Coworkers., privata

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view post Posted on 28/9/2022, 22:15
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Draven Enrik Shaw
III° - Serpeverde - 16 anni
Garzone c/o Magie Sinister

Quei primi giorni di scuola dopo le vacanze estive erano state una boccata d’aria fresca. Dopo settimane passate a contare quanto mancasse al ritorno al castello, era finalmente tornato lì. Nella sua vera casa. Ma si sentiva già stanco. In fin dei conti, per passare il minor tempo possibile in casa con sua madre ed Eliana non aveva fatto altro che lavorare, o quasi. Con la ripresa delle lezioni, era stata dura riorganizzare i turni e quando Sinister gli aveva annunciato l’arrivo di un nuovo garzone, ci aveva rinunciato in previsione del fatto che avrebbe dovuto rivederli con il nuovo collega. Il vecchio negoziante gli aveva solo detto che era “un altro moccioso da Hogwarts” e aveva storto il naso in una smorfia, squadrandolo da capo a piedi come se si fosse ricordato solo in quel momento della sua ripugnante presenza. Ormai non ci faceva più caso… Si era limitato a sostenere il suo sguardo con un’espressione assolutamente indifferente in viso, eccezion fatta per i muscoli della mascella che si indurivano sempre al pensiero di quanto sarebbe stato soddisfacente prenderlo a testate, tanto per zittirlo, una buona volta.
Così, quel sabato mattina si era svegliato consapevole che non solo avrebbe dovuto affrontare una lunghissima giornata di lavoro, come accadeva sempre nei weekend, senza le lezioni che potessero interferire nell’adempiere al suo ruolo da schiavo, ma che avrebbe anche dovuto guidare il nuovo garzone tra i pericoli del negozio. Quando aveva iniziato a lavorare lì, anni addietro, Casey era stata il suo mentore; fino a qualche mese prima non aveva mai pensato che sarebbe arrivato un momento in cui lui avrebbe dovuto fare lo stesso per qualcun altro. Era un po’ triste, a pensarci, ma decise di non farlo; piuttosto, si concentrò sull’irritazione di dover passare le prossime dieci ore, e chissà quante altre nel tempo a venire, con chiccheffosse. Dieci ore erano tante, tantissime, da passare insieme a una persona. Soprattutto per lui.
Sbuffò sonoramente mentre scese dal letto. Quasi rischiò di acciaccare la coda di Donut che si era messo a dormire lì di fianco. A dargli il buongiorno ci fu una bella graffiata su una caviglia, seguita da un’inevitabile imprecazione a denti stretti.
E non aveva ancora nemmeno fatto la doccia. Partiva malissimo quella giornata.

Splendido. – commentò tra sé, dirigendosi pigramente verso i bagni.
Mezz’ora dopo, però, era già all’ingresso, puntualissimo. Con una brioche in bocca, se ne stava appoggiato di schiena contro il grosso stipite di legno ad aspettare l’arrivo del garzone. L’unica altra informazione di cui lo aveva reso partecipe il vecchio Sinister era che, trattandosi di un minorenne, avrebbe dovuto occuparsi Draven di organizzargli i trasferimenti dalla scuola al negozio e, senza nemmeno consultarlo, aveva già riferito al Preside che si sarebbe occupato lui di accompagnarlo lì al suo primo giorno, perché “tanto venite dallo stesso lurido posto”. La notizia lo aveva talmente lasciato di stucco che non aveva avuto la prontezza di ribattere. Sinister doveva aver interpretato il suo silenzio come un cenno di assenso, perché poi si era avvicinato alla porta del negozio avvisandolo che sarebbe stato fuori per qualche giorno e se n’era andato, senza la benché minima preoccupazione.
Ora che era il secondo in comando, per così dire, avrebbe costretto il vecchio a rivedere gli orari di apertura, perché non era ammissibile essere a lavoro entro le otto del mattino. Non aveva mai visto entrare nessuno in negozio prima di mezzogiorno, non aveva senso svegliarsi così presto.
Con uno sbadiglio, guardò l’orologio che teneva al polso sinistro: non erano ancora le sette e mezzo. Resse la brioche tra i denti e si tirò giù entrambe le maniche della felpa. Al di sotto indossava una t-shirt, nel caso in cui gli fosse venuto caldo in negozio, e i soliti jeans rigorosamente neri, accompagnati dalle fidate vans rosso bordeaux. L’aria era già diventata più fresca, lasciandosi alle spalle il caldo estivo. E c'era un sacco di fastidiosa umidità. Ma era decisamente troppo presto per fare qualsiasi attività umana, anche lamentarsi...
Segno evidente che non aveva ancora del tutto accettato l’idea di lavorare al fianco di qualcuno, fu il pensiero improvviso che nessuno, né la scuola, né Sinister avesse avuto l'accortezza di avvisare il nuovo garzone dell’appuntamento con lui lì all’ingresso del castello…
 
