CASEY BELL
OUTFIT
Sin dalle prime luci dell'alba, quando il sole si intrufolò attraverso i vetri delle finestre del dormitorio, una tenera compagnia aveva deciso di accoglierla nel mondo della veglia. Gli occhi gonfi di sonno di lei faticarono non poco a distinguere la natura di quel soggetto: piccolo, veloce, attorniato da una leggera nebbiolina bluastra come il corpicino rotondo. Per prima cosa la Grifondoro pensò si trattasse di un boccino d'oro. Qualcuno doveva averlo lasciato libero in sala comune la sera precedente o si era svegliato prima del sorgere del sole per allenarsi a Quidditch. Il colorito blu della pallina però destò dubbi e sospetti, finché le pupille non riuscirono a mettere a fuoco un becco sottilissimo e una codina bianca.
«Hey, ma… ciao» sussurrò Casey sedendosi sul letto.
Il colibrì sfrecciò ronzando e piroettando come un'ape su un campo fiorito, indagando fra le tende del letto e i libri posati sul comodino. Di tanto in tanto si avvicinava a lei intimidiito per poi sfrecciare via dal contatto.
La Bell ne rimase totalmente ipnotizzata. Seguiva l'uccellino nel suo percorso, fantasticando sulla sua provenienza. Non doveva essere semplice per un colibrì vivere sulle Highlands, e doveva trattarsi quasi sicuramente del famiglio di qualcuno o di una trasfigurazione. Anzi, più che probabilmente si trattava di una trasfigurazione. La bacchetta era sul comodino, pronta a rivelarne la vera natura con un Finite Incantatem, ma era fin troppo bello, fin troppo elegante per essere costretto - cosa sarebbe stato dopo e cosa era stato prima? Un calzino, una penna, una pallina da tennis? - a non godere pienamente delle sue nuove possibilità. Sarebbe stato crudele recluderlo nuovamente nell'impossibilità di vivere.
Così Casey si alzò dal letto. Le altre Grifondoro dormivano ancora o qualcuna di loro sonnecchiava in dormiveglia attendendo l'ultima chiamata del gallo prima della colazione. Andò in bagno, si lavò, scelse i vestiti da mettersi per quella giornata e meditò sulla possibilità di cominciare subito il tomo richiesto dalla Belechtor o di aspettare un po', magari in giardino con Julius Marvin, una bacinella di caffè e una sigaretta. Possibilmente seguita dal bizzarro colibrì, che non l'aveva abbandonata nemmeno di fronte allo specchio sul lavandino.
Nel mentre le compagne si svegliarono, la salutarono, e la giornata cominciò a sembrare una buona giornata.
«Buonnnngiorno, Kim! Sei pronta a indagare i misteri dello zolfo, del mercurio e del sale da cucina?»
«Direi proprio di no, Cas.» Kimberly entrò barcollando in bagno mentre Casey si spazzolava i denti. Il colibrì che le ronzava attorno alla testa. «Penso che me ne occuperò questo pomeriggio.»
«Non puoi. Questo pomeriggio c'è il party segreto!»
«Oh è vero, il segretissimo party di cui nessuno parla e di cui non si può far parola con prefetti e Caposcuola. Cosa ne pensa, Caposcuola?»
Casey sputò nel lavandino.
«Che se arriva un docente lo stordisco e lo appendo come un acchiappasogni a un albero con la mia stessa bacchetta.»
«Oh, che dispiacere. Questi sembrano degli ottimi propositi per cominciare una giornata.»
«A proposito di cose belle. Di chi è il colibrì?»
«Il che?»
«Il colibrì.» Casey alzò un palmo mentre si asciugava la bocca con la sua tovaglia, per sottolineare l'evidenza dei fatti.
«Quale colibrì?»
Kim la guardò perplessa dritta negli occhi, mentre l'uccellino continuava a frullare le ali veloci all'altezza del suo volto. «Comunque mi preparo e ti raggiungo in aula studio fra un'oretta. A dopo.»
