Conversations with friends, Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 11/3/2022, 16:18
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:



jolene white
22 y.o. | hogwarts nurse

Sapevo che di tanto in tanto al San Mungo venivano organizzati dei corsi di aggiornamento per il personale medico. Era una pratica che avevo vista messa in atto anche in Italia, durante il mio periodo di tirocinio. Anche se il corso era rivolto al personale già formato, io e Stella riuscivamo sempre ad assistere per qualche minuto, sedute nelle ultime file, oppure affacciate sulla porta rimasta aperta. Guardavamo ed ascoltavamo avidamente, come davanti a brevi scene in anteprima del nostro futuro, che pure avevano un retrogusto nostalgico. «Mi sembra di essere ancora a Hogwarts», le avevo detto una volta.
Ora era arrivato il mio turno di partecipare ufficialmente: non più un'intrusione furtiva, quindi, il mio nome era segnato nella lista degli iscritti. Avevo ricevuto un permesso speciale che mi esimeva dal lavoro per la durata del corso, così non sarei dovuta impazzire spostandomi continuamente tra Londra e Hogwarts. Il senso di anticipazione mi rendeva energica ed impaziente.
Avevo calcolato di presentarmi all'ospedale con ragionevole anticipo; mi ero preparata presto, così avevo una mezz'ora libera prima di dover partire. Stavo sorseggiando una tazza di tè caldo seduta al tavolo della cucina, di tanto in tanto controllavo l'orologio appeso alla parete. All'inizio mi limitai a constatare che avevo ancora parecchio tempo; alla terza volta, mi resi conto che i minuti sembravano passare incredibilmente lenti. Un'occhiata più attenta alla lancetta dei secondi ed ecco svelato il mistero: l'orologio era fermo. Provai una fitta di panico, e corsi a vedere il pendolo in soggiorno: erano le 8.52. Il corso cominciava alle 8.45. Oh no.

Arrivai al punto informazioni come una furia: correvo, più che camminare, il ticchettio frenetico dei miei stivali contro alle piastrelle del pavimento mi dava sui nervi, era come se tutti lo udissero e capissero che ero in ritardo. Chi avrebbe creduto alla storia dell'orologio fermo? Sapevo di dover inventare una scusa meno stupida per giustificare il ritardo, ma in quel momento non riuscivo a pensare a niente se non al fatto che dovevo andare più veloce.
«Da che parte per il corso di aggiornamento?»
La signora dietro al bancone alzò su di me due occhi ingigantiti dagli occhiali rotondi. Era una donnina pingue, piuttosto anziana, portava un fermaglio a forma di libellula tra i capelli grigi. Mi guardò in silenzio.
«Mi scusi... Devo andare al corso di aggiornamento, mi sa indicare la strada?»
«Nome?» Glielo dissi, e lei controllò su una lunga pergamena. «Eccola qui. Lei è un po' in ritardo, vero?»
«Uhm, sì, vede, ho auto un imprevisto e quindi...»
«Ma certo, certo, non si preoccupi! C'è sempre qualcuno in ritardo, io e Molly li vediamo ad ogni corso.» Mi sembrava superfluo farle presente che io non avevo idea di chi fosse Molly. D'altronde l'ultima cosa che volevo era mettermi a chiacchierare. Feci una risatina imbarazzata.
«Immagino. Dove diceva che devo andare?»
«La accompagniamo subito io e Molly.»
La ringraziai. Quando si alzò, la libellula che avevo scambiato per un fermaglio si alzò dai suoi capelli e prese a svolazzarle intorno. «È lei Molly?» chiesi interdetta. La signora non rispose, si limitò a lanciarmi un'occhiata come a dire e chi altri dovrebbe essere?
La seguii per i corridoi dell'ospedale. Aveva un'andatura dondolante e insopportabilmente lenta. A tratti la superavo, impaziente, ma visto che non sapevo la strada ero presto costretta a rallentare; lei non si curava della mia fretta, camminava piano nel mentre che ciarlava di qualche aneddoto dei vecchi corsi che io non stavo a sentire. La libellula continuava a svolazzarle intorno alla testa, non stava mai ferma e mi dava sui nervi.
«Non potremmo andare un po' più veloci?»
La donna fece schioccare la lingua. «Lei è troppo impaziente, signorina. Fate sempre così...» e prese a raccontare di qualche altro caso analogo al mio.
Arrivammo alla sala che ormai ero sull'orlo della disperazione. Pensavo che la signora mi avrebbe lasciata lì, invece bussò tre volte. Attese, poi bussò di nuovo, più forte questa volta. Da dentro si sentì qualcuno che diceva avanti!
Quando la porta si aprì, tutti guardavano verso di noi: nessuna possibilità di sgusciare dentro non vista. «Buongiorno, buongiorno!» La donnina mi spinse dentro senza fare tante cerimonie. «Entri, signorina, non si preoccupi! Lei è miss Whitey, sulla lista per questo corso.» Non sapevo cosa mi lasciasse più interdetta, se la sua totale mancanza di discrezione o il fatto che potesse sbagliare un cognome come White.
Sentivo bruciare le punte delle orecchie, borbottai un «Scusatemi tanto» che probabilmente nessuno udì. Non volevo vedere la reazione dei responsabili, men che meno quella degli altri partecipanti. Detti una fugace occhiata all'aula: con incredibile sollievo, scorsi allora il viso familiare di Jane. Il posto accanto al suo era libero, così senza pensarci su due volte andai velocemente verso di lei. Non ricordavo di essermi mai sentita così in imbarazzo.
«Non. Commentare.» Mormorai all'indirizzo di Jane quando le fui accanto. Avrei voluto fingere indifferenza, come se sotto sotto fossi in perfetto controllo della situazione, ma sapevo che il rossore mi avrebbe tradita in qualsiasi caso. «Posso?» Accennai alla sedia libera. Volevo solo prendere posto e farmi piccola piccola fino a quando non si sarebbero tutti dimenticati di me.
© unconsoled

