Il Giglio Scarlatto e l'Azalea, Privata

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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”
Mi trovavo bellamente sdraiata sul letto del mio dormitorio, con lo sguardo rivolto sulle pagine del libro "Mille erbe e funghi magici" di Phyllidia Spore, mentre Jewel era comodamente acciambellata al mio fianco. Adoravo leggere, e avere la vicinanza di un tenero gatto dormiente allietava ancora di più quel momento di lettura, cullata com'ero dal delicato suono delle fusa del mio felino. Era stato amore a prima vista con quella gattina, quando ero andata al Serraglio insieme ai miei genitori, e più passavo i giorni in sua compagnia più mi rendevo conto di che scelta splendida avessi fatto. Quando mi trovavo in dormitorio era sempre con me, era la mia ombra, e aveva un temperamento e un carattere tremendamente dolce e affettuoso. La sua presenza mi infondeva sempre molta tranquillità… anche per questo, forse, preferivo passare la maggior parte del tempo al dormitorio, facendo la figura di quella che si isolava e stava per le sue. In realtà ero desiderosa di fare conoscenze, ma forse la mia era solo paura verso l'approccio con le persone. Avevo un carattere che la maggior parte delle volte sembrava sicuro e, a tratti, strafottente, ma il non aver avuto mai a che fare con altri ragazzi della mia età mi portava a rinchiudermi in me stessa, certa di trovare sempre la compagnia di una persona che non mi avrebbe tradito mai. Però mi rendevo conto che, nel migliore dei casi, avrei dovuto passare altri setti anni in quel castello, e non potevo certo passarli sempre rinchiusa in quella bolla che, ormai da troppo tempo, mi ero creata. Appoggiai il libro di Erbologia sul letto e accarezzai delicatamente il pelo di Jewel, soffice e vellutato come una nuvola… per quante volte mi era persa tra quelle pagine mi sembrava ormai di sapere ogni nozione a memoria. Le piante e le erbe, grazie anche al tempo passato a gironzolare nella dispensa degli ingredienti di mia madre, mi avevano sempre incuriosita… foglie, fiori, radici ed arbusti così semplici apparentemente alla vista, ma che erano in grado di sprigionare specifiche proprietà qualora un mago ne sapesse l'uso e il trattamento… era tremendamente affascinante! Non per altro Erbologia era una delle materie che preferivo maggiormente, ad Hogwarts. Gli occhi felini di Jewel seguirono la mia figura mentre mi misi a sedere e mi tirai su in piedi, infilandomi le scarpe che avevo abbandonato ai piedi del letto.

Tu resta qui e non fare danni, io vado a fare un giro!

Dissi alla gattina, accarezzandole piano la testolina, poi mi voltai verso il mio baule. Tirai fuori una borsa a tracolla ed infilai al suo interno il libro che, fino ad un paio di minuti prima, stavo leggendo. Diedi una veloce occhiata e, non appena mi resi conto che tutto ciò di cui avevo bisogno era lì dentro, chiusi la borsa e appoggiai la tracolla sulla mia spalla. Un altra veloce occhiata a Jewel e mi diressi fuori dal Dormitorio. La Sala Comune non era mai troppo affollata, giusto qualche studente sparpagliato qua e là a farsi i fatti propri o a scherzare in compagnia… ma il mio intento non era spostarmi lì, quindi uscì anche dalla Sala Comune e mi ritrovai nei corridoi dei sotterranei. Si sentiva già nell'aria, benché mancasse ancora qualche ora prima di cena, un odore delizioso… avere le cucine così vicine alla Sala Comune alimentava parecchio l'appetito di ogni studente, visto che il corridoio era spesso intriso degli odori dei manicaretti che preparavano gli elfi domestici. Ogni passo che facevo verso le scalinate mi allontanarono da quell'aroma, fino a quando non arrivai al piano terra del castello. L'ultima lezione della giornata era finita da una quarantina di minuti e l'atrio di Hogwarts era pieno di giovani ragazzi che andavano a zonzo per i corridoi ed altri che erano seduti sulle panchine che ridevano allegramente. La mia meta erano le Serre di Erbologia, quindi lanciai giusto qualche fugace occhiata ai miei compagni di scuola poi ripresi a camminare verso l'uscita che mi avrebbe portato ai giardini della scuola e alle serre della professoressa Fiachran. Per quanto fosse interessante rileggere per la millesima volta il libro scolastico di Erbologia, mi era decisamente venuta voglia di… andare sul pratico, ecco. Non ero certa se fosse o meno possibile entrare nelle varie serre fuori dall'orario scolastico ma, se non avessi fatto alcun danno, potevo anche provare… no? Magari se mi fossi ritrovata davanti alla prof avrei fatto anche buona figura nell'approfondire alcune nozioni già trattate a lezione. Con quella speranza arrivai alle porte della serra che proprio quella mattina avevo varcato. Per quanto l'ultimo argomento non mi avesse entusiasmata particolarmente, e sfiderei chiunque ad elettrizzarsi a parlare di fertilizzanti, volevo osservare da vicino una pianta che avevo visto di sfuggita, esposta in uno dei tanti vasi presenti, nel vivaio. Mi affacciai e, dopo un attenta analisi, notai che non c'era nessuno, quindi mi apprestai ad entrare. Mi scrollai la borsa dalla spalla e l'appoggiai sulla superficie in legno centrale della serra, dove erano presenti una miriade di piante di ogni genere. Il mio sguardo cerco di ripercorrere ciò che aveva notato durante la lezione e, proprio in uno dei vasi in fondo, la ritracciai nuovamente. Mi avvicinai a passo svelto, fino a quando non mi ritrovai proprio di fronte alla pianta di Frullobulbo che avevo visto quella mattina. Era una pianta innocua, anche un po' banale d'aspetto, ma ciò che mi incuriosiva era la sua straordinaria somiglianza al Tranello del Diavolo, pianta ben più pericolosa di questa. Toccai piano uno dei suoi tentacoli, stando attenta a non rovinarla… ci mancava solo creare casini e far perdere punti a Serpeverde, non me lo sarei perdonata!
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”

Terminate le lezioni pareva la maggior parte degli studenti si sentisse in dovere di rigurgitare all'esterno tutti i suoi trattenuti durante il giorno. E così, nelle giornate di bel tempo, come era quel limpido giovedì, ogni angolo del giardino di Hogwarts rimbombava di chiacchiere e schiamazzi.
Così non era per le serre, luogo separato dal resto del giardino, destinato alle lezioni di erbologia e alle coltivazioni della professoressa Fiachran. Qui le grida giungevano attutite dalla distanza e dalla vegetazione e, complice la poca predisposizione di molti a frequentare quegli stessi luoghi destinati alle lezioni, era una zona quasi sempre sgombra dalla presenza di umani in crescita. Solo qualche anima solitaria ogni tanto vi si recava per trovarvi pace e quiete. Vi era un ragazzo in particolare che si vedeva spesso da quelle parti: Edmund non aveva idea di chi fosse, non conosceva né il suo nome né la sua casa di appartenza, lo vedeva passeggiare tra le serre col suo libro in mano, silenzioso e meditabondo. Non disturbava nessuno e non faceva nulla di male, e così il numero alto dei frequenti incontri aveva fatto sì che ciascuno dei due sapesse dell'esistenza dell'altro, accettando tacitamente la coabitazione di quei luoghi. Eppure, nessuno dei due si era preso la briga di salutare per primo l'altro, pertanto i due rimanevano perfetti "sconosciuti".

Edmund si trovava, come sempre, nella serra numero 4, dedito a sistemare quelli che parevano alberi in miniatura. C'era bisogno di spazio per i suoi esperimenti e qualche settimana prima gli era stato concesso dalla docente l'uso di quello spazio, al momento libero da altre piante. Aveva infatti deciso di dedicarsi concretamente, e non solo teoricamente, a quella peculiare attività di cui i genitori non volevano assolutamente saperne ma che sapeva avrebbe fatto reso fiero il nonno. Dopo l'abbondante tempo speso sui libri, si era finalmente deciso a passare alla parte più pratica! Principalmente per occupare il tempo libero che avrebbe dovuto essere altrimenti occupato dallo studio del violino, al momento non a Hogwarts con lui, il Corvonero approfittò di quel ritaglio temporale offertogli dal caso per iniziare a coltivare, letteralmente, la sua nuova passione. Aveva quindi chiesto e ottenuto il permesso di stare lì, vergato dalla professoressa in un foglio di pergamena che portava sempre con sé per paura che qualcuno gli muovesse obiezioni alla sua condotta. E così avrebbe potuto lavorare tranquillamente in quella serra vuota senza problemi, e iniziò non appena l'autorizzazione fu firmata. L'idea infatti di doversi spingere altrimenti al limitare della foresta lo terrorizzava, come pure il pensiero di dover lavorare sotto lo sguardo collerico di certe piante. Edmund sperava con tutto il cuore che le piante che dovevano essere ospitate in quella serra tardassero il più possibile ad arrivare. Se non fossero mai arrivate non avrebbe potuto sperare di meglio.

L'aria era tiepida, tagliata di quando in quando da qualche folata di vento frizzantina, e le mani di Edmund lavoravano su quei piccoli esemplari senza sosta. Gli occhi erano semichiusi per la concentrazione e la fronte parzialmente aggrottata. Dopo aver infatti tagliato i rami secchi ora doveva cambiare vaso e terriccio ai cinque esemplari davanti a lui. Un'operazione fondamentale, non una delle sue preferite, ma tuttavia necessaria e indispensabile. Aveva appena ultimato tale operazione col secondo alberello quando un rumore di passi si udì poco distante. Fu naturale alzare lo sguardo, ipotizzando di vedere stagliarsi la figura della professoressa o del guardiacaccia, il quale spesso al pomeriggio si recava nella foresta passando da quelle parti, o forse di quel lettore solitario. Ma era una ragazzina, una di quelle di cui ricordava benissimo il nome dalla cerimonia dello smistamento essendo stata una delle prime ad essere chiamate sotto il cappello; Edmund si ricordava infatti abbastanza bene i nomi di quelli smistati prima di lui e quella ragazzina era alla lettera "B".

