Adotta una Mandragora

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view post Posted on 1/10/2022, 16:50
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Oliver Brior
il pianto della mandragola è fatale a chiunque lo ascolti
N
ote autunnali, di terra e di pioggia, di bosco e di resina – tutto poté trasportarlo lontano, in ricordi che il cuore aveva catturato in modo nostalgico. Gli sembrò d'essere in vacanza, zaino in spalla, tenda all'occorrenza: lui, la sua famiglia, tutti pronti all'avventura com'era stato negli anni più felici. Ovunque s'espandeva l'essenza aromatizzata di foglie, radici e petali di mandragora, e per un attimo avrebbe giurato d'essere chissà dove, perduto in un déjà-vu letteralmente ad occhi aperti. Un rettangolo di prato in fiore, il bagliore di una notte traboccante di stelle, tutto lo guidò via – quasi cullando l'ombra famelica, tuttora nel petto. Nel sospiro che infranse la percezione in atto, sentì il gusto del miele mescolarsi a quello pastoso, ben più intenso delle piantine intorno. Sfumò dolcemente, il frammento di una visione che forse visione non era – il tempo amava prendersi gioco di lui, lo sapeva. Sovrappensiero, si lasciò scivolare lo zainetto di stoffa lungo la schiena, adattando le bretelle con pochi movimenti; forse più incuriosito di quanto non fosse già stato fino a quel momento, l'Asticello spuntò maggiormente dal taschino della giacca: occhietti vivaci, colorati come gocce d'inchiostro, scrutavano in lungo e in largo. La testolina – appena una foglia – soffiava delicatamente, seguendo i movimenti più scattanti della creaturina. Oliver inspirò profondamente, indugiando piacevolmente nelle tinte di tronco e d'erba che l'Asticello gli risvegliava.
Il tavolo imbandito, di fronte, rafforzava l'incantesimo del passato: era facile immaginare i cupcake deliziosi come quelli cucinati da zia Adele, così come collegare subito le caraffe di tè al bricco di latte e miele che sua madre non smetteva mai di zuccherare fino al tramonto. Si era ripromesso di non cadere preda della malinconia, non di nuovo. Aver lasciato Penny in dormitorio, affatto insistendo affinché potessero partecipare insieme all'incontro extra-scolastico, si svelò come l'errore sciocco che aveva volontariamente compiuto. La voce di Camille, immediata, gli giunse come un vero e proprio soccorso – poté riconoscerla ancor prima di vederla, girandosi in fretta. Scintille d'argento, di stelle e di biancospino, dipinsero la memoria dell'ultimo incontro tra loro, e gli sembrò di tornare indietro alle radici di una quercia tessuta di segreti, sogni e promesse. Il racconto di una notte indimenticabile, d'un tratto, sfavillò di nuovo, concretizzandosi nel tremito del petto e delle braccia, infine nel sorrisetto più gioviale dei tempi recenti. Era felice di ritrovare Camille, lo era davvero.
«Tu.» Accompagnò il saluto bizzarro con l'indice della mano, imitato da una radice sottile dell'Asticello. Formavano una coppia piuttosto curiosa, in effetti.
«Hai scritto un articolo sensazionale, questa volta ti sei perfino superata.» Oh sì, aveva custodito il commento fin dal giorno in cui il saggio sulla mandragora era stato mandato in stampa. Nel corso degli anni aveva preso l'abitudine di ritagliare e conservare le pagine più interessanti e vivide del giornale, inserendole a mo' di raccolta in taccuini e diari vari. Quello di Camille, ancora una volta, lo aveva catturato fin nel profondo. Lo aveva riposto proprio come segnalibro, nel tomo di Erbologia che utilizzavano per i corsi scolastici – un po' come ad averlo sempre con sé. Sapeva di aver accantonato momentaneamente la domanda dell'altra, ma aveva atteso l'occasione di complimentarsi da giorni. Recuperò in fretta, porgendo il bicchiere vuoto verso l'amica e ringraziandola, in un rapido cenno del capo, per l'offerta del tè freddo.
«Le vacanze sono andate bene, anche se ammetto di non aver fatto molto. Sono stato ospite di Penny.» Sistemò lo zainetto, stringendo una bretella. «Forse lo ricorderai, è il concasato che è spesso con me. Solite cose: disinfestazione degli gnomi da giardino, qualche partita a scacchi... Però siamo stati in campeggio alla brughiera di Bodmin, al Nord della Cornovaglia. È un luogo incantevole, alcuni la chiamano la Città di Granito, ha statue così particolari che ricordano delle creature magiche, come dei giganti. Ed è popolata da tantissimi folletti. Forse è stato questo breve viaggio a spingermi a correre al Serraglio e a conoscere lui.»
Con il volto illuminato dall'espressione gioiosa, lo sguardo indicò proprio l'Asticello nel taschino: un rametto, un altro, una cascata sottile di foglioline, la creaturina si arrampicò oltre il tessuto, quasi come a porgere i suoi omaggi – o forse semplicemente per curiosità – nei riguardi di Camille. Era buffo, tutto sommato, ma in sé mostrava uno stile pacato, molto elegante, che aveva conquistato Oliver in un battito di ciglia. Spiegò che si trattasse di un dono natalizio da parte di una concasata cui voleva bene, il cui patentino aveva atteso invece giorni migliori. Camille era forse una delle pochissime persone a conoscere quasi tutte le creature che vivevano con Oliver – magari, si disse, non avrebbe dovuto calcare la mano sul discorso, c'era un certo regolamento...
«Proprio così, è un Asticello.» Ormai già alla rincorsa lungo la divisa, la creaturina risaliva velocemente con l'aggancio di un bottone dopo l'altro. Quando arrivò sulla spalla di Oliver, allungò tentacoli smeraldini verso Camille, quasi a chiederle di avvicinarsi. Era pronto per spiccare un saltello.
«Oh ecco, credo abbia un debole per te. Vuoi...»
Oliver. Il tempo s'infranse, incastrando frammenti confusi sotto le ciglia – il comando di una voce, il suono di una familiarità che non avrebbe mai, mai potuto dimenticare. Gli sembrò di perdere consistenza, di affievolire il contatto presente. Per un attimo, prima di voltarsi, si convinse d'essere già lontano, in un tuffo al passato che aveva soltanto sognato. Nel sospiro trattenuto, nel battito folle del cuore, percepiva l'emozione colorarsi d'immagini – una serra, un ufficio, un divanetto scarlatto, e un leone di stoffa, un pugno di funghi dormienti, un bagliore di occhietti d'elfi. Ricordi, quelli, che credeva impalliditi, alle intemperie degli anni trascorsi. Ricordi così belli che aveva temuto, talvolta, fossero stati soltanto frutto d'illusione vera e propria. Invece, invece...
«Per Merlino ballerino!» Gli uscì tutto d'un fiato, le gote già colte nelle fossette così familiari in lui. Quell'espressione, quella frase che aveva sentito così tante volte pronunciare, era diventata parte anche di lui – l'eterna testimonianza di qualcuno che lo aveva reso migliore. La mente strideva nel timore di un errore, ma il cuore... il cuore già sapeva. Come avrebbe mai potuto dimenticarla?
«Aquileia Goodheart.» Desiderò chiamare il suo nome per intero, esprimerle fin da subito il rispetto, la vicinanza e l'assoluta conferma che lei, tra tutti, fosse memoria inattaccabile in lui. Ora che poté vederla vicina, per bene, ebbe l'impressione che il tempo potesse riscriversi. Era felice, lo era profondamente.
«Non ci credo, non ci credo Cercò l'abbraccio dell'altra, d'istinto. Intimamente sperò che il momento potesse durare per sempre.
«Il tempo è un incantesimo, per te. Sei sempre meravigliosa.» Lo pensava davvero, gli appariva come se nulla fosse cambiato. Si affrettò a fare le presentazioni, raccogliendo volontariamente l'onore del momento.
«È la storia di Hogwarts, questa strega. Docente di Erbologia, Vice-Preside, Capocasa Grifondoro... tassello importante per tutti noi.» Era certo di poter parlare per lungo andare, la sola presenza della strega con loro gli rievocava numerosi giorni felici, di certo traboccanti di una spensieratezza che a malincuore sapeva di aver perduto. Nuovi volti, nel frattempo, si avvicendavano in lungo e in largo, a riprova dell'inizio oramai scandito dell'incontro accademico. Con un cupcake in una mano, un bicchiere colmo di tè ghiacciato tuttora da provare, Oliver adocchiò alcuni concasati nei dintorni e rivolse loro cenni di saluto – Emma, tra tutti, gli parve non troppo distante e cercò di sorriderle, tra una figura e l'altra in avvicinamento. L'arrivo di Phoebe collimò con l'allegria più sincera del momento, e si domandò quando fosse stata l'ultima volta ad aver provato una tranquillità come quella.
«Ciao, Phoebe. È bello ritrovarti qui.» Conosceva la studentessa, come probabilmente tutti al Castello di Hogwarts: in parte per la spilla che l'altra aveva meritato nel tempo, in parte ancor più per le riunioni del Comitato del C.r.e.p.a. A proposito del quale già annuiva al commento della Corvonero.
«Ci puoi giurare, a breve riprendiamo alla grande.» C'erano tanti progetti, traguardi e impegni da ripristinare, iniziare e portare a termine, anche lui non vedeva l'ora. Con un rapido cenno verso Aquileia, indicò entrambe le studentesse e concluse subito, il tono divertito ma sincero.
«Prefetto Tassorosso e Corvonero per te, un rientro con il botto.» Lasciò che fossero le altre a proseguire con eventuali presentazioni, si ripromise in ogni caso di non perdere completamente d'occhio Aquileia – una parte di sé sperava che tutti loro, lì presenti, potessero ritrovarsi alle postazioni vicine, all'interno delle Serre di Erbologia. In effetti, i partecipanti cominciavano ad avviarsi, superando l'ingresso che per lui – come studente – era tanto familiare. Ne approfittò per un sorso di tè, assaporando il gusto originale che la Professoressa Fiachran aveva descritto poco prima. Mostrandosi pronto a procedere a sua volta in fila, cercò la conferma delle altre – non avrebbe perso di vista neanche l'Asticello, naturalmente. Lo slancio energetico della bevanda assecondò l'emozione in crescendo del momento, seguendo la folla verso la saletta. Scoprì fin da subito l'impronta magica: le Serre, in effetti, apparivano molto più grandi, estese e curate di quanto non fossero di solito. Da sempre, per Oliver, quello rappresentava un luogo del cuore – in parte per la passione d'erbologia, in parte per ricordi strettamente soggettivi. Si lasciò affascinare dalle piantine, dal tavolo e dai dettagli circostanti.
«Compagni di banco?» Sarebbe stata una domanda volta un po' a tutti, seguita da un occhiolino vivace. Gli piaceva l'idea che potessero essere accanto: il tavolo permetteva di sedere anche di fronte, gli sembrava una disposizione ottima per una lezione come quella. In ogni caso, avrebbe lasciato loro la scelta e, alla postazione finale, avrebbe potuto così sistemare dolcetto e bicchiere in un angolino vicino. Di lì a breve la voce della Professoressa Fiachran poté guidare tutti loro nella tematica che gli era tanto a cuore, non avrebbe perso neanche una parola. Con un cenno verso Camille, però, non dimenticò di ripristinare la conversazione di prima.
«Spero che le tue vacanze siano state belle.» Cercando l'Asticello, lasciò che inseguisse da sé le foglioline sporgenti delle piantine nel terriccio di fronte, sulla superficie proprio del tavolo. Il fazzoletto naturale, d'altronde, sarebbe stato un campo da giochi perfetto per la creaturina; da parte propria, Oliver si preparò invece all'ascolto. Si appuntò alcune informazioni che la Professoressa Fiachran snocciolò magistralmente, promettendosi di trascriverle poco dopo. Conosceva la mandragora, ricordava piuttosto bene la lezione obbligatoria del percorso scolastico e come il travaso fosse stato tanto dinamico quanto... avventuroso, a suo tempo, per lui e altri concasati. Gli bastò ascoltare poche frasi, tuttavia, per convincersi dell'infinito mondo tuttora ignoto della mandragora. Le riproduzioni in pergamena conciliarono la spiegazione così avvincente, catturandolo in un incantesimo senza tempo. Origini, sviluppi, interessi della pianta, da epoche remote a moderne, tutto poté affascinarlo. Se Camille fosse stata accanto, le avrebbe sussurrato soltanto una frase al volo.
«Mehregiah, prova a ripeterlo velocemente cinque volte di fila.»
Ammiccando, prima di addentare il cupcake: il gusto pastoso, addolcito dai petali, rendeva tutto delizioso. Si interessò moltissimo alla specie non magica, ignaro (o forse dimentico) dell'esistenza della stessa. Nei richiami di carta stregata, nei dintorni, la lezione gli risultò di gran lunga dinamica, e non una volta scoprì d'essere distratto. Complice il tono conciliante, la Professoressa Fiachran illustrò tanti aspetti degni di nota: le fasciature con foglie di mandragora trattate in modo alcolico, ad esempio, lo conquistarono ancor più del previsto. I richiami all'ambito culinario e ancor più terapeutico, poi, gli offrirono numerosi collegamenti: già pensava a come provarli, così l'offerta dei prodotti cosmetici verso la fine gli sembrò un vero e proprio colpo di scena. Bottigliette, creme, ogni cosa lo trasportò in un sorrisetto partecipe.
«Da domani il Bagno dei Prefetti sarà pieno di sapone alla mandragora.» Era meraviglioso. In cuor proprio, già assaporava il momento di un bagno caldo e profumato dagli estratti di mandragora, perché no.
Code • Unconsoled