Azioni concordate.

 
Top
view post Posted on 17/3/2022, 19:36
Avatar

The North remembers. ♥

Group:
Medimago
Posts:
7,676
Location:
Blair Atholl, Scozia

Status:



jane read
19 y.o. | healer

« Ehi, Read! Ricordati che domani abbiamo il corso di aggiornamento insieme, mi aspetto un sorriso smagliante, puntualità e magari anche un caffè, che dici? »
La voce petulante e fastidiosa di Richard le arrivò sibillina all’orecchio mentre il proprietario si avvicinava a Jane, e dimentico dell’esistenza di ciò che si poteva definire “spazio personale”, le strinse energicamente la spalla. La medimaga alzò gli occhi al cielo, iniziando a contare mentalmente dal dieci all’indietro per non estrarre la bacchetta e scaraventare il collega contro il muro. Richard Hughes era insopportabile, e lei ormai non si preoccupava più di nascondere le reazioni davanti ai comportamenti indecenti del ragazzo. Si voltò verso di lui, lo sguardo stanco che lo guardava inespressivo mentre cercava di capire quale maledizione Morgana le avesse lanciato per dover condividere il tempo con il medimago anche al di fuori dell’orario di lavoro. « E’ un corso sugli antidoti, vero? Chissà, magari potrei proporti come volontario per vedere se effettivamente funzionano. » Appose con cura la sua firma in fondo alla lettera di dimissione che aveva appena finito di compilare, dopodiché chiuse con un gesto secco la cartella e voltando le spalle a Richard la consegnò tra le mani dell’infermiera Bones. « Il dottor Butler è uno dei maggiori esperti di antidoti e veleni al mondo, Richard. » la strega ringraziò Jane con un sorriso, prima di tornare a dedicare la sua attenzione al giovane medimago. « Mi auguro che saprai comportarti in maniera adeguata, domani. Non vorrai mica che il Direttore venga a sapere che non hai saputo portare rispetto ad una personalità così importante. » L’ex corvonero trattenne una risata davanti a quella scena – per quanto amiche, sapeva che l’infermiera Bones non le avrebbe risparmiato una ramanzina davanti ad un comportamento del genere – e si limitò ad annuire composta. « Sono certa che Richard domani saprà stupirci. Io vado, buon lavoro Marie! » Salutò i colleghi con un gesto della mano, per poi sparire in direzione dello spogliatoio e, infine, smaterializzarsi a casa sua.

