Litha - Il Ballo del Solstizio d'Estate

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 14/9/2022, 22:30
Avatar

No rain, No flowers

Group:
Tassorosso
Posts:
348

Status:


cEAFCXy

Helena S. Whisperwind
Tassorosso - I anno - 12 y.o - outfit
Era sempre così assorto, Edmund, sempre fluttuante nella galassia dei suoi pensieri. E il parlare di Helena fu in qualche modo dirompente, come l'impatto di una nave stellare su suolo alieno.
La ritmica concitata delle sue risposte e le tante domande a seguire sarebbero state piuttosto insolite se manifestate da qualunque altra persona; ma dato che Edmund Knight ne era la fonte, suonavano più o meno nella norma.
Screditare totalmente l'eventuale spostamento verso la zona bar, in quel modo, fu però un po' strano per Helena. Senza considerare poi quando poco prima sembrò voler dire qualcosa e si fermò sull'intento, restando con la bocca semi aperta per qualche istante, nel frattempo che, pensoso, giocherellava col tulle del suo abito.
Hel lo lasciò fare, osservandolo con più attenzione, in silenzio, cercando di capire che cosa mai gli stesse frullando per la testa.
Quando poi a quello strano sorriso seguì una risata spensierata, in memoria dell'avventura vissuta insieme, tempo addietro, nel corridoio degli arazzi, Helena rispose tirando un sospiro di sollievo, a sua volta divertita al ricordo di quella pazza giornata.
«No caro Colombonero, ragazzina stupidina ha fatto la bagnina!» Si passò prima la mano destra sul braccio sinistro e poi quella sinistra sul braccio opposto, per scrollarsi di dosso le ultime goccioline rimaste e schizzarle via, verso i fili d'erba e un po' ovunque attorno a sé. Si ingobbì leggermente con le spalle e avvicinò un poco il viso all'orecchio di lui, coprendosi le labbra con una mano. La sua voce, un soffio nel vento: «Sono stata al lago, non ho potuto resistere. Su da me facciamo sempre il bagno al solstizio, quindi, ecco...» si scostò lievemente, con un gran sorriso fece spalucce, roteò le iridi cristalline e con un gesto della mano fece intuire l'intuibile.
Mentre ripensava alla sorpresa della zia e a quanto fosse stata gradita, si bloccò osservando nuovamente l'espressione del corvonero, che di nuovo era mutata portandolo ad essere ancora spento e malinconico.

Ci furono alcuni attimi di interminabile silenzio, come se la musica e il vociare frizzante della folla festante fossero solo un lontano ricordo. Cercando qualcosa di carino da dire, qualcosa di sensato e di non banale, posò nuovamente lo sguardo verso l'entusiasmo attorno alla pira, al bar pieno di gente, l'enorme quercia e lo stand di vestiti.
«Ed, stai bene? Dai, vieni che ci divertiamo!» Si alzò in piedi e afferrò l'amico per un braccio, per tirarlò con sé verso la festa nella speranza che un po' di musica e qualche bevanda gli permettessero di scostare un po' i pensieri da ciò che lo rendeva triste.
In procinto di elencare i lati positivi dell'unirsi ai festeggiamenti, una donna, dai capelli biondissimi, un abito color tramonto e l'aria simpatica, si era improvvisamente avvicinata a loro e aveva salutato Edmund con confidenza. Che fosse sua parente? I lineamenti erano veramente troppo diversi, ma Helena stessa era la prova del fatto che badare all'aspetto fisico di una persona poteva essere molto più che fuorviante, specialmente riguardo le questioni di origini e famiglia.
La giovane donna sembrava piuttosto informata sulle ultime vicende di Edmund che, con fare fintamente sciolto e decisamente forzato, iniziò a parlare di sua madre, di Mondomago, di un calderone manomesso e del professor White. Era palesemente a disagio per qualcosa, ma la domanda-intervista della nuova arrivata distolsero la tassorosso dal focus dei suoi pensieri e la costrinsero a interagire riguardo altri temi.
«Salve, signora. Io sono Helena Whisperwind, Tassorosso, primo anno» non avendo alcuna bevanda da sollevare, improvvisò un gesto con la mano, chiusa a pugno a mo' di bicchiere «Anche Lord Knight è al primo, ma penso che questo lei lo sappia già...» sorrise maliziosa, lanciando un'occhiata di sottecchi al coetaneo.
«Questa festa è bellissima. Non so come siano di solito perché purtroppo non ero qui quando è stato organizzato il ballo di Natale -sono andata in Giappone con mia madre, vabbè, questioni di famiglia-, ma è davvero tutto meraviglioso! Sono arrivata un po' tardi e non so dirle molto altro, in realtà ancora non ho esplorato la zona. Anzi, stavamo proprio per farlo, VERO, Ed?»
Era chiaro che moriva dalla voglia di vedere la pira, la "I Figli del Sole" suonare da vicino, la grande quercia, la bancarella e tutto ciò che era lì attorno, che da quella prospettiva purtroppo non era chiaramente visibile. E poi, a dirla tutta, era convinta che un po' di dinamismo, musica e balli potessero rallegrare e regalare un po' di buonumore all'amico malinconico. Fece un inequivocabile cenno col capo al corvonero, si spostò di un paio di passi in direzione della festa e si rivolse nuovamente alla giornalista, congedandosi in modo un po' frettoloso ma quanto più cordiale possibile «La ringrazio per la sua compagnia, signora Ariel, spero di leggerla presto sulla Gazzetta! È stato un piacere conoscerla, le auguro una buona serata!» E così si avviò verso l'area festante, senza voltarsi indietro, sicura che Edmund l'avrebbe seguita nel giro di poco.

Lì, nell'epicentro dell'evento, le vibes erano totalmente diverse da quelle ai margini del sentiero. L'entusiasmo, il mistero, la gioia, il diletto, l'eccitazione, la spensieratezza, erano palpabili. E mentre Helena iniziava ad ondeggiare a ritmo di musica, a sentire gli occhi bruciare per il calore della pira, a voler accogliere il tepore umano che la rendeva parte di un tutto, ad annusare i diversi profumi delle erbe che le inebriavano i sensi, farsi parte di quel tramonto che le tingeva di rosso la pelle, la veste e i capelli di tonalità calde e morbide, il preside Peverell salì sul palco.

"Tassorosso vince la Coppa delle Case!"

