L'Elisir Sibilante, ovvero il mistero dei due calderoni

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view post Posted on 2/6/2022, 11:14
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Edmund Artemis Knight
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«Che razza di idiota! Falsa e idiota, anzi no: falsa, idiota e bugiarda truffatrice!»

Erano le 6,45 del mattino e la sala comune di Corvonero era quasi completamente deserta; era animata solamente da uno studente del primo anno e dalle molteplici ombre che muovendosi proiettava su ogni parete della torre circolare. L'undicenne stava camminando da alcuni minuti senza tregua, furente di rabbia avanti e indietro, davanti alle fiamme che ardevano nel camino e che, ignare di tutto ciò, danzavano allegre.
Quelle parole furono poco più che un sussurro, pronunciate a denti stretti sottovoce, ma il tono era così tagliente e sferzante, nel suo timbro acuto e sibilante, che a qualunque uditore presente sarebbero parse molto più violente e rabbiose di un qualsiasi urlo fatto a pieni polmoni.

Se il segno di interpunzione centrale della frase era stato appollottolare la lettera che aveva tra le mani con tutta la forza che aveva in corpo, punto fermo conclusivo fu poi lo scagliarla in direzione del camino con inaspettata animosità, un proiettile lanciato dalla mano del ragazzino che divenne dardo infuocato non appena le fiamme inghiottirono il boccone indirizzato verso di esse. Ma se il fuoco divorò la lettera che Edmund Knight, Corvonero del primo anno, aveva ricevuto poco prima con incredibile prontezza, non assorbì invece la rabbia che continuava a divampare incontrollata tra le mura della Torre dei blu e bronzo, ben più accesa delle fiamme nel caminetto.
La causa di tutto ciò fu proprio quella lettera che ora bruciava tra le fiamme e aprendosi, lasciava intravedere la firma arzigogolata del mittente: Catherine Hewitt, la madre di Edmund.

Nella lettera la donna aveva cercato di replicare alle accuse del figlio, il quale senza mezzi termini l'aveva ritenuta responsabile di avergli dolosamente manomesso il calderone. La Hewitt in risposta aveva provato in ogni modo a lei noto a discolparsi ma, a quanto pare, Edmund continuava a non credeva a una sola parola di quanto aveva appena letto. C'è da dire che non era la prima delle missive di questo genere, ce n'era già stata una qualche giorno avanti: nella prima lettera tuttavia la pozionista di York aveva commesso il grave errore di leggere con ironia le accuse del figlio, pensando a uno scherzo, o a un modo di sfogarsi per lo stress scolastico. D'altronde, era un'accusa così assurda e impensabile che non aveva nemmeno preso in considerazione l'ipotesi che fosse vera!
Ecco allora che scrivere al figlio che poteva immaginare quanto fosse faticoso il primo anno, che capiva le sue difficoltà e il suo scoraggiamento, che tuttavia Edmund non doveva arrabbiarsi col calderone se le pozioni non gli venivano alla perfezione, così come non doveva incolpare lei di averglielo manomesso, sarebbe stata questione di tempo, nemmeno a lei venivano perfette già al primo anno etc etc... erano state benzina sul fuoco gettata a secchiate. Se a lei erano parse docili rassicurazioni, ad Edmund erano sembrate una dichiarazione di guerra firmata e sottolineata, un banalizzare le sue accuse per non replicare e scusarsi. Insomma, una vergogna!
Ne era seguita una corposa replica di Edmund di ben 10 pergamene di deduzioni e controdeduzioni del perché era certo fosse stata lei a manomettere il suo calderone, del come la sua risposta avesse avvalorato la sua tesi e via dicendo... Ora era giunta l'agognata risposta della donna, ma anziché riportare il sereno, o anche solo diradare qualche nube, tra i due, accogliendo la richiesta di Edmund (tra le altre cose avere 5 calderoni nuovi tra cui avrebbe scelto quale tenere per sé) e scusandosi, aveva negato tutto il negabile, asserendo con forza che non aveva manomesso lei il calderone di Edmund e che il figlio non doveva permettersi di rivolgersi così alla madre, pena il ritiro del violino. Parole le ultime, che fecero infuriare come non mai il primogenito dei Knight, troppo arrabbiato persino per urlare. Uno schiocco del becco della civetta bianca, ancora in attesa del suo biscotto, riportò Edmund alla realtà.


«Ma l'hai vista in faccia quando scriveva? Si vedeva che mentiva giusto? Che falsa! Potevi beccarle tutte quelle dita da arpia, la prossima volta che ci vai torturala!»

Disse in direzione della mite Skye, tranquillizzandosi appena nell'accarezzarle il piumaggio.

«"Non mi devo scusare perché non ti ho manomesso nulla Edmund, le tue frasi sono accuse senza prove." Ma la senti, come ha imparato la frasettina, che falsa! FALSA!»

Disse con voce affettata e cantilenante imitando l'accento nordico della madre, continuando in questo dialogo bizzarro con la sua civetta, deciso come non mai a non mollare l'osso e a dimostrare a lui stesso e alla donna di avere ragione. Ma infondo era sicuro di aver ragione!
Non poteva essersi sbagliato, ne era certo. Dapprima non aveva nemmeno preso in considerazione l'ipotesi, tutto era partito per dimostrare quanto di più lontano da quello, ma quando quell'idea si era fatta strada nella sua testolina, tutto aveva avvalorato quella tesi al punto che ora ne era assolutamente certo.
Dannatamente certo.


*Devo provarlo, devo provarlo, ha ragione, devo provarlo, devo provarlo, ma come...?*

Riprese a camminare nervosamente, passeggiare lo aiutava a pensare e a riordinare le idee, e ne aveva quantomai bisogno in quella singolare circostanza. Il problema insormontabile era che, se dal suo punto di vista le prove erano schiaccianti, non era così facile provarlo alla madre la quale, giustamente (anche ad avviso di Edmund), richiedeva prove concrete delle affermazioni fatte, ma come fare a dimostrarglielo a miglia di distanza da lui? L'unica soluzione sarebbe stata inviarle il calderone, ma se da un lato ciò ne avrebbe lasciato il piccolo Corvonero privo per i giorni a seguire, dall'altro la donna ne avrebbe sicuramente approfittato per ripristinarne le funzionalità e poi affermare che si era inventato tutto ancora una volta. No, decisamente non era quella la strada da seguire!

Un'occhiata frettolosa lanciata in direzione dell'oggetto della diatriba, il nuovo calderone di peltro, misura standard 2, deposto vicino al divanetto, con all'interno il libro di testo di Arsenius Brodus gli diede però un'idea: non doveva contare necessariamente sempre e solo sulle sue forze, non stavolta perlomeno. Gli occhi si spalancarono come se avesse visto Merlino in persona, una luce di soddisfazione brillò nelle iridi chiare e in men che non si dica, si fiondò a tutta velocità in dormitorio e tornò prima ancora che Skye potesse lamentarsi della sua assenza, con tutto l'occorrente per scrivere. O meglio, per scrivere una lettera. Aprì sul tavolo il suo astuccio in pelle che rilegava le pergamene, allineò le penne con la punta pulitissima e aprì la boccetta di inchiostro blu notte. Accese una candela disponendovi a fianco una stecca di ceralacca e il sigillo dei Knight. Scelse con cura una bella pergamena, una di quelle che si usano per le lettere importanti e la dispose con cura davanti a sé, racchiusa tra le sue mani ne studiò la geometria suddividendo gli spazi. Impugnò quindi la penna col tratto più sottile e iniziò a graffiare la pergamena: un sorriso fiero si stagliò sulle labbra, la rabbia aveva ceduto il passo alla soddisfazione. Odorava già aria di vittoria.


*Adesso ti faccio vedere io, brutta strega! Truccarmi il calderone perché non riesca a combinare nulla e vantarti che sei la "pozionista più capace di tutto il Regno Unito". Cosa mi credi, uno stupido? Stupida te a farti scoprire così facilmente! Ti faccio vedere io...*

Edmund si impose la massima calma e scelse con cura ogni parola di quella lettera, non poteva permettersi brutte figure in quel caso. Skye ogni tanto gli graffiava il braccio reclamando un biscottino per ingannare l'attesa: alla civetta infatti era stato detto di aspettare, dal momento che Edmund detestava come poche cose andare in guferia. Il ragazzino l'accontentava senza troppe storie, impegnato nella stesura del testo. Quando ebbe finito sigillò la busta con la ceralacca imprimendovi l'effige dello stemma della casata dei Knight. Soddisfatto affidò la busta alla sua amatissima e fidatissima civetta.

«Ecco a te piccola, portala prima che puoi all'ufficio del professor White...»

Una rapida occhiata all'orologio che segnava le 7,13.