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view post Posted on 22/10/2022, 23:53
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Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.

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Le vacanze erano passate in fretta per fortuna. Non che la Grifondoro non apprezzasse stare a casa sua, con Cam e Mitchell che non la smettevano mai di parlare: ok, quella era una delle cose che decisamente apprezza meno di loro, ma stare in compagnia dei suoi zii non era un peso per Emma. Mai. Però non poteva fare a meno di rendersi conto che quando si trovava ad Hogwarts, si sentiva veramente se stessa. Lì non doveva necessariamente fingere di essere contenta, perché non c'era nessun zio che le avrebbe chiesto del suo broncio. Non doveva per forza spolverare quando non ne aveva voglia, e cosa molto più importante: poteva esercitarsi con le pozioni senza che Mitchell desse di matto per gli effetti collaterali che spesso si manifestavano. Fortunatamente tutte cose poco gravi, almeno per il momento. Quando quella mattina si alzò dal letto, il suo primo pensiero fu controllare che Peter stesse bene, con la curiosità di vedere a che punto fosse con la sua nuova ragnatela. Ormai si era affezionata a quel ragnetto, così, quando aveva dovuto abbandonare il castello per le vacanze estive, lo aveva messo in una piccola teca e lo aveva portato a casa con sé. Sarebbe stato rischioso lasciarlo lì, qualche elfo domestico avrebbe potuto ucciderlo facendo le pulizie prima del rientro degli studenti al castello. Così, dopo essere tornata ad Hogwarts, lo aveva lasciato libero sulle pareti della sua stanza, e ogni mattina controllava con interesse i progressi che il piccolo ragno faceva con la sua ragnatela: era un gran lavoratore quel cosino munito di sei zampette, c'era da ammetterlo.
Quel sabato la Grifondoro avrebbe dovuto cominciare il suo nuovo lavoro. Ebbene sì: aveva lasciato i colori fastidiosamente pastello di Mielandia, le risate sguaiate ed irritanti dei mocciosetti che andavano lì con l'intento di masticare un sacco di zucchero; per cominciare a lavorare nel famigerato, tetro e pericoloso negozio di Magie Sinister, che si trovava nel vicolo buio, squallido e losco di Nocturn Alley. Ma ovviamente la questione non la preoccupava più di tanto. La cosa che la metteva a disagio era il pensiero di dover condividere del tempo con Draven. Sapeva bene che il Serpeverde lavorava lì già da tempo, e che il posto che si era liberato era stato lasciato vacante da Casey: insomma, le notizie si spargevano molto velocemente tra le mura del castello, i pettegolezzi erano all'ordine del giorno, non c'era mica da meravigliarsi se tutti sapevano gli affari degli altri. Emma ormai era consapevole del fatto che Shaw non sopportasse la sua compagnia: dopo quello che era successo a Londra era un dato di fatto approvato dalla scienza, come avrebbe detto Mitchell. Il Serpeverde l'aveva lasciata lì, sola su quel marciapiede, senza il tempo di controbattere, dopo che lei lo aveva aiutato a sfuggire dalle grinfie della sua molesta madre. Almeno lui ce l'aveva una mamma, quell'ingrato. Mica come Emma, che non sapeva nemmeno che voce aveva la sua, fino a quando non aveva acceso quella lanterna magica sulla torre di Astronomia. Aveva potuto tenere Cornelia davanti a sé solo per pochi minuti; aveva anche provato a toccarla senza successo, perché ovviamente il suo corpo era inconsistente. Strinse i pugni a quel ricordo, così forte da farsi male ai palmi con le unghie. Camminava veloce, il mago la stava probabilmente aspettando: le istruzioni del preside Peverell erano state più che chiare, quindi doveva per forza raggiungere il negozio in sua compagnia. Si chiese se il ragazzo sapesse che la sua nuova collega fosse proprio lei.
Ma perché Draven… per tutte le bacchette!? Sapendo che non la sopportava, automaticamente sentiva di non sopportarlo a sua volta, come a voler per forza ricambiare. Raggiunse il punto di incontro come da istruzioni, e scorse la figura del ragazzo che era di spalle, non poteva ancora vederla, ma la sua giornata stava probabilmente per peggiorare. Esitò un attimo prima di palesarsi davanti al mago, pensando a cosa potesse dirgli: ma tanto non avrebbe trovato mai le parole giuste per lui. Non ne aveva. Soprattutto a quell'ora della mattina. Si incamminò diretta verso l'uscita, superò la sua posizione di qualche passo scendendo un paio di gradini, e prima che lui potesse dire qualcosa, lo anticipò.
Immagino che per te sarà difficile da digerire - sentenziò mentre gli dava ancora le spalle - sono la tua nuova collega - lo informò prima di voltarsi per guardarlo finalmente in faccia. Quando i suoi occhi si posarono su di lui, notò la brioche di zucca che aveva in bocca. Lo stomaco della strega brontolò sonoramente a quella vista, ricordandole che non aveva fatto nemmeno colazione quella mattina.
Lo sguardo corrucciato della Grifondoro manifestava tutto il suo risentimento nei confronti del Serpeverde, ma in cuor suo Emma sentiva di avercela con Draven meno di quanto avesse voluto. Le dispiaceva il fatto che lui non sopportasse la sua compagnia tanto da scappare lontano da lei a gambe levate. E pensare che quel giorno a Londra non lo avrebbe costretto a fare nulla di brutto, le era venuta l'idea di portarlo in una libreria babbana, la sua preferita. Ma Draven aveva preferito scappare.
 