Complice l’ennesima notte quasi completamente insonne, costellata da incubi e pensieri pesanti come accadeva ormai dal primo gennaio, la mattina dopo era arrivata in ospedale con quasi un’ora di anticipo. Aveva controllato alcune cartelle che la attendevano da giorni sulla scrivania, bevuto una tazza di caffè e salutato il signor Allen che l’aveva richiamata da un ambulatorio quando vi era passata davanti: l’anziano mago aveva tentato nuovamente di trasfigurare le sue orecchie per cercare di imitare le Orecchie Oblunghe dei gemelli Weasley, e due colleghe stavano facendo tornare i suoi padiglioni auricolari di dimensioni normali mentre l’uomo agitava tutto allegro la mano in direzione di Jane. Ricambiò il saluto, sorridendo gentile, e dopo uno sguardo veloce all’orologio che portava al polso – segnava già le 8.33 – si avviò con passo deciso in direzione dell’aula. Non appena mise piede nella stanza notò con sollievo che Richard era arrivato e aveva già trovato una vittima per la sua boriosità: una giovane infermiera dallo sguardo languido ascoltava incantata i racconti sull’ultimo caso di Spruzzolosi che il medimago aveva trattato – storia riutilizzata ogni volta che incontrava una ragazza – quindi Jane ne approfittò per scivolare dietro un bancone da lavoro e prendere posto su una delle sedie. Accennò un saluto veloce a due colleghi seduti dall’altra parte dell’aula, e quando il dottor Butler fece il suo ingresso si unì al coro di buongiorno che risuonò forte e chiaro. Si affrettò ad estrarre un quaderno e una penna per prendere appunti e memore dei giorni tra i banchi di scuola ad Hogwarts si lasciò trascinare dal flusso delle spiegazioni, immergendosi nelle parole precise e squillanti dell’esperto di antidoti. Erano quasi giunti al termine del ripasso delle leggi di Golpalott quando qualcuno bussò alla porta, interrompendo la lezione. L’anziana figura dell’infermiera Morgan fece capolino sull’uscio, entrando poi nell’aula dopo aver spinto senza alcuna delicatezza – era fatta così, del resto – un’imbarazzata Jolene White. Jane guardò la strega, sorpresa di vederla presente al suo stesso corso: sapeva che il personale di Hogwarts a volte trascorreva dei periodi di formazione presso l’ospedale londinese, ma immaginava che il carico di lavoro durante l’anno scolastico non permettessero a Jolene di assentarsi dal castello troppo a lungo. Le sorrise quando si avvicinò al suo tavolo, e spostando la borsa di tela dalla sedia accanto a sé le fece cenno di prendere posto. « E’ un po’… troppo, lo so. » Sussurrò sottovoce guardando in direzione della Morgan, che dopo un inchino ossequioso nei confronti del medimago Butler aveva lasciato l’aula, seguita dalla sua fidata libellula. « Almeno tre partecipanti per ogni corso subiscono questa scenetta, mi dispiace che oggi sia toccato a te. Abbiamo cominciato da poco, comunque, poi se vuoi ti passo gli appunti. »
« Psst! Read! Psst! » mentre Butler riprendeva a spiegare, Jane scoprì che purtroppo Richard aveva notato la sua presenza, infine. « Non mi presenti la tua amica? Non sono sicuro di averla vista pr- » « Signor Hughes! Vedo che le leggi di Golpalott per lei ormai sono una semplice filastrocca! Che ne dice di ripeterle tutte, a favore della classe? » L’anziano mago osservava con aria delusa il suo collega, che in pochi istanti assunse un delicatissimo color ciliegia.
« Ti risparmio le presentazioni. » Jane sussurrò velocemente le parole a Jolene mentre Richard iniziava a balbettare le leggi di Golpalott, improvvisamente meno spavaldo del solito. « Non credo sia la persona migliore da annoverare tra le proprie amicizie. »
© unconsoled
 