«...magari prima che inizino le lezioni, è alla torre di Astronomia, vai!»




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Edited by Edmund Knight - 2/6/2022, 16:18
 
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view post Posted on 2/6/2022, 16:01
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Che Sirius fosse un mattiniero, quello era certo. Non per carattere, nemmeno per abitudine eppure amava che fosse così. Non lo era sempre stato, mattiniero, una volta ma questo era solo un lontano ricordo della sua infanzia, dormiva a profusione. Che fosse libero da pensieri o affanni simili? Niente affatto ma tant’era. Sirius dormiva.
Con la crescita, con le esperienze, con le occupazioni della maggiore età tutto questo era sfumato. Si alzava di buon ora, si lavava come si doveva, consumava una colazione frugale. Pensava e lo faceva un sacco. A cosa pensasse poi, non era affatto facile a dirsi ma trovava che concedersi quel tempo per se stesso fosse un miracolo. Amava il silenzio, la tranquillità che accompagnava le prime luci dell’alba, il mondo che usciva dall’oscurità, la foresta e i suoi abitanti che prendevano lentamente vita destati dal torpore delle ore notturne. Dalla torre di Astronomia, ove risiedeva il suo ufficio, ne prendeva parte quasi ogni giorno, come un meraviglioso e gradito rituale. Sempre.
Per questo non si disfece affatto quando la civetta di uno studente del primo anno giunse a rompere il silenzio di quelle prime ore del giorno che già stava volgendo verso la affaccendarsi frenetico del giorno. Di lì a poco flotte di studenti si sarebbe riversate nei grandi corridoi della scuola alla ricerca della aula in cui si sarebbe tenuta la prima lezione di quel domani.
Tutti o quasi. Sì, perché se a molti la principali preoccupazione di quel giorno fosse di interrogarsi sulla natura della prima lezione, se avessero studiato abbastanza per la verifica che li attendeva, per certuni non era proprio così giacchè la mente volgeva a quesiti ben più singolari.
Chi ha manomesso per Merlino il mio calderone?
E ancora…
Perché non riesco a creare una copia perfetta dell’elisir Sibilante?
Che cosa?
La missiva l’avrebbe travolto come poche cose nella sua vita. E di cose il docente di Pozioni ne aveva viste e vissute.
Non conosceva quello studente, non ne aveva avuto ancora modo ebbene nonostante trovasse sciocca quella richiesta di una consultazione urgente e intuisse che molto doveva attribuirsi all’inesperienza e alla spontaneità dell’innocenza, sapeva di non potersene sottrarre. Ignorare la pergamena e il suo accompagnatore poteva essere fin troppo facile ma ormai la sua curiosità era stata destata.
Che cosa voleva un studente del primo anno di corvonero da un docente di pozioni alle sette e mezza del mattino? E ancora, dove voleva andare a parare con un elisir che non aveva né capo né coda e che non aveva mai letto in nessuno dei suoi numerosissimi manuali di infusi ed erbe?
Niente. La risposta si celava nel contenuto probabilmente e nel placido attendere di una civetta che non pareva affatto intenzionata a voler lasciare il suo ufficio se non con una risposta e possibilmente con una ricompensa.
Non aveva scelta e pertanto soddisfatta l’una e l’altra richiesta avrebbe lasciato il suo ufficio per le lezioni che lo attendevano quel giorno per poi ritornarvi al termine quando, come aveva scritto nella lettera di risposta consegnata al messaggero, avrebbe atteso curioso il suo studente.
Dunque, Edmund Artermis Knight, che cosa mai ti priva del tuo benedetto sonno d’infanzia?

 
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view post Posted on 3/6/2022, 13:09
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Edmund Artemis Knight
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Edmund, dopo aver spedito la lettera al professore di pozioni, finì di prepararsi e scese per la colazione al lungo tavolo dei Corvonero ancora poco affollato. Aveva appena iniziato a sorseggiare il thè quando la bianca civetta dell'undicenne fece la sua apparizione sotto la volta incantata della sala grande; il ragazzino fu notevolmente sorpreso di vederla di ritorno così presto, e ancor più sorpreso fu di vedere che aveva già con sé la lettera di risposta del professore che depositò davanti al piattino con le fette biscottate.

«Ma quanto sei brava Skye! Ottimo lavoro, sei la miglior civetta che esista! Ti sei comportata bene vero? Spero che non l'hai beccato fin che non rispondeva!»

le disse sorridendole con dolcezza e accarezzandole il piumaggio mentre rovistava nelle tasche alla ricerca di qualche residuo di biscottino gufico. Attese che la civetta sgranocchiasse le poche briciole rimaste e spiccasse il volo, e aprì quindi la busta per leggere se il professore gli avesse concesso di incontrarlo. Mentre portava alle labbra la tazza di thè gli occhi correvano tra una riga e l'altra della lettera, sorretta dalla mano sinistra davanti al volto, e man mano che lo sguardo scendeva in basso un sorriso soddisfatto sempre più evidente si andò disegnando sul viso: appuntamento concesso per quella sera stessa al termine delle lezioni.




Non fu semplice per Edmund convincere il biondo Serpeverde a capo della produzione di "Elisir Sibilante" a prestargli nuovamente il calderone per quella sera, però Edmund, quando voleva, sapeva essere molto convincente; avrebbe saputo convincere uno gnomo di essere una fata dunque quell'operazione richiese una certa dedizione ma riuscì senza troppe difficoltà. D'altronde i suoi compagni volevano guadagnare da quella sorta di "industria pozionistica" ed era bastato mettere loro per iscritto che non avrebbe mai fatto loro concorrenza (e che gli avrebbe fatto qualche compito di storia della magia) per farsi dare ricetta, calderone e 5 bottiglie omaggio.

Finite le lezioni, Edmund si diresse a passo svelto verso il dormitorio, presso la Torre dei Corvonero, per cambiarsi, vestirsi in modo impeccabilmente elegante e preparare tutto l'occorrente per l'incontro col professore.
Mise il suo calderone dentro quello dell'amico, leggermente più capiente (e parecchio più usurato) del suo, vi mise poi dentro la pergamena con la ricetta dell'Elisir Sibilante, e due bottiglie contenenti un liquido simile di colore arancio. Ma mentre il colore dell'una era un bel arancione brillante, il colore dell'altra era un arancione più bluastro, tendente quasi al verdognolo. La prima era la pozione semicompleta, aveva trattato il liquido iniziale con l'aggiunta dei vari ingredienti ma mancava il passaggio finale, quello al calderone, infatti il colore era il medesimo di quello del liquido di partenza; la seconda invece, quella di colore più scuro era l'elisir finito, pronto per essere consumato.
Controllò un'ultima volta di aver preso con sé tutto e si avviò verso l'ufficio del professor White per raggiungere l'ufficio in orario. Non era mai stato nella torre di astronomia, qui non si tenevano lezioni del primo anno e non aveva mai avuto occasione di andare da quelle parti per cui si mosse con grande circospezione, attento a non perdersi, evenienza da scongiurare assolutamente onde evitare di arrivare con ore e ore di ritardo. Giunse al luogo dell'incontro un po' affannato ma fortunatamente in orario, grazie anche all'aiuto di una strega che lo accompagnò per due corridoi saltando da un quadro all'altro e mostrandogli quella che a suo dire era una scorciatoia, quindi bussò ed entrò nella stanza dove fu accolto dalla voce calma del professore.


«Dunque, Edmund Artemis Knight, che cosa mai ti priva del tuo benedetto sonno d’infanzia?»

Edmund si guardò intorno, era la prima volta che si trovava nell'ufficio di un insegnante, si sistemò la cravatta e dopo un colpo di tosse per schiarirsi la voce rispose cercando di risultare chiaro e di non fare trapelare né la sua agitazione né tantomeno la rabbia verso quanto era convinto di aver subito dalla madre. La domanda gli era stata posta in modo insolito, con un accenno particolare al sonno, forse un riferimento all'urgenza di cui aveva parlato Edmund nella sua lettera, ma la risposta fu molto meno poetica, molto asciutta e "concreta".

«Buonasera professore, grazie di avermi incontrato! Allora, come le ho preannunciato nella lettera temo il mio calderone sia stato manomesso! Ho cercato di produrre questa pozione molto semplice, "l'Elisir Sibilante", nel libro di testo non c'è ma la conoscerà credo, è una pozione semplicissima che fanno gli studenti... Beh ecco, col mio calderone non riesco... »

Nel frattempo, mentre parlava, sfilò il suo calderone da quello dell'amico e rigirò quello nuovo nella sinistra mentre inclinava leggermente quello vecchio per mostrare al professore il suo interno.