Si chiese cosa ci facesse da quelle parti, sospese momentaneamente l'attività che lo aveva impegnato fino a pochi minuti prima, e allungandosi sulle punte dei piedi si avvicinò a una delle ampie finestre per vedere dove stesse andando.


"Che strano... Sembra da sola... Magari ha appuntamento con qualche sua amica, speriamo non facciano troppa confusione anche qui..."

Con sorpresa però la vide entrare con passo furtivo in una delle serre dove si tenevano le lezioni del primo anno, i Corvonero vi avevano fatto lezione lì giusto il martedì precedente, quel giorno forse vi erano stati proprio i Serpeverde, così gli sembrava di aver sentito dire perlomeno. Naturalmente incuriosito pensò di mettere in pausa gli alberelli per vedere cosa fosse venuta a fare da quelle parti Lilith Bennet.
Allineati gli attrezzi in perfetto ordine sul tavolo e i cinque vasi in seconda fila davanti ad essi, si sfilò i guanti e si avviò verso l'uscita, dopo aver sistemato i capelli scesi un po' troppo sotto la fronte.
Giusto il tempo di uscire di lì e l'aveva già persa di vista, d'altronde la serra scelta dalla ragazzina era una di quelle maggiormente fitte di piante e fiori. Provò ad aggirare le finestre a debita distanza per cercare di capire se fosse ancora lì dentro, oppure se fosse già uscita, magari cercava l'insegnante e non l'aveva trovata, ma non vide nulla, né all'interno, né all'esterno.


"Boh eppure mi sembra che sia entrata lì dentro... Ma cosa diavolo...?"

Edmund con circospezione si avvicinò all'ingresso secondario della serra, nulla nemmeno da quella parte. Poco a poco raggiunse l'ingresso, infilò la testa all'interno, e ruotò gli occhi tutto attorno per vedere se fosse ancora lì. Stava per voltarsi e tornare indietro quando dalla parte opposta su un tavolo in legno, tra le piante, vide la tracolla della ragazzina. Era ancora lì dunque. Forse inconsciamente, avanzò di due passi giusto per varcare l'ingresso e dar modo alla prospettiva di mutare.

Gli occhi seguirono la retta disegnata sul tavolo dal manico della tracolla, inequivocabile traccia del moto compiuto dalla Serpeverde che l'aveva probabilmente sfilata muovendosi in quella direzione. Gli occhi si mossero di poche decine di pollici e la folta chioma della studentessa si materializzò alla sua vista. Lilith era di spalle e stava osservando qualcosa, anzi no, stava toccando una pianta. Trovata. Ma quello che stava facendo catturò l'attenzione dello studente più della vista della ragazza.

Edmund fu preso dalla tentazione fortissima di mettersi a correre e scappare di lì. Un senso di panico. Un'ansia viscerale, totale. Ma proprio in quel momento Lilith, nonostante Edmund si fosse mosso con la massima attenzione attento a non far rumore alcuno, quasi avesse avvertito lo sguardo del Corvonero puntato su di sé, si voltò e incrociò lo sguardo del ragazzino ancora incollato alle sue mani.

Edmund sgranò gli occhi, curioso della reazione tanto della ragazzina quanto della pianta.


«Ops»
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”
Non ero molto sicura che la mia presenza nella serra fosse giustificata o permessa, qual ora mi avessero trovata lì senza la supervisione della professoressa Fiachran. Certo, non stavo facendo niente di strano o di illegale per la quale potessi essere punita, ma ero sicuramente conscia del fatto che in quella serra erano presenti piante che, se non si stava attenti, potevano creare problemi spiacevoli. La cosa positiva è che avevo un buon bagaglio culturale dalla mia… le piante, e l'Erbologia in generale, erano un argomento che mi piaceva quindi sapevo riconoscere quali piante erano "alla mia portata" e quali avrei fatto bene ad evitare senza la presenza di un adulto che ne conoscesse meglio il comportamento e la pericolosità. Anche la stessa pianta che avevo davanti poteva benissimo essere scambiata per un Tranello del Diavolo, ma era logico che non mi sarei messa a toccare quella pianta se non fossi stata sicura delle mie conoscenze in merito. Avevo passato un sacco di tempo nel bosco che avevamo dietro casa, era uno dei miei passatempi preferiti farci le camminate e osservarne la vegetazione. Mia madre, poi, mi aveva fin da subito spiegato quali piante erano innocue e quelle a cui invece avrei dovuto stare attenta, quindi quella serra mi parve solo una piccola parte di ciò che avevo già visto con i miei occhi in natura o piante di cui avevo già letto. Forse peccavo di presunzione, chissà, ma se si parla di argomenti che mi piacciono, come in questo caso le piante, mi ritenevo sempre ben preparata e sicura dei movimenti che facevo. Il tentacolo del Frullobulbo che avevo appena toccato ondeggiò visibilmente e, insieme a lui, anche quelli adiacenti… mi dava quasi l'impressione come se l'avessi svegliato e ora era lì che si stiracchiava i tentacoli per farmi capire che aveva preso coscienza della mia presenza di fronte a lui. Le piante magiche erano molto più curiose e reattive di quelle babbane... erano dotate di movimenti ben più particolari, rimanendo a guardarle senza stancarti, o almeno per me era così. La lezione della professoressa Fiachran, quella mattina, si era incentrata soprattutto sul tipo di fertilizzanti utili ad ogni tipo di erba, ma avevo sentito vociferare da alcuni ragazzi di altre casate che, molto probabilmente, la prossima lezione che avremmo fatto noi di Serpeverde sarebbe stata proprio incentrata sul Frullobulbo e sul Tranello del Diavolo. Di certo quello era uno dei motivi per la quale mi trovavo lì in quel momento, ma in realtà forse ci sarei comunque venuta a prescindere dalla mia conoscenza, o meno, del prossimo argomento che sarebbe stato trattato a lezione. Ci tenevo sicuramente a fare bella figura in classe, dimostrando alla professoressa la mia conoscenza in merito, quindi diciamo la mia presenza in serra quel tardo pomeriggio era dovuto anche alla conoscenza sul campo, e ravvicinata, di una delle piante protagoniste della prossima lezione. Ovviamente nelle mie materie preferite volevo eccedere, come penso che lo vorrebbero tutti, senza contare che stare lì dentro in mezzo alle pinate mi tranquillizzava, un po' come se fossi tornata nel bosco dietro casa. I tentacoli del Frullobulbo ad un certo punto si fermarono, amplificando ulteriormente quel silenzio che c'era nella serra non appena i suoi tentacoli smisero di sfregarsi tra di loro. Forse anche dovuto al cambio improvviso di movimento della pianta o forse solo perché avevo avuto un sesto senso, mi voltai. Avevo sentito una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse osservando… inizia a preoccuparmi e a chiedermi cosa avrei potuto dire se mi fossi trovata davanti un professore o un altro adulto, a che giustificazione avrei potuto appellarmi per giustificare la mia presenza solitaria nel vivaio. Un po' tesa mi focalizzai sulla presenza che mi ritrovai di fronte… un ragazzo che sembrava avere la mia stessa età e che se ne uscì con una semplice esclamazione, come se fosse stato preso in flagrante e non volesse farsi notare.

Mi hai fatto perdere un colpo.

Dissi semplicemente, sentendo la rigidità del mio corpo pian piano scemare. Fortunatamente non era un professore e in realtà mi resi conto lucidamente che, anche qualora lo fosse stato, non stavo facendo niente di inappropriato per sentirmi così nervosa. Mantenni lo sguardo sul ragazzo che avevo davanti e ripresi la parola.

Come mai anche tu qui?

Gli chiesi semplicemente, girandomi del tutto nella sua direzione e dando le spalle al Frullobulbo. Cominciai a sentire dei lievi tocchi sulla schiena… capii subito che la pianta aveva riiniziato a muovere i tentacoli e li stava picchiettando contro di me, come se avesse voluto di nuovo la mia attenzione.
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”

La ragazza, quando si voltò, sebbene sorpresa, parve sollevata della presenza di Edmund, o almeno questo dissero i gesti involontari della fanciulla che nel coetaneo dovette vedete una minaccia di lungi inferiore a quella di un'eventuale presenza adulta.

L'undicenne aveva lasciato quasi tutto nell'altra serra, là dove era impegnato fino a pochi istanti prima; dopo aver ordinato, seppur per un'esigenza provvisoria gli attrezzi che stava adoperando, aveva raccolto solo i suoi appunti segreti e la tracolla e, messo quei primi dentro questa seconda. I cinque vasi con gli alberelli di cui si stava occupando erano rimasti là, due già rinvasati, i restanti tre ancora in attesa delle cure del ragazzino; egli era quindi uscito per vedere dove stesse andando l'inattesa ragazza.
Edmund ora si trovava appena sull'uscio della serra, dentro di essa con i piedi a circa 2 passi dalla porta, uno/due, non di più, il destro davanti al sinistro di pochi pollici, passi interrotti di una camminata furtiva. Aveva la tracolla sulla spalla, appoggiata senza troppa cura sulla camicia azzurra a maniche corte e il capo leggermente inclinato, pietrificatosi in quella posa nell'istante in cui cercò di studiare quella seconda inquilina della serra.

