| Un intero mese era passato dall'arrivo della agognata lettera a casa Byrne: la vita di Damian sarebbe presto cambiata completamente, a partire dal luogo che avrebbe chiamato casa da quel momento per sette anni. Il ragazzino aveva spesso chiesto alla madre di raccontargli qualcosa, un po' per prepararsi, ma soprattutto per soddisfare la sua curiosità, che cresceva sempre di più man mano che i giorni passavano. Si chiedeva spesso che mago sarebbe diventato, forse ministro della magia? Gli è sempre piaciuto sognare in grande, anche se ciò comportava molto peso sulle spalle dell'undicenne; sarà per questa pressione che con la curiosità iniziava anche a manifestarsi una punta di ansia, lieve ma comunque presente nella sua mente. Stava ancora imparando a gestire il suo carattere e i suoi pensieri, e forse in futuro qualche sentimento negativo sarebbe degenerato, ma per il momento la partenza che ogni giorno si avvicinava e che avrebbe segnato l'ingresso di Damian nel mondo dei maghi non lo preoccupava affatto. Aveva acquistato tutto, passava le giornate a sfogliare i libri o osservare la sua nuova bacchetta, chiedendosi quante imprese avrebbe compiuto con quell'oggetto in mano. Helios, il gattino nero da poco entrato nella sua famiglia, lo distraeva spesso, ma Damian lo adorava già. I giorni passavano e l'estate iniziava a volgere al termine, e questo voleva dire solo una cosa: era ora di partire.
La mattina della partenza Damian era già in piedi alle 8 di mattina, senza nemmeno aspettare la sveglia. La famiglia abitava a Galway, quindi partirono tutti e tre per Londra già il giorno prima, soggiornando in hotel per la notte. Dopo una buona colazione e un giro veloce per le strade della città, si recarono in stazione. Damian insistette per portare da solo tutte le valigie, ma dovette presto rassegnarsi e chiedere al padre di aiutarlo, tenendo solo la gabbia di Helios e uno zaino. La stazione era piena di altre famiglie e ragazzini più o meno grandi, alcuni erano ormai quasi adulti, molti invece avevano l'età di Damian. Alcuni erano addirittura da soli, mentre altri avevano almeno una quindicina di parenti a salutarli. - Bene, credo sia il momento di salire. -disse Damian, avvicinandosi al treno. Non conosceva ancora nessuno, probabilmente avrebbe fatto un giro per vedere le facce degli altri studenti, e poi chissà. La sua mente stava già viaggiando nel futuro, e quasi si perse le parole dei genitori. - ... e stai attento e non saltare le lezioni! - sentì provenire dalla madre, perdendosi l'inizio della frase. - E fatti tanti amici, non trattarli male! - aggiunse il padre. Dopo i saluti e gli abbracci a cui Damian non vedeva l'ora di sfuggire, salì sul treno. Caricò le valigie e si sedette in un vagone vuoto. E guardando l'orizzone la sua fantasia cominciò a galoppare in attesa della partenza.
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