«Mentre con questo qui che è di un mio amico riesce perfettamente. Ecco, vede quello»

-disse accennando col capo a una delle due bottiglie ancora all'interno del calderone tenuto nella sua sinistra-

«quello l'ho fatto io. Quindi il problema credo di non essere io, secondo me il mio calderone è difettoso, qualcuno deve avermelo manomesso!
Vorrei che potesse darci un'occhiata lei...»


concluse animandosi appena nell'ultima affermazione relativa alla manomissione; rimase in attesa della risposta dell'insegnante con il volto leggermente inclinato verso il basso, riflesso spontaneo della sua timidezza, e gli occhi diretti verso l'alto a studiare l'espressione calma e serena del professor White.





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view post Posted on 3/6/2022, 20:44
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Finì travolto come un fiume in piena. Il docente di pozioni aveva atteso l’arrivo del suo ospite con tutta la curiosità e la disponibilità di cui godeva ma non avrebbe mai immaginato che in un fanciullo tanto giovane si celasse tante energia, tantomeno che una richiesta di consulenza, si tramutasse improvvisamente in una ispezione di ben due calderoni e del loro elaborato imbottigliato ed etichettato con un nome mai sentito prima: l’elisir sibilante.
Che la faccenda fosse ben più seria di quanto avesse creduto dal principio?
Si voltò distogliendo la sua attenzione dal panorama di cui stava godendo al crepuscolo per posarlo sul fanciullo e i suoi improvvisati accessori e il labbro gli si arricciò dipingendo chiara sorpresa.
<< Signor Knight, le mi coglie impreparato questa sera…>>
Esordì invitandolo ad accomodarsi dopo aver deposto i due calderoni.
<< ho un corso di pozioni che ritenevo decisamente ben articolato e vario ma gli studenti si dilettano a preparare altro da quello proposto a lezione ed approvato? >>
Sedendosi alla scrivania aveva intrecciato le dita delle mani ponendosi non pochi interrogativi su una faccenda che aver a di poco del singolare.
<< Mi dica di più. Io non ho mai sentito parlare di un elisir simile, tantomeno dei suoi effetti. Suppongo di dover fare qualche passo indietro. Dopotutto come potrei capire il problema del suo calderone se non conosco nemmeno l’oggetto della presente discussione? Mi illustri la ricetta. Insomma mi dica di più….>>
C’era molto di cui doveva interrogarsi ma che soprattutto doveva capire. C’era qualche pericolo in questo sedicente elisir sibilante? Da quanto tempo era in circolazione? I suoi studenti lo assumevano? E ancora perché i prefetti e i capiscuola non ne avevano mai fatto cenno? Possibile che fosse sfuggito a loro oltre che a lui e a tutto il corpo insegnanti?
L’elisir sibilante…quale mistero….

 
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view post Posted on 4/6/2022, 14:33
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Edmund Artemis Knight
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Edmund, dopo aver appoggiato sulla scrivania i due calderoni che teneva tra le mani, si accomodò in una delle poltrone disposte al di qua della cattedra di fronte al professore. Seduto sul bordo della poltrona, sporto leggermente in avanti per riuscire a toccare terra con le punte dei piedi e con le mani con le dita incrociate racchiuse tra le ginocchia, continuava a osservare il professore che pareva sinceramente sorpreso della richiesta in tutti i suoi aspetti.
E più Edmund parlava, più l'espressione dell'insegnante si tingeva di stupore e, almeno così parve ad Edmund, anche di una piccola sfumatura di curiosità.

Ma se stupore e meraviglia si dipinsero nel viso del docente, figuriamoci nel volto del ragazzo dopo che il professor White gli rispose come mai si sarebbe atteso. Non solo affermò di non conoscere quella pozione, né i suoi effetti, non solo chiese a lui di illustrargli la ricetta, ma pronunciò tra le prime parole una in particolare in grado di mettere Edmund in stato di totale allerta.

"approvato?"


Insomma, ciò che tormentava la mente del primogenito dei Knight, era una domanda piuttosto semplice in realtà: come era possibile che il professore di pozioni non sapesse nulla di un Elisir talmente semplice che veniva preparato da dei primini senza alcuna competenza nella pozionistica? Forse il professore sapeva recitare alla perfezione, ma perché fingere di non sapere nulla? Quale sarebbe stato il senso di tutto ciò? Ma soprattutto perché quel riferimento alla mancata approvazione? Era forse una pozione proibita? O aveva avuto ragione fin dall'inizio e quella... No, non era possibile! Quel pensiero riemerse, rigurgito della coscienza, ricacciato in fondo alla mente come qualcosa che non si vuol vedere né sentire.



«Insomma mi dica di più…»

concluse White. L'insegnante invitò Edmund a spiegare meglio, e di cosa si trattasse, e quale fosse la ricetta dell'intruglio. Ma nella testa del Corvonero vi era il caos. La prima ipotesi considerata in assoluto, quella che aveva voluto dimostrare Edmund sin dal principio era stata esclusa dopo che aveva verificato lui stesso che qualcosa alla pozione succedeva realmente dopo che veniva pronunciata la formula magica. O meglio, succedeva nell'altro calderone, non nel suo! Il che lo aveva indotto a pensare che il suo strumento fosse stato manomesso. Ma ora, di fronte allo stupore dell'insegnante, tutte le opzioni tornavano sul tappeto, nulla poteva essere escluso e, benché fosse per lui difficile ammetterlo, Edmund lo sapeva benissimo.
Iniziò a parlare cercando di simulare sicurezza nella sua voce e di nascondere nel fiume di parole i mille dubbi che lo attanagliavano.
Abbassò leggermente lo sguardo sui due calderoni mentre riordinava i pensieri, lo rialzò poi per osservare le espressioni del docente, esordendo con quella domanda talmente pressante in lui da essere incontenibile.


«Non ne ha mai sentito parlare? Forse lo conosce con un nome diverso guardi... »

Disse al professore allungandogli la pergamena con la ricetta scritta in caratteri gotici e bizzarri di quel tanto conclamato elisir.

«guardi, è una ricetta semplicissima, pensi che non serve neanche il fuoco! È un Elisir a base di succo di zucca, serve a migliorare gli effetti...»

un colpetto di tosse interruppe la frase mentre cercava le parole per spiegarsi al meglio

«...magici. Sa, spesso gli studenti pensano di non essere abbastanza potenti, quindi lo prendono per diventare più... ecco, più forti con gli incantesimi. Poi ce ne sono due varianti, una per aver maggior successo a scuola e l'altra...»

Edmund abbassò lo sguardo incredulo lui stesso per quello che stava per dire

«L'altra per le ragazze, ecco quello è ancora più diffuso del primo. Quello lo prendono anche alcuni del secondo e del terzo! Per quello basta aggiungere qualche ingrediente alla fine, è scritto là in basso.»

Fece una piccola pausa osservando il professore che scrutava la pergamena ingiallita, passata di mano probabilmente tra decine e decine di studenti. Ritornò dunque a descrivere al professore la procedura:

«Dunque per la prima parte mi riesce tutto senza problemi, ho diluito il succo di zucca con l'acqua distillata come c'è scritto, poi ho aggiunto i 10 petali di rosa e le 3 lacrime di ghiro e infine, come c'è scritto lì sotto ho intinto la radice di aconito dopo averla bagnata nella polvere di scarafaggi.
Inizialmente non pensavo nemmeno io... Beh insomma da quello che so l'aconito annulla gli effetti della polvere di scarafaggio e dei petali di rosa se messi dentro così però... boh... non sapevo...»


Edmund si interruppe bruscamente, temendo di dire troppo; inconsciamente stava forse cercando di ammettere ciò che in principio aveva pensato, e che la sorpresa nello sguardo del professore gli lasciava di nuovo intravedere.
Capita a volte che basti spostarsi di pochi millimetri per vedere tutto sotto una nuova luce, e quello spostamento di decine di metri in altezza nella torre di astronomia parve suscitare questo preciso effetto. Eppure Edmund era lì per un'altra ragione, ma sì, infondo quelle supposizioni erano state escluse, il suo calderone era stato manomesso e lui era lì per quello, non era il caso di lasciarsi distrarre da elementi fuorvianti. Durante quest'ultima pausa estrasse la bottiglia bluastra dal calderone, quindi continuò con aria sconsolata, ma infiammandosi non appena la parola manomesso venne scandita dalle sue labbra.


