| Edmund Artemis Knight ‹ Studente Corvonero ‹ 11 anni ‹ OutfitAriel, così si chiamava quella ragazza bionda, era davvero buffa. Aveva un modo di parlare piuttosto insolito e altrettanto si sarebbe potuto dire del suo gesticolare. Edmund, sebbene non la considerasse affatto pericolosa, suggestione dapprima solo inconscia avvalorata poi dalla vista di quel cartellino effigiato con il logo della celebre testata, mentre ascoltava le risposte della giornalista, non riusciva tuttavia a smettere di chiedersi come diavolo parlasse.*Chissà se mi parla così perché sono un bambino e mi crede un babbeo o se lo fa con tutti... Che strana che è... Chissà da dove viene...* Avrebbe voluto segnarsi quel nome che aveva visto; non era chiaramente un tipico nome britannico, dunque forse non era inglese e probabilmente quel suo modo di parlare era tipico del luogo di provenienza... Chissà... Ecco perché era così strana, forse al paese di Ariel sarebbe parso strano lui con quei comportamenti che era solito ritenere normali... Forse... Su questo avrebbe potuto saperne di più però, un po' per timidezza, un po' per il timore di essere indiscreto si disse che non era il caso di aggiungere altre domande a quelle già fatte, e ascoltò tranquillo le parole che la donna gli stava dicendo; doveva piuttosto fissare il nome nella sua mente, quello sì poteva farlo. Ma se il nome era piuttosto orecchiabile, il cognome non era affatto facile da ricordare; capitava spesso Edmund, quand'era fuori con i genitori, vedesse qualcosa, leggesse un titolo di un libro, un nome di un personaggio, si ricordasse di dover fare qualche strano esperimento, e numerose altre cose simili; in tutte queste occasioni in cui c'era qualcosa da fissare, per evitare il ricordo svanisse, era solito appuntarlo nel pezzetto di pergamena che, consigliato dal suo maestro, il prof. Wright, sempre teneva in tasca; ebbene, anche quell'azione, possibile soluzione al problema mnemonico, era fuori dalla gamma delle sue possibilità: il gesto di estrarre il foglietto per scrivervi il nome della donna non era di certo un gesto educato e galante, dunque bandito. Edmund si sforzò quindi di ricordare quell'aspro cognome fintanto che non avesse potuto scriverlo. Apprese che la donna non aveva mai conosciuto di persona il Ministro, che a quanto pare era sparito, almeno così gli sembrò di capire, mentre conobbe il preside Peverell, descritto da Ariel con parole lusinghiere e cariche di apprezzamento. Se il binario col Ministro era un binario morto, questo secondo, che nasceva proprio da quella conoscenza che la giornalista poteva aver avuto del preside, offriva a Edmund un sentiero da percorrere per assecondare la sua indomita curiosità.«Oh davvero! Io non vedo l'ora di incontrarlo, mio padre dice che sa a memoria tutto il libro di Storia della Magia e che lo sa dire anche al contrario. Non so se è vero, ma se riesco mi piacerebbe chiederglielo quando lo incontrerò! Così gli posso chiedere anche quanto forte è nei duelli!»Edmund stava per concludere ma improvvisamente si arrestò e si guardò intorno temendo qualcuno potesse sentirlo, la madre infatti avrebbe potuto essere non distante da lui, come il commesso. Constatato la via era libera, proseguì «Mi ha detto anche che ha la barba che puzza sempre di sudore e di formaggio, però secondo me non è vero, lo dice perché è invidioso che è più bravo di lui, te che l'hai incontrato sai se è vero? Hai sentito l'odore della sua barba?»Edmund sarebbe andato avanti con un'altra cinquantina di domande ma si zittì quando la ragazza iniziò a parlargli delle macchine fotografiche, quelle scatolette in grado di immortalare attimi e catturare immagini erano state infatti il punto di partenza di quell'insolita conversazione. L'undicenne ascoltò con attenzione, gli piaceva conoscere le storie che si celavano dietro le vite delle persone, e quella era una di queste. Gli occhi non si scollavano dal viso della ragazza e, per dare l'impressione di essere attento, si abbassò anche lui cercando di imitare l'abbassamento di voce della donna, e quando terminò la frase chiosò anche lui con la medesima espressione. Annuì convinto asserendo «Eh già, bam! Accio nuovi orizzonti! »Se fino a quel momento si poteva dire la conversazione stesse andando abbastanza bene, le parole che seguirono furono come un cumulonembo grigio scuro che improvvisamente oscura il Sole, facendo sprofondare il pieno giorno nella tenebra. La nuvola fu completamente davanti all'astro quando la donna ultimò la domanda.