| Castello di Hogwarts Serre di Erbologia Prof. Mìreen Fiachran | Ad ogni studente, collega o nuova conoscenza arrivata, rivolse sorrisi e saluti, oltre a sinceri ringraziamenti per aver deciso e trovato il tempo di partecipare a quella importante iniziativa che tanto le stava a cuore. Come una brava padrona di casa, si accostò per far passare i partecipanti e con un cenno della mano fece accomodare tutti all'interno delle Serre di Erbologia. Era un luogo ben illuminato, soprattutto a quell’ora del pomeriggio: la parte che dava sul giardino era completamente in vetro permettendo di far entrare ogni raggio di sole; grazie ad un gioco di specchi, la luce si diffondeva per tutto l’ambiente senza bisogno di accendere i lampadari appesi in alto, dalla singolare forma di alveari o bozzoli di crisalidi. Il lato opposto, invece, affacciava direttamente verso il Castello di Hogwarts, il cui profilo si intrecciava tra piante e rampicanti di ogni specie, grandezza e colore. Sul fondo della sala, infine, vi era un tavolo in solida pietra su cui poggiavano vasi vuoti, terriccio e terra fresca, cassette con gli strumenti “da giardiniere” che avrebbero usato quel giorno. Somigliava ad un'aula scolastica, il soffitto molto più alto e il luogo di certo più spazioso: l'odore di terra, di fiori e di natura aleggiava ovunque, dando l'impressione di trovarsi in un bosco all'aperto. Tutto era in legno, dalle travi del tetto a cupola fino alla semplice mobilia intorno: al centro esatto della serra, come un tronco intagliato da profonde e spesse radici, spiccava un tavolo. Si estendeva per tanti metri, un capolavoro artigianale che ospitava un vivaio vero e proprio: sullo stesso, infatti, erano già pronti numerosi vasi di terracotta, dai quali spuntavano grandi foglie (soltanto quelle, per il momento), che i più avrebbero riconosciuto subito come mandragore. Di tanto in tanto si sentiva qualche singhiozzo, gridolini trattenuti che lasciavano intendere quanto quelle piante fossero vive, pronte a risvegliarsi. Preso posto nelle sedie attorno al tavolo, ognuno ne avrebbe avuta una proprio sotto tiro. Attesero un po' di tempo che tutti fossero arrivati; nel frattempo, Mìreen avrebbe risposto a domande e curiosità inerenti alla serra, mentre ognuno finiva di gustarsi il mini-buffet proposto e ne approfittava anche lei per servirsi di quelle delizie. Arrivato anche l'ultimo iscritto, fece un profondo respiro e inizio quella speciale lezione. «Bene, adesso che anche gli ultimi partecipanti sono arrivati, possiamo iniziare. C’è chi già conosce questo luogo, chi invece ha frequentato una Scuola di Magia diversa da Hogwarts e che troverà il posto sconosciuto, forse un po’ bizzarro. Queste sono le nostre Serre. Qui studiamo, coltiviamo, travasiamo, anche sperimentiamo nuove piante magiche e non solo. L’Erbologia ha mille utilizzi in numerosi ambiti, un mondo ancora tutto da scoprire e che, con le giuste conoscenze e strumenti, può esser ampliato e diversificato ulteriormente... sempre naturalmente con l’aiuto di Madre Natura.» La voce di Mìreen guidava tutti, amplificata per magia affinché non si perdesse nelle chiacchiere circostanti. Dopo quella breve premessa, attese che ognuno si fosse seduto al proprio posto per continuare: le sedie, sempre in legno, erano rivestite da soffici cuscinetti. Chiunque avesse voluto prendere appunti e avesse dimenticato l'occorrente, avrebbe trovato anche poche boccette d'inchiostro (al centro, in alcuni vasetti), con piume e blocchetti di pergamena. «Molto bene, iniziamo. Le Mandragore, in questa scuola, sono tra le lezioni obbligatorie del secondo anno e c’è un valido motivo: l’enorme utilizzo e potenziale di questa pianta. Ma, per prima cosa, impariamo a conoscerla… Ah, vi chiedo di pormi le possibili domande o curiosità a lezione conclusa, così da poterne discutere tutti insieme senza dover interrompere la spiegazione e procedere con i giusti tempi. La prima parte, da programma, è teorica.» Mìreen percorse tutta la serra e si posizionò a capotavola, salendo su un gradino sottostante così da essere ben visibile da tutti i presenti. La voce, per magia, sarebbe giunta fino all'ultimo posto. «Il