«Però dopo che ho fatto questo trattamento la pozione è ancora arancione, non di questo colore bluastro. Solo quando ho fatto l'ultimo passaggio e l'ho lasciata decantare nel calderone per una notte dopo aver pronunciato quella formula magica scritta là sotto ha cambiato colore! Ma nel mio calderone no, in quello non succede nulla, assolutamente nulla non diventa di questo colore qui! Resta come era prima!
Professore, me lo hanno manomesso, l'ho appena comprato ma qualcuno deve averlo incantato! Ho provato e riprovato ma ogni volta solo nel mio non funzione, in quello del mio amico cambia sempre colore! Devono avermelo sicuramente manomesso, lei cosa ne pensa?»


concluse con gli occhi spalancati fissi sul docente, in attesa che almeno lui facesse chiarezza su quella vicenda così ingarbugliata, mentre le mani provavano almeno a sciogliere i nodi che le dita facevano e disfacevano senza sosta.


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view post Posted on 5/6/2022, 08:56
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La situazione si era complicata più di quanto non gli piacesse ammettere. Poco battute, i primi chiarimenti e gli era stato fin troppo rapidamente chiaro di quante complicazioni avesse e avrebbe avuto quella particolare situazione.
Edmund Knight si era rivolto a lui con ben altri propositi ma il docente di pozioni sapeva perfettamente quali e quanti rischi si potevano correre improvvisando con la realizzazione di una pozione. La faccenda non gli piaceva affatto.
Si pizzicò il labbro mentre queste e altre considerazioni gli affollavano la mente ma restò in silenzio lasciando che il giovane corvonero spiegasse per filo e per segno tutti gli aspetti di quella infelice circostanza. Che il suo calderone fossero manomesso o meno poco importava. Che cosa sarebbe successo se degli studenti facendo casino con degli ingredienti di cui non conoscevano affatto bene gli effetti avessero creato un esplosivo o peggio un veleno?
Non voleva neanche pensarci e sebbene non amasse il modo con il quale si stava giocando con una pozione, doveva restare paziente, doveva capire. Una cosa era certa: avrebbe sviscerato per bene tutta la questione ovunque questa l’avesse portato. Se di un mercato illegale si parlava, come peraltro pareva, questo doveva finire e immediatamente.
*Non serve il fuoco, una formula magica…..alcuni studenti del secondo e del terzo anno….*
Ripetè mentalmente le parole chiave di ciascuna frase lasciando soppesare ogni frammento per quanto insolito potesse essere. Alla fine del racconto, tirando un grosso respiro, cercò di rispondere dando il giusto peso ad ogni aspetto di quella pozione. Non sapeva perfettamente come reagire, se mostrare collera o riderne ma era una fortuna che qualcuno, sebbene con futili questioni collaterali, avesse portato alla luce quel mistero nascosto.
<< Mi permetta di fare chiarezza. Capisco perfettamente che la sua formazione essendo ancora al principio non le consenta di vedere la questione con la giusta luce ma soprattutto dal giusto punto di vista >>
Esordì cercando di avere il giusto tono di voce, cortese ma comunque solido.
<< Partiamo dal principio. Un elisir è una preparazione liquida a contenuto alcolico la cui assunzione può avere diversi effetti terapeutici a seconda dei principi attivi che contiene e questo è noto anche ai babbani. Da questa prima definizione e dagli ingredienti che lei mi ha elencato che cosa ne può dedurre signor Knight? Non manca forse qualcosa per poter definire questa preparazione come un elisir? >>
Sul fatto che non servisse neanche il fuoco avrebbe voluto glissare ma poteva essere utile per la questione calderone.
<< Per di più mi consenta. Se non è necessario accendere alcuna fiamma per quale motivo una preparazione del genere dovrebbe servirsi di un calderone? La preparazione a questo punto, potrebbe avvenire in qualsiasi recipiente che fosse idoneo a contenerla. Mi segue? >>
Sulla formula magica poi….Santi Numi! Era evidente che qualche studente degli anni superiori stesse lucrando sull’intera faccenda.
<< Non esistono formule magiche in grado di attivare una pozione. E’ la semplice e ragionata mistura degli ingredienti selezionati, eseguendo specifiche modalità di cottura e preparazione, che rende una pozione degna di un siffatto nome. Non si lasci abbindolare e soprattutto non assuma mai pozioni di cui non conosce la reale composizione. Potrebbe essere l’ultima cosa che fa. E’ pericoloso. L’Aconito uccide nel giusto dosaggio e se non contrastato adeguatamente.
Vorrei si fermasse un momento a pensare, dopo di che verremo alla questione del suo calderone >>

 
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Il professore sembrò ascoltare con interesse il discorso pronunciato con crescente enfasi dal ragazzino; Edmund notò che in alcuni punti il professore mostrava segni di nervosismo, o forse di preoccupazione, almeno così interpretò il suo mordersi il labbro, ma sebbene avesse provato a rallentare per dare modo all'interlocutore di introdursi nel discorso, il docente non lo fece, quindi proseguì fino in fondo nella sua spiegazione e nelle sue elaborate ipotesi.
Quando terminò, inspirò per prendere ossigeno dopo la lunga frase pronunciata tutta d'un fiato, e subito gli fece eco un profondo respiro dall'altro lato della cattedra, a precedere la risposta che giunse pochi istanti dopo; una risposta calma e pacata che tuttavia non mancò di provocare in Edmund una sensazione di turbamento, di irritazione e di fastidio. Il professore infatti, asserì che sarebbe stato bene partire dall'inizio e si mise a dissertare sulla definizione e sulle caratteristiche degli elisir. Edmund fu tentato di sbuffare sonoramente per manifestare il suo dissenso, di fermarlo e riportarlo al tema che doveva dominare la discussione, di fargli notare infine che il punto non era quello, non erano le caratteristiche della pozione a turbarlo, era del calderone che voleva sapere. Ma, lungi dal compiere qualsiasi atto avventato, si limitò a regolarizzare il respiro mentre gli occhi perlustravano il bordo della scrivania e la mente ascoltava con attenzione dove voleva andare a parare il professore.


*Maledetta questa mania degli adulti di partire sempre dall'inizio. E tutto perché i problemi sono venuti fuori con questa maledetta pozione!*

La frase del professore gli aveva infatti ricordato i genitori quando, in seguito a una qualsiasi delle innumerevoli liti tra Edmund e il fratello Philippe, iniziavano ogni ramanzina con la stessa premessa, sottolineando la necessità di partire sempre e inevitabilmente dall'inizio. Eppure, in questo caso la situazione parve inquadrarsi in modo diverso rispetto al solito; più il professore parlava, più Edmund era costretto a ricredersi: partire dall'inizio era tutt'altro che un palliativo psicologico, era una necessità logica. Non stava facendo altro che mettere in fila tutte informazioni già in suo possesso (di Edmund), e condurre le affermazioni fino alle naturali logiche deduzioni, sillogismi talmente semplici che si vergognò di non essere stato in grado di sviluppare in autonomia, ma affermazioni che non potevano che configurarsi come interessanti scoperte nella mente del Corvonero. Il fastidio iniziò a cedere il posto al disagio.

Mentre il professore parlava, Edmund ripeté a memoria dentro di sé, ricalcando le sillabe che uscivano dalle labbra del mago adulto, la definizione di elisir appresa a lezione e, man mano che quelle parole cadevano a terra come massi, dovette convenire con l'insegnante che, mancando la base alcolica, già mancavano i presupposti per poterlo definire tale; alla domanda retorica conclusiva si limitò ad annuire abbassando il capo imbarazzato. Non serviva aggiungere altro. Forse a qualcuno poteva sembrare una mera questione terminologica, un errore di nomenclatura, peccato veniale di studenti inesperti, ciononostante a Edmund si infiammarono le gote, già presagendo il seguito; tutto conduceva le deduzioni in un'unica direzione, quella in cui si erano mossi i primi sospetti del Corvonero, in seguito soppiantati dal problema della manomissione: il problema non era come la "pozione" era stata tenuta a battesimo, il problema era cosa quella "pozione" era, o meglio non-era. L'aveva negato a sé stesso per poter incolpare la madre di un atto a lui ostile ma ora gli veniva presentato il conto, quella non era altro che succo di zucca sporcato con qualche ingrediente e camuffato, questa era la direzione in cui al momento sembrava condurre la lunga strada imboccata dall'insegnante.

A rincarare la dose, il professore si mise a demolire anche l'importanza dell'uso del calderone in tutto ciò; Edmund annuì silenziosamente rimproverandosi di non averci pensato da solo.


*Già bella domanda, perché mai doveva servire proprio un calderone, maledizione!*

Avrebbe voluto replicare che pensava l'uso del calderone, per la sua forma, avrebbe facilitato certe reazioni, più difficili altrimenti, ma sapeva benissimo che sarebbe stato divagare su elementi secondari, il punto era ora un altro. E dire che da sciocco aveva persino insistito per farsi prestare il calderone dal biondo Serpeverde! Maledetta la sua stoltezza!