L'amica lasciò il bagno e si chiuse la porta alle spalle fin troppo presto. Non vide il sorriso di Casey sfumare mentre vedeva la buona giornata sgretolarsi in un battito d'ali inesistenti.
Stava seduta su una panchina del cortile, in attesa di Shaw e dei suoi drammi di fronte allo specchio. Guardava in basso, e ormai aveva memorizzato le linee e le crepe delle mattonelle del chiostro. Fra le gambe teneva un sacco, da cui ad ogni micromovimento proveniva il tintinnio del vetro di un mucchio di bottiglie di vino e birra. L'anomala compagnia non l'aveva abbandonata. Di tanto in tanto scompariva dietro una colonna o fra le foglie di un rampicante per poi librarsi di nuovo verso di lei ronzando fastidioso come una zanzara. Non si sarebbe stupita se quel lungo becco appuntito lo avesse utilizzato per pungerla e succhiarle il sangue dal corpo.
Per tutto il giorno fu la sua ombra. Le roteò attorno a colazione in sala grande posandosi sulle caraffe e sulla frutta in cerca di nettare, poi in aula studio costringendola ad impiegare il doppio del tempo a finire il tomo di Alchimia, infine in biblioteca.
Cercò disperata un rimedio, ovviamente. Le tentò tutte: Finite Incantatem di certo, un buon bicchiere d'acqua e bicarbonato, pizzicotti e pugni in testa, meditazione trascendentale, un buon Confundo auto-assestato, un pisolino pomeridiano, death metal sparato a tutto volume nelle orecchie. Nulla di ciò valse una miglioria, e il colibrì continuò a ronzarle attorno totalmente disinteressato alla follia in cui degenerare la sua povera vittima. Nessuno lo notava a parte lei, a meno che non fosse un pesce d'aprile collettivo. Ci aveva riflettuto in effetti sulla possibilità che l'intera scuola stesse fingendo per farle uno scherzo, ma non aveva avuto il coraggio di esporsi correndo il rischio di far la parte della matta. «Ahahah molto divertente, me l'avete fatta, ragazzi.»
Prese ad ignorarlo. Quasi, seduta su quella panca in attesa di Shaw, non badava più alla sua presenza.
«Come va, fra'? Ce ne hai messo di tempo.»
Draven fece la sua comparsa scusandosi per il ritardo. A Casey in quel momento non importava nulla di aver aspettato, ormai succube del crogiuolo in bollore nel suo cervello. Alla fine non erano nemmeno molto in ritardo: si sa che ad eventi come i party clandestini organizzati dai ragazzi nessuno arriva in orario.
«Insomma, siamo fortunati ad andare in coppia. Tu non puoi comprare alcolici, io non ho la testa per pensare ai dolcetti. Fosse stato solo per me saremmo andati dritti verso la via dello sbocco senza fare un po' di fondo» disse. Prese a camminare con Draven dirigendosi verso i cancelli.
Il cammino non fu lunghissimo ma fu pieno di ciance. Casey manteneva comunque uno sguardo un po' spento mentre interloquiva con Draven seguita dal colibrì. Raggiunsero Hogsmeade in nemmeno dieci minuti chiedendosi chi diamine potesse aver organizzato quel festino, come risolvere i "polverosi" problemi di Sinister e se avessero mai trovato modo di convincere il loro boss a integrare nell'inventario dell'oggettistica roba meno cringe. Entrambi giunsero a un "no" come conclusione.
Una volta arrivati al borghetto la strada verso il party si infiltrava nella boscaglia. Il percorso era segnato da una serie di fiocchetti colorati cautamente celati ad uno sguardo superficiale. Il colibrì si lanciò immediatamente in mezzo ai tronchi, scomparendo e ricomparendo alla vista. In un certo senso Casey lo teneva d'occhio. Aveva smesso di chiedersi cosa diamine significasse la sua comparsa e accettato il fatto che si fosse realmente ammattita, ma ora l'uccellino aveva mutato totalmente comportamento: non vagava più esplorando l'ambiente circostante, sapeva dove andare, li precedeva sul percorso frullando le ali con urgenza verso il luogo designato per il festino. E questo era strano, era come se si fosse svegliato con lei e avesse atteso con lei l'arrivo di quel particolare momento.
