As above, so below, as within, so without, Rimessa delle barche

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view post Posted on 19/9/2022, 21:46
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Sometimes we fall downbecause there is something down therewe're supposed to find.

Se per mesi il silenzio dell'odio aveva chetato la sua mente, dopo aver percepito ardere i più brucianti sentimenti nelle parole di Draven la noria dell'incertezza si riavviò imperterrita a scapito di tutti i suoi punti fermi. E nell'andirivieni dell'acqua placida che cullava le barche in una dolce nenia, nella pigrizia dell'aria afosa della sera di mezza estate, nell'oscurità della rimessa che non accoglieva anima viva dal primo di settembre scorso, Casey si percepì ancora una volta sul punto di esplodere.
Se per mesi, deprivata della capacità e della volontà di riconoscere gli altri, l'esterno si era tinto di irrealtà più di qualsiasi suo costrutto mentale, l'intensità di quell'emozione l'aveva spinta a tradimento in un pozzo d'acqua gelida dalle pareti scivolose per risvegliarla con crudeltà e impazienza dal sonno in cui si era autoindotta.

Aveva acceso una sigaretta dopo l'altra, rannicchiata con le gambe contro il petto in un angolo buio. Le braccia le avvolgevano stropicciando l'odiato vestito, la mano destra all'altezza del viso col mozzicone acceso. Accanto a lei, sulle assi di legno, in mezzo all'edera cadente che inghiottiva la finestra della casupola, vi era il pacchetto aperto con l'ultima sigaretta rimasta. La fissava con l'acqua alla gola, la bocca irritata dal fumo, colma dell'idea che una volta terminata anche quella la necessità di prendere una decisione ultima sarebbe stata impossibile da procrastinare.
In realtà era consapevole che qualsiasi suggerimento quella sigaretta le avrebbe dato, non appena Megan sarebbe apparsa dalla porta tutto sarebbe mutato. Credeva di avere già preso una decisione, che il suo inconscio lo avesse fatto per lei. Ma la Vista e il desiderio non confluiscono in una sola visione, e si era indiscussamente beata troppo della facilità con cui il dono le permise di affrontare le giornate. Perché, come disse la Fowler, non si trattava di una scelta già presa.
Casey era sempre rimasta sul bordo. Si era posta in sospensione per riprendere fiato lasciando che l'odio tentasse i suoi giorni. Non aveva deciso per niente. Credeva di averlo fatto, credeva di aver preso una posizione, ma si era sbagliata. E quanto provava, dopo le parole di Draven, ne era la prova più concreta. Faticava a crederlo, ad accettarlo, ma ciò che lo scambio con il Serpeverde le aveva suscitato era compassione.

Tre quarti d'ora. Come i rintocchi di un orologio i suoi passi colpirono le tavole di legno e all'improvviso la noria si fermò. Non la guardò, perché tanto non avrebbe visto nulla. Ma aveva fissato un pensiero, che ora ardeva sul tizzone della sua sigaretta in procinto di spegnersi. Si accorse di avere ancora al polso il bracciale di felce che le donò Alice.
Lasciò che l'incresparsi dell'acqua proclamasse l'inizio del confronto. Poi, senza accodarsi ad alcun tipo di saluto, parlò.
«Dimmi tutto quello che ti passa per la testa.» Si portò il mozzicone alle labbra. «E non tralasciare niente.»


Ah ma ci stavate aspettando?