Un tuffo al cuore. I pomeriggi passati a studiare, l'impegno in classe, le iniziative tra compagni, le serate noiose con le spalle ricurve su rotoli e rotoli di pergamena...tutto, le passò tutto davanti agli occhi.
Ne era valsa la pena.
La figura del corvetto ricomparve alle sue spalle e lei senza troppi preamboli portò le braccia in avanti e strinse a sé l'amico, con entusiasmo e spontaneità.
«Ed, abbiamo vinto!»
Ne era valsa decisamente la pena.
Con un enorme sorriso poi si sciolse da quel vincolo e si allontanò saltellante verso il gruppo dei concasati, facendosi sommergere dalla loro smisurata euforia.
La prima volta. Ma non era che l'inizio.
Litha - Il Ballo del Solstizio d'Estate

© Helena Whisper ~ special thanks to &


Interazioni: Edmund & Ariel
Menzioni: i tassini ♥ :')
 
Top
view post Posted on 15/9/2022, 08:55
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,561
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


lDqLBlR

«We took signs
for wonders
In summer
the meteors
In winter
the thunder
The trees
split asunder
Wherever
we wandered»
xG0caeS
Se fosse potuta partire con la serenità mentale di chi vince un premio meritato, senza alcun dubbio si sarebbe messa a distribuire volantini a chiunque sull’avventura che stava per affrontare. Era eccitata, ma si ostinava a tenere il suo entusiasmo intrappolato in un barattolo chiuso ermeticamente, a focalizzarsi sui preparativi concreti e sulle questioni organizzative. Non le piaceva quella stretta razionale a cui costringeva il fluire spontaneo dei suoi istinti, ma si diceva che era soltanto un meccanismo di difesa innocuo. Non badava a quanto spesso la costringesse a portare la mano al collo, esattamente come poco prima, ad assicurarsi che la chiusura rimanesse ermetica.
Eppure, in quelle luci danzanti del falò, accanto a una persona con cui aveva tanta confidenza, le sembrava di poter lasciar sfiatare un po’ quell’aria compressa.
Alla constatazione di Niahndra aveva risposto con un sorriso furbesco, mentre un leggero «Molto probabile!» aveva seguito la riflessione su chi parte e su chi resta. Lei, prima di tutti, aveva una scarsa abilità a tenersi stretto tutto quello che non faceva parte del suo presente. «Tu non pensare che non ti scriva resoconti dettagliati! È una minaccia serissima!» Le aveva puntato un dito contro, prendendo una decisione spontanea.
Non le avrebbe chiesto di rispondere e di raccontarle della sua estate, anche se avrebbe voluto. Per quanto ordinaria o domestica potesse sembrare, le visite ai Grifoni dello Zoo e le storie impreviste dei clienti di Diagon Alley le avevano insegnato a non sottovalutare la più banale delle estati. E poi le storie della vicina di casa di Niahndra erano sempre intriganti e bizzarre. «E che si fa a mezza estate di preciso? È qualcosa tipo questo?» Indicò a casaccio intorno a lei per alludere all’allestimento del Ballo e alle tradizioni connesse al Solstizio. Era ferrata sulle usanze dell’Equinozio di Primavera - la McLinder si era assicurata che ne fossero così incuriositi da sviscerare l’argomento in ogni suo aspetto - ma non conosceva in modo approfondito gli antichi rituali, né la tradizione a cui Hameeda attingeva.
«Un’estate interessante, comunque! Quanti anni ha Sam, che non ricordo? Meno di ottanta, giusto?» Un po’ sinceramente ammirata, un po’ allegramente ironica, preparava il terreno per un’arringa finale. «Puoi chiedergli da parte mia se può per favore farti staccare il cervello, ogni tanto? Gite, feste o semplice svacco… Quelle cose lì!»

Eloise e Niahndra si erano avventurate nei meandri della festa, facendo la loro offerta a Cernunnos e attraversando il giardino con stupore ammirato. Misero alla prova le loro abilità pozionistiche in intrugli probabilmente velenosi sotto lo sguardo vigile dei druidi. Non era lezione, non c’erano voti, e fare casino per il solo scopo di fare casino era liberante.
Risate fragorose e battute sagaci le accompagnarono per tutto il percorso, e anche adesso, che erano sedute sul prato in compagnia dei cocktail che si erano dedicate, restavano avvolte da un’aura di protezione dai malesseri quotidiani. O forse era solo il fumo di una canna di erba mista a iperico che si stavano scambiando.
«Non so se sono queste robe a darmi le allucinazioni ma mi sembra di aver appena visto Vagnard Von Kraus.» Aveva gli occhi stretti, e fissava la folla distante per seguire una figura smunta, sprovvista di bastone, ma comunque familiare. Non sapeva bene come si sentiva a riguardo: le sembrava di poter tirare un sospiro di sollievo dopo tanto tempo, ma qualcosa nella sua presenza la spaventava- come se potesse far emergere il suo lato peggiore e catalizzare le sue malefatte. Scrollò le spalle, dicendosi di poter dimenticare di quella presenza fino all’anno successivo, e tornò a girarsi verso Niahndra. «Ecco qui: il cocktail che ti ho fatto è a base di salvia, utile per purificarti e ascendere a un io superiore, e sambuco per allenare le tue abilità di preveggenza da adesso al nostro prossimo incontro.» L’aveva lanciata lì, consapevole solo a metà delle capacità effettive della sua amica, perché le piaceva punzecchiarla un po’.
La voce di Peverell che annunciava i vincitori della Coppa delle Case non era altro che una presenza remota e secondaria, a cui Eloise quasi non badò. Forse le classifiche avevano perso valore, forse era diventata un po’ individualista; forse voleva semplicemente focalizzarsi su altro. I bicchieri tintinnarono, ancora una volta, e l’anno si chiuse su quel tramonto, portando via con sé l’illusione di una luce che avrebbe voluto tornare ad abbracciare con pienezza. Ma non era ancora il tempo.
«Dopo andiamo a farci un tuffo?»


Interazioni: Niah
Menzioni:Vag
Eloise e io (che non vogliamo mai andare a nanna) vi salutiamo fino alla prossima!
uUBtyMw
 
Top
view post Posted on 15/9/2022, 10:54
Avatar

Ocean eyes.