«Facciamo così: la Gazzetta del Profeta tiene sempre d'occhio giovani talenti; prova a vedere se accettano un tuo articolo alla piccola rubrica che tengono a castello, "L'Eco di Hogwarts", se entri e mi dimostri via gufo che stai andando bene a scuola, ti do una mano con la fotografia. Che ne pensi? »La domanda originò una violentissima vampata di calore nel ragazzo che lo investì in pieno tingendo di rosso scuro gote e orecchie. Non era il rendimento scolastico il suo problema, quello non era mai stato un problema. Ma il solo pensiero di vedere il proprio nome scritto su un giornale gli dava un senso di panico. Cosa avrebbero detto di lui? E se avessero riso di ciò che scriveva? E se si fosse sbagliato e avesse scritto qualcosa di falso? E se avesse confuso il present perfect con il past continuous che figura ci avrebbe fatto? Ogni volta che diceva qualcosa, tutti sembravano sempre pensarla diversamente da lui, se l'avesse scritto sul giornale, tutti lo avrebbero sicuramente criticato, già lo facevano di persona non c'era bisogno di esporsi al ludibrio anche di quelli che non lo conoscevano. No, la proposta della donna era decisamente fuori discussione, non faceva per lui tutto ciò, non se la sarebbe sentita di scrivere sul giornale della scuola. Gli dispiaceva deludere le aspettative della donna ma non se la sarebbe mai sentita di una cosa simile. Edmund avrebbe voluto guadagnare la porta e scappare. Quella domanda lo metteva così tanto in difficoltà, non avrebbe potuto far altro che rifiutare per liberarsi di quel nodo che gli si era formato in gola, eppure per rifiutare avrebbe dovuto qualcosa, e tutte quelle motivazioni sarebbero potute sembrare completamente ridicole. Non gli restava che improvvisare una scusa. Vide la mano della donna ma ritrasse la sua. «Ehm mi piacerebbe molto sì, davvero, sei gentile a offrirmelo ma non posso proprio. Mio padre lavora al Ministero e spesso ha delle informazioni delicate e non vuole che si sappiano quindi mi ha proibito di scrivere articoli perché sai potrei tradirmi... Ti ringrazio, sei davvero gentile ma non posso entrare in questa rubrica che hai detto.»Edmund abbassò lo sguardo mesto. Non voleva sembrare un fifone ma non se la sarebbe mai sentita di addentrarsi in un'avventura simile.«Mi dispiace, scusa. Non è per la scuola, quella sono sempre andato bene ma non posso proprio fare questo accio nuovi orizzonti che hai fatto te! »Ancora col viso basso si grattò in testa tra i ricci sempre scomposti. Gli dispiaceva deludere le aspettative della ragazza, e, era brutto da ammettere, gli dispiaceva moltissimo anche lasciarsi sfuggire quell'occasione per imparare a usare la macchina fotografica magica. Ma del resto cosa avrebbe potuto fare? Si ricordò però di un dettaglio. Non seppe perché gli venne in mente proprio in quel momento ma si ricordò che una cosa che preoccupava i genitori, il fatto che nessun adulto ad eccezione degli insegnanti, quindi nemmeno loro, avrebbe potuto recarsi ad Hogwarts se non in occasioni molto particolari. Alla luce di questo, realizzò che forse gli restava un'unica possibilità, e provò a giocarsela. «Se vuoi... Posso però fare altre cose... Sai, tante persone mi dicono un sacco di cose perché sono un bambino e non hanno paura di parlare... E io sono bravo ad ascoltare e a fare domande.»‹ PS: 100 ‹ PC: 50 ‹ PM: 50 ‹ EXP: 1
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