Anche al termine di questa frase Edmund annuì silenzioso, col capo ancora chino e lo sguardo basso. Lo rialzò subito dopo però, quando gli giunsero parole totalmente inaspettate che gli fecero cambiare di nuovo il proprio punto di vista sulla vicenda. Ora che per un attimo si era dimenticato del "problema" del suo calderone, con lucidità aveva immediatamente colto il fatto che quell'elisir sibilante era poco più che un imbroglio; il verbo impiegato dal docente immediatamente dopo fu la pietra tombale.


«Non si lasci abbindolare e soprattutto non assuma mai pozioni di cui non conosce la reale composizione. Potrebbe essere l’ultima cosa che fa. E’ pericoloso. L’Aconito uccide nel giusto dosaggio e se non contrastato adeguatamente.»

Gli occhi si spalancarono, increduli, mentre un'ondata di idee confuse si affollava nella mente. Era confuso, impaurito, imbarazzato e preoccupato. Forse si era messo involontariamente in un guaio piuttosto serio, d'altronde cosa ne sapeva il professore che lui aveva provato inizialmente a preparare la pozione esattamente per dimostrare che era semplice succo si zucca, e che non aveva mai avuto intenzione di assumerla per i suoi effetti. D'altra parte era vero, quanti compagni avevano rischiato danni gravi bevendo quella sostanza misteriosa... Contravvenendo a ogni buon senso, gli studenti avevano assunto un intruglio assente nei libri ufficiali esponendosi a qualunque rischio; il fatto che lo avessero assunto in molti non diminuiva la potenziale pericolosità del preparato, dimostrava solo che fino a quel momento non sembrava dare effetti gravi, fino a quel momento. Effettivamente a Edmund non sarebbe mai capitato nulla, prudente com'è avrebbe atteso qualche assaggiatore rischiasse per lui, ma appunto, quante cavie avevano rischiato inconsapevoli? Era vero, verissimo, sapeva sin da piccolo che non avrebbe mai dovuto bere nessuno degli intrugli presenti nel laboratorio della madre, e mai si era sognato di farlo, e, tristemente, era bastato un vecchio foglio spacciato per ricetta preziosa ad ingannarlo. Solo adesso capì dove il professore voleva andare a parare col suo discorso e gran parte del nervosismo che il suo mordicchiarsi il labbro gli aveva trasmesso: tutta la vicenda avrebbe potuto essere molto, molto pericolosa. Le orecchie divennero paonazze come la mantella vescovile, la voce era solida ma dal passo incespicante.

«Ha ragione professore, mi scusi, mi sono fatto ingannare come uno stupido, avrei dovuto capirle da solo tutte le cose che ha detto. Ci avevo pensato all'inizio ma poi, insomma, vedevo che quella cambiava colore e la mia no, mi sono convinto che fosse una vera pozione e che il problema fosse il mio calderone. E poi ho visto la ricetta, la pensavo una ricetta vera...
Mi scusi tanto di aver frainteso tutto quanto. »


Si sforzò di reggere lo sguardo dell'insegnante benché provasse un forte imbarazzo.

«Non volevo assolutamente fare una pozione non autorizzata, mi rendo conto di quanto avrebbe potuto essere pericolosa, ma tanti che conosco la bevevano, pensavo fosse del tutto innocua. Non ripeterò questo errore»

Aveva troppe domande in testa, a partire da quella sul perché, se in accordo alle parole del professor White il passaggio al calderone era stato completamente inutile, in uno il liquido aveva cambiato colore e nell'altro no. Tuttavia, c'era un'altra domanda che ora gli premeva maggiormente.

«Ma quindi, quello è solo succo si zucca, oppure può essere anche pericoloso? Può dare conseguenze, magari in futuro? C'è un modo per saperlo?»

Deglutì e fu costretto ad ammettere quella verità che, purtroppo per Edmund, sembrava scagionare la madre, ma che si configurava come l'unica possibile.

«Ho visto che molti lo bevevano e facevano magie uguali se non peggio a prima, avevo pensato, all'inizio che questo elisir sibilante fosse una pozione finta, ma credevo che fosse solo succo di zucca non che potesse essere più pericolosa.»

Era inutile a questo punto della storia tenere le carte coperte, anche solo alcune, tanto valeva liberarsi anche di quell'ultimo peso che gli gravava sulla coscienza:

«Io ne ho bevuto poche gocce per assaggiarne il sapore, meno di un cucchiaino... Sa di succo di zucca molto molto diluito, però ha un gusto un po'... di ferro.»

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view post Posted on 7/7/2022, 14:15
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La chiarezza doveva essergli giunta con il peso della consapevolezza, giacchè, man mano che il docente giungeva a spiegazioni, le dimostranze di Edmund s’erano fatte via più rade. Tutta quella faccenda era così strana ed intricata che sciolta quella matassa iniziale, probabilmente il docente avrebbe dovuto finanche convocare i suoi capiscuola e prefetti.
Giocare con le pozioni magiche e con le erbe non era affatto questione da lasciar passare inosservata ma prima doveva chiarire l’annosa questione: chi e perché aveva manomesso il calderone di Edmund?
Alcune delle affermazioni del corvonero aveva peraltro già gettato le prime luci sulla faccenda. Data una rapida scorsa agli ingredienti e alla modalità di preparazione gli sarebbe stato tutto finalmente più chiaro.
<< Per sua fortuna e di quelli che hanno assunto questo intruglio, la preparazione non prevede momenti delicati o perigliosi se non quelli di una semplice mistura di ingredienti. Dubito che sul lungo termine possa avere effetti deleteri sulla sua e altrui salute, quanto meno non definitivi. La regolarità intestinale potrebbe risentirne se, capisce cose intende…>>
disse ammiccando ma poi recuperando tosto una espressione seria.
<< Ciònonostante non gradisco affatto che si pasticci con le pozioni e prima di farne un caso più grande di quello che è, l’invito immediatamente a dismetterne la produzione e a comunicare lo stesso a chi fa altrettanto prima che possa essere troppo tardi…>>
E con tardi chiaramente si riferiva alla necessità di coinvolgere il preside e prendere seri provvedimenti disciplinari.
<< I prefetti e i capiscuola ne saranno ovviamente informati affinché si vigili che in futuro niente di simile venga più preparato. Quanto alla succedente questione…>>
Continuò avvicinandosi e mettendo per qualche minuto a paragone i due calderoni portati dallo studente corvonero così da poterli ispezionare.
<< Se questo è il suo calderone non c’è niente che possa biasimargli signorino, la sua composizione e fattura è tale da ritenerlo come appena uscito da un bottega degna di questo nome…>>
Poi passando il dito in quello evidentemente più usurato.
<< Lo stesso non può dirsi di quest’altro. Mi sembra chiaramente arrugginito o quanto rovinato nel fondo metallico. Questo vuol dire che probabilmente durante la mistura non si sta facendo altro che aggiungere molecole ferrose alla soluzione il che potrebbe anche spiegare il retrogusto che lei stesso ha avvertito nonché il colore della soluzione finale. E’ sicuramente da sostiture. Può lasciarlo a me, mi sembra che già abbia fatto sufficienti danni….>>

 
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Edmund sospirò sollevato quando apprese che il fantomatico Elisir non avrebbe nociuto alla sua salute; il professore alluse a qualche eventuale problema intestinale ma, dal momento che non aveva dovuto trascorrere in bagno più tempo di quanto non fosse solito fare, si ritenne graziato da quel tipo di sorte avversa. Ovviamente gli fu detto di dismettere ogni sorta di produzione e comunicare lo stesso agli altri responsabili, ma accolse le parole con una tranquillità forse inaspettata, non essendone affatto sorpreso. Non avrebbe potuto aspettarsi nulla di diverso visto che c'era un commercio illegale di una pozione falsa e potenzialmente pericolosa, addirittura tra undicenni! Certo, non sarebbe stato semplice convincere gli altri coetanei a interrompere quella redditizia attività imprenditoriale ma tant'è, avrebbe affrontato il problema in un secondo momento. Ora poteva finalmente tornare a occuparsi della questione principe, del suo calderone, e questo pensiero lo scosse dalla testa ai piedi.

Dopo un sospiro più sonoro di quanto avesse voluto, si erse di nuovo sulla sedia e guardò il professore mentre asseriva che non avrebbe dovuto preoccuparsi, che il suo calderone era a posto e via dicendo...
Il Corvonero era ancora in parte imbarazzato per la prossima figura fatta, era andato lì con una pozione palesemente falsa e, sentirsi ripetere tutta una serie di elementi già in suo possesso da cui avrebbe dedurre l'imbroglio, e notare che non era stato capace di mettere in fila, non era stato piacevole, anzi si era sentito davvero stupido. Eppure, nonostante la vergogna, una parte di lui era sollevata, convinta com'era di averlo sempre saputo, e un'altra parte di lui non vedeva l'ora di riversare la frustrazione di quella umiliazione subita sulla madre, a suo dire colpevole della manomissione. Giunti a questo punto, almeno una questione, quella della pozione, era risolta. Aveva sospettato inizialmente ci fosse qualcosa non andasse, e adesso che ne aveva avuto una conferma ufficiale poteva ritenere quella questione fuori discussione.