Edited by ion` - 19/9/2022, 23:08
 
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view post Posted on 21/9/2022, 13:34
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Respiri lenti.
Battiti accelerati.
I passi attraversavano le mura del castello, trascinando con sé pensieri in disordine e tracciando un percorso deciso. Megan aveva scelto la strada più lunga provando a guadagnare il tempo necessario per calmare l'animo e il cuore al centro del petto.
Spinse i battenti della grande porta attraversando il cortile lastricato, per poi spingersi verso le scale costeggiate dalla grande parete rocciosa. Scese accarezzando il marmo, tentando di non perdere l’equilibrio precario che tormentava il corpo tremante; gli occhi rivolti verso l’edificio che dabbasso l’attendeva per la resa dei conti. Aveva immaginato quel momento molte volte durante quei mesi e mai aveva avuto chiaro come sarebbe stato affrontarlo né se sarebbe mai riuscita a farlo. Non sentiva altro che una profonda imperturbabile tristezza. Nient’altro che lo stomaco contorcersi come come uno straccio attorcigliato attorno alle membra.
Brividi incessanti.
Profonda agonia.
L’ultimo gradino sceso prima di attraversare quel luogo e fermarsi dinanzi al molo. Non vi era nessuno ad aspettarla e per qualche istante si chiese se mai Lei sarebbe arrivata. Gli ultimi passi la videro fermarsi ai bordi della pedana. L'oscurità abitava quel luogo illuminato solamente dalla volta celeste. La bellezza di quello spazio immacolato, il silenzio assordante disturbato dal lieve sciabordio delle acque placide del Lago.
L’abito bianco rifuggiva al buio e accendeva in Megan una luce spettrale. Ella si abbracciò cercando di frenare il fremito che investiva la sua figura, fino a trovare pace chiudendo le palpebre dinanzi al vuoto.
Non seppe dirsi quanti secondi o minuti passarono da quell’istante, ma il cuore riprese a battere senza alcun controllo quando udì il legno scricchiolare alle sue spalle e l’odore di tabacco penetrare le narici. Sciolse la presa lasciando le braccia cadere lungo i fianchi.
«Dimmi tutto quello che ti passa per la testa… E non tralasciare niente» sentì dire.
La voce di Casey non lasciò spazio a niente fuorché alla rabbia che risalì lungo le viscere. Strinse i pugni e non si voltò a guardarla. Stava pretendendo delle risposte quando lei stessa non era stata in grado in tutti quegli anni di dirle la verità. Perché fuggire ancora?
Inspirò ed espirò. La quiete che aveva attraversato quel momento venne interrotta da uno sbuffo, un riso spezzato. Le dita premettero contro i palmi lasciando segni evidenti sulla pelle. Tornava a galla ogni cosa e con una potenza che rischiava di farla esplodere da un momento all’altro.

Rabbia.
Risentimento.
Tradimento.

«Credo che quella che deve parlare qui sei tu, non di certo io. Hai tenuto fin troppe cose dentro ed ecco il risultato.» La bile le risaliva lungo la gola; gli occhi ardevano di dolore ma senza sciogliersi. «Tutto quello che è successo, è successo perché sei stata in grado di nascondermi ogni cosa. Sei stata in silenzio per tutto questo tempo» la voce dura le tremava. «Credevo fossi mia amica» si sforzò di dire, «e invece era tutta una menzogna. Gli amici non mentono, non ti tradiscono, non sfruttano la parte debole di te per ferirti» vomitò ancora. «Non vedo più niente di bello in te, Casey». Quel nome le sembrò così difficile da dire, le lacrime trattenute ora le solcarono il viso in un pianto silenzioso. Era così difficile accettare di averla persa davvero, così difficile trattenere quelle parole che non erano altro che lame impregnate di veleno.
 
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view post Posted on 21/9/2022, 14:48
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Allo scadere dei rintocchi la casupola si era rivestita di un'aura di sacralità. Era l'effetto della sua presenza, e ciò non mutava nemmeno se oscurato dal totale rifiuto. Casey era giunta alla conclusione che si trattasse di una dote innata di Megan, perché a dispetto di qualsiasi altro bagordo diciassettenne in sovraccarico ormonale del castello, lei non l'aveva mai considerata una dea in terra.
Megan, per Casey, era una sua simile.
Aveva contemplato tale risposta per settimane, e tutti i tentativi di confutarla si erano dissolti in un nonnulla. Per anni si era piegata al cospetto del suo sentimento credendo si trattasse di una scelta del Caso, quando la lontananza, il distacco e la freddezza le confermarono che, ancora una volta, si trattava assurdamente di compassione.
Non aveva mai avuto il coraggio di dirle cosa provasse, né di condividere con lei lo stesso dolore che caratterizzava entrambe le loro vite. La paura dell'ennesimo rifiuto era uno dei mille mostri che governavano la sua esistenza. E lo stesso disinteresse dell'altra nel sapere di più sul suo conto, sulle sue giornate, sul suo provare, avevano nutrito tale sconforto.
Megan non le aveva mai chiesto niente, non aveva mai voluto conoscerla sul serio. D'altronde, la richiesta era partita solo da Casey, una lontana sera estiva di qualche anno addietro.

«Non vedo più niente di bello in te, Casey.»
«Lo so.»