nome Mandragora deriva dal persiano "mehregiah", datole dal noto medico greco Ippocrate. Si presenta come un arbusto di medie dimensioni, come potete vedere da questa piantina» – indicò quella vicino a lei, sollevandola appena. Tutto intorno, in contemporanea, si sospesero in volo grandi illustrazioni in carta, erano quadretti ritraenti mandragore in colori splendenti. Vere e proprie riproduzioni magiche, in più punti del tavolo. «Le foglie sono verdi brillanti e così resteranno per tutto il periodo di raccolta. Il bulbo è marroncino e, come ricorderete, assomiglia ad un neonato panciuto dalla “pelle” grinzosa. Altra caratteristica sono le numerose estroflessioni: radici che possono arrivare a svariate lunghezze e profondità.» La sua espressione si fece di colpo triste, i lineamenti del volto oscurati da una nuvola cupa. «Le piante che vedete interrate nel lungo tavolo e su cui andremo a lavorare, invece, non rispecchiano del tutto questa descrizione. La maggior parte delle piantine ha le foglie spente, di un verde sbiadito oppure più scuro del brillante di questa qui. La spiegazione è proprio il motivo per cui siete qui oggi: sono mandragore sofferenti. Foglie che modificano la loro colorazione o anche la consistenza, diventando magari più sottili, sono il primo segnale di uno stato di salute compromesso. Quando poi andrete ad effettuare il travaso, in alcune troverete ulteriori differenze, come il colore del bulbo più scuro o molto più chiaro del normale, la “pelle” liscia invece che rugosa oppure le radici troppo corte per garantire un buon apporto nutritivo alla pianta. Queste piante sono state recuperate da trafficanti, coltivatori abusivi, negozi poco attenti ai bisogni delle mandragore o che addirittura neanche sapevano cosa avessero usato per abbellire le proprie vetrine o aumentare i propri guadagni. Alcune erano state addirittura vendute a Babbani inconsapevoli, che nella maggioranza dei casi hanno potuto soltanto scambiarle come innocenti piante ornamentali con cui abbellire il salotto, per poi svenire al primo travaso. Le condizioni in cui queste piantine sono arrivate, infatti, erano pessime. Con il tempo e la giusta cura sono riuscita a salvarne molte, quelle che potrete portare via in adozione sono sicuramente più forti e resistenti.» Il suo viso tornò luminoso, la voce allegra, speranzosa che quelle povere trovatelle avrebbero trovato una amorevole casa quel giorno. I poster descrittivi, ad un tratto, mutarono in mandragore di carta, la trasfigurazione comune proprio davanti tutti. «Torniamo a noi. La mandragola fiorisce in Primavera e in Autunno, mentre d’Estate ha un momento di riposo… è proprio allora il momento migliore per il travaso, essendo ancora assonnata e non più nel pieno della crescita. Sopporta sia il caldo sia il freddo, ma non le gelate notturne, quindi in caso di rischio va portata al sicuro al chiuso o protetta magicamente o con materiali isolanti. Il terreno migliore è calcareo e ben drenato, infatti va annaffiata abbondantemente, ma attenzione a non esagerare. L'acqua non deve ristagnare nel terreno, d’Inverno soprattutto va versata in pochissime dosi per via delle basse temperature. Per favorire la crescita migliore, deve essere adagiata in terreni pieni di concime: i nostri studenti ricorderanno che il migliore sia quello di arbusti fertilizzanti oppure quelli di escrementi di Mooncalf, le caratteristiche mucche magiche così amanti della luna piena. Una potatura per togliere le foglie rinsecchite o rovinate è più che apprezzata, tenetelo a mente» Sapeva di aver parlato già molto, ma era pur sempre la Professoressa di Erbologia con una madre fissata col giardinaggio: per quanto fosse noiosa la parte teorica, era ugualmente necessaria per prendersi cura della pianta che avrebbero adottato. Le pergamene incantate, ora nella forma di Mooncalf, rendevano tutto molto più vivace. «Informazione di estrema importanza e che tutti voi ben ricorderete dalle passate lezioni, inoltre, è che bisogna fare particolare attenzione nel momento del travaso, quando si tenta di dissotterrarla, poiché lo sbalzo di temperatura la fa letteralmente piangere come un bambino.» Il tono di