Potrei essermi lasciato un po' andare (troppe emozioni ♥)
Lascio a voi la scelta in merito alle postazioni.

Interazioni: Camille, Leia, Phoebe
Menzioni: Emma
 
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view post Posted on 2/10/2022, 15:04
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The North remembers. ♥

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Tornare ad Hogwarts scatenava sempre nel suo animo un turbinio di emozioni talmente intense che poteva quasi avvertire il cuore tremare. Da quando aveva concluso il suo percorso scolastico attraversare i cancelli della scuola rievocava uno dopo l’altro i ricordi più vividi della sua adolescenza e ripercorrere i sentieri del giardino mentre l’autunno iniziava a fare i suoi primi timidi passi nella natura rendeva tutto ancora più speciale. Era sicura che gli stessi sentimenti alimentassero i sorrisi delle streghe e dei maghi che si trovavano nei giardini del castello in quel momento, e di certo il vivido entusiasmo degli studenti pronti per la lezione speciale della professoressa Fiachran era contagioso.
Quando aveva letto dell’iniziativa organizzata per raccogliere fondi a favore dell’Infermeria di Hogwarts non aveva avuto alcun dubbio circa la sua partecipazione: se da un lato si sentiva in parte connessa con l’ambiente a causa del suo lavoro, dall’altro la sua stessa professione richiedeva un aggiornamento costante e sapeva che grazie a Mìreen avrebbe potuto apprendere molte nuove informazioni circa la Mandragora e i suoi possibili utilizzi.
Intravide tra gli studenti che si erano disposti davanti alle Serre di Erbologia alcuni volti noti, tra i quali la studentessa con cui aveva parlato brevemente a Villa Scott ormai un anno prima (Camille) e Oliver, che dai suoi ultimi acquisti al negozio di musica a Londra non aveva più avuto modo di incrociare. Intravide anche Aquileia accanto a quest’ultimo, e si ripromise di andare a salutarli non appena ce ne fosse stata l’occasione. Nel frattempo Mìreen aveva richiamato l’attenzione generale iniziando il suo discorso, e dando ufficialmente inizio all’evento: se avesse avuto modo di incrociarne lo sguardo, le avrebbe accennato un sorriso di incoraggiamento.
Ovviamente l’infuso di Mandragora attirò la sua attenzione in pochi istanti, e non si fece ripetere l’invito due volte prima di servirsene una tazza, incuriosita: il gusto era peculiare, con una nota pungente di sottofondo che faceva risaltare il gioco di contrasti con le sfumature più dolciastre della bevanda. Colse la scintilla dello sguardo di Lucien mentre afferrava un cupcake alle parole di Mìreen: trattenne un sorriso, allungando la mano verso i bastoncini di mandragora e liquirizia di cui la docente aveva giustamente decantando le proprietà benefiche per il sistema cardiovascolare, e ne fece scivolare un paio nelle tasche del francese, senza proferire parola. Ripose poi la tazza, oramai vuota, accanto a quelle già utilizzate in un lato del tavolo, e imitò i gesti del gruppo di partecipanti all’evento procurandosi a sua volta uno degli zaini che conteneva il necessario per seguire la lezione.

Non riuscì a trattenere un sospiro carico di meraviglia quando mise piede nella Serra, lasciandosi ancora una volta trasportare dai ricordi mentre si avvicinava al tavolo posto al centro dell’aula e prendeva posto, proprio come era accaduto fino a pochi anni prima quando ancora era una semplice studentessa. Era proprio negli ultimi mesi del suo percorso scolastico che Jane aveva trascorso molto tempo tra le piante magiche delle serre, cercando di ampliare il più possibile le sue conoscenze per poter ottenere i M.A.G.O. in Erbologia. Si trattava infatti di una branca fondamentale per la formazione di ogni Medimago, e non aveva esitato un istante ad allungare la mano per afferrare piuma, boccetta di inchiostro e pergamena pronta a prendere appunti mentre Mìreen iniziava la parte teorica della lezione. La strega sempre così allegra ed euforica riusciva a trasferire nella spiegazione l’entusiasmo per la sua materia, ed era certa che gli studenti del castello apprezzassero particolarmente le lezioni di Erbologia da lei tenute. Non riuscì a trattenere una smorfia di rabbia mentre apprendeva le origini delle piante con cui avrebbero lavorato quel giorno, e si soffermò per qualche istante sul colore verde pallido delle foglie della pianta più vicina a lei.
Quando la docente arrivò a menzionare gli effetti avversi del pianto delle Mandragore e la pericolosità delle loro corrispondenti non magiche, il ricordo dell’ultimo caso trattato al San Mungo fece capolino nella sua mente: un giovane pozionista, forse distratto dall’inesperienza che solo la sua età poteva giustificare, era giunto tra le mura del nosocomio in preda ad una brutta intossicazione di alcaloidi. I Medimaghi del reparto di tossicologia avevano lavorato minuti che erano apparsi ore nel piccolo ambulatorio del piano terra in cui era stato accolto, e il giovane mago aveva dovuto rimanere degente in ospedale per quasi tre settimane prima di poter tornare a casa. Le piante del Mondo Magico potevano essere davvero pericolose per i meno esperti, ma anche quelle babbane a volte sapevano celare grandi insidie.

La nota più melanconica di quella giornata venne presto lasciata scivolare via, sostituita da una ripresa intensa del discorso di Mìreen, che iniziò a rievocare gli aspetti più canonici nell’utilizzo della Mandragora a scopo terapeutico e quelli meno tradizionali. Il nome di Chef Gautier fece comparsa nelle parole della docente, attirando l’attenzione di Jane: ancora non aveva scordato gli effetti magici delle bevande che erano state servite durante il Premio Chapman, e non riuscì a trattenere l’ombra di dubbio che coprì per un istante il suo volto mentre la Fiachran menzionava un ricettario che sarebbe stato regalato loro a fine giornata.
Le lezione continuava a proseguire, senza che la noia tipica dei congressi di Medimagia a cui era solita partecipare facesse capolino nel suo animo: doveva ammetterlo, Mìreen era davvero brava a spiegare. Accolse con sollievo la possibilità di alzarsi per avvicinarsi a provare i prodotti cosmetici a base di mandragora e dei suoi estratti, e mentre seguiva il francese in direzione del tavolo cercò di incrociare lo sguardo di Oliver: se ci fosse riuscita, avrebbe accennato un saluto con la mano, sorridendogli. Era circondato da altri studenti e studentesse, e non voleva intromettersi in quello che sembrava un gruppo così allegro e coeso.
jane read | 20 y.o. | healer


Sempre dannatamente in ritardo, chiedo scusa ♡
Interazioni: Lucien, Oliver (accennata, verso la fine - mi sono permessa!)
Menzioni: di sfuggita Camille, Aquileia, la nostra super docente Mìreen
 
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view post Posted on 3/10/2022, 18:01
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan
Hufflepuff Prefect | Sheet | 15 y.o | Outfit