Top
view post Posted on 13/6/2022, 21:14
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:



jolene white
22 y.o. | hogwarts nurse

Mi lasciai cadere sulla sedia appena liberata da Jane, felice di potermi confondere con tutti gli altri. «Grazie» le sussurrai, e avrei voluto ripeterglielo ancora quando mi disse che quel destino imbarazzante non era toccato soltanto a me. Avrebbe anche potuto esserselo inventato al solo scopo di rincuorarmi, non me ne sarebbe importato nulla. Inserire la mia figuraccia all'interno di un pattern già visto e stravisto le toglieva rilevanza, come se l'intero episodio parlasse meno della mia sbadataggine e più delle maniere eccessive della donna.
«Rivedrò Molly nei miei incubi stanotte» borbottai, ma stavo già sorridendo, mentre estraevo dalla borsa un plico nuovo di pergamene e l'occorrente per scrivere. «Grazie per gli appunti, allora dopo ne approfitto per recuperare la prima parte.» Quelle parole avevano uno strano sapore nostalgico, parvero trasportare l'intera aula a qualche anno addietro e tramutare noi tutti in studenti che ancora si barcamenavano tra lezioni, compiti ed esami. Negli anni di Hogwarts mi ero sempre mostrata studiosa, tranquilla in aula e ubbidiente con gli insegnanti, e a pelle credevo che anche Jane fosse stata quel tipo di alunna. Se avessimo avuto la stessa età forse ci saremmo davvero ritrovate come compagne di banco.
«Psst! Read! Psst!» Voltai leggermente la testa, il necessario per vedere l'uomo che voleva attirare l'attenzione di Jane. Sedeva vicino ad una giovane donna dalle labbra tirate che guardava me e la medimaga come se le avessimo appena rubato una cioccorana. Sfortunatamente per il suo amico, le chiacchiere nel ben mezzo del corso non sembravano essere molto gradite dal dottor Butler. Presto tutti gli occhi furono puntati su Hughes; provai un moto di solidarietà nel vederlo arrossire fino alle orecchie, a quanto pareva l'imbarazzo faceva presto a scegliere una nuova vittima in quell'aula. Jane, invece, non sembrava molto dispiaciuta per il suo collega, e capii che doveva avere i suoi motivi per non apprezzarlo.
«Questa giornata sarà un enorme déjà vu dei tempi della scuola, vero?» sussurrai, la bocca nascosta dietro ad una pergamena mentre la srotolavo per poter prendere appunti.
Mi piaceva quel ritorno di vecchie abitudini, tutte conosciute così bene da creare immediatamente un ambiente familiare e sicuro. La parte migliore, proprio come a scuola, era la prospettiva di imparare qualcosa di nuovo. Presto cominciai a prendere appunti con grande impegno, non volevo perdermi nemmeno una parola del dottor Butler. La sua fama di esperto di veleni e rispettivi antidoti ne faceva una figura da ammirare, da cui c'era molto da imparare. Potermene stare lì con la speranza di assorbire anche solo una piccola parte delle sue conoscenze mi sembrava un piccolo miracolo, volevo esserne all'altezza.
La teoria, ad ogni modo, durò poco. Fu presto chiaro che quel primo giorno ci saremmo dovuti mettere in gioco personalmente. L'idea del dottor Butler era pressapoco questa: avremmo dovuto sfruttare le nostre conoscenze per creare un antidoto contro un veleno poco comune o una pozione leggermente modificata. Non ci sarebbero state ricette prestabilite, quindi, solo la nostra logica nel comprendere quale ingrediente ne neutralizzasse altri. Avremmo ripetuto lo stesso esperimento alla fine del corso, con la previsione che le nuove conoscenze che avremmo acquisito nel frattempo ci avrebbero portato a risultati nettamente superiori.
L'organizzazione prevedeva che ogni bancone si occupasse di un diverso veleno; io e Jane, quindi, avremmo lavorato insieme. Dovevamo aspettare che il dottor Butler arrivasse anche da noi per farci pescare da un piccolo calderone in cui aveva ripiegato diverse pergamene con descrizione e relativi ingredienti dei veleni; nel mentre, approfittai della confusione generale per scambiare qualche parola con la medimaga.
«Come stai, Jane?» Mi appoggiai con gli avambracci sul bancone, chinandomi un po' dalla sua parte. Era passato un po' di tempo da quando avevamo avuto modo di parlare faccia a faccia, e forse questa era addirittura la prima volta in cui ci ritrovavamo noi due da sole, senza la mediazione di amici comuni. E nonostante mi sentissi a mio agio in sua presenza, persisteva come una sorta di timidezza che mi portava ad essere più prudente con lei che con altre mie conoscenze. Non capivo bene a che cosa fosse dovuta questa mia naturale reazione, perché Jane era sempre stata impeccabile, gentile e alla mano come poche altre persone. A ben pensarci, forse si trattava proprio di questo, della sua capacità di essere ad un tempo disponibile ed inafferrabile: anche adesso, sapevo ben poco di lei.
«Quindi lei è miss Whitey, giusto?»
Mi voltai verso Hughes, che nel frattempo aveva ripreso il suo colorito naturale e ci stava offrendo un sorriso obliquo e stranamente compiaciuto. «White» lo corressi, lanciando un'occhiata a Jane. Non pensavo che avrebbe gradito quella nuova intrusione, ma per fortuna l'arrivo del dottor Butler ci risparmiò altre battute. L'uomo lasciò che Hughes pescasse dal calderone, poi raggiunse me e Jane.
«Bene, signorine, per voi rimane solo questo.» Estratto l'unico foglio rimasto, vi dette una fugace occhiata prima di tendercelo. «Ah, la Morte vivente permanente! Questa è interessante. Una volta mi è capitato un paziente che aveva ingerito qualcosa di molto simile.»
«È riuscito a trovare un antidoto?»
«Certamente. Non è stato semplice, ma alla fine si è svegliato. Per un po' ha saputo parlare soltanto greco antico e abbiamo avuto un po' di difficoltà a fargli capire che non ci trovavamo nell'Atene del quinto secolo avanti Cristo, ma poi si è ripreso del tutto.»
Dopo averci augurato buon lavoro, il dottor Butler ci voltò le spalle e si allontanò. Guardai Jane con le sopracciglia alzate ed un'espressione poco convinta sul viso. «Sarà divertente» mormorai.
© unconsoled