voce si fece grave. «Questo urlo estremamente acuto, infatti, è il suo unico metodo di difesa e, nel caso si tratti di una pianta neonata, può limitarsi a far svenire per circa tre o quattro ore ogni persona che lo sente. Può anche causare forti mal di testa e nausee, poiché danneggia l’apparato uditivo e più si sarà esposti al terribile suono, maggiori saranno i danni. Se si tratta di un esemplare adulto, il pianto della mandragora è fatale e può provocare addirittura la morte. Ci sono delle somiglianze con una specie non magica, osservate». Estrasse una piantina da un vasetto accanto e con un colpo di bacchetta lasciò che volteggiasse lungo tutto il tavolo. La pianta somigliava moltissimo ad una mandragora, ma la forma bitorzoluta non aveva aspetti antropomorfi. «Questa è la specie non magica, ma per entrambe non vanno mai mangiate le foglie così direttamente senza prima una qualche lavorazione, poiché sono velenose. Contengono alcaloidi che, se assunti in gran quantità da fresche, provocano allucinazioni, vomito, problemi gastrointestinali, tachicardia, pressione alta, convulsioni, difficoltà respiratoria e in casi estremi coma e poi la morte. Una lista che dovrebbe far impallidire. Per questo motivo nel mondo babbano si è perso molto l’uso di questa pianta, tranne forse per scopi ornamentali. Naturalmente, come potete osservare, le loro versioni sono “innocue”, non hanno né pianto né effetti magici particolari. Altri ricercatori invece pensano che siano i bulbi a contenere le tossine più pericolose e da cui star maggiormente attenti nella lavorazione». Fece una breve pausa per osservare la reazione dei presenti, per poi continuare e riprendere il tono di voce tranquillo e professionale. La piantina babbana tornò nel vasetto da cui era stata recuperata. «Se la mandragora è così problematica, perché è tanto diffusa e richiesta nel nostro mondo? Come detto all'inizio, di sicuro è per l’enorme utilità in più ambiti: pozionistico, medimagico, ma anche gastronomico e persino cosmetico.» Eh sì, forse così tanti utilizzi non se li aspettavano, soprattutto quello cosmetico. Non vedeva l’ora di aumentare il loro interesse con altre curiosità e scoperte. «La mandragora appartiene alla categoria dei rimedi, la sua principale funzione è di curare, rigenerare, fortificare. L’utilizzo d’eccellenza che tutti conosciamo, poiché imparato proprio a scuola, è per la Pozione Ricostituente alla Mandragora, che è capace di curare dalla pietrificazione e il cui infuso si ottiene dalla bollitura delle sue foglie e radici per circa settantadue ore.» No, non avrebbe insistito sull'ambito che tutti, chi più e chi meno, già conoscevano per studi. «Passiamo ora ad utilizzi più comuni, puntando agli ambiti meno familiari: gastronomico e cosmetico. Il primo, quello culinario, è un campo in cui abbiamo introdotto la mandragola con una notevole sicurezza. I cupcake e infusi che avete potuto assaggiare nel buffet di benvenuto ne sono una prova più che evidente, ne troveremo altri in abbondanza anche in seguito. La mandragora passa dalla cucina casalinga di una volta in cui si facevano tisane calde con le foglie essiccate a quella ricercata e gourmet di chef famosi che da un po’ di tempo hanno iniziato ad aggiungere ai propri piatti estratti e ingredienti speciali, più o meno lavorati, come il bulbo polverizzato o gocce di linfa, non solo per il sapore ottenuto, ma anche per certi… effetti magici volutamente ricercati, come leggere e innocenti allucinazioni oppure un effetto afrodisiaco. Tra i più famosi e precursori di questa tecnica, ad oggi, vi è proprio lo Chef Gautier e le sue opere culinarie francesi. Forse ne avrete sentito parlare nel tempo, a fine lezione vi lascerò un breve ricettario.» Con un sorriso e la giusta pausa, riprese in fretta. «Come già letto nell’articolo che presentava l’evento, in antichità la mandragora veniva usata anche per scopi curativi. Era considerata una pianta afrodisiaca che curava la sterilità, alcune terapie della fertilità moderne sono svolte con pozioni speciali per aiutare le streghe a restare incinte più facilmente. Altro utilizzo importante è per la nostra medimagia: oltre come rimedio