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view post Posted on 24/10/2022, 16:34
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Draven Enrik Shaw
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Sebbene Casey fosse sparita da Magie Sinister da pochi mesi, Draven aveva finito con l’abituarsi presto alla solitudine, e al silenzio che ne conseguiva, andando a lavoro. Aveva imparato ad apprezzare gli scricchiolii sinistri e improvvisi del locale, il cigolio della porta che strideva a ogni raffica di vento, anche quando non si vedevano clienti nemmeno alla lontana, a tutta la polvere per cui si era rassegnato. Era stato il suo luogo sicuro, in quelle lunghissime giornate estive cariche di frustrazione e tristezza. Per quanto fosse assolutamente normale avere garzoni in coppia nei negozi, con quelle premesse e un po’ anche per carattere, gli aveva fatto storcere il naso pensare di dover condividere tutto ciò con qualcun altro; a prescindere da chi fosse stato… Non era Casey. Quindi, era strano. Nonché irritante, per via di tutte quelle abitudini che aveva finito con l’assumere senza che nessuno gliene concedesse il lusso.
Un po’ era dipeso anche dal fatto che il vecchio Sinister, dopo la sparizione della Grifondoro, sembrava essersi rassegnato all’idea di dover contare su di lui, che aveva praticamente ignorato per anni, arrivando addirittura a lasciarlo completamente da solo in negozio per giorni interi, senza curarsi di supervisionarlo. Quel suo volergli dare fiducia, celato dalla solita facciata disinteressata e indifferente, aveva favorito a rendere il negozio una sua preoccupazione, una sua responsabilità, aiutandolo a superare quel periodo così strano e difficile della sua vita.
Ecco… Proprio non aveva voglia di condividerlo con nessuno. Nemmeno con Casey, a quel punto e considerando com’era stato trattato da lei.
Con un altro sbadiglio, scosse la testa tra sé, nel tentativo di togliersi dalla mente quei pensieri. Era comunque un sollievo constatare che, dopo la breve e intensa interazione avuta con lei al ballo, aveva smesso di avere attacchi di panico pensando a lei… A parte qualche incubo; sui quali, però, non aveva alcuna potere.
Morse di nuovo la brioche e se la tenne tra le labbra, mentre portò le mani a chiudere anche la zip della felpa. Mentre il pensiero di essere stato troppo ottimista riguardo la temperatura di quel giorno gli si palesò nella testa, la voce di Emma gli bloccò la riflessione, irrompendo nel silenzio generato dal fatto che – di sabato mattina alle sette e mezza, com’era giusto che fosse – non c’era un’anima viva all’ingresso della scuola.
Riprese la brioche nella sinistra e si umettò le labbra con la punta della lingua, per rimuovervi eventuali briciole fossero rimaste su di esse.
Lo sguardo si corrucciò di rimando al suo, non appena incrociò i suoi occhi, e la testa si inclinò appena da un lato, mentre pensò che nulla sarebbe stato più difficile da digerire di quella brioche considerando quanto gli facessero schifo i cibi dolci.
Rimase in silenzio a squadrarla per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo sull’orologio: le 7.41. Dovevano darsi una mossa o avrebbero perso la passaporta per Diagon Alley.
Riprendendo a mangiare la brioche, con una smorfia sul viso, le fece un cenno del capo per indicarle la direzione in cui sarebbero dovuti andare, superando i confini scolastici.

