IntroduzioneAll'interno di una delle sale di lettura nel British Magic Museum, la Giornalista siede stravaccata ad uno dei tavoli liberi.
Una delle sedie accanto a lei è stata tirata a sé col piede per distendervi la gamba destra, piegata contro il tavolo perché il ginocchio possa venire usato come leggio per il libro che sta consultando.
La sua personale copia di
Antichi stregamenti ed incanti obliati di
E. Limus è aperta nel capitolo sulla fattura orcovolante con particolare attenzione sulla storia sulla sua creazione. Subito dietro, sparsi per il tavolo, erano stati poggiati una copia di
Manuale degli Incantesimi, Volume II di Miranda Gadula,
Mitiche Magie per Stregoni Stravaganti e
Dove c'è una bacchetta c'è un modo.
Superate le teorie legate al folklore romeno e la sua cultura magica, Ariel era stata catturata dal capitolo sulle influenze delle scuole di magia francesi e l'influenza dell'Académie e la classe alchimista dell'undicesimo secolo nella creazione della fattura.
Era sicuramente influenzata da un bias nazionalista, ma finché riusciva a rimanere concentrata su un libro di incantesimi, tanto meglio per lei.
Diversamente da buona parte dei suoi colleghi e coetanei, non si era mai vista prediligere lo studio di tutte quelle "materie pratiche"; quando era ancora uno studente, perdeva facilmente motivazione e interesse nei corsi di Incantesimi, Trasfigurazione e Difesa nel momento in cui si concludevano le prove pratiche: era riuscita nell'incantesimo? Bene così, quasi sicuramente non l'avrebbe più provato una volta lasciata l'aula. Quindi anche adesso che dell'Accademia aveva soltanto i ricordi e i diplomi, non poteva che sentirsi a disagio in quella sala lettura, fra adulti intenti a borbottare a mezza voce degli incantesimi e piccoli oggetti sospesi magicamente per aria.
"Però esteticamente è così figo e divertente, voglio provarci."Tentativo 1/3L'orcolevitas l'aveva visto fare durante i suoi reportage della Giornata del Duellante e da quel momento non aveva fatto che chiedersi "ma sarà alla mia portata?".
Sebbene lavorasse spesso fuori dalla scrivania come Giornalista Investigativo, non aveva deciso fino a quel momento di tornare fra i libri e cercare di imparare qualche incantesimo utile per difendersi.
Per lei il brio del duello era limitato al rush di adrenalina, non spiccava per prontezza e voglia di mettersi alla prova come una Casey Bell o un più esperto Sirius White.
Nope. Lei era lì per imparare a far volare cose fastidiose per ridere.
«Va eseguito con spalle e corpo ben fermo, posizionato di lato rispetto al proprio obiettivo e la testa voltata verso di esso.»Lesse a mezza voce la descrizione del libro, mentre andava impugnando nella mano sinistra la bacchetta.
Si diede una leggera spinta con la mano libera per cercare di sedersi dritta. Poggiato finalmente il libro sul tavolo, riprenderebbe a leggere, passaggio per passaggio.
«Spalle e corpo ben fermo» Stese le spalle, rilassando i muscoli e poi portò la schiena dritta. Prese un profondo respiro, prima di espirare lentamente.
«Posizionato di lato rispetto all'obbiettivo» Sussurrò, mentre cercando di mantenere lo sguardo sulle pagine del libro, ruotò lentamente sul posto per portare proteso in avanti il lato sinistro del corpo, verso una delle pareti sgombre della sala.
«Testa voltata...»Alzò lo sguardo dal libro, verso la pietra nuda della colonna portante verso cui era rivolta.
Distese e sollevò il braccio sinistro, puntando verso il centro della facciata grigia la bacchetta.
«Orcolevitas?»Tentativo 2/3Niente. Dicasi l'esecuzione di prova peggiore della storia.
Qualcuno dall'altra parte della sala nel vederla tentare di inscenare posa ed esecuzione, si lasciò scappare uno
"SNORT" di tutto rispetto.
Ariel reagì sbuffando di rimando e gonfiando infantilmente le guance in un misto di stizza e imbarazzo.
«Quando si pronuncia la formula il braccio deve essere ben teso in tutta la sua lunghezza»Borbottò il passaggio successivo che non aveva nemmeno degnato di uno sguardo.
Ah ecco, sì, ora aveva decisamente più senso.
Sollevò il braccio sinistro, distendendolo completamente così che fosse parallelo alla spalla.