Quella ragazza sembrava non farsi troppi problemi a stuzzicare le piante, forse non si rendeva conto di quanto quel gesto potesse essere rischioso, di cosa avrebbe potuto innescare. A Edmund si era gelato il sangue nelle vene a quella vista e non poteva smettere di chiedersi cosa sarebbe successo di lì a poco e, in un'ultima analisi, quali fossero le sue intenzioni lì. Non aveva la forza di guardarsi intorno, piuttosto preferì restare immobile, in attesa di un segno imprecisato, di un movimento che, richiamando la sua attenzione, ne dimostrasse la fondatezza delle ipotesi o ne smentisse definitivamente i timori. Da quella distanza non riusciva a scorgere perfettamente di quali piante si trattasse, ma molte piante nel mondo magico erano simili tra loro ed era facile confondere innocue rampicanti da temibili assassine. Non c'era da scherzare con le piante, talvolta sottovalutate per la reputazione generalizzata di immobili osservatrici mosse dal vento, ma talvolta avversarie pericolose e implacabili. Le orecchie erano tese a sentire l'impercettibile e, prima di rispondere alla domanda della ragazza, attese per lunghi secondi prima di parlare come a verificare che nessun suono fosse stato emesso in quell'intervallo di tempo in cui il suono della voce della ragazza era risuonato nell'aria.
Quando rispose le sue parole uscirono lentamente, la voce era del solito volume ma emessa con un'intenzione che pareva voler sussurrare ogni parola.


«Eh già, ero qui vicino e ho sentito dei rumori. Quindi sono venuto a vedere chi c'era.»

Mentì.

«Tu invece? Cosa stai facendo con...

quelle?»


<i>La sinistra cautamente si allungò in avanti e l'indice provò a distanziarsi dalle altre dita della mano non dominante per rivolgersi a quelle abitanti di quel luogo che ora tramavano alle spalle della Serpeverde. Stava per chiederle altro, se veramente quello che gli era sembrato di vedere fosse vero, se avesse veramente toccato con le dita quelle piante, se si rendeva conto del pericolo in cui si poteva essere cacciata, quando gli parve di sentire un fruscio. Edmund rimase colpito dalla tranquillità di Lilith che pareva non curarsi minimamente di alcunché, per lui invece quel suono non prometteva nulla di buono, forse era il segnale che inconsciamente attendeva.
Quelle piante si stavano muovendo. Realmente.

La destra senza volere corse dentro la tracolla a cercare l'unico oggetto che, al netto delle pochissime capacità del primino, poteva essergli vagamente di aiuto: la bacchetta. Fortunatamente la sacca dello studente era quasi vuota e la trovò subito, la sentì salda nelle dita ma non la estrasse, attento a non muoversi eccessivamente, a non far insospettire quelle inquiline non troppo ospitali. Guardò la ragazza e lentamente spostò lo sguardo sulle piante lì attorno, preoccupato e intimorito. La bacchetta ora era saldamente ancorata alle sue dita, all'occorrenza avrebbe potuto usarla. Ma per fare cosa?
Lilith non gli sembrava mostrare alcun segno di timore, anzi. Sembrava totalmente a proprio agio, beata lei. Lui invece doveva tenersi pronto ad ogni evenienza, erano diverse le opzioni che gli si prospettavano davanti ma innanzitutto doveva avvertire la ragazza del pericolo imminente, che già ne fosse a conoscenza o meno. Ma diamine, come era possibile non sentisse che quelle piante si stavano muovendo!

«Lilith, tu non senti dei rumori strani? Ti consiglio di non muoverti. Rimani immobile. Potresti essere in pericolo. Sei sicura di sapere che piante hai toccato?»
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”
Aver scoperto la presenza del ragazzo mi rilassò parecchio… continuavo ad essere convinta che star lì senza essere affiancata dalla presenza di un adulto non fosse tutta sta gran tragedia, non stavo facendo niente di male o di pericoloso… però non si poteva mai sapere, magari serviva un qualche accordo verbale con la professoressa Fiachran o quanto meno una delega che giustificasse la mia presenza alla serra. Non avevo niente di tutto questo, non avevo trovato necessario farlo, quindi vedere un compagno della mia stessa età invece di un dirigente scolastico mi tranquillizzò… almeno non avrei dovuto dare chissà quante spiegazioni, e questo era sicuramente un punto a favore per il ragazzino. Il Corvonero mi disse tranquillamente che aveva sentito un rumore e che era venuto a controllare da dove provenisse… curioso! Le serre non erano così vicino all'atrio per sentire i rumori provenienti dai vivai, quindi lui doveva essere ben vicino nei paraggi, senza contare che non avevo fatto alcun rumore entrando lì, se non giusto quando avevo appoggiato la borsa sul tavolo… ma di certo non aveva fatto un tonfo degno di nota. E se anche lui, come me, era in una delle serre per osservare le piante e ci eravamo solamente resi conto di fare la medesima cosa?

Mi hai sentito dici? Strano, non pensavo di avere il passo pesante come quello di un Troll!

Esclamai semplicemente, con un espressione un po' pensierosa ma con un mezzo sorrisino che comparve ai lati delle labbra. Ascoltai poi la sua domanda successiva, dove mi chiedeva cosa ci facessi con "quelle". Quel suo modo di riferirsi alle piante mi parve un segno di circospezione da parte del giovane… mi dava l'impressione di essere quasi intimorito dalle piante… o forse ero solo io che viaggiavo troppo di fantasia!

Niente di particolare in realtà… ero al dormitorio che leggevo il libro di testo di Erbologia e mi è venuta voglia di studiare direttamente sul campo, ecco.

Mi guardai intorno… la serra era davvero ricolma delle più sparate varietà di piante e rampicanti esistenti. Trovavo estremamente affascinante ritrovarsi circondati da così tanti esemplari differenti di piante e arbusti, e restarmene in camera a leggere un libro era davvero limitante, visto che potevo avere tutto quello direttamente sotto gli occhi e non descritto semplicemente in forma cartacea. Poco dopo la mia risposta notai un repentino movimento del ragazzo che avevo di fronte... si era portato affannosamente la mano dentro la borsa, continuando però ad avere lo sguardo fisso sulla mia persona e sulle piante che mi circondavano. Forse l'impressione che avevo avuto poco prima non era del tutto errata… era spaventato? La mano del Corvonero rimase ancorata all'interno della borsa, non dandomi modo di capire cosa stesse realmente prendendo con così tanta tempestività. Forse aveva notato i movimenti della pianta alle mie spalle e si era preoccupato che potesse succedere qualcosa? Il mio pensiero venne confermato un paio di secondi dopo, quando il ragazzo mi incitò a stare ferma, affermando che avrei potuto essere in pericolo e chiedendomi se ero certa di che pianta avessi toccato.

Si tranquillo, non c'è nessun pericolo!

Affermai serena, voltandomi leggermente verso la pianta che avevo alle mie spalle.

Questa povera pianta subisce la sua estrema somiglianza al Tranello del Diavolo, ma è un innocuo esemplare di Frullobulbo, niente di pericoloso davvero!

Dissi al mio compagno di scuola, toccando giocosamente una delle estremità della pianta, che riprese a far ondeggiare i suoi tentacoli come se stessero seguendo una coreografia di danza. Restai ad osservarla ancora per qualche secondo, poi mi voltai di nuovo verso il Corvonero.

Non ho certo le conoscenze che può avere la professoressa Fiachran, ma puoi fidarti che ne so parecchio sulle piante, e se mi avvicino a qualcuna è perchè la conosco e so che sono al sicuro. Senza contare che non credo nemmeno che la scuola tenga una pianta tanto pericolosa come il Tranello del Diavolo così alla portata di tutti senza che ci sia qualcuno che controlla le serre!

Sperai con quelle mie parole di aver rasserenato il giovane. Avevo sicuramente ancora milioni di nozioni da immagazzinare ed imparare, ma le piante e l'Erbologia era una delle scienze che più mi piacevano e che negli anni mi avevano appassionata… le mie ricerche nel bosco, i libri di ingredienti di mia madre e le enciclopedie che avevo letto… di certo mi sentivo ferrata sull'argomento.

Tu invece? Cos'è che sei venuto a fare realmente qui?

Gli chiesi con un sorriso, stuzzicandolo un po'. Continuavo a non credere alla motivazione che mi aveva dato, per quello gli feci quella domanda.

A proposito, come fai a sapere il mio nome?

Poco prima mi aveva chiamata per nome, ma sfortunatamente non ricordoavo proprio ci fossimo già presentati… possibile che la mia memoria facesse già cilecca a quell'età? Rassicurante!
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Edited by FeddyTR - 9/8/2022, 09:55
 
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view post Posted on 10/8/2022, 14:01
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”

La ragazzina non sembrò credere minimamente alle parole di Edmund, d'altronde non era mai stato capace di mentire, proprio per niente. Fin da piccolo si era reso conto di quanto madre natura lo avesse privato di quella dote, a differenza del fratellino Philippe, bugiardo di lungo corso. Non riuscì mai a capire come fosse possibile che ogni sua piccola non-verità fosse smascherata all'istante dai genitori, mentre le menzogne gigantesche partorite dalla fantasia incontenibile del fratello fossero sempre prese per verità assolute e incontrovertibili.
Diamine, che fastidio per il Corvonero!
Philippe per giustificare la rottura di un vaso una volta si era addirittura inventato che due maghi francesi avevano sbagliato a materializzarsi ed erano apparsi dentro al vaso del salotto dei Knight e nemmeno l'ombra di un dubbio nello sguardo dei genitori! E come faceva a sapere che erano francesi poi! Che sfacciato quel bambinetto! E a Edmund invece non credettero mai le rare volte che provò a mentire! Mai! Una volta, per evitare di andare a uno degli odiosi ricevimenti cui lo costringeva il padre, disse solo che non poteva andare perché era vittima di un incantesimo che gli impediva di muoversi che gli aveva fatto per sbaglio il professore, ma non ci fu verso di convincere il padre.
Da quella volta non mentì praticamente quasi più, constata l'inutilità di questa azione nel suo caso. Forse era per questo che gli dava così fastidio chi lo faceva e che riusciva a individuare con chiarezza ogni vaga menzogna, seppure ben congegnata e a lungo studiata. Quel giorno tuttavia, un po' per il timore di ammettere di aver seguito la ragazzina, un po' incerto se rivelarle che stava trafficando con delle piante nella serra a fianco, disse la prima cosa che gli passò per la testa. Invano, come sempre.

