Inaspettatamente la ragazzina non diede ad Edmund nemmeno il tempo di finire la frase che si spese in una raffinata arringa in difesa dell’onore del Platano Picchiatore e delle piante della foresta proibita, che semmai aggredivano chi se la fosse andata a cercare, figuriamoci se potevano essere definite pericolose! E per non parlare dell’innocenza delle piante della serra, luogo dal quale nessuno ha detto di stare lontano, quindi zona la cui sicurezza era fatto indiscutibile e inconfutabile. Edmund ovviamente non riusciva a credere alle proprie orecchie. L’espressione sul viso del ragazzino non mutò affatto, non ne ebbe nemmeno il tempo in realtà, continuò quindi ad ascoltare la ragazzina con i medesimi occhi di prima, con lo stesso sguardo e la bocca ancora socchiusa per parlare, solo il flusso del discorso si interruppe, sopraffatto dall'impeto delle parole della Serpeverde. Non poté invece trattenersi dal pensare che quella sua compagna non doveva essere assolutamente in sé per dire quelle cose. Se la pazzia fu la prima ipotesi vagliata, una seconda idea, poco alla volta, si fece largo nella mente del ragazzino, ed effettivamente, più ci pensava, più se ne convinceva: poteva anche non essere così ma le quotazioni della pazzia scesero di molto, surclassate da questa seconda ipotesi: per Edmund, Lilith era drogata. Senza dubbio, non poteva esserci altra spiegazione. La testa del Corvonero tratteggiò l’intero svolgersi degli eventi di poco prima: molto probabilmente, stando così vicino a piante di cui non conosceva caratteristiche e proprietà la fanciulla aveva inalato inavvertitamente qualche sostanza che ne annebbiava le facoltà di ragionamento, le piante d’altronde, si sa, hanno meccanismi talvolta perversi per proteggersi e drogare una ragazzina per usarla contro qualcuno diffidente verso di esse, aveva tutto l’odore di essere uno di questi stratagemmi. Lei ovviamente non ne aveva nessuna colpa, probabilmente questa sostanza era addirittura inodore e incolore, ma gli effetti, agli occhi del piccolo Knight erano tutt’altro che invisibili.
Edmund non disse nulla, non replicò e attese la ragazzina finisse di parlare. La osservava tranquillo, non aveva nessuna aria ostile verso di lei e non aveva la benché minima intenzione di contraddirla. Non lì dentro perlomeno. Quello era tutto fuorché il posto adatto per una discussione di merito, quello semmai era un posto da cui uscire il prima possibile, visti i movimenti sospetti dei tentacoli di quella pianta alle spalle della Serpeverde e gli effetti dannosi provocati su di lei. Che Lilith se ne rendesse conto o meno, le piante avrebbero potuto essere pericolose, molto pericolose, e loro erano due primini indifesi senza alcun adulto pronto a intervenire nella stanza; poteva anche avere ragione, e non essere quello il caso, ma non si poteva mai sapere, meglio non rischiare! Quindi, prima di tutto avrebbe dovuto mettere al sicuro entrambi, tirando fuori di lì la coetanea, volente e nolente essa fosse. Poi semmai se ne sarebbe potuto discutere, magari in condizioni sicure fuori dalla portata di tentacoli e spore droganti. Nell’ordine delle priorità stilato dalla mente di Edmund, la sicurezza di entrambi era al primo posto, e quella valeva tutto il suo silenzio. Grazie al cielo non ci fu bisogno che insistesse particolarmente o dicesse alcunché, Lilith decise sua sponte di allontanarsi dalle piante, guardò Edmund e disse:
«Comunque dai… mi allontano, va bene? »
Edmund continuò a tacere, sorrise contento e in risposta, accennò un segno di assenso con la testa, annuendo senza muoversi troppo velocemente o bruscamente, ma comunicando con gli occhi quanto fosse sollevato che avesse deciso di allontanarsi da là. Una parte di lui era ancora decisamente all’erta: fintanto che non fossero usciti non avrebbero potuto dirsi salvi, ma per il momento sembrava la pianta stesse lasciando andare Lilith senza protestare, afflosciandosi, e questo lo rassicurava. Posò un’ultima volta gli occhi su quella pianta, forse era lui a vedere il pericolo anche dove non c’era, e le cattive intenzioni in piante che agivano molto probabilmente per istinto senza un’intelligenza emotiva come quella umana, ma in ogni caso a questo non voleva pensare, quel che era detto era detto, era una faccenda in cui non voleva addentrarsi troppo. Le parole di Lilith che arrivarono subito dopo lo riportarono quindi coi piedi per terra, distogliendolo da quei pensieri che ne avevano incantato lo sguardo alla pianta. Comprensibilmente, voleva sapere cosa ci facesse lui lì, e a buon diritto; si rese conto infatti dai pensieri a voce alta della ragazzina che doveva essere abbastanza insolito uno del primo anno fosse da solo nella serra numero 4. Si trattenne dal rispondere per alcuni istanti, giusto il tempo che lei si avvicinasse e gli stringesse la mano per la presentazione ufficiale complimentandosi per la memoria. Una sfumatura rosea scura gli tinse le guance per l’imbarazzo e Edmund distolse meccanicamente lo sguardo senza dire nulla benché ovviamente il complimento gli avesse fatto molto piacere. In quelle situazione era sempre difficile trovare qualcosa di non banale da dire, e piuttosto che dire ovvietà preferiva tacere, ogni ringraziamento gli era sempre sembrato vanitosa ostentazione di sé. Grazie al cielo, quando Lilith subito dopo si voltò per recuperare la tracolla, si disse contento che qualcosa fosse riuscito a distoglierle lo sguardo da sé, non particolarmente amante di quei prolungati sguardi indagatori.
«Ti faccio compagnia, ti scoccia? La mia amica lì si è offesa per colpa tua, quindi devi pagare pegno! »
Edmund avrebbe riso della battuta se non fossero stati in quella peculiare circostanza.
«No no, va bene, basta che non ti sogni di portarti piante tentacolose o roba simile! Quella tua amica sta bene lì dov’è. Insieme alle altre. »
Ammise con tono piatto. Finalmente era giunto il momento di guadagnare l’uscita e Lilith, questo almeno era quello che aveva detto, sarebbe andata con lui: avrebbe significato dirle cosa stava facendo, ma almeno avrebbero lasciato quel posto e si sarebbero trovato al sicuro. Forse non ci sarebbe stato bisogno di nessuna discussione, ritornata in sé con l'ossigeno dell'aria aperta, o forse sarebbe nata una discussione di ore ed ora sulla bontà delle piante perché quelle parole non erano dipese da influssi obnubilanti ma frutto della coscienza critica della coetanea, o forse chissà cos'altro ancora, ma sta di fatto che almeno non sarebbero più stati lì. Senza voltarsi, dando le spalle all’uscita cominciò ad indietreggiare di uno, poi due passi, senza mai voltarsi a guardare, cercando di non lasciarsi sfuggire movimenti sospetti delle piante. Mentre stava camminando all'indietro si rese conto che la ragazzina ancora attendeva una risposta.
«Beh se ti piacciono le piante potresti darmi una mano, devo fare delle cose… con delle piante, più o meno.»
Un altro passo all'indietro e poi un altro. Al quarto si fermò e si sforzò di reggere lo sguardo della Serpeverde.
«Ti posso dire cosa sto facendo però devi promettermi che non lo dirai a nessuno.»
Edmund con fare solenne le allungò di nuovo la mano.
«Se accetti voglio la tua parola, altrimenti non posso dire nulla.»
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