« L'enunciazione dev'essere imperiosa, decisa, senz'alcun esitazione. Come se fosse un comando.»Ecco, se prima pensava fosse la posizione il problema, ora c'era da chiedersi se il fallimento non fosse da ricollegare all'incertezza dimostrata nel pronunciare la formula.
Era un errore da principianti, qualcosa che all'atto pratico spiegava perché la donna avesse avuto l'istinto di ridere di lei.
Ventiquattro anni e l'attitudine agli incantamenti di uno studente del terzo anno.
Sospirò, passando nervosamente le nocche della mano sinistra contro la fronte.
"Ok, ignoriamo la signora."Si disse, scivolando oltre la sedia. Passò la mano libera contro le pieghe della gonna plissettata prima di incamminarsi verso la colonna.
Qualcuno la seguì con lo sguardo, cercando di nascondersi dietro i libri della biblioteca e lei decise di ignorarli, facendo buon viso a cattivo gioco.
Scrollò le spalle, poi le braccia e infine le gambe, cercando di riprendere sensibilità nei muscoli.
Raddrizzata la schiena, si spostò di lato, mostrando il fianco sinistro alla colonna. Stese il braccio sinistro totalmente verso questo, sollevandolo perché fosse parallelo alla spalla risultandone una completa estensione.
Aggrottò la fronte, mentre cercava di mettere a fuoco il punto contro cui avrebbe voluto gli spiritelli si scagliassero.
La mente cercava di ricreare immagini precise da tradurre in realtà una volta espressa la formula. L'associazione di idee le consigliò i Folletti, studiati ai suoi tempi in Cura delle Creature Magiche e memorabili per l'aggressività e territorialità.
Blu, piccoli e dotati di piccoli artigli, erano particolarmente diffusi lì in Inghilterra nelle contee del Devon e la Cornovaglia e il consiglio medio di un esperto era sempre quello di proteggere il proprio volto se mai si fosse incappati in un loro gruppo.
Infidi e piccoli, cercò di ridisegnarli nella sua mente alla pari di uno sciame di moscerini: un nugolo di fastidiose bestiacce, piccole e irritanti.
«Orcolevitas»Tentativo 3/3Uno sbuffo di fumo grigio, una scintilla e una leggera spinta, ma degli spiriti non c'era traccia.
Ariel storse il naso, scocciata, scuotendo la bacchetta per disperdere gli effetti del suo piccolo incidente pirotecnico.
Strano, era convinta di essersi applicata in maniera nettamente migliore delle altre, eppure un incantesimo apparentemente così banale ora le stava risultando più difficile di quanto si aspettasse.
«L'intenzione.»Una voce poco vicina si aggiunse al coro dei suoi pensieri. Voltandosi adocchiò la stessa maga che poco prima si era lasciata scappare una risata.
«Avevi letto dovesse suonare come un comando.»Aggiunse poco dopo, tentando di scemare l'imbarazzo nella sua voce: era palese stesse origliando i suoi studi una volta visto il primo tentativo fallito.
Ariel non si soffermò nemmeno per un secondo sulla buffa situazione creatasi, ma si girò invece verso il libro lasciato sul suo tavolo.
"Ah cavolo. Ha ragione."Si girò di scatto verso la signora, facendole un "ok" con la mano libera, prima di tornare con il volto rivolto verso la colonna.
Nuovamente, il lato sinistro era rivolto verso il bersaglio e il braccio sinistro era totalmente disteso verso la colonna, perfettamente parallelo alla spalla, stesa come la destra per risultare quanto più dritte e composte possibile.
Richiamò nuovamente nei suoi pensieri immagini precise: i Folletti della Cornovaglia e le loro illustrazioni nei Manuali di Cura delle Creature Magiche, il ronzio degli insetti e le immagini di artigli acuminati, come quelli dei Gargoyle di guardia sulle guglie delle chiese inglesi e francesi.
A suo favore c'era un'innata creatività e inventiva, la stessa che in quel momento prendeva piede con un eccesso di dettagli: il ronzio era mutato in un coro di risate grottesche e acute, i profili dei Gargoyle e le litografie dei Folletti si erano mescolati per creare immagini di piccoli spettri scuri e cupi, come diavoletti disegnati nel carboncino, armati di artigli come i Folletti, ma piccoli e tozzi come le statue delle nicchie.
All'immagine si aggiunse l'intenzione: immaginò la propria magia come una mano invisibile, la forza che avrebbe spinto i disegni della sua immaginazione fuori dalla sua bacchetta, scagliandoli con forza contro la colonna distante una dozzina di metri. Voleva un'impatto, un colpo letteralmente toccata-e-fuga.
Prese un profondo e respiro e poi con voce ferma, enunciò rapida il comando:
«Orcolevitas.»