per la pietrificazione, la mandragora può diventare un potente sedativo, analgesico e narcolettico, efficace anche in situazioni estreme come ferite gravi e dolorose o profondi shock psicologici. In passato moltissimi Auror, ad esempio, sfruttavano le foglie di mandragora trattate con soluzioni alcoliche per fasciare ferite, in battaglia o in situazioni estreme.» Le pergamene, sospese in volo, tornarono a mostrare l'immagine della classica mandragora. «Un ambito incredibile è quello cosmetico, di cui forse non eravate a conoscenza. Decotti ed estratti di mandragola vengono usati spesso per la creazione di lozioni e creme di bellezza completamente naturali, soprattutto per contrastare i segni dell'avanzamento d'età. Con quantitativi minuscoli delle sue tossine, sempre attentamente calibrate e lavorate, sono stati ottenuti visibili miglioramenti in streghe e maghi anziani che ne hanno fatto uso nel tempo, riducendo le rughe e lisciando la pelle, divenuta più elastica e soda. I rimedi di bellezza più efficaci e che sembrano riuscire a far “miracoli” sono però ancora in fase sperimentale, poiché si sta ancora studiando un possibile rischio di uso prolungato coi ripetuti usi, talvolta con sintomi come perdita del tatto e della sensibilità, paralisi del viso e colpi di sonno oltre alle reazioni allergiche. Non temete, solo se ne fate utilizzo ogni giorno. Molto più sicuri sono i bagni con aggiunte di oli da mandragora e i fanghi ottenuti dalla fermentazione e compostaggio delle sue foglie, sottoposte a previa “cottura”. Si è infatti riscontrata la perdita di tossicità quando la pianta viene sottoposta ad alte temperature.» Tra i presenti non vi erano certo streghe e maghi che necessitavano di un trattamento antiage, ma era pur sempre curioso sapere di quella nuova frontiera nell’uso della pianta… eppure scommetteva che avrebbero trovato molto più interessante un altro uso, molto più sfizioso. Fece un profondo respiro, sia per prendere fiato, sia per dare uno stop vero e proprio a quel fiume di informazioni che non dovevano confondere gli ascoltatori, ma solo invogliarli a mantenere l’attenzione sulla lezione. In effetti, aveva una sorpresa per tutti. Sorrise, riprendendo a parlare mentre si spostava verso un angolo della serra proprio dove c'erano due tavoli in legno: sulla destra c'erano ancora pasticcini e bevande, sulla sinistra una tovaglia copriva il contenuto. Con un colpo di bacchetta, sotto l'attenzione dei partecipanti, lasciò volare via la copertina che scomparve rapidamente. Sul tavolo apparvero tanti cestini di vimini, colorati e agghindati da foglie, radici e petali. Contenevano boccette coloratissime, formando una vera e propria piramide di sfumature marrone, ocra, sabbia, giallo e verde. In ognuno c'erano prodotti cosmetici: uno spray, una maschera per il viso e per la pelle, una crema per le mani, una bustina di fango terroso e tre ampolle d'oli da bagno. Un profumo naturale, fresco, pungente e leggermente addolcito aleggiava intorno. Era uno spettacolo vivace e singolare. Mìreen arrivò proprio accanto all'esposizione, prendendo parola. «Vi presento i migliori prodotti di cosmetici magici, molto ricercati dalle botteghe di erboristeria. Sono tutti a base di mandragora e dei suoi estratti, testati e innocui. Non curano di certo la pietrificazione come la pozione citata, ma rigenerano il corpo e lasciano una sensazione di benessere. Potete provare le creme per mani e viso già da ora, gli altri prodotti invece con più calma. C'è un cestino a testa, è in omaggio per tutti voi, avvicinatevi pure. Ne approfittiamo per una pausa prima di spostarci dalla nostra amata terra inglese in diverse parti del mondo, alla scoperta di altri usi della mandragola, alcuni molto più mistici e decisamente non convenzionali».
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Code • Oliver Via con le prime sorprese! Chi non è riuscito ad arrivare in tempo, può recuperare in questo turno, considerandosi già presente e inserendosi nella pausa in cui aspettiamo gli ultimi partecipanti.
Prossima scadenza: 9 Ottobre, 23.59
Edited by LadyShamy - 1/10/2022, 01:27
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