Fortunatamente Lilith sembrò non prendersela troppo e rispose con una frase ironica sebbene un sorriso malizioso apparso sulle sue labbra sembrasse voler far capire a Edmund senza troppi giri di parole che non credeva a una parola di quanto le disse. Il ragazzino, da par sua, non disse nulla e sorrise un po' imbarazzato, sperando si passasse a qualche altro argomento.
Apprese quindi il motivo della visita della ragazza; egli era ancora immobile con la bacchetta serrata nella destra, quando la ragazza per nulla spaventata si voltò e incominciò a toccare la pianta che aveva dietro di sé. Edmund stava per urlare per dirle di non farlo, che avrebbe potuto essere legata e inghiottita, o forse peggio, ma la Serpeverde, con estrema noncuranza, si mise ad accarezzare quella pianta come fosse il persiano di famiglia.


*Questa è pazza!

Questa

è

pazza!*

si disse tra sé e sé non staccando gli occhi da quell'esemplare verde, a prevederne le mosse e decifrarne le intenzioni.
Lilith provò invano a rassicurare Edmund, disse che a suo avviso non era altro che un tranquillissimo Frullobulbo, niente di pericoloso, che avrebbe potuto fidarsi, lei sapeva distinguere le piante, e inoltre la scuola non avrebbe mai potuto tenere piante pericolose alla portata di tutti. Edmund non poté essere meno d'accordo, il sorriso di semi-scuse sparì dal volto e gli occhi si spalancarono per l'incredulità. Per un attimo si dimenticò che le piani lì presenti avrebbero potuto sentirlo e ribellarglisi contro!

«Beh no certo! Questa scuola non terrebbe mai un albero che se solo ti avvicini ti spacca le ossa a portata di studenti che sanno fare Wingardium Leviosa e Lumos, scherziamo!»
Terminata la frase si rese conto che forse la risposta era stata alquanto dura verso la ragazza, cercò quindi di mitigarne il senso,
«Non volevo dire che ti sbagli, quello magari è innocuo, però secondo me bisogna sempre stare attenti qui dentro, non è detto tutte le piante siano innocue. Ce ne possono essere di mooolto pericolose! E poi, e poi non si può sapere, ci sono delle piante che sono quasi uguali e non si capisce mai bene quali sono!»
disse sperando di essere stato almeno un po' convincente.
La ragazza però gli aveva detto il motivo della sua presenza, lui no, e Lilith era curiosa.

«Tu invece? Cos'è che sei venuto a fare realmente qui?
A proposito, come fai a sapere il mio nome?»

Edmund sospirò e si guardò intorno, sperando le piante se ne stessero buone, e non avessero fatto scherzi mentre parlava.
«Beh in realtà mi piace la tranquillità, e vengo spesso da queste parti... Ero nella serra numero 4 quando sei passata... Solo che sai non si vede quasi mai nessuno da queste parti, ti ho vista passare e volevo vedere se c'era qualcun altro... se ti dovevi incontrare con altri insomma... Se potevo stare lì o no, ecco...
Sulla seconda domanda invece, beh quella è facile: "Bennet Lilith! Orgoglio e ambizione ti han già segnata! O forse no, era toccata! Insomma Serpeverde!"
Sei stata la seconda o la terza a essere smistata come vuoi che faccia a non ricordarmelo! »

La ragazza però aveva ragione, non si erano mai presentati, e qui veniva il difficile, avrebbe dovuto avvicinarsi per porgerle la mano, tuttavia questo era decisamente fuori discussione, non si sarebbe addentrato di più in quella serra senza la professoressa. Il massimo che poté fare fu lasciare la presa sulla bacchetta e allungare la mano in direzione della ragazza.
«Io comunque sono Edmund, Edmund Artemis Knight, figlio di Joseph Edgar e Catherine Hewitt, smistato a corvonero, molto piacere!»
<i>Il braccio era teso verso la ragazzina e la mano allungata nella medesima direzione, i piedi invece, se avessero potuto avrebbero fatto addirittura uno o due passi indietro per portarlo fuori dalla serra. Edmund attese, sperava la ragazza si avvicinasse a lui per la presentazione, sperava soprattutto si allontanasse da quella pianta che non voleva smettere di agitarsi.

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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”
Dovevo ammettere che osservare le espressioni che venivano a formarsi sul viso del ragazzo dinnanzi ai miei comportamenti e la reazione conseguente della pianta che avevo alle spalle erano alquanto… goliardici. Nulla di maligno mi passò per la mente, ci mancherebbe, non mi era stato fatto nessun affronto dal Corvonero fino a quel momento, però era divertente vedere le sue reazioni preoccupate quando ero fin troppo certa delle mie conoscenze sul Frullobulbo. Ovviamente la saccenza mi avrebbe potuto riservare un brutto scherzo… come diceva il ragazzo di fronte a me avrei potuto sbagliarmi e nel giro di pochi minuti sarei finita vittima dei tentacoli di quella che in realtà si sarebbe rivelata una pianta di Tranello del Diavolo, ma se si parlava di argomenti che adoravo, e di cui avevo letto per ore, sinceramente mi fidavo del mio giudizio. Gli allenamenti che facevo insieme a mia madre sul potenziare i miei sensi avevano sempre dato ottimi risultati. Ero sempre riuscita a riconoscere ogni cosa che mi ritrovavo davanti se l'avevo precedentemente osservata e studiata… e di Frullobulbo, ahimè, ne avevo parecchio nel giardino di casa! Come avrei mai potuto sbagliarmi? Stava di fatto che il mio interlocutore sembrava seriamente preoccupato da come sarebbe potuta evolvere la situazione quindi decisi, almeno per quella volta, di andargli incontro e rasserenare il suo spirito. Stavo per spostarmi dalla pianta, che continuava incessantemente a muovere sinuosamente i suoi tentacoli, quando sentì le parole del Corvonero, che uscirono dalle sue labbra in maniera fin troppo canzonatoria per i miei gusti.

Beh, hanno sempre detto di stare lontano dal Platano, fin dal primo giorno… se poi la gente ci va vicino comunque sarà per l'irrefrenabile voglia di rompersi qualche arto con la speranza di saltare qualche lezione o per fare la drama queen in Infermeria, non certo perché qui se ne fregano di mettere a portata di mano piante pericolose per dei ragazzini incoscienti!

Purtroppo non gradivo particolarmente essere contraddetta, tutt'al più se ero certa di aver ragione.

Se è per questo anche la Foresta Proibita non è che sia delimitata da cancelli o sorvegliata da qualcuno, quindi potrei andarci anche ora, se lo volessi… e lì si che troverei qualcosa di pericoloso! E' dal primo giorno che ci avvertono di dove possiamo e non possiamo andare, non mi sembra di aver mai sentito raccomandazioni sulle serre,…

Ascoltai poi le parole del ragazzo mentre cercava di smorzare i toni della sua prima affermazione e mi resi conto anche io che potevo prenderla più alla leggera… in fondo era palese che il Corvonero fosse solo preoccupato, ed era soprattutto il suo stato d'animo a parlare.

Comunque dai… mi allontano, va bene?

Gli dissi alzando le mani e riprendendo una certa tranquillità nel tono di voce… non mi costava niente allontanarmi di qualche passo per far star più sereno il ragazzo. La pianta, non appena mi iniziai ad allontanare di un paio di metri, cominciò sempre di più a rilassare i propri tentacoli fino a quando non si ammosciarono lungo i bordi del vaso… sembrava quasi che fosse dispiaciuta di non avere più l'attenzione su di sé. Rimasi ad ascoltare le ragioni che mi diede il Corvonero sulla sua presenza alle serre, confidandomi che ci veniva spesso visto che erano posti tranquilli dove non veniva mai nessuno al di fuori dell'orario scolastico. Non faticai a credere alle sue parole… in quel scuola ogni studente avrebbe trovato un qualsiasi altro hobby pur di non bazzicare tra le aule che vivevano già fin troppe ore al giorno seguendo tutte le varie lezioni settimanali. In realtà, mentre stavo risalendo dai Sotterranei, ero quasi del tutto certa anche io di non trovarci nessuno, per quello avevo deciso di venire.

Nella serra 4?

Gli domandai, senza in realtà aspettarmi una risposta… era più un ripetere le sue parole. Ad Hogwarts erano presenti sette serre, ognuna divisa con particolari e specifiche piante. Non era infatti un caso che io mi fossi diretta nella serra in cui ci trovavamo ora io e il ragazzo Corvonero, ovvero la serra uno. Era quella dove si tenevano le lezioni del primo anno e, visto che non volevo di certo ritrovarmi in strane magagne o nei guai, se proprio avrebbero dovuto trovarmi nel vivaio da sola, era meglio che mi avessero trovata lì e non in una qualche altra serra dove si studiavano piante ben più avanzate.

Che ci facevi di bello di là?

Ero curiosa… sia perché tanto non è che avessi molto altro da fare, sia perché fino a quel momento il ragazzo mi aveva dato l'impressione di non andare molto d'accordo con le piante… che quasi le temesse, in un certo senso. Forse stavo solo viaggiando con la mente io, ma quella era l'impressione che mi aveva dato. Intanto mi decisi ad avvicinarmi al Corvonero per stringere la mano che aveva prontamente allungato quando gli avevo chiesto come facesse a sapere il mio nome. Lui si chiamava Edmund e rimasi del tutto sorpresa quando mi citò le stesse identiche parole che mi aveva rivolto il Cappello Parlante al mio smistamento.

Complimenti per la memoria, Edmund!