Non faceva più male.
Mostro, mostro, mostro. Le occasioni in cui se l'era detto le scorsero di fronte allo sguardo. Ormai era appurato, ormai era il suo volto. Sentiva di esserlo anche per ciò che provava, per l'insulsa attrazione nei confronti del suo stesso sesso e per tutto l'odio che provava nei confronti del corpo che le era stato dato.
«Lo so» ripeté più piano. Il tizzone era quasi giunto al filtro, ma non ebbe la forza di fare l'ultimo tiro. La spense sul pavimento schiacciandola con pollice e indice.
«Dato che sai che ti ho tenuto nascosto qualcosa tenendomelo dentro fino a esplodere» aggrottò le sopracciglia e il volto le si scurì «immagino tu sappia anche cosa ti ho tenuto nascosto.»
Sapeva che Megan si sentiva tradita. Sapeva che la odiava. Sapeva che aveva ragione. Ma se avesse davvero avuto il desiderio di comprenderla, non si sarebbe fermata al primo "perché".
«Non credo sia necessario che io te lo confermi a parole dopo tutto questo tempo.»


Ouch
 
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view post Posted on 23/9/2022, 15:18
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Non le aveva detto quelle parole per ferirla, non era mai stato il suo intento. Tutto quello che stava avvenendo quella notte faceva male anche a lei ed era difficile accettare la realtà dei propri sentimenti nei suoi confronti, adesso che non sentiva che il dolore penetrarle la pelle senza lasciare spazio a nient’altro. Il livore graffiava, ferite invisibili non smettevano di sanguinare. Il bene era presente, forte, straziante, ma non scioglieva il freddo che avvolgeva il suo cuore.
Una barriera spessa, impenetrabile. Nulla avrebbe potuto scalfire quella parete, non adesso, non dopo tutto questo.
Niente.
La risposta di Casey accentuò la consapevolezza che, da quella festa, si era fatta spazio nella sua mente. Per mesi non si era arresa, l’aveva rifiutata. Aveva preferito nascondersi dalla realtà nella mancata accettazione della sua essenza. Poi, aveva capito che non poteva far altro che accettare i fatti e ora che la verità veniva mostrata senza veli, dopo tutto quel tempo passato accanto a una persona che credeva di conoscere, non sapeva più cosa dire.
Non aveva nulla da dire.
Chiuse gli occhi. Niente faceva più rumore di quella quiete. Un limbo che la risucchiava lasciandola sprofondare nelle acque dirimpetto.
Passò i palmi delle mani ad asciugare le lacrime sollevando la testa in direzione dell’etere. Solo dopo un lungo e profondo respiro le iridi cobalto tornarono a sondare l’oscurità da cui ella era avvolta.
Coraggio, si disse.
Non poteva più in alcun modo tollerare quella situazione.

Non potrò mai comprendere te del tutto e tu non potrai mai comprendere me del tutto. Non potrai mai capire cosa io provo in tua presenza e quali immagini vivo durante la mia giornata quando mi sento sola, triste, arrabbiata o felice.

Improvvisamente le tornarono in mente le parole di Casey in una lettera ricevuta lo scorso Natale. Si chiese se l’avesse mai compresa dopo tutti quegli anni. La risposta era proprio lì, nello spazio che le divideva.

Forse tu non potrai mai comprendere me del tutto ed io non potrai mai comprendere te del tutto ma ti prometto che lotterò quanto basta per arrivarci almeno vicino; tanto da poter tendere la mano, tanto da provare ad afferrare la tua e tenerti stretta.

Rispose allora.
Un passato che non riconosceva. Una promessa che non era più sicura di riuscire a mantenere.
Le braccia erano di nuovo a cingerle il busto ma quando l’aria tornò a soffiare con intensità, Megan non rifuggì bensì l’accolse lasciandosi travolgere totalmente dal flusso delle emozioni che attraversavano il suo corpo e la sua mente.
Era stanca.
Si voltò incrociando il suo sguardo.
«Io credo che sia necessario, invece. Vedi? Continui a nasconderti» il suono di quelle parole adesso era deciso, aveva scandito ogni singola sillaba.
Nonostante il dolore e la paura, quel rapporto doveva arrivare ad un punto chiaro. Non era più ammesso nascondersi per Megan, non glielo avrebbe permesso ancora.
Basta.
«Voglio che tu me lo dica chiaramente» fece un passo avanti e poi un altro ancora, diminuendo drasticamente le distanze.
 