Quel parziale senso di sollievo gli diede coraggio per tornare al tema che gli stava più a cuore, e consentì alle restanti emozioni di farsi largo in lui, superando l'imbarazzo che fino a quel momento lo aveva tenuto a distanza da quel tema. Se infatti poteva benissimo concordare con il professore che la pozione altro non era che succo di zucca ritoccato con qualche ingrediente, rimaneva il fatto che il suo calderone sembrava funzionare in modo diverso da quello del compagno. Il docente sembrava così sicuro il calderone di Edmund fosse a posto, ma il proprietario non era ancora convinto fosse così.
Forse era vero, non aveva preso come termine di paragone un calderone nuovo di zecca come il suo, ne aveva preso bensì uno talmente consunto che, come attestato dalle parole del medesimo prof. White, rilasciava molecole ferrose che contribuivano a dare alla soluzione quel gusto ferroso cui aveva fatto menzione lo stesso undicenne. Eppure, ancora non si giustificava perché un calderone cambiasse il colore dell'intruglio e il suo no. Chissà se era la rabbia per l'accaduto a obnubilare la vista del ragazzo e confonderlo nel ragionamento, oppure se la sua era una fondata suggestione frutto di una inspiegabile intuizione.

Evidentemente nella mente di Edmund l'imbroglio della pozione era stato svelato, ma non quello del calderone; d'altra parte la madre era una strega molto capace, di certo sapeva come fare perché nessuno si accorgesse di quanto fatto. Il piccolo Knight si torceva le dita, ingarbugliate in un groviglio inestricabile, e cercava le parole per esprimere la sua opinione senza risultare irrispettoso. Ma era certo, quella dannata strega qualcosa aveva fatto al suo calderone!


«Professore mi scusi... Ma lei ne è proprio sicuro? Sì beh quello è vecchio e rovinato ma il mio... Il mio... Non voglio dire che lei si sbaglia professore ma io, ma io penso che me lo abbiano manomesso! Perché nel mio non cambia colore come in quello? Perché nel mio non viene nessuna pozione semplice che ci assegna per casa? Secondo me non è proprio come uscito dalla bottega secondo me lo hanno manomesso, è stregato! Ne sono sicuro!

Non è che può fare delle altre prove coi suoi...»


Edmund si guardò intorno, sperava di vedere qualche strumento adatto a quell'improbabile scopo.

«Sì insomma coi suoi strumenti... Quella pozione era un imbroglio ma anche il mio calderone è un imbroglio! Un'imbroglio... »

Concluse il ragazzo con voce quasi implorante, stava per aggiungere due lettere all'ultima parola che avrebbero potuto tradirne i sospetti, ma fortunatamente riuscì a fermarsi in tempo.


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view post Posted on 19/7/2022, 09:20
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Fu tosto chiaro quanto intrigata fosse tutta quella circostanza. Il docente di pozioni non solo doveva confrontarsi con il grottesco, con il commercio illegale di una sostanza e con tutti i pericoli che ad essa erano connessi ma anche con le preoccupazioni di uno studente del primo anno che oltre a ritenere il suo calderone stregato, attribuita ad esso tutti i fallimenti delle sue prime preparazioni.
Santi Numi!
Esercitava quel mestiere già da qualche anno e ancora non si era abituato alle sorprese che gli studenti della scuola potevano propinargli.
Se fosse sempre stata una semplice questione di calderone, avrebbe avuto una classe di enfant prodige!
<< L’insuccesso, signor Knight, è una fase normale dell’apprendimento delle pozioni. Sarebbe strano se fosse il contrario. Ha idea di quante pozioni ho sbagliato nel corso della mia formazione? Fa parte del gioco e non ho mai cambiato calderone se non quando questi dava evidenti segni di deterioramento. >>
Ma non era neanche solo quello il nocciolo della questione. Si parlava di calderoni stregati, di maledizioni e chissà quale fatture.
* Pazienza Sirius, pazienza! *
Intrecciò le dita di entrambe le mani guardando poi Edmund dritto negli occhi.
<< Le maledizioni sono cose serie, soprattutto quelle oscure. Queste lasciando sempre delle tracce. Per di più, chi mai vorrebbe stregare il calderone di uno studente del primo anno di pozioni? Un adulto non ne trarrebbe nessun giovamento, uno studente forse, se non per semplice sollazzo, ma sospetto che pochi siano effettivamente in grado di stregare qualcosa. >>
Poteva bastare se avesse avuto a che fare con una persona più matura e avanti con l’età ma considerate le rimostranze opposte dal giovane Edmund, qualcosa gli diceva che difficilmente l’avrebbe convinto se non gliene avesse data una dimostrazione efficace.
<< Vuole provarlo, qui e ora con me? Questo potrebbe tranquillizzarla? Scelga una pozione breve, magari qualcosa che ha provato a confezionare. Svolgeremo l’esercizio insieme. Se qualcosa non va in questo calderone saremo perfettamente in grado di vederlo >>
Quanto alla questione del commercio illegale aveva già qualcosa di preciso in mente da fare ma aveva deciso di mettere da parte la faccenda per dedicarsi a quell’ultimo contrattempo.
Non era affatto facile essere un professore!

 
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view post Posted on 20/7/2022, 13:29
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"Insuccesso, sbagliato, deterioramento, maledizioni..." Una lunga lista di termini e suggestioni si avvicendavano nella mente del ragazzo come diapositive scorse troppo frettolosamente. Da un lato la fastidiosa sensazione che qualcosa gli sfuggisse, che la sua giovane mente non fosse in grado di afferrare più di un elemento in quella intricata vicenda. Come mai quell'uomo seduto dalla parte opposta della scrivania non riusciva a capire il ragionamento così lineare e semplice del ragazzo? Cosa gli stava sfuggendo che gli impediva di comprendere la ritrosia del professore? Alla sensazione di inafferrabilità di questo e a quel concetto, si aggiungeva la frustrazione per l'incapacità di comunicare appieno i suoi sospetti. È vero, non aveva completamente esposto le sue idee, ma gli sembrava di aver tracciato i contorni del disegno abbastanza chiaramente perché l'interlocutore ne colorasse l'interno. E infine la perplessità: forse l'insegnante aveva ragione, forse tutte le colpe avrebbero potuto essere ascritte al solo alunno, forse non c'era nulla fuori dall'ordinario, ma andava detto, a sua discola, che il professore non sapeva fino a dove avrebbe potuto spingersi la madre, e quella sì, altroché ne avrebbe tratto giovamento dall'ostacolare Edmund!

Quanto alle responsabilità di quell'eventuale manomissione, come il docente, anche l'undicenne si sentiva di escludere fosse stato un compagno, magia troppo avanzata per ognuno di loro, e nessuno oltre il quarto anno andava nel dormitorio maschile dove era alloggiato il Corvonero. Difficilmente qualcuno che non fosse uno dei suoi compagni di stanza avrebbe potuto armeggiare sul suo calderone senza che lo stesso se ne accorgesse. Sulla questione adulti, tuttavia, il ragazzino era in evidente dissenso con il docente. Se questi pensava che nessuno ne avrebbe tratto giovamento dall'incantare il calderone del ragazzino, quegli invece era di avviso totalmente opposto vantando addirittura un sospettato eccellente! E un sospettato che i calderoni li conosceva molto bene!

E così, la proposta del professore fu letta da Edmund come l'unico e ultimo salvagente; lanciatogli mentre stava per affondare, era l'unica ultima possibilità per dimostrare al professore cosa intendesse, al netto della prova inconsistente con la pozione fasulla, e per dimostrare alla madre che non lo si poteva giocare così facilmente. La risposta affermativa alla proposta del professor White fu talmente ovvia da non essere nemmeno oggetto di dubbio, avvalorata da un misto di sollievo e soddisfazione. Finalmente infatti, si giungeva a parlare dell'oggetto del suo essere lì, la condizione del suo calderone.
Fu un sospiro della mente a precedere la risposta affermativa del ragazzo.


*Oh grazie al cielo si è deciso a guardare cosa gli ha fatto quella megera! Vedremo allora se sono solo io il problema o se me lo ha truccato! Le farò vedere io, se ho ragione! Certo che questo ce ne ha messo per decidersi a guardare sto benedetto calderone.*

Ma d'altronde si sa, gli adulti si prendono sempre i loro tempi per agire. Pensano pensano, e ci mettono sempre un po' a risolversi all'azione. Per la risposta pronunciata a voce, annuì sorridendo soddisfatto, il solo pensiero di aver ragione sulla madre lo rendeva fiero come un gatto con un sorcio tra le fauci.