Dissi sorridendogli, e mi domandai come facesse il ragazzo ad avere così vivido nella sua testa il momento dello Smistamento degli altri studenti. Beh era pur sempre un Corvonero, l'intelletto sviluppato sembrava esserci… anche se poteva voler dire tutto come niente visto che non avevo mai dato veramente retta a tutte le varie peculiarità che caratterizzavano ogni Casata. Dopo avergli stretto la mano gli diedi un attimo le spalle per potermi riappropriare della mia tracolla, che portai sulla spalla destra, poi il mio sguardo tornò su Edmund.

Ti faccio compagnia, ti scoccia? La mia amica lì si è offesa per colpa tua, quindi devi pagare pegno!
Mi riferì scherzosamente alla pianta che, da quando mi ero allontanata, se ne era rimasta immobile nel suo vasetto, come se fosse priva di vita. In realtà non è che volessi obbligarlo per forza alla mia presenza, ma ero venuta alle serre per dare un occhiata al Frullobulbo e, ora che l'avevo fatto, mi potevo ritenere soddisfatta e pronta ad affrontare la prossima lezione di Erbologia. Le alternative che mi si ponevano di fronte erano tornare al Dormitorio o scoprire cosa stesse facendo il ragazzo prima che la mia presenza lo distogliesse dai suoi propositi.

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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”

Inaspettatamente la ragazzina non diede ad Edmund nemmeno il tempo di finire la frase che si spese in una raffinata arringa in difesa dell’onore del Platano Picchiatore e delle piante della foresta proibita, che semmai aggredivano chi se la fosse andata a cercare, figuriamoci se potevano essere definite pericolose! E per non parlare dell’innocenza delle piante della serra, luogo dal quale nessuno ha detto di stare lontano, quindi zona la cui sicurezza era fatto indiscutibile e inconfutabile. Edmund ovviamente non riusciva a credere alle proprie orecchie.
L’espressione sul viso del ragazzino non mutò affatto, non ne ebbe nemmeno il tempo in realtà, continuò quindi ad ascoltare la ragazzina con i medesimi occhi di prima, con lo stesso sguardo e la bocca ancora socchiusa per parlare, solo il flusso del discorso si interruppe, sopraffatto dall'impeto delle parole della Serpeverde. Non poté invece trattenersi dal pensare che quella sua compagna non doveva essere assolutamente in sé per dire quelle cose. Se la pazzia fu la prima ipotesi vagliata, una seconda idea, poco alla volta, si fece largo nella mente del ragazzino, ed effettivamente, più ci pensava, più se ne convinceva: poteva anche non essere così ma le quotazioni della pazzia scesero di molto, surclassate da questa seconda ipotesi: per Edmund, Lilith era drogata. Senza dubbio, non poteva esserci altra spiegazione.
La testa del Corvonero tratteggiò l’intero svolgersi degli eventi di poco prima: molto probabilmente, stando così vicino a piante di cui non conosceva caratteristiche e proprietà la fanciulla aveva inalato inavvertitamente qualche sostanza che ne annebbiava le facoltà di ragionamento, le piante d’altronde, si sa, hanno meccanismi talvolta perversi per proteggersi e drogare una ragazzina per usarla contro qualcuno diffidente verso di esse, aveva tutto l’odore di essere uno di questi stratagemmi. Lei ovviamente non ne aveva nessuna colpa, probabilmente questa sostanza era addirittura inodore e incolore, ma gli effetti, agli occhi del piccolo Knight erano tutt’altro che invisibili.

Edmund non disse nulla, non replicò e attese la ragazzina finisse di parlare. La osservava tranquillo, non aveva nessuna aria ostile verso di lei e non aveva la benché minima intenzione di contraddirla. Non lì dentro perlomeno.
Quello era tutto fuorché il posto adatto per una discussione di merito, quello semmai era un posto da cui uscire il prima possibile, visti i movimenti sospetti dei tentacoli di quella pianta alle spalle della Serpeverde e gli effetti dannosi provocati su di lei. Che Lilith se ne rendesse conto o meno, le piante avrebbero potuto essere pericolose, molto pericolose, e loro erano due primini indifesi senza alcun adulto pronto a intervenire nella stanza; poteva anche avere ragione, e non essere quello il caso, ma non si poteva mai sapere, meglio non rischiare! Quindi, prima di tutto avrebbe dovuto mettere al sicuro entrambi, tirando fuori di lì la coetanea, volente e nolente essa fosse. Poi semmai se ne sarebbe potuto discutere, magari in condizioni sicure fuori dalla portata di tentacoli e spore droganti. Nell’ordine delle priorità stilato dalla mente di Edmund, la sicurezza di entrambi era al primo posto, e quella valeva tutto il suo silenzio.
Grazie al cielo non ci fu bisogno che insistesse particolarmente o dicesse alcunché, Lilith decise sua sponte di allontanarsi dalle piante, guardò Edmund e disse:


«Comunque dai… mi allontano, va bene? »

Edmund continuò a tacere, sorrise contento e in risposta, accennò un segno di assenso con la testa, annuendo senza muoversi troppo velocemente o bruscamente, ma comunicando con gli occhi quanto fosse sollevato che avesse deciso di allontanarsi da là. Una parte di lui era ancora decisamente all’erta: fintanto che non fossero usciti non avrebbero potuto dirsi salvi, ma per il momento sembrava la pianta stesse lasciando andare Lilith senza protestare, afflosciandosi, e questo lo rassicurava. Posò un’ultima volta gli occhi su quella pianta, forse era lui a vedere il pericolo anche dove non c’era, e le cattive intenzioni in piante che agivano molto probabilmente per istinto senza un’intelligenza emotiva come quella umana, ma in ogni caso a questo non voleva pensare, quel che era detto era detto, era una faccenda in cui non voleva addentrarsi troppo.
Le parole di Lilith che arrivarono subito dopo lo riportarono quindi coi piedi per terra, distogliendolo da quei pensieri che ne avevano incantato lo sguardo alla pianta. Comprensibilmente, voleva sapere cosa ci facesse lui lì, e a buon diritto; si rese conto infatti dai pensieri a voce alta della ragazzina che doveva essere abbastanza insolito uno del primo anno fosse da solo nella serra numero 4. Si trattenne dal rispondere per alcuni istanti, giusto il tempo che lei si avvicinasse e gli stringesse la mano per la presentazione ufficiale complimentandosi per la memoria.
Una sfumatura rosea scura gli tinse le guance per l’imbarazzo e Edmund distolse meccanicamente lo sguardo senza dire nulla benché ovviamente il complimento gli avesse fatto molto piacere. In quelle situazione era sempre difficile trovare qualcosa di non banale da dire, e piuttosto che dire ovvietà preferiva tacere, ogni ringraziamento gli era sempre sembrato vanitosa ostentazione di sé. Grazie al cielo, quando Lilith subito dopo si voltò per recuperare la tracolla, si disse contento che qualcosa fosse riuscito a distoglierle lo sguardo da sé, non particolarmente amante di quei prolungati sguardi indagatori.


«Ti faccio compagnia, ti scoccia? La mia amica lì si è offesa per colpa tua, quindi devi pagare pegno! »

Edmund avrebbe riso della battuta se non fossero stati in quella peculiare circostanza.

«No no, va bene, basta che non ti sogni di portarti piante tentacolose o roba simile! Quella tua amica sta bene lì dov’è. Insieme alle altre. »

Ammise con tono piatto. Finalmente era giunto il momento di guadagnare l’uscita e Lilith, questo almeno era quello che aveva detto, sarebbe andata con lui: avrebbe significato dirle cosa stava facendo, ma almeno avrebbero lasciato quel posto e si sarebbero trovato al sicuro. Forse non ci sarebbe stato bisogno di nessuna discussione, ritornata in sé con l'ossigeno dell'aria aperta, o forse sarebbe nata una discussione di ore ed ora sulla bontà delle piante perché quelle parole non erano dipese da influssi obnubilanti ma frutto della coscienza critica della coetanea, o forse chissà cos'altro ancora, ma sta di fatto che almeno non sarebbero più stati lì. Senza voltarsi, dando le spalle all’uscita cominciò ad indietreggiare di uno, poi due passi, senza mai voltarsi a guardare, cercando di non lasciarsi sfuggire movimenti sospetti delle piante. Mentre stava camminando all'indietro si rese conto che la ragazzina ancora attendeva una risposta.

«Beh se ti piacciono le piante potresti darmi una mano, devo fare delle cose… con delle piante, più o meno.»

Un altro passo all'indietro e poi un altro. Al quarto si fermò e si sforzò di reggere lo sguardo della Serpeverde.

«Ti posso dire cosa sto facendo però devi promettermi che non lo dirai a nessuno.»

Edmund con fare solenne le allungò di nuovo la mano.

