| Draven Enrik Shaw 15 y.o. - Serpeverde Garzone c/o Magie Sinister Per via dell’aria lugubre e plumbea che caratterizzava il lungo vicolo cieco di Nocturn Alley, era difficile capire che ore fossero nel corso della giornata. Draven, ormai, ci aveva fatto l’abitudine e aveva imparato a rendersene conto semplicemente osservando fuori dalla vetrina polverosa di Magie Sinister. Non avrebbe mai portato con sé un orologio per sapere quando fosse, finalmente, ora di chiudere il negozio. Odiava gli orologi, quel ticchettio irritante che scandiva l’inesorabile scorrere di un tempo che non gli sarebbe mai stato restituito. Gli habitue del quartiere fungevano da cucù: la pausa pranzo, nei weekend di lavoro, era scandita da una strega che passava per la via urlando “occhi di tritone freschi a tre falci l’uno, sei la coppia”, come se fosse l’affare del secolo; tutti i lunedì pomeriggio, quando d’inverno iniziava già a fare molto buio, quindi più o meno tra le quattro e le cinque, passava un gruppo di tipi loschi, incappucciati, che spesso si fermava anche a fare rifornimento di oggetti dalla dubbia entità da Sinister; tutti i giorni, nel tardo pomeriggio, apparivano due allegri vecchietti che si mettevano a cantare canzoni popolari con fin troppo entusiasmo, per essere assidui frequentatori di Nocturn Alley, e loro erano il suo segnale per la chiusura serale del negozio; infine, c’era la sua preferita, quella che odiava più di tutti, la strega che faceva gli scherzi. Era l’unica che non sempre riusciva a incontrare, perché il più delle volte finiva di lavorare prima del suo arrivo. Indossava sempre, sia d’estate che d’inverno, una mantella senza maniche e senza cappuccio con grosse tasche che riempiva di pietre e spargeva, poi, nelle zone più dissestate della via per farci inciampare le persone. Aveva studiato e appurato il suo modus operandi dopo essere caduto in una delle sue trappole... Si era rotto il labbro cadendo di faccia per terra, in quell’occasione, e nel proprio ego ferito ancora echeggiava lo stridio della sua risata divertita. La lunga via principale, che caratterizzava il quartiere, costituiva un’inesauribile fonte di informazioni, per uno che non aveva niente di meglio da fare che fissare il vuoto in attesa di lavoro da svolgere o di compiti da finire, nei lunghissimi momenti morti e silenziosi in negozio, intervallati raramente dall'ingresso di qualche cliente. Una donna altissima, che entrando in negozio quasi aveva rischiato di buttare giù tutta la collezione di testoline essiccate appese al soffitto con tanta premura da Sinister, aveva interrotto la sua noia chiedendogli di mostrarle tutte le varianti di mantello che avevano in negozio. Dato che uno dei piccoli divertimenti segreti di Draven era quello di immaginare, nel silenzio della propria mente, quali fossero le storie di vita di quei clienti occasionali, aveva subito pensato che la donna avesse voluto confonderlo con tutte quelle domande e richieste perché non voleva svelare il vero motivo della sua visita; le serviva un mantello, sicuramente, ma chissà per cosa, dato che non voleva essere troppo precisa, come se nascondesse chissà quale piano malvagio. Mentre la donna commentava, con finto entusiasmo, uno a uno gli articoli che Draven le mostrava, il ragazzo non riusciva a fare a meno di pensare che, tanto, lei non avrebbe comprato niente… E così fu, dopo un tempo interminabile. Con molta probabilità, avrebbe mandato qualcuno al suo posto per effettuare l’acquisto dello specifico mantello che le serviva. Doveva assolutamente ricordarsi di fare caso a tutti i prossimi acquisti di mantelli e di riferirlo a Casey. La dote, o la sfortuna più grande, di quel ragazzo era decisamente la curiosità. Ma l’arrivo di quella cliente così prolissa gli aveva fatto perdere completamente la cognizione del tempo. Era capitato altre volte che non si rendesse conto dei suoi ‘segnali’ per via di qualche cliente dell’ultimo momento, come in quell’occasione, ma non aveva alcuna intenzione di allungare inutilmente il proprio turno di lavoro, dato che Sinister non pagava gli straordinari. Rimasto di nuovo solo e in silenzio, si avvicinò alla vetrina per osservare le condizioni della strada, in cerca di qualcuno dei suoi segnali: i due allegri vecchietti canterini erano già riversi a terra, ubriachissimi.
Nooo. Cazzo, è tardi. – bofonchiò tra sé e sé, prima di fare dietrofront e dirigersi a passo spedito verso il bancone. Controllò rapidamente di aver segnalato tutte le entrate e le uscite della giornata, poi prese la borsa scolastica, che sistemò scomodamente a tracolla, e si tirò su il cappuccio della felpa in modo da coprire il viso. L’esperienza gli aveva insegnato che amalgamarsi nei contesti era il modo più facile per passare inosservato. E in quella zona risaltavi se non sembravi uno con tanto da nascondere. Uscì dal negozio e si chiuse la porta alle spalle. Si voltò verso di essa e, dopo un rapido sguardo di sicurezza all’interno del negozio, per sincerarsi che tutto fosse in (dis)ordine secondo i criteri del suo datore di lavoro, dalla tasca sinistra dei jeans neri estrasse la bacchetta, puntandola verso la porta.
Colloportus. – enunciò, per sigillarla magicamente, come d’abitudine. Il click della serratura interna gli confermò che il negozio sarebbe stato al sicuro, o che quantomeno lui aveva eseguito correttamente le paranoiche indicazioni di Sinister. Rimise la bacchetta al suo posto e nascose, poi, entrambe le mani nelle tasche della felpa quando prese a camminare, a testa china, in direzione di Diagon Alley. Con uno sbadiglio, volse l’angolo del negozio per immettersi nella strada principale, dove una strana fonte di luce attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo davanti a sé, lì dove una ragazza dai capelli chiarissimi e l’aspetto minuto stava fotografando chissà cosa. Dall’abbigliamento non troppo altolocato sarebbe potuta passare per una frequentatrice della zona, ma i capelli, seppur semi nascosti dal cappello a punta, attiravano troppo l’attenzione in un posto del genere; per non parlare della macchina fotografica, completamente inappropriata in un luogo in cui vigeva la più assoluta omertà.
Non è una buona idea, qualsiasi cosa tu stia facendo. – si sentì in dovere di dirle, avvicinandosi e fermandosi a pochi passi da lei.
Di sera bazzica una strega che vende unghie umane e si vocifera che le prenda fresche ogni giorno, quando la strada si fa silenziosa. – proseguì a dire, tenendo lo sguardo fisso sulla ragazza davanti a lui. Quanti anni poteva avere? Gli sembrava anche di averla già vista o conosciuta da qualche parte… Forse a scuola? Non sembrava poi tanto più grande di lui, di certo era più piccola di statura di almeno una decina di centimetri.
Edit del post per sistemare il codice. Edited by Draven. - 10/7/2022, 15:53
|