Il monolite si espande [...] Cadono ancora. La pietra si sgretola tra le mani, le dita sfiorano quelle dell'altro, infine riverso al suolo si nota il marchio d'onore, lo stemma di un Auror, l'Aquila indomita, ormai senza più possibilità di volare. Sorge il Gigante di Roccia, è vivo, è vivo, è vivo. Respira.
***
Cernunnos, stasera, è misericordioso anche per me. Gli ultimi eventi si accomunano nella sorpresa inattesa, la stessa che ha guidato il mio passo fin dalle prime ore di festa: è una divinità segreta, ci osserva appena dalla quercia in cui è cesellata; occhi di legno e di foglie, poco distanti, inseguono la delizia del tuo volto, catturano il sorriso che ti si dipinge sulla bocca e...
sì, s'esprimono su di me allo stesso modo, con l'intensità di un cuore finalmente in risveglio. Neanche lontanamente avrei immaginato tutto questo, l'incontro è un miraggio che tuttora mi invita al dubbio – sono qui, lo sono davvero? Oppure
sarò qui con te, non oggi, non ora. La domanda muta in un bocciolo, germoglia nel profondo di un animo che svezza invano la confusione degli ultimi tempi. Mi piace pensare che sia veritiera, questa gioia che ho desiderato da lunghi mesi. Mi piace essere con te, che sia nel presente o chissà quando, chissà dove. Oltre il giardino, il Guardiano promette continue meraviglie: e chi sono io, allora, per svelarmi miscredente?
Vorrei incantare la tua voce, imbottigliarla nell'eternità. Credo sia questo, il senso di tutte le trame – le notti d'insonnia che hanno intrappolato ogni pace, per me, si spezzano come radici di un albero; finalmente è nitida l'estasi dell'estate di cui a lungo sono stato privo. Sei tu a ravvivare sensazioni che ho temuto perdute; sei tu a mettere in fuga le ombre, e le occhiaie oscure, e le venature diafane che brillano sulla mia pelle, sulle mie palpebre. Ad ogni battito, è come tornare a vederti – è come una memoria che si ripristina, come l'epifania di un corpo e di una mente e di un cuore, l'uno in connubio oramai indissolubile con l'altro. Questo, per me, rappresenta il punto di cambiamento: forse è momentaneo, una delle illusioni che addolciscono la serata; forse è persistente, e finché la tua figura non passerà via, potrò nuovamente ancorarmi all'eterea spensieratezza. Questo è il primo rito, per me. Il primo festeggiamento, nella cornice estiva. Mentre l'incantesimo attira e ricama le stelle, il velo malinconico che ombreggia lungo questi luoghi già si solleva. Pochi metri mi separano dal roseto di spine, dal mio corpo che ondeggia –
sferzato com'era, nel passato, dalla condanna che ho ereditato. Lascio che siano le tue parole, sfumate in musiche, a tendermi il confine ultimo – sei un porto d'approdo, sei un punto fisso. I miei pensieri si ripetono, così ovvi e tuttavia sinceri. Acconsento, oramai rapito. Sono altrove, e sono qui – insieme, nel gioco che il divenire non smette mai di propormi.
«Ci puoi giurare.» Lo dico con dolcezza, una nota divertita. Ogni tuo desiderio, questa sera, è anche il mio. E poi, lo ammetto, sono incuriosito tanto quanto te dal continuo di questa storia, dalla felicità che prima o poi tale creatura potrà regalarti. Mi piace pensare che in queste stelle, oramai bagliori argentei del sortilegio che va scomparendo, vi possa brillare la nostra impronta. Volevi sfiorare la luce del cielo, mi hai detto. Invece
tu, Camille, sei destinata ad esserne una – è una costellazione, d'incanto e d'illusione. Il vento, forse egoista, soffia tutto ad un tratto all'orecchio: la festa giunge al termine, lo percepisco in anticipo nel suo sussurro. Il Preside prende parola, seguo il tuo volto protrarsi oltre – ti spetta il merito della vittoria, lo scopriamo insieme.
«Congratulazioni, Tassina.» Ti sorrido, mai così partecipe. Per la prima volta gioisco profondamente dei risultati di una Casata che non è mia, ma che curiosamente percepisco splendere anche per me. Vorrei chiederti di non andare, vorrei pretendere di restare insieme. Non fraintendermi, sono felice per te. Eppure... sento d'essere punto da una sensazione che s'affina all'egoismo e alla gelosia della tua sola presenza. Con un movimento leggero, la bacchetta scivola tra le dita; attingo di nuovo alla magia, è pura leggerezza prima che torni nascosta tra le pieghe della manica. Evoco un fiore, soltanto uno: ha lo stelo sottile e tinto di verde bottiglia, i petali cangianti di giallo e di nero.
È una viola del pensiero, ma tu... l'avrai già capito.
«Per te, Camille. Vai, è il tuo momento.» Ti offro il fiore, ti offro la mia mano. Non hai bisogno di chiedermi di accompagnarti, è un privilegio cui non vorrei mai sottrarmi. Ti lascio andare, poi, seguendoti con lo sguardo d'affetto che mi appartiene; il tuo discorso, il tuo entusiasmo, tutto mi riscalda il cuore. Mi unisco all'applauso continuo, il battito delle mani tra i più energici della folla; qualcuno lancia fuochi d'artificio nel cielo notturno, realizzando una cascata di gocce d'oro. La forma del Tasso è un'altra stella, è per voi, soprattutto per te. Lascia che i tuoi desideri, Camille, siano anche i miei. Almeno stasera, riscopro il piacere dei tempi trascorsi. I concasati, con tutta probabilità, ti circonderanno presto: è una festa che continua per voi. Mi allontano lentamente, stringendomi nel lungo mantello tessuto di luce. Quando supero la quercia sacra, lascio scivolare il rametto di biancospino che ho conservato: è un omaggio, questo, tanto per Cernunnos quanto per noi.
«Buonasera, è una collezione davvero molto bella.» Pochi istanti dopo, sono allo stand di Mr Elegant. Non intendo trattenermi oltre alla festa, non voglio abusare delle sensazioni che turbinano nel petto e che, feroci, già salgono a galla con ricordi passati. Lascio scorrere lo sguardo lungo i capi d'abbigliamento, uno più incantevole dell'altro. Poggiando una borsetta di galeoni sul banco, indico alcuni articoli e concludo.
«Vorrei tutti i ricami runici e la Veste di Loki, grazie.» Non appena pronti, e a pagamento così effettuato, non esiterò sulla via di rientro. Un colpetto di bacchetta a sostenere gli abiti, piegati e svolazzanti accanto, per poi risalire i giardini fino al dormitorio. Dalla torre, più tardi, potrò ammirare la danza della luna e del bosco in lontananza.
Una danza, questa, che ha sorpreso anche me.