«Se accetti voglio la tua parola, altrimenti non posso dire nulla.»
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”
Era interessante osservare le movenze e le espressioni di quel ragazzo… la mia vicinanza al Frullobulbo sembrava terrorizzarlo più del normale. La pianta assomigliava moltissimo al Tranello del Diavolo quindi anche se mi fossi sbagliata, e di certo non mi sbagliavo, avrei sicuramente dovuto prestare attenzione, ma avevo letto che quella pianta odiava la luce del sole quindi con un banale "Lumos" me la sarei anche potuta cavare. Quindi, perché tutta quella agitazione? Cominciai davvero a pensare che ci fosse qualcosa di più sotto a tanto timore. Non mi dava l'idea di un essere un babbano, il che però avrebbe spiegato la sua agitazione verso una pianta magica sconosciuta, ma nei suoi occhi leggevo più che altro incredulità e paura. Che avesse avuto qualche incontro spiacevole con una qualche pianta? Di certo non potevo sfondare un muro e chiederglielo, ci eravamo appena presentati, ma rimasi dell'idea che quella potesse essere un ottima spiegazione al comportamento di Edmund. D'altra parte il Corvonero non era a conoscenza del fatto che uno degli argomenti che prediligevo, e di cui mi ero sempre documentata e avevo letto tanto, erano le piante quindi capì in un certo senso il suo dubitare delle mie conoscenze in merito. Avevo comunque cercato di fargli capire che non ero una sprovveduta e che se ero arrivata ad approcciarmi alla pianta era con cognizione di causa, ma pace… ormai mi ero allontanata dal vaso, quindi non avevo più motivo di sprecarmi a dar altre spiegazioni ad Edmund sul perché fossi tanto tranquilla mentre toccavo i tentacoli del Frullobulbo. Fortunatamente il Corvonero prese positivamente la mia richiesta di fargli compagnia e scoprire cosa stesse facendo nell'altra serra… ero parecchio curiosa e, in più, trovai stimolante l'idea di parlare di piante ed Erbologia con qualcun altro che non fosse mia madre. Mi spostai una ciocca di capelli che mi era finiva di fronte agli occhi e mi resi conto di quanta umidità ci fosse in quei vivai. Sbuffai leggermente al pensiero che mancasse ancora così tanto tempo al periodo invernale, momento dell'anno che preferivo più di tutti, e fossi costretta a sopportare quel clima torrido di fine estate. La scuola era iniziata da davvero poco tempo, quindi purtroppo avrei dovuto aspettare ancora qualche mese prima di godere della mia stagione preferita.

«No no, va bene, basta che non ti sogni di portarti piante tentacolose o roba simile! Quella tua amica sta bene lì dov’è. Insieme alle altre. »

Feci un sorrisetto divertito alle parole di Edmund, poi iniziai a seguirlo fuori dalla serra osservando la maniera curiosa che aveva di uscire da lì dentro. Camminava all'indietro, mantenendo la sua visuale all'interno del vivaio e alla mia figura... comportamento che sicuramente confermò i miei sospetti precedenti.

Ti comporti in maniera fin troppo circospetta per essere un babbano, quindi...

Mi resi conto di quello che stavo per dire e, in meno di un secondo, riformulai la frase.

… quindi stai pur tranquillo che dietro di te ci sono io, se succede qualcosa ho i riflessi pronti!

Portai la mano all'altezza del fianco dove, attaccato alla sottile cintura che manteneva la gonna, c'era un piccolo fodero dalla quale estrassi la mia bacchetta in legno d'ebano. Avrei voluto dirgli che, se non era un babbano era chiaro che la sua paura verso le piante fosse legata a qualche brutta avventura, ma mi ero resa conto subito che era meglio non parlarne. Nel caso avessi avuto ragione non volevo certo riportargli alla mente brutti ricordi e metterlo di cattivo umore. Le mie orecchie si drizzarono quando il Corvonero mi disse che se mi piaceva le piante avrei potuto dargli una mano. Allungai il passo e mi misi al suo fianco.

Certo che mi piacciono, non mi metto mica ad accarezzare i tentacoli di ogni pianta esistete così, come se non avessi di meglio da fare!

Sul mio volto comparve un sorriso spontaneo, quasi fanciullesco, al pensiero di star davvero per parlare con qualcun altro di qualcosa che mi piacesse. Era una sensazione così strana avere a che fare con qualcuno della mia età e parlare insieme di cose comuni! Avevo passato tutti gli anni della mia crescita da sola, visto che dove abitavo non c'era uno straccio di coetaneo per chilometri, e ora quella conversazione mi stava entusiasmando più del normale. Per quanto mi fossi ormai abituata alle mie scampagnate solitarie, e benché mi trovassi più che bene in mia sola compagnia, parlare con qualcun altro e avere una normale conversazione era un po' come ricevere una carezza sul cuore… come se avessi finalmente iniziato anche io a far parte del mondo che avevo sempre osservato da dentro alla mia bolla immaginaria. Mi resi conto della mia eccessiva esaltazione, quindi cercai di darmi un contegno riprendendo un espressione più serena e controllata in volto, soprattutto quando Edmund mi spiazzò e mi fece promettere di non dire a nessuno quello che avremmo fatto nella serra 4.

Se non è niente che possa costarmi punti a Serpeverde, nessun problema!

Allungai la mano e strinsi nuovamente quella del ragazzo, ora ancora più curiosa di sapere cosa stesse facendo nella serra poco distante da dove mi aveva trovata. Non avevo nessun motivo di spifferare a qualcuno quello che Edmund stava facendo, a questo punto, in segreto… l'importante era evitare di prendere parte a qualcosa che mi avrebbe fatto togliere punti alla mia casa qual ora ci avessero beccati. Il Corvonero non mi dava un impressione negativa, non riuscivo a credere che stesse facendo qualcosa di proibito dentro alle mura del castello, e comunque da lì a pochi metri avrei saputo a cosa si riferiva Edmund, sempre che si fosse fidato della mia parola.
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”

La stretta di mano di Lilith sigillò quel patto che Edmund le aveva proposto e il Corvonero, che non aveva motivo alcuno di dubitare della parola della Serpeverde, soddisfatto ricambiò la stretta tenendole saldamente la mano e facendola oscillare di quel paio di pollici su e giù come usano fare i grandi quando sono particolarmente soddisfatti di un accordo. Gli occhi finalmente furono liberi di posarsi sulla sua nuova conoscenza e di incrociare il suo sguardo senza troppo preoccuparsi delle piante, ormai sullo sfondo.
La ragazzina, sebbene avesse manifestato qualche atteggiamento un po' bizzarro all'inizio - anche se, secondo l'opinione di Edmund, non per colpa sua - sembrava molto sicura di sé. Ogni risposta era stata decisa e diretta, fin troppo forse, a riprova di un caratterino di chi sapeva bene ciò che voleva.


*Mamma mia, sembra mio padre, forse i Serpeverde li fanno tutti uguali.*

pensò Edmund, ora molto meno in apprensione di prima e libero così in di dedicarsi all'osservazione di tutti quegli elementi "di contorno" che fino a quel momento aveva trascurato. Se quella ragazzina assomigliava al suo padre in risolutezza e determinazione, avrebbe potuto stare ben tranquillo; la stretta di mano era la manifesta attestazione di un impegno preso, e la decisione con cui gli rispose e gli strinse la mano era stata notevole: se essa rispecchiava la risolutezza delle intenzioni, Edmund si sarebbe potuto definire in una botte di ferro riguardo al mantenimento della parola data.

Il ragazzino non poté ovviamente trattenere un sorriso divertito quando la compagna menzionò la questione punti, lo fece sorridere in particolare il fatto che subito la Serpeverde avesse pensato che la richiesta di non rivelare quanto avrebbe visto fosse collegata a qualcosa di proibito dai regolamenti, più che a ragioni personali del ragazzino ma tant'è, meglio così. Il Corvonero arretrò di ancora due passi, quanto bastò per ritrovarsi finalmente all'aria aperta al di fuori del dominio di frullobulbi e simili diavolerie, e sospirò decisamente rasserenato.
L'aria fresca di metà autunno fu un tonico per il piccolo Knight, la combinazione di quella piacevole sensazione data dall'aria frizzantina sulla pelle, e del sollievo per lo scampato pericolo misero Edmund di ottimo umore. Si sentiva carico di energia, se qualcuno glielo avesse chiesto, in quel momento avrebbe acconsentito persino a scalare le più alte montagne della Gran Bretagna.
Si sistemò la tracolla sulla spalla destra, sì ravvivò i capelli spettinati dal vento e gettò uno sguardo in direzione della serra numero 4, a controllare se la via fosse libera e potessero andare indisturbati.
Sì girò poi a controllare se Lilith lo avesse seguito e solo in quel momento si rese conto di quanto poco sapesse di quella ragazzina; ne conosceva nome e casa, sapeva che amava le piante, che aveva un carattere deciso e sicuro di sé, ma che altro? Le domande che si possono fare su una persona sono infinite, e lui conosceva le risposte a sole due o tre di esse, non molte di più. Sperando quindi che portarla con sé nella serra non costituisse un rischio per la sua attività e che invece gli consentisse di approfondire quella conoscenza si diresse verso il luogo menzionato.
Riferendosi alla considerazione sui punti, Edmund parlò con un tono volutamente enfatico, talvolta la recitazione gli riusciva parecchio bene, e quella, a suo modesto dire, fu proprio una di quelle volte.


«Beh questo nessuno lo può dire, cosa sono in fondo i punti di fronte alla conoscenza dei segreti dell'universo?»

Non che Edmund parlasse così di solito, tuttavia galvanizzato com'era dalla ritrovata serenità dopo gli attimi di paura nella serra numero uno, trovò coraggio ed entusiasmo insoliti nel suo parlare. Entusiasta si diresse baldanzoso verso i suoi alberelli, pronunciando quelle parole che risuonarono nella sua testa con la voce del suo precettore, il professor Wright, e che forse, alle orecchie della ragazzina, risuonarono molto più probabilmente esagerate se non ridicole. Quando finì di parlare, un nuovo sorriso imbarazzato gli si stagliò sulle labbra. Diede un'occhiata di sottecchi alla Serpeverde per vedere quanto bene o male avesse preso quel commento e continuò a camminare verso la porta della serra. Quando vi giunse si fermò sull'uscio per lasciar entrare prima la ragazza.

«Eccoci arrivati. Qua mi metto sempre io... Entra pure, qua è tutto sicuro! Vedi è tutto in ordine...»

Disse con una punta di orgoglio e di emozione; Edmund lasciò quindi Lilith varcasse la soglia della serra ed entrasse in quello spazio sgombro da piante. La professoressa di erbologia gliene aveva infatti concesso l'uso proprio perché al momento le piante che lì avrebbero dovuto essere ospitate, erano ancora in arrivo.
C'era tutto quello che si trova solitamente in una serra, banconi, attrezzi, terriccio, concimi, fatta eccezione per le piante. Sui lunghi banchi da lavoro c'erano solo cinque piccoli alberelli in miniatura attorniati da attrezzi ordinatamente disposti.