Group:
Caposcuola
Posts:
9,897
Location:
Nowhere

Status:




RAVENCLAW
fifth year
18 yo
Era come camminare su un terreno spoglio di qualsiasi forma di vita. Non vi erano alberi, né fiori; niente che potesse nascere in quello spazio vuoto e avvizzito. Le fiamme avevano bruciato ogni cosa lasciando cenere, ancora ardente, lungo la superficie. Megan aveva provato ad attraversare lo spazio, cercando di chetare quanto di più profondo nascondesse al di sotto di quella distesa colma di frammenti. Uno getto d’aria, inutile. Gli occhi di Emily, in quegli attimi appena trascorsi, non avevano incrociato i suoi e le espressioni che attraversarono il volto, stanco e provato, si mescolavano di una tristezza che mai aveva visto prima d’ora.
Aveva smesso di seguire il ritmo della musica, osservava l’amica immobile accanto a studenti in foga che ballavano instancabili. La vide stringere le palpebre trattenendo un dolore che a fatica riuscì a nascondere; la pelle coprirsi di un rosa più acceso lungo le gote, in un imbarazzo che non seppe inizialmente capire.
«Un’altra volta, Emme. Promesso.» disse. La guardò allontanarsi frenando una lacrima prima che scivolasse lungo il candido viso e per Megan fu una pugnalata comprendere di essere stata tagliata fuori in quel modo, avere chiaro che si stesse nascondendo da lei. Il contatto si recise definitivamente, ma prima di lasciarla andare la trattenne ancora qualche istante sé. Una stretta decisa, anche se la mano le tremò appena nell’incertezza che risaliva lungo la schiena e si aggrappava con forza tentando di trascinarla lontana da lì. Emily aveva bisogno di lei, capiva i segnali che stava lanciando: i movimenti del suo corpo, le espressioni del volto e il suono incerto della voce.
«Goditi la festa. Fai le congratulazioni ai Tassini da parte mia.» Quelle parole risuonarono circostanziali; immobile la guardò voltarle le spalle e allontanarsi. Megan non riuscì a sentire altro che quelle frasi tuonare nella testa in un eco senza tempo: un’altra volta Emme, goditi la festa. Si voltò in direzione del palco, rendendosi conto solo in quel momento del caos dovuto alla vittoria dei Tassorosso. Poi, ancora verso Emily ormai troppo lontana: «E., non mi interessa di questa stupida festa, hai capito? Mi importa di—» aveva gridato inutilmente. «Di Te.» Quelle ultime due parole morirono tra le labbra, le dita impallidirono in una morsa ben serrata lungo i fianchi. Aveva avanzato solamente qualche passo in direzione del cromlech, le iridi oltremare riuscirono a catturare l’ultimo sprazzo d’oro sparire nell’oscurità e non desiderò altro che venirne avvolta allo stesso modo. Si sentì sola ancora una volta e incapace di reagire. Sapeva che avrebbe dovuto seguirla, trattenerla a sé, abbracciarla e dirle che avrebbe potuto piangere finché ne avesse avuto voglia, perché lei sarebbe rimasta proprio lì al suo fianco. Non ne fu in grado. No, non era stata capace adesso né lo aveva fatto in quei mesi in cui erano state lontane. Troppe cose erano successe nel mentre e Megan non poteva sentirsi più distante di così da quel rapporto a cui un tempo era tanto legata ma che ora non riusciva più a comprendere.
Forse non sarebbe mai stata in grado di amare davvero né di accettare di essere amata. Prendeva tutto con sé e lo consumava fino alla fine, poi tutto spariva e non le rimaneva altro che un pugno di niente tra le mani. Era vento che spegneva le luci di quelle candele che cercavano di non farla perdere segnandole la strada; non era in grado di entrare nello spettro e lasciarsi guidare.

Tirò su il naso guardandosi nuovamente attorno. Vide Draven dinanzi alla pira, proprio verso la direzione in cui aveva camminato per un paio di metri. Un secondo colpo allo stomaco la costrinse a portare la mano destra sotto al seno. Mai come in quel momento riuscì a capire quanto fosse in grado di ferire e quanto avesse la capacità di trascinare tutti nel suo inferno personale. Anche Draven ne era stato vittima quando si era ripromessa di non volerlo in alcun modo ferire, consapevole di cosa provasse per lei. Chiuse gli occhi e li riaprì provando a calmare il senso di nausea ma la visione della chioma rossa, a lei ben nota, ravvivata dalle fiamme accese dell’enorme catasta di legna ardente, peggiorò la situazione. Lo sguardo si incupì giusto un secondo prima di girare i tacchi e andare altrove.
La festa era quasi finita, avrebbe preso il necessario dal banco di Mr. Elegant, lasciando che le venisse consegnato in Sala Comune, poi sarebbe andata via cercando di passare all’esterno delle grandi pietre per raggiungere la via d’uscita.



INTERAZIONI

MENZIONI



© Esse | harrypotter.forumcommunity.net


Megan acquista tutti gli articoli presenti sullo stand di Mr. Elegant ad eccezione dei Guanti, per un totale di 122 Galeoni

 
Top
view post Posted on 16/9/2022, 00:19
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,927
Location:
London, UK

Status:


Draven Enrik Shaw
III° anno - Prefetto serpeverde - 16 yo - Outfit
AR9VlZg

zrMFerN

aPMELze
Era riuscito a resistere fino alla fine del ballo e aveva anche evitato di pensare a Megan per buoni dieci minuti o giù di lì, prima di rivederla e riprendere a pensare a lei… Dettagli. Erano tutte grandi vittorie per una sola serata di poche ore. Aveva perso per sempre la sua unica amica, o quella che aveva creduto essere tale, ma aveva deciso di reprimere il dolore nei meandri delle proprie membra. Quell’emozione sussurrata che faceva eco fino alla bocca dello stomaco stava gradualmente svanendo; segno che aveva ancora il controllo di sé. Non contava nient’altro.
Riuscì a concentrarsi senza alcuna difficoltà sulla chioma scura di Megan in pista da ballo, dimenticando tutto il resto. Se avesse potuto, ed era anche piuttosto avvilente ammetterlo a se stesso, l’avrebbe seguita ovunque, accontentandosi di poterla guardare, anche così da lontano…
Cazzo, stava diventando inquietante.
A occhi sgranati, inorridito dai propri pensieri, volse lo sguardo verso Peverell. Non poteva far altro che agganciarsi con disperazione a tutto ciò che era in grado di distrarlo da tutte le fonti della sua angoscia. Ancora pochi minuti e sarebbe tornato in camera sua dove niente e nessuno avrebbe potuto irrompere nella sua tranquillità senza che fosse lui stesso a volerlo.
Il Preside aveva chiamato a raccolta i Tassorosso e un rappresentante tra di loro per tenere un discorso di ringraziamento. Aveva sempre dato per scontato che fosse un dovere dei Caposcuola, quello del discorso di fine anno, ma nel vedere la rossa ancora seduta lì, di fianco a lui, come se avesse intenzione di metterci radici su quel terreno, si rese conto di quanto pericoloso fosse il ruolo che gli era stato affibbiato… Realizzò, di conseguenza, che se anche a Mike fosse mai venuto in mente di dire semplicemente che ‘non gli andava’ a lui sarebbe potuta toccare la stessa sorte della Donovan e si sarebbe, dunque, trovato costretto a scappare a nuoto in Islanda. E non era un bravo nuotatore.
Solo quando sentì la voce di Camille si accorse di essersi voltato a guardare la Caposcuola, basito e irritato dalla sua condiscendenza, con la mano che teneva la sigaretta rimasta a mezz’aria per lo shock. Quella ragazza aveva una corazza di altruismo senza eguali. Con quale coraggio si era fatta forza e si era messa in posa davanti all’intera scuola per ringraziare i suoi concasati, con un ruolo che non le spettava?
Non conosceva la Caposcuola Tassorosso, in quel momento non riusciva a ricordarne nemmeno il nome, ma era sicuro che dovesse avere un’indole sadica per lasciare a uno dei suoi Prefetti un simile compito… Provò disagio solo a guardare Camille che, al contrario, gli sembrò fin troppo entusiasta della possibilità che le era stata appena concessa.
Inspirò profondamente e scosse la testa, gli occhi ancora sgranati di puro terrore, inorriditi da una sequenza di pensieri e realizzazioni che, considerando la serata già piuttosto movimentata, non aveva proprio potuto prevedere.
Di nuovo fu la voce della ragazza a spingerlo a riportare lo sguardo su di lei, sicuro che sul proprio viso ci fosse ancora un’espressione che, senza troppe spiegazioni, sarebbe potuta sembrare a un occhio poco attento semplicemente schifata: sopracciglio destro inarcato, naso lievemente arricciato in una smorfia, così come le labbra appena schiuse. Gli ci volle qualche istante per capire che gli aveva appena chiesto una sigaretta. Le lanciò la busta del tabacco senza dire nulla; aprendola ci avrebbe trovato dentro tutto il necessario per farsene una da sola, ma anche qualche sigaretta già montata, che di solito teneva per le emergenze.
Riportò lo sguardo sugli studenti, più per curiosità, a quel punto, che per altro. Un po’ li invidiava quei Tassorosso spensierati, che avrebbero continuato a festeggiare in Sala Comune, probabilmente, ma dopo aver assistito alla scena di Camille si sentì meno invogliato a provare quella stessa gioia.
Quanto tempo era durato il discorso di Camille? Qualche minuto? Gli era concesso di voltarsi a guardare Megan un’altra volta senza sembrare strano o ossessivo?
Non attese nemmeno di darsi una risposta, che si ritrovò di nuovo girato verso la pista da ballo. La Serpeverde era sparita, così come anche Megan. Si guardò intorno… Ma non c’era.
Era andata via? Così? Nemmeno stavolta aveva avuto intenzione di parlargli?

Congratulazioni per la coppa. – esordì dopo un lungo silenzio, in un tono concitato che non riuscì a contenere. Doveva trovare Megan prima che fosse troppo tardi. Se fosse andata via da Hogwarts l’indomani come la maggior parte degli studenti non l’avrebbe più vista per… troppo tempo.
Si chinò appena verso la Tassorosso per riprendersi la busta di tabacco e si soffermò un istante sui suoi occhi.

Se avete un trucco di qualche tipo per vincere così spesso, insegnalo a Mike… In cambio della sigaretta. – le disse, prima di voltarle le spalle e incamminarsi a passo spedito verso il castello.
Da quanto tempo se n’era andata? Era più probabile incontrarla sulla strada di ritorno che in mezzo alla calca dei Tassorosso, nel caso in cui si fosse semplicemente spostata tra i festeggiamenti. L’avrebbe aspettata con finta nonchalance in prossimità del castello. Non era nemmeno sicuro di cosa volesse dirle, ma voleva parlarle. Voleva parlarle da mesi. Con le lezioni di mezzo, gli impegni da Prefetto e i suoi da Caposcuola, ogni scusa era stata valida per evitarsi a vicenda. I piccoli sorrisi di circostanza di cui si era nutrito in quel lungo lasso di tempo dovevano avere un limite di scadenza che non poteva oltrepassare senza un piano B.
Quindi si diresse verso il cromlech per lasciarsi alle spalle quella dannata festa. Il passo ancora spedito fin quasi a correre, finché non la vide.
Era stato più veloce del previsto.

Megan! – urlò per farsi sentire, nella speranza che si fermasse e gli consentisse di colmare quegli ultimi metri di distanza che li separavano. L’aveva chiamata per panico, senza aver ancora pensato a cosa dirle, solo per paura di vederla sparire nel castello. Quella serata di merda doveva avere un lieto fine o una fine di qualche tipo. Non sarebbe sopravvissuto a un’intera estate a Londra senza almeno una certezza. Una soltanto.
Il tempo per riflettere ridotto a ogni suo passo. E quando, finalmente, si fermò di fronte a lei il massimo che riuscì a fare fu imporsi di guardarla negli occhi.
Si concesse solo un attimo per fare pace con il proprio cervello e assicurarsi che non fosse già entrato in tilt per quella vicinanza, che comunque per lui non era abbastanza…

Posso scriverti quest’estate?


« To find myself again my walls are closing in »

Jules; ©harrypotter.fc.net


Interazioni: Thalia, Megan
Menzioni: Camille (menzioncine-ine a Emily, Casey e Mike)
 
Top
view post Posted on 16/9/2022, 12:20
Avatar

Ocean eyes.

