Lavorava ormai da Himiko da così tanto tempo che doveva ringraziare quel ruolo per tutta la ginnastica che le consentiva di fare. Non era un tipo sportivo, quindi tutto quel muoversi avanti e indietro, con e senza pesanti vassoi tra le braccia, era probabilmente utile ai suoi muscoli, assuefatti dal poltrire il più delle volte sulle sedie della biblioteca. Inoltre quel lavoro le aveva permesso di sbloccare la sua eterna ansia nel dover parlare agli sconosciuti, non aveva più bisogno di contare qualsiasi piccolezza nei dintorni pur di tranquillizzarsi: si avvicinava ai tavoli quasi con naturalezza, prestando attenzione ad evitare che le pietanze si tuffassero sul pavimento.
Quel giorno in particolare, parte della clientela indossava qualcosa di verde, che poteva essere solo un cappello come l'intero outfit, e ciò sottintendeva che la serata avrebbe potuto rovinarsi facilmente, costringendola restare oltre l'orario di chiusura perché qualcuno non era in grado di calcolare quando fosse il momento di abbassare il gomito. Per fortuna c'erano locali che offrivano una vastità di alcolici decisamente superiore rispetto al loro magro menù, di conseguenza la probabilità che gli ubriaconi avessero scelto Himiko's Taste era decisamente bassa. Plausibilmente, chi esibiva il buono del Profeta nel loro locale era gente per bene che approfittava solo di una offerta per provare dei nuovi sapori. Chissà poi cosa ci trovavano gli adulti nel bere alcool, era davvero così entusiasmante? Una di quelle risposte che avrebbe voluto trovare da sola non appena ne avesse avuto occasione.
Aveva appena finito di chiedere alle due anziane signore la domanda d'obbligo che riservava ai clienti che sembravano in difficoltà sulla scelta del tavolo. Più che domanda, era una scusa per capire da quale lato del locale fare accomodare i commensali: bastava chiedere se usassero una bacchetta personale per capire. Molti rispondevano chiedendo a loro volta se ci si riferiva a quella acquistata da Olivander, altri addirittura mostrandola come se fosse un passaporto; gran parte dei babbani invece, si preoccupava poiché sperava di utilizzare delle forchette; mentre chi aveva già avuto il piacere di mangiare lì, andava ad accomodarsi nel posto giusto senza troppi errori. In altre parole, era una trovata semplice ed efficace. Quindi, una volta capito che le due signore volessero imparare ad usare le famose bacchette orientali, chiedendo di avere al tavolo delle posate occidentali "per sicurezza", le accompagnò nella zona corretta del locale senza altri dubbi.
Stava per tornare in cucina e capire se fosse pronto altro da servire, quando si rese conto che un cliente chiedeva la sua attenzione. Si affrettò in quella direzione e non appena notò il menù ancora aperto, cercò nelle tasche del grembiule della sua divisa il taccuino su cui prendeva gli ordini. Un gesto ormai spontaneo quando un volto nuovo chiedeva considerazione.
«Irasshaimase» Disse effettuando genuinamente l'inchino formale che riservava ormai a tutti, portando il taccuino verso il petto.
«Benvenuti» Tradusse una volta raddrizzata la schiena. Si soffermò ad osservare entrambi i commensali: le sembravano molto familiari e se fosse stata appena più accorta, si sarebbe resa conto di un profondo gelo che aleggiava tra i due. Ma la ragazza lì presente le ricordò un caldo evento traumatico che le rallentò qualsiasi altra possibilità di ricondurre quei volti a qualcuno di noto. Deglutì subito, per evitare che la sua mente si allontanasse troppo e si concentrò sul complimento ricevuto:
«Arigato go-..gozaimasu» Rispose con un leggero tentennamento, non era sicura di pronunciarlo correttamente ed il tentativo di riportare la mente lontano dagli eventi di Hogsmeade non la stava aiutando.
«Grazie, speriamo che anche il cibo che vi serviremo sarà di vostro gradimento. Siete pronti per ordinare?» Aggiunse poi, cercando di riportare la propria attenzione sul lavoro. Portò la punta della penna sul taccuino ed ascoltò le successive richieste. Man mano che entrambi parlavano, scriveva a chiare lettere l'elenco da consegnare in cucina.
«Da bere offriamo un tradizionale Thé verde, delicato, non alcolico ed adatto a qualsiasi piatto; oppure del Brandy Cinese, ovvero acquavite ricavata da uva cinese, appunto; infine offriamo anche il famoso riso fermentato, comunemente noto come Sakè.» Aveva imparato quelle definizioni a memoria, per quante volte le aveva ripetute, e con educazione attese che l'uomo scegliesse una delle tre opportunità, o anche tutte visto il buono verdeggiante in mostra, prima di prendere ulteriori appunti.
Mise poi in colonna anche le ordinazioni della donna e quando si lasciò sfuggire quel commento sui mochi, anche la giovane cameriera non riuscì a trattenersi:
«Ed è assolutamente vero! Pensate che in cucina vengono utilizzati i tradizionali usu e kine per prepararli.» Parlò con rinnovato entusiasmo, le usanze orientali erano sempre affascinanti.