Solo quando la ragazzina fosse entrata, Edmund l'avrebbe seguita in quella che aveva adibito a sua personale zona di esperimenti per illustrare a Lilith cosa c'era da fare.


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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”
Fortunatamente Edmund sembrò fidarsi delle mie parole vista la decisione con la quale rispose alla mia stretta di mano. Mi ritrovai davvero curiosa di scoprire cosa stesse facendo di tanto particolare e segreto nell'altra serra… soprattutto qualcosa fatto da una persona che, almeno apparentemente, sembrava avere paura delle piante. Non ne ero ancora completamente sicura, ma gli strani atteggiamenti che aveva avuto con il Frullobulbo, l'eccessiva ansia e preoccupazione, mi avevano fatto immaginare che forse gli era successo qualcosa di spiacevole e che ora il suo rapporto con le piante non fosse dei migliori. Beh, ero pronta ad approfondire la cosa, e di certo scoprire cosa nascondesse nella Serra 4 era un bel passo avanti per levarmi qualche dubbio. Seguì il ragazzo fuori godendomi per un paio di secondi l'arietta che mi accarezzò il viso. Avevo sempre trovato tremendamente rilassante sentire quella sensazione così dolce sulla pelle, era rigenerante. Vidi Edmund girarsi a guardare verso la mia direzione e aumentai il passo per stargli al fianco.

«Beh questo nessuno lo può dire, cosa sono in fondo i punti di fronte alla conoscenza dei segreti dell'universo?»

Le parole del Corvonero non erano sbagliate, ma purtroppo io dovevo avere a che fare con la mia imposizione morale di non far perdere punti alla mia casa. Non che mi ritenessi una ragazzina sempre ligia a seguire le regole, anzi, ma se avevo il rischio di essere scoperta a fare un qualcosa che non avevo nemmeno programmato io, non è che mi stesse proprio bene.

No beh certo, hai a che fare con me che sono una persona tremendamente curiosa… però ho sempre quest'ansia addosso dei punti della casa. Non hai idea di quanto sia frustrante! Anche perché non è che io sia proprio così tranquilla, qualche regola è normale trasgredirla…

Ero lì già qualche tempo e, ovviamente, da brava pre-adolescente che si rispetti avevo già contravvenuto a diverse regole della scuola, prima su tutti quella del coprifuoco. Già a casa non ero mai stata buona a seguire gli orari che mi imponeva mia madre, figurarsi lì, dove ti obbligavano pure a rimanere per forza dentro la propria Sala Comune oltre un certo orario… da pazzi proprio. Diciamo che fino a quel momento ero stata brava a non farmi mai beccare, ma non sempre avrei potuto avere quella fortuna quindi meno possibilità mi si ritrovavano di fronte per perdere punti e meglio era!

Le tue parole sono frutto di un animo da vero Corvonero comunque! Di certo il cappello non ha sbagliato a smistarti!

Il mio viso si voltò verso il suo e gli sorrisi. La conoscenza era sicuramente una delle qualità più apprezzate negli studenti della casata di Priscilla, ed Edmund ogni minuto che passava mi confermava la sua appartenenza in quella che era sicuramente la mia seconda casa prediletta ad Hogwarts. Mentre io e il ragazzo ci incamminavamo verso la Serra numero 4, per un istante le mie orecchie scorsero le voci degli altri studenti della scuola nell'Atrio, e il mio sguardo adocchiò una coppia che se ne gironzolava tranquillamente per il giardino, mano nella mano. Mi passai una mano tra i capelli, portandomeli lontano dal viso e mi resi conto che anche se l'arietta fosse piacevole il sole era ancora fin troppo caldo per i miei gusti. Presi l'elastico nero che tenevo al polso destro e con un gesto veloce rinchiusi i miei capelli in una coda. Fortuna che quel giorno avevo i capelli lisci, con la mia solita piega naturale sarebbe stato sicuramente più complicato domarli ordinatamente. Proprio quando ebbi finito di acconciarmi i capelli io ed Edmund arrivammo davanti alla serra, e il ragazzo si mise in modo tale da poterlo precedere nell'entrare. Gli riservai un sorriso di assenso e mi addentrai nel vivaio, mentre ascoltavo le parole del Corvonero che mi spiegavano come venisse spesso in quel posto e di come tenesse tutto in ordine. Feci giusto un paio di passi in avanti e mi resi conto che quella, diversamente dalle altre serre che caratterizzavano il limitare del giardino, era priva di qualsivoglia pianta. Lunghi banconi facevano capolino su tutta la lunghezza del vivaio, grandi sacchi di concime e terra era abbandonati con cura a terra, uno vicino all'altro. Avanzai guardandomi intorno, quando cinque alberelli catturarono la mia attenzione. Erano accuratamente disposti nel loro vaso, circondati dagli attrezzi del mestiere.

Questi cosa sono?

Chiesi semplicemente voltandomi a guardare Edmund, con la curiosità che mi si leggeva in faccia. Conoscevo le piante, mi ritenevo una buona osservatrice e una buona conoscitrice di flora babbana e magica, ma prima di commettere qualche banale errore preferì chiedere al ragazzo, visto che in fondo erano sue le piante.

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view post Posted on 29/8/2022, 23:04
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”

La frase di Edmund sull'importanza relativa dei punti della casa aveva un fondo di verità, ma era stata quasi essenzialmente una battuta provocatoria, pronunciata più per vagliare la risposta della Serpeverde che per convinzione del suo contenuto in senso assoluto. L'importanza dei punti era limitata, questo era certo, e in una scala di priorità la coppa delle case sarebbe stata ben al di sotto della Conoscenza con l'iniziale maiuscola, l'unica a poter detenere un primato ampio e inscalfibile. Ma solo in una situazione realmente estrema Edmund avrebbe acconsentito a violare una regola della scuola! Ben difficilmente avrebbe trasgredito anche una minima raccomandazione venuta dalla bocca di un docente, figuriamoci regole la cui violazione avrebbe potuto comportare punizione o addirittura la perdita di punti. C'è da dire che in casi estremi avrebbe potuto prendere in considerazione l'eventualità di una trasgressione, ma perlomeno non per un banale peccato di curiosità! Solo la presenza di Merlino o di Nicholas Flamel in persona avrebbe potuto giustificare una fuga notturna e una violazione del coprifuoco, non di certo il desiderio di trovare tranquillità o di prendere una boccata d'aria! Probabilmente, se si fosse trovato alle strette, avrebbe acconsentito a rischiare di perdere 5 punti per incontrare Priscilla Corvonero, si sarebbe spinto fino a 10 per una bevuta con Grindelwald, e solo per Albus Silente avrebbe potuto rischiare fino a 50 punti! Ma quelle erano tutte fantasticherie... Nessuno di quei grandi maghi poteva tornare indietro e non c'erano ragioni valide per uscire dalla sala comune oltre il consentito, d'altronde la biblioteca era aperta così tante ore durante il giorno.... E concedeva pure libri a prestito, perché mai avrebbe dovuto uscire dalla sala comune di notte?
Tant'è, Edmund meditava tra sé e sé sulla propensione al rischio di quella sua nuova conoscenza, non mancando di chiedersi se avesse fatto bene a invitarla, se fosse opportuno portarsi dietro quella ragazzina così predisposta al pericolo, in ogni caso ormai era troppo tardi quindi continuò a procedere in direzione della serra numero 4, accennando solo un timido sorriso quando la ragazzina le rivolse quella specie di complimento sulla sua casata. Non la fissò per non diventare del colore dei tendaggi della sala comune dei Grifondoro e continuò a camminare verso la serra, ma quello che si sentì rivolgere era uno dei più bei complimenti che potesse riconoscere come tale. Nonostante il poco tempo ad Hogwarts aveva iniziato ad affezionarsi alla sua casa di appartenza, il rapporto tra lui e la sua casa era un gioco di specchi in cui le caratteristiche dell'uno e dell'altra giocavano a rincorrersi e riconoscersi, un rapporto dialogico in continua evoluzione; inizialmente non si sentiva un Corvonero, vedendola soltanto come "la casa di sua mamma"; ma poco a poco, ne iniziò a conoscerne sfaccettature e segreti, pregi e risorse, potenziale inimmaginabile e un fascino senza eguali; sentirsi dire di essere un "vero" Corvonero era uno dei pochi complimenti che gli riempivano il cuore.
E questo bastò a fargli dimenticare tutto il resto.

Finalmente giunsero all'entrata della sera numero 4 e Lilith, assecondando quanto Edmund per galanteria aveva cercato di farle intendere, entrò per prima nella serra. Gli chiese cosa fossero ed Edmund avanzò con calma fino al tavolo prima di risponderle, lì appoggiò con delicatezza la tracolla, e dopo essersi nuovamente voltato verso di lei allargò le mani come quella fosse la cosa più ovvio di questo mondo.


«Beh, sono cinque alberi, non vedi? Anzi, quattro, il quinto è solo una pianta credo.»

Disse guardando ora Lilith, ora i suoi alberelli. Con una voce che comprovava tenerezza, come si stesse occupando di creature indifese ammise

«Me ne sto occupando io, li sto facendo crescere, devo farli diventare grandi.»

Edmund si avvicinò alla fila dei cinque alberelli e prese il primo di essi tra le mani e lo mostrò a Lilith, un salice ancora piccolo ma rigoglioso.

«Questo è quello che sta crescendo meglio, si chiama Harry ed è un salice! Ti piace?»

chiese sorridendo orgoglioso, col viso un po' inclinato a studiare l'espressione della suo nuova conoscenza. Continuò poi alludendo a ciò che stava facendo, sperando Lilith desiderasse unirsi a lui, infondo forse in due avrebbero fatto prima, quella che stava terminando non era un'operazione così difficile.

«Poi ci sono Kate, Will, Tom e il mio preferito: Artemis! Stavo finendo di rinvasarli vedi? Ho fatto solo i primi due...»