Group:
Caposcuola
Posts:
9,897
Location:
Nowhere

Status:




RAVENCLAW
fifth year
18 yo
Così Megan si lasciava la festa alle spalle. Camminava a passo lento, l’abito carezzava i fili d’erba e un fruscio delicato scandiva ogni centimetro percorso fuori da quel luogo. La musica, ormai lontana, non riusciva più a distrarla abbastanza da chetare i pensieri che erano tornati a tormentare la sua mente. Il cuore schiacciato da un peso troppo grande da poter sollevare, non le permetteva di sentire altro che dolore. Il respiro era affaticato, lo sguardo rivolto in direzione dell’imponente castello con la consapevolezza di una serata ancora troppo lontana dalla fine. Si era fatta forza qualche momento prima, aggrappandosi all’unica persona che credeva ancora vicina e che per brevi attimi le aveva fatto dimenticare ogni cosa. Adesso, invece, la paura di quell’incontro, la consapevolezza di essere ancora più sola, la portava all’obbligo di elaborare pensieri razionali i cui effetti vanificavano nel momento successivo. Si disintegravano non appena Megan provava a dargli un ordine preciso. Sapeva di doverci riuscire, di non potersi permettere di farsi sopraffare.
Inspirare ed espirare lentamente; le emozioni non rispondevano a quel controllo apparente e, nel tumulto della loro essenza, provocavano in lei brividi incessanti sull'epidermide. L’istinto più volte portò Megan ad abbracciarsi per trovare un po’ di calore ma l’aria di quella notte estiva appena iniziata non aiutava il corpo a regolarizzare la giusta temperatura, dando all’agitazione la strada spianata.
Sfilò la corona passando la mano libera lungo le chiome corvine. Scosse la testa e i capelli le scivolarono davanti al viso incorniciando con delicatezza i tratti eterei.
Chiuse gli occhi e il silenzio di quel momento la travolse. Si concentrò sui suoni della natura fino a che quell’effimero contatto non fu reciso da una voce lontana.
«Megan!» Sentì gridare.
Il suono caldo e familiare tornò a stringere il nodo in gola e prima ancora che potesse voltarsi Draven Shaw si piazzò dinanzi a lei.
«Draven?» Si immobilizzò. La voce risuonò incerta, sorpresa dalla presenza del ragazzo. Lo osservò riprendersi: fiato corto, battito accelerato; doveva aver corso parecchio prima di riuscire a trovarla. Sulle labbra di Megan spuntò un dolce sorriso inaspettato, mentre la distanza che li separava la portò a rivivere quel lieve imbarazzo che anche prima, in quello scontro casuale, le aveva colorato le guance di un rosso acceso. Tornò ad abbracciarsi, proteggendosi dal freddo e dal disagio provato in quegli istanti.
«Posso scriverti quest’estate?» chiese lui. Megan abbassò lo sguardo e schiuse le labbra cercando di immagazzinare più aria possibile. Un profondo respiro anticipò la risposta; in cuor suo avrebbe voluto dirgli di sì ma se rifletteva attentamente su tutto quello che aveva portato nella vita delle persone, sapeva già quale risposta avrebbe dovuto dare. Così, l'inquietudine che l’aveva afflitta poco prima al centro della pista, tornò a far leva nella sua mente. Lasciò il cuore soffocare i battiti in tumulto, si pizzicò le braccia e l’espressione si corrucciò in una forma di sofferenza che spense la luminosità che le aveva abbellito il volto qualche secondo prima.
«Io… Beh, non credo che», finalmente tornò a guardarlo accorciando le distanze senza nemmeno rendersene conto. Immergersi nel verde acceso delle iridi di lui, illuminate dai raggi della luna accesa nel cielo terso, fu un altro pugno dritto nello stomaco. Lasciò scivolare le braccia lungo il ventre, senza sciogliere la presa ancora stretta a busto. Il ricordo di quella sera di qualche mese prima le bruciava sulla pelle ed inevitabilmente non le permise di nascondere l’emozione ormai esplosa nelle iridi oltremare. «Devo andare, mi dispiace» finì per affrettarsi a dire. Gli passò accanto, allungando il passo e asciugando una lacrima che silenziosa le aveva rigato il viso.



INTERAZIONI

MENZIONI




© Esse | harrypotter.forumcommunity.net

E anche per Megan questo ballo è finito. Ci vediamo presto in altri lidi, è stato un piacere! :zalve:

 
Top
view post Posted on 16/9/2022, 18:13
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,403

Status:


Draven Shaw aveva davvero poco da dire rispetto al suo rifiuto nel seguire le regole dei balli di fine anno: il suo volto, però, pareva davvero nutrire l’esigenza di esprimere un parere non richiesto. Sopracciglio alzato, una piega delle labbra quasi schifata e l’idea generale che sì, anche lui - forse - pensava che il suo tempo ad Hogwarts fosse agli sgoccioli. Non era raro che un Caposcuola lasciasse il palco ai Prefetti per il ritiro della Coppa, ma non era neanche la prassi. Per quanto la riguardava, il novero di regole ed obblighi del suo ruolo non aveva fatto altro che accatastarsi in un angolo del suo cervello, pronto ad essere ignorato come un oggetto insolito rinchiuso in una soffitta. Era certa che a Camille avrebbe fatto comodo un po’ di adrenalina: salire sul piccolo palco accanto al Preside, in un contesto di festa inneggiando alla vittoria della Coppa e alla liberazione dalle lezioni era un’esperienza unica, ma anche ridondante per certi versi. Aveva ritirato due coppe nella sua veste di Caposcuola e partecipato, ancora prima, al ritiro di un’altra proprio con la stessa spilla affidata a Camille. Non trovava sbagliato lasciare spazio a chi, dopotutto, aveva l’onere di spartirsi ronde serali a ciclo infinito. Che vi fosse almeno l’occasione di essere riconosciuti per i propri meriti - e le capacità oratorie - era soltanto una conseguenza dovuta di fatti, altrimenti, abitudinari.
Tese l’orecchio, udendo ogni singola parola e accogliendo con piacere inespresso - ad eccezione di un leggero sorriso - la risposta dei compagni. Avevano vinto ed erano felici, davvero, per una cosa da niente.
Si domandò quando avesse perso il senso delle cose, se e quando fosse intervenuto il cinismo a far sbiadire i colori di una vita altrimenti cangiante. Un adolescente medio, pensava, traeva piacere e disperazione al contempo - e specialmente in egual misura - dalle sfide quotidiane: il litigio con un amico, lo screzio con l’insegnante o la risposta positiva e incoraggiante di una cotta passeggera; trovare un compagno per il ballo, vincere la coppa e ritirarla con tanto di congratulazioni dalla più alta carica accademica.
Afferrò al volo la busta del tabacco, un oggetto che per lei aveva un valore pari allo zero assoluto, e vi cercò all’interno una sigaretta già pronta; la pigrizia, in senso lato, si era impossessata di lei già da qualche minuto, ma pensava di dover imputare quella sensazione all’aroma sprigionato dal timo e dal sambuco, ormai ridotti in cenere. Prese quello che le interessava, quindi, rigirandolo tra le dita con aria curiosa: non aveva mai fumato prima, non aveva idea se le sarebbe piaciuto o se - come Drake - avrebbe detestato ogni singolo respiro. Richiuse la busta e la adagiò tra gli steli d’erba, lasciando al Serpeverde la sua solitudine pur condividendo uno spazio ristretto con lei. Si rimise in piedi, solo allo scopo di simulare una riverenza in ringraziamento. Quella Coppa era merito suo e dei compagni, ma sentiva che per lei quella corsa sfrenata alla gloria imperitura non aveva più lo stesso significato. Ci scherzava sopra, quindi, sperando di non infastidire il ragazzo, dato che almeno stava provando a conversare con chi - in fin dei conti - gli aveva appena sgraffignato una sigaretta senza l’intenzione di usarla immediatamente.
«Touché.» ribatté, sollevando le dita che stringevano la sigaretta e scoccandogli uno sguardo in tralice. Aveva più fretta di quanto gli avesse mai visto addosso da che si erano incontrati al falò e non riteneva necessario trattenerlo. In un certo senso la leggerezza di quello spazio condiviso in silenzio era stato per lei più terapeutico di una conversazione forzata dalle circostanze.
Lo osservò andar via, udendolo gridare il nome di qualcuno. «Allora ce l’avevi qualcosa di meglio da fare.» mormorò tra sé, sorridendo. Infilò la sigaretta nel borsello di cuoio e si avviò nella direzione da cui era venuta: aveva dei bagagli da finire e la festa era terminata.