Il commento entusiasta con cui Oliver mi accoglie mi travolge come un fiume in piena, non ci sono ancora abituata e assimilare questo tipo di riscontri positivi sui miei articoli mi lascia spesso spaesata. «Troppo gentile…» un sorriso timido incurva le labbra, ma piano piano muta in un’espressione giocosa «Sai, se non fossi completamente sicura della tua sincerità, potrei sospettare che lo dici solo perché siamo amici!» nonostante il tono scherzoso, la gratitudine per le sue parole traspare dal mio viso senza lasciare dubbi.
Mentre riempio anche il bicchiere dell’altro con il tè freddo, i ricordi legati al Natale precedente, chiari come fotogrammi di un film, si palesano sentendo nominare il suo concasato «Come posso dimenticare Penny?» indugio un secondo prima di proseguire, la voce si abbassa per non attirare orecchie indiscrete «Non dopo che avete quasi...beh, ecco….» le mani mimano contemporaneamente una fiammella che divampa, mentre la bocca articola silenziosamente il rumore di un fuoco d’artificio che esplode. Con un’aria divertita che stento a nascondere ammicco poi verso Miss Fiachran, certa che lui avrebbe capito al volo.
Scherzi a parte, la mia mente viene rapita da immagini di paesaggi incontaminati, prendono forma vivide e meravigliose per come mi vengono descritte «Devono essere luoghi splendidi da come ne parli!» dico in un soffio. Seguo il suo sguardo, facendo cadere anche il mio sul piccolo Asticello che fa capolino dal taschino. È buffo e adorabile allo stesso tempo, osservo con tenerezza i suoi spostamenti - i sottili rametti che si muovono agili ed esperti fino alla spalla di Oliver.
«Sembri un tipetto simpatico, sai!» commento in direzione della creaturina, rivolgendogli un occhiolino complice. Sento i lineamenti addolcirsi appena lo vedo sporgersi verso di me «Uno spasimante dici? Sono veramente onorat-» m’interrompo.
Una giovane donna che non conosco si avvicina a noi. Con Oliver, invece, sembra avere familiarità. Non m’intrometto, lascio che si salutino indisturbati e che sia lui a fare gli onori di casa. Non gli è difficile prendere le redini, di questo lo ringrazio perché probabilmente da sola mi sarei approcciata in maniera impacciata «Piacere, Camille Donovan!» allungo la mano per stringere quella dell’altra se avesse accettato, rivolgendole un sorriso caloroso e genuino «E bentornata ad Hogwarts, sarà emozionata immagino?» l’ambiente sicuramente è rimasto immutato, ma molte facce nuove sono pronte a fare la sua conoscenza in questo giorno di festa. Uno di questi volti appartiene alla mia collega Prefetta, di cui riconosco immediatamente la figura in avvicinamento. «Phoebe, felice di vedere che hai deciso di partecipare anche tu!» un’ottima occasione per frequentare la ragazza al di là delle pure formalità scolastiche, come le ronde serali o le riunioni del C.R.E.P.A. Annuisco verso di lei quando nomina proprio l’associazione «Anch’io non vedo l’ora di riprendere le attività, ci sarà da rimboccarsi le maniche!» e la cosa non mi spaventa, anzi. Sicuramente è un grosso impegno tra il lavoro ed il resto, ma sento che ne varrà la pena.
«Da Zonko va tutto bene e a proposito….!» mi faccio più vicina a lei con fare malandrino «…hanno portato alcuni prototipi interessanti, ricordami di mostrarteli una di queste sere quando siamo di turno. Lontano da Gazza, ovviamente la proposta rimane temporaneamente in sospeso, la folla si appresta ad entrare e noi ci accingiamo ad imitarla. Finisco velocemente il poco tè rimasto, recupero uno zainetto e faccio scivolare una delle bretelle sulla spalla destra per rispondere poi con un «Ma certo, fai pure strada.» all’invito di Oliver. Lo seguo fino alla postazione scelta, ormai immersa in quel clima allegro che si stava creando nel gruppetto. È uno di quei momenti che vorrei cristallizzare, per conservarlo con cura e rivivere quando desidero quella sensazione di pace e tranquillità che emana. Mi siedo di fianco a lui, dove riprendere la conversazione viene facile e naturale «Oh sì, le vacanze sono andate benissimo. Siamo stati un paio di settimane in Francia, a Sainte Agnès, il paese sulle Alpi Marittime dov’è nata mia nonna materna….» un viaggio diverso dal solito, con la mia famiglia ci siamo ripromessi a lungo di compierlo e alla fine ci siamo riusciti «E…oh, aspetta…» mentre attendiamo che la professoressa cominci ad introdurre l’argomento, estraggo dalla borsa un taccuino per prendere appunti ed il libro di Erbologia. Apro quest’ultimo esattamente a metà, non è difficile percepire un aroma piuttosto riconoscibile provenire da esso «Prima di ripartire abbiamo fatto un salto in Provenza e, beh, ho portato con me un paio di rametti di Lavanda come ricordo….» ne prendo uno con delicatezza e glielo porgo «Dicono che il profumo aiuti a rilassarsi e a mantenere alto l’umore.» attendo che lo prenda pima di aggiungere «Finora con me ha funzionato.» un sorriso rapido prima di portare l’attenzione sulla Docente.
Non ho mai avuto dubbi sulle sue capacità di esporre e snocciolare le tematiche che ruotano attorno alla sua materia così dettagliatamente, ogni curiosità che ci rivela è degna di nota per quanto mi riguarda. Mi distraggo solo quando sento Oliver sussurrarmi qualcosa. Mi volto allora verso di lui sollevando un sopracciglio, lasciando intendere un ironico “mi stai sfidando” «Mehr-… Mehreg-» incespico nel tentativo d’imporre rapidità alla pronuncia, forse di proposito o forse no, chi lo sa «Ok, mi arrendo. Hai sopravvalutato le mie abilità, sappilo.» alzo le mani mostrando i palmi, per poi tornare a vergare la pergamena ridendo piano sotto i baffi. Annoto alcune delle informazioni che m’incuriosiscono maggiormente, in modo da poterle eventualmente approfondire con qualche domanda più tardi.
Quello che alla fine mi stupisce è come il tutto sia stato reso interattivo, apprezzo la sorpresa del cesto colmo di prodotti cosmetici, molto particolari e originali a mio avviso. «Sicuramente, non vedo l’ora di provarlo!» concordo con Oliver, pronta a scoprire la nuova fragranza immersa ad occhi chiusi nell’acqua calda. Non posso fare a meno, intanto, di aprire una delle creme per il viso e spalmarne un pizzico sulle guance. «Per ora possiamo testare queste però…» se gli altri non dovessero opporsi, ne prenderei un altro po’ per apporla delicatamente con l’indice sinistro sui loro nasi.
code by Camille


Interazioni con i fiorellini belli Oliver, Leia e Phoebe <3


Edited by Camille Donovan - 3/10/2022, 20:18
 
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view post Posted on 9/10/2022, 19:39
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D
a quando mi ero svegliata, in quella giornata tutto stava andando storto! Mi ero svegliata tardi, cosa che non mi era mai successa da quando avevo iniziato l'anno scolastico, e in più ero stata costretta a saltare la colazione per non arrivare in ritardo a lezione. Ovviamente questo comportò un calo drastico dell'attenzione in aula… se non mangiavo o bevevo qualcosa alla mattina non carburavo minimamente. Mi ci volle un po' per lasciarmi alle spalle la stanchezza e quella strana pesantezza mentale… forse un paio d'ore prima di pranzo cominciai a rendermi conto effettivamente di chi ero, cosa ci facevo lì e via discorrendo. Non ero però ancora riuscita a spiegarmi come mai mi fossi alzata così tardi… non ero proprio una che andava a letto prestissimo, ci mancherebbe, ma fino a quel giorno ero sempre riuscita a svegliarmi in tempo per prepararmi in tutta calma ed andare in Sala Grande a far colazione. Fu proprio durante la pausa pranzo che cercai di rifocillarmi a dovere per fare in modo di ottenere l'energia che mi era mancata per tutta la mattinata, più che altro perché erano giorni che stavo aspettando quel giorno. Nel pomeriggio, infatti, le porte di Hogwarts sarebbero state aperte per una bellissima iniziativa che si sarebbe svolta nelle Serre della scuola. Avevo letto l'articolo qualche settimana prima sulla Gazzetta del Profeta, in cui si diceva che studenti e adulti avrebbero potuto prendere parte ad una lezione speciale sulle Mandragore, potendone addirittura adottarne una. Amante com'ero delle piante era impensabile che mi sarei fatta sfuggire un opportunità del genere! Uscendo dalla Sala Grande, avevo adocchiato un gruppetto di persone che sembravano lì apposta per guidare tutti alle Serre. Mi sarei potuta unire subito senza problemi, se non fosse che le sfortune di quella giornata non avevano smesso di seguirmi. Sulla camicia bianca era infatti presente una gigantesca macchia arancio, tutto per colpa di una goffaggine avuta mentre bevevo il succo di zucca a pranzo. Nemmeno avessi due anni, santo cielo! Decisi di correre in Dormitorio a cambiarmi, prima di inserirmi nel gruppo… non potevo certo presentarmi a lezione in quella maniera! Abbandonai la camicia su una sedia e ne misi velocemente un altra, facendo attenzione a tirare su le maniche. Con il clima che c'era in quella giornata la camicia andava più che bene. Quando fui pronta presi velocemente la tracolla e volai fuori dal Dormitorio. Non mi resi minimamente conto di quanto tempo ci avessi messo a cambiarmi, stava di fatto che non appena arrivai di fronte alla Sala Grande non ci trovai nessuno. Panico. Erano già andati via? Oh, non ne andava bene una oggi! Voltai subito i tacchi e percorsi la strada che portava in cortile, vicino alle Serre della scuola. Fortunatamente, non appena misi piede fuori dall'atrio e arrivai nel grande giardino del castello, vidi un gruppo di persone intorno ad un lungo tavolo adornato magnificamente e con sopra le più svariate leccornie. Mi aggiunsi velocemente, giusto in tempo per sentire le parole della Professoressa Fiachran avvertire tutti di prendere uno zainetto che avremmo trovato ai piedi del tavolo. A quelle parole il mio sguardo si abbassò meccanicamente verso il basso, in cerca dello zainetto. Ne vidi giusto uno poco distante da me e lo agguantai velocemente, in modo da non rimanere senza… aveva una simpaticissima forma di Mandragora, perfetta per la lezione che avremmo fatto quel pomeriggio. Sperai di poterlo tenere, a fine giornata… era davvero carino! Quando ognuno ebbe preso il proprio zainetto, la folla cominciò a spostarsi all'interno della Serra… mentre li seguivo intravidi Edmund in mezzo agli altri compagni di scuola, l'unico che conoscessi tra quelle persone. Una volta entrata nella Serra, mi andai a sedere nel primo posto libero che trovai. Appoggiai la borsa sulle gambe e tirai fuori un piccolo quadernetto, in modo da mettere per iscritto tutto quello che avrei ritenuto necessario. Essendo la Mandragora argomento del secondo anno, rimasi attenta ad ascoltare le spiegazioni della Professoressa, appuntando ogni cosa che diceva sul blocco che mi ero portata dietro. Rimasi sorpresa nel constatare che tutte le piante di Mandragora che avevamo di fronte erano esemplari reperiti da contesti per nulla felici: trafficanti, coltivatori abusivi o negozi che non se n'erano per nulla presi cura. Pian piano cominciavo a comprendere perché quell'iniziativa fosse tanto importante e bella… tutti noi avremmo ridato una seconda vita a quelle piante, prendendocene cura. Tutto quello che la Professoressa Fiachran elencava della pianta, finiva irrimediabilmente scritto sul quaderno che avevo sotto al naso… se davvero mi sarei dovuta prendere cura di quella particolare pianta, volevo sapere tutto quello che era necessario per farlo nel migliore dei modi! Grazie alle spiegazioni della donna venni a conoscenza anche dell'uso della Mandragora in campo cosmetico, cosa che sinceramente non avevo mai sentito prima. Continuai a scrivere, fino a quando la docente non cominciò a spostarsi verso un angolo della Serra dove erano posizionati due tavoli in legno… per quanto il primo tavolo rimaneva allettante per via delle cibarie, la mia curiosità era sul tavolo adiacente. Una grande tovaglia era stata posta per nascondere quello che conteneva, ma fortunatamente la Professoressa Fiachran non tardò a toglierla, scoprendo quello si trovava sotto di essa e soddisfacendo la mia curiosità. Comparvero innumerevoli cestini in vimini, dentro alla quale erano posizionate boccette dai colori sgargianti. Mi ritrovai ad allungare il collo per vedere meglio, ma furono le parole della donna che mi tolsero ogni dubbio: erano cosmetici ricavati dalle Mandragore, proprio come ci aveva spiegato qualche minuto prima. Con mia enorme gioia ci disse che c'era un cestino in omaggio per ognuno dei partecipanti, così mi alzai e raggiunsi il tavolo educatamente senza intralciare nessuno per poter prendere uno dei cestini. Finita la lezione avrei sicuramente guardato tutto quello che si trovava al suo interno con calma… per ora volevo rimanere concentrata sulla lezione.


