| PS 289 | PC 226 | PM 254 • EXP 47.5 | Cominciava a perdere la speranza che qualcosa accadesse in quel vicolo. Carter pareva provare lo stesso brivido sulla pelle, quello dell’attesa che snerva fin nel profondo, mentre forse l’ansia lo divorava lentamente da dentro. Non agiva da solo o non sarebbe rimasto seduto su quel logoro divano per minuti interminabili. Si chiese che cosa stesse facendo Derek, se a lui - inevitabilmente - fosse toccata la parte più dinamica e pericolosa insieme; liberare il Centauro imprigionato, scovare la ragione di tutto questo attraverso di essi… forse avrebbe fatto meglio a lasciare Carter solo con chiunque avesse da incontrare. Non c’era nulla che le confermasse davvero le intenzioni del Guardiacaccia e un legame vero e proprio con quanto accaduto nei dintorni della sua capanna. Cominciava ad accusare il malessere della stessa posizione rannicchiata, le gambe insensibili per il poco afflusso di sangue e il freddo. Le dita congelate cercavano ricovero strette tra le braccia e il costato, come se quella piccola alcova di calore corporeo fosse sufficiente ad evitarle il congelamento. Pensava già ai passi successivi, a che cosa avrebbe raccontato alla successiva riunione dell’Esercito, mentre l’udito cercava di cogliere i movimenti dell’uomo nel tranquillo mattino. Era strano che non si muovesse nulla: era abituata ad Hogsmeade brulicante di vita, nei fine settimana di uscita degli studenti o nei pomeriggi liberi dopo gli esami di fine anno. La primavera aveva un tocco speciale sul Villaggio, con i vasi di fiori alle finestre e le ghirlande sulle porte di ingresso. L’inverno, però, era magico. I tetti aguzzi delle casupole addossate le une alle altre si ammantavano di un candido velo intonso, le strade di coprivano di nevischio e pericoloso ghiaccio. Sottili stalattiti congelate scendevano come decorazioni naturali dalle sporgenze di davanzali e grondaie. Sembrava impossibile che in un contesto simile potesse verificarsi quanto sarebbe, in effetti, accaduto. Stretta in un abbraccio con se stessa per necessità, rimase in ascolto quando l’inconfondibile rumore della Smaterializzazione proruppe nel silenzio. Istintivamente si fece piccola, quanto più possibile, e attese. Aspettò che quel pedinamento sospeso nel tempo e nello spazio avesse un senso. Non vide nulla, ma udì Carter rivolgersi a qualcuno con un tono di ansiosa sorpresa; probabilmente non si aspettava di ricevere quella visita. Lasciò da parte le congetture e si concentrò per non perdere un briciolo di quella conversazione breve e lapidaria. Carter e i suoi Centauri erano inutili, disse allora una voce di donna. Le sembrava meschina, ma d’altro canto come poteva non esserlo? Aveva appena nominato un terzo individuo con il rispetto che si riserva solamente agli idoli. Ed esisteva solamente una divinità in un corpo fatto di carne ed ossa che potesse esigere una simile venerazione. Nell’ascolto il corpo si tese tutto, dalla sommità del capo e lungo la schiena, le braccia le cinsero ancor più il busto e i fianchi e smise di respirare. Lo fece letteralmente, troppa la paura - quella vera e che non lascia scampo - di essere scoperta. La donna parlò, la voce convinta del messaggio che veicolava, e ci fu un momento in cui si aspettò che Carter replicasse, che dicesse qualcosa per giustificare le sue azioni. Col senno di poi, Thalia seppe che non ne aveva avuto il tempo. Il lampo di luce, verde e brillante, sarebbe bastato a chiarire le intenzioni della sconosciuta a lei invisibile da quel punto; la formula che lei pronunciò, decisa come una lama a fendere la carne, fece il resto.
Non provava nulla per Carter. Non era nessuno, se non un dipendente della Scuola. Di lui ricordava solamente gli sguardi quasi sospettosi e in tralice dalla tavolata degli insegnanti durante i pasti, o gli improperi lanciati contro studenti ficcanaso attorno alla Capanna o ai Recinti. Dopo aver scoperto del suo coinvolgimento con i Centauri, Thalia provava per lui il ribrezzo che si riserva alla malvagità senza senso e alle persone incapaci di fare del bene nonostante le innumerevoli occasioni. C’era stata la delusione, prima del disgusto, ma ora le cose erano cambiate.