«Sai, Draven» si fermò un attimo in mezzo alla foresta, le voci dei primi arrivati al party abbastanza vicine «credo che noi adolescenti riponiamo fin troppe aspettative nella vita. Siamo giovani, abbiamo tanto tempo anche se potremmo schiattare male da un momento all'altro senza nemmeno accorgercene. E poi, magari io sono morta e tu sei solo una proiezione di chissà cosa che mi fa credere di star vivendo mentre invece sto lentamente sprofondando nelle spelonche più bruciacchiate dell'inferno. In ogni caso, propongo di lasciar perdere ogni mira, ogni ansia, e di sospendere il giudizio sul farsi e il non da farsi per concederci di lasciarsi trapassare dalla vita e basta. Insomma, mi sono svegliata bene ma un paio di minuti nel mondo dei vivi e mi sono ricordata di quanto poco senso abbia questa frenesia nel farsi spazio nella vita sociale altrui e soprattutto vivere speranzosamente in funzione di qualcosa. Non c'è niente oltre a tutto questo, a parte l'alcol.»
Le parole fluirono dalla sua bocca come vino da una botte di vino aperta e rovesciata. Sì, forse avevano poco senso, furono la spinta decisiva a darsi il coraggio necessario per quella festa. Sperava che anche Draven potesse attingerne per combattere le proprie resistenze, magari solo per quella volta, per poi scoprire che in effetti non c'era nulla di così spaventoso in una festicciola come quella ed averne meno paura in futuro.
Poi il colibrì, a metà discorso, si posò sulla spalla sinistra di Draven per beccarsi le ali. Senza spiegarselo, Casey percepì una grande ondata di calore al petto, la piacevole sensazione di sentirsi a casa.
«Per fortuna hai i capelli corti, Drav. Così non dovrò tenerteli quando sboccherai l'anima.»
Finalmente fecero la loro comparsa sul luogo del festino. Il colibrì alla loro ripartenza si fiondò verso i nugoli dei primi arrivati frullando imbizzarrito le ali come in una nuvola di moscerini. Per l'esattezza si avviò verso il gruppo di prefetti.
La prima cosa che Casey fece, facendo un cenno divertito a Draven, fu uno scherzetto. «Hey, che diamine state combinando qui?! Aspettate che Peverell lo sappia e verrete espulsi tutti quanti.» Poi allungò il sacco con le bottiglie di vino e birra, smentendosi da sola. «Tieni, Camille, non sapevo il quantitativo esatto di persone che avrebbero partecipato. Penso che comunque non basteranno…»
La salutò, così come salutò Daniel e Mike e fece col capo un cenno silenzioso ad Alice, un po' più lontana, che stava allestendo la zona musica. Dedicò un sorrisetto un po' scemo a Jean.
«Ciao» disse guardandola. «Com'è?»
L'uccellino restò a svolazzare veloce in mezzo a tutte le loro teste. Dopo poco scivolò verso Alice, per curiosare nel suo lavoro.
A un tratto, alle sue spalle, sentì la voce familiare di una piccoletta appena arrivata. Si voltò, lanciò uno sguardo a Draven per confermare il primo sorso di vino. Vide la Nightingale lì vicino saltellare entusiasta della losca situazione.
«Che? Duelli?» le domandò mutando espressione all'improvviso. «Chi ti ha portata qui, Nightingale?» Finse serietà, benché le venisse da sbuffare a ridere. Doveva essere strano per una matricola catapultarsi in qualcosa di tremendamente illegale per ritrovarsi dritto dritto fra le fauci del proprio Caposcuola.
«Avanti, sputa il rospo.»
Interazioni con: Draven (concordate), Camille, Daniel, Mike, Alice, Jean, Ibony.
Avvertenze: il colibrì lo vede solo Casey. Deliri allucinogeni divinatori.