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view post Posted on 23/9/2022, 17:56
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Casey non si mosse, né ricambiò lo sguardo. Faticava a credere che lei non sapesse, che almeno qualcuno non avesse sobillato le sue intuizioni al riguardo.
Ormai era andata, ormai era finita. Non aveva più senso lasciarsi dominare dal terrore, perché ormai si era abituata alle ombre di quel pozzo.
«Io ti amavo, Megan.» La frase uscì dalla sua bocca come una nota ovvia, cadenza perfetta su un finale scontato. Sentì i polmoni cedere sotto la tristezza e chiudersi attorno al catrame di cui erano imbevuti.
Percepì per un attimo di possedere solo quello. Catrame, tristezza e una frase a cui nessuno avrebbe mai potuto dare più importanza. Né lei, né Megan, né qualcun altro. Sarebbe stato inutile continuare a negarlo a se stessa, e ancora meno rifiutarlo come argomentazione cristallina ed efficacie per tutto.
Il vento si alzò e un brivido le percorse la schiena. Due barche a remi urtarono l'un con l'altra risuonando d'acqua.
«Non mi sono nascosta» continuò dopo con la voce arrochita dalla pressione sui polmoni. «Ho semplicemente accettato l'ineluttabilità del tuo disinteresse. Tu non mi avresti mai potuta ricambiare, sei sempre stata circondata da ragazzi. Kevin, poi... Draven» sputò quel nome come se fosse cibo marcio. «Ho semplicemente accettato tutto e ti sono rimasta accanto da amica. Vuoi biasimarmi per questo? Vuoi dirmi che ho fatto male? Volevi che ti andassi dietro scodinzolante come qualsiasi altro cazzomoscio di questa scuola, pronto a fare di tutto per te?»
Parlando, senza accorgersene, il tono si era alzato e la schiena si era staccata dalla superficie d'appoggio. Ma continuava a guardare l'acqua, le barche, dritto davanti a sé. Fece ricadere la testa in avanti, respirò, e tornò stesa contro la parete.
«Tu non hai mai voluto sapere un cazzo di me.» Questa volta parlò con voce sommessa e di nuovo scurita dalla gola in fiamme. «Tu non sai un cazzo di me.»
Pausa.
«Perché l'hai voluto tu.»
 
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view post Posted on 26/9/2022, 13:59
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«Io ti amavo, Megan.»

La testa scattò leggermente indietro, sul volto nacque un'espressione attonita e un mezzo riso. Megan rimase in silenzio a fissarla senza che lei in alcun modo ricambiasse lo sguardo. Il fiume di parole la investì in pieno ma tra quelle acque non era che uno scoglio immobile nell'imperturbabilità di un processo che, fino a quel momento, aveva creduto impossibile da affrontare. Finalmente comprese che Casey non aveva capito nulla di lei, che non aveva fatto altro che giudicarla per tutto il tempo nel silenzio della sua viltà.
Codarda, scosse il capo. Le labbra si incresparono in un moto di disgusto.
«Mi hai amata?» sottolineò. Il tono rimase piatto, nemmeno la delusione lasciava che la voce si inclinasse in note distorte. «La prova è tutto questo?» alzò leggermente la braccia verso l’alto per poi tornare a sfiorare l’abito. «Complimenti Casey Bell, davvero. Non solo sei stata capace di umiliarmi dinanzi a tutti per paura di uscire allo scoperto ma sei riuscita a tessere un disegno perfetto di me arrogandoti anche il diritto di dare per scontato cosa provassi per chi avevo attorno, o per te» spostò l’attenzione verso le barche smosse dal vento, segno evidente che la sua calma apparente vibrava sotto la pelle in un riverbero incessante che, in qualche modo, riusciva a celare agli occhi di Casey ma non alla magia. «Tipico di chi non ha il coraggio di affrontare le cose e di chi si pente di non averlo fatto» ghignò appena tornando a guardarla.
In tutti quegli anni si era costruita un’immagine della Grifondoro del tutto sbagliata. Se quelli erano i suoi pensieri a riguardo, se pensava realmente che volesse e avesse voluto tutto quello e che fosse per giunta colpa sua, Megan non poteva far altro che fare un passo indietro. Aveva continuato a giudicarla senza assumersi la responsabilità delle sue azioni, finendo per accusarla di non aver mai voluto sapere niente di lei. In realtà Megan iniziò a pensare che Casey stessa non avesse mai avuto alcun interesse nel farsi conoscere davvero per quella che era ed ora ne pagava l’ingenuità di un parere troppo affrettato su quell’amicizia che non era nient’altro che una favola ben costruita.
«Ed io, io non ho voluto proprio niente. Non sono responsabile dei tuoi sentimenti, non ti permetto di scaricarmi addosso delle colpe che non ho solo per pararti dietro ad un altro muro. Fai i conti con i tuoi silenzi ora che è troppo tardi per tutto, questo lo hai voluto solo tu» finì per dire. I pugni chiusi lungo i fianchi erano tornati a solcare i palmi lasciando evidenti segni sulla pelle. La voce non aveva ceduto un solo istante: tagliente, decisa.
Avrebbe superato la ragazza dandole le spalle.
C’era un limite che era stato di gran lunga oltrepassato e Megan non si sarebbe più piegata. Lo aveva fatto quella sera lasciandola andare via dopo le accuse; lo aveva fatto ancora nei mesi successivi lasciandosi sopraffare dalla tristezza e dal dolore, sentendo il cuore sgretolarsi lentamente per quell’assenza. Infine, lo aveva fatto adesso accettando un confronto. Si sentì davvero stupida.
 