 
Top
view post Posted on 6/5/2023, 16:31
Avatar

The North remembers. ♥

Group:
Medimago
Posts:
7,676
Location:
Blair Atholl, Scozia

Status:



jane read
19 y.o. | healer

Non riuscì a reprimere un sorriso mentre Jolene indicava Molly come la prossima protagonista delle sue angosce notturne: quando l’infermiera Morgan era ancora nel pieno della sua attività lavorativa si occupava di seguire gli infermieri tirocinanti, e la libellula era il terrore di ogni singolo studente, dotata dell’innata capacità di richiamare la proprietaria quando qualcuno provava a riposare per un solo attimo o si nascondeva in cucina per fare una pausa nel caos del reparto. Un incubo in tutto e per tutto.
Nel frattempo, Richard era sopravvissuto decentemente alle domande del dottor Butler, e sperando che quel momento di imbarazzo gli avrebbero impedito di essere se stesso per almeno metà della mattinata, Jane si allacciò ai richiami dei tempi di scuola paventati da Jolene, annuendo. « Da quello che mi hanno raccontato, era così anche ad Hogwarts. » sussurrò veloce la risposta mentre il docente si avvicinava alla lavagna e con un tocco della bacchetta iniziava a far comparire il programma della mattinata sulla superficie scura. « Credimi, non so come abbia fatto a sopravvivere sette anni in cima alla Torre di Astronomia senza cadere accidentalmente. » Trattenne una risata, temendo di fare la fine dell’appena nominato grifondoro, e si concentrò sulle parole del Medimago che aveva ripreso la spiegazione. Il dottor Bulter era un uomo preciso e metodico – qualità fondamentali per creare le basi della sua maestria con gli antidoti – e tale aspetto del suo carattere trapelava in ogni singola parola dei suoi discorsi. La parte teorica proseguì brevemente ma senza fretta, ad una velocità tale che permettesse a tutti di annotare gli appunti con precisione. Al termine della lezione Jane lasciò scivolare la sua pergamena in direzione di Jolene, accompagnata da un veloce « … così non mi scordo di lasciarti gli appunti! »
La pausa che aveva preso rapidamente forma venne momentaneamente interrotta dal Medimago, che riprese parola e iniziò a descrivere gli obiettivi della restante parte della giornata: un silenzio delicato calò giusto il tempo di permettere loro di comprendere che non si sarebbe trattato del solito corso di aggiornamento e che avrebbero dovuto mettere in pratica conoscenze nuove e vecchie. Un brivido di eccitazione scosse appena Jane, felice di poter fare qualcosa che potesse occuparle mente e fisico al tempo stesso, auspicando in una stanchezza a fine giornata tale da permetterle forse di chiudere occhio quella notte. Si voltò verso Jolene, sorridendo per l’opportunità di lavorarci insieme: si conoscevano poco, eppure da quello che aveva avuto modo di cogliere dai suoi modi e dalla sua gentilezza, sentiva che sarebbe stata una piacevole mattinata in sua compagnia. Tuttavia, quando quella semplice cortese domanda – due parole, un come stai diretto e innocente – giunse alle sue orecchie, la sua mente non riuscì a trattenere una scossa di realtà e ricordarle come e perché aveva fatto conoscenza di Jolene. E soprattutto, chi era in loro compagnia ogni