Interazioni: Draven
Serpino, è stato un piacere :zalve:


Anche per Thalia il ballo si chiude qui.
Un ringraziamento ai miei Tassini :<31: e a tutti coloro che mi hanno votata al sondaggio :ihih:

 
Top
view post Posted on 17/9/2022, 16:51
Avatar

Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
10,831

Status:


Interazioni ► Eloise


Gli angoli della bocca si mossero autonomamente in un sorriso trattenuto a stento. Niahndra provò a fermare le labbra tra i denti per impedire ad un'espressione di ebete soddisfazione di tradire il mix di sensazioni che provava. La promessa minaccia di ricevere delle lettere da Eloise non aveva alcun diritto —alcuno— di farla sentire così. Girò il volto per nascondersi, senza riuscire a proferire parola.

Aveva annuito alla domanda sulla mezza estate. «Credo si basi sullo stesso principio. Rinascita e luce.»
Attorcigliò al dito una ciocca sfuggita alla treccia. «Hameeda dice che in questi giorni la magia verde è più forte, è il momento propizio per raccogliere erbe e preparare pozioni e decotti, o lasciarle essiccare per il resto dell'anno.» La meravigliava sempre l'intreccio di culture e nozioni a cui la vecchia attingeva. «Lei ha una sorta di libro sulle piante. Non l'ho mai sfogliato, ma so che ci sono trascritte ricette e rituali e che la loro potenza muta al mutare delle stagioni perché seguono gli stessi cicli della natura.»
Magia e natura, un connubio che avevano spesso discusso anche a scuola benché talvolta Niahndra avesse l'impressione che maghi e streghe avessero perso di vista le proprie origini. Avrebbe voluto chiederle, a quel punto, se anche lei avesse mai sperimentato variazioni nel suo specialissimo legame con l'aria; tuttavia si frenò, non essendo sicura di poter gestire argomenti più personali e seri.
Piuttosto, incassò il colpo alla battuta di El su Sam sfoggiando un sorriso sarcastico. «Glielo riferirò. Neanche lui è tanto un animale sociale.»

LB5D7Ba
Il resto della serata scivolò senza intoppi e Niahndra si dette della stupida per aver dubitato anche solo per un momento dell'incredibile capacità della Lynch di rendere semplice e naturale qualsiasi cosa. Avevano approfittato di tutte le attrazioni presenti alla festa, dalla raccolta delle erbe al salto della pira, alla preparazione dei cocktail. Quella sì che era una piacevole variazione sul tema: di solito finivano per buttar giù qualunque brodaglia si trovasse già sul tavolo o nella scorta alcolica segreta della rossa.
Sdraiata, con i fili d'erba che le solleticavano la pelle scoperta, infiacchita dal drink e dal fumo, con accanto la presenza immancabile di Eloise, Niah si sentiva serena per la prima volta dopo tanto tempo. Con le labbra ancora strette intorno alla cartina, a mezza boccata, aveva fatto cadere nel vuoto il commento su Von Kraus per un secondo. «Forse è colpa dell'artemisia lì dentro.» Indicò il bicchiere di lei. La scelta era ricaduta sulla pianta propiziatoria dei viaggi...e della trance. «Ci ho aggiunto anche la felce, per protezione.» Pur non essendo una scellerata, non c'erano dubbi che El fosse la più scalmanata delle due.
«Mmh, adesso ho pure i compiti per casa?» Si lamentò mentre prendeva un sorso del cocktail, la canna di nuovo passata all'altra. «L'io superiore potrebbe essere utile, però.»
La parabola discendente del sole accompagnò la fine della serata.
Con tutte le questioni che rimanevano aperte, quello era davvero il fine anno meno fine anno di tutti.

«Vai pure avanti, mi fermo un secondo a comprare qualcosa.»
Poco prima della chiusura, Niahndra riuscì a fermarsi allo stand di Vestiti&Vestiti in cui si attardavano ancora gli ultimi clienti.
«Vorrei prendere uno di tutto. Grazie mille.»

Niah si dà alla pazza gioia comprando qualunque cosa a vestiti e vestiti.
Alla prossima~
 
Top
view post Posted on 17/9/2022, 17:25
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:



IHddSFs
Il monolite si espande [...] Cadono ancora. La pietra si sgretola tra le mani, le dita sfiorano quelle dell'altro, infine riverso al suolo si nota il marchio d'onore, lo stemma di un Auror, l'Aquila indomita, ormai senza più possibilità di volare. Sorge il Gigante di Roccia, è vivo, è vivo, è vivo. Respira.