Lilith Bennet
12 Anni Serpeverde I Anno Scheda Outfit


Edited by FeddyTR - 10/10/2022, 15:32
 
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Susan Gwen Nieranth
Tassorosso | 15 anni | II anno

QezOQtz
Grazie a quello zainetto, tutti i partecipanti all'evento potevano riconoscersi, chiaramente non c'era possibilità che qualcuno si perdesse dato che, probabilmente, tutti i presenti conoscevano la strada per raggiungere le serre di Hogwarts, ma era divertente notare come un piccolo dettaglio li unisse tutti in un unico gruppo. Estremizzando: due perfetti sconosciuti avrebbero potuto incontrarsi in un luogo qualunque ed avere un argomento di cui parlare solo per aver riconosciuto quello zaino-mandragora! Affascinante, o no? Forse era un concetto sciocco che interessava solo lei, e non sarebbe stata la prima volta; meglio lasciar perdere. La Tassorosso scrollò via quei pensieri aggiustandosi la frangetta con le dita e riportando la sua attenzione sulle compagne di avventura che aveva quel giorno. Eccetto le concasate, conosceva poco le due Grifondoro: Juliet l'aveva praticamente appena incontrata e non aveva idea di che persona fosse; Emma invece, be' con lei aveva passato un divertente pomeriggio nella neve quando era ancora Prefetto, oltre ad una interessante nottata all'insegna della Luna piena. Doveva però ammettere che quella volta, quando aveva conosciuto Emma prima delle vacanze di Natale, era stata la prima volta in cui aveva davvero provato l'ebbrezza del potere di sottrarre punti, anche se non avrebbe potuto farlo realmente. Le era capitato di fermare un'altra Grifondoro dall'infrangere il coprifuoco, ma in quel caso non aveva avuto alcuna voglia di mettere di mezzo le clessidre per la Coppa. Con Emma invece ci aveva concretamente giocato sopra ed era stato divertente, anche se forse non era un buon segno. Ma comunque adesso non era più Prefetto e non doveva assicurarsi che gli studenti rispettassero le regole, quindi non aveva più il dovere di dare il buon esempio e potenzialmente, poteva infrangerle anche lei.
Frattanto che i suoi pensieri girovagavano senza sosta, l'insegnante cominciò la sua spiegazione alla quale Gwen dedicò finalmente tutte le sue attenzioni. La professoressa Fiachran era davvero preparata, i dettagli del suo discorso erano molto precisi e le pergamene degli appunti della Tassorosso – che, da studentessa diligente qual era, le aveva preparate prima ancora di vederle disponibili tra gli allestimenti – si riempivano a vista d'occhio. Con una spiegazione tanto meticolosa, probabilmente sarebbe stato difficile trovare domande appropriate per approfondire ulteriormente, eccetto magari la trascrizione di mehregiah, ma sarebbe bastato appuntare un "parola persiana" per consentirle di cercarla in un secondo momento. Fra le pause, si decise a dare un'occhiata alle compagne, desiderosa di capire quanto la lezione stesse interessando anche loro, ma soprattutto per evitare di essere troppo secchiona e per cercare di integrarsi con dei coetanei. Eccetto l'intercettazione di uno sbadiglio sul volto di Emma, nella speranza che non diventasse contagioso, notò su quello di Memory uno sguardo familiare: conoscendola poteva dire quasi con certezza che avesse in mente qualcosa. Non voleva interrompere le sue intenzioni, preferendo vederle direttamente applicate, quindi tentò di porre una domanda rivolta a tutte: «Voi avevate mai sentito parlare delle mandragore prima d'ora?» Attese una risposta prima di aggiungere: «Io non sapevo che ne esistesse una variante magica e che si potesse considerare...come un bambino!» L'insegnante aveva parlato di un vero e proprio pianto da neonato ed era quasi curiosa di udirlo, seppure il resto della spiegazione fosse chiaro sul fatto che fosse meglio starne alla larga.
Si erano scambiate poche parole quando uno studente nei dintorni si rivolse a loro con ostilità, portandosi un indice sulla bocca intimando di fare silenzio. La Tassorosso comunque non ci diede peso, sopraffatta da un nuovo pressante pensiero: «Dovremmo prendercene cura?» Il tono era evidentemente preoccupato. Si trattava di una pianta, questo era chiaro, ma quanto i suoi bisogni erano vicini a quelli di un vero bambino?

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view post Posted on 9/10/2022, 21:40
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Juliet Little
Grifondoro | 15 anni | 1 anno | Outfit

a9tmaWc
Serra C'era qualcosa che non quadrava per il verso giusto!

Momento, momento, momento!

Fissò Emma, trovandosi poi a pensare che avesse avuto un lapsus. Perché la sentiva diversa? Stava per chiederglielo quando la voce della professoressa si frappose al chiacchiericcio degli studenti presenti nella serra.

L'avrebbe salutata ricordando tra lei, le avventure passate per il C.R.E.P.A. Ora doveva chiamarla professoressa e solo fino a qualche tempo fa l'aveva chiamata per nome. Come passava veloce il tempo!

Prese lo zaino in dotazione e lo avrebbe lasciato un attimo lì presa ad ascoltare le varie nozioni circa la pianta di quel giorno: i bambini urlanti. China sul foglio di pergamena annotò varie considerazioni che le avrebbe potuto facilitarla alle lezione del secondo anno. La mano sarebbe scattata in alto, come per richiamare l'attenzione della professoressa e qualora lo avesse dato la parola, così ne sarebbe uscita:
«E se, tirandolo via dal vaso, durante il travaso, questa piccola pianta non faccia nessun "vagito" cosa dovremo fare in quel caso» avrebbe domandato ricordando le varie similitudini circa il parto e la nascita di bambini. Mentre avrebbe aspettato la risposta alla sua domanda con la coda dell'occhio vide una pallina di carta finire a terra, ma non l'avrebbe presa evitando così di mancare di rispetto alla professoressa che avrebbe risposto al suo quesito. Qualora avesse finito di delucidarla su quel particolare, Juliet avrebbe preso un paraorecchie e richiamando l'attenzione di un Corvonero (Edmund) gli avrebbe mostrato a cosa avrebbero servito di lì a poco, il suo interloquire nel corridoio non le era sfuggito.



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Interazioni con Mireen (domanda sulla lezione)

Menzioni a Memory e semi-interazione/menzione ad Edmund
 
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood
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Giardino Il pomeriggio limpido e brillante, era perfetto per accompagnare l’evento tanto atteso. Tra gli studenti e gli adulti partecipanti si notavano le più svariate età, Memory lo osservò con ammirazione sorseggiando il fumante te. Era inebriante, con il suo profumo dolciastro e pungente al tempo stesso; sorprendentemente alla temperatura perfetta per essere immediatamente sorbito. Tutti nella porzione di giardino antistante l’ingresso delle Serre, chiacchieravano deliziati: anche se la giovane strega prestava attenzione alle Mandragirls con le quali aveva deciso di condividere quelle ore, continuava a tenere d’occhio qui e là gli altri astanti. La incuriosivano tanto quanto le piante che da lì a poco avrebbe conosciuto meglio.
Il cupcake che gustò con la stessa intenzione dedicata al te, si rivelò altrettanto interessante: il sapore rivelava quanta maestria apparteneva a chi li aveva preparati.
Oltre ad apprezzare le prelibatezze del buffet, Memory ebbe modo di notare la vivacità di Emma, la giovane Grifondoro appena conosciuta. Osservò molto anche l’altra, Juliet, che le sembrò un po’ più riservata. Magari aveva solo bisogno di un po’ più di tempo.
Più parlavano, ridevano, mangiando e bevendo gli estratti sapientemente lavorati della Mandragora, più sembrava di sentirsi carica e pimpante. Le piaceva quel sole, la lieve euforia aleggiante tra quelli che erano là riuniti e in particolare l’idea di passare del tempo con Gwen, Helena, Emma e Juliet. La dodicenne si sentiva più frizzante di come aveva potuto immaginare.