«Certo che può tranquillizzarmi! »

Asserì convinto.

*Sempre che non si scopra davvero qualcosa...*
«Beh una pozione vale l'altra, l'antidoto ai veleni comuni...? Va bene quello...? In quella lì lo stabilizzante verdemuschio non si amalgama bene al resto, sembra gelatina. »

Il ragazzo disse la prima pozione che gli venne in mente. La convinzione di Edmund qualcosa non andasse, era infatti talmente radicata in lui, che sarebbe andata benissimo anche l'ebollizione dell'acqua per il thè.


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view post Posted on 2/8/2022, 16:54
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Era riuscito a tranquillizzarlo finalmente, forse non del tutto, era certo, ma quanto meno il docente aveva raggiunto parte dei scopi: spingere il giovane studente a ragionarcisi su.
Era del tutto incredibile quella situazione, peraltro commercio illegale a parte, Sirius non riusciva davvero capacitarsi del motivo per il quale un giovane studente potesse giungere a credere e parlore di fantomatiche manomissioni. Che cosa non si faceva per non ammettere di aver studiato o fatto poca pratica! Di studenti ne aveva visti a bizzeffe ma ogni anno sembrava a sé, ciascuno con le sue peculiarità. Quell’annata non aveva fatto di certo eccezione.
<< Benissimo! >>
Asserì alle parole di Edmund. L’antidoto ai veleni comuni faceva parte del programma di insegnamento di pozioni del primo anno. Essendo una pozione breve e di facile esecuzione sarebbe stata perfetta per dimostrare che non c’era nulla di male in quel calderone e così disspidare ogni dubbio.
<< Immagino tu conosca bene l’argomento. Abbiamo svolto e hai preso parte alla lezione in aula per cui dovresti conoscere già i vari passaggi della sua preparazione>>
Continuò, guardando l’undicenne negli occhi ed abbozzando un leggero sorriso. Poi indicandogli un armadio addossato alla parete alla sua destra..
<< Lì può trovare tutto ciò di cui hai bisogno per la preparazione dell’antidoto ai veleni comuni. Prenditi tutto il tempo di cui abbisogni. Io ti seguirò passo passo. Cerchiamo di capire cosa c’è che non va in questo calderone>>.
Era pronto, pazienza alla mano. La preparazione dell’antidoto non gli avrebbe portato via più di una mezz’ora dopo tutto.
<< Se hai dubbi o incertezze, chiaramente dimmi tutto. Considerala una esercitazione. Niente di più. Non c’è motivo di ansia. Nessun voto, nessuna critica. Iniziamo dunque!>>

 
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view post Posted on 17/8/2022, 20:40
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«Va bene, con permesso professore.»

Edmund con sguardo vigile ascoltò quanto il professore aveva avuto da dirgli, accennò un segno di assenso e ruotò il viso di novanta gradi per mettere a fuoco l'armadio degli ingredienti alla sua sinistra. Era pronto per mettersi al lavoro. Dopo quelle poche parole pronunciate con tono solenne, portò le mani alla sedia e indietreggiò la seduta per poi rialzarsi e, preso sottobraccio il suo calderone ancora luccicante, si diresse verso l'armadietto con passo deciso.
Come un gatto che aveva scovato un topolino e si apprestava ad ospitarlo tra le sue fauci, Edmund annusava l'aria, fiutava la direzione del suo bersaglio, già pregustando la soddisfazione del risultato finale.
Una volta arrivato aprì le alte ante e si soffermò per qualche istante di fronte a quella parete piena di ampolle, fiale e scatolette. Cercò di soppesare quanto quella riserva privata del professore fosse ben fornita e quanto in là si spingesse con quegli ingredienti rari e difficili da reperire mentre dissimulava tutto ciò nel più prosaico analizzare il metodo di catalogazione; dopodiché raccolse le idee, provando a ripetere tra sé e sé la lista degli ingredienti necessari alla preparazione della pozione attento a non dimenticarne alcuno onde evitare spiacevoli figuracce con quell'insegnante che ancora non conosceva a sufficienza per potersi dire tranquillo. Quando fu pronto, iniziò a raccogliere i vari ingredienti, uno ad uno li depose nel calderone improvvisato a vassoio.
Dopo meno di due minuti fu sul banco da lavoro, pronto a testare la vera o presunta manomissione del calderone. Edmund con calma si arrotolò le maniche all'avambraccio e si spostò i riccioli dagli occhi. Sì lavo le mani e fu pronto per quella preparazione estemporanea dell'Antidoto ai veleni comuni.

La prima fase era decisamente la più noiosa, anche se, da quello che aveva capito, era una delle più importanti. Le dita del ragazzino si misero a sfregare assiduamente il bezoar per sbriciolarlo quanto più finemente possibile nel calderone.
Ogni volta che ripeteva quell'operazione Edmund non poteva fare a meno di chiedersi come fosse possibile che i maghi non avessero ancora inventato un utensile per facilitare quell'operazione così tediosa. Fortunatamente i calli delle corde di violino nella mano sinistra lo aiutavano ad avere una presa migliore sul bezoar e a premere con maggior decisione visto che abbassano il grado di sensibilità delle dita. Benché infatti il ragazzino fosse destro, gli sembrava la sinistra riuscisse meglio in quell'operazione preparatoria. Sbriciolò il bezoar meglio che poté e quindi si affacciò sul calderone, sporse il viso per verificare il lavoro fatto e le dimensioni della grana ottenuta di quel che rimaneva del primo ingrediente utilizzato. Gli sembrò qualche frammento fosse ancora piuttosto grossolano, gli diede pertanto una seconda passata prima di dosare e versare nel calderone 200 ml di solvente e 25 ml di Stabilizzante Verdemuschio. Come da istruzioni accese il fuoco e gli mise sopra il calderone: era finalmente giunto il momento di dimostrare al professore che quel calderone non funzionava come avrebbe dovuto. Edmund lo lasciò sul fuoco attendendo che il tutto raggiungesse il punto di ebollizione. Aveva 3 minuti di tempo, intervallo di tempo richiesto dalla natura affinché i moti convettivi propagassero il calore e facessero salire la temperatura di solvente e stabilizzante; un intervallo più che sufficiente a dargli il tempo di di preparare i 100 ml di sanguisughe sminuzzate.
Edmund silenziosamente si dedicò a questa operazione non resistendo alla tentazione di gettare di quando in quando qualche occhiata in direzione del professore, era curioso di sapere se si sarebbe avvicinato, cosa avrebbe detto, ma soprattutto di conoscere come avrebbe reagito quando si fosse reso conto che il suo calderone era stato manomesso.


*Andiamo, avvicinati, guarda come me l'ha manomesso quella megera! Andiamo, non vedi come lo stabilizzante si addensa in modo pazzesco!*

Certamente era possibile il calderone fosse in ottimo stato, ma ormai Edmund era talmente convinto delle proprie idee da non prendere neanche più in considerazione quella seconda ipotesi. Attendeva con impazienza abnorme la reazione dell'adulto.
Il liquido cominciò a bollire, il Corvonero controllò bollisse tutto in modo uniforme e quando ne fu certo introdusse le sanguisughe nel calderone. Bene ora il più era fatto.
Edmund con calma si sedette, si tolse l'orologio dal polso e lo poggiò sul tavolo.
Ora veniva la parte dei mescolamento, senza ombra di dubbio la sua preferita: per circa mezz’ora, ogni 5 minuti avrebbe dovuto mescolare la pozione 2 volte in senso orario e 3 in senso antiorario. Edmund prima di compiere l'operazione, ripeté i movimenti della mano fuori dal calderone come a voler essere sicuro della giustezza di quei gesti. Attese i primi 5 minuti e mescolò, ne attese altri cinque e mescolò di nuovo, altri 5 ancora e ripeté l'operazione. Ogni volta si risiedeva e attendeva irenico fissando l'orologio e tenendo d'occhio con apprensione i movimenti del docente. Attese con calma, mezz'ora voleva dire ancora altri tre mescolamenti.