***

IqE8hJ2
GhA1Rmq
tIaGMxk
Cernunnos, stasera, è misericordioso anche per me. Gli ultimi eventi si accomunano nella sorpresa inattesa, la stessa che ha guidato il mio passo fin dalle prime ore di festa: è una divinità segreta, ci osserva appena dalla quercia in cui è cesellata; occhi di legno e di foglie, poco distanti, inseguono la delizia del tuo volto, catturano il sorriso che ti si dipinge sulla bocca e... , s'esprimono su di me allo stesso modo, con l'intensità di un cuore finalmente in risveglio. Neanche lontanamente avrei immaginato tutto questo, l'incontro è un miraggio che tuttora mi invita al dubbio – sono qui, lo sono davvero? Oppure sarò qui con te, non oggi, non ora. La domanda muta in un bocciolo, germoglia nel profondo di un animo che svezza invano la confusione degli ultimi tempi. Mi piace pensare che sia veritiera, questa gioia che ho desiderato da lunghi mesi. Mi piace essere con te, che sia nel presente o chissà quando, chissà dove. Oltre il giardino, il Guardiano promette continue meraviglie: e chi sono io, allora, per svelarmi miscredente?
Vorrei incantare la tua voce, imbottigliarla nell'eternità. Credo sia questo, il senso di tutte le trame – le notti d'insonnia che hanno intrappolato ogni pace, per me, si spezzano come radici di un albero; finalmente è nitida l'estasi dell'estate di cui a lungo sono stato privo. Sei tu a ravvivare sensazioni che ho temuto perdute; sei tu a mettere in fuga le ombre, e le occhiaie oscure, e le venature diafane che brillano sulla mia pelle, sulle mie palpebre. Ad ogni battito, è come tornare a vederti – è come una memoria che si ripristina, come l'epifania di un corpo e di una mente e di un cuore, l'uno in connubio oramai indissolubile con l'altro. Questo, per me, rappresenta il punto di cambiamento: forse è momentaneo, una delle illusioni che addolciscono la serata; forse è persistente, e finché la tua figura non passerà via, potrò nuovamente ancorarmi all'eterea spensieratezza. Questo è il primo rito, per me. Il primo festeggiamento, nella cornice estiva. Mentre l'incantesimo attira e ricama le stelle, il velo malinconico che ombreggia lungo questi luoghi già si solleva. Pochi metri mi separano dal roseto di spine, dal mio corpo che ondeggia – sferzato com'era, nel passato, dalla condanna che ho ereditato. Lascio che siano le tue parole, sfumate in musiche, a tendermi il confine ultimo – sei un porto d'approdo, sei un punto fisso. I miei pensieri si ripetono, così ovvi e tuttavia sinceri. Acconsento, oramai rapito. Sono altrove, e sono qui – insieme, nel gioco che il divenire non smette mai di propormi.
«Ci puoi giurare.» Lo dico con dolcezza, una nota divertita. Ogni tuo desiderio, questa sera, è anche il mio. E poi, lo ammetto, sono incuriosito tanto quanto te dal continuo di questa storia, dalla felicità che prima o poi tale creatura potrà regalarti. Mi piace pensare che in queste stelle, oramai bagliori argentei del sortilegio che va scomparendo, vi possa brillare la nostra impronta. Volevi sfiorare la luce del cielo, mi hai detto. Invece tu, Camille, sei destinata ad esserne una – è una costellazione, d'incanto e d'illusione. Il vento, forse egoista, soffia tutto ad un tratto all'orecchio: la festa giunge al termine, lo percepisco in anticipo nel suo sussurro. Il Preside prende parola, seguo il tuo volto protrarsi oltre – ti spetta il merito della vittoria, lo scopriamo insieme.
«Congratulazioni, Tassina.» Ti sorrido, mai così partecipe. Per la prima volta gioisco profondamente dei risultati di una Casata che non è mia, ma che curiosamente percepisco splendere anche per me. Vorrei chiederti di non andare, vorrei pretendere di restare insieme. Non fraintendermi, sono felice per te. Eppure... sento d'essere punto da una sensazione che s'affina all'egoismo e alla gelosia della tua sola presenza. Con un movimento leggero, la bacchetta scivola tra le dita; attingo di nuovo alla magia, è pura leggerezza prima che torni nascosta tra le pieghe della manica. Evoco un fiore, soltanto uno: ha lo stelo sottile e tinto di verde bottiglia, i petali cangianti di giallo e di nero.
È una viola del pensiero, ma tu... l'avrai già capito.
«Per te, Camille. Vai, è il tuo momento.» Ti offro il fiore, ti offro la mia mano. Non hai bisogno di chiedermi di accompagnarti, è un privilegio cui non vorrei mai sottrarmi. Ti lascio andare, poi, seguendoti con lo sguardo d'affetto che mi appartiene; il tuo discorso, il tuo entusiasmo, tutto mi riscalda il cuore. Mi unisco all'applauso continuo, il battito delle mani tra i più energici della folla; qualcuno lancia fuochi d'artificio nel cielo notturno, realizzando una cascata di gocce d'oro. La forma del Tasso è un'altra stella, è per voi, soprattutto per te. Lascia che i tuoi desideri, Camille, siano anche i miei. Almeno stasera, riscopro il piacere dei tempi trascorsi. I concasati, con tutta probabilità, ti circonderanno presto: è una festa che continua per voi. Mi allontano lentamente, stringendomi nel lungo mantello tessuto di luce. Quando supero la quercia sacra, lascio scivolare il rametto di biancospino che ho conservato: è un omaggio, questo, tanto per Cernunnos quanto per noi.
«Buonasera, è una collezione davvero molto bella.» Pochi istanti dopo, sono allo stand di Mr Elegant. Non intendo trattenermi oltre alla festa, non voglio abusare delle sensazioni che turbinano nel petto e che, feroci, già salgono a galla con ricordi passati. Lascio scorrere lo sguardo lungo i capi d'abbigliamento, uno più incantevole dell'altro. Poggiando una borsetta di galeoni sul banco, indico alcuni articoli e concludo.
«Vorrei tutti i ricami runici e la Veste di Loki, grazie.» Non appena pronti, e a pagamento così effettuato, non esiterò sulla via di rientro. Un colpetto di bacchetta a sostenere gli abiti, piegati e svolazzanti accanto, per poi risalire i giardini fino al dormitorio. Dalla torre, più tardi, potrò ammirare la danza della luna e del bosco in lontananza.
Una danza, questa, che ha sorpreso anche me.
OutfitOliver

Grazie di cuore, Camille
Alla prossima, di nuovo tante congratulazioni per i Tassini!

