda dopo, quindi devo lasciare spazio.»
Ma deviò l'argomento subito dopo, non straparlava degli affari propri, ma soltanto di quelli degli altri; alla faccia della coerenza e l'onestà.
Non a caso colse la palla al balzo quando Megan le lanciò un'altra informazione.
E' a quel punto che legare i tasselli sulla Corvonero sarebbe dovuto risultare gradualmente sempre più facile.
Il sorriso andò gradualmente riducendosi e la fronte si aggrottò in un cipiglio pensoso dando forma ad un'espressione di contemplazione e confusione.
«Mi ricordo la foto, certo, certo. Uhm...»
Sollevò il cartellino di riconoscimento della gazzetta, passandone l'angolo rigido contro il mento per grattarlo.
«Milford-Haven. Però ... possibile che ci siamo incrociate solo ai Balli? Il nome mi sembra davvero familiare.»
L'articolo l'aveva letto, ma col tempo che era passato dalla pubblicazione e i giornalieri che aveva letto nel mezzo non era così scontato riuscisse autonomamente a ricordarsi i dettagli.

 
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