Non provava affetto per quell’uomo schivo e a volte maleducato, vanesio e sciocco. Eppure fu costretta a coprire la bocca, le labbra schiuse in una smorfia di orrifico stupore, stringendo con i denti la manica della veste che indossava. Le mancava il fiato, mentre la vista si appannava, e il grido di orrore rimaneva impigliato nella gola, tra i singulti che le scuotevano il petto. Non aveva mai assistito alla morte di nessuno prima di quel momento. Si era macchiata di azioni eticamente discutibili, ma la morte non aveva mai giocato un ruolo nelle sue mosse. La violenza dei suoi attacchi, fisici o mentali, non erano destinati a sopprimere la vita di un altro essere vivente. Poteva spingersi al limite, esigere da se stessa un sacrificio in termini, ma quella soglia - l'omicidio - non faceva parte di lei. Provò sollievo nel sapersi diversa dall'assassina, ma non bastò a scacciare il tremore della mano con la bacchetta in pugno o la stretta dei denti sul tessuto spesso. Aveva visto quell'uomo farsi beffe di ragazzi e creature magiche. Lo aveva osservato aggirarsi tra i vivi come chiunque altro. Il suo passo, la sua voce, perfino l'odore di terra umida che pareva portarsi costantemente addosso... tutto sarebbe stato un ricordo. Il grido che non emise le rimbombò nella testa per lunghi secondi senza fine. Lo sguardo fisso incamerava la visione del vicolo, ogni sordido e stupido dettaglio, ma non osava andare oltre.
Quando la donna sparì, così com’era venuta, Thalia rimase immobile. La tratteneva il terrore. La spaventava l’orrore di quanto aveva avuto luogo nel candore di un inverno scozzese. Il vuoto s’impossessò di lei per un momento, prima che la consapevolezza di dover fare qualcosa riprendesse possesso delle sue membra.
Attese, non potendo fare altro. Attese che le gambe smettessero di tremare sotto il suo peso. Attese che qualcuno accorresse al posto suo. Per la prima volta sentiva di non poter partorire un pensiero lucido e razionale oltre al bisogno di restare proprio dove si trovava. Se avesse potuto accasciarsi al suolo e piangere lo avrebbe fatto. Eppure nemmeno le lacrime sembravano appartenerle.
Trascorsero minuti, forse, o solo pochi istanti, ma il rumore sordo dell'incanto che si era abbattuto sul corpo di Carter era una memoria uditiva estremamente disturbante. Era così che uccidevano i Mangiamorte? Un colpo di bacchetta, nemmeno un suono da parte della vittima... ed era finita. Nessuno sconto, nessuna ammenda. Certa di non gridare più passò le dita sulle labbra secche, cercando di trovare un senso a quanto aveva visto. Via via più lucidamente, si rese conto di non poter indugiare su quei pensieri, non quando un cadavere si trovava in un vicolo di un centro abitato alla luce del giorno. Avrebbe dovuto avvisare l'Esercito, ma come? Il Galeone non funzionava a quel modo e non veicolava messaggi diversi da quelli degli appuntamenti e delle missioni. Vedeva Carter a terra, esanime, e si sentiva stringere il cuore dall'incapacità di agire; era doveroso fare qualcosa, prima che qualcuno lo trovasse e lanciasse l'allarme. Eppure, correre lei stessa nel vicolo non era una idea saggia. Se qualcuno l'avesse vista il rischio di essere scoperta era troppo alto. Doveva agire, questo era evidente. Raccolse il coraggio a piene mani, tornando in posizione eretta e cercando di esaminare meglio la situazione da una nuova prospettiva. Il Marchio non era stato lanciato dall'assassina, il che a conti fatti poteva voler dire soltanto due cose: la donna era nei paraggi e non aveva ancora finito oppure non voleva che l'omicidio fosse collegato ai Mangiamorte. In ogni caso la situazione era delicata, troppo per poterla sbrogliare da sola. Cominciò allora a compiere i primi passi in quella direzione, con la bacchetta sguainata e i sensi all'erta.
Inventario&Conoscenze Oggetti:
Bacchetta - Legno di Salice, Crine di Mooncalf, 10 Pollici, Elastica Ciondolo Capello di Veela - incanta l'avversario in quest per un turno 1 Fiala di Decotto al Dittamo
Incantesimi:
I Classe - Completa II Classe - Completa + Orcolevitas III Classe - Completa + Iracundia IV Classe - Completa + Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Neptuno V Classe - Flagrate, Expecto Patronum, Plutonis, Cave Inimicum, Exhalo, Candends/Candens Missìle, Aliquid Condensare, Heolo benedici, Deprimo VII Classe - Legilimens I Classe Chiara - Atlantis Cage, Rituale Perfetto
Incantesimi Alchemici: Langue Verte
Vocazioni:
Legilimens Apprendista (I Livello) Occlumante (II Livello) Elementalista Inesperta (I Livello) (Acqua)
Thalia porta con sé anche Smilzo, un Asticello che possiede da qualche mese.
| Riassunto & Danni Lunga parentesi descrittiva a parte, Thalia “assiste” al dialogo tra X (aka Vesper) e Carter. Shock, paura e la sensazione di essere gelatina si impossessano di Thalia finché non “decide” di restare esattamente dov’è, almeno in un primo momento. Non brilla per lucidità, ma sa che l’assassina potrebbe non essere andata via; ragionamenti si susseguono, finché non decide di avvicinarsi, pronta a reagire in caso di pericolo, sperando che la soluzione le sovvenga rapidamente.
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