volta che avevano avuto modo di fare conversazione. La sensazione di smarrimento che avvertiva fece fugacemente capolino nel suo sguardo, e per cercare di nasconderla abbassò velocemente il volto, spostando la borsa e il libro di pozioni che si era portata dietro per liberare il bancone in vista dell’esercitazione pratica. « Oh! Sto bene… grazie! Sono contenta di poter passare una giornata diversa dal solito. » Rialzò lo sguardo, sorridendo all’infermiera e sperando che nulla nel suo volto tradisse l’agitazione che aveva iniziato ad attorcigliarle lo stomaco. « Tu invece, come te la passi? » Non fare domande troppo specifiche, non farl- « Come procede la vita al castello? Immagino gli studenti ti diano sempre un bel carico di lavoro! » … troppo tardi.
Nominare Hogwarts era stato un passo falso, falsissimo, di cui era certa si sarebbe pentita nell’istante in cui Jolene avrebbe potuto far deviare il discorso verso lidi che era meglio rimanessero inesplorati. Fu per questo che l’interruzione momentanea di Richard fu piacevole rispetto alla normalità, breve e quasi innocua grazie nuovamente al dottor Butler. Non riuscì a trattenere un sospiro di preoccupazione – di tutti i veleni, il Distillato della Morte Vivente non era certo il più complesso, ma di sicuro uno dei più pericolosi e riteneva che solo persone del calibro di Butler potessero permettersi di maneggiarla con sicurezza. Tuttavia, l’aneddoto dell’esperto riuscì in qualche modo a scalfire le sue preoccupazioni, e non appena si fu allontanato non ebbe modo di trattenersi dall’esclamare « Magari il paziente in questione era andato in gita con il preside Peverell… Organizza ancora le sue scampagnate alternative, che tu sappia? » Mentre attendeva una risposta, spostò al centro del bancone gli ingredienti del distillato che dovevano studiare, mettendoli in fila uno accanto l’altro. « Allora… Se ben ricordo la valeriana può essere utilizzato anche come antidoto universale… che dici, potrebbe funzionare come base, o sarebbe troppo semplice? »
Il lavoro occupò quasi tutta la mattinata, ma il tempo non sembrò scorrere troppo lento: come aveva preventivato, Jolene si confermò una persona eccezionale con cui dividere il banco di lavoro, e tra un confronto e un suggerimento Jane si chiese come sarebbe stato annoverarla tra le conoscenze ai tempi del castello. Sicuramente l’avrebbe considerata un’amica preziosa. Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dal richiamo del dottor Butler, che annunciava la fine delle lezioni per quella mattina e dava loro appuntamento dopo la pausa pranzo. « Ti andrebbe di fare pausa in giardino? Non sembra fare troppo freddo, ma nel caso ho scorte di tè a sufficienza in uffi-. » « Dunque, Miss White… sa già dove andare a pranzare? Posso consigliarle un locale nei pressi dell’ospedale che offre la migliore pancetta di Londra? Che ne dice? » Nemmeno il tempo di finire la propria proposta, ed ecco che Richard imponeva nuovamente la sua ingombrante presenza mentre la strega che era in sua compagnia fino a qualche istante prima cercava di fulminare Jane e Jolene con lo sguardo.
© unconsoled
 
Top
3 replies since 11/3/2022, 16:18   169 views
  Share