Serra Entrando nell’ampia serra, guidati dall’insegnante, la luce mantenne la sua intensità grazie alle grandi vetrate che lasciavano entrare ogni raggio di sole, che poi veniva rimbalzato da un gioco di specchi per arrivare in ogni angolo dello spazio interno. Era un luogo già di per sè affascinante, ma era stato allestito in modo impeccabile per l’occasione e Memory corse con lo sguardo da un punto all’altro per imprimere nella mente ogni dettaglio. Trovava tutto così bello da sentirsi leggermente su di giri.
Insieme alle altre ragazze, prese posto intorno al grande tronco che imperava al centro della sala. Ciascuno aveva davanti un vaso da cui spuntava un ciuffetto di foglie. Di tanto in tanto, Memory notò la provenienza di un suono… Si, ecco, le ricordava un sommesso mugolìo.
Nel frattempo seguì con interesse l’esposizione della professoressa Fiachran, permettendosi tra un punto e l’altro di fermare la piuma con cui stava riempiendo la propria pergamena, per scambiare cenni e sussurri con Gwen e le altre.
Più l’insegnante si addentrava nell’argomento e più la ragazzina ne notava la passione. E tutto quello che diceva sembrava amplificato dai profumi di tutti i preparati contenenti i preziosi estratti, oltre alle magnifiche raffigurazioni.
Quando poi fu a loro disposizione la radice vera della pianta Babbana tanto simile alla Mandragora, Memory cercò di ricordarne il nome. Era sicura di averla incrociata chissà dove, come e quando, però sapeva che quel nome non le era del tutto sconosciuto… era solo sfuggente in quell’istante.
Soffermandosi su quei particolari, aveva smesso di scrivere per un momento. Stava battendo dolcemente con la piuma sul mento, ma in realtà stava fissando una strega di una certa età, che stava in fondo, in fondo lungo la traiettoria del suo sguardo.
Si riscosse e lo sguardo passò per Juliet ed Emma che stavano un po’ troppo in là perchè potessero sentirla. Vide Emma allargare le labbra in uno sbadiglio e le venne da ridere: cos’è che aveva appena detto la Fiachran a proposito degli aromatici infusi energizzanti?
Tornò a seguire la spiegazione, giacchè sembrava ancor più animarsi con gli spostamenti della professoressa verso un tavolo semi-coperto.
Quando la copertura venne rimossa e in un guizzo fu svanita, Memory si illuminò come tutti gli altri alla notizia che nuovi usi, sempre più innovativi si rendevano disponibili per il popolo magico.
Non vedeva l’ora di avere uno di quei cestini, per vedere davvero che effetti avrebbero avuto.
Un pensiero le balenò nella testa.
Strappò un pezzo della sua pergamena e vergò rapida alcune parole. L’appallottolò e si guardò rapida intorno, assicurandosi che i più fossero concentrati sulla spiegazione dei prodotti.
Mirò e lanciò la pallina verso le Grifondoro. Se la forma sarebbe stata disfatta dalle due, avrebbe accompagnato la lettura con l’apice della piuma che puntava in un veloce e furtivo scatto verso la strega che poco prima aveva attratto la sua vista:
«Se funziona su quella, allora è davvero ottimo!»

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Primo del suo nome, Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Lord dei Sette Regni e Protettore del Reame.

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"SuperQuark: Alla scoperta della Mandragora"


Essere in ritardo era ormai diventata un'abitudine, tanto intrinseca nel suo comportamento che per quanto la fretta lo spingesse ad essere più rapido ed impreciso nei movimenti, riusciva a farlo con una tale naturalezza da risultare indifferente ai minuti che trascorrevano inesorabili.
Lo studio notturno gli garantiva un'invidiabile lucidità di pensiero, ma si ripercuoteva sul resto della giornata, che iniziava spesso col piede sbagliato, come in questo caso. Piangere sul latte versato serviva a ben poco, ne era consapevole, pertanto cercava sempre di fare il possibile per limitare i danni. La lezione straordinaria di Erbologia riguardava le Mandragore, un argomento che l'aveva incuriosito sin da subito e se c'era una cosa di cui si pentiva era proprio l'essersi perso una parte della lezione.


* Chissà cosa mi sono perso fino ad ora. Sapevo sarebbe andata così... Devo procurarmi uno di quegli aggeggi che usano i babbani per svegliarsi. Mi pare si chiamasse sveglia. Magari è proprio quello che mi serve, ma non so se posso portarla ad Hogwarts. Forse senza scomodare aggeggi strani potrei trovare qui qualcosa di utile alla causa.*

Perso nei suoi pensieri finì di prepararsi prima di quanto avesse previsto; la combinazione degli abiti che scelse non era delle più alla moda, ma ci sarebbe stata l'uniforme a coprire l'abbinamento che la sua mente aveva partorito. Sistemò i capelli lasciandoli lunghi dietro la schiena, legando in un codino solo le ciocche centrali. Si affrettò a lasciare la sala comune in fretta e furia e sebbene non fosse del tutto convinto della sua scelta si avviò verso la sala grande.

*Il punto di raccolta era la sala grande, secondo il programma doveva esserci una breve introduzione alla lezione. Magari si sono dilungati e si trovano ancora tutti lì, oppure potrei incontrare qualche ritardatario come me. Raggiungere le serre in compagnia non sarebbe male, mi farebbe sentire meno "colpevole". Oggi è andata così, domani andrà meglio.*

Si disse con poca convinzione, mentre apriva le porte della sala grande, sospirando alla vista delle sedie vuote e all'assenza di anima viva. Il suo sguardo venne catturato dagli zaini che contenevano il kit necessario a svolgere la lezione; per fortuna non erano finiti, così con movimento lesto ne prese uno ed affrettò il passo verso le serre.
Mentre camminava si guardava intorno alla ricerca di altre persone con lo stesso zaino in bella vista, cercava di scacciare l'idea di essere davvero l'unico in ritardo. Quando faceva tardi agli appuntamenti o alle lezioni non si preoccupava quasi mai di essere l'unico in ritardo, poiché non era mai l'unico, ma nel caso di un evento che avrebbe visto la partecipazione anche di "esterni" ad Hogwarts aggiungeva un po' di timore.
Il suo passo si fece più lungo, fino a perdere la compostezza che l'aveva caratterizzato sino a quel momento. Il suo sguardo smise di andare alla ricerca di zaini vari, ma si focalizzò sul tragitto verso la serra. Sembrava quasi avesse i paraocchi, mentre le guance iniziavano ad arrossarsi. Il respiro prima regolare e controllato iniziò ad affannarsi.
Raggiunse la meta in tempo record, probabilmente uno dei suoi tempi più veloci, paragonabile unicamente alla corsa sfrenata fatta per arrivare alla sala comune partendo dal campo di volo: non si può far tardi ad una sessione di DeD.
Sorrise vedendo alcune persone entrare quasi insieme a lui, ma non esultò poiché la professoressa era ancora intenta a parlare. Si guardò intorno alla ricerca di qualche faccia amica, mentre annuiva per dare l'impressione di aver seguito tutto il discorso.
Trasse un sospiro di sollievo quando finalmente riuscì a notare Jean, così sfruttando l'occasione raccolse il cestino offerto ai presenti e si portò vicino a lei.


Ciao Jean, sono appena arrivato, mi son perso qualcosa?

Disse ironicamente, consapevole del fatto di essersi perso più un bel po' di cose. Ancora rimpiangeva gli snack e le bevande che aveva adocchiato in sala grande.


Il corvo che tutto brama e di tutto si nutre.
 
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view post Posted on 9/10/2022, 22:58
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind
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Il folto gruppo di partecipanti iniziò lentamente a sciamare in modo ordinato dall'area buffet verso l'interno della serra. Fu in quel momento che la tassorosso scorse poco distante Lucien Cravenmoore, guardiacaccia e docente di Cura delle Creature Magiche; gli si avvicinò a passi lenti. «Salve professore! Ha trascorso delle piacevoli vacanze?» Si guardò attorno, cercando per un attimo le parole giuste per andare dritta al punto. Una giovane donna dai grandi occhi scuri di tanto in tanto si affiancava con naturalezza all'uomo, perciò ipotizzando che potesse essere lei la compagna di cui aveva sentito parlare, si curò di essere quanto più vaga possibile affinché le sue parole non rovinassero alcuna sorpresa o potessero creare disagi. «La consegna è poi andata a buon fine?» Non aveva idea se la broken doll fosse finalmente stata completata per intero o se ancora fosse in attesa di ritrovare qualche suo pezzo. Né, appunto, se fosse stata consegnata o meno. Ma sapeva bene che recuperare quell'orecchio di porcellana con Edmund (che, a proposito, dov'era?), non era stato affatto semplice e soprattutto che a causa di quella conquista avevano dovuto fare uno scomodissimo patto con Pix che ancora pendeva sulle loro teste come un enorme macigno pronto a cadergli addosso (). Temeva di imbattersi in quel malefico poltergeist da un momento all'altro e al contempo sperava di incontrare Edmund sia per il piacere di rivederlo, sia per sapere se, per caso, durante le vacanze avesse avuto qualche idea su come sbrogliare quella scomoda situazione.

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Scambiate due chiacchiere con Lucien, lo salutò con un sorriso ed entrò nella serra accodandosi nuovamente alle sue compagne.
Il nuovo ambiente era luminosissimo. Al di là delle grandi vetrate era possibile scorgere la vastità del cortile di Hogwarts. Incantata dalla vista e dai bellissimi lampadari sullo stile di Gaudì -noto architetto babbano che sua madre ammirava molto-, si lasciò distrattamente guidare dai suoi stessi piedi che la portarono ad accomodarsi accanto a Gwen e alle altre ragazze.
Le spiegazioni della professoressa Fiachran erano precise ed interessanti. Non vi era alcun dubbio sulla sua passione e preparazione in merito all'argomento, tanto che Helena empatizzò con gran facilità con la docente quando esternò emozioni di rabbia e tristezza nel raccontare la questione delle mandragore maltrattate. Prese velocemente appunti sul suo rotolo di pergamena, compilando poi con vari punti elenco tutte le proprietà e usi della pianta-creatura.
Si rivolse poi a Gwen, rispondendo alla sua domanda. «Ora che ci penso forse mio padre una volta me ne aveva parlato. Ho dei vaghi ricordi, credo che una volta un suo conoscente sia svenuto e rimasto incosciente per una settimana intera, dopo averne sentito una piangere!» In effetti l'uomo era stato decisamente poco cauto, o forse non era nemmeno colpa sua. Tornò a focalizzarsi sulla spiegazione, prendendo poi parola di nuovo in risposta a Gwen, rivolgendosi sia a lei che a Mem, Emma e Juliet.
«Insomma, queste mandragore sono tipo dei bambini angelici o indemoniati che possono nel primo caso ringalluzzirti e nel secondo farti finire al San Mungo, senza passare dal via!» Ridacchiò tra sé, riflettendo sulla duplice natura di queste piccole creaturine e sul fatto che molto probabilmente Gwen non avrebbe afferrato l'ultima citazione ad un gioco da tavolo babbano, Monopoli. A meno che non fosse cresciuta anche lei in ambiente non magico, o ibrido, come nel suo caso.
Scorgere in lontananza, tra la folla, un giovane corvonero dagli occhi chiari, le fece spuntare un sorriso sulle labbra. Con un cenno della mano lo salutò, rendendosi però conto troppo tardi che non era chi pensava fosse. Sbiancò. E poi arrossì violentemente. Si portò la stessa mano colpevole alla fronte e abbassò lo sguardo verso l'altro lato.
Fu in quel momento che notò Juliet armeggiare col suo paraorecchie, richiamando poi l'attenzione di...Edmund Knight. Eccolo lì.
Sbiancò di nuovo. L'altra mano accompagnò la prima, coprendo l'altro lato della fronte. Non riuscì a soffocare una risata, ma mordendosi la lingua la bloccò subito dopo. Avrebbe voluto sotterrarsi. Persino accanto alla peggiore delle mandragore urlanti.

🍃 Adotta una mandragora 🍃


Interazioni: Lucien, Gwen, Jaehaerys.
Menzioni: mandragirls, Jane R., Edmundino.
 
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view post Posted on 9/10/2022, 22:59
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Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.