Edmund tornò a posare Harry, il salice al primo posto e si tirò su le maniche pronto a ritornare al lavoro se Lilith fosse stata d'accordo!
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view post Posted on 5/9/2022, 18:08
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”
Quel ragazzino aveva tutta l'aria di essersi trasformato, da quando eravamo entrati in quella serra, rispetto all'atteggiamento che aveva avuto dove ci eravamo incontrati. Fino a qualche minuto prima sembrava terrorizzato da qualsiasi cosa facente parte del regno floristico, dinnanzi a quegli alberelli sembrava come rinato. Lo guardai con un sorriso quando esclamò, con tanta semplicità, che quelli sui tavoli erano alberi.

Si ok Edmund, che sono alberi ci ero arrivata, ma che tipo di alberi!

Ero divertita di quel suo cambio di atteggiamento. In quelle serre trovavo che ci fosse sempre fin troppo caldo, così mi tolsi la giacchetta dove faceva capolino lo stemma della serpentino della mia casata e rimasi in camicia. Appoggiai la giacca sul tavolo, di fianco a dove avevo abbandonato la tracolla qualche secondo prima. Mi avvicinai nel punto in cui erano ordinatamente disposti gli alberelli e li osservai, rimanendo in ascolto del Corvonero. Ad ascoltarlo si sentiva dal suo tono di voce che ci tenesse particolarmente a quegli esemplari, come se fossero un po' le sue creature. Capivo i suoi sentimenti… anche io a casa mi ero costruita una piccola e modestissima serra personale dove mi ero impuntata a far crescere le piante che servivano a mamma per la sue Pozioni. Ora che ero ad Hogwarts avevo chiesto a Mìriel, la mia adorata elfa domestica, di darci un occhio e perdersene cura fino a quando non sarei potuta tornare… magari durante le vacanze di Natale. Edmund mi spiegò di come si stesse prendendo cura di quegli alberelli e di come desiderasse continuare a farlo fino a farli crescere e diventare grandi. Doveva sicuramente essere una bella soddisfazione ritrovarsi fra qualche decina di anni ad osservare degli alberi che si era riusciti a coltivare da soli.

Beh, ci sta… anche io a casa ho un mio piccolo angoletto abusivo.

Sogghignai, abbassandomi a guardare quei piccoli alberi di cui il Corvonero si prendeva cura. Si vedeva che ci teneva e se ne stava prendendo cura in maniera egregia, sembravano in ottima salute. Mi tirai su ed osservai l'albero che Edmund mi mostrò, un piccolo esemplare di Salice dalle foglie lucide e verdi. Apprezzavo particolarmente quel tipo di albero, quindi rimasi ad osservalo qualche secondo più del dovuto.

Ciao Harry! Sei un sacco bello, davvero!

Dissi entusiasta alla pianta, anche se era ovvio che in realtà stessi facendo i complimenti anche a come il ragazzo lo stava curando. Non trovai particolarmente strano il suo dare dei nomi alle piante... con le proprie "creature" era normale farlo.

Mi piace un sacco, è uno dei miei alberi preferiti... diventerà splendido una volta cresciuto, se già ora è così!

Il Corvonero mi presentò anche gli altri quattro esemplari sul tavolo, ognuno con il proprio nome. Edmund sembrava particolarmente affezionato ad una pianta in particolare che aveva chiamato Artemis.

Hai detto che tra questi solo quattro sono alberi… il quinto cos'è? E chi tra loro?

Ero davvero curiosa di saperne di più su quelle piantine, trovavo l'Erbologia molto affascinante, quindi anche prendersi cura e far crescere una pianta era un argomento di mio interesse, ovviamente. Osservai Edmund tirarsi su le maniche, pronto a continuare il lavoro che probabilmente aveva momentaneamente messo in pausa quando la mia presenza aveva attirato la sua curiosità. Dovevo ammettere che nacque in me una certa voglia di mettere le mani su quegli esemplari, almeno per aiutarlo visto che, a quanto mi aveva detto, mancavano ancora tre piante da rinvasare.

Posso darti una mano, per caso? Prometto di trattare tutti con estrema delicatezza!

Sapevo perfettamente cosa volesse dire affidare le proprie creature in mani diverse dalle proprie… io ero gelosissima delle mie piante, e magari anche Edmund avrebbe avuto parecchia difficoltà a fidarsi e farmi avvicinare così tanto alle sue piante. Sperai che l'avergli spiegato quanta passione provassi per le piante in generale lo avesse convinto nel farsi dare una mano… in fondo in due avremmo fatto prima, ed era anche un modo per cercare di legare e conoscerci di più, che male non faceva!

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view post Posted on 4/10/2022, 21:32
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“Il Giglio Scarlatto e l'Azalea”

Edmund, continuando a sorreggere l’alberello come un officiante sorregge una reliquia, ascoltò con molta attenzione e in religioso silenzio le parole di Lilith, limitandosi solo ad annuire col capo in senso affermativo di quando in quando. La ragazzina era davvero molto loquace e disinvolta, una caratteristica insolita per gli alunni che indossano i colori di Salazar Serpeverde, solitamente restii agli scambi di confidenze con allievi di altre case; nonostante i due si fossero appena conosciuti, Lilith si mise immediatamente a proprio agio nella serra designata dal Corvonero a proprio laboratorio personale, e parlava sempre con tono tranquillo e sorprendentemente naturale, senza timore alcuno di fare riferimenti anche a fatti personali. Invece totalmente opposto era l’atteggiamento di Edmund, che si contraddistingueva per una ritrosia quasi viscerale nell’accennare anche lontanamente a elementi e fatti di carattere personale, non di certo per una caratteristica dei Corvonero, quanto per una decisamente accentuata timidezza e diffidenza altrui da sempre innata nel ragazzino. Edmund avrebbe parlato volentieri di piante, alberi e di qualunque altro argomento gli fosse passato per la mente, ma avrebbe schivato con cura ogni domanda troppo personale o potenzialmente tale, a differenza della Serpeverde che pareva non nutrire affatto questo genere di preoccupazioni, ammise infatti senza difficoltà di avere anche lei nella propria casa un angolo dedicato alle piante e alla loro cura simile a quello alludendo così al fatto che anche lei si dedicava alla botanica. Era chiaramente molto improbabile si interessasse allo stesso particolare genere di piante a cui era interessato Edmund, ciò nonostante questa singolare coincidenza incuriosì non poco il Corvonero che si ripromise di approfondire la questione non appena la conversazione gliene avesse dato modo.

Lilith si complimentò con Harry per il suo egregio stato di salute. Edmund sorrise soddisfatto e fiero del rigoglioso piccolo salice, attese quindi Lilith finisse di ammirarlo per poi andare a riporlo al suo posto a fianco degli altri quattro suoi compagni di avventure.
Stava per ringraziarla da parte di Harry e, contestualmente rimettere a posto la giacca della Serpeverde appoggiata con discreta noncuranza sul tavolo quando una domanda della ragazzina lo costrinse a voltarsi nuovamente. Una domanda che, unita alla prima osservazione interrogativa, se da un lato confermò l’interesse di Lilith per il mondo delle piante, dall’altro lo rese consapevole del fatto che gli alberelli erano ancora troppo piccoli perché potessero presentarsi autonomamente e che quindi avrebbe dovuto occuparsi lui stesso di condurre le presentazioni.
Gli alberelli si stavano formando ma ancora non erano grandi abbastanza da potersi caratterizzare a un primo sguardo, le foglioline erano talvolta appena accennate e il tronco era nulla di più che un robusto stelo. Per Edmund era facile riconoscerli, avendoli piantati e cresciuti, e sapendo la specie e il nome scientifico di ciascun seme piantato, ma doveva ammettere che non sarebbe stato facile per una terza persona fare altrettanto senza il vantaggio delle conoscenze pregresse di cui lui vantava. Il piccolo Knight si decise infine a rispondere al quesito che gli era stato posto e così procedere alla presentazione dei suoi cinque allevati.


«Beh Artemis ovviamente! Di solito viene coltivato come un arbusto, non come un albero, lui infatti è nato agrifoglio.
Poi ci sono Harry e Kate che sono i primi che ho piantato, Harry l’hai conosciuto prima e Kate è un noce.
Il terzo invece, Will è un piccolo faggio, se guardi un po’ dalle foglioline si vede anche se è un po’ piccolo, e poi c’è Tom che è un acero, purtroppo ha avuto un brutto periodo nelle scorse settimane per quello quelle foglie sono così accartocciate e non si vede bene che è un acero.
E poi Artemis che ti ho detto prima!
Ti piacciono? Qual è il tuo preferito?»


Edmund stava per farle anche una seconda domanda ma si trattenne per paura di rivelare troppo di quella sua attività secondaria temendo di venirne deriso; virò quindi bruscamente.

«Hai un albero in generale preferito? A quello potrei dare il tuo nome se lo alleverò…»

Edmund, leggermente imbarazzato, si voltò e si mise a trafficare con gli strumenti che aveva ben disposto davanti a sé poco prima, fortunatamente la Serpeverde si propose di aiutarlo e non poté che accettare volentieri, sollevato dall'idea di velocizzare la fase di rinvaso di quei cinque alberelli.

«Sì certo volentieri, allora Kate e Harry li ho già fatti prima ci sono questi tre, se non ti dispiace di Artemis mi occupo io perché sai è un po’ delicato…
Allora dobbiamo rinvasarli, sai come funziona?»


disse attendendo un qualche segno di assenso da parte della sua interlocutrice

«Dobbiamo metterli su quei vasi lì un po’ più grandi, è facile, guarda, fai come me…»

le disse compiaciuto, dimenticatosi ormai dello spiacevole inconveniente avvenuto prima qualche serra più in là.

«Tu di che piante ti occupi nel tuo angolino? Se vuoi dirmelo ovviamente.»

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