Non prenderla sul personale. – esordì, dopo diversi secondi di silenzio, lanciandole un’occhiata per assicurarsi che lo stesso seguendo.

Ti hanno licenziato da Mielandia?
 
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view post Posted on 24/10/2022, 17:53
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Una ciocca di capelli castani le fu portata davanti agli occhi da una leggera folata di vento. Emma la spostò fermandola dietro l'orecchio destro, ottenendo così una visuale perfetta per poter vedere l'espressione corrucciata sul volto di Draven. Perché probabilmente era più deluso del dovuto, dopo aver capito che la sua compagna di lavoro sarebbe stata lei. Per un attimo le passò per la testa di chiedergli il perché di quel comportamento a Londra, ma cambiò idea all'istante, pensando che fosse più giusto dar retta all'orgoglio, piuttosto che al cuore. Perché sì, lei sotto sotto sentiva di non avercela poi così tanto con lui, e in uno strano modo sentiva di volergli bene, nonostante non avessero passato poi così tanto tempo uno in compagnia dell'altro. Quel ragazzo le aveva sempre dato l'impressione di voler nascondere i suoi sentimenti, chissà per quale motivo, forse per sembrare un duro? Questa convinzione l'aveva portata a provare curiosità nei suoi confronti, una specie di attrazione. Ma forse si era semplicemente sbagliata, probabilmente Draven aveva il cuore di pietra proprio come ci teneva tanto a dimostrare. Sospirò a quel pensiero e per un attimo il suo sguardo tradì un po' di tristezza; mentre il Serpeverde prese a camminare dopo averle fatto un cenno con la testa, come a chiederle di seguirlo. La strega si incamminò alle sue spalle, cercò di allungare il passo per non rimanere troppo indietro.
Non la prendo sul personale - rispose affiancandolo - ho esposto solamente un dato di fatto - il suo sguardo era rivolto in avanti. Cercò di non guardarlo per paura che le sue espressioni le avrebbero dato sempre più conferme del fatto che non la sopportasse. Solitamente, quando qualcuno dimostrava di non sopportarla, ad Emma non importava un fico secco. Non era una fan dei grandi gruppi, preferiva approcciarsi a poche persone, gente con cui ne valesse davvero la pena. Con il Serpeverde invece, provava un risentimento poco adatto al suo modo di fare, come se non riuscisse ad accettare di stargli antipatica. Eppure aveva sempre cercato di capirlo, di provare ad andare d'accordo con lui nonostante il suo comportamento poco incline alla socialità. Evidentemente aveva fallito miseramente. Sicuramente era una cosa a pelle, per quanto la strega ci avesse provato, lui non avrebbe mai voluto esserle amico. E con questo pensiero, decise in cuor suo che per orgoglio non avrebbe più cercato di avvicinarsi a lui, anche se consapevole che sarebbe stato difficile lavorare insieme in questo modo.
In realtà no - si girò un istante a guardarlo prima di riportare gli occhi sul percorso - sono stata io a mollare quando ho saputo che da Sinister si era liberato un posto - un'ombra di tristezza si palesò nuovamente sul suo viso, pensando che lui avrebbe preferito qualcun altro come collega, o che magari avrebbe voluto restare l'unico garzone - ho una passione per le cose lugubri - ammise - lo so… è strano - blaterò sistemandosi nuovamente una ciocca castana dietro l'orecchio - ti prometto che sarò una brava collega - puntò gli occhi scuri su di lui, cercando di mascherare l'amarezza con l'indifferenza.
Non sopporto nemmeno io le persone che mi mettono i bastoni tra le ruote… quindi cercherò di non metterle a te. Non ti darò fastidio se tu non lo dai a me. Perciò possiamo stare tranquilli… ok?
Per un momento pensò che le sarebbe piaciuto sentirsi dire che in realtà lui non la trovava fastidiosa, ma non voleva essere così patetica. Doveva accettare che con ogni probabilità non sarebbero mai stati amici, non cascava mica il mondo.
 
