Amelia Albilon |
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| Mamma, basta rompere, ho preso tutto!
Amelia zittì la madre che la assillava con continue domande. King's Cross era affollata quel giorno, forse troppo. Ma d'altronde lei era scozzese, non aveva neanche mai messo piede in Inghilterra, non conosceva i ritmi della stazione o delle metropoli in generale. Spingeva il suo carrello, rifiutando ogni richiesta di aiuto da parte di suo padre. Syria era un po' agitata, la gabbia traballava ogni secondo e Amelia aveva paura che potesse cadere. Accelerava e rallentava il passo ogni tre secondi, mentre probabilmente i babbani le imprecavano contro.
Che ore sono?
La madre rispose che erano le 10:54. Erano parecchio in ritardo, e Amelia lo odiava. Lo aveva detto che dovevano partire prima, sapeva di avere ragione. Guardava il numero dei binari: 2...3...4...
*Non ce la posso fare.*
Iniziò a non rallentare più e a urtare contro tutti i babbani, non le importava. Voleva solo raggiungere quel maledetto binario. 9 3/4, una cosa del genere. 6...7...8... Era ormai vicino. Amelia non vedeva l'ora di imbarcarsi e lasciare le campagne desolate alle spalle. Finalmente poteva conoscere nuovi posti. Ed ecco il 9... 10? Dov'era il binario?
Mamma? Dov'è... è troppo tardi? Che ore sono?
Sua madre le disse di non preoccuparsi e le mostrò il passaggio per il binario nascosto ai babbani. Amelia attraversò il muro insieme ai suoi genitori e si ritrovò davanti un lungo treno rosso fuoco. 10:58, bisognava sbrigarsi. Si fece aiutare per imbarcare i bagagli e salutò i suoi genitori dai gradini del treno, promettendo di mandare con Syria delle lettere ogni tanto. Il treno partì e lei iniziò a camminare per il corridoio, in cerca di una cabina libera, senza nessuno dentro. Non aveva voglia di parlare con qualcuno, né tantomeno di stare con qualcuno. Voleva solo sedersi e disegnare, come era suo solito fare. Ripose i bagagli e pose al suo fianco la civetta bianca, prese un foglio e una matita e iniziò a disegnare tutto ciò che vedeva fuori dal finestrino.
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