Edmund Artemis Knight
Corvonero | I° Anno | 11 anni | Sereno "Passeggiata di fine Estate"
Niente andò nel modo sperato. Edmund aveva sperato con tutto sé stesso che il ragazzo non notasse la sua presenza, ma dovette constatare immediatamente che non fu così. Edmund stava per raggiungere quel particolare punto del giardino avvolto dalla dolce brezza che emergeva dalle fresche fronde della foresta proibita, e sistemarvisi con tranquillità, quando però intravide con la coda dell'occhio dei movimenti insoliti provenire da quella panchina.
Il Corvonero ci mise pochi istanti per constatare che il ragazzo si era alzato e stava camminando nella sua direzione. Edmund in un primo momento fece finta di niente, magari stava solo cambiando posto, infastidito dalla sua presenza; l'undicenne si stese sul prato sul fianco sinistro e, sorreggendo il viso con il braccio medesimo inclinato di 45 gradi sotto il mento, chinò lo sguardo sul libro su Gregorovitch aperto poco prima davanti a sé su di una pergamena scartata apparecchiata come una tovaglia, non di certo sul prato, onde evitare si sciupasse la copertina. Le dita sfogliavano le pagine del grosso volume alla ricerca del punto in cui si era fermato il giorno prima nella lettura sul grande costruttore di bacchette. Insieme a Ollivander, Mykew Gregorovitch era uno dei miti assoluti di Edmund, forse leggermente sotto a Garrick Ollivander, ma pur sempre uno dei primi in classifica nel pantheon di Edmund.
Non passò moltissimo tempo, venti o al massimo trenta secondi, quando improvvisamente quel ragazzo che poco prima era seduto a leggere sulla panchina si materializzò a pochissimi metri da lui. I passi furono attutiti dall'erba, ma Edmund che non aveva mai abbandonato lo stato di allerta, ne aveva controllato gli spostamenti con occhiate intermittenti e furtive, e negli istanti appena precedenti al suo arrivo, aveva immaginato che il fatto di trovarselo di fronte era ormai una delle ipotesi più probabili.
Il ragazzino gli si rivolse con tono scherzoso e sguardo bonario, non sembrava avere nessuna intenzione ostile, l'aspetto perlomeno era tutt'altro che minaccioso, anzi sembrava uno di quelli che cercano solo un po' di compagnia...
*Ma come, ma non aveva da leggere questo?*
Edmund non poté che osservarlo, con espressione perplessa, in cuor suo chiedendosi cosa diamine volesse da lui! Come per accertarsi fosse davvero lui, volse lo sguardo verso la panchina e, subito dopo sul ragazzo, avendo visto la panchina prima occupata, ora libera. Il ragazzo era effettivamente più grande di lui e aveva anche lui dei ricci un po' disordinati, ma molto più scuri dei capelli di Edmund. Gli disse qualcosa riguardo alle erbacce, forse il posto insolito dove si era seduto aveva dovuto fargli supporre che cercasse qualcosa... O forse...
Edmund si alzò pur rimanendo seduto, tutt'a un tratto preoccupato di essersi seduto sopra a qualche pianta magica, appoggiò entrambe le mani sull'erba poco più a destra rispetto a dove si trovava e balzò qualche trentina di pollici più in là. Quando guardò a terra, non vide però nulla di strano, c'era prato, solo prato. Con sguardo interrogativo guardò quindi il ragazzo più grande:
«Ehm no, sono qui solo perché c'è fresco.»
Rimase per pochi istanti in silenzio a fissare il ragazzo, non sembrava un cattivo ragazzo, quindi forse il suo timore era sproporzionato rispetto alla minaccia effettiva che si trovava di fronte. Poteva provare a parlarci anche se non sapeva bene cosa dirgli.
«Ehm... Tu stai cercando erbacce?»
Era ovvio che non fosse affatto così dal momento era lui quello chinato; inoltre, cos'erano queste erbacce...? Non c'erano erbacce lì. Edmund non poté non arrossire non appena si rese conto di quanto stupido fosse stato ciò che aveva detto. Abbassò quindi lo sguardo, posandolo a terra, sperando quel ragazzino non lo prendesse troppo in giro per quella sua uscita un po' stupida.
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