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Emma Cornelia Green
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Serra Lo zaino-mandragora aveva un aspetto decisamente tenero e grazioso, ma Emma non l'avrebbe mai indossato fuori dalle mura di Hogwarts, o meglio, fuori da quella serra. La Grifondoro pensò comunque che l'insegnante di Erbologia avesse avuto un'idea davvero carina per i suoi studenti. Una volta dentro la serra, la donna cominciò il suo monologo, spiegando un sacco di cose che ovviamente riguardavano l'ambito della sua materia. Alcune di quelle cose, Emma già le conosceva, come ad esempio la faccenda della voce stridula delle Mandragore: zio Cam le aveva raccontato che da studente, durante una lezione simile, aveva messo male i paraorecchi e le strilla della sua mandragora avevano finito per fargli perdere i sensi. Sicuramente lei si sarebbe assicurata di metterle bene, non voleva fare nessuna figuraccia davanti ai suoi compagni, soprattutto davanti ad Oliver. La strega lo salutò con la mano, sperando che il bel Grifondoro la vedesse. La spiegazione della professoressa Fiachran sembrava essere lunga, Emma si portò una mano sulla bocca per coprire uno sbadiglio. Si stava leggermente annoiando, ma non perché la spiegazione fosse noiosa, semplicemente lei era una che preferiva l'azione, infatti non vedeva l'ora di mettere in pratica quello che la donna stava spiegando con tanta dedizione. Si vedeva che nel suo lavoro ci metteva tanta passione.
Io si… - rispose alla domanda di Gwen, guardando anche Helena, Mem e Juliet con lo sguardo di una che la sapeva lunga sull'argomento - zio Cam mi ha raccontato che è svenuto durante la lezione per colpa del pianto di quelle creature - incrociò le braccia al petto - sicuramente dovremmo metterci i paraorecchi nel caso la professoressa voglia farci interagire con loro. Il che mi sembra ovvio, no?. Emma sapeva bene che c'era uniche una variante babbana di quella pianta che era velenosa per gli esseri umani, e che era molto simile agli spinaci: a detta di Mitchell, e se era lui a dirlo che di cibi se ne intendeva, poteva più che fidarsi!

Adotta una mandragora





Interazione piccolina con Olly,
Interazione con le mandragirls
 
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view post Posted on 10/10/2022, 22:19
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PHOEBE HALLIWELL - RAVENCLAW PREFECT ~ THIRD YEAR - 17 Y.O.Sì, non vedeva l'ora di riprendere con gli incontri del CREPA; e fu ben felice di notare di non essere l'unica. Ci sarebbe stato da divertirsi, di questo anche Phoebe ne era certa. Alle successive parole di presentazione di Oliver, si ritrovò a sorridere e a rivolgersi alla donna bionda, che lei ancora non conosceva. Piacere di conoscerla. Era contenta di fare la conoscenza con una persona che - a quanto pareva - aveva fatto la storia del Castello. Non poteva certo ignorare quanto questo fosse un onore, un privilegio. Camille in quel momento le si avvicinò. Ascoltò le sue parole piene di malizia e intenti alquanto interessanti.
Certo... Lontano da Gazza
Rispose divertita. Sapeva perfettamente che da Zonko vendeva oggetti davvero molto interessanti; e sarebbe stato piuttosto interessante scoprire quali erano i prototipi di cui Camille parlava. Sapeva anche che il vecchio guardiano della scuola non era affatto un fan dei prodotti venduti al negozio di scherzi. Qualche attimo dopo fece il proprio ingresso all'interno delle serre insieme agli altri di quel gruppetto. Qui prese posto accanto a loro e iniziò ad ascoltare la spiegazione della docente prendendo appunti sul quadernetto che si era portata appresso. D'un tratto comparvero alcuni cestini di vimini- al loro interno vi erano alcuni contenitori.
Perché no? Esordì la Corvonero con un tono di voce svagato nel momento in cui la Tassorosso fece per prendere un po' della crema contenuta dentro uno di quei barattoli e metterne con delicatezza sul suo naso. Si passò poi l'indice e il medio su di esso facendo una smorfia bizzarra. Era così facile sentirsi felici in quel momento.

ADOTTA UNA MANDRAGORA



Interazioni
: Oliver, Cami, Leia
 
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view post Posted on 11/10/2022, 09:14
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Castello di Hogwarts
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Serre di Erbologia
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Prof. Mìreen Fiachran
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«Bene, adesso che abbiamo parlato della mandragora e dei suoi usi concreti, passiamo ad un lato più spirituale Chiamò così l'attenzione dei partecipanti, invitando di nuovo a prendere posto per proseguire con la lezione. Nelle Serre, tutto intorno, volteggiavano piccole candele, la cui fiamma si accese in un guizzo violetto: l'atmosfera risultò subito più mistica, in un profumo dolce e terroso che ricordava i segreti del bosco e della notte. Anche le candele, non occorreva dirlo, erano all'essenza delle mandragore, e i più avrebbero potuto già scoprirne le note affini alle creme appena utilizzate. Mentre uno degli studenti più grandi rispondeva a Juliet, dicendole che a breve avrebbero discusso anche del pianto della mandragora in una vera e propria parte pratica, Mìreen accolse l'ultimo Corvonero in ritardo. C'era posto per tutti e le sorprese non erano ancora concluse. Con il giusto silenzio, riprese ufficialmente.
«Forse già conoscete la leggenda della nascita della mandragora, chi grazie alle storie raccontate fin da piccoli, chi grazie all'articolo della Gazzetta del Profeta che vi ha portato poi a questo incontro. La leggenda è simile a quella del mondo babbano, si narra che la mandragora sia nata dalle lacrime di condannati a morte ingiustamente per impiccagione. Alcuni storici della magia, tra i quali Bathilda Bath, sostengono si trattasse di veri e propri maghi e streghe, condannati nel triste capitolo della Caccia alle Streghe che tutti conosciamo. La leggenda, talvolta, cambia leggermente: la mandragora potrebbe essere nata anche dalle lacrime di un padre per una figlia abbandonata o perduta, o di quelle di una coppia di amanti con una fine impossibile. In un caso o nell'altro, la sua nascita è dalle lacrime. Un collegamento spirituale e fisico con l'essere umano.»
L'articolo sul giornale magico aveva illustrato profondamente la leggenda di base, nel frattempo le fiammelle a mezz'aria sfumarono verso un colore più oscuro, riflettendo i raggi del sole dalle vetrate della stanza in tinte porpora e pece scura.
«Sembra che la mandragora portasse con sé l’innocenza strappata a queste povere persone al momento della morte o della separazione, l'ultimo frammento dell'umanità recisa di netto. Era questo il motivo per cui si attribuiva la sua pericolosità nel raccoglierla. Gli antichi Romani, ad esempio, credevano che dentro la radice vi fosse un demone nascosto che, se sollecitato, avrebbe ucciso l’incauto raccoglitore. Seguivano un rituale ben definito prima di estrarre la mandragora dal terreno, ovvero disegnavano con un ramo di salice - l'albero magico resistente alle fatture - tre cerchi intorno alla pianta. Pretendevano inoltre che una giovane fanciulla piangesse le proprie lacrime sullo stesso terreno, a quel punto si poteva raccogliere la mandragora soltanto di notte, guardando verso ovest. Un altro modo per raccogliere la mandragora era di venerdì, al crepuscolo: si legava alla radice una corda e all’altro capo il collo di un cane nero che, distratto poi con dell’invitante cibo, avrebbe strattonato la radice fino a dissotterrarla dal terreno. L’animale sarebbe morto al posto dell’uomo, permettendogli di toccarla. Anche se ai giorni nostri queste credenze stanno scomparendo, in alcune culture babbane ancora si crede nell’origine demoniaca di questa pianta dalle fattezze quasi umane. Spostiamoci in Oriente.» Le candele si unirono in una piramide, colorandosi di colori più vivaci: rosso, arancio, giallo, tutti riflessi sulle pergamene incantate di nuovo in volo e ritraenti cartine geografiche accurate.
«A partire dal XIV secolo a.C., gli Egizi erano invece più interessati agli effetti allucinogeni della mandragora. Vi sono scene di raccolta di radici di mandragora rappresentate sul sarcofago di Tutankhamon e scene nella tomba di Ramses II. In quest’ultimo caso, la mandragora è accompagnata dalla ninfea e dal papavero da oppio, anche queste piante dotate di proprietà psicoattive. Sembra che queste tre piante fossero utilizzate in combinazione per preparare un unguento in grado di indurre stati ipnotici, di trance e di estasi. Per noi maghi sono potenti ingredienti per pozioni che alterano gli stati mentali e possono esser utilizzati nella creazione delle nostre bacchette… la mia per esempio ha polvere di papavero al suo interno.» Sorrise, riprendendo velocemente.
«Nel Medioevo i Babbani che credevano nell’esistenza del nostro mondo magico e volevano trovare e/o imitare la magia, tra l'altro, utilizzavano estratti della mandragora non magica, quella che abbiamo visto poco prima. Così potevano provare la sensazione di volare e di trasportarsi in posti differenti, sempre come effetto di allucinazioni che facevano credere loro perfino di poter lanciare incantesimi o vedere creature fantastiche. Il tossicolomago italiano Enrico Malizia scrisse un’opera dove raccoglie antichi preparati da formulari, manoscritti e testi dal 1400 agli inizi del 1800, di mandragora e altre piante ad elevata tossicità. “Pozione per viaggiare”, “Pozione per la metamorfosi animale”, “Filtro afrodisiaco” e altri intrugli magici ancora incompleti sono titoli e ricette presenti nel manuale antico, attualmente studiate per il grande potenziale.»
Un sorriso comparve sul bel volto della Professoressa, che quel giorno sfoggiava la sua chioma nera che verso le punte virava gradualmente in un verde brillante a richiamare il colore delle foglie delle mandragore. «Come avete scoperto, gli utilizzi e gli aspetti spirituali della mandragora non appartengono soltanto al nostro continente. Poiché non vorrei annoiarvi con sole tante parole, per quanto interessanti, ho pensato d’inserire durante la nostra lezione speciale anche alcune parti pratiche, sempre legate agli usi della mandragora nel mondo. Prestate attenzione, mi raccomando.»
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Un cenno del capo e i suoi studenti-assistenti iniziarono a distribuire tra i partecipanti boccette in vetro simili a quelle degli oli essenziali di poco prima, ma più grandi e trasparenti. C'erano anche cesti con dentro fiori interi e petali dalle sfumature che andavano dal viola intenso al lilla verso l’esterno, caraffe di acqua calda e quelle che sembravano foglie secche con tanto di mortaio e pestello. In più punti le pergamene volteggianti cominciarono a riempirsi di righe, punti e indicazioni per il procedimento che Mìreen iniziò a spiegare. Anche se avessero perduto una parte, era tutto scritto a chiare lettere lungo le carte incantate del tavolo. C'era tutto l'occorrente: ingredienti, clessidra, imbuto, ampolle in cristallo, coltelli e così via.
«La prima creazione che andremo a fare è un unguento che con solo poche gocce renderà la pelle vellutata e profumata, offrendovi uno slancio di energia in modo istantaneo. Proviamo insieme, avete tutti l'occorrente. Per prima cosa bisogna prendere le foglie di mandragora essiccate e pestarle nel mortaio fino ad ottenere una polvere, non serve che sia omogenea. La rovesceremo nella boccetta con un imbuto e subito dopo verseremo l’acqua calda di sorgente, quella della brocca, così da creare un infuso. Sentirete già sollevarsi un profumo quasi selvaggio, una foresta d’inverno… che verrà poi contrastato dalla dolcezza dei fiori e dei petali. Sarete voi a scegliere i dosaggi: se volete un profumo più fresco e pungente, aumenterete la polvere, potete addirittura aggiungere pezzi grandi di foglie essiccate. Se invece lo volete più dolce, delicato, come un prato di fiori primaverili, allora aggiungete più petali e soprattutto fiori. Quando avrete finito, chiudete bene la boccetta col tappo e agitatela almeno per cinque minuti, stringendola bene nella mano. Non importa quanto veloce sarete nel movimento, devono solo mescolarsi bene gli ingredienti e soprattutto foglie e fiori devono rilasciare i loro oli e sostanze nutritive. Le foglie di mandragora vanno essiccate per toglierci la tossicità e lasciare solo gli altri componenti positivi.» Tanti orologi in legno ticchettavano lungo il tavolo, scandendo il tempo. Stava per mostrar loro la procedura nel concreto, quando si fermò e aggiunse con uno sguardo quasi malizioso: «Ah, dimenticavo… La tradizione vuole che, mentre si prepara questo unguento, si pensi intensamente alla persona amata o, in caso di regalo, alla persona per cui lo si stia realizzando. Più si resterà concentrati sulla sua immagine, l’odore, la voce, le carezze e i propri sentimenti, più intenso sarà il profumo che otterrete. Sembra che sia in grado di attirare l’attenzione della persona a cui si stava pensando mentre lo si preparava anche a distanza, quasi come se il profumo raggiunga l'altra persona magicamente. Se invece lo state creando per voi stessi, pensate semplicemente a chi siete e/o come vorreste essere. L'energia che ne consegue dipende soprattutto da questo, potrete consumare la bevanda entro cinque giorni dalla fabbricazione. Anche ora, se volete: un sorso e via, così avrete tutti una nuova concentrazione!» Le pergamene riassumevano tutto in poche, rapide righe.

