Rice Paper

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view post Posted on 18/12/2021, 15:37
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Contest a Tema: [Dicembre 2021] - "The End"

concorso1221_0


Il cuscino profumava deliziosamente di lavanda quella sera, come se le fibre della federa ne esaltassero ancora di più la fragranza. Amava quell'odore fin da quando era bambino, gli dava sicurezza.
Era come essere avvolto in un abbraccio di sensazioni piacevoli. Jisung chiuse gli occhi scuri per concedere un po' di tregua ai suoi pensieri in tumulto. C'erano un miliardo di cose che gli ronzavano in testa: il lavoro, la nostalgia della scuola, la patria lontana, l'amore e il suo essere sempre l'ultimo anello della catena sociale. Il grosso divora il più debole, una semplice legge della natura. Jisung era sempre quello che finiva per essere sopraffatto da tutti, era un dato di fatto. Per troppa bontà o semplicemente per ingenuità, questo non lo sapeva. Si rendeva conto, con suo estremo rammarico, che molti ragazzini del primo anno erano molto più svegli e smaliziati di lui, oltre a non essere maldestri. Si domandava se quella sua condizione sarebbe mai finita.
Lui voleva che finisse.
La tisana al ginseng che gli aveva preparato suo padre era ancora sul lato sinistro del comodino, troppo bollente per essere bevuta. L'odore discreto pervadeva la stanza attirando il palato con la sua infinità di sfumature. Le lunghe dita da ragno di Jisung raggiunsero la tazza vermiglia e la sollevarono come faceva sempre, mignolo sul fondo. Un gesto troppo femminile che non aveva mai perso, nonostante le prese in giro dei suoi coetanei. L'amaro e il dolce si rincorrevano in bocca mentre beveva lentamente la tisana. Aveva bisogno di riposare da un'esistenza di secondo piano, voleva mettere fine alle sue insicurezze per diventare un uomo diverso.
Aprì gli occhi, battendo le lunghe ciglia oblique. C'era una domanda che lo tormentava. Sarebbe stato all'altezza? Sarebbe stato lui, sfigato di lusso, in grado di scrivere la parola Fine in fondo a quel capitolo della sua vita? Voleva trovare una risposta ma le sue palpebre erano tremendamente pesanti. Forse non c'era solo ginseng in quella tazza. Suo padre, lui sì che sapeva come mettere fine alla sua angoscia e farlo addormentare. Lui di porte ne aveva chiuse tante nella sua vita. La parola kkeut l'aveva scritta cento volte e senza paura. In fondo in coreano si trattava di una sola sillaba. Era come fare un passo, uno solo. Non poteva essere così difficile dire "Ciao" al vecchio se stesso. Vecchio? Come vecchio? Jisung era ancora così.
I suoi piedi erano fermi su quel maledetto zerbino con la scritta "The End", incapace di muovere quel passo che lo avrebbe messo davvero alla prova. Era un insicuro, lo era sempre stato. Un simpatico e geniale giovane uomo, strambo e pieno di paure.
Forse aveva ragione Lucien quando gli diceva che aveva il terrore delle cose che non conosceva anche se, nel profondo, le desiderava con tutto se stesso. Sembrava assurdo. Negli ultimi giorni si era chiesto se lo fosse davvero. Quei desideri erano così deboli da farsi sopraffare dalle paure. Era quella sua insicurezza che lo faceva sempre camminare un passo indietro rispetto agli altri come se appartenesse a un'altra estrazione sociale.
Avrebbe potuto urlare tutta la sua frustrazione, ma non era più un adolescente dai lineamenti effeminati. Ora non c'era più Helena Corvonero a cui confidare i suoi drammi esistenziali. Il mondo degli adulti gli stava chiedendo il conto e lui aveva ancora le tasche vuote.
Guardò i libri allineati nella scaffalatura di bambù. Gli occhi pesanti saltarono sulle coste colorate fino a fermarsi su "Le fiabe di Beda il Bardo". Aveva sempre amato quella raccolta di racconti. I suoi genitori gli avevano regalato quel libro per Natale e il giorno del suo compleanno lo aveva già letto tutto. La sua storia preferita era quella dei tre fratelli. Quelle pagine raccoglievano la sua essenza a 360°.
La voglia di essere importante impugnando la bacchetta di sambuco e non temere più niente e nessuno.
Il suo desiderio di vivere un amore vero e intenso che lo aveva sempre fatto soffrire.
Il nascondersi alla vita sotto al mantello delle sue insicurezze per non correre rischi inutili.
Era così sbagliato? Non necessariamente doveva considerarsi un vigliacco ma solo uno che si muove con prudenza come aveva fatto il terzo fratello.
Ora doveva solo guardarsi allo specchio e chiedersi se era pronto a disfarsi del mantello dell'invisibilità e congedarsi dalle sue paure per scrivere la parola "Fine" al suo vivere nell'ombra. Lo era?
Sì, era pronto. Come poteva non esserlo? Aveva sono venticinque anni e non sarebbe stata la Morte a prenderlo ma la Vita.
Chiuse di nuovo gli occhi e il respiro divenne calmo e regolare. Il Sonno lo aveva preso per mano e portato in quel mondo dove non era mai stato Jisung l'imbranato.


 
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