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view post Posted on 25/10/2022, 13:18
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Chiuse gli occhi.
Aveva percepito il cuore crollare dentro la gabbia toracica. Una fragile tazzina di porcellana spinta giù da un tavolo che si frantumava in mille pezzi. Nessuna colla, nessun Reparo, nessun maleficio sarebbe stato in grado di riassemblarlo.
Era giusto così, in fondo.
Casey aveva fatto i conti con tutto nei mesi passati. L'odio e la rabbia erano stati il suo carburante, leghe di uno scudo spesso in grado di proteggerla dal fuoco ch'ella stessa aveva attizzato. Erano ancora lì, a farle da pietra focaia nel petto, e li sentiva inseguirsi come cani randagi pronti a sbranarsi a vicenda.
Però era stanca. Era tremendamente stanca.
Si lasciò attraversare da quelle parole, fantasmi di momenti che trovarono la morte nel suo stesso odio. Perché davvero la odiava. Odiava Megan con tutta se stessa perché non aveva la minima intenzione di sedersi al suo fianco e di svelare piano piano quanto tutto, in quegli anni passati insieme, fosse stato per lei complicato. La odiava perché sapeva fosse abbastanza intelligente da poter comprendere. Solo non aveva intenzione di andare oltre la sua umiliazione.

La sigaretta dentro il pacchetto era rimasta intatta. Si era detta che avrebbe sigillato la sua ultima decisione, tanto procrastinata dal desiderio, dalla speranza di poter lasciarsi baciare ancora dalla nostalgia del ricordo di un qualcosa mai avvenuto. Una luce che era divenuta sempre più fioca fino a spegnersi sui volti delle persone che amava.

«[...] Fai i conti con i tuoi silenzi ora che è troppo tardi per tutto, questo lo hai voluto solo tu.»

Alzò gli occhi, finalmente. Dalla sigaretta solitaria alla ragazza. Ripercorrendo le trame del vestito, dal tessuto orlato della gonna ai fili ornati di gemme che piovevano sul petto fino alla vita. Le spalle lisce, il collo teso, l'ombra della mascella e del mento. Esitò prima di salire ancora più in alto, consapevole di ciò che non avrebbe visto.
Invece, schiudendo le labbra secche, sorprese un fiore rosso sangue nascere dal totale oblio, i contorni curvilinei riprendere dominio sul volto scavato dal suo odio. Il blu affiorò dal bianco pallido e si contornò di lunghe ciglia nere, tremule per l'emozione.
Non si oppose alla lacrima che le scese lungo la guancia, forse l'unica che Megan avesse mai visto della sua perenne tristezza. A un tratto la rassegnazione al lutto di quel rapporto si era congiunta all'estasi di poterla vedere di nuovo. Rimase nel più totale silenzio per un paio di minuti, fissandola.

«Mi dispiace che tu ci sia andata di mezzo» sussurrò a un tratto. Prese il pacchetto e ne estrasse la sigaretta, uscendo improvvisamente dall'immobilità. «Ho sempre voluto essere perfetta per te, pensando di farmi volere almeno bene e di non schiacciarti con la mia pesantezza. Avevi ben altro che ti schiacciava. Tanto che, a quanto pare, persino un fulmine mi ha colpita e non te n'è fregato niente. Una semplice questione di priorità.» Accese la sigaretta e la bocca si contorse in una smorfia di disgusto al pensiero del reale passato. «Ma ora so che non potrò mai cambiare, nemmeno per te. Anche se volessi.»
Guardò la prima cenere formatasi sulla punta del tizzone, poi ancora Megan. «Io sono questo schifo, e non ho più intenzione di mascherarlo per nessuno.» Tirò un'altra boccata e il fumo le riempì i polmoni. Lo buttò fuori, e guardò la sigaretta contemplando la decisione ormai presa.
«O con me, o contro di me, Megan» disse. «Mi sembra che tu abbia già inforcato la tua strada da tempo, quindi se hai un minimo di buon cuore lasciami da sola e non parliamoci mai più. Non sono più il tuo cagnolino.»
Ebbe una fitta allo stomaco e un'altra lacrima sgorgò impunemente. Alla fine, si era sempre più convinta che tentare di venirsi incontro in quel rapporto aveva avuto lo stesso effetto di continuare a chiamare e a richiamare l'attenzione di un morto sdraiato sul suo capezzale.
Era giunto il momento di seppellirlo, ora che finalmente era riuscita a dargli un volto.
 
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view post Posted on 27/10/2022, 00:28
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«Mi dispiace che tu ci sia andata di mezzo» la sentì sussurrare.
Si voltò a guardarla. Il viso pallido, scavato dal dolore. Una lacrima che avrebbe voluto asciugare con la punta delle dita.
Il cuore in gola pulsava fino a scoppiare nelle tempie. La consapevolezza della fine, l’attesa di quell’attimo che avrebbe sepolto ogni cosa. Si lasciò travolgere dai ricordi che le passarono davanti come diapositive su uno sfondo bianco. Strette di mano, abbracci, sguardi d’intesa, sorrisi e risate: ciò che era stata Casey in tutti quegli anni. Effimera leggerezza. Attimi che aveva sperato di vivere in eterno.
Sentì il cuore cedere, la rabbia mutare in profonda tristezza. Portò la mano al petto per placare la fitta. La mano lungo il fianco si chiuse di scatto. Tremava, provava a calmare quel flusso di emozioni che smuoveva le acque. Lo scontro tra le barche risuonò con più insistenza, accelerando quel ritmo per pochi attimi.
Tum! Tum!
Gli occhi si riempirono di lacrime, le labbra vennero colte da un tremolio convulso e il viso si contorse in una smorfia di sofferenza. Avrebbe dovuto sedersi al suo fianco, prenderle la mano e dire che andava tutto bene, provare a capire e lasciare scivolare via ogni cosa; eppure, non riusciva a far altro che rimanere immobile. Una lotta silenziosa che finì per farle accettare nient’altro che la sconfitta. Non c’era più niente che la legasse a lei, a ciò che erano state, a quel rapporto che si era rivelato solo una grande bugia. La Casey che aveva sempre creduto di conoscere scivolava via, rifuggiva altrove; nella stanza impolverata di una casa, grovigli di ragnatele e pioggia di polvere sulla superficie. Sì poggiava lì e cessava di esistere.
Le parve di sentire il suono, una crepa che si apre a ridosso di un muro, e il petto smise di fare male. Qualcosa si spezzò definitivamente. La luce si spense e il cuore, alla fine di quelle parole, mancò di un solo battito lasciandola senza fiato.
Megan non disse una parola. Esigui istanti.
«Lasciami da sola e non parlarmi mai più»
Chiuse le palpebre e le lacrime rigarono il suo volto un’ultima volta. Due gemme di luce che cadono a terra e abbracciano l’oscurità.
Il vuoto l’avvolse stringendola a sé e lei si lasciò abbracciare.
Non sentì più niente.
«È abbastanza» disse con voce arrendevole.
Tornò a darle le spalle. Un passo avanti, due e nell’iniziale incertezza prese coraggio. Inspirò ed ispirò prima di salire il primo gradino della lunga scala.
Nel silenzio andava via.
 
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