Infuso Guizzante alla Mandragora

Effetto
Ringiovanisce la pelle, rendendola vellutata e profumata; offre uno slancio di energia

Ingredienti
Foglie essiccate di mandragora
Petali di mandragora
Acqua calda di sorgente

Strumenti
Pestello, mortaio, coltello
imbuto, boccetta (cristallo o vetro)

Preparazione
■ Pestare foglie essiccate di mandragora, ottenendo una polvere più o meno omogenea a seconda del proprio gusto (sapore fresco e pungente - più polvere, anche foglie intere; sapore dolce e delicato - più petali e fiori)

■ Rovesciare la polvere con un imbuto nella boccetta di cristallo o vetro

■ Riempire la boccetta d'acqua calda dalla caraffa

■ Mescolare con cucchiaio e/o strumenti

■ Sigillare la boccetta, agitare per cinque minuti

■ Consumare entro cinque giorni

«Provate pure la sua realizzazione, e preparatevi Sorrise, le candele di nuovo accese in una luce più soffusa, lasciando spazio al sole dall'esterno. «Perché dopo questo, proveremo un autentico rituale esoterico!» Un gridolino trattenuto, come un pianto, suonò lungo tutta la tavola: le mandragore sembravano pronte a risvegliarsi.
Code • Oliver


Iniziamo con una semplice parte pratica, avete tutto l'occorrente già con voi. Invito i partecipanti a non tardare, ci sono tante altre sorprese!

Sono concesse massimo tre assenze a testa, resto a disposizione.
Prossima scadenza: 21 Ottobre, 23.59

@Jaehaerys, anche se non ti sei iscritto all'iniziativa, ti diamo il benvenuto (non sono ammesse altre partecipazioni da ora).

Lilith Bennet
Assenze 1/3
Juliet Little
Assenze //
Emma Green
Assenze //
Oliver Brior
Assenze //
Emily Danton
Assenze 1/3
Rose Attwood
Assenze 2/3
Vivienne Pierce
Assenze 2/3
Aquileia Goodheart
Assenze 1/3
Lucien Cravenmoore
Assenze 1/3
Jane Read
Assenze 1/3
Camille Donovan
Assenze //
Helena Whisperwind
Assenze //
Susan G. Nieranth
Assenze //
Memory MacWood
Assenze //
Jean Grey
Assenze 1/3
Phoebe Halliwell
Assenze //
Edmund Knight
Assenze //
Jaehaerys E. Blackfyre
Assenze 1/3


Edited by LadyShamy - 18/10/2022, 12:35
 
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view post Posted on 15/10/2022, 13:13
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Una voce femminile si era rivolta a Lucien, il quale aveva subito fatto virare lo sguardo verso la fonte di quel richiamo, riconoscendo le fattezze della giovane Tassorosso Helena Whisperwind. Un mite sorriso aveva accolto le sue parole, chinando appena il busto nella sua direzione. - Si, grazie, non posso proprio lamentarmi - le confermò con uno sguardo eloquente. - Spero che anche le sue siano state all'insegna del riposo e delle belle scoperte, signorina Whisperwind. - Per Lucien le vacanza equivalevano alla scoperta di nuovi angoli del globo e ciò era riconducibile ai numerosi viaggi intrapresi assieme al padre alla ricerca di ingredienti rari per le pozioni. Non erano mai state le classiche vacanze dove si poltriva sotto ad un cocente sole con i piedi ammollo nell'acqua.
Il rimando a Baby Jane gli fece spuntare un ghigno che lo accompagnò anche quando diede una leggera gomitata a Jane, confidando che avesse sentito. E' andata a buon fine e è stata .... ehm ... apprezzata ...? - domandò laconico verso la medimaga, desideroso di farla sentita presa in causa. Forse la giovane Tassa avrebbe riconosciuto nei tratti dolci e fini di Jane gli stessi della bambola che aveva animato le giornate di alcuni studenti del castello, tra una lezione, i compiti e sane chiacchiere in compagnia.

Era sorprendente appurare quanto fosse informata la docente di Erbologia su quelle piante magiche. Sebbene Lucien ne fosse abbastanza informato, non avrebbe mai spesseggiato così tanti usi alternativi che se ne poteva fare; forse perché - e qui nemmeno sotto Veritaserum l’avrebbe negato - non gli servivano per i suoi preparati perdonali e dunque non aveva mai approfondito l’argomento. Almeno fino a quel giorno. Mireen sciorinò tante di quelle informazioni a riguardo che se non si fosse sfruttata una piuma prendiappunti, si sarebbe rischiato di dimenticare qualche passaggio.
Quando si passò alla parte pratica, però, l’unguento che la collega propose ai partecipanti di realizzare, fece dilatare le pupille arrossate del francese. Diciamo che non si sentiva la persona più adatta per quel genere di cose, ma lungi dal voler deludere Mireen, non si tirò indietro. Chiaramente anche Jane avrebbe preparato il suo unguento che sapeva molto di quelle creme babbane che usavano le donne, dunque il mago pensò che alla peggio la compagna ne avrebbe avute due: quello che avrebbe realizzato lei e il suo. Ascoltò attentamente le indicazioni di Mireen e si preparò per iniziare a far andare le mani.
Per prima cosa sistemò il piano di lavoro e si armò di pestaio e foglie di mandragola essiccate e diede inizio ad un lento trituramento. Utilizzò più foglie e fiori in modo da ottenere un sapore dolce e delicato ritenendo fosse più indicato per una come Jane. Quando fu soddisfatto del risultato passò alla fase successiva rovesciando la polvere ottenuta usando un imbuto fino così che finisse nella boccetta di vetro designata. Nulla di particolarmente complicato, specie per un mago avvezzo alla lavorazione di erbe per i propri scopi personali.
Prese una caraffa contenente acqua calda di sorgente e versò il liquido nella boccetta, osservando come polvere donava colore al liquido caldo e trasparente. Mentre realizzava il preparato pensò intensamente al ricevente, che stava di fianco a lui a fare esattamente la stessa cosa, solo magari pensando a sé visto che dubitava volesse regalarla a lui.
Fece oscillare il contenitore con la mancina qui di con un cucchiaio mescolò il tutto in modo se si amalgamasse per bene. Sigillò la boccetta e riprese ad agitare con forza per cinque minuti, a quel punto passò il proprio operato a Jane, in modo che potesse provarlo entro cinque minuti come da indicazioni.
- Hai già la pelle vellutata e profumata senza bisogno di questo infuso, e nemmeno ti serve ringiovanirla, mentre per lo slancio di energia potremmo parlarne se una volta terminata la lezione volessi raggiungermi nella capanna le sussurrò spiegandole poi che avrebbe dovuto assentarsi per andare a controllare la colonia di Ippogrifi piuttosto turbolenta in quel periodo a causa dell’umore di Furiosa.

A quel punto raggiunse Mireen in un momento in cui non era impegnata a fare altre dimostrazioni o aiutare i presenti, sussurrandole all'orecchio. - Complimenti, prof, davvero una bella iniziativa. Purtroppo devo recarmi nella Foresta a supervisionare Furiosa che ultimamente sta creando problemi al resto del branco quindi mi spiace ma mi fermo qui. Vedo se riesco a tornare non appena avrò verificato che la situazione è sotto controllo - cosa di cui dubitava fortemente visti gli ultimi giorni, ma non voleva usare su di loro la magia se non fosse stato strettamente necessario. Passò nuovamente vicino a Jane e le scoccò un bacio sulla guancia prima di recarsi dove serviva.
Lucien Cravenmoore
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Causa off devo far dileguare Lucien, mi spiace


Edited by Atonement. - 15/10/2022, 15:05
 
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view post Posted on 17/10/2022, 11:15
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Edmund Artemis Knight
Corvonero | I° Anno | 11 anni | Incuriosito XwFHG5M "Adotta una Mandragora"
Più la lezione proseguiva, più essa si faceva interessante e accattivante. Gli usi cosmetici e culinari della mandragora valeva la pena conoscerli a scopo di curiosità, certo, ma nella classifica delle nozioni degne di nota, non erano nulla a confronto con la parte storica e leggendaria che aveva appena udito dalle labbra della docente.
Edmund cercò di non perdersi una parola di quest'ultima spiegazione, né una frase, un riferimento storico, e la piuma graffiava la pergamena senza tregua cercando di fissare con l'inchiostro ogni informazione proferita dalla professoressa Fiachran, così come pure le domande che le avrebbe rivolto una volta arrivati al momento destinato ai dubbi degli studenti. Più infatti un argomento interessava il Corvonero, più domande si affollavano nella sua mente in merito, e ora si trovava già a quota quattro.

