Don't you ear me Baby Jane, do you?,
What ever happened to Baby Jane?

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view post Posted on 29/8/2022, 14:31
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Il mattino ha l’oro in bocca, piccola Juliet, alzati da quel maledetto letto e concludi qualcosa di buono, qualsiasi cosa. Datti una mossa.

La coscienza quella mattina non era d’accordo con il programma della giovane grifona e s’era infilata tra le coperte della piccola.
Juliet quella mattina s’era alzata di malavoglia, pronta a imbastire la solita farsa: dire a tutti che stava bene. Pronta a raccontarsi e raccontare la solita bugia: che non ci fosse nulla che non andasse.
Alzandosi quella mattina s’era trovata con il cielo che sembrava aver scacciato il sole e organizzato un incontro insieme a tutte le nuvole di diversa forma, così da dare al cielo stesso sfaccettature plumbee.
Qualcuno potrebbe dire che le previsioni del tempo possono influenzare quelle della vita. Si esce di casa convinti di incontrare una bella giornata e quando invece il cielo si fa, improvvisamente, nuvoloso questo potrebbe portare al cambiamento dei progetti.
Ma questo non riguardava Juliet, la quale preferiva quel cielo scuro rispetto al cielo sereno, così che si potesse tenere nascosti certi segreti e pensieri che infestavano le sue notti. Invece un cielo sereno, con il sole, metteva a nudo tutto quello che Juliet era diventata in quel periodo: un piccolo guscio vuoto. Se non lo avesse veduto avrebbe potuto vivere anche tranquilla, con quella verità mascherata da bugia.

I pensieri che la opprimevano potevano essere considerati come falsi amici: apparivano con il cielo sereno, ma scomparivano quando era nuvoloso.
Per questo motivo adorava il cielo plumbeo: nascondeva le false speranze. Probabilmente si trattava di un’inclinazione caratteriale che si era sviluppata negli anni per difendersi da tutti: il sole faceva luce su troppe cose, mentre lei preferiva nascondersi dietro a una giornata uggiosa. Trovarsi in quelle condizioni, tenersi in disparte, le dava una maggiore sicurezza, facendole avvertire un senso di protezione e di familiarità, e qualche volta era quel momento che la faceva uscire da quella corazza.
Sarebbe uscita dal suo porto sicuro quella mattina con uno sguardo meno offuscato: poteva sembrava tale perché le nuvole cariche di pioggia si riflettevano negli occhi della giovane, che sarebbe uscita senza una meta precisa.
C’erano tante nuvole pronte a scoppiare all’orizzonte. Come lei d’altronde: con quei pensieri che si moltiplicavano ogni giorno potevano farla scoppiare da un momento all’altro. Era una bomba ad orologeria

Stava camminando da troppo tempo quando si sarebbe trovata vicino alla rimessa delle barche. Si sarebbe guardata attorno per vedere se ci fosse qualcuno. Non trovando nessuno in giro, avrebbe tirato un sospiro di sollievo. Non avrebbe voluto spiegare perché fosse lì, e poi non lo sapeva nemmeno lei. Le sue gambe avevano fatto da sé.

Trovandola vuota si sarebbe tolta le scarpe e le calze e si sarebbe messa seduta sul pontile, mentre i suoi piedi si immergevano nell'acqua. Una sensazione benefica si propagò per le gambe. Senza pensare a nulla il suo sguardo scuro si fissò sulle onde che lambivano le barche, quelle che portano i nuovi studenti al castello. Erano il lontano ricordo di quella Juliet sicura di sé, curiosa di tutto, piena di vita. Ma ora era vuota, come se qualcuno avesse succhiato tutta la sua vitalità. Avrebbe fermato il movimento delle gambe nell’acqua, cercando di capire e di guardare oltre quel velo che ricopriva tutto quello che era diventato così scontato e privo di valore. Per un attimo sembrava che una luce nuova avesse fatto capolino in quella sua matassa ingarbugliata che era la sua vita. Non era perfetta e quello che vedeva non era perfetto. Ma la perfezione era proprio la sua mutevolezza. Per un attimo, perdendosi a guardare l'orizzonte, si sarebbe ritrovata a sorridere come una volta, proprio quando aveva alzato gli occhi nel vedere il castello che si faceva sempre più grande il giorno in cui era stata smistata. Sembrava un ricordo vivido perché provò una sensazione strana, una nuova sensazione come se quello che vedeva era lì a farle compagnia senza farle pesare sulla coscienza quello che era e stava diventando. Per un attimo si sarebbe sentita in pace con sé e per allungare quell'attimo avrebbe preso una delle tante sigarette che aveva sgraffignato a suo padre per fumare. Non le piaceva, ma era come un tonico e a volte non poteva più farne a meno. Il fumo creatosi sembrò tangibile, come se fosse pieno dei brutti pensieri della giovane.