Oliver acquista i quattro ricami runici e la Veste di Loki.
 
Top
view post Posted on 17/9/2022, 18:22
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,927
Location:
London, UK

Status:


Draven Enrik Shaw
III° anno - Prefetto serpeverde - 16 yo - Outfit
AR9VlZg

zrMFerN

aPMELze
Aveva seguito d’istinto quell’improvvisa pulsione che gli aveva gridato nella testa di doverla fermare, di chiederle qualcosa che potesse, in qualche modo, tenerli vicini seppur a distanza, separati da due mesi di vacanza che non aveva la minima voglia di affrontare. Ci aveva pensato anche troppo, negli ultimi giorni, al momento in cui avrebbe dovuto lasciare Hogwarts. Era solo per qualche settimana, ormai sapeva bene come funzionava, ma al contempo non riusciva ad abituarsi a quella regola. Da quando era entrato a far parte del mondo magico e gli era stato concesso di frequentare quella scuola, aveva capito di aver trovato il suo posto nel mondo. Ogni anno commetteva sempre lo stesso errore di adagiarsi e dare la sua presenza lì, in un certo senso, per scontata; finché non arrivava il momento di dover tornare a Londra. Aveva bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, che gli desse motivo di sopravvivere alle settimane seguenti senza poter avere nemmeno quelle piccole occhiate di sottecchi rubate in Sala Grande e i sorrisi scambiati tra le lezioni di quando si incontravano per caso. Non aveva pensato cosa dirle, o meglio, cosa chiederle finché non si era fermato davanti a lei. Fu sicuro che, nonostante l’impegno, la voce non risultò ferma e decisa; il cuore gli batteva a mille e, come sempre, bastava guardarla negli occhi per sentire quell’ormai familiare tabula rasa nella testa, piacevole quanto sconveniente.
Per nervosismo si ritrovò a serrare la mascella, ma riconobbe immediatamente nel chiarore dei suoi occhi un barlume di tranquillità nell’incrociare il proprio sguardo e gli angoli delle labbra si curvarono appena in un sorriso, mostrando incontrollate le due piccole fossette sulle guance. Fu un solo attimo e si disse che se fossero rimasti così, sarebbe potuto tornare a Londra con qualcosa da custodire, un altro piccolo ricordo di lei senza dolore, un altro piccolo pezzo di lei da conservare gelosamente. Ma, per l’appunto, fu un solo attimo.
La vide abbassare lo sguardo subito dopo e, prontamente, si chinò su di lei per poter tornare a guardarla negli occhi. Era il suo modo di proteggersi: stringersi in se stessa, deviare lo sguardo. O, perlomeno, era ciò che credeva che fosse, che aveva imparato nelle precedenti interazioni con lei. E, ancor prima di sentirla parlare, aveva già intuito quale sarebbe stata la risposta alla domanda che le aveva appena posto. Si era sentito piuttosto soddisfatto di sé per averle chiesto una cosa così semplice, che non avesse chissà quali conseguenze, senza pretese. Eppure, era stata in grado di evitare di rispondergli. Per l’ennesima volta non con accettazione e non con rifiuto. Di nuovo in bilico. L’ennesimo buco nell’acqua.
Rimase completamente immobile. Lo sguardo perso nel vuoto che Megan aveva lasciato davanti a lui. La mente ancora annebbiata da quel suo dannato sguardo… Non riusciva a capirla. Era affascinante e frustrante allo stesso tempo. Perché reagiva in quel modo ogni volta che si trovavano vicini se poi l’intento era di scappare via?
Quando, finalmente, riuscì a muoversi si guardò intorno. Era sparita di nuovo, spariva sempre.
Era di nuovo solo, come sempre.
Annuì tra sé e sé. Incredibile come, da quando si era innamorato di lei, fosse cambiato tutto e rimasto tutto uguale allo stesso tempo. E non aveva fatto niente per evitarsi quel paradosso, anzi, continuava ad andarci incontro con masochismo.
Prese un respiro profondo che tramutò in uno sbuffo. Pensandoci con lucidità, aveva davvero creduto di ricevere una risposta diretta da lei o ci aveva solo sperato?
“Sei uno che per principio non s'aspetta più niente da niente. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.”
Con l’ombra di un sorriso amaro sulle labbra, si avviò verso il castello.


« To find myself again my walls are closing in »

Jules; ©harrypotter.fc.net


Grazie a tutti i cupcake che hanno avuto il piacere o il dispiacere di interagire con Dravenino.
La prossima coppa sarà dei serpini, get ready.

 
Top
view post Posted on 18/9/2022, 17:45
Avatar

non cliccare

Group:
Corvonero
Posts:
2,365

Status:




(IMG:http://uo-planescape.wdfiles.com/local--fi...Scion-_Hero.jpg)

 


Il ballo stava volgendo al termine e Derek non poteva essere più lieto. La serata non era andata per niente male, almeno economicamente. E fu con quel pensiero che iniziò a sistemare il tutto, fece con molta calma, chissà ancora qualcuno avesse voluto acquistare qualcosa. Stava piegando alcuni capi che aveva posto come esposizione, li posò con cura, pensando che non fossero affatto male. Forse ci avrebbe fatto un pensiero anche lui. Magari, anche no. Gli studenti più piccoli iniziavano a congedarsi. Proprio come anche lui avrebbe voluto fare. Ma una nuova cliente si avvicinò. Salutò la caposcuola Corvonero con un cenno del capo e ascoltando le sue richieste iniziò a darsi da fare. Così preparò il tutto e lo diede al solito gufo per recapitarlo in dormitorio, su, alla torre di Corvonero. Finito, cominciò a sistemare nella speranza che il ballo fosse finalmente concluso.

 








Non aggiornato, ma non ci vorrà molto.

 
Top
view post Posted on 19/9/2022, 20:33
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


Il Ballo di Litha è ufficialmente concluso.
Grazie a tutti per aver partecipato, siete stati preziosi!
E ancora congratulazioni ai vincitori. :fru:

 
Top
115 replies since 14/7/2022, 22:03   6158 views
  Share