Le candele contrappuntavano le spiegazioni, adeguando l'ambiente circostante ai temi oggetto di trattazione, aiutando gli studenti a immedesimarsi in quei tempi lontani e in quelle atmosfere esotiche che venivano evocate, solleticandoli con i loro stimoli sensoriali. La spiegazione era davvero ricca e approfondita, e d'altronde, pensò Edmund, la professoressa non poteva di certo dire solo due banalità in croce visto che anche degli adulti erano presenti all'evento a fianco di quei chiassosi bimbetti perlopiù iscritti ai primi corsi. Come era utile talvolta la presenza di qualche adulto a Hogwarts, pensò, sarebbe stato più spesso il caso di invitare qualche adulto ad Hogwarts, decisamente!
Un'idea gli passò per la mente, convinto di aver trovato uno stratagemma geniale, ma quello non era il momento per speculazioni e ipotesi, e subito riabbassò gli occhi sulla pergamena e tornò a scrivere per non perdersi spiegazioni importanti.

Terminata la spiegazione venne la prima prova pratica; Edmund avrebbe preferito saltarla e passare direttamente al rituale esoterico, del resto non pensava di farsene un granché di quell'infuso guizzante, mica avrebbe dovuto mettersi a fare ginnastica come, da quanto poté udire poco dopo, dedusse avrebbero fatto il professor Cravenmoore e la ragazza mora non distante da lui. Delle due invece, il rituale magico attirava enormemente la sua curiosità. Ma tant'è già che c'era, era meglio mettersi all'opera e occupare il tempo nella realizzazione dell'infuso.

Edmund rialzò lo sguardo e notò una Grifondoro che, attirando la sua attenzione, gli mostrava che il paraorecchie avrebbe dovuto indossarlo lui e non la mandragora, a quanto pare aveva udito il suo commento entrando nella serra. Il Corvonero annuì, essendoselo immaginato quando poco prima si disse il pianto poter risultare fatale, anche se ancora non comprese come mai non si potesse trovare un sistema più ingegnoso. La ringraziò con un cenno della mano e sorrise gentilmente anche se non conosceva quella ragazza bruna, avrebbe magari chiesto a qualcuno chi fosse. Completò la rotazione del viso per osservare chi altri di sua conoscenza fosse presente all'evento. Fu così che vide più in là Helena con un aspetto decisamente insolito e le mani portate alla fronte: ecco a chi chiedere l'identità della Grifondoro. Raccolse boccette, petali, foglie, mortaio e pestello, e prima di andare a prendere posto al banco da lavoro, là dove avrebbe realizzato l'infuso, pensò di passare a salutarla.


«Ah, ma quindi hai finalmente scoperto cos'è il tuo molliccio?!»

La raggiunse alle spalle e senza preamboli iniziò a parlare, rivolgendole la domanda con tono scherzoso, immaginando quella reazione fosse dovuta alla vista di qualche mandragora malaticcia. Rimase però notevolmente sorpreso quando, guardando in direzione dello sguardo di Helena, non vide altro che due suoi concasati.

«Quelli...?»



Finito di parlare con Helena cercò un posto dove mettersi per preparare l'infuso. Con le pozioni era bravo ma la realizzazione di quell'infuso senza dosi turbava il suo rigore metodico e scientifico, non aveva idea di come si preparassero gli infusi ad occhio, senza delle quantità predefinite da pesare e versare. Decise quindi di accostarsi a degli altri Corvonero, avrebbe infatti sbirciato quanto di questo e quello avrebbero inserito nella boccetta per fare altrettanto.

*Ma cosa diavolo significa se volete così, aumenterete la polvere, se colà aggiungete dei petali? Ma non sa che gli ingredienti si possono misurare? Chissà cosa mi esce fuori qui!*

Mentre nel mortaio preparava le foglie essiccate, alternava lo sguardo tra il pestello che tamburellava sulle foglie e i suoi compagni. Uno di essi sembrò accorgersi dello sguardo insistente di Edmund, e il primino fu costretto a giustificarsi:

«Ma voi quanti fiori e quante foglie ci mettete? Non si capisce niente con queste istruzioni!»


PS: 103 | PC: 50 | PM: 50 | PE: 1,5
Giuls || © harrypotter.it





Interazioni: Juliet, Helena, dei Corvonero non precisati.
Menzioni: Prof. Cravenmoore.
 
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view post Posted on 17/10/2022, 15:12
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Jean Grey, Prefetto Corvonero - 16 anni - stanca, ma più rilassataEra stranamente tenero osservare bambini, ragazzi e persino qualche adulto entrare nella serra con quel buffo zainetto. Un'accortezza della professoressa che Jean, si ripeté, aveva apprezzato più di quanto le piacesse ammettere. Non appena fu dentro, circumnavigò il grande tavolo al centro per mettersi nella sua solita piccionaia. Non sceglieva il fondo delle aule perché non volesse seguire le lezioni, anzi, ma perché in genere non le piaceva avere gli occhi delle altre persone sulla nuca. Si sentiva più tranquilla isolandosi, si concentrava meglio, era più serena. In quell'occasione in particolare non sarebbe servito a molto, visto che erano uno accanto all'altro o di fronte, ma l'abitudine ebbe la meglio. Quando tutti ebbero preso posto, la professoressa diede inizio a quella lezione straordinaria. L'atmosfera era calma, gradevole. Alla fine, volente o nolente, Jean si trovava sempre benissimo all'interno delle serre, e da quando c'era la professoressa Fiachran il clima risultava ancora più accogliente, quasi mistico alle volte. La prima piccola perla che Jean notò furono le pergamene animate posizionate di fronte ai loro volti, con immagini, grafici e informazioni che facilitavano l'ascolto della lezione. La professoressa si stava prodigando in lunghe spiegazioni e aneddoti, di cui qualche accenno era già stato fatto nella presentazione dell'evento. Altre piccole cose invece le conosceva già dalla lezione sulle Mandragore che aveva seguito in quella stessa serra non molto tempo addietro. Mentre con la mano destra lasciava scorrere la piuma sulla pergamena, prendendo appunti su quasi ogni parola, il buon Jaehaerys fece il suo ingresso quatto quatto e le si posizionò di fianco. Fino a quel momento, Jean era rimasta così concentrata sulla lezione da non essersi resa conto di non avere nessuno in uno dei suoi lati. Inoltre, più Jean era stanca meno si accorgeva del mondo attorno a sé, paradossalmente si immergeva nella sua attività isolandosi da tutto e tutti: semplicemente, la stanchezza la faceva essere meno multitasking, per cui non le si sarebbe potuto chiedere di pensare a due cose insieme. «Solo qualche dolcetto e un infuso. Che secondo me però puoi recuperare dopo, vedi là» e indicò uno dei tavolini di fianco alla professoressa, «sembra che ce ne siano ancora.» Sorrise al compagno e si fece un po' più di lato per farlo stare comodo. Non molto tempo dopo che il giovane Corvo si fu sistemato, la lezione virò su un argomento che a Jean non interessava particolarmente: l'impiego della Mandragora nella cosmetica. L'unico trucco che Jean conosceva era composto da matita per gli occhi, mascara e rossetto. Per il resto, non era ancora arrivato il tempo di prestare attenzione all'estetica, e francamente non pensava di averne bisogno, per il momento. Gli assistenti della Fiachran consegnarono i cestini a tutti i presenti, e Jean frugò con poca convinzione nel suo. «Mi sa che questo cestino finirà dritto in camera di mia mamma, forse lei saprà come sfruttarlo» disse rivolta a Jaehaerys, lasciandosi andare a una lieve risata. Di lì a poco la lezione ebbe una svolta: sarebbero passati subito a una parte pratica, abbastanza semplice. Fissò gli occhi sulla pergamena più vicina a lei, osservandola trasformarsi in un elenco puntato di passi. La ricetta dell'infuso che avrebbero dovuto preparare era scritta chiaramente, e fu facile seguire le parole della professoressa. L'occorrente lo avevano, ora avrebbero dovuto realizzare la pozioncina. Nonostante non avesse alcun interesse nel ringiovanimento della pelle, la voce slancio di energia aveva attirato la sua attenzione. La stanchezza e la mole incredibile di lavoro ultimamente la stavano mettendo alla prova, una dose extra di energia non sarebbe stata disdegnata. Sentì di dover rassicurare il suo concasato sul fatto che il suo ritardo non gli avrebbe creato problemi in quella prova pratica. «Allora, iniziamo, direi. La parte di lezione che ti sei perso non incide su questa parte, quindi non ti preoccupare.» Un cenno di assenso, e subito prese il mortaio e il pestello, inserendovi le foglie essiccate di mandragora e iniziando a pestarle con un movimento regolare e ritmato del polso. La ricetta diceva che si poteva conferire all'infuso una nota più fresca e pungente oppure più dolce e delicata: Jean non ebbe alcun dubbio su quale strada prendere. Quando la prima base di foglie fu ridotta in polvere, posò momentaneamente il pestello e prese altre due foglie, una alla volta, spezzettandole in parti abbastanza grandi, nella speranza che il suo infuso assumesse la nota pungente. Non le fu chiaro se si dovessero aggiungere petali e fiori a prescindere dal sapore desiderato, per cui nel dubbio mise giusto due pezzetti di un petalo. Dopo un po' di spezzettamenti vari, guardò la polverina ottenuta. «Boh» esordì, confusa, «credo che vada bene. La tua com'è uscita?» Se Jae gliel'avesse consentito, avrebbe dato uno sguardo alla sua polvere, più per curiosità che per altro. Prese l'imbuto, lo posizionò sopra la boccetta e vi versò attraverso la polverina con all'interno i pezzetti medio/grandi di foglie. Il prossimo passo era semplice. Afferrò la caraffa e con attenzione versò, piano, l'acqua calda all'interno della boccetta, per poi posarla nuovamente sul ripiano. Come da comanda, sigillò la boccetta e prese ad agitarla, osservando uno degli orologi che erano stati posizionati sul tavolo. Come lei, anche altre persone avevano iniziato a shakerare le loro boccette, creando un armonia di sciabordii piacevole all'ascolto. I minuti passarono in fretta, tanto che Jean non se ne accorse nemmeno. Non aveva idea di come fosse uscito quell'infuso, ma aveva deciso che l'avrebbe assaggiato in un altro momento, in ogni caso entro cinque giorni. Nel frattempo, Jean aveva fatto caso al suono, già sentito in precedenza, che aveva iniziato a farsi largo in quella serra. Probabilmente, il prossimo passo sarebbe stato mettere mano alle piccole e malandate Mandragore.


Interazione con Jaehaerys

 
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