Per un attimo trovò pace, ma quell’evento idilliaco sarebbe finita presto. Alcuni rumori portarono a farle buttare da qualche parte il mozzicone di sigaretta, quasi intero. Non voleva farsi trovare con le mani nel sacco e così essere la ragione per cui Grifondoro avesse qualche decina di punti in meno nella clessidra.


«ECCO QUI! ASCOLTA SEMPRE, MA NON PARLA MAI? LITTLE, PICCOLA LITTLE, CHE COS’E?»

Comparve con gran frastuono il fantasma meno adorato da tutta Hogwarts. Little sospirò provando sollievo: nessun prefetto in vista, anzi nessun umano in vista.

«Pix, cos’è? Ti stai dando al cabaret inventando indovinelli?» chiese la ragazza mentre si alzava dal pontile. Ma non ricevette risposta se non sorriso sadico, il solito repertorio del fantasma.

«SE GAZZA SAPESSE CHE FUMI»

disse invece indicando la ragazza. Juliet cercò di sembrare tranquilla, di nascondere quel suo piccolo segreto.
«Se Gazza sapesse che sei tu a riempire il suo ufficio di caccabombe, non sai che potrebbe farti con le catene che si trovano nel suo ufficio, o meglio lo potrei dire al Barone Sanguinario e poi ci penserà lui» lo avrebbe minacciato la ragazza.

Forse avevano trovato una certa tregua perché Pix volò via senza proferire parola.

Juliet si sarebbe grattata la testa, cercando di capire cosa fosse successo poc’anzi. Ma sapeva solo una cosa, quella pace idilliaca si era rotta, riportandola alla realtà e non aveva più senso restare lì a cercare qualcosa che s’era volatilizzata.

Prese la via del ritorno, ma non fece che pochi passi, quando cadde rovinosamente a terra. Le mani avrebbero fatto d’appoggio, in memoria dei riflessi della giovane grazie al Quidditch, per attutire il colpo. Ma in questo modo però non sarebbe sfuggita al male che si sarebbe palesato nel momento in cui il suo didietro avrebbe toccato il terreno. Se qualcuno fosse passato di lì in quel momento, avrebbe potuto dire che stava cercando qualcosa che le era caduto. Le sue mani stavano effettivamente in cerca di qualcosa, la sigaretta che aveva buttato poc'anzi, quella sigaretta non finita ancora del tutto. Ma qualcosa di diverso, di freddo, si sarebbe palesato sotto le mani della ragazzina. La mano sinistra avrebbe raccolto quell’oggetto strano.


«Lumos»



avrebbe detto la ragazzina puntando la bacchetta davanti a sé. Il fascio di luce scaturito dalla sua bacchetta le avrebbe consentito di vedere cosa fosse. Quasi non fece cadere l’oggetto a terra per quanto fosse schifata e impaurita nello stesso momento, quando scoprì di cosa si trattasse. Un orecchio sinistro spiccava nel fascio di luce. Il primo pensiero fu che fosse umano per quanto fosse dettagliato. Ma era freddo, così avrebbe potuto addurre che forse non era umano, che non fosse di un cadavere. O lo era di un cadavere?

Sentì dei passi vicino a sé, di un paio di ragazzini che camminavano lì vicino:


«Hai sentito? Pix ha fatto uno scherzo al professor Cravenmoore. Sembra che lui abbia rotto una cosa, una bambola sembra e Pix, visto la sua particolarità di fare scherzi, ha raccolto i pezzi e gli ha nascosti in luoghi più disparati del castello.»

Juliet avrebbe fatto due più due e facendo tesoro di quella voce di corridoio avrebbe capito cosa fosse successo e di chi, di cosa più precisamente, fosse l'orecchio che teneva in mano. Nonostante la voglia di non fare nulla, si sarebbe data da fare: tanto doveva solo consegnare una cosa persa, no? Si sarebbe alzata e tenendo l’orecchio sinistro di porcellana, si sarebbe diretta verso l’ufficio, più precisamente verso il capanno, del professore. Quando si sarebbe trovata dinnanzi alla porta di Lucien avrebbe bussato e con una certa timidezza, data dal fatto che non si fosse mai più rivolta ad un professore, da quella volta con Dorian, gli avrebbe consegnato l’oggetto che lui stesso stava cercando: «Buongio…r…no professore, era questo che stava cercando? Beh ecco se non c’è altro… Arrivederla!» avrebbe detto la ragazzina mentre gli ficcava l'oggetto in mano senza fare tante storie e sperando nel cuor suo che fosse solo quello il compito. Sperava che non la facesse rimanere per parlarle della sua situazione scolastica. Non voleva vedere il suo fallimento attraverso gli occhi di uno sconosciuto. Lo avrebbe odiato per questo




my head is a very dark place









Ciao belli :flower: si potrebbe avere titolo in font casual e #FADBD, please?

Don't you ear me Baby Jane, do you?




volevo fare una cosa cosí, ma è forse troppo lunga(?)

Il sottotilo come il titolo ma la scritta: What ever happened to Baby Jane?

Grazie :sbrill:
 
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