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view post Posted on 31/8/2022, 21:42
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Soddisfatto nell’aver vinto, anche se temporaneamente, le riserve del suo studente, il docente di Pozioni lo seguì con lo sguardo mentre questi si levava dalla propria seduta alla volta del suo armadio ben fornito per l’occasione.
Non sarebbe stato semplice convincere una testa dura come quella ma faceva parte del suo lavoro e in fondo ne provava anche vivo gusto.
Quale soddisfazione avrebbe mai potuto ricavare dalla propria professione se tutti i suoi studenti si fossero mostrati talentuosi e privi di difetti?
Nessuno.
Quell’occasione, come molte altre, che nel corso della sua vita si erano presentate, non faceva differenza per cui vi si sarebbe dedicato con attenzione, l’unico proposito di contribuire a realizzare la migliore pozione che Edmund avesse mai preparato.
Aggirò la cattedra quindi si pose accanto al piano di lavoro dello studente mentre questi vi lasciava cadere il calderone frattanto adibito a recipiente degli ingredienti raccolti. Una scelta singolare che gli avrebbe fatto storcere impercettibilmente il muso. Ma sarebbe stato a guardare.
Pozioni era la disciplinare dell’ordine e della pulizia. Ciascuna azione avrebbe dovuto sempre rispettare un principio così semplice eppure tanto imperativo. Non dovevano esserci imprevisti che compromettessero la preparazione dell’antidoto ai veleni comuni.
Intervenne dunque appena in tempo avendone tutta l’intenzione oltre che il motivo.
<< Il calderone è il tempio della pozione e in quanto tale esso deve essere e restare incontaminato durante tutto il suo uso. Hai mai visto un babbano cucinare signor Knight? Pulizia prima di tutto. Qualsiasi contaminate può cambiare e modificare il risultato finale. Intuisce a cosa mi riferisco? >>
Utilizzare il calderone come un recipiente era stato una scelta dettata dalla necessità, niente da biasimare, quanto al resto, non gli restava che iniziare a mettere già i puntini sulle I.
Gli sorrise gentilmente mentre lo aiutava ad allontanare gli ingredienti dal calderone e a riporli sul piano di lavoro. Il calderone doveva essere immacolato per cui facendo ricorso a piccoli incantesimi casalinghi e una bella passata di straccio avrebbe fatto in modo da consegnare al suo studente un calderone che fosse degno di tale nome, pronto ad essere utilizzato per il suo scopo ultimo.
<< Chi ben inizia è già a metà dell’opera. Non dimentichi mai di dedicare il giusto tempo alla fase preparatoria. Ogni momento è importante in questa disciplina. E ora andiamo avanti>>
Quanto alle fasi successive, complice forse quel primo richiamo, quelle si svolsero con una cura del dettaglio e un attenzione che a Sirius non passò certo inosservato. Il bezoario era stato perfettamente sminuzzato ottenendo una grana uniforme e delle giuste dimensioni, le sanguisughe preparate alla perfezione. Stavano procedendo bene.
Ottenuto il bollore come la ricetta illustrava chiaramente le sanguisughe si ritrovarono immerse nel miscuglio mentre lo studente si preparava con solerzia alla fase successiva del mescolamento. Fino a quel momento gli sembrava non vi fossero aggiunte o specifiche significative da fare. Lo stava osservando forse pensando che prima o poi il docente di pozioni gli desse soddisfazione ammettendo la possibilità di una manomissione. Sirius non emetteva alcun suono limitandosi ogni tanto a contemplare i gesti di mescolamento e la colazione del preparato. Più che commentarlo di persona, desiderava che Edmund si rendesse conto da solo della qualità del proprio lavoro.
Sarebbe trascorsa una buona mezz’ora operosa e significativa. Il docente di pozioni, a quel punto, con l’avvicinarsi della fase ultima, iniziava a mostrare una viva curiosità circa il giudizio di Edmund.
<< Dunque? Che cosa ne pensa? Va bene? Non va bene? Mi dica qualcosa! >>

 
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view post Posted on 2/9/2022, 14:37
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Edmund Artemis Knight
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L'inizio non fu certo uno dei migliori: Edmund infatti aveva pensato di utilizzare il calderone medesimo come vassoio per raccogliervi gli ingredienti. Egli aveva pensato di far bene e, in questo modo di ottimizzare il tempo a sua disposizione, ma dovette constatare invece che tale gesto provocò esattamente l'effetto opposto. Il primo
effetto fu l'immediata reazione del docente il quale, con quel tono sempre calmo che lo contraddistingueva, si affrettò a fermare il primino in ciò che stava per fare. Il calderone, secondo le stesse parole pronunciate dal professore: "è il tempio della pozione e in quanto tale esso deve essere e restare incontaminato durante tutto il suo uso." Questo voleva dire un'unica cosa, che quello doveva essere assolutamente ripulito prima di poter proseguire nella preparazione dell'Antidoto. Edmund ascoltò, prestando la massima attenzione a ciò che gli veniva detto; annuì infine alle osservazioni che gli vennero fatte con un'espressione ben diversa dal sorriso tranquillo sempre stagliato sul viso dell'insegnante, con un'aria invece ben più mesta e preoccupata, come può essere li sguardo di colui che è perennemente in stato di allerta temendo di sbagliare o di compiere qualche passo falso. Insieme al professore cercò di pulirlo come meglio poté, e attese infine che l'adulto provvedesse a completare l'opera con gli incantesimi casalinghi non ancora presenti nelle conoscenze di Edmund. Quando il calderone fu asciutto il Corvonero si sporse per guardarvi all'interno, a verificare fosse effettivamente tutto a posto, e che nemmeno un frammento di qualche ingrediente si fosse trattenuto al suo interno.
Un'operazione nient'affatto necessaria, ma Edmund non poté trattenersi da quel gesto di testarda controprova. Finalmente quindi le parole del professore diedero il segnale atteso per procedere:


«Chi ben inizia è già a metà dell’opera. Non dimentichi mai di dedicare il giusto tempo alla fase preparatoria. Ogni momento è importante in questa disciplina. E ora andiamo avanti»

Edmund ripeté la penultima frase, e proseguì con le restanti operazioni.

«Ogni momento è importante, va bene, andiamo avanti.»

La successiva mezz'ora passò tranquillamente senza troppi intoppi; nella prima parte della preparazione Edmund fu troppo impegnato dalla preparazione concreta della pozione e solo di tanto in tanto gettò qualche occhiata in direzione del professor White per controllare se quegli desse segnali ci fosse qualcosa che non andava e pertanto, come lui auspicava, decretasse che sì, ebbene il suo calderone era stato manomesso. Non avendo tuttavia rilevato nulla di tutto ciò proseguì nella seconda parte, quella che alternava momenti di attesa a metodici mescolamenti in senso orario e antiorario; durante questa seconda fase le occhiate si furono più ravvicinate e impazienti, e l'attesa di segnali maggiormente impellente, ma ancora una volta nulla venne proferito dalla bocca del docente.

*Ma come? Ma non dice nulla questo? Ma non dice che questo è stato incantato da quell'Arpia! Ma per la barba di Merlino, ma sta dormendo?*

Evidentemente, pensò Edmund, il professore vorrà aspettare la fine della preparazione prima di dire alcunché e sbilanciarsi in un senso o nell'altro. Tant'è, l'undicenne si decise infine ad accantonare per il momento le sue speranze, e con esse le occhiate furtive in direzione dell'insegnante in attesa che la pozione fosse prima portata a compimento.

Dopo la mezz'ora canonica e qualche minuto di attesa affinché il preparato si raffreddasse, la pozione poteva dirsi finalmente pronta. E finalmente, era il momento del giudizio. Edmund aveva desistitoe e si era rassegnato ad attendere fosse il professore a dire qualcosa.
Sorprendentemente però, il docente non si espresse ma gli si rivolse invece con una domanda.


«Dunque? Che cosa ne pensa? Va bene? Non va bene? Mi dica qualcosa!»

Chissà come mai il professore chiedeva a lui il suo parere... Strano... Per rispondere avrebbe prima dovuto osservare il colore ottenuto, e così fece. Edmund quando guardò all'interno del calderone si sorprese notevolmente vedendolo di un colore grigio scuro, quasi nero, vicino al colore previsto dal libro di testo. Si era aspettato infatti di vederla bordeaux o di qualche altro colore ben lontano dal colore nero previsto dai libri, era pur vero che non gli sembrava nera, l'avrebbe detta forse grigio scuro. D'altra parte, in fin dei conti era talmente convinto quel calderone fosse stato incantato che non avrebbe potuto mai vederla realmente di colore nero.

«Dunque il libro dice che "l'antidoto dovrà aver assunto una colorazione nera ad indicare la buona riuscita della pozione" e mi sembra che questa sia grigio scuro. Poi quando ho messo lo stabilizzante verdemuschio non mi sembra si sia miscelato bene con il solvente. Non saprei, ma secondo me questo antidoto non funziona proprio al 100%... Per me qualche problemino c'è»

detto ciò, rialzò lo sguardo verso il professore, arricciando leggermente il naso. Era ora davvero curioso di sentire cosa avesse da dire, se finalmente si fosse deciso a credere alla sua teoria.
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