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view post Posted on 28/10/2022, 18:35
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Draven Enrik Shaw
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L'ultima volta che aveva interagito con Emma era stato al ballo d'inverno dell'anno prima, o forse era stato un qualche altro ballo, ma comunque era passato parecchio tempo da quando le aveva parlato l'ultima volta. Il buon gusto degli studenti aveva decretato loro due come i reali di quell'evento e, a scapito dei poveri piedi della ragazza, avevano ballato insieme. Ok che non era la persona più coordinata al mondo, tutt'altro, e ok anche che nonostante lei lo avesse sempre trattato con gentilezza, lui non avesse mai avuto interesse a fare altrettanto - se non evitandole l'umiliazione di ritrovarsi da sola a ballare - ma dal tono di voce con cui gli si rivolse ebbe come l'impressione che potesse avercela con lui. Erano rare le persone che gli mostravano rancore, per il semplice fatto che non gliene dava nemmeno il tempo materiale, ed era ancora più raro che lui se ne rendesse conto; di base, non faceva molto caso a quello che facevano gli altri o a ciò che pensavano di lui.
Per un attimo si incuriosì di sapere cosa l'avesse stizzita in quel modo, ma non le chiese nulla: avrebbe rischiato che la domanda portasse a una lunga e prolissa conversazione sui come e i perché di un qualcosa per cui, con un'altissima probabilità, non avrebbe avuto interesse né di scusarsi, né di farsi perdonare. Per cui, si limitò a scrollare le spalle e a sostenere il suo sguardo con aria annoiata.
Aveva tratto le sue conclusioni da sola. Doveva essersi fatta una precisa idea di lui, probabilmente errata, come chiunque altro in quella scuola a eccezione di due o tre persone al massimo. Forse. Ma se l'esito di quell'idea era di 'non volergli mettere i bastoni tra le ruote' - frase che interpretò come un 'ti lascio in pace' - a lui andava bene così. Era solo un lavoro, dopotutto. Si sarebbe riabituato ad avere qualcun altro intorno nel negozio, dato che non ne aveva altra scelta...

Ok. - si limitò a risponderle, arricciando le labbra in un'espressione d'assenso, annuendole, prima di riportare lo sguardo davanti a sé.

Andremo sempre a lavoro insieme, finché non diventi maggiorenne o non chiedi a qualcun altro di accompagnarti, ma tanto perché tu lo sappia: prendi la passaporta, arrivi a Diagon Alley, attraversi il quartiere fino a Nocturn. Magie Sinister si trova nel primo angolo a destra. Lo vedi dalle scale. - le spiegò, indicandole davanti a loro lì dove avrebbero trovato le passaporte. Una valeva l'altra; al massimo, se avessero sbagliato, avrebbero fatto scalo a Hogsmeade.
In prossimità di quei 'mezzi di trasporto', si fermò al suo fianco e le indicò di precederlo.

Quando vuoi.
 
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view post Posted on 30/11/2022, 18:27
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ok.
Questa era stata l'unica sillaba pronunciata dal Serpeverde dopo il suo discorso. Ma di certo non poteva mica aspettarsi delle scuse da lui, probabilmente non si era nemmeno reso conto di essersi comportato da cafone a Londra, dopo averle dato le spalle, lasciandola lì senza darle nemmeno il tempo di replicare. Si era sentita una grandissima stupida, quel ricordo le faceva dolere ancora l'orgoglio. Com'era poi quel proverbio?
Se vuoi che le persone siano più buone… friggile - disse tra sé e sé, rendendosi conto solo dopo di averlo detto ad alta voce. Che poi quel proverbio non esisteva mica: la Grifondoro da un po' di tempo a quella parte aveva una specie di spirito guida tutto suo che probabilmente vestiva solo di nero e non sorrideva mai. Fortunatamente c'era ancora del "Green" in lei. Suo zio era un po' il suo grillo parlante. Quindi se da un lato, seduta sulla sua spalla, c'era Wednesday Addams a sussurrarle nell'orecchio che le persone fanno schifo e che non vale assolutamente la pena stare male per il comportamento altrui; dall'altra c'era Cameron con le sue camicie sgargianti, sempre pronto a bisbigliare nell'altro orecchio che il mondo non è solo bianco o nero, possiede delle imperfette - ma meravigliose - sfumature colorate, più allegre, proprio come il verde. E così anche le persone. Magari lo zio paffutello e allegro di Emma non si sbagliava, ma perché cercare di capire gli altri quando questi ultimi non badavano ai tuoi sentimenti?
La strega accellerò il passo cercando di restare accanto al mago, posò gli occhi grandi e scuri sul profilo di Draven e aspettò che quest'ultimo finisse di parlare.
Finché non diventi maggiorenne.
Emma inarcò un sopracciglio, dubbiosa - perché scusa? Tu sei maggiorenne? - il tono di quella domanda risultò più tagliente di quanto avesse voluto - e poi guarda che io non sono mica una mocciosa - lo sguardo era puntato sempre sul viso di lui, affinché non si potesse dire di lei che non aveva il coraggio di guardare le persone negli occhi quando ci discuteva o litigava - e per la cronaca, so bene dove si trova Sinister, ci sono già stata, ma ovviamente non lo ricordi… - sentenziò - e giusto perché sappia qualcosa anche tu: non chiederò a nessun altro di accompagnarmi. Dovrai farlo tu - fece spallucce - bisogna socializzare tra colleghi - ogni tanto dava uno sguardo alla strada per non inciampare, ma cercò sempre di sostenere gli occhi verdi del Serpeverde, sull'ultima affermazione si morse il labbro inferiore per trattenere una risata. Lo aveva detto per punzecchiarlo. Però non avrebbe chiesto davvero a nessun altro di portarla a Nocturn Alley: quella era la sua piccola vendetta per come l'aveva trattata durante l'estate.
Ebbene sì.
Poco tempo prima aveva detto al ragazzo che si sarebbe impegnata a non recargli alcun tipo di fastidio; e qualche minuto dopo, eccola lì, intenta a provocarlo: dopotutto era quella la parte divertente del passare del tempo con Draven Shaw. Almeno per lei. Ok, non dovevano essere per forza amici, questo poteva anche farselo andare bene, considerato il fatto che non poteva dipendere solamente da lei. Ma si era appena resa conto che non ce l'avrebbe fatta a non rivolgergli la parola.
quando vuoi, le aveva detto. Lo guardò con un sorrisetto compiaciuto, le stava dando la precedenza, in qualche modo le era sembrata una piccola gentilezza. Fece per toccare una delle Passaporte, consapevole che quella che stava per arrivare non sarebbe stata la più piacevole delle sensazioni. Prima che le sue dita pallide e affusolate si posassero su quell'affare infernale, rimasero in sospeso a qualche millimetro di distanza da essa. Con aria seria riportò lo sguardo sul viso del ragazzo - non mi piacciono le passaporte… - mormorò afferrando istintivamente la manica di quest'ultimo.
 
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view post Posted on 20/12/2022, 21:12
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Draven Enrik Shaw
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Era solito raggiungere le passaporte un po’ in anticipo, rispetto all’orario in cui doveva iniziare il turno di lavoro, proprio perché per pigrizia non aveva mai voluto memorizzare quali fossero i trasporti addetti a Diagon Alley. Nonostante ciò, comunque, poteva ritenersi molto soddisfatto del proprio intuito, avendo sbagliato passaporta solo un paio di volte in tutti quegli anni; forse, in realtà, era solo questione di fortuna. Per non prendersene la responsabilità, però, aveva intenzione di fare cenno a Emma di compiere lei quella scelta, così da potersene lavare le mani e accusare poi Sinister che, se avevano fatto tardi per l’inizio del turno, era solo colpa sua che, avidamente, aveva deciso di prendersi un altro schiavo.

Non sono maggiorenne, ne ho l’autorizzazione come Prefetto. Tu no. – si limitò a rispondere alle sue parole, scrollando le spalle con indifferenza. A dirla tutta, una volta passato il periodo di prova, avrebbe potuto viaggiare anche da sola, considerando che con molta probabilità si sarebbero divisi i turni.
Alzò gli occhi al cielo alle sue parole seguenti. Non aveva problemi a collaborare con qualcuno finché non gli avesse fatto pezzi lamentosi sulla socialità e il cameratismo… Con chi credeva di stare a parlare? Erano praticamente cresciuti insieme in quegli anni nella scuola, la conosceva da tempo e se non la ignorava era pressoché dovuto al favore che gli aveva fatto a Londra tempo prima. Sembrava passata una vita… Era cambiato così tanto, da allora. Erano successe così tante cose, belle e brutte, che, forse, per davvero non aveva idea di chi avesse di fronte. Conosceva il suo nome, ma del resto, ormai, quello lo sapeva tutta la scuola. E contro la propria volontà, per colpa di una spilla che aveva accettato solo per curriculum scolastico.
Sospirò, prevedendo intense giornate a cercare di capirsi a vicenda per il bene delle rispettive tranquillità mentali durante le ore di lavoro. C’era anche da dire che, purtroppo, non andava a favore della ragazza il fatto che il Serpeverde fosse partito “un po’” prevenuto sul nuovo garzone; il fatto che ci fosse capitata, tra tanti, proprio lei era una spiacevole situazione… per lei.
Dunque, come aveva premeditato, le fece cenno di scegliere una passaporta. Alternò lo sguardo tra lei e il vaso davanti a loro, aspettando più o meno pazientemente che si decidesse a stringerne il bordo, ma si ritrovò a scattare indietro con il braccio quando sentì la lieve pressione delle sue dita. Una reazione istintiva al fatto che essere toccato senza preavviso gli generava ansia e fastidio.

Devi stringerla comunque, altrimenti potresti spaccarti. E prima o poi dovrai farlo da sola: non sei una mocciosa. – le rispose, guardandola inarcando un sopracciglio. La mascella tesa e i nervi a fior di pelle, spazientito dalla situazione, si limitò ad accostarsi a lei nella speranza che tanto bastasse a farle avere meno paura.

Al mio tre stringi bene il vaso. – pronunciò, dandole qualche istante per prepararsi psicologicamente a compiere quel gesto, prima di avvicinare a sua volta le dita intorno al bordo della passaporta, nella speranza di non raggiungere la meta con una Emma divisa a metà da dover portare al San Mungo.

Uno… due… tre.
Se tutto fosse andato secondo i piani, avrebbero raggiunto Diagon Alley in pochi secondi ed entrambi integri. Alla sensazione delle passaporte ci aveva fatto l’abitudine, ormai, ma l’aver mangiato quella dannata brioche poco prima di cimentarsi con quella modalità di trasporto si rivelò come la peggiore delle scelte. Con una smorfia, si portò d’istinto la mano sinistra all’altezza dello stomaco. Una rapida occhiata di lato gli avrebbe fatto scoprire se la sua